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Capitolo 1 – Rudimenti di volo con elicottero
Capitolo 1 – Rudimenti di volo con elicottero 4 1.0 Fisica del volo L’elicottero è un mezzo volante che non sfrutta alcuna forza naturale per il volo, ma che deve trovare nel motore l’unico elemento generante l’energia che verrà trasformata in forza per dare stabilità e creare la possibilità di alzarsi da terra. Innanzitutto è fondamentale capire quali sono le forze fisiche che entrano in campo nel momento in cui si deve fare volare un mezzo così innaturalmente aerodinamico. Le forze fisiche che devono essere analizzate per permettere il volo sono quattro: - - - Peso: che ovviamente ha verso orizzontale che punta al suolo Resistenza: che è la forza provocata dall’aria, la quale essendo un solido resiste all’attraversamento. Essa ha verso orizzontale che si oppone all’avanzamento dell’aeroveicolo Portanza: che ha sempre (a differenza del modello fisico degli aereoplani) direzione opposta al peso Trazione: che è la forza di direzione opposta alla resistenza Il peso è una forza pressoché costante, non è così per le altre tre forze. Infatti la resistenza aumenta considerevolmente all’aumentare della velocità con la quale procede l’elicottero, mentre addirittura portanza e trazione, essendo in realtà due componenti (la verticale e l’orizzontale) di un’ unica forza (la forza totale) creata dall’inclinazione delle pale del rotore, hanno una andamenti che si riflettono sull’andamento dell’altra, come andremo ad osservare con più attenzione durante la spiegazione delle manovre aeree. L’elicottero è un mezzo aereo che, come abbiamo detto, deve la portanza e trazione non ad ali fisse, come quelle di un aeroplano ma ad a un'elica a due o più pale, detta rotore, imperniata su un asse verticale fissato al baricentro attraverso l’uso di uno swashplate. Un elicottero può decollare e atterrare verticalmente, rimanere fermo in aria (nel linguaggio tecnico si parla di hovering o di 'sostentazione a punto fisso') e muoversi in qualunque direzione. Nelle prossime sezioni, presenteremo questi tre componenti, indicandone le caratteristiche principali, con particolare attenzione a metterne in evidenza l’importanza che assumono per la costruzione di un elicottero affidabile ed accurato e le teorie fisiche alla base di queste componenti. 5 1.1 Componenti principali: funzioni e leggi fisiche 1.1.1 Rotore Il rotore di un elicottero, costituito da due o più pale che si dipartono radialmente da un asse verticale, è azionato da un motore. Un dispositivo di cambio, detto riduttore, fa ruotare le eliche a poche centinaia di giri al minuto, vale a dire a una velocità nettamente inferiore rispetto a quella del motore. Un'importante caratteristica del progetto di un elicottero è lo sviluppo di congegni concepiti per contrastare il momento torcente, o coppia, che si produce quando la direzione di moto del rotore tende a far ruotare la fusoliera nel verso opposto. La forma più comune di apparato anticoppia consiste in una piccola elica (elica anticoppia) montata alla coda della fusoliera su un asse orizzontale, che produce una forza uguale e contraria a quella che provocherebbe la rotazione della macchina. L'elica anticoppia non è necessaria né negli elicotteri a due rotori, in cui questi vengono fatti girare in verso opposto l’uno rispetto all’altro, né negli elicotteri con rotori a reazione, i quali usano la potenza dei gas di scarico per generare l’anticoppia necessaria Aerodinamica del rotore La forza aerodinamica prodotta dal rotore può essere giustificata per mezzo della teoria per la determinazione della trazione delle eliche intubate di Rankine-Froude. Il rotore, infatti, completamente immerso nell’aria, riceve una spinta perché esso imprime al fluido una spinta uguale e contraria, pari alla variazione della quantità di moto del fluido che lo attraversa nell’unità di tempo. I risultati della citata teoria di Rankine-Froude possono essere riassunti dalla seguente relazione: in cui è stato indicato con: m - la massa d’aria che attraversa il rotore; t - il tempo di