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Arriviamo, eh! - Università degli studi di Pavia

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Arriviamo, eh! - Università degli studi di Pavia
periodico mensile
Numero 68
Lunedì 22
Ottobre 2012
ISSN 1972­9669
SP
EC
IA
LE
M
AT
RI
CO
LE
k ronstadt 68
© Massimo Ghimmy
Arriviamo, eh!
Dove sono
i giovani
di
una volta?
M
Doppio Renzi
di Riccardo Catenacci
stereotipo comune bollare
il nuovo che avanza come
minaccioso o deleterio; soprattutto quando entra in scena
sulle note di David Guetta, con
colorato sfondo di imperiosi
avverbi:
“Adesso!”.
Il
22
Settembre Matteo Renzi ha
portato in scena anche a Pavia
il suo show elettorale (in vista
delle primarie del PD che lo vedono opposto al segretario
Bersani) e fin dai dettagli estetici e organizzativi si capisce come , in puro stile berlusconiano,
a farla da padrona sia la forma
sopra ogni contenuto: proiezione di video –ora simpatici e autoironici, ora commoventi e
profondi- e battute telefonate,
ben poco in sintonia con la
tanto decantata ironia toscana, a
condire una sommaria presenta-
È
zione del programma (ancora in
attesa di una definitiva stesura,
in ossequio al mantra grillino
della rete sovrana) che stupisce
per prevedibilità e piattume.
Pare scontato aspettarsi che un
candidato, nel momento in cui
esce fisicamente dal mondo mediatico dei volantini e delle dichiarazioni
d’intenti
presentandosi davanti a un uditorio, sappia coinvolgere il suo
elettorato –potenziale o già
acquisito che sia - puntando con
decisione su quei punti del programma che più sente suoi, o
che l’attualità e il contesto gli
suggeriscano
come
maggiormente
puntuali
e
urgenti.
continua a pagina cinque
La Libia dopo Gheddafi
Intervista a tre studenti di Tripoli
a cura di Emme
C
ome avete vissuto il
periodo delle rivolte?
Ranwa A gennaio del 2011 ero
con i miei a Roma e vedevamo
le proteste in Egitto e Tunisia.
Ci dicevamo "E se succedesse in
Libia?" ma nessuno pensava che
sarebbe successo veramente...
Quando è iniziata la rivoluzione
a Benghazi abbiamo avuto paura: in strada a Tripoli si vedevano gli uomini di Gheddafi che
giravano in macchina, poi la
gente ha cominciato a scendere
in Piazza Verde a festeggiare,
pagata da Gheddafi. I telefoni e
le auto erano controllati, molti
ragazzi tutt'ora non si trovano.
Mancava quasi sempre la luce,
specialmente durante il Ramadan… però non ho mai visto i libici così attaccati ed affettuosi:
erano presenti per gli altri,
anche se non si conoscevano.
Capitava di vedere due o tre case che si mettevano d'accordo
per cucinare tutti insieme,
anche per i ribelli che stavano
in strada.
Alì Durante la guerra ero a Zlitan, dove abita la mia famiglia.
E' una città vicinissima a Misurata, dove c'è stata la guerra "ve-
ra". Infatti oggi la città è quasi
completamente distrutta.
Nader Quando è iniziata la rivoluzione io ero a Perugia, sono
tornato e ho lasciato l'università
per aiutare i miei cugini e i miei
amici a Zintan, la mia città. Sono andato fra i ribelli, entrando
in Libia dalla Tunisia. La prima
volta avevo paura ma quando
ho visto giovani, bambini, andare e combattere, la paura è passata. L’ho sentito come un
dovere. Volevo fare una cosa
che sarebbe rimasta con me per
tutta la vita, una cosa buona.
L'ho fatto per la gente, per i libici, e per Dio. Nient'altro. Ci sono invece persone che si sono
mosse per rubare, per guadagnare vendendo auto e armi rubate... dopo la rivoluzione molti
si sono arricchiti in questo modo, ma io no.
Cosa non vi piaceva della Libia di Gheddafi?
Ranwa A Gheddafi dava fastidio
che i libici socializzassero. Per
esempio, c'era un club dove
andavamo e quando lui ha visto
che d'estate avevamo un posto
dove andare, l'ha fatto buttare
giù.
continua a pagina sei
Scrivici a [email protected] e seguici su:
www.kronstadt.it
Twitter @KappaPV
www.facebook.com/KronstadtPavia
i capita sempre più
spesso,
quando
incontro una persona
anziana, che questa mi dica
“Siete voi giovani che dovete fare qualcosa per cambiare il
mondo! Dove siete finiti?” Probabilmente chi si sbottona così
ha vissuto gli anni Sessanta,
magari era parte attiva dei movimenti studenteschi o operai e
si chiede perché oggi, in una situazione di disagio sociale, nessuno scenda in piazza in modo
deciso e determinato.
Nel 1968 avevo -20 anni,
dunque non posso parlarne come chi c’era ma, di sicuro, c’è
che i movimenti politici di quel
periodo mi danno un’idea di
unitarietà che oggi non trovo da
nessuna parte. Basti pensare al
Maggio Francese, un momento
durante il quale gli scioperi studenteschi e operai hanno
davvero bloccato il Paese: per
azioni di tale portata sono necessarie una reale comunione
di intenti e una notevole capacità – voglia? – di agire come
un corpo unico.
Dov’è ora uno spirito come
quello? Non penso sia corretto
sostenere che “non c’è più la
gioventù di una volta”, piuttosto
direi che le energie dei giovani
restano solo potenziali per un
motivo preciso: oggi, fra persone, tendiamo a non vederci come “compagni” ma come
“rivali”. Viviamo in un’epoca
profondamente individualista,
in cui supportare l’altro è una
perdita di tempo, perfino un
danno per se stessi, e non un
atto costruttivo per la collettività. Non credo manchi la coscienza dell’esistenza di un
problema – non abbastanza da
giustificare un tale vuoto di
azione, almeno – mancano
piuttosto la fiducia e il sostegno
reciproci. Chi vuole protestare,
attivarsi, può forse avere la
certezza di non essere solo,
all’inizio, ma non avrà la stessa
sicurezza per un lungo periodo.
Non esiste più la disponibilità a
“lasciarsi da parte” per una causa maggiore da realizzare insieme: l’applicarsi in qualche
modo per prevaricare gli altri è
la causa maggiore. Quale meraviglia, dunque, nel sentir dire
frequentemente: “Io scenderei
in piazza anche subito, ma cosa
posso fare da solo?”
Emme
2
locale
periodico mensile
Numero 68
Lunedì 22
Ottobre 2012
Pagherete caro, pagherete tutto.
Primavera
No matter how cold the winter, there's a springtime ahead
L
a sera del 30 Dicembre
2009 avvenne qualcosa,
proprio qui, nella piccola
e tranquilla Pavia. Accadde
qualcosa di allarmante, qualcosa
che forse preannunciava il decorso verso gli ennesimi episodi che hanno segnato le ultime
settimane, qualcosa che era a
sua volta sintomo di un malessere nel pavese a lungo ignorato.
Dopo una birra al pub, quella
sera, tre ragazzi e una ragazza si
avviano verso la loro macchina
quando si rendono conto che un
gruppo di circa otto nazi-skins li
sta seguendo.
Cercano di camminare più velocemente, di raggiungere Strada
Nuova, di raggiungere in un luogo affollato, sotto la luce dei
lampioni.
Ma strada nuova è quasi deserta
quel 30 Dicembre e loro, si ritrovano al centro di una ben definita formazione.
Sono al centro della strada adesso e quel branco si è diviso in
due ali, una delle quali cammina alla loro destra, e l'altra alla
loro sinistra.
"Forse vogliono soltanto spaventarci" pensa uno dei ragazzi
ma non osa comunicare quel
pensiero agli altri che camminano silenti accanto a lui.
"Ehi Luca, non senti anche tu
puzza di merda?"- irrompe uno
dei nazi parlando ad un'altro
sul marciapiedi opposto.
"Si, qui c'è proprio puzza di
merda"- conferma l'altro.
Uno dei ragazzi al centro della
strada
alza
lo
sguardo
dall'asflato nero per una frazione di secondo.
"Che cazzo hai da guardare?"-
domanda un'altro ancora cogliendolo sul fatto.
Nessuna risposta, la testa si
riabbassa.
Si continua così per un tempo
interminabile
fino
a
che
all'ingresso dell'Università, la
formazione
dei
nazi-skins
cambia ancora, si ricompattano
lasciando i quattro ragazzi letteralmente con le spalle al muro.
"Hai il giubbotto rosso e non va
bene"
Eccolo. Il pretesto che aspettavano. Un giubbotto rosso
forzatamente
riconducibile
all'appartenenza politica opposta. Eccolo qua, il casus belli
che tanto si affannavano a ricercare.
"Io non sono comunista."
A nulla valgono spiegazioni a
chi ha deciso che deve picchiare, a chi ha deciso che questa è
la sua strada, a nulla servono le
parole a chi ha deciso di non
ascoltare, di non capire.
È una esecuzione e quelle che
seguono sono botte.
Uno dei nazi si avventa contro il
ragazzo dal giubbotto rosso. Sono quattro ganci diretti quelli
che arrivano sul suo volto. Il
labbro si spacca.
Un'altro nazi si scaglia contro
l'amico, lo colpisce violentemente in volto facendolo cadere
a terra e conclude infierendo
con calci nel costato.
Solo uno dei ragazzi rimane in
piedi, assieme alla ragazza.
"Non fai niente per aiutare i tuoi
amici?"- lo schernisce.
I due picchiatori intanto osservano il loro operato tronfi, gli
altri assistono ciechi muti e
sordi, spettatori di un film già
visto forse altre volte.
Scappano. Fuggono come coniglietti nella brughiera al primo
accenno di movimento. Si
disperdono
tra i vicoletti di Pavia lasciando i
quattro malcapitati lì tutti in fila, portartori di ferite visibili e
invisibili.
Qualcuno scriverà in merito a
quei momenti :
"è capitato a noi, ma la violenza
gratuita non conosce motivazioni. Sarebbe potuto capitare a
chiunque altro proprio perchè la
violenza, l'istigazione, la frustrazione si scatenano come una furia per sciocchi pretesti e per
cause inesistenti."
E ancora: "Sono spaventata e
allo stesso tempo disgustata per
questo lato dell'umanità che ho
conosciuto. Avevo una considerazione maggiore degli esseri
umani.
Con questo vi invito tutti a riflettere sul rispetto reciproco,
sulle differenze che ci caratterizzano gli uni dagli altri ma che
sono una grande ricchezza e
non un difetto da annientare e
reprimere."
Prima il 14 di febbraio poi il 25
Settembre 2012, si sono tenute
due diverse udienze presso il
Tribunale di Pavia in cui sono
state ascoltate le quattro vittime
rispetto a questi eventi.
Ad oggi solo tre degli otto naziskins risultano essere stati
identificati con certezza.
L'identificazione
dei
loro
"compagni", anche se non è mai
stato usato tale termine in modo
più inappropriato, rimane nelle
mani di altri testimoni presenti
sulla scena e che non erano stati
notati dalle vittime a causa della
foga dell'azione ; testimoni che
senza macchiarsi d'omertà, o
peggio, di favoritismo potrebbero inchiodare gli altri componenti del branco e rendere
giustizia a chi quella notte non
la dimenticherà mai.
I geologici tempi della giustizia
rimandano ancora una volta il
caso alla prossima udienza fissata nel mese di Giugno
dell'anno prossimo.
Mentre questa storia giunge
lentamente ad una conclusione
rimangono però delle insistenti
domande.
Come si può permettere oggi
che atti simili accadano di nuovo?
