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Arriviamo, eh! - Università degli studi di Pavia
periodico mensile Numero 68 Lunedì 22 Ottobre 2012 ISSN 19729669 SP EC IA LE M AT RI CO LE k ronstadt 68 © Massimo Ghimmy Arriviamo, eh! Dove sono i giovani di una volta? M Doppio Renzi di Riccardo Catenacci stereotipo comune bollare il nuovo che avanza come minaccioso o deleterio; soprattutto quando entra in scena sulle note di David Guetta, con colorato sfondo di imperiosi avverbi: “Adesso!”. Il 22 Settembre Matteo Renzi ha portato in scena anche a Pavia il suo show elettorale (in vista delle primarie del PD che lo vedono opposto al segretario Bersani) e fin dai dettagli estetici e organizzativi si capisce come , in puro stile berlusconiano, a farla da padrona sia la forma sopra ogni contenuto: proiezione di video –ora simpatici e autoironici, ora commoventi e profondi- e battute telefonate, ben poco in sintonia con la tanto decantata ironia toscana, a condire una sommaria presenta- È zione del programma (ancora in attesa di una definitiva stesura, in ossequio al mantra grillino della rete sovrana) che stupisce per prevedibilità e piattume. Pare scontato aspettarsi che un candidato, nel momento in cui esce fisicamente dal mondo mediatico dei volantini e delle dichiarazioni d’intenti presentandosi davanti a un uditorio, sappia coinvolgere il suo elettorato –potenziale o già acquisito che sia - puntando con decisione su quei punti del programma che più sente suoi, o che l’attualità e il contesto gli suggeriscano come maggiormente puntuali e urgenti. continua a pagina cinque La Libia dopo Gheddafi Intervista a tre studenti di Tripoli a cura di Emme C ome avete vissuto il periodo delle rivolte? Ranwa A gennaio del 2011 ero con i miei a Roma e vedevamo le proteste in Egitto e Tunisia. Ci dicevamo "E se succedesse in Libia?" ma nessuno pensava che sarebbe successo veramente... Quando è iniziata la rivoluzione a Benghazi abbiamo avuto paura: in strada a Tripoli si vedevano gli uomini di Gheddafi che giravano in macchina, poi la gente ha cominciato a scendere in Piazza Verde a festeggiare, pagata da Gheddafi. I telefoni e le auto erano controllati, molti ragazzi tutt'ora non si trovano. Mancava quasi sempre la luce, specialmente durante il Ramadan… però non ho mai visto i libici così attaccati ed affettuosi: erano presenti per gli altri, anche se non si conoscevano. Capitava di vedere due o tre case che si mettevano d'accordo per cucinare tutti insieme, anche per i ribelli che stavano in strada. Alì Durante la guerra ero a Zlitan, dove abita la mia famiglia. E' una città vicinissima a Misurata, dove c'è stata la guerra "ve- ra". Infatti oggi la città è quasi completamente distrutta. Nader Quando è iniziata la rivoluzione io ero a Perugia, sono tornato e ho lasciato l'università per aiutare i miei cugini e i miei amici a Zintan, la mia città. Sono andato fra i ribelli, entrando in Libia dalla Tunisia. La prima volta avevo paura ma quando ho visto giovani, bambini, andare e combattere, la paura è passata. L’ho sentito come un dovere. Volevo fare una cosa che sarebbe rimasta con me per tutta la vita, una cosa buona. L'ho fatto per la gente, per i libici, e per Dio. Nient'altro. Ci sono invece persone che si sono mosse per rubare, per guadagnare vendendo auto e armi rubate... dopo la rivoluzione molti si sono arricchiti in questo modo, ma io no. Cosa non vi piaceva della Libia di Gheddafi? Ranwa A Gheddafi dava fastidio che i libici socializzassero. Per esempio, c'era un club dove andavamo e quando lui ha visto che d'estate avevamo un posto dove andare, l'ha fatto buttare giù. continua a pagina sei Scrivici a [email protected] e seguici su: www.kronstadt.it Twitter @KappaPV www.facebook.com/KronstadtPavia i capita sempre più spesso, quando incontro una persona anziana, che questa mi dica “Siete voi giovani che dovete fare qualcosa per cambiare il mondo! Dove siete finiti?” Probabilmente chi si sbottona così ha vissuto gli anni Sessanta, magari era parte attiva dei movimenti studenteschi o operai e si chiede perché oggi, in una situazione di disagio sociale, nessuno scenda in piazza in modo deciso e determinato. Nel 1968 avevo -20 anni, dunque non posso parlarne come chi c’era ma, di sicuro, c’è che i movimenti politici di quel periodo mi danno un’idea di unitarietà che oggi non trovo da nessuna parte. Basti pensare al Maggio Francese, un momento durante il quale gli scioperi studenteschi e operai hanno davvero bloccato il Paese: per azioni di tale portata sono necessarie una reale comunione di intenti e una notevole capacità – voglia? – di agire come un corpo unico. Dov’è ora uno spirito come quello? Non penso sia corretto sostenere che “non c’è più la gioventù di una volta”, piuttosto direi che le energie dei giovani restano solo potenziali per un motivo preciso: oggi, fra persone, tendiamo a non vederci come “compagni” ma come “rivali”. Viviamo in un’epoca profondamente individualista, in cui supportare l’altro è una perdita di tempo, perfino un danno per se stessi, e non un atto costruttivo per la collettività. Non credo manchi la coscienza dell’esistenza di un problema – non abbastanza da giustificare un tale vuoto di azione, almeno – mancano piuttosto la fiducia e il sostegno reciproci. Chi vuole protestare, attivarsi, può forse avere la certezza di non essere solo, all’inizio, ma non avrà la stessa sicurezza per un lungo periodo. Non esiste più la disponibilità a “lasciarsi da parte” per una causa maggiore da realizzare insieme: l’applicarsi in qualche modo per prevaricare gli altri è la causa maggiore. Quale meraviglia, dunque, nel sentir dire frequentemente: “Io scenderei in piazza anche subito, ma cosa posso fare da solo?” Emme 2 locale periodico mensile Numero 68 Lunedì 22 Ottobre 2012 Pagherete caro, pagherete tutto. Primavera No matter how cold the winter, there's a springtime ahead L a sera del 30 Dicembre 2009 