osservazione del fenomeno; - la variazione di velocità subita dal fluido attraverso il disco del rotore; - la portata massica d’aria che attraversa il disco del rotore; s 𝜌 - l’area del disco; - il salto di pressione dinamica subito dal flusso d’aria tra monte e valle del disco del rotore. - densità dell’aria 6 1.1.2 Le Eliche Parti costitutive Un’elica è formata dalle seguenti parti essenziali: - Mozzo Pale Albero motore Il mozzo è la parte centrale, fissata all’albero, su cui sono calettate le pale. La sua forma deve essere ogivale per presentare la minima resistenza all’avanzamento. Le pale sono gli elementi che creano la forza traente e sono vere e proprie ali rotanti. L’albero motore è collegato tramite opportuno meccanismo al motore che applica ed esso la coppia necessaria a mettere in rotazione l’intero organo. Nomenclatura Le eliche sono dotate di due moti diversi: rotazione e traslazione, da cui un moto risultante di tipo elicoidale. Se manca il moto rotatorio l’elica è detta bloccata, mentre se è assente il moto di traslazione l’elica è detta a punto fisso. In relazione al senso di rotazione, un’elica può essere destrorsa o sinistrorsa a seconda che ruoti in verso orario o antiorario rispettivamente. Si definisce diametro dell’elica il diametro del cilindro circolare minimo circoscritto all’elica, il cui asse coincide con quello di rotazione. Si definisce disco dell’elica il cerchio di diametro pari al diametro dell’elica e giacente nel piano normale all’asse di rotazione. Le pale rotanti dell’elica operano nell’aria come le ali degli aerei. Mentre queste ultime sono investite da una corrente di velocità pari a quella di volo dell’aeromobile, le pale dell’elica sono interessate da una corrente la cui velocità è la risultante delle velocità dei moti rotatorio e traslatorio. Aerodinamica delle eliche Il comportamento aerodinamico delle eliche, ossia la determinazione della forza da esse prodotta, può essere affrontato facendo ricorso alla teoria di Rankine-Froude (o della variazione della quantità di moto). La teoria di Rankine-Froude è concettualmente estremamente semplice in quanto l’elica è vista nel suo complesso, facendo astrazione sia da parametri geometrici (forma e numero di pale) che 7 cinematici (numero di giri). La teoria consiste nel considerare un tubo di flusso a sezione variabile ed asse rettilineo e parallelo alla direzione del peso, in cui le sezioni iniziale e finale sono caratterizzate dall’avere le linee di corrente tra loro parallele. L’elica, che occupa la sezione intermedia del tubo di flusso ed è perpendicolare alla direzione del flusso indisturbato (quindi, della direzione della spinta erogata), è vista come un disco attuatore infinitamente sottile che imprime al fluido energia sotto forma di salto discontinuo di pressione, la quale aumenta istantaneamente nel passaggio da monte a valle del disco stesso. In base a tali assunzioni ed alle seguenti ipotesi: - - Fluido incompressibile; la densità del fluido è ovunque costante nel tubo di flusso e pari a quella del fluido indisturbato; velocità dell’aria costante attraverso il disco; pressione statica costante su tutto il disco, ma diversa se si guarda il disco da monte o da valle; in pratica la pressione statica prima del disco è minore di quella dopo il disco; rotazione impressa al fluido durante l’attraversamento del disco trascurabile; questa ipotesi equivale a considerare solo le azioni sul fluido parallele all’asse, trascurando quelle contenute nel piano di rotazione; fluido che attraversa il disco separato da quello circostante; energia fornita dall’elica al fluido convertita integralmente in salto di pressione statica sul disco, senza incremento alcuno della pressione dinamica. Ciò ha come conseguenza che, mentre la pressione statica subisce un incremento istantaneo nell’attraversamento del disco, la velocità aumenta con regolarità lungo il tubo di flusso, senza alcuna discontinuità; I risultati di questo modello, per quanto attiene alla sola trazione, possono essere riassunti dalle seguenti relazioni: Nelle equazioni precedenti il significato dei