Come può essere che dopo questi avvenimenti, si senta ancora
una volta, e un'altra e un'altra
ancora parlare di scene, episodi
simili?
Chi permette che questo accada?
"Ma come sempre se cercate un
colpevole, ahimè non c'è che da
guardarsi allo specchio"- dice V
nel film V per Vendetta.
Perché forse quello che è stato
fatto per combattere questo genere di sopprusi non ha funzionato, non del tutto.
Questo tuttavia per me non è
un autunno. Questa è comunque una primavera.
E non perchè la storia che ho
raccontato sta volgendo verso
un epilogo ma perchè
nonostante gli altri episodi
scaturiti di recente, ci viene
dato ancora motivo, ancora
l'occasione di alzare la voce, di
gridare ancora una volta e ancora più forte –Basta!- , di ribadire
con maggiore forza che questa
città deve essere libera dal peso
della paura, dell'oppressione,
dell'intolleranza a qualsiasi livello questa faccia riferimento.
Perchè non è possibile che si
debba aver timore di girare per
strada, aver timore d'aver indosso qualcosa di –sbagliato– che
non incontri l'elegante bon ton
dei gruppi più estremi, che si
debba aver timore a manifestare
le proprie idee, paura di essere
liberi, di essere picchiati, aggrediti, insultati per questo .
Prendiamo tutto quello che sta
accadendo come una spinta ad
infiammare gli animi ma
manteniamoli accesi questi fuochi. Non dimentichiamoci di chi
ha subito queste ingiustizie.
Sennò ancora una volta avremo
giustificato il ripetersi di questi
atti.
Lasciamo che i fiori di questa
primaversa sboccino in tutte le
loro forze.
La Gatta Christie
Storie di cittadini pavesi
Intervista a Mara (37 anni)
G
li Educatori Professionali
del III anno dell’Università di Pavia nell’ambito del
progetto “Comprendiamoci-Choevasmi“ vogliono presentarvi: “Storie di Cittadini Pavesi“… perché
spesso non conosciamo chi ci abita accanto o pensiamo di conoscerlo pur non sapendo niente
della sua vita.
Hai episodi da raccontarci di
malattia di tua figlia?
Mia figlia non è mai stata male,
quindi non abbiamo avuto bisogno di rivolgerci a nessuno, mia
figlia (M.) è stata sempre sana
come un pesce!
Invece qualche tuo parente?
Si, una volta, la morte di mio
padre. Era un uomo giovane,
non era vecchio, era fuori che
lavorava e aveva un cane lupo.
Io ero fuori a stendere, tutto ad
un tratto ho sentito che questo
cane che abbaiava, sono andata
dietro al cane a vedere e lui mio
padre aveva avuto un infarto.
Abbiamo dovuto prenderlo su e
metterlo in macchina. E' stata
proprio una brutta esperienza,
dopo lui è morto durante il tragitto, è morto sulla macchina. Io
non ho avuto il coraggio di salire su, nessuno è coraggioso per
queste cose. Poi l'hanno portato
via... insomma è stata proprio
una brutta esperienza.
Quando avete problemi di salute provate a sbrigarvela fra
di voi ?
No io vado subito in ospedale,
non sono una che si fa pregare,
quando sento dolore o qualcosa
vado subito.
Hai il medico?
Si si, sempre avuto , chiamiamo
anche l'ambulanza nei casi più
gravi dipende dalla persona, ad
esempio se capita a me chiamo
subito l'ambulanza perché mi
sento più sicura. Comunque dipende dai tempi, se è urgente
andiamo noi altrimenti chiamiamo l'ambulanza.
Con i pediatri come vi trovate?
Bene, mia figlia ha sempre avuto il pediatra.
In caso di febbre alta o
qualche influenza praticate
riti?
Assolutamente no!!! (ridendo)
mai fatto niente del genere! Magari una volta si usava ma adesso no, si va dal medico o
pediatra.
Per la gravidanza?
Sempre dal medico e parto in
ospedale.
Nonostante il senso comune ci
induca a pensare che questa popolazione sia ancora legata a rituali arcaici per la cura delle
malattie; dalle risposte che
abbiamo ricevuto i Sinti usufruiscono dei vari servizi sanitari
come fanno tutti i cittadini
quando ne hanno la necessità.
La concezione della cura del
corpo si è evoluta nel corso degli anni. Forse è arrivato il momento di sfatare questo mito
delle guarigioni magiche per far
luce su ciò che invece accade.
Bisogna comunque sottolineare
che se anche il ricorso alle istituzioni sanitarie è diventata la
regola, in caso di urgenza e di
fatti gravi tendono ad intervenire in prima persona. Non si è
ancora consolidata la pratica di
richiedere
l’intervento
di
un’ambulanza. Ne sono un
esempio i racconti narrati
nell’intervista, ma anche i fatti
più recenti relativi alla morte
del capo del campo Paolo Casagrande che nonostante un grave
trauma alla nuca è stato caricato
in macchina e condotto al
pronto soccorso. Viene da chiedersi qual sia il reale riconoscimento attribuito dai Sinti alla
sanità nel suo complesso.
Continua sul sito
bit.ly/RWX8Bl
3
esteri
periodico mensile
Numero 68
Lunedì 22
Ottobre 2012
Fascisti, borghesi, ancora pochi mesi!
Elezioni U.S.A.
Cerchiobottismo all’amerigana
Ron, BO e la macelleria politica
L
L
’ambiguità di Obama è
stata misurata nel suo
primo mandato, ma lo
sfidante non dimostra più coerenza.
Il Presidente premio Nobel, si è
schierato al mattino contro il
carbone e le guerre, mentre nel
pomeriggio inviava marines in
giro per il mondo e faceva merenda in qualche banca di affari. I risultati timidi e altalenanti
di questi quattro anni sono il biglietto da visita di Obama. Sul
fronte repubblicano invece la
prima contraddizione si chiama
Paul Ryan, definito dal NY Times “il candidato alla vicepresi-
denza più conservatore dal
1908”. All’opposto del suo vice,
Romney risulta per molti versi
moderato, impreparato e incoerente. Il finanziere scandisce di
giorno il sempre verde “meno
tasse e meno stato”, mentre la
sera propone il rafforzamento
delle spese militari e ingerenza
legislativa nelle libertà individuali (limitando, ad esempio,
l’aborto). In televisione Romney
propone tagli alla spesa pubblica, leggasi welfare, per migliaia
di miliardi e non uno ma dodici
milioni di posti di lavoro, il suo
contratto con gli americani.
e campagne elettorali
USA non possono affascinare meno di una mattinata al mercato rionale. Il petto
è il topless di Barack Obama che
emerge dalle acque hawaiane. Il
muscolo quello in primo piano
di Paul Ryan che fa palestra diverse ore al giorno. C’è Michele,
la moglie, che si spara trenta
flessioni in diretta televisiva e
vende verdure ai bambini obesi.
Ci sono i figli di Mitt, tutti belli,
affermati e dalla dentatura
bianca. I riferimenti a Dio, uno
ogni dieci post sulla pagina facebook del Presidente, uno ogni
sette su quella dello sfidante. Ci
sono i fotomontaggi, il porta a
porta, gli endorsment delle star
di Hollywood. E gli spot televisivi ovviamente, in cui i più militanti vengono solleticati e gli
indecisi
minacciati.
“Due
alternative per l’America: il futuro o il passato”, l’eden o l’apocalisse. Così Romney è riuscito a
conquistare
l’appoggio
di
importanti lobby e di molti finanziatori a Wall Street. Nella
fondamentale
e
miliardaria
raccolta fondi il repubblicano sta
riuscendo a superare il democratico,
prima
considerato
un’imbattibile
cash-machine.
Obama, favorito nei sondaggi, ri-
sponde con fila di volontari
ingrossate
dalle
gaffe
dell’avversario. Di sicuro c’è che
chi si aggiudicherà la prossima
edizione di American Idol dovrà
sfoderare il suo sorriso migliore.
Il mondo che sarà: che mondo dopo le elezioni
G
uerre, ambiente, economia, regole e alleanze:
le ricette proposte dai
due candidati per affrontare
l’agenda rimangono diverse. Di
fronte alla progressiva perdita
degli USA della propria egemonia economica nessuna parte
propone un relativo bilanciamento della potenza militare;
ma se l’amministrazione Obama
è riuscita finora a scongiurare
un intervento israeliano in Iran,
il giorno dopo le elezioni
Romney non faticherebbe a dare il suo via libera. Il repubblicano
è
pericolosamente
impreparato in politica estera e
quindi influenzato dai gruppi di
potere che lo circondano. Il dialogo intavolato da Obama con i
Fratelli Musulmani, che per
quanto poco trasparente è uno
degli elementi alla base della
lenta e sanguinosa democratizzazione del nord africa,
verrebbe interrotto immediatamente qualora lo sfidante
vincesse
la
competizione.
L’alleanza con l’Europa in crisi è
stata messa in discussione dai
repubblicani, che ripropongono
inoltre ricette protezionistiche
contro i paesi emergenti.
Romney si è poi dimostrato
sfacciatamente
indifferente
nelle
questioni
ambientali,
ennesimo cavallo di battaglia
dell’amministrazione in carica
azzoppato dal Congresso. Infine
le deboli briglie imposte da
Obama alle banche di affari e
alla finanza verrebbero sciolte
da Romney qualora debuttasse
nello studio ovale gridando “deregulation”. Rep o Dem, cosa
succederà nel mondo nei prossimi quattro anni dipende in
larga misura dall’esito delle elezioni di novembre.
Daniele De Chiara
Chi semina vento raccoglie tempesta
Il tifone culturale cinese
I
n Cina sono presenti notevoli cambiamenti cambiamenti sociali, economici e
culturali. Dello spostamento
della popolazione dalle zone rurali a quelle urbane già se ne
parla abbondantemente, dato
che è una inclinazione presente
in quasi tutti gli Stati (se non,
forse, in qualche moderno Stato
occidentale). Il fatto che sia di
conoscenza comune però non ci
esime dal nominarlo perché farà parte dei nostri ragionamenti.
In Cina esiste dal 1983 la politica del figlio unico. Nella repubblica popolare, infatti, alla
nascita del secondo figlio si deve pagare. Questo fatto ha
portato ad una serie di avvenimenti che riguardano soprattutto (ma non in modo
esclusivo) la fascia povera della
popolazione (ossia chi non può
permettersi di pagare). In questo contesto, una delle tecnologie mediche più utili degli
ultimi cinquanta anni, l'ecografia, che ha permesso di conoscere in modo non invasivo il sesso
del nascituro, si è tramutata in
una macchina di morte: dove la
vita di una figlia è molto meno
preferibile di quella di un figlio
e dovendo scegliere di avere solo una figlia o solo un figlio,
spesso la scelta ricadeva nel
preferire l'aborto dei feti di sesso femminile, spesso in fase
molto avanzate se non, in caso
estremi, all'omicidio perinatale
delle
piccole.Hanno
fatto
scalpore alcuni casi di aborto in
cui donne incinte di oltre il
sette mesi si sono viste costrette
ad interrompere la gravidanza
perché non in grado di pagare.A
trent'anni dall'entrata in vigore
della legge sul figlio unico ci troviamo con un virtuale esercito
di cinesi che non avranno mai
una compagna.
In parallelo, invece, con il trasferimento in città da parte di
molti giovani si assiste ad un
altro fenomeno, meno conosciuto, ma molto più significativo
della Cina moderna: l'abbandono degli anziani. Pare, infatti,
che la gioventù cinese, una volta
abbandonato il proprio tetto per
maggiori fortune nei centri
cittadini, non torni più indietro
lasciando di fatto (essendo figli
unici!) soli i genitori che
invecchiando e ammalandosi (si
parla di zone rurali povere e con
poca assistenza medica) non riescono a tirare avanti da soli. Che
genere di “sogni” ha portato un
popolo, ancora generalmente
ancorato alle tradizioni, ad un
individualismo così marcato?