avvenne qualcosa, proprio qui, nella piccola e tranquilla Pavia. Accadde qualcosa di allarmante, qualcosa che forse preannunciava il decorso verso gli ennesimi episodi che hanno segnato le ultime settimane, qualcosa che era a sua volta sintomo di un malessere nel pavese a lungo ignorato. Dopo una birra al pub, quella sera, tre ragazzi e una ragazza si avviano verso la loro macchina quando si rendono conto che un gruppo di circa otto nazi-skins li sta seguendo. Cercano di camminare più velocemente, di raggiungere Strada Nuova, di raggiungere in un luogo affollato, sotto la luce dei lampioni. Ma strada nuova è quasi deserta quel 30 Dicembre e loro, si ritrovano al centro di una ben definita formazione. Sono al centro della strada adesso e quel branco si è diviso in due ali, una delle quali cammina alla loro destra, e l'altra alla loro sinistra. "Forse vogliono soltanto spaventarci" pensa uno dei ragazzi ma non osa comunicare quel pensiero agli altri che camminano silenti accanto a lui. "Ehi Luca, non senti anche tu puzza di merda?"- irrompe uno dei nazi parlando ad un'altro sul marciapiedi opposto. "Si, qui c'è proprio puzza di merda"- conferma l'altro. Uno dei ragazzi al centro della strada alza lo sguardo dall'asflato nero per una frazione di secondo. "Che cazzo hai da guardare?"- domanda un'altro ancora cogliendolo sul fatto. Nessuna risposta, la testa si riabbassa. Si continua così per un tempo interminabile fino a che all'ingresso dell'Università, la formazione dei nazi-skins cambia ancora, si ricompattano lasciando i quattro ragazzi letteralmente con le spalle al muro. "Hai il giubbotto rosso e non va bene" Eccolo. Il pretesto che aspettavano. Un giubbotto rosso forzatamente riconducibile all'appartenenza politica opposta. Eccolo qua, il casus belli che tanto si affannavano a ricercare. "Io non sono comunista." A nulla valgono spiegazioni a chi ha deciso che deve picchiare, a chi ha deciso che questa è la sua strada, a nulla servono le parole a chi ha deciso di non ascoltare, di non capire. È una esecuzione e quelle che seguono sono botte. Uno dei nazi si avventa contro il ragazzo dal giubbotto rosso. Sono quattro ganci diretti quelli che arrivano sul suo volto. Il labbro si spacca. Un'altro nazi si scaglia contro l'amico, lo colpisce violentemente in volto facendolo cadere a terra e conclude infierendo con calci nel costato. Solo uno dei ragazzi rimane in piedi, assieme alla ragazza. "Non fai niente per aiutare i tuoi amici?"- lo schernisce. I due picchiatori intanto osservano il loro operato tronfi, gli altri assistono ciechi muti e sordi, spettatori di un film già visto forse altre volte. Scappano. Fuggono come coniglietti nella brughiera al primo accenno di movimento. Si disperdono tra i vicoletti di Pavia lasciando i quattro malcapitati lì tutti in fila, portartori di ferite visibili e invisibili. Qualcuno scriverà in merito a quei momenti : "è capitato a noi, ma la violenza gratuita non conosce motivazioni. Sarebbe potuto capitare a chiunque altro proprio perchè la violenza, l'istigazione, la frustrazione si scatenano come una furia per sciocchi pretesti e per cause inesistenti." E ancora: "Sono spaventata e allo stesso tempo disgustata per questo lato dell'umanità che ho conosciuto. Avevo una considerazione maggiore degli esseri umani. Con questo vi invito tutti a riflettere sul rispetto reciproco, sulle differenze che ci caratterizzano gli uni dagli altri ma che sono una grande ricchezza e non un difetto da annientare e reprimere." Prima il 14 di febbraio poi il 25 Settembre 2012, si sono tenute due diverse udienze presso il Tribunale di Pavia in cui sono state ascoltate le quattro vittime rispetto a questi eventi. Ad oggi solo tre degli otto naziskins risultano essere stati identificati con certezza. L'identificazione dei loro "compagni", anche se non è mai stato usato tale termine in modo più inappropriato, rimane nelle mani di altri testimoni presenti sulla scena e che non erano stati notati dalle vittime a causa della foga dell'azione ; testimoni che senza macchiarsi d'omertà, o peggio, di favoritismo potrebbero inchiodare gli altri componenti del branco e rendere giustizia a chi quella notte non la dimenticherà mai. I geologici tempi della giustizia rimandano ancora una volta il caso alla prossima udienza fissata nel mese di Giugno dell'anno prossimo. Mentre questa storia giunge lentamente ad una conclusione rimangono però delle insistenti domande. Come si può permettere oggi che atti simili accadano di nuovo? Come può essere che dopo questi avvenimenti, si senta ancora una volta, e un'altra e un'altra ancora parlare di scene, episodi simili? Chi permette che questo accada? "Ma come sempre se cercate un colpevole, ahimè non c'è che da guardarsi allo specchio"- dice V nel film V per Vendetta. Perché forse quello che è stato fatto per combattere questo genere di sopprusi non ha funzionato, non del tutto. Questo tuttavia per me non è un autunno. Questa è comunque una primavera. E non perchè la storia che ho raccontato sta volgendo verso un epilogo ma perchè nonostante gli altri episodi scaturiti di recente, ci viene dato ancora motivo, ancora l'occasione di alzare la voce, di gridare ancora una volta e ancora più forte –Basta!