simboli è il seguente: Qm , portata massica che attraversa il disco dell’elica; DV, variazione di velocità tra monte e valle del disco dell’elica; A , area della sezione del disco dell’elica; Dp, variazione di pressione attraverso il disco dell’elica. Eliche a passo variabile Le eliche a passo variabile permettono di avere a disposizione per il volo una potenza che può variare modificando la potenza all’albero e/o l’angolo di attacco. Diversamente, un’elica a passo fisso può fornire una potenza variabile solo se si modifica la potenza al proprio asse, ossia il numero di giri, con conseguenze negative sul rendimento del propulsore e sul consumo. Con le eliche a passo variabile le piccole variazioni di potenza disponibile si possono ottenere semplicemente variando il passo, entro i limiti consentiti, e mantenendo il numero di giri costante; ciò permette di mantenere il motore sempre nelle stesse condizioni di funzionamento, quindi stesso rendimento e consumo. 8 Negli elicotteri è fondamentale, come vedremo la possibilità di variare l’angolo d’attacco, mentre la potenza all’albero e i giri motore non vengono mai toccati. Eliche a giri costanti L’utilizzo delle eliche a passo variabile in volo richiede al pilota un impegno non indifferente, in quanto la scelta del passo più idoneo alle varie condizioni di volo richiede la considerazione contemporanea di fattori riguardanti sia il velivolo completo sia il motore. Il suo compito può essere agevolato ricorrendo al criterio di far ruotare l’elica, quindi il motore, a giri costanti ed affidando ad un regolatore il compito di modificare automaticamente il passo se i giri tendono a variare. Se, infatti, il numero di giri tende ad aumentare il regolatore fa aumentare il passo che incrementando la coppia resistente induce il motore a rallentare. Il fenomeno inverso si verifica quando il numero di giri tende a diminuire. Quando le eliche hanno un simile comportamento il pilota dispone sempre della stessa potenza nominale del motore (variabile solo in funzione della posizione della manetta), evitando gli inconvenienti connessi con le eliche a passo fisso che richiederebbero un continuo intervento sulla manetta del gas del motore. Mutua influenza tra elica e velivolo L’elica e il velivolo hanno nel loro funzionamento isolato un comportamento alquanto diverso da quello che presentano quando sono accoppiati. Infatti, il campo aerodinamico prodotto dal velivolo (andamento delle linee di corrente determinato dalla sua architettura) modifica la direzione della corrente che investe l’elica, incidendo sulla componente utile della sua velocità perpendicolare al piano del disco. Allo stesso modo, la posizione dell’asse della spinta prodotta dall’elica e la sua scia determinano variazioni dei momenti aerodinamici (principalmente quello di beccheggio) e delle azioni prodotte dalle superfici aerodinamiche. E’ indispensabile quindi, nello studio aerodinamico sia dell’elica sia del velivolo,tenere conto della mutua influenza. Il problema di questo approccio al volo riguarda il moto circolare del rotore, che crea una forte coppia rotazionale in direzione opposta, che deve essere compensata affinché l'aeromobile possa mantenere una direzione definita: al moto delle pale che girano in un senso, infatti, verrebbe ad aggiungersi, per compensazione, un corrispondente moto del corpo dell'aeromobile in senso inverso. Per evitare questo moto indesiderato, nella coda degli elicotteri, è installato un secondo piccolo rotore detto rotore di coda, le cui pale girano sul piano verticale, per bilanciare la rotazione orizzontale di quelle del rotore principale. In alcuni modelli, dotati di due rotori principali controrotanti come gli Hokum russi od i Chinook americani, questo accorgimento non è necessario poiché le pale di ciascun rotore hanno rotazioni antagoniste e non causano quindi nessuna rotazione del corpo. 