Preferirei
non
dibattere
sull'egoismo dei singoli attori
ma piuttosto su che tipo di onda
culturale/sociale si stia muovendo il ricambio generazionale
della seconda potenza economica mondiale (e, forse, tra venti
anni, la prima). Come dice un
celebre detto cinese: “se hai piani per un anno coltiva del grano, se ne hai per dieci pianta un
albero, se ne hai per cento insegna una cultura”. Purtroppo questo saggio insegnamento non è
stato compreso a fondo e chi
aveva piani per dieci ha utilizzato quelli per cento, non valutandone a pieno gli effetti
finali. Se in Italia la disgregazio-
ne culturale e politica ha
portato a dei Frankenstein come
il PD o dei partiti personalistici
come PdL, IdV, SEL e la
scomparsa pressoché totale dei
valori politici (tant'è che il secondo “non-partito” italiano è
pura demagogia e si vanta di esserlo!), in Cina cosa può provocare un'onda di cittadini disposti
a sacrificare i propri genitori
pur di avere un briciolo di miglioramento nella qualità della
vita? D'altronde sono figli anche
nostri...
Andrea Michielon
4
(d)istruzione
Siamo realisti, pretendiamo l’impossibile.
“Il metodo educativo”, questo sconosciuto.
Rivolta il mondo
Chi sta protestando,
dove e perché. Verso
una rivolta globale.
Sudafrica
Miniere in subbuglio: nelle
ultime settimane i minatori
sudafricani sono entrati in
sciopero, chiedendo un aumento di salario. Vogliono
arrivare a 12.500 Rand, cioè
1.500 dollari. Oggi sono pagati la metà, per fare un lavoro rischioso e per nulla
salutare. La proposta, da
parte della ditta proprietaria
delle miniere, di un aumento
di 300 dollari sul salario è
stata fermamente rifiutata.
La polizia locale ha attaccato
le baraccopoli dei minatori
con lacrimogeni e proiettili
di gomma. Per ora solo a Marikana, dove si trova la miniera di platino più grande
del mondo, i minatori sono
tornati a lavoro, dopo 41
giorni di sciopero e un aumento salariale del 22%.
Bahrein
Ormai da più di un anno e
mezzo parte della popolazione del Bahrein è in rivolta,
ma i media nostrani hanno
finora stentato a dare notizie
in merito, se non in occasione dell’annullamento del
Grand Prix dello scorso aprile. I manifestanti in opposizione al regno della famiglia
Al-Khalifa chiedono di avere
garantiti i propri diritti
fondamentali e maggiore
uguaglianza sociale, oltre alla
possibilità di manifestare
senza che le forze dell’ordine
reagiscano sparando lacrimogeni e proiettili sulla folla.
Forte è anche la componente
religiosa delle proteste, dato
che la maggioranza sciita
della popolazione è governata da una minoranza
sunnita.
U.S.A.
Occupy Wall Street ha
compiuto un anno il 17
settembre scorso; in occasione dell’anniversario, alcune
migliaia di persone hanno
occupato per tre la zona
circostante la sede finanziaria di New York, bloccando il
traffico e rendendo di fatto
difficoltoso, per gli impiegati
di Wall Street, andare in ufficio.
A Chicago, inoltre, migliaia
di insegnanti e collaboratori
scolastici sono in sciopero,
tanto da aver costretto alcune scuole della città a chiudere. Accanto alla richiesta
di aumenti di stipendio, le
proteste si focalizzano sul
“no” deciso all’inserimento di
un nuovo metodo di valutazione dei docenti, basato sui
risultati ottenuti dagli alunni
nei test standard.
periodico mensile
Numero 68
Lunedì 22
Ottobre 2012
I
n Italia la scuola ha un
fondamentale problema: viene prima il bilancio, poi il
corpo didattico con tutti i suoi
organi e le sue gerarchie e i suoi
consigli e infine l'insegnamento.
“Il metodo educativo”, questo
sconosciuto.
La scuola, lo sappiamo tutti, è il
“Kindergarten” nel quale impariamo come si vive, come ci si
comporta, come si studia. Lì si
impara ad imparare. E se alcuni
docenti possono fare la differenza, in linea di massima la
struttura della nostra scuola è rigida, antica e focalizzata non
sullo studente ma sul “programma”.
In Svizzera libri di testo e
cancelleria sono forniti dalla
scuola. Non si portano a casa e si
riutilizzano. La disposizione dei
banchi non è frontale, ma circolare o informale, per favorire
l'interazione con i docenti.
Mettiamo che la crisi non
consenta
immediati
investimenti nel campo dell'istruzione
(dimenticando solo per un attimo
che
investendo
oggi
nell'istruzione e nella ricerca
avremmo un domani più prospero). Molte delle peculiarità
che invidiamo alle scuole dei
nostri cugini europei più ricchi
implicano cambiamenti a costo
zero: disposizione di studenti e
docenti in classe, lezioni tra i boschi o nei parchi o, perché no, in
una piazza dal forte valore storico-artistico. La lezione all'aria
aperta
potrebbe
adattarsi
all'ambiente circostante e narrare la storia di quel luogo. Se ci
abituassero così fin da piccoli,
forse nella nostra cultura il ri-
L
'ultima riforma dell'istruzione, promossa dal ministro Profumo, si presenta
come una sorta di potenziamento della qualità nel sistema
scolastico italiano. Si farà leva,
cioè, sui giovani più promettenti
con incentivi e premi. Mi pare,
però, che ancora una volta il
problema non sia stato centrato.
Piuttosto che porre l'attenzione
sulle poche eccellenze sarebbe
opportuno pensare a un piano
per fornire, effettivamente, un
insegnamento il quanto più possibile di alto livello e omogeneo.
Non è un segreto che troppo
spesso gli insegnanti siano inadatti al ruolo che ricoprono, magari solo per via degli anni di
carriera scolastica sulle spalle. E
se è vero che a breve dovrebbe
tenersi un concorso per assumere nuovi insegnanti, è anche vero che quelli già di ruolo
rimarranno ai loro posti. Anche
le prove per l'entrata in servizio,
poi, non sono che delle formalità. “Una volta immessa in ruolo racconta la professoressa Nobili,
spetto per l'ambiente sarebbe
più radicato.
Parliamo di piani di studio:
abbattiamo il totem del programma mastodontico da finire
a tutti i costi (“L'Art Noveau si
sviluppa nei primi del '900 con
esponenti come... Ma passiamo
al Futurismo” ndr: provata in
prima persona). Il focus dev'essere la qualità, non la quantità.
Lo studente dovrebbe avere il diritto di scegliere su parte del
programma, assecondando gli
interessi personali in modo da
aumentare anche il rendimento.
Soprattutto nelle scuole primarie, le competenze di base si
fotografie e internet. La scuola
digitale non innova nulla di per
sé, se a vivere il cambiamento
non è anzitutto il contenuto.
A proposito di scuola digitale,
anche qui l'Italia ha tanto da
imparare. Ad esempio dal Brasile, che dal 2003 utilizza solo
software libero nelle amministrazioni
pubbliche
-scuole
comprese- (con un risparmio di
decine di milioni di dollari) e
con una tessera assegnata ad
ogni bambino che fa sì che il genitore venga informato dell'assenza del figlio in maniera
automatica e che la mensa prepari i pasti per il numero esatto
possono acquisire con metodi
alternativi: la matematica e le
operazioni si potrebbero insegnare con l'ausilio di materiali
riciclati, come i tappi di plastica
(alternativa gratuita al vecchio e
amato abaco), la lettura con storie illustrate originali finalmente
un po' nuove, la geografia
concentrandosi sul confronto
con le culture (e i bambini) di
altri paesi, con info interessanti
che catturino l'attenzione, film,
di alunni presenti a scuola, evitando così gli sprechi di cibo.
La digitalizzazione dell'istruzione è un passo importante e necessario, che non va né
demonizzato né santificato: le
nuove tecnologie devono servire
da supporto alle lezioni in classe
e all'interazione tra alunni e
insegnanti in carne ed ossa, per
facilitarli e alleggerirli. Pensate
ad esempio alle “mafie” di alcuni testi per l'insegnamento che
insegnante di matematica di
scuola media - ho dovuto superare un anno di prova durante il
quale ho frequentato dei corsi di
aggiornamento ed elaborato una
tesina da presentare a una
commissione formata dalla preside e da alcuni insegnanti che
prestavano servizio nella scuola
dove ero stata assegnata”. “La
mia commissione – Racconta
addirittura la professoressa di liceo linguistico Emanuela Pasta –
era formata dal mio preside, due
maestre elementari e un insegnante di educazione fisica, nessuno
dei
quali
conosceva
l'inglese, quando avrei dovuto
parlare proprio in quella lingua”.
L'Italia, inoltre, si distingue per
essere l'unico paese in Europa
in cui sia inesistente un sistema
di valutazione periodica dei docenti. Un insegnante, cioè, dopo
l'ammissione in ruolo non dovrà
più rispondere a nessuno della
propria adeguatezza e conoscenza della materia se non in
casi eccezionali. Ed è proprio
questo il problema: persone
(giovani o prossime alla pensione che siano) che sfruttano la
scuola come uno stipendificio
ed altre che invece nutrono una
profonda dedizione all'insegnamento. Questi due gruppi non
sono di fatto discriminati fra loro, come invece dovrebbe essere. Quali le cause, allora? “Fino
ad oggi ho l'impressione che la
scuola italiana si sia retta su
un patto scellerato tra stato e
insegnanti , patto in base al quale gli insegnanti accettano di lavorare un numero relativamente
basso di ore in cambio di uno
stipendio modesto ma garantito
e di una autonomia quasi assoluta nella gestione del proprio lavoro. L'aggiornamento è lasciato
alla buona volontà individuale, e
si sa che la buona volontà è un
oggetto fragile” - questa l'opinione della prof. Pasta. Prosegue dicendo che crede “che porre la
dinamica educativa in termini di
controllori e controllati sia
fuorviante e sbagliato (anche se
forse tristemente indicativo di
cosa la scuola è diventata oggi)”.
si rinnovano di anno in anno
cambiando due paragrafi qua e
là,
solo
per
proporre
formalmente la “nuova edizione”
a prezzo maggiorato dello stesso
libro. O dell'obbligo, da parte di
alcuni professori (e questo un
universitario lo sa bene, anche
se qui si vuole parlare soprattutto di istruzione primaria e
secondaria), di comprare libri
-nuovi- scritti dal docente stesso,
a prezzi talvolta incredibili. Per
non parlare del peso sulle spalle
e sull'ambiente di tutte queste
riedizioni e di questi inutili e
continui nuovi acquisti. La soluzione non è la fotocopia, per
quanto comoda, più economica
ecc... La soluzione è la digitalizzazione di gran parte del
materiale su cui studiare, da
proporre però nelle forme
immaginate proprio per i device
tecnologici. Ha poco senso
leggere su un e-book reader o
sul proprio computer un testo
statico, riprodotto tale e quale
dal testo stampato. Viste le
incredibili possibilità offerte oggi
dalle nuove tecnologie, potrebbe
essere un primo passo verso
l'interazione di contenuti multimediali: testo affiancato da video, immagini, articoli di
giornale anche anglosassoni,
giochi. La struttura mentale che
internet ci insegna ad avere è
diversa da quella tradizionale. È
multitasking e più creativa. Se la
nostra scuola imparasse un po'
questa lezione, forse non la rimanderemmo continuamente a
settembre.