- , di ribadire con maggiore forza che questa città deve essere libera dal peso della paura, dell'oppressione, dell'intolleranza a qualsiasi livello questa faccia riferimento. Perchè non è possibile che si debba aver timore di girare per strada, aver timore d'aver indosso qualcosa di –sbagliato– che non incontri l'elegante bon ton dei gruppi più estremi, che si debba aver timore a manifestare le proprie idee, paura di essere liberi, di essere picchiati, aggrediti, insultati per questo . Prendiamo tutto quello che sta accadendo come una spinta ad infiammare gli animi ma manteniamoli accesi questi fuochi. Non dimentichiamoci di chi ha subito queste ingiustizie. Sennò ancora una volta avremo giustificato il ripetersi di questi atti. Lasciamo che i fiori di questa primaversa sboccino in tutte le loro forze. La Gatta Christie Storie di cittadini pavesi Intervista a Mara (37 anni) G li Educatori Professionali del III anno dell’Università di Pavia nell’ambito del progetto “Comprendiamoci-Choevasmi“ vogliono presentarvi: “Storie di Cittadini Pavesi“… perché spesso non conosciamo chi ci abita accanto o pensiamo di conoscerlo pur non sapendo niente della sua vita. Hai episodi da raccontarci di malattia di tua figlia? Mia figlia non è mai stata male, quindi non abbiamo avuto bisogno di rivolgerci a nessuno, mia figlia (M.) è stata sempre sana come un pesce! Invece qualche tuo parente? Si, una volta, la morte di mio padre. Era un uomo giovane, non era vecchio, era fuori che lavorava e aveva un cane lupo. Io ero fuori a stendere, tutto ad un tratto ho sentito che questo cane che abbaiava, sono andata dietro al cane a vedere e lui mio padre aveva avuto un infarto. Abbiamo dovuto prenderlo su e metterlo in macchina. E' stata proprio una brutta esperienza, dopo lui è morto durante il tragitto, è morto sulla macchina. Io non ho avuto il coraggio di salire su, nessuno è coraggioso per queste cose. Poi l'hanno portato via... insomma è stata proprio una brutta esperienza. Quando avete problemi di salute provate a sbrigarvela fra di voi ? No io vado subito in ospedale, non sono una che si fa pregare, quando sento dolore o qualcosa vado subito. Hai il medico? Si si, sempre avuto , chiamiamo anche l'ambulanza nei casi più gravi dipende dalla persona, ad esempio se capita a me chiamo subito l'ambulanza perché mi sento più sicura. Comunque dipende dai tempi, se è urgente andiamo noi altrimenti chiamiamo l'ambulanza. Con i pediatri come vi trovate? Bene, mia figlia ha sempre avuto il pediatra. In caso di febbre alta o qualche influenza praticate riti? Assolutamente no!!! (ridendo) mai fatto niente del genere! Magari una volta si usava ma adesso no, si va dal medico o pediatra. Per la gravidanza? Sempre dal medico e parto in ospedale. Nonostante il senso comune ci induca a pensare che questa popolazione sia ancora legata a rituali arcaici per la cura delle malattie; dalle risposte che abbiamo ricevuto i Sinti usufruiscono dei vari servizi sanitari come fanno tutti i cittadini quando ne hanno la necessità. La concezione della cura del corpo si è evoluta nel corso degli anni. Forse è arrivato il momento di sfatare questo mito delle guarigioni magiche per far luce su ciò che invece accade. Bisogna comunque sottolineare che se anche il ricorso alle istituzioni sanitarie è diventata la regola, in caso di urgenza e di fatti gravi tendono ad intervenire in prima persona. Non si è ancora consolidata la pratica di richiedere l’intervento di un’ambulanza. Ne sono un esempio i racconti narrati nell’intervista, ma anche i fatti più recenti relativi alla morte del capo del campo Paolo Casagrande che nonostante un grave trauma alla nuca è stato caricato in macchina e condotto al pronto soccorso. Viene da chiedersi qual sia il reale riconoscimento attribuito dai Sinti alla sanità nel suo complesso. Continua sul sito bit.ly/RWX8Bl 3 esteri periodico mensile Numero 68 Lunedì 22 Ottobre 2012 Fascisti, borghesi, ancora pochi mesi! Elezioni U.S.A. Cerchiobottismo all’amerigana Ron, BO e la macelleria politica L L ’ambiguità di Obama è stata misurata nel suo primo mandato, ma lo sfidante non dimostra più coerenza. Il Presidente premio Nobel, si è schierato al mattino contro il carbone e le guerre, mentre nel pomeriggio inviava marines in giro per il mondo e faceva merenda in qualche banca di affari. I risultati timidi e altalenanti di questi quattro anni sono il biglietto da visita di Obama. Sul fronte repubblicano invece la prima contraddizione si chiama Paul Ryan, definito dal NY Times “il candidato alla vicepresi- denza più conservatore dal 1908”. All’opposto del suo vice, Romney risulta per molti versi moderato, impreparato e incoerente. Il finanziere scandisce di giorno il sempre verde “meno tasse e meno stato”, mentre la sera propone il rafforzamento delle spese militari e ingerenza legislativa nelle libertà individuali (limitando, ad esempio, l’aborto). In televisione Romney propone tagli alla spesa pubblica, leggasi welfare, per migliaia di miliardi e non uno ma dodici milioni di posti di lavoro, il suo contratto con gli americani. e campagne elettorali USA non possono affascinare meno di una mattinata al mercato rionale. Il petto è il topless di Barack Obama che emerge dalle acque hawaiane. Il muscolo quello in primo piano di Paul Ryan che fa palestra diverse ore al giorno. C’è Michele, la moglie, che si spara trenta flessioni in diretta televisiva e vende verdure ai bambini obesi. Ci sono i figli di Mitt, tutti belli, affermati e dalla dentatura bianca. I riferimenti a Dio, uno ogni dieci post sulla pagina facebook del Presidente, uno ogni sette su quella dello sfidante. Ci sono i fotomontaggi, il porta a porta, gli endorsment delle star di Hollywood. E gli spot televisivi ovviamente, in cui i più militanti vengono solleticati e gli indecisi minacciati. “Due alternative per l’America: il futuro o il passato”, l’eden o l’apocalisse. Così Romney è riuscito a conquistare l’appoggio di importanti lobby e di molti finanziatori a Wall Street. Nella fondamentale e miliardaria raccolta fondi il repubblicano sta riuscendo a superare il democratico, prima considerato un’imbattibile cash-machine. Obama, favorito nei sondaggi, ri- sponde con fila di volontari ingrossate dalle gaffe dell’avversario. Di sicuro c’è che chi si aggiudicherà la prossima edizione di American Idol dovrà sfoderare il suo sorriso migliore. Il mondo che sarà: che mondo dopo le elezioni G uerre, ambiente, economia, regole e alleanze: le ricette proposte dai due candidati per affrontare l’agenda rimangono diverse. Di fronte alla progressiva perdita degli USA della propria