9 1.1.3 Lo swashplate Lo swashplate è un dispositivo che traduce i comandi del pilota all’elicottero comandando il comportamento delle pale del rotore principale. Essa è utilizzata per trasmettere i comandi pilota dalla fusoliera (fissa) al mozzo ed alle pale (rotanti). Lo swashplate è diviso fondamentalmente in una parte fissa ed in una rotante. La parte fissa (più esterna) dello swashplate è montata sull’albero motore principale ed è collegata a controlli di ciclico e collettivo da una serie di pistoni (pushrods). Essa può inclinarsi in tutte le direzioni e spostarsi verticalmente ed è dotata di un meccanismo di antirotazione che le permette di rimanere fissa in sede. La parte rotante (più interna) è montata utilizzando un cuscinetto che le permette di ruotare assieme all’albero del rotore principale. I movimenti del rotore principale sono trasmessi alle pale attraverso ganci laterali. Entrambi i piatti dello swashplate si muovo verticalmente come una unica unità, e utilizzano dei pitch e roll link per permettere i movimenti di pitch (beccheggio: inclinazioni in avanti e all’indietro) e roll (rollio: inclinazioni a destra ed a sinistra). Un importante sezione è quella che si interessa di capire come lo swashplate traduce sulle eliche i comandi derivanti dal ciclico e dal collettivo. La variazione collettiva si ottiene con l’escursione di tutto il piatto oscillante (swashplae) in alto o in basso lungo l’albero. La variazione ciclica si ottiene con l’inclinazione del disco dell’elica nella direzione voluta trasmettendo il movimento tramite pistoni alla barra stabilizzatrice (cioè la parte fissa del rotore) che collegati direttamente ai mozzi portapale, imprime una inclinazione ciclica direttamente alle pale. Swashplate di elicottero: 1. 2. 3. 4. Piatto esterno fisso (blu) Piatto interno rotante (metallo) Giunto sferico Controllo lungo l'asse di imbardata. Inclina il rotore in senso longitudinale (pitch) e evita la rotazione dell'anello esterno (compasso). 5. Controllo lungo l'asse di rollio. Inclina il rotore lateralmente (roll) 6. Bielle di collegamento (color metallo) alle pale del rotore In nero le bielle che variano il passo delle pale controllate dal piatto interno 10 1.2 Tecniche di pilotaggio La conduzione di un elicottero è completamente differente da quella di un aereo, poiché i principi fisici in gioco sono solo parzialmente gli stessi. Nell'aereo si usa sostanzialmente una mano per l'assetto orizzontale e laterale, ed i piedi per la direzione. Nell'elicottero occorre sempre avere anche una mano per regolare la potenza del motore e l'inclinazione delle pale, quindi occorre coordinare cinque movimenti invece di tre. Inoltre mentre l'aereo è stabile, e può proseguire il volo orizzontale da solo, l'elicottero non appena vengono abbandonati i comandi tende ad inclinarsi od alterare la posizione. In realtà il volo orizzontale non presenta grandi difficoltà, mentre mantenere l'elicottero fermo in una posizione, quota e direzione determinate è estremamente difficile, in particolare in presenza di vento, il che complica gli atterraggi di precisione e soprattutto i recuperi con il verricello. Negli elicotteri a turboalbero (motori esotermici) non occorre prestare particolare attenzione a non far perdere giri al motore, in quanto questa incombenza viene normalmente demandata al governor della turbina che agendo sul fuel control (cioè sul combustibile iniettato) assicura sempre che il rotore principale giri con la velocità prevista dal progetto e di conseguenza anche quello di coda, di modo che l'aeromobile non perda mai efficienza rotorica. Per quanto riguarda invece gli elicotteri equipaggiati con motori a scoppio (motori endotermici) è compito del pilota prestare particolare attenzione a che il motore non scenda dal regime di rotazione previsto, altrimenti si potrebbe perdere drasticamente potenza con la conseguente perdita di controllo dell'aeromobile dovuta ad una inefficienza rotorica. Quindi, se viene aumentato l'angolo delle pale eccessivamente, senza compensarlo con un aumento dell'acceleratore, il motore perde giri e anche ridando "tutta manetta", non si riprende, se non riportando le pale in posizione neutra. Se il motore si spegne, occorre molto tempo per riaccenderlo (operazione molto difficoltosa e quindi pericolosa). Alcuni elicotteri sono sprovvisti da manetta di controllo del motore, inoltre la maggior parte degli elicotteri a turbina (esotermici) vengono pilotati con la o le manette completamente frizionate, rendendo impossibile una regolazione istantanea da parte del pilota. La maggior parte degli elicotteri con motore a pistoni è sprovvista di un sistema di controllo del regime del motore. 