Miriam Goi
Meritocrazia nella scuola
Fatto sta che negli anni i vari governi hanno spesso agito riducendo
i
fondi
dedicati
all'educazione,
riorganizzando
scelleratamente il mondo della
scuola, sempre con il fine di ridurre i costi effettivamente
esorbitanti rispetto ai risultati.
Per ottenere una formazione del
cittadino paragonabile a quella
offerta negli altri paesi europei,
tuttavia, sarà necessaria una
politica costruttiva, sostenuta da
sufficienti fondi e su principi
meritocratici. Questo, però, pare
non sia negli interessi di chi decide.
Filippo Bordoni
k ronstadt SM
© Massimo Ghimmy
periodico mensile
Numero 68
Lunedì 22
Ottobre 2012
ISSN 1972­9669
CERCHIAMO
COLLABORATORI
A
vvocati Compiacenti,
Economisti
Senza
Soldi, Santi Bevitori,
Complottisti Professionisti,
Ferrovieri Anarchici (anche
non defenestrati), Letterati
Fini o Rozzi, Adoratori di
Falsi Dèi & Corruttori dei
Giovani, Petrarchisti Bukowskiani,Atei Dogmatici, Politologi da Bar Sport, Artisti
senza Tecnica, o Tecnici
senz’Arte, Psicologi in Cura
Ludovico, Chimici, Fisici,
Metafisici e Patafisici, Papirologi del Post-Moderno,
Pubblicitari Senza TV, Trasgressori di Rituali, o solo di
Bollette, Preti Spretati &
Aspiranti Papesse, Storici (di
una qualche, loro, Ora e
Sempre, Resistenza), Maniaci
dell’Ordine o del Caos,
Combattenti Solitari (solo se
Muniti di Mulino), Cybervampiri e Punk Berlinesi,
Linuxiani Hacker in cerca
d’Autore, Geniali Dilettanti,
Chiunque abbia perso la Trebisonda, o varcato una Linea
d’Ombra, ogni possibile tipo
di Nerd, qualche possibile tipo di Snob, e soprattutto, soprattutto, ciascuno che stia
seduto dalla parte del torto.
Esa­che?
Università scontata
Il calimocho
di Laura Fontanella
N
o, le tasse universitarie
non sono soggette ai
saldi estivi, non ci sono
sconti per nessuno.
“Università scontata” non è altro
che l'erronea idea di base per
cui si presume che i nuovi studenti, le “matricole”, sappiano
per scienza infusa come muoversi e vivere all'interno sistema
universitario.
Per molti, ciò che a noi appare
banale e appurato come trovare
un'aula all'interno del polo
centrale, richiedere libri presso
le biblioteche o anche solo capire quali testi saranno necessari
ai fini del superamento di un
esame, potrebbero apparire
invece come veri e propri ostacoli.
Ogni facoltà sul proprio sito
internet offre un documento pdf
in cui sono elencati gli insegnamenti dei primi tre mesi circa
dell'anno accademico.
Conoscendo il proprio piano di
studio, cioè l'elenco degli esami
che si dovranno sostenere nel
triennio o nel quinquennio, lo
studente si trascriverà sulla sua
brava agenda aula e orario
dell'insegnamento di suo interesse componendo così la propria tabella orario per il primo
trimestre.
Con la fine di un trimestre, solitamente coincide l'apertura de-
gli appelli d'esame.
Nel periodo di tempo intermedio tra un trimestre e l'altro, dopo aver seguito il corso viene
data la possibilità di sostenere
una verifica dei contenuti
appresi.
Oggi però la maggioranza della
facoltà, per quanto riguarda gli
esami segue un ordine semestrale.
In altre parole le possibilità di
sostenere un esame compaiono
in calendario ogni due trimestri
e non con la fine di ognuno. Si
avranno quindi esami alla fine
del II trimestre, alla fine del IV
e prima dell'inizio del nuovo
anno accademico, attorno al
mese di Settembre.
(per
maggiori
informazioni
consultare il sito www.unipv.eu
> Home > Studenti > Domande Frequenti
oppure
cercando il “calendario didattico” sul proprio sito di facoltà.)
Ogni docente e ogni insegnamento dispongono di una pagina web sul sito della facoltà di
di Jco
appartenenza. Consultando tali
pagine sarà possibile per lo studente leggere la bibliografia ossia
l'elenco
dei
materiali
necessari al corso e all'esame e
la descrizione del corso stesso.
Elenco alla mano sarà possibile
consultare le bacheche in università a caccia di materiale
usato, recarsi presso i propri dipartimenti, solitamente poli
staccati in cui è reperibile il
materiale di quella specifica facoltà, e con l'aiuto del personale
di biblioteca o di dipartimento
prendere in prestito libri o fotocopiare saggi.
Questo ovviamente è un iter del
tutto generico che dovrebbe
rende l'orientamento all'interno
dell'università un poco meno
difficoltoso.
Quello che manca in questo
quadretto sono gli studenti stessi.
E le loro domande soprattutto
che devono esserci, perché
l'Università non sia scontata.
Laura Fontanella
P
oco prima della finale di
Euro 2012 guardavo in tv
un'intervista ad una giovane studentessa spagnola presso l'Università di Bologna (bei
servizi sulla Rai), il giornalista
le chiede "Ci dica quale specialità culinaria spagnola consiglierebbe al pubblico di Rai Uno"
pensai "mo’ dice la paella, la
crema catalana o magari la
sangria" ed invece la sbandata
se ne esce con "il calimocho!".
Di seguito la complessa ricetta
del calimocho: una parte di Coca-Cola una parte del vino della
peggiore qualità che riuscite a
trovare. In compenso anche
l'origine è egualmente interessante: pare essa essere basca, la
qual cosa porta ad escludere
una possibile derivazione dalla
ben più nota sangria. Anche il
nome è pregno di signifcato
infatti deriva dal basco calimoxo
che non vuol dire nulla. Anche
a volersi impegnare nessuna
fonte dice qualcos'altro di interessante, tutte comunque insi-
stono che il vino deve essere
molto scadente, non che può,
deve proprio essere scadente. Il
calimocho ha però anche lati
negativi, la presenza di tale delizia è diffusa presso tutti il locali spagnoli by night, al
contrario purtroppo in Italia il
commercianti misteriosamente
ce lo risparmiano. Il fatto è che
gli studenti universitari spagnoli
necessitano del calimocho per
poter studiare se no non passano gli esami! Così si organizzano in gruppi con bottiglie della
raffinata miscela e si recano nel
luogo più storico accessibile
presente nelle nostre città, nel
caso di Pavia le scale del duomo
e, sfruttando anche l'efficiente
servizio di nettezza urbana lasciano un casino di notevole
entità oltre a tenere compagnia
ai simpatici anziani della zona
con i piacevoli e caratteristici
schiamazzi in spagnolo stretto e
ricco di s. Questa attività correlata al calimocho si chiama Botellòn e qualora vi interessasse
è fonte di rimorchio. Jco
SM
pavia
La X segna il punto. Arr!
periodico mensile
Numero 68
Lunedì 22
Ottobre 2012
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Lunedì 22
Ottobre 2012
in tasca
La mappa ha la sola funzione di presentare il prodotto: nella realtà la griglia potrebbe non esserci.
SM
SM
legenda
Dopo la mappa la legenda campa, sotto la mappa la legenda crepa.
Cose da fare a Pavia
- (1) Vedere il Bronx (locale citato nella celebre canzone degli 883 Hanno ucciso l'uomo ragno, ricordate il pezzo in cui dice "solita notte da lupi nel Bronx"? Il Bronx cui
Pezzali si riferisce non è il quartiere di New York, ma un bar di Pavia!) – via
Bernardino da Feltre
- (2) Andare a vedere il Bronx, scoprire che è chiuso e andare a vedere l'ossario (che
è lì vicino, da qualche parte…)
- (3) Prendere il gelato (o cioccolata calda, se è inverno) da Cesare e questionare sul
resto con la commessa – Corso Garibaldi
- (4) Bere una birra a Radio Aut (circolo ARCI) – via Porta Salara
- (5) Bere uno scopino al Sottovento e attaccare bottone con un personaggio improbabile – Via Siro Comi
- (6) Fare conoscenza con l'uomo bradipo (scoprirete da voi perché è soprannominato così) della yogurteria di piazza della vittoria
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Lunedì 22
Ottobre 2012
Cose da mangiare e bere a Pavia
Panini & Easy Food
- (24) Il Boccio, via dei Mille – Se volete un panino e lo volete il più pieno, il più
grande e il più dannoso per la vostra salute fisica e mentale – il rischio
dipendenza è alto – il Boccio è il posto che fa per voi. Per la gioia delle signore
che ci leggono, vengono anche proiettate le partite di calcio.
- (32) Maipagüra, Strada Nuova – Stanchi della mensa all’università? Al
Maipagüra troverete una valida alternativa – è vicinissimo alla mensa centrale –
grazie alla vasta scelta di panini/piatti vegetariani, uno più buono dell’altro.
Consigliamo anche di provare la bevanda allo zenzero.
Low cost
- (9) Kebabbaro vicino al duomo, Mecca dei giovani affamati nelle serate estive
- (22) Eurokebab, corso Garibaldi - Uno dei più acclamati, fa anche consegne a
domicilio gratuite
- (33) Rosticceria Cinese Ryu, corso Cairoli – Non volevamo parlare dei ristoranti
cinesi, che più o meno sono tutti uguali, ma questa rosticceria merita di essere
menzionata. Ancora più economica di un normale cinese – non c’è coperto da
pagare, ma verrete serviti con piatti di plastica – permette inoltre di acquistare
bottiglie di vino a prezzi quasi da supermercato, anche di sera.
- (7) Suonare la chitarra al Vul – Zona Ponte Coperto
- (8) Mangiare dal lurido che si trova nell'angolo opposto all'incrocio tra corso Garibaldi e viale Gorizia
- (9) Cantare e suonare la chitarra insieme agli Erasmus spagnoli – Scalinate di
Piazza Duomo
- (10) Andare lunedì sera a Spazio Musica (ma date un occhio anche alla programmazione settimanale, troverete una vasta scelta di concerti) – via Faruffini
- (11) Fare una grigliata alla Sora (munitevi di scorte industriali di Autan, però, o non
ne uscirete vivi)
- (40) Conoscere il cane Fredo al Circolo via d’acqua (Circolo ARCI) – viale Bligny
- (41) Venire ad una riunione di Kronstadt (al bar Il Giardino) – corso Garibaldi
- (6) Fare un salto allo SpazioGiovani, per avere info su attività di volontariato, studio
all'estero, lavoro, corsi di formazione e tante altre cose utili per la nostra vita di studenti – via Paratici
- Imbucarsi ad una festa Erasmus
- Fare una passeggiata in bicicletta sul lungo Ticino
- Trovare convegni in cui imbucarsi per mangiare gratis al buffet
- Farsi invitare da qualcuno ad una festa in collina e perdersi lungo la strada
- Andare a vedere l'alba sul Ticino
Cose da vedere a Pavia
- (12) Porta Calcinara – via Porta Calcinara
Taverne e locali
- (5) Sottovento, via Siro Comi – Il Sottovento meriterebbe un numero di
Kronstadt a sé, ma andateci da soli a scoprirlo, che è più divertente. Intanto
sappiate che, tra le varie cose, offre un’ottima selezione di piatti bio e
vegetariani a prezzi abbordabili. Tenete d’occhio anche il programma degli
eventi.
- (9) Black Bull, via dei Liguri – Se amate la birra, questa diventerà la vostra
nuova casa: la lista soddisfa anche i più spietati intenditori. Da gustare anche le
crocchette di patate, che finiscono sempre troppo presto.
- (25) Bier Haus, via San Giovannino – Afete foglia ti Cermania? Wurstel divini e
birra a volontà dimorano nel Bier Haus, un po’ scomodo da raggiungere ma
fonte di grandi soddisfazioni.