egemonia economica nessuna parte propone un relativo bilanciamento della potenza militare; ma se l’amministrazione Obama è riuscita finora a scongiurare un intervento israeliano in Iran, il giorno dopo le elezioni Romney non faticherebbe a dare il suo via libera. Il repubblicano è pericolosamente impreparato in politica estera e quindi influenzato dai gruppi di potere che lo circondano. Il dialogo intavolato da Obama con i Fratelli Musulmani, che per quanto poco trasparente è uno degli elementi alla base della lenta e sanguinosa democratizzazione del nord africa, verrebbe interrotto immediatamente qualora lo sfidante vincesse la competizione. L’alleanza con l’Europa in crisi è stata messa in discussione dai repubblicani, che ripropongono inoltre ricette protezionistiche contro i paesi emergenti. Romney si è poi dimostrato sfacciatamente indifferente nelle questioni ambientali, ennesimo cavallo di battaglia dell’amministrazione in carica azzoppato dal Congresso. Infine le deboli briglie imposte da Obama alle banche di affari e alla finanza verrebbero sciolte da Romney qualora debuttasse nello studio ovale gridando “deregulation”. Rep o Dem, cosa succederà nel mondo nei prossimi quattro anni dipende in larga misura dall’esito delle elezioni di novembre. Daniele De Chiara Chi semina vento raccoglie tempesta Il tifone culturale cinese I n Cina sono presenti notevoli cambiamenti cambiamenti sociali, economici e culturali. Dello spostamento della popolazione dalle zone rurali a quelle urbane già se ne parla abbondantemente, dato che è una inclinazione presente in quasi tutti gli Stati (se non, forse, in qualche moderno Stato occidentale). Il fatto che sia di conoscenza comune però non ci esime dal nominarlo perché farà parte dei nostri ragionamenti. In Cina esiste dal 1983 la politica del figlio unico. Nella repubblica popolare, infatti, alla nascita del secondo figlio si deve pagare. Questo fatto ha portato ad una serie di avvenimenti che riguardano soprattutto (ma non in modo esclusivo) la fascia povera della popolazione (ossia chi non può permettersi di pagare). In questo contesto, una delle tecnologie mediche più utili degli ultimi cinquanta anni, l'ecografia, che ha permesso di conoscere in modo non invasivo il sesso del nascituro, si è tramutata in una macchina di morte: dove la vita di una figlia è molto meno preferibile di quella di un figlio e dovendo scegliere di avere solo una figlia o solo un figlio, spesso la scelta ricadeva nel preferire l'aborto dei feti di sesso femminile, spesso in fase molto avanzate se non, in caso estremi, all'omicidio perinatale delle piccole.Hanno fatto scalpore alcuni casi di aborto in cui donne incinte di oltre il sette mesi si sono viste costrette ad interrompere la gravidanza perché non in grado di pagare.A trent'anni dall'entrata in vigore della legge sul figlio unico ci troviamo con un virtuale esercito di cinesi che non avranno mai una compagna. In parallelo, invece, con il trasferimento in città da parte di molti giovani si assiste ad un altro fenomeno, meno conosciuto, ma molto più significativo della Cina moderna: l'abbandono degli anziani. Pare, infatti, che la gioventù cinese, una volta abbandonato il proprio tetto per maggiori fortune nei centri cittadini, non torni più indietro lasciando di fatto (essendo figli unici!) soli i genitori che invecchiando e ammalandosi (si parla di zone rurali povere e con poca assistenza medica) non riescono a tirare avanti da soli. Che genere di “sogni” ha portato un popolo, ancora generalmente ancorato alle tradizioni, ad un individualismo così marcato? Preferirei non dibattere sull'egoismo dei singoli attori ma piuttosto su che tipo di onda culturale/sociale si stia muovendo il ricambio generazionale della seconda potenza economica mondiale (e, forse, tra venti anni, la prima). Come dice un celebre detto cinese: “se hai piani per un anno coltiva del grano, se ne hai per dieci pianta un albero, se ne hai per cento insegna una cultura”. Purtroppo questo saggio insegnamento non è stato compreso a fondo e chi aveva piani per dieci ha utilizzato quelli per cento, non valutandone a pieno gli effetti finali. Se in Italia la disgregazio- ne culturale e politica ha portato a dei Frankenstein come il PD o dei partiti personalistici come PdL, IdV, SEL e la scomparsa pressoché totale dei valori politici (tant'è che il secondo “non-partito” italiano è pura demagogia e si vanta di esserlo!), in Cina cosa può provocare un'onda di cittadini disposti a sacrificare i propri genitori pur di avere un briciolo di miglioramento nella qualità della vita? D'altronde sono figli anche nostri... Andrea Michielon 4 (d)istruzione Siamo realisti, pretendiamo l’impossibile. “Il metodo educativo”, questo sconosciuto. Rivolta il mondo Chi sta protestando, dove e perché. Verso una rivolta globale. Sudafrica Miniere in subbuglio: nelle ultime settimane i minatori sudafricani sono entrati in sciopero, chiedendo un aumento di salario. Vogliono arrivare a 12.500 Rand, cioè 1.500 dollari. Oggi sono pagati la metà, per fare un lavoro rischioso e per nulla salutare. La proposta, da parte della ditta proprietaria delle miniere, di un aumento di 300 dollari sul salario è stata fermamente rifiutata. La polizia locale ha attaccato le baraccopoli dei minatori con lacrimogeni e proiettili di gomma. Per ora solo a Marikana, dove si trova la miniera di platino più grande del mondo, i minatori sono tornati a lavoro, dopo 41 giorni di sciopero e un aumento salariale del 22%. Bahrein Ormai da più di un anno e mezzo parte della popolazione del Bahrein è in rivolta, ma i media nostrani hanno finora stentato a dare notizie in merito, se non in occasione dell’annullamento del Grand Prix dello scorso aprile. I manifestanti in opposizione al regno della famiglia Al-Khalifa chiedono di avere garantiti i propri diritti fondamentali e maggiore uguaglianza sociale, oltre alla possibilità di