11 1.2.1 I controlli I controlli dell'elicottero sono: il collettivo, la manetta, il ciclico e la pedaliera. Il collettivo (o CPC - collective pitch control) controlla l’angolo di attacco delle pale, cioè l'inclinazione delle pale rispetto al piano orizzontale sul quale sono innestate (di questo piano, l'asse di rotazione del rotore è la normale). All'aumento dell'angolo di attacco corrisponde un incremento La pedaliera, aziona tramite leveraggi il rotore di coda (se esistente) il quale consente il controllo della direzione della prua dell'aeromobile rispetto alla direzione di avanzamento, ovvero il controllo dello "yaw axis". Essa svolge una importantissima funzione durante i decolli e gli atterraggi verticali: l'abbassarsi o l'innalzarsi della leva del passo collettivo comporta infatti variazioni della coppia di reazione che cambiano la direzione della prua. Pensate che il rotore di coda ha molto più braccio della prua dell'elicottero rispetto all'asse di rotazione del rotore principale quindi pochi gradi di variazione dell'angolo di prua possono muovere facilmente quel pericoloso rotore anche di un metro a destra od a sinistra. Occorre grande prontezza per compensare con il piede eventuali turbolenze che colpiscano le pale in modo non uniforme. 12 La manetta è un semplice acceleratore che consente di controllare il regime del motore e dunque di trasmettere maggiore o minor potenza al rotore secondo la necessità del momento. Nei modelli più recenti con motore a turbina si utilizza un sistema computerizzato di gestione dei regimi che consente di delegare al software accelerazione e decelerazione del motore, questo sistema e' chiamato FADEC (Full Authority Digital Engine Control), rendendo non più necessario l'uso della manetta se non in caso di emergenza. I piu' recenti elicotteri monomotore sono equipaggiati con due FADEC ci cui uno e' alimentato da una batteria indipendente, in modo tale da assicurare un perfetto funzionamento dell'elicottero anche in caso di completa avaria elettrica e/o elettronica. Il ciclico, con comando a cloche, è il più sofisticato ed il più delicato dei controlli, poiché governa la variazione ciclica dell'angolo di attacco delle pale: le pale, durante il loro giro di 360° non hanno un angolo di attacco costante, ma hanno una variazione di inclinazione che serve in generale ad ottimizzare la propulsione, ed in particolare a distribuire opportunamente la spinta in modo da consentire variazioni di assetto e spostamento dell'elicottero. Questa variazione è appunto dominata dal ciclico, così chiamato perché la fa operare nel numero di volte desiderate e possibili per ciascun giro della pala (per cicli). La variazione è poi opportunamente anticipata (calettatura) tenendo conto di fattori come la processione giroscopica. Infatti, se su di un corpo che ruota su sé stesso andiamo ad imprimere una forza trasversalmente al suo asse di rotazione essa risponderà 90° dopo rispetto al senso di rotazione stesso; quindi quando diamo ciclico avanti (ipotizziamo un rotore sinistrorso cioè che gira in senso antiorario) le biellette del piatto oscillante si alzeranno ed andranno a dare ulteriore passo alla pala che sarà a sinistra cosicché la portanza si porterà in maggior parte sul semidisco posteriore e l'elicottero potrà traslare in avanti. Durante la variazione ciclica il massimo innalzamento della pala si avrà nel punto D. con circa 90° di ritardo rispetto al punto C dove è stato applicato il massimo aumento di passo. 