- (40) Circolo via d’acqua (ex Commons), viale Bligny – Per chi già ama o vuole
scoprire la cucina vegana. Luogo di libero pensiero, calore umano e libri alle
pareti disponibili per chiunque voglia leggerli. Organizza serate culturali e
musicali di ogni tipo.
Ristorantini e pizzerie
- (23) Diablo Saloon, viale Lungo Ticino – Oltre ad una vasta scelta di piatti
messicani è possibile aggiudicarsi un hamburger con patate fritte per il modico
prezzo di 5 euro circa. E’ inoltre convenzionato con il circolo ARCI Radio Aut:
mostrando la tessera ARCI avete diritto ad uno sconto del 15% sul cibo da
asporto.
- (28) Il Brigantino, via Teodolinda – Volete far colpo su una donna invitandola
fuori a cena senza spendere troppo? Atmosfera calda e accogliente e piatti con
un buon rapporto qualità-prezzo, se vi giocherete bene le vostre carte sarà facile
ottenere un secondo appuntamento.
- (29) Quelli brilli, corso Garibaldi – Siete appena tornati dall’Erasmus o da una
vacanza all’estero e avete dimenticato cosa significhi mangiare prosciutti e
insaccati? Quelli brilli vi rinfrescherà la memoria. Ordinate un tagliere di salumi
e formaggi e iniziate pure a sciogliervi.
- (35) Da Giulio, viale Matteotti – Avete folleggiato tutta la notte e state morendo
di fame? Da Giulio potrete mangiare una bella pizza anche alle quattro del
mattino. Purtroppo non è molto economico ma la scelta degli ingredienti è
molto vasta e vi permetterà combo davvero assassine.
- Cooperativa, via Ponte Vecchio – Se siete tanti e volete organizzare un mega
pranzo o una mega cena bevendo tanto e spendendo poco – e non avendo
grandi pretese sul menù – andate in Cooperativa. Preparate una scorta di
aspirina per il mal di testa del giorno dopo, anche.
- (13) Libreria antiquaria con libraio archetipico – via Cardano
- (14) Chiesetta vicino al liceo Foscolo – via Defendente Sacchi, prolunga Corso
Cairoli
- (15) Casa di Einstein e Foscolo – via Foscolo
- (16) Chiesa sconsacrata - vicolo San Colombano
- (17) Idroscalo, che venne costruito nel 1926 per servire come punto di
rifornimento per gli idrovolanti della linea Venezia-Torino – Lungo Ticino Sforza
- (18) San Teodoro – piazza San Teodoro
- (19) Mura spagnole – viale Gorizia
- (20) Lavandera dal Burg – via Milazzo
- (21) Cimitero monumentale – viale San Giovannino
- (42) San Pietro in Ciel D'oro – tra via Liutprando e via Albertini
- (43) Cortile del Collegio Borromeo (che non è privato, basta chiedere il permesso di
entrare) – piazza Borromeo
Aperitivi
- (30) Manà, via Beccaria
- (31) Bar Minerva, Piazza Minerva
Etnici
- (26) Biblos, via Volturno - Libanese
- (27) Taverna Santorini, via del Carmine – Greco
- (34) Sangria, tapas y alegria, corso Garibaldi – Spagnolo
- (37) Tai You, viale indipendenza – Giapponese, all you can eat a 11.90 euro a
pranzo e 21.90 euro a cena
- (39) Hayashi, via Bandello (traversa via Romano) – Giapponese, al you can eat
a 11 euro a pranzo e 23 a cena
Peccati di gola
- (6) Creperia e Yogurteria, piazza Vittoria – Se siete in centro e la voglia di dolce
vi colpisce, la risposta è nella creperia. Il menù è sconfinato, quindi ci sono
moltissime opzioni per mischiare ingredienti goduriosi e ipercalorici. Ottima
per i freddi e grigi inverni pavesi: vedrete che dopo sarete più di buon umore.
- (38) Gelato Caffè, via Tasso – Probabilmente il gelato più buono che mangerete
nella vostra vita. No, togliamo il “probabilmente”. Il gusto Fragola sa veramente
di fragola, e il Nocciola sa di nocciola, e il Fico sa di fico, e… inoltre vengono
offerte mille sfiziosità diverse, oltre a dei buoni cappuccini. Da provare, d’estate
e d’inverno
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Lunedì 22
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continua dalla prima
I
l leader di un partito, o
corrente che sia, dovrebbe
quindi costituire la sintesi
ultima del lavoro, per forza di
cose collettivo e pluralistico nei
contributi e nelle influenze, di
un gruppo alla stesura di un progetto. Renzi invece colpisce per
il tono monocorde con cui segue
uno schema ampiamente collaudato – giustamente, ma forse
non intenzionalmente, un ragazzo dello staff lo definisce
“format”- che richiama uno spot
televisivo o una presentazione
aziendale più che un comizio,
per dirla un po’ all’antica. Renzi
si presenta dunque come un
piacente – non azzardiamo
simpatico - addetto alle pubbliche relazioni, o più malignamente come il prestanome,
l’uomo di paglia, di un qualche
conglomerato di intenti, o di
interessi.
Intendiamoci: Renzi non propone nulla, o quasi, di scandaloso
o irricevibile in senso assoluto.
Tutt’al più l’obiezione più immediata, a ragione, potrebbe essere
l’eccessiva vaghezza del suo programma; Il rottamatore elenca
una serie di evidentissimi e lapalissiani problemi italici proponendo la sua “narrazione” di
quanto meglio sarebbe se fossero risolti. Grazie, ma a parte una
serie di icastiche proposte di tagli alla spesa pubblica (e non è
affatto chiaro da dove le cifre
indicate come aggredibili e recuperabili derivino) il programma
del sindaco fiorentino si riduce
a un buonistico e ecumenicamente accettabile elenco di pie
speranze – dagli asili per tutti al
C
ominciamo dicendo che
non è davvero tutto così
male nella “riforma” della
sanità di Balduzzi. Un paio di
spunti per una buona amministrazione ci sono, ma è evidente
che sia più esperto di trasparenza che di sanità e di come
amministrarla.
Ad esempio la scelta dei primari.
E basta.
Tutto il resto è inefficace, va a
toccare dove non serve non conoscendo la causa dei mali.
Le norme sulla ludopatia, ad
esempio: vale solo per i locali
nuovi, devono stare a 200 metri
dalle scuole e prevede la chiusura in caso di conclamata epidemia nel locale. Peccato che
ormai siano altre le forme di
gioco che si fanno avanti, poco
tracciabili anche. Buona la volontà ma lo svolgimento è da rivedere.
Cominciamo poi a dire che il
problema non è tanto vendere
fumo ad un minore di 18 anni,
tanto poi se lo procura comunque. La sanzione dovrebbe
5
italia
Il padrone ha bisogno di te, tu non hai bisogno di lui.
Doppio Renzi
lavoro per i giovani - , per di più
peccante in praticità e diretta
applicabilità. Pressoché nessuno
potrebbe negare la giustezza di
quelle che, per l’appunto, assomigliano più a speranze che a
concreti progetti per il futuro;
ciò porta di primo acchito a
pensare che, forse, l’unica vera
idea innovativa di Renzi sia
quella di diminuire di una
trentina d’anni l’età media del
gruppo dirigente del PD, senza
però spiegare nel dettaglio in
virtù di quale merito particolare
proprio lui dovrebbe esserne a
capo.
Esistono però punti in cui la visione renziana si distanzia più
marcatamente da quella, se non
del partito, dell’area politica di
riferimento: il ripetersi cantilenante e ossessivo di parole-chiave quali “crescita” e “efficienza” unitamente a un passato di
continue
dichiarazioni
di
affettuosa
vicinanza
a
Marchionne, Fornero, Ichino (e
le sue proposte di riforma del
mercato del lavoro) e in generale a numerosi esponenti della
nuova destra, europea e liberista, che dalle macerie del berlusconismo avanza sulle spalle
dell’agenda Monti a riempire un
campo ormai lasciato vacante delineano una seconda opzione,
ben più minacciosa di quella, in
fondo rassicurante, di un Renzi
come innocuo e arrogante ragazzino senza nessuna vera qualità. La realtà potrebbe essere
più inquietante, e una spulciata
ai “compagni di avventura” del
Nostro può essere illuminante:
al di là di espressioni di
apprezzamento e stima particolarmente sinistre proveniente da
figuri del calibro di Dell’Utri e,
ancora, Berlusconi, Renzi pare
particolarmente attivo nel raccogliere plauso – per quanto
strategicamente mascherato nell’ambiente delle fondazioni e
think-tank vari di intellettuali ferocemente liberisti quali Giannino o l’economista Zingales.
Proprio quest’ultimo, autore recentemente di un “Manifesto
Capitalista” e promotore di
“Fermare il Declino”, parrebbe
essere una delle maggiori fonti
di ispirazione di Renzi, alla cui
convention alla Leopolda aveva
presenziato. Il punto d’incontro
tra i due? Presto detto: entrambi,
partendo da una piattaforma
ideologica che potremmo definire
semplicisticamente
“di
mercato” (e con ciò intendiamo
riassumere quella cultura ferocemente devota al mito del progresso e della continua crescita,
Tecnici allo sbaraglio
Sanità & Santità
riguardare non solo la vendita
ma anche il solo atto di fornire
tabacco. Andiamo a parlare di
educazione alimentare? Vogliamo tassare veramente le bibite
dolci e gassate? In verità l'articolo è saltato, ma ne vale la
menzione per la sua stupidità.
Lo zucchero non fa male. Non è
fumo. Non si può colpire una
categoria di alimenti perché la
gente non è educata ad una sana e corretta alimentazione. Se
vogliamo andare a colpire una
categoria seriamente pericolosa
dovremmo colpire in verità ben
altra polverina bianca: il sale.
Gli italiani in media assumono
circa 10 volte di più di quanto ne
dovrebbero assumere con il
conseguente
inalzamento
a
lungo andare della pressione
sanguigna. E indovinate chi si
trova in terza posizione nella
classifica delle sostanze di uso
comune killer dopo fumo e
alcol? Ding ding ding, esatto
proprio lui. Il succo naturale
poi... Non sarà l'8% di succo di
arancia a salvarci! Tanto poi non
si capisce neanche a che bibite
dovrebbe essere applicate! Solo
alle aranciate?
“Sì alle aggregazioni tra professionisti senza obbligo di adesione per poter fare un servizio 7/7
24/24”. Caro ministro: non si
fanno le cose a metà. Il mondo
funziona già così senza metterci
mano. O si obbligano tutti i medici ad essere parte di un servizio 24/24 oppure si sta zitti e
buoni; anche perché si vuole fare questo per impedire l'intasamento dei pronto soccorso.
Peccato che ci sia un motivo se
uno si fa parecchie ore di attesa
e non, magari, aspetta la mattina dopo il proprio medico di famiglia. Ed è un motivo
semplice: un servizio migliore
dal punto di vista del paziente.
Aspetterà magari il triplo ma
avrà a disposizione una serie di
esami che risolveranno il problema nel giro di una giornata
invece di impiegarci magari
settimane mentre quel dolorino
continua a dar fastidio.
Il capitolo sull'edilizia sanitaria
poi è il solito tributo della
svendita di immobili: ne siamo
SNS
in breve quell’habitat culturale
dove i lavoratori non sono mai
“abbastanza produttivi”), se ne
distanziano poi per ampliamento, includendo nella loro visione
alcune
note
ora
compassionevoli (i cento euro in
più in busta paga per rilanciare i
consumi di Renzi), ora di buon
senso (un aiuto diretto ai lavoratori piuttosto che incentivi ad
aziende inefficienti) che portano
a un illusorio e totale inglobamento di ciò che comunemente
verrebbe da definire “sinistra”. Il
neo-liberismo,
riveduto
e
corretto “for the people” (cit.),
viene dunque a costituire l’unica reale possibilità, il solo polo
aggregatore per idee di ogni genere, a discapito di quegli illusi
che ancora –oltre il palliativo di
occasionali sussidi- credono a
tutto tondo in uno Stato che
sappia essere compiutamente
“Sociale” nonostante austerity e
crisi.