manifestare senza che le forze dell’ordine reagiscano sparando lacrimogeni e proiettili sulla folla. Forte è anche la componente religiosa delle proteste, dato che la maggioranza sciita della popolazione è governata da una minoranza sunnita. U.S.A. Occupy Wall Street ha compiuto un anno il 17 settembre scorso; in occasione dell’anniversario, alcune migliaia di persone hanno occupato per tre la zona circostante la sede finanziaria di New York, bloccando il traffico e rendendo di fatto difficoltoso, per gli impiegati di Wall Street, andare in ufficio. A Chicago, inoltre, migliaia di insegnanti e collaboratori scolastici sono in sciopero, tanto da aver costretto alcune scuole della città a chiudere. Accanto alla richiesta di aumenti di stipendio, le proteste si focalizzano sul “no” deciso all’inserimento di un nuovo metodo di valutazione dei docenti, basato sui risultati ottenuti dagli alunni nei test standard. periodico mensile Numero 68 Lunedì 22 Ottobre 2012 I n Italia la scuola ha un fondamentale problema: viene prima il bilancio, poi il corpo didattico con tutti i suoi organi e le sue gerarchie e i suoi consigli e infine l'insegnamento. “Il metodo educativo”, questo sconosciuto. La scuola, lo sappiamo tutti, è il “Kindergarten” nel quale impariamo come si vive, come ci si comporta, come si studia. Lì si impara ad imparare. E se alcuni docenti possono fare la differenza, in linea di massima la struttura della nostra scuola è rigida, antica e focalizzata non sullo studente ma sul “programma”. In Svizzera libri di testo e cancelleria sono forniti dalla scuola. Non si portano a casa e si riutilizzano. La disposizione dei banchi non è frontale, ma circolare o informale, per favorire l'interazione con i docenti. Mettiamo che la crisi non consenta immediati investimenti nel campo dell'istruzione (dimenticando solo per un attimo che investendo oggi nell'istruzione e nella ricerca avremmo un domani più prospero). Molte delle peculiarità che invidiamo alle scuole dei nostri cugini europei più ricchi implicano cambiamenti a costo zero: disposizione di studenti e docenti in classe, lezioni tra i boschi o nei parchi o, perché no, in una piazza dal forte valore storico-artistico. La lezione all'aria aperta potrebbe adattarsi all'ambiente circostante e narrare la storia di quel luogo. Se ci abituassero così fin da piccoli, forse nella nostra cultura il ri- L 'ultima riforma dell'istruzione, promossa dal ministro Profumo, si presenta come una sorta di potenziamento della qualità nel sistema scolastico italiano. Si farà leva, cioè, sui giovani più promettenti con incentivi e premi. Mi pare, però, che ancora una volta il problema non sia stato centrato. Piuttosto che porre l'attenzione sulle poche eccellenze sarebbe opportuno pensare a un piano per fornire, effettivamente, un insegnamento il quanto più possibile di alto livello e omogeneo. Non è un segreto che troppo spesso gli insegnanti siano inadatti al ruolo che ricoprono, magari solo per via degli anni di carriera scolastica sulle spalle. E se è vero che a breve dovrebbe tenersi un concorso per assumere nuovi insegnanti, è anche vero che quelli già di ruolo rimarranno ai loro posti. Anche le prove per l'entrata in servizio, poi, non sono che delle formalità. “Una volta immessa in ruolo racconta la professoressa Nobili, spetto per l'ambiente sarebbe più radicato. Parliamo di piani di studio: abbattiamo il totem del programma mastodontico da finire a tutti i costi (“L'Art Noveau si sviluppa nei primi del '900 con esponenti come... Ma passiamo al Futurismo” ndr: provata in prima persona). Il focus dev'essere la qualità, non la quantità. Lo studente dovrebbe avere il diritto di scegliere su parte del programma, assecondando gli interessi personali in modo da aumentare anche il rendimento. Soprattutto nelle scuole primarie, le competenze di base si fotografie e internet. La scuola digitale non innova nulla di per sé, se a vivere il cambiamento non è anzitutto il contenuto. A proposito di scuola digitale, anche qui l'Italia ha tanto da imparare. Ad esempio dal Brasile, che dal 2003 utilizza solo software libero nelle amministrazioni pubbliche -scuole comprese- (con un risparmio di decine di milioni di dollari) e con una tessera assegnata ad ogni bambino che fa sì che il genitore venga informato dell'assenza del figlio in maniera automatica e che la mensa prepari i pasti per il numero esatto possono acquisire con metodi alternativi: la matematica e le operazioni si potrebbero insegnare con l'ausilio di materiali riciclati, come i tappi di plastica (alternativa gratuita al vecchio e amato abaco), la lettura con storie illustrate originali finalmente un po' nuove, la geografia concentrandosi sul confronto con le culture (e i bambini) di altri paesi, con info interessanti che catturino l'attenzione, film, di alunni presenti a scuola, evitando così gli sprechi di cibo. La digitalizzazione dell'istruzione è un passo importante e necessario, che non va né demonizzato né santificato: le nuove tecnologie devono servire da supporto alle lezioni in classe e all'interazione tra alunni e insegnanti in carne ed ossa, per facilitarli e alleggerirli. Pensate ad esempio alle “mafie” di alcuni testi per l'insegnamento che insegnante di matematica di scuola media - ho dovuto superare un anno di prova durante il quale ho frequentato dei corsi di aggiornamento ed elaborato una tesina da presentare a una commissione formata dalla preside e da alcuni insegnanti che prestavano servizio nella scuola dove ero stata assegnata”. “La mia commissione – Racconta addirittura la professoressa di liceo linguistico Emanuela Pasta – era formata dal mio preside, due maestre elementari e un insegnante di educazione fisica, nessuno dei quali conosceva l'inglese, quando avrei dovuto parlare proprio in quella lingua”. L'Italia, inoltre, si distingue per essere l'unico paese in Europa in cui sia inesistente un sistema di valutazione