13 1.2.2 Le manovre Decollo Il decollo dell’elicottero si ottiene incrementando la spinta che le pale esercitano sull’aria; questo è possibile aumentando il passo collettivo (angolo d’incidenza delle pale) che determina una maggiore esposizione all’aria della superficie alare. In questa fase il numero di giri del rotore rimane costante come del resto in tutte le fasi del volo (manetta su flight). Bisogna inoltre esercitare una pressione sulla pedaliera che comanda il rotore di coda in modo da esercitare una forza pari ed opposta al rotore principale. Il rotore di coda non è altro che “un’anticoppia” che si contrappone alla coppia del rotore principale che determinerebbe una rotazione della fusoliera nel senso opposto alla rotazione del rotore (Terzo principio della meccanica: ad ogni movimento ne corrisponde uno uguale e contrario). Facendo ciò l’elicottero rimane nell’assetto di volo desiderato. Spostamento longitudinale Il pilota per portare l’elicottero dal volo a punto fisso al volo traslato non farà altro che portare in avanti la leva del passo ciclico, però cosi facendo l’elicottero prenderà un assetto picchiato e quindi perderà quota, per ovviare al problema bisognerà dare un po’ di collettivo per far sì che la portanza sia pari al peso più il difetto di assetto; però dando collettivo il pilota darà più resistenza al rotore principale quindi la coppia generata sarà più forte, la risolverà dando pedaliera nel senso di rotazione del rotore. Chiaramente tutte le sopracitate operazioni andranno fatte quasi contemporaneamente. Cambio di direzione orizzontale La “svolta” orizzontale a sinistra od a destra, tecnicamente una virata, si ottiene con un opportuno sfruttamento della controrotazione. In volo i due rotori sono in moto rispettivamente bilanciato e producono l’uno lo spostamento (verticale) e l’altro la stabilizzazione (longitudinale). Nell’elicottero tradizionale, quindi, il rotore di coda consente il cambio di direzione (taluni dicono “cambio di prua”) semplicemente intervenendo sul passo delle pale: aumentandolo o diminuendolo, il rotore di coda darà minore o maggiore contrasto al moto “istintivo” di controrotazione, facendo perciò spostare la coda dell’aeromobile e dunque cambiare di direzione. Nell’elicottero ad eliche controrotanti (come il Chinook), invece, un principio simile consente di intervenire sulla velocità di rotazione di uno dei due rotori, con produzione di analoghi effetti ed uguali risultati. 14 Gli stalli Lo stallo di un elicottero avviene quando i filetti fluidi di aria che viene investita dalla pala si staccano in prossimità del bordo d’attacco quindi non si verrà a creare la zona di depressione sull’estradosso (parte superiore della pala) e la nostra pala non avrà più portanza, tale situazione si verifica con un angolo d’attacco superiore ai 18 gradi, costruttivamente dando tutto passo non si raggiungono valori così alti però in determinate situazioni ci si può arrivare. Lo stallo del rotore è la principale causa dei limiti di velocità di un elicottero, se noi consideriamo che le pale girando vanno a creare un disco e mettiamo questo disco in VRO (volo rettilineo orizzontale) a velocità abbastanza elevate noteremo che metà disco (semidisco avanzante) andrà ad investire aria rispetto al senso di marcia mentre l’altra metà (semidisco retrocedente) la subirà negativamente. Tenendo conto che nella formula della portanza (P = ½ densità x coefficiente di portanza x sezione profilo x (velocità x velocità)) la velocità entra al quadrato, al semidisco avanzante andrà sommata la velocità dell’elicottero mentre al semidisco retrocedente questa velocità andrà sottratta, avremo quindi un semidisco con una portanza molto elevata ed un semidisco con una portanza pressoché nulla quindi l’elicottero comincerà a vibrare in maniera molto forte e poi comincerà a girare su sé stesso. In ultimo il più pericoloso la cosiddetta power settling (scaduta con potenza) comunemente chiamato anello vorticoso o stato di vortice (in inglese è detto anche: vortex ring state); calcolando che il rotore genera un flusso d’aria che lo attraversa dall’alto verso il basso se il pilota si appresta ad un atterraggio quasi verticale con una velocità di discesa sostenuta c’è il rischio che l’elicottero scenda alla velocità dell’aria da lui stesso generata e quindi avremo il rotore che “naviga