È certamente legittimo che progetti politici della matrice di
quello di Renzi abbiano pieno
diritto di asilo in un sistema democratico; meno condivisibile il
tentativo di contrabbandarli
sotto mentite spoglie oltre le linee di un’area politica che non
dovrebbe (forse solo nelle illusioni di chi scrive) essere per loro terreno fertile;
il tutto
sfruttando un sorridente e, soprattutto, ambivalente trentasettenne toscano come cavallo
di Troia.
Riccardo Catenacci
un po' stufi.
E infine, il defibrillatore dove si
pratica sport. Si, utile, e per caso
c'è qualcuno nei dintorni che lo
sappia usare.
Insomma, caro Balduzzi, i problemi veri, come ad esempio
l'irreperibilità
di
ginecologi
disposti a far abortire una
donna, il fatto che gli ospedali
siano tirati avanti da specializzandi senza un regolare
contratto e gli sprechi VERI ad
esempio l'uso di medicinali
molto costosi al posto di altri
economici (esempio Lucentis) a
parità di effetto, non vengono
neanche sfiorati. Non viene
neanche menzionato che, ad
esempio, la precarietà ha un costo
sanitario.
Non
viene
neanche pensato che i bassi salari, ticket e altra robetta che genera povertà e disagio influisce
sulla salute pubblica. Il tempo
dei santoni è finito da un pezzo:
affidate la sanità ad uno
scienziato, non ad un giurista.
Katya Shu
Short News Service
Il 20 settembre sono stati
conferiti i premi Ig Nobel,
tra i vincitori ricordiamo il
premio per la Medicina, assegnato a una ricerca che
suggerisce ai medici come
minimizzare le possibilità
che il proprio paziente esploda durante una colonscopia.
bit.ly/Uw267T
Un asilo in Danimarca (Paese con bassissimo tasso di
nascite) offre due ore di nido
gratis il giovedì sera per
permettere ai genitori di essere a casa soli e... fare altri
bambini.
bbc.in/OJ9yIO
La Court Superiour del Quebec ha imposto al Sushi Bar
di Montreal "Fukyu" un
cambio di nome, perché ritenuto inappropriato. Fukyu, a
detta dei proprietari, in
giapponese significa "buona
fortuna".
bit.ly/RNqVNf
l sindaco di Bulawayo, la
seconda città più grande
dello Zimbabwe, ha chiesto
ai cittadini di tirare l'acqua
tutti i lunedì alle 7.30, in
modo
che
il
flusso
sincronizzato di milioni di
water pulisca le fogne
ostruite nei periodi di siccità.
bit.ly/OR5s01
Lo scultore algerino Adel
Abdessemed è l'autore della
statua "Colpo di testa",
rappresentante la testata di
Zidane a Materazzi durante
la finale dei mondiali di
calcio 2006. Alta 5 metri, rimarrà di fronte al Centro
Pompidou a Parigi fino a
gennaio.
bit.ly/NQ2AVk
In Germania i fedeli che non
pagheranno la Kirchensteuer
(la tassa sulla Chiesa istituita
nel 1827) dichiarando di non
appartenere a nessuna religione, non avranno più
accesso ai sacramenti (comunione,
confessione,
matrimonio e funerale).
bit.ly/QgKGvj
National Geographic ci illustra l'ultimo trend in fatto di
body modification in Giappone: la testa a ciambella. Non
dico altro, nel link trovate foto e video ma ricordate cosa
dice il saggio di Internet:
"Once you've seen it, you
can't unsee it".
on.mash.to/PIJUVW
6
I
Techné kai politeia
Una breve riflessione sul fenomeno del governo tecnico
l governo tecnico è un modulo organizzativo e gestorio della cosa pubblica che
recentemente è riapparso nello
scenario politico italiano; esso è
stato prevalentemente identificato dall'opinione pubblica come un precipitato della attuale
crisi
economica
e
politica quando in verità è un istituzione assai più profondamente
radicata nella cultura politica
dell’occidente di quanto comunemente non si pensi.
Da quando l’organizzazione costituzionale ha raggiunto un
certo grado di complessità elementi di “tecnicismo” nella gestione
dell’azione
politica
statuale sono sempre più spesso
comparsi nella storia istituzionale di diversi paesi: il caso
forse più risalente è l'Impero
Romano uno stato multinazionale con una complessa e tecnicamente preparata burocrazia
centrale che sostituì progressivamente la vecchia amministrazione
senatoria-repubblicana,
ma si pensa anche alla Prussia e
alla Germania del secondo Reich, governata da burocrati di fiducia scelti personalmente dal
Kaiser, e alla stessa Unione Europea che fin dalla sua nascita si
è posta come un complesso di
istituzioni non elette democraticamente e prevalentemente deputate alla salvaguardia della
stabilità economico-finanziaria
degli Stati membri.
Ma, tralasciando i massimi sistemi, il discorso voleva vertere su
un tema attuale ossia la necessità di un governo tecnico in una
singola nazione moderna, il chè
ci riporta per forza di cose alla
continua dalla prima
S
strumenti
periodico mensile
Numero 68
Lunedì 22
Ottobre 2012
L'utero è mio e lo gestisco io.
e noi ci trovavamo
qualcosa da fare o un
posto dove andare, lui
doveva sempre rovinarlo. Era
molto furbo. Molti libici
pensano che, se lui avesse
aiutato il popolo, sarebbe
ancora lì tranquillo, adesso.
Ovvio che ai libici interessa
della democrazia, ma prima
di tutto vogliono vivere...
Nader Poi non avevamo buoni
ospedali, non potevamo studiare come si deve, non conosciamo neanche la nostra
storia: abbiamo sempre studiato di Gheddafi, la sua vita
e il Libro Verde. C’era una
prigione, ad Abu Salim, dove
Gheddafi teneva i prigionieri
politici. Abdallah Senussi [il
cognato di Gheddafi, n.d.r.]
ne ha fatti ammazzare 1200
in una volta sola, anni fa.
C'era un ragazzo che era stato
chiuso ad Abu Salim ed era
diventato adulto in prigione.
Quando è uscito da lì era un
situazione italiana.
maggioranze di centro-destra ed della C.E.D.U. dichiarativa della
Premesso che l’attuale compagi- opposizioni di centro-sinistra incongruità costituzionale della
ne di governo del nostro Paese (nonché ovviamente i vari parti- legge italiana sulla fecondazione
non trova la sua origine in una ti più o meno “oscillanti”) hanno assistita, che secondo diversi osvotazione popolare come teori- fatto fronte comune ratificando servatori del diritto e della policamente dovrebbe essere in una diligentemente tutti o quasi i tica non avrebbe mai dovuto
moderna
democrazia
parla- provvedimenti che ai tecnici essere proposta da un governo
che si dichiara politicamente
mentare, essa è composta da uo- piaceva proporre.
mini e donne di fiducia del Come spesso si è potuto vedere neutro.
Capo dello Stato e da egli di- però buona parte delle risoluzio- Orbene, lanciati questi dubbi
rettamente nominati (secondo ni elaborate dal pool governati- sulla effettiva “neutralità tecnila Costituzione ne ha tutto il po- vo del professor Monti più che ca” dell’attuale Governo la verità
tere) per fronteggiare una situa- non espressione di una imperso- sta nel mezzo: così come i gozione di crisi istituzionale ed nale devozione alla ragion di verni c.d. “politici” ricorrono
economica alla quale il prece- Stato sembrano essere frutto di spesso e volentieri all’ausilio di
dente estabilishmentgovernati- precise
volontà
politiche tecnici per l’adozione di atti
vo era pressoché incapace di orientate sia da personali ideolo- normativi settoriali o di dettarapportarsi complici anche le gie che da interessi di categoria, glio (ad. esempio commissioni
numerose fratture interne ai facendo perciò seriamente dubi- parlamentari altamente speciagruppi politici di maggioranza e tare l’opinione pubblica riguardo lizzate, uffici legislativi ministele pendenze giudiziarie dell’allo- alla tanto proclamata imparziali- riali o consulenze giuridiche di
membri del Consiglio di Stato),
ra capo dell’esecutivo.
tà dell’attuale esecutivo.
I “tecnici” una volta installatisi a Un esempio su tutti riguarda la tanto proclamata ed acclaPalazzo Chigi hanno avuto carta l’impugnazione della sentenza mata neutralità di un governo
tecnico è più
bianca
dai
che altro un
politici
presupposto
affinché il loro
convenzionale
programma di
All'inizio del mese di settembre 2012 un gruppo di studenti
della
teoria
“governo
ad
dell'Università di Tripoli è venuto in visita a Pavia: il viaggio
politica,
una
interim” risani
rientrava nel progetto CooperLink del Ministero dell'Istruzione
felice illusione
o tenti di risache incentiva la cooperazione del nostro Paese con altri in via di
facilmente
nare il più
sviluppo. In particolare, Pavia è convenzionata con Tripoli dal mesmascherabile
possibile falle
se di maggio 2010.
da
chiunque
di bilancio e
Responsabili della summer School sono stati i docenti Barbara Airò
osservi con la
vuoti normatie Antonio Moroni. Gli studenti libici hanno seguito lezioni di cultudovuta
vi che il prera italiana (dalla letteratura alle istituzioni, passando per la storia
attenzione la
cedente
dei rapporti italo-libici, materia che sotto il regime non veniva
realtà delle digoverno “poliapprofondita) e corsi di italiano presso il nostro Centro Linguistico,
namiche politico” non avementre quelli pavesi - principalmente studenti iscritti alla magitico-istituzion
va
saputo,
strale di Studi Afro-asiatici - hanno partecipato a lezioni di arabo
ali di un paepotuto o volutenute da un docente dell'Università di Tripoli; sono stati previsti
se. I “tecnici”
to colmare.
anche momenti di tandem linguistici e scambi di comunicazione,
non sono meri
Essendo il gosia formale che informale.
amministratori
verno attuale
Se la situazione lo permetterà, gli studenti italiani partiranno per
ma ricoprono
politicamente
Tripoli e vivranno un'esperienza analoga ai loro colleghi libici.
cariche politi“incolore” le
che
carattevecchie
Summer School italo­libica
rizzate
da
amplissima
discrezionalità operativa e costituzionalmente deputate alla elaborazione ed attuazione ai più
alti livelli dell’indirizzo politico
generale di un Paese. E’ fisiologico perciò che la loro attività di
governo sia concreta espressione di tutta quella serie di bisogni, interessi ed aspirazioni (ad
onor del vero non sempre
coincidenti con il bene comune)
sussumibili sotto la nozione di
interesse pubblico, per forza di
cose mai neutrale in quanto autonomo presupposto praticonormativo della concreta gestione della cosa pubblica da parte
delle pubbliche amministrazioni, uniche vere depositarie del
dovere-diritto alla neutralità.
Non dobbiamo stupirci perciò se
nell’Italia di Monti (e di Dini
prima di lui), nella breve
parentesi della Grecia di Papademos e forse nel prossimo futuro dell’Egitto troviamo (o
troveremo) importanti riforme
strutturali che anche ad una prima superficiale analisi svelano
precisi programmi ed indirizzi
politici, a loro volta presupposti
per un programma più vasto ed
attuabile in un lungo periodo
nonché rappresentativo di una
radicale svolta in una nuova direzione della gestione della cosa
pubblica. Una svolta che sarà
veramente intrapresa dai politici solo quando l’interregno dei
tecnici - non votati, non votabili
e politicamente non responsabili - avrà cessato il suo corso.