periodica dei docenti. Un insegnante, cioè, dopo l'ammissione in ruolo non dovrà più rispondere a nessuno della propria adeguatezza e conoscenza della materia se non in casi eccezionali. Ed è proprio questo il problema: persone (giovani o prossime alla pensione che siano) che sfruttano la scuola come uno stipendificio ed altre che invece nutrono una profonda dedizione all'insegnamento. Questi due gruppi non sono di fatto discriminati fra loro, come invece dovrebbe essere. Quali le cause, allora? “Fino ad oggi ho l'impressione che la scuola italiana si sia retta su un patto scellerato tra stato e insegnanti , patto in base al quale gli insegnanti accettano di lavorare un numero relativamente basso di ore in cambio di uno stipendio modesto ma garantito e di una autonomia quasi assoluta nella gestione del proprio lavoro. L'aggiornamento è lasciato alla buona volontà individuale, e si sa che la buona volontà è un oggetto fragile” - questa l'opinione della prof. Pasta. Prosegue dicendo che crede “che porre la dinamica educativa in termini di controllori e controllati sia fuorviante e sbagliato (anche se forse tristemente indicativo di cosa la scuola è diventata oggi)”. si rinnovano di anno in anno cambiando due paragrafi qua e là, solo per proporre formalmente la “nuova edizione” a prezzo maggiorato dello stesso libro. O dell'obbligo, da parte di alcuni professori (e questo un universitario lo sa bene, anche se qui si vuole parlare soprattutto di istruzione primaria e secondaria), di comprare libri -nuovi- scritti dal docente stesso, a prezzi talvolta incredibili. Per non parlare del peso sulle spalle e sull'ambiente di tutte queste riedizioni e di questi inutili e continui nuovi acquisti. La soluzione non è la fotocopia, per quanto comoda, più economica ecc... La soluzione è la digitalizzazione di gran parte del materiale su cui studiare, da proporre però nelle forme immaginate proprio per i device tecnologici. Ha poco senso leggere su un e-book reader o sul proprio computer un testo statico, riprodotto tale e quale dal testo stampato. Viste le incredibili possibilità offerte oggi dalle nuove tecnologie, potrebbe essere un primo passo verso l'interazione di contenuti multimediali: testo affiancato da video, immagini, articoli di giornale anche anglosassoni, giochi. La struttura mentale che internet ci insegna ad avere è diversa da quella tradizionale. È multitasking e più creativa. Se la nostra scuola imparasse un po' questa lezione, forse non la rimanderemmo continuamente a settembre. Miriam Goi Meritocrazia nella scuola Fatto sta che negli anni i vari governi hanno spesso agito riducendo i fondi dedicati all'educazione, riorganizzando scelleratamente il mondo della scuola, sempre con il fine di ridurre i costi effettivamente esorbitanti rispetto ai risultati. Per ottenere una formazione del cittadino paragonabile a quella offerta negli altri paesi europei, tuttavia, sarà necessaria una politica costruttiva, sostenuta da sufficienti fondi e su principi meritocratici. Questo, però, pare non sia negli interessi di chi decide. Filippo Bordoni k ronstadt SM © Massimo Ghimmy periodico mensile Numero 68 Lunedì 22 Ottobre 2012 ISSN 19729669 CERCHIAMO COLLABORATORI A vvocati Compiacenti, Economisti Senza Soldi, Santi Bevitori, Complottisti Professionisti, Ferrovieri Anarchici (anche non defenestrati), Letterati Fini o Rozzi, Adoratori di Falsi Dèi & Corruttori dei Giovani, Petrarchisti Bukowskiani,Atei Dogmatici, Politologi da Bar Sport, Artisti senza Tecnica, o Tecnici senz’Arte, Psicologi in Cura Ludovico, Chimici, Fisici, Metafisici e Patafisici, Papirologi del Post-Moderno, Pubblicitari Senza TV, Trasgressori di Rituali, o solo di Bollette, Preti Spretati & Aspiranti Papesse, Storici (di una qualche, loro, Ora e Sempre, Resistenza), Maniaci dell’Ordine o del Caos, Combattenti Solitari (solo se Muniti di Mulino), Cybervampiri e Punk Berlinesi, Linuxiani Hacker in cerca d’Autore, Geniali Dilettanti, Chiunque abbia perso la Trebisonda, o varcato una Linea d’Ombra, ogni possibile tipo di Nerd, qualche possibile tipo di Snob, e soprattutto, soprattutto, ciascuno che stia seduto dalla parte del torto. Esache? Università scontata Il calimocho di Laura Fontanella N o, le tasse universitarie non sono soggette ai saldi estivi, non ci sono sconti per nessuno. “Università scontata” non è altro che l'erronea idea di base per cui si presume che i nuovi studenti, le “matricole”, sappiano per scienza infusa come muoversi e vivere all'interno sistema universitario. Per molti, ciò che a noi appare banale e appurato come trovare un'aula all'interno del polo centrale, richiedere libri presso le biblioteche o anche solo capire quali testi saranno necessari ai fini del superamento di un esame, potrebbero apparire invece come veri e propri ostacoli. Ogni facoltà sul proprio sito internet offre un documento pdf in cui sono elencati gli insegnamenti dei primi tre mesi circa dell'anno accademico. Conoscendo il proprio piano di studio, cioè l'elenco degli esami che si dovranno sostenere nel triennio o nel quinquennio, lo studente si trascriverà sulla sua brava agenda aula e orario dell'insegnamento di suo interesse componendo così la propria tabella orario per il primo trimestre. Con la fine di un trimestre, solitamente coincide l'apertura de- gli appelli d'esame. Nel periodo di tempo intermedio tra un trimestre e l'altro, dopo aver seguito il corso viene data la possibilità di sostenere una verifica dei contenuti appresi. Oggi però la maggioranza della facoltà, per quanto riguarda gli esami segue un ordine semestrale. In altre parole le possibilità di sostenere un esame compaiono in calendario ogni due trimestri e non con la fine di ognuno. Si avranno quindi esami alla fine del II trimestre, alla fine del IV e prima dell'inizio del nuovo anno accademico, attorno al mese di Settembre. (per maggiori informazioni consultare il sito www.unipv.eu > Home > Studenti > Domande Frequenti oppure cercando il “calendario didattico” sul proprio sito di facoltà.) Ogni docente e ogni insegnamento dispongono di una pagina web sul sito della facoltà di di Jco appartenenza. Consultando tali pagine sarà possibile per lo studente leggere la bibliografia ossia l'elenco dei materiali necessari al corso e all'esame e la descrizione del corso stesso. Elenco alla mano sarà possibile consultare le bacheche in università a caccia di materiale usato, recarsi presso i propri dipartimenti, solitamente poli staccati in cui è reperibile il materiale di quella specifica facoltà, e con l'aiuto del personale di biblioteca o di dipartimento prendere in prestito libri o fotocopiare saggi. Questo ovviamente è un iter del tutto generico che dovrebbe rende l'orientamento all'interno dell'università un poco meno difficoltoso. Quello che manca in questo quadretto sono gli studenti stessi. E le loro domande soprattutto che devono esserci, perché l'Università non sia scontata. Laura Fontanella P oco prima della finale di Euro 2012 guardavo in tv un'intervista ad una giovane studentessa spagnola presso l'Università di Bologna (bei servizi sulla Rai), il giornalista le chiede "Ci dica quale specialità culinaria spagnola consiglierebbe al pubblico di Rai Uno" pensai "mo’ dice la paella, la crema catalana o magari la sangria" ed invece la sbandata se ne esce con "il calimocho!". Di seguito la complessa ricetta del calimocho: una parte di Coca-Cola una parte del vino della peggiore qualità che riuscite a trovare. In compenso anche l'origine è egualmente interessante: pare essa essere basca, la qual cosa porta ad escludere una possibile derivazione dalla ben più nota sangria. Anche il nome è pregno di signifcato infatti deriva dal basco calimoxo che non vuol dire nulla. Anche a volersi impegnare nessuna fonte dice qualcos'altro di interessante, tutte comunque insi- stono che il vino deve essere molto scadente, non che può, deve proprio essere scadente. Il calimocho ha però anche lati negativi, la presenza di tale delizia è diffusa presso tutti il locali spagnoli by night, al contrario purtroppo in Italia il commercianti misteriosamente ce lo risparmiano. Il fatto è che gli studenti universitari spagnoli necessitano del calimocho per poter studiare se no non passano gli esami! Così si organizzano in gruppi con bottiglie della raffinata miscela e si recano nel luogo più storico accessibile presente nelle nostre città, nel caso di Pavia le scale del duomo e, sfruttando anche l'efficiente servizio di nettezza urbana lasciano un casino di notevole entità oltre a tenere compagnia ai simpatici anziani della zona con i piacevoli e caratteristici schiamazzi in spagnolo stretto e ricco di s. Questa attività correlata al calimocho si chiama Botellòn e qualora vi interessasse è fonte di rimorchio. Jco SM pavia La X segna il punto. Arr! periodico mensile Numero 68 Lunedì 22 Ottobre 2012 periodico mensile Numero 68 Lunedì 22 Ottobre 2012 in tasca La mappa ha la sola funzione di presentare il prodotto: nella realtà la griglia potrebbe non esserci. SM SM legenda Dopo la mappa la legenda campa, sotto la mappa la legenda crepa. Cose da fare a Pavia - (1) Vedere il Bronx (locale citato nella celebre canzone degli 883 Hanno ucciso l'uomo ragno, ricordate il pezzo in cui dice "solita notte da lupi nel Bronx"? Il Bronx cui Pezzali si riferisce non è il quartiere di New York, ma un bar di Pavia!) – via Bernardino da Feltre - (2) Andare a vedere il Bronx, scoprire che è chiuso e andare a vedere l'ossario (che è lì vicino, da qualche parte…) - (3) Prendere il gelato (o cioccolata calda, se è inverno) da Cesare e questionare sul resto con la commessa – Corso Garibaldi - (4) Bere una birra a Radio Aut (circolo ARCI) – via Porta Salara - (5) Bere uno scopino al Sottovento e attaccare bottone con un personaggio improbabile – Via Siro Comi - (6) Fare conoscenza con l'uomo bradipo (scoprirete da voi perché è soprannominato così) della yogurteria di piazza della vittoria periodico mensile Numero 68 Lunedì 22 Ottobre 2012 Cose da mangiare e bere a Pavia Panini & Easy Food - (24) Il Boccio, via dei Mille – Se volete un panino e lo volete il più pieno, il più grande e il più dannoso per la vostra salute fisica e mentale – il rischio dipendenza è alto – il Boccio è il posto che fa per voi. Per la gioia delle signore che ci leggono, vengono anche proiettate le partite di calcio. - (32) Maipagüra, Strada Nuova – Stanchi della mensa all’università? Al Maipagüra troverete una valida alternativa – è vicinissimo alla mensa centrale – grazie alla vasta scelta di panini/piatti vegetariani, uno più buono dell’altro. Consigliamo anche di provare la bevanda allo zenzero. Low cost - (9) Kebabbaro vicino al duomo, Mecca dei giovani affamati nelle serate estive - (22) Eurokebab, corso Garibaldi - Uno dei più acclamati, fa anche consegne a domicilio gratuite - (33) Rosticceria Cinese Ryu, corso Cairoli – Non volevamo parlare dei ristoranti cinesi, che più o meno sono tutti uguali, ma questa rosticceria merita di essere menzionata. Ancora più economica di un normale cinese – non c’è coperto da pagare, ma verrete serviti con piatti di plastica – permette inoltre di acquistare bottiglie di vino a prezzi quasi da supermercato, anche di sera. - (7) Suonare la chitarra al Vul – Zona Ponte Coperto - (8) Mangiare dal lurido che si trova nell'angolo opposto all'incrocio tra corso Garibaldi e viale Gorizia - (9) Cantare e suonare la chitarra insieme agli Erasmus spagnoli – Scalinate di Piazza Duomo - (10) Andare lunedì sera a Spazio Musica (ma date un occhio anche alla programmazione settimanale, troverete una vasta scelta di concerti) – via Faruffini - (11) Fare una grigliata alla Sora (munitevi di scorte industriali di Autan, però, o non ne uscirete vivi) - (40) Conoscere il cane Fredo al Circolo via d’acqua (Circolo ARCI) – viale Bligny - (41) Venire ad una