nel vuoto”; aumentando il passo collettivo non faremo altro che aumentare la velocità di questo flusso per cui peggioreremo solo la situazione, l’unica maniera per uscirne è entrare in autorotazione, se la quota lo permette, e traslare in avanti riducendo il passo collettivo, una volta fuori dal flusso potremo ridare passo. Il vortice può investire l’elicottero anche in caso di vento relativo in coda, cioè se l’elicottero è fermo con vento da dietro, oppure se l’elicottero procede all’indietro. Questa situazione deve essere assolutamente evitata perché rende l’elicottero ingovernabile. L’autorotazione È la manovra di emergenza effettuata durante la discesa dopo un’avaria all’impianto motore, simulata o reale. Durante questa discesa controllata, il rotore principale gira a causa del flusso d’aria verticale attraverso il disco del rotore. Il pilota deve abbassare il collettivo per mantenere il numero di giri al minuto del rotore principale durante la discesa entro parametri prestabiliti. La velocità di rotazione non può essere né troppo alta, né troppo bassa per evitare danneggiamenti strutturali. Il pilota, poco prima dell’atterraggio alza il collettivo e frena l’elicottero. Nell’elicottero l’autorotazione equivale alla planata con motore spento in un aeroplano. I piloti si esercitano nell’autorotazione in modo da riuscire ad effettuare un atterraggio di emergenza. Durante l’autorotazione, viene disattivato il collegamento tra il rotore principale ed il motore, che non fornisce più al rotore l’energia necessaria per girare. L’energia viene invece generata dal passaggio dell’aria attraverso le pale durante la discesa e dalla forza d’inerzia del rotore principale. Il numero di giri al minuto del rotore è il fattore più importante da considerare durante l’autorotazione. 15 Girando, il rotore fornisce la portanza necessaria a stabilizzare la discesa ed immagazzina l’energia utilizzata per ammortizzare l’atterraggio. Se il numero di giri al minuto diminuisce eccessivamente, il rotore non potrà svolgere questa funzione poiché, ad esempio, diminuirà la componente di portanza. Qualunque elicottero deve essere in grado di scendere in auto rotazione; esistono però dei campi di velocità pericolosi, cioè condizioni di volo che non consentono il passaggio in autorotazione: una prima condizione è rappresentata da volo a bassa velocità e quota anche elevata; in questo caso se si ferma il motore, la bassa velocità di traslazione non permette di ottenere un flusso d’aria attraverso il disco sufficiente a produrre una portanza idonea a frenare la discesa ed evitare l’impatto con il suolo. la seconda condizione critica di volo si ha quando l’elicottero, anche ad elevata velocità di traslazione, è molto vicino al suolo. In questo caso l’inevitabile perdita di quota, conseguente all’avaria del motore, comporterà l’impossibilità di entrare in auto rotazione ed il successivo violento impatto col suolo. I piloti di elicottero sono a conoscenza del fenomeno e cercano di restare in queste condizioni il minor tempo possibile. 16 1.3 Un sistema elettronico di controllo: IL FADEC Quando si discute di motori di nuova generazione, spesso si sente parlare di controllo tramite FADEC. Il FADEC (acronimo di Full Authority Digital Engine Control) è un sistema elettronico computerizzato che controlla il funzionamento del motore in tutte le sue fasi operative. Lavora in stretto contatto con gli altri sistemi dell’elicottero e, oltre a supervisionare il motore, fornisce all’elicottero anche le informazioni per le indicazioni in cockpit e monitorizza le condizioni del motore, facilitando la manutenzione e la ricerca di problemi. In particolare, il FADEC si occupa di: - Power management (cioè la gestione della spinta in base ai comandi e alle informazioni ottenute) Gas generator control (controllo del generatore di gas) Engine limit protection (protezione del motore affinchè i parametri non superino i limiti imposti) Automatic and manual engine start (il FADEC controlla e gestisce tutta la procedura di avviamento) Engine parameters transmission for cockpit indication (fornisce