Daniele Bianco
La Libia dopo Gheddafi
Intervista a tre ragazzi libici
po' spaesato, così un uomo si
è fermata per aiutarlo; lui ha
risposto che si era perso, allora l'uomo ha tirato fuori il
cellulare dicendogli "Chiama
la tua famiglia" e questo che
era uscito da carcere ha chiesto "Che cos'è?". Cioè lui non
sapeva che cosa fosse un
cellulare. L'avevano messo in
carcere a 14-15 anni, prima
che uscissero i telefonini. E
queste sono le cose che noi
sappiamo, ci sono anche cose
che non sappiamo.
Riguardo ai mercenari di
Gheddafi? Ora dove sono?
Alì C'era un esercito che aiutava Gheddafi, molti mercenari
venivano
dall'Africa
centrale. Adesso sono in prigione sotto il comando dei rivoluzionari,
ci
sono
veramente tantissimi campi
di prigionieri, il più grande è
a Misurata ma ce n’è anche a
Tripoli, Benghazi, Zawia, Zlitan… non so però di preciso
chi fossero, questi mercenari,
perché i ribelli non vogliono
rilasciarli.
Ranwa Il marito di mia sorella era uno dei ribelli e ne
aveva beccati due durante la
guerra, avevano a carta
d'identità ed erano ragazzini.
Loro stessi hanno ammesso
che Gheddafi li pagava 200250 dollari al giorno. Mio
fratello, invece, era pilota
dell'Afriqiyah [compagnia aerea libica, n.d.r.] e la settimana in cui le manifestazioni
sono iniziate c'erano voli
continui verso Paesi africani,
continuavano a chiamarlo per
andare là. L'aereo partiva
vuoto e tornava pieno di
mercenari. E quando arrivavano in Libia ne facevano di
tutti i colori.
Che sensazione avete provato nel vedere le immagini, piuttosto dure, della
cattura di Gheddafi?
Alì Non mi ha fatto piacere
vederle: tutto il mondo, in
questo modo, avrà pensato
che la Libia sia un paese duro
e vendicativo. Non mi è piaciuto proprio come gesto, è
stata semplicemente un’azione punitiva, lui era un prigioniero di guerra e doveva
andare al Palazzo di Giustizia.
Il figlio Seif, adesso, è a
Zintan, e a Tripoli non ci
torna ovviamente, per lui non
sarebbe sicuro.
Nader Gli italiani non sanno
quello che Gheddafi ha fatto.
Ci sono tantissime persone
che sono morte bruciate, sepolte vive, buttate in mare.
Mettendomi nei panni di uno
che, per esempio, ha perso il
fratello in questo modo, durante la rivoluzione, penso:
una volta trovato Gheddafi,
come potrei lasciarlo così,
senza fare niente?
Ranwa Parlavamo proprio di
questo con i compagni
dell'università italiana. Mi
hanno detto "Noi non siamo
per la pena di morte, qualunque cosa lui abbia fatto".
Ok, posso capirlo. Però
quando tu ti vedi ammazzare
la sorella davanti agli occhi,
quando ti forzano a stuprare
tuo padre o tuo fratello... si
parla di 80 mila ragazze stuprate, e nell'Islam una ragazza che non è vergine è
finita per sempre, Dio solo sa
quanto ci vorrà per loro per
superare questa fase terribile.
Mi viene in mente che c'era
una camera da letto sotto
l'università pubblica di Tripoli, col bagno e tutti gli attrezzi
per l'aborto. In università
c’erano
le
telecamere,
Gheddafi sceglieva la ragazza
che gli piaceva, la stuprava e
se per caso rimaneva incinta
capitava anche che la facesse
ammazzare.
Non
posso
provare pena per come è
morto.
Continua sul sito
bit.ly/OONShV
giochi
periodico mensile
Numero 68
Lunedì 22
Ottobre 2012
Lotta dura, senza paura.
O Kamchatka, o morte!
Corteo
C
iao giovani studenti autonomi e operai armati per
il comunismo, il collettivo di Kronstadt ha deciso, tramite assemblea proletaria, che per
il numero 68 si debba parlare di
un gioco di classe, nel senso di
lotta di classe! Con una votazione per alzata di mano si è deciso
che il gioco fosse Corteo! Gli
autori sono i compagni Massimo
Casa, Giulio De Petra, Alvaro
Lojacono, Piergiorgio Maoloni,
Sergio Zoffoli, uno di loro a Roma ancora ha delle copie che
vende su richiesta. Il titolo risale a gli anni '70 e fu edito da I libri del No prima, e da
Mondadori poi (all'epoca legata
al gruppo L'Espresso e non
ancora rubata da Fininvest), prima di venire censurato e tolto
dal mercato ludico dall'oppressione reazionaria dei governi
che si sono susseguiti negli ultimi 40 anni. Il gioco è un tipico
wargame ma con un'ambientazione unica: quella di una manifestazione non pacifica stile '68
nel centro di una ipotetica metropoli europea. Questa viene
presentata, come usuale in questa tipologia di giochi, da esagoni colorati a seconda del terreno
e questo influenza il movimento
dei due schieramenti, per
esempio nelle case popolari non
possono
entrarci
le
forze
dell'ordine, nei giardini non
possono entrare le camionette,
le caselle metro consentono di
"teletrasportarsi" in altre caselle
metro non adiacenti ecc. Sulla
mappa si affrontano due schieramenti: il corteo, il cui obiettivo è conquistare più luoghi
strategici e le forze dell'ordine,
il cui obbiettivo è arrestare più
componenti del corteo possibile.
Le unità di quest'ultimo sono diversificate a seconda dei gruppi
politici che componevano lo
spettro della sinistra radicale degli anni '70: autonomia operaia,
marxisti leninisti, anarchici,
femministe ecc. [1]. La fazione
del potere è invece composta da
caramba, vigili, celere, blindati
ecc. Tutte le pedine hanno un
valore di movimento e uno di
forza di combattimento. Il primo influenza ovviamente il mo-
vimento ma anche la possibilità
(che hanno solo alcune unità) di
effettuare dei colpi a distanza,
mentre il rapporto del valore
forza di due unità che si scontano influenza il combattimento.
Sia il combattimento che i lanci
si decidono tramite il tiro di un
dado che individua il risultato
su una tabella, l'esito consiste
nel dover fare indietreggiare la
pedina colpita di 0,1,2 caselle.
Qualora un elemento non possa
muoversi viene catturato dalla
fazione nemica. La partita si
svolge in 10 Mani composte dal
turno del corteo e da quello del
potere al termine delle quali si
effettuerà il conteggio dei puntivittoria. Ogni Turno è suddiviso
in una Fase di Spostamento (in
cui è prevista anche la possibilità di lanci a distanza sia da una
che dall’altra parte) e in una Fase di Scontro (due unità nemiche
a
contatto
devono
scontrarsi). Oltre che ai diversi
scenari (scenario internazionalista, scenario antifascista, scenario
sociale,
scenario
anti-repressivo) esistono anche
due varianti: “black-out” (giocabile solo dai quattro giocatori in
su e che prevede che i vari
gruppi che costituivano il corteo
nel gioco base siano in realtà
delle bande in competizione tra
loro nell’accaparrarsi la merce a
furia di espropri) e “dei
folleggianti” che è una rivisitazione stile party-game. È da evidenziare come il tema del gioco
sia
affrontato
in
maniera
informata ma scherzosa come si
7
evince dai nomi dati alle strade
e ai luoghi della mappa: Largo
alle Tangenti, Largo ai Rossi,
Porta pazienza, Piazzale Bombe
ecc.
Corteo! è un gioco che, aldilà di
alcuni aspetti negativi come la
non completezza e chiarezza del
regolamento, la lunga durata ed
il fatto di poter giocarci sostanzialmente solo in due, può
dare grosse soddisfazioni in
particolare grazie all'atmosfera
un
po'
"clandestina"
data
dall'ambientazione e dall'artigianalità del gioco. Oltre a questo
anche il comparto tattico, una
volta correttamente dipanato il
regolamento, risulta essere decisamente interessante. Bene rivoluzionari dell'ultima ora, vi
saluto e vi dò appuntamento in
piazza.
Hasta
la
victoria
siempre!
Jco
[1] Esistono anche gli "zombi", la
cui definizione per chi fosse
interessato è contenuta nel
gioco.
DOTA 2
Un sequel tecnicamente obbligato
S
e esistesse un Nobel per i
videogame
DotA
ne
avrebbe certamente vinto
uno. La storia di DotA, riassunta
in poche righe è la storia di una
mappa Custom (ossia con impostazione diverse da quelle
standard) di un popolare videogioco, WarCraft III edito dalla
Blizzard (famosa anche per
leggende tipo StarCraft, Diablo e
il MMORPG più diffuso al
mondo: World Of Warcraft). Alla
fine del secolo scorso usciva
WarCraft III un interessante RTS
basato sul MicroControl che mischiava alle normali caratteristiche di un RTS (unità, costo,
strategie...) anche unità in grado
di migliorarsi nel tempo acquisendo esperienza e oggetti: gli
eroi. In questo calderone di “novità” hanno inserito una funzione che, forse un po' a sorpresa,
si è rilevata la vera essenza della
longevità di WCIII: un potente
editor interno di mappe con la
possibilità di modificare quasi
qualsiasi aspetto del gioco, con
un linguaggio di programmazione molto semplice e intuitivo
(ho provato io stesso, ci si
impiega molto poco ad impararlo anche per chi non mastica
molto di informatica).
La
facilità
d'uso,
potersi
connettere a Battle.net gratuitamente (rete per il gioco online
della Blizzard) e la comunità
hanno portato alla creazione di
numerose mappe con ambienti,
regole, abilità modificate in grado di portare WCIII a diventare
totalmente un altro gioco, da
quelli di “tag” (una specie di
acchiapparella), fino a mappe
sull'evoluzione dell'uomo, o con
razze non esistenti nel gioco originale passando perfino da una
parodia di “Mario Party” celebre
gioco della Nintendo.
Da qui nasce DotA, Defence of
scelto tra una folta schiera di più
di un centinaio di possibilità, e
guidare le proprie truppe alla
vittoria. Si gioca a squadre di 5
contro 5 e l'obbiettivo finale è
distruggere l'Ancient avversario,
ovvero l'edificio nel mezzo
dell'accampamento nemico. Le
particolarità del gioco sono
principalmente il grande divario
di abilità che ci può essere tra
the Ancient. L'impostazione è
semplice: due fronti contrapposti (bene e male, strano eh?)
con tre linee principali di battaglia dove si incontrano, con cadenza e numero regolare e pian
piano forza crescente, le truppe
di base controllate dal computer
secondo un semplicissimo e
prevedibile
modello
di
comportamento. Il giocatore dovrà controllare invece un eroe,
un giocatore e un altro, il grossissimo bagaglio di esperienza
che il giocatore può e deve
acquisire per giocare a livelli
sempre più alti, l'appagamento
nel riscontrare un risultato migliore all'aumentare delle proprie capacità, la gratuità e una
gigantesca comunità alle spalle
e, ciliegina sulla torta, essere
protagonista di numerosi tornei
internazionali nonché elemento
culturale in alcune nazioni
(Bass Hunter, artista nordeuropeo, ha scritto una canzone sul
videogioco in questione, arrivando nella top ten nei paesi
scandinavi).
Su questo gigantesca pool di
player si innestano i primi “eredi” di DotA, League of Legend
su tutti.
Questi progetti, portati avanti
dagli sviluppatori originali e
successivi della mappa originale
hanno avuto un riscontro positivo ma non completamente
soddisfacente: i giocatori sono
legati al bagaglio esperienziale e
di conoscenza che si portano
dietro da DotA. Ecco che quindi,
l'annuncio da parte di Ice Frog
(nickname
dell'attuale
sviluppatore di DotA) e della Valve
di voler creare un sequel di DotA, DOTA 2. Con mia enorme
gioia sono riuscito ad entrare in
possesso di una “Beta Key” per
esplorare questo nuovo fantastico mondo. Non c'è molto da dire
sul videogioco in sé, se non che
riprende per filo e per segno
tutto ciò che è presente su DotA, toglie alcune limitazioni che
erano presenti (una su tutte
l'impossibilità di fare mappe di
dimensioni maggiori di 8 mega),
la grafica è molto migliorata ma
meno stilizzata, rendendo più
difficile individuazione di alcuni
eroi. Ci sono alcune cose che
potrebbero migliorare ma in
ogni caso si tratta ancora di una
closed beta e quindi il tutto è
ancora molto variabile.
Cosa c'è invece di importante da
dire su DOTA 2 che mi ha spinto
a scrivere questa “recensione”?
Il gioco sarà gratuito. Mi direte
“e vabbeh, è pieno di giochi
gratuiti in cui poi basta pagare
per avere opzioni migliori,
oggetti più forti, maggiori possibilità”. Vero, ma non è il caso di
DOTA 2 dove l'unica cosa che si
può comprare sono oggetti puramente estetici per gli eroi e che
non influiscano eccessivamente
sulla
caratterizzazione
dei
personaggi. Rimarchevole, invece, la possibilità di inviare i propri lavori grafici e di modeling
di nuovi oggetti alla Valve, che
se giudicherà buono il lavoro lo
metterà in commercio e dividerà parte dei compensi con l'autore. Si, avete capito bene, non
solo il gioco è gratuito ma vi pagano anche. Il gioco dovrebbe
uscire entro la fine del 2012 (ne
dubito ma fidiamoci), necessiterà di un account Steam (sempre
gratuito). Per concludere, DOTA
2 è DotA; ha dovuto fare un passo in avanti e fare questo salto
perché non poteva rinunciare
né alla propria espansione (limitata nel gioco originale) né
distruggere il bagaglio di conoscenze che la comunità si porta
appresso che è anche fondamento della comunità stessa.
Andrea Michielon
Reg. Trib. Pv n° 594 ­ ISSN 1972­9669 ­ Stampa: Industria Grafica Pavese SAS, Pavia ­ Chiuso in redazione 22­10­2012 ­ Tiratura 2000 copie ­ 2012, Alcuni diritti riservati (Rilasciato sotto licenza Creative Commons 2.5 Ita by­nc­sa)
8
I
o prego a modo mio. Se ti prepari a rapinare una banca, e
ti dici "spero che ci sia un
sacco di grana", cos'altro è se non
una preghiera?
- Miles Davis - intervista La segretaria come un computer
annuncia che il paziente seguente ha chiamato per disdire
l’appuntamento, pochi minuti
prima. Lo fa con un tono monocorde che mette quasi i brividi.
Così, pensando di avere l’ora seguente libera, lo psicanalista si
mette a sfogliare i libri, da lungo
addormentati sullo scaffale,
stanchi della loro conoscenza.
Di colpo un enorme rumore, come l’esplosione di qualcosa lo
richiama, una fitta nebbia invade la stanza, insieme ad un odore strano. Cannella. Cannella e
qualcos’altro. Cannella e…
– Essenze floreali.
Dice una voce da dentro il fumo.
– Essenze floreali e cannella, il
mio preferito, dice la voce.
Mano a mano che il fumo si dirada si inizia a scorgere una
piccola donna molto curata
nell’aspetto, occhi grandi e viso
simpatico, carnagione un po’
tendente al rosso. Lo psicanalista è sconvolto, non si sa dare
spiegazioni.
– Gliele do io le spiegazioni: ho
visto che le è saltato un
appuntamento ho pensato di
riempirle l’ora buca.
– Ma lei esattamente chi è?
– Lei mi conoscerà come il diavolo, Lucifero, Satana, il Male o
non so cosa d’altro. C’è una
letteratura piuttosto fantasiosa
in merito. Ma se per lei va bene
può chiamarmi Antonietta.
Lo psicanalista è senza parole. E
tra tutte le domande che gli passano per la testa sceglie la più
inutile:
– Perché cannella ed essenze
floreali?
– Mi sembrava il caso di rompere con questo stereotipo dello
zolfo. Sa com’è. Dopo un po’, ho
pensato, stufa. Inoltre se lo lasci
Università di Pavia
Premio di Studio
MASSIMO GHIMMY
È stato conseguito, per
l'anno 2012, dalla dott.sa
ORNELLA GIANESIN, laureata con lode in Culture Europee e Americane, che ha
discusso la tesi
"Pedro de Ona, El arauco domado: Edizione critica."
Motivazione del premio:
"L'edizione proposta, degna
di pubblicazione per completezza ed esaustività, corregge
una tradizione editoriale
ottocentesca e primo novecentesca insoddisfacente sul
piano filologico ed offre, per
la prima volta, un'interpretazione completa del testo".
Relatrice: prof.sa L. Guerra
racconto
periodico mensile
Numero 68
Lunedì 22
Ottobre 2012
Sotto i sanpietrini, la spiaggia.
Il bene, il male, e altre sfumature in mezzo.
dire, l’odore di zolfo non istiga
al peccato come si potrebbe credere, funzionano molto meglio
cose come il frutto della passione, o le essenze di sandalo.
– E come mai…
Lo psicanalista è senza parole.
Tutto quello che gli riesce è di
indicarla.
– E perché donna, mi chiede?
Dato che posso prendere le
sembianze di qualunque cosa:
donna per un fatto pratico.
Le gonne coprono meglio le
gambe caprine. Passeggiare per
città con queste, gliel’assicuro, è
piuttosto snervante.
Lo psicanalista non crede a
quello che sta succedendo ed è
seriamente terrorizzato.
– Ma posso sapere come mai è
qui, voglio dire, vorrebbe che facessi qualcosa per lei?
– Lei dovrebbe fare solo il suo
lavoro. Le spiego in breve la situazione. Le cose vanno male e
vanno male per il semplice fatto
che io sono depressa. Mi ero
montata la testa, il lavoro andava talmente bene che mi sono
montata la testa, e quando poi
ho avuto delle delusioni, da allora la mia autostima rasenta lo
zero, e il lavoro di conseguenza
ne risente.
E se lei considera che il mio lavoro è quello di libero imprenditore nel campo delle anime,
capisce anche lei che perdere la
testa potrebbe essere davvero
dannoso per il nostro scopo.
– Scopo?
– La vittoria del male sul bene.
Lo psicanalista ha un brivido.
– Io glielo devo dire però,
parteggio per l’altra squadra.
– Succede sempre la stessa cosa.
Vede, la metta così: se lei adesso
mi dà una mano, lei aiuta il male e va all’inferno.
E lì ci sarò io e le assicuro un
trattamento di tutto rispetto.
Se lei adesso non mi dà una mano, è curiosa la questione,
perché ai piani di sopra non ci
andrà lo stesso, a causa di una
certa lista di peccatucci che, assommati, glielo devo dire, sono
davvero ragguardevoli. E finirà
di conseguenza sempre da me,
che nel frangente non sarò così
misericordiosa.
C’è anche la questione del
sincero pentimento, ma a proposito le chiedo: è sicuro di riuscire a purificarsi per bene
l’anima, adesso che sa che al
piano di sotto ci sono io?
Voglio dire, ce la farà davvero ad
avere un pentimento sincero e
non uno di comodo, dettato
dalla paura di quello che la
aspetta? Guardi che ai piani di
sopra hanno un occhio allenato
per certe cose. Ah, dimenticavo
un’altra piccola clausola: se non
mi dà una mano subito, io subito la uccido.
Così lo psicanalista decide di
aiutare il male, dimostrando
ancora una volta l’enorme divario tra pratica e teoria.
– Mi dica allora, qual è il problema.
– Vede, mi sono montata la testa. È successo per un fatto strano, una fortunata serie di eventi
che ha portato un sacco di gente
ad attribuire a me diverse cose
che non ho fatto ma sa com’è, lì
per lì, sentendo elogiare così
tanto il mio lavoro, uno non è
che va tanto a cercare le finezze,
quando gli fanno i complimenti.
– Mi spiega bene le circostanze?
– Certo. Vede, io sono il male,
ma non sono tutto il male.
Io sono la cattiveria, io sono il
male ma solo quello fatto con
dolo. Il mio campo operativo è
quello, quel male fatto con
consapevolezza. Di cui fa parte
tra l’altro anche tutto l’operato
malefico che le persone con se
stesse non ammettono, come
per esempio quella soddisfazione privata che si ha nel fare un
dispetto a qualcuno, tutta roba
mia. E quando si attribuisce
questo a me, si è nel giusto. Il
problema viene invece quando
qualcuno fa del male senza volontà, per pura distrazione, o
per ignoranza. Quella non è roba mia, io non c’entro nulla con
quella robaccia. Solo che in questo periodo la gente è molto
portata a sentirsi cattiva per il
male fatto per distrazione.
– Bé mi pare abbastanza ovvio.
Voglio dire, questa gente si
pente di aver fatto male, voluto
o no.
– Sa quando ho realizzato che
qualcosa non andava, sa quando
ho deciso di venire da lei?
Quando mi arrivava gente che
non
s’aspettava
di
essere
mandata ai piani bassi. Ed erano
questi qui. E sa la cosa curiosa?
Non me li mandavano giù per il
fatto che loro avevano fatto del
male in vita, perché le ripeto,
sul male fatto senza dolo ai piani di sopra sono di vedute
piuttosto ampie. Questi venivano mandati giù per il fatto che
non avevano preso in considerazione l’errore.
– Ma come no, se si sentivano
in colpa!
– È questo il punto: se uno si
sente in colpa ed è appurato che
non ha colpa, si sta prendendo
in giro, mi segue? E sa perché lo
fa? Per evitare di prendersi la responsabilità di aver fatto del male. Non accetta di averlo fatto
senza accorgersi, e pur di non
rivendicarne la paternità, preferisce fare la madonna addolorata. E non appena quelli del
piano di sopra li vedono me li
mandano giù, e loro li riconosci
subito perché hanno la faccia
spaurita, sconvolta: non se
l’aspettavano.
Così col tempo mi ero montata
la testa. E quando ho scoperto
che tutta questa gente non era
roba mia, io glielo devo dire,
l’autostima ne ha risentito
parecchio.
Ho
smesso
di
mangiare, di dormire. Neanche
torturare mi dà più la stessa
soddisfazione di una volta.
– Sì credo di aver inquadrato il
problema, ci sarà da lavorare.
– Ci vediamo martedì prossimo,
alle dieci, allora, dice il diavolo.
– Ma veramente io martedì ho
la signora Cazzaniga.
Il diavolo consulta una pergamena ripetendo a bassa voce:
Casagrande, Caselli, Cazzani.
Alza gli occhi sorridendo e
mentre scompare dice:
– Non si preoccupi, per martedì
la libero io.
Da: Vorrei vedere te, “col cuore in
pace”, Alessio De Santa,
Edizioni OMP
Credits in brevis: la foto a pag. 4 viene da Flickr, dall'utente Lexie Flickinger. L'immagine del kalimotxo dice
"Castigando il fegato dei giovani dal 1976", non voglio sapere cosa è successo quell'anno. La copertina di Corteo
viene da Boardgamegeek.com e per tutto il resto (fototitoli compresi)... c'è Google. La vignetta è di Saura.
Belushi R.I.P.
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