all’aereo i parametri per le indicazioni in cockpit) Transmission of engine condition monitoring parameters (trasmette i parametri di controllo delle condizioni del motore) Detection, isolation, memorization of its internal system failures (rileva, isola e memorizza i guasti relativi al suo sistema interno) IDG cooling system (controllo del raffreddamento degli Integrated Drive Generator) 17 L’utilizzo del FADEC sui motori di nuova generazione permette notevoli vantaggi rispetto ai sistemi di controllo elettromeccanici tradizionali. La gestione del motore in tutte le sue fasi di funzionamento permette un’ottimizzazione delle prestazioni nelle varie fasi del volo, una gestione ottimale della spinta, una notevole riduzione dei consumi e delle emissioni inquinanti, dovuti ad una maggiore efficienza. Lo stretto controllo sul motore impedisce il superamento dei limiti, ad esempio di EGT o di velocità di rotazione, preservando la salute del motore, le sue capacità di monitorizzazione e memorizzazione dei guasti facilitano gli interventi di manutenzione. 18 1.3.1 Architettura del sistema Il sistema FADEC è composto da questi elementi fondamentali: L’ECU (Electronic Control Unit), a doppio canale, che si può intendere come il “cervello” del sistema. Essa riceve i dati dai vari sensori, li elabora, invia i segnali elettrici di comando all’HMU, riceve i segnali di feedback, scambia dati con gli altri sistemi dell’aeromobile. L’HMU (Hydro Mechanical Unit), che riceve e converte i segnali elettrici provenienti dall’ECU in pressione idraulica. Componenti periferici, come valvole, attuatori e sensori, che inviano dati all’ECU, eseguono i comandi, trasmettono i feedback di posizione all’ECU. FADEC Components La figura soprastante (riferita al FADEC del CFM56-5B) rappresenta bene il sistema e tutti i parametri ricevuti e controllati da esso. 19 Oltre a ricevere l’alimentazione e l’informazione dell’angolo di manetta (TLA), riceve: - P0 (Ambient static pressure) Toil (Temperatura olio) T25 (HP compressor inlet air temperature) N1 (Low pressure rotor rotational speed) N2 (High pressure rotor rotational speed) T12 (Fan inlet total air temperature) Ps12 (Fan inlet static air pressure), Ps3 (Compressor discharge static air pressure) Tcase (HP turbine case temperature) T49.5 (Exhaust gas temeprature) T3 (Hp compressor discharge air temperature) Fuel Flow Ps13 (Fan outlet static air pressure) P25 (HP compressor inlet air pressure) T5 (Low pressure turbine discharge total air temperature). Tramite l’HMU comanda (ricevendo poi i rispettivi segnali di feedback): - VBV (Variable Bleed Valve) VSV (Variable Stator Vane) BSV (Burner Staging Valve) TBV (Transient Bleed Valve) RAC/SB (Rotor Active Clearance /Start Bleed) HPTACC (High Pressure Turbine Active Clearance Control) LPTACC (Low Pressure Turbine Active Clearance Control). Come si può vedere dalla figura comanda inoltre l’ignition system. 20 1.3.2 Gestione della sicurezza Il sistema è costruito per essere completamente ridondante, in modo da essere il più possibile sicuro. L’ECU è composta da due canali indipendenti, tutti gli input sono doppi ad eccezione di alcuni parametri di monitoraggio o indicazione che sono singoli. Ogni canale dell’ECU è indipendente, ma sono operativi contemporaneamente; entrambi i canali ricevono gli input e li processano, ma solo il canale attivo (active channel) fornisce i comandi in uscita (l’altro è chiamato stand-by channel). Il FADEC è un sistema di tipo BITE (Buil In Test Equipment); rileva e memorizza eventuali failure o combinazioni di esse per determinare lo stato di ogni canale e trasmettere i mainteinance data all’aereo. La selezione Active/Stand by è stabilita dall’ECU ad ogni avvio e durante l’operatività, in base allo stato di ogni canale: ogni canale rileva il suo stato e il canale con lo “stato” migliore è il canale attivo. Se lo stato dei canali è identico, si alternano ad ogni engine start. Se un canale è fuori uso e l’altro non può eseguire una determinata funzione, la funzione controllata si pone automaticamente in “fail safe” position. ECU del CFM56-5B 21