riunione di Kronstadt (al bar Il Giardino) – corso Garibaldi - (6) Fare un salto allo SpazioGiovani, per avere info su attività di volontariato, studio all'estero, lavoro, corsi di formazione e tante altre cose utili per la nostra vita di studenti – via Paratici - Imbucarsi ad una festa Erasmus - Fare una passeggiata in bicicletta sul lungo Ticino - Trovare convegni in cui imbucarsi per mangiare gratis al buffet - Farsi invitare da qualcuno ad una festa in collina e perdersi lungo la strada - Andare a vedere l'alba sul Ticino Cose da vedere a Pavia - (12) Porta Calcinara – via Porta Calcinara Taverne e locali - (5) Sottovento, via Siro Comi – Il Sottovento meriterebbe un numero di Kronstadt a sé, ma andateci da soli a scoprirlo, che è più divertente. Intanto sappiate che, tra le varie cose, offre un’ottima selezione di piatti bio e vegetariani a prezzi abbordabili. Tenete d’occhio anche il programma degli eventi. - (9) Black Bull, via dei Liguri – Se amate la birra, questa diventerà la vostra nuova casa: la lista soddisfa anche i più spietati intenditori. Da gustare anche le crocchette di patate, che finiscono sempre troppo presto. - (25) Bier Haus, via San Giovannino – Afete foglia ti Cermania? Wurstel divini e birra a volontà dimorano nel Bier Haus, un po’ scomodo da raggiungere ma fonte di grandi soddisfazioni. - (40) Circolo via d’acqua (ex Commons), viale Bligny – Per chi già ama o vuole scoprire la cucina vegana. Luogo di libero pensiero, calore umano e libri alle pareti disponibili per chiunque voglia leggerli. Organizza serate culturali e musicali di ogni tipo. Ristorantini e pizzerie - (23) Diablo Saloon, viale Lungo Ticino – Oltre ad una vasta scelta di piatti messicani è possibile aggiudicarsi un hamburger con patate fritte per il modico prezzo di 5 euro circa. E’ inoltre convenzionato con il circolo ARCI Radio Aut: mostrando la tessera ARCI avete diritto ad uno sconto del 15% sul cibo da asporto. - (28) Il Brigantino, via Teodolinda – Volete far colpo su una donna invitandola fuori a cena senza spendere troppo? Atmosfera calda e accogliente e piatti con un buon rapporto qualità-prezzo, se vi giocherete bene le vostre carte sarà facile ottenere un secondo appuntamento. - (29) Quelli brilli, corso Garibaldi – Siete appena tornati dall’Erasmus o da una vacanza all’estero e avete dimenticato cosa significhi mangiare prosciutti e insaccati? Quelli brilli vi rinfrescherà la memoria. Ordinate un tagliere di salumi e formaggi e iniziate pure a sciogliervi. - (35) Da Giulio, viale Matteotti – Avete folleggiato tutta la notte e state morendo di fame? Da Giulio potrete mangiare una bella pizza anche alle quattro del mattino. Purtroppo non è molto economico ma la scelta degli ingredienti è molto vasta e vi permetterà combo davvero assassine. - Cooperativa, via Ponte Vecchio – Se siete tanti e volete organizzare un mega pranzo o una mega cena bevendo tanto e spendendo poco – e non avendo grandi pretese sul menù – andate in Cooperativa. Preparate una scorta di aspirina per il mal di testa del giorno dopo, anche. - (13) Libreria antiquaria con libraio archetipico – via Cardano - (14) Chiesetta vicino al liceo Foscolo – via Defendente Sacchi, prolunga Corso Cairoli - (15) Casa di Einstein e Foscolo – via Foscolo - (16) Chiesa sconsacrata - vicolo San Colombano - (17) Idroscalo, che venne costruito nel 1926 per servire come punto di rifornimento per gli idrovolanti della linea Venezia-Torino – Lungo Ticino Sforza - (18) San Teodoro – piazza San Teodoro - (19) Mura spagnole – viale Gorizia - (20) Lavandera dal Burg – via Milazzo - (21) Cimitero monumentale – viale San Giovannino - (42) San Pietro in Ciel D'oro – tra via Liutprando e via Albertini - (43) Cortile del Collegio Borromeo (che non è privato, basta chiedere il permesso di entrare) – piazza Borromeo Aperitivi - (30) Manà, via Beccaria - (31) Bar Minerva, Piazza Minerva Etnici - (26) Biblos, via Volturno - Libanese - (27) Taverna Santorini, via del Carmine – Greco - (34) Sangria, tapas y alegria, corso Garibaldi – Spagnolo - (37) Tai You, viale indipendenza – Giapponese, all you can eat a 11.90 euro a pranzo e 21.90 euro a cena - (39) Hayashi, via Bandello (traversa via Romano) – Giapponese, al you can eat a 11 euro a pranzo e 23 a cena Peccati di gola - (6) Creperia e Yogurteria, piazza Vittoria – Se siete in centro e la voglia di dolce vi colpisce, la risposta è nella creperia. Il menù è sconfinato, quindi ci sono moltissime opzioni per mischiare ingredienti goduriosi e ipercalorici. Ottima per i freddi e grigi inverni pavesi: vedrete che dopo sarete più di buon umore. - (38) Gelato Caffè, via Tasso – Probabilmente il gelato più buono che mangerete nella vostra vita. No, togliamo il “probabilmente”. Il gusto Fragola sa veramente di fragola, e il Nocciola sa di nocciola, e il Fico sa di fico, e… inoltre vengono offerte mille sfiziosità diverse, oltre a dei buoni cappuccini. Da provare, d’estate e d’inverno periodico mensile Numero 68 Lunedì 22 Ottobre 2012 continua dalla prima I l leader di un partito, o corrente che sia, dovrebbe quindi costituire la sintesi ultima del lavoro, per forza di cose collettivo e pluralistico nei contributi e nelle influenze, di un gruppo alla stesura di un progetto. Renzi invece colpisce per il tono monocorde con cui segue uno schema ampiamente collaudato – giustamente, ma forse non intenzionalmente, un ragazzo dello staff lo definisce “format”- che richiama uno spot televisivo o una presentazione aziendale più che un comizio, per dirla un po’ all’antica. Renzi si presenta dunque come un piacente – non azzardiamo simpatico - addetto alle pubbliche relazioni, o più malignamente come il prestanome, l’uomo di paglia, di un qualche conglomerato di intenti, o di interessi. Intendiamoci: Renzi non propone nulla, o quasi, di scandaloso o irricevibile in senso assoluto. Tutt’al più l’obiezione più immediata, a ragione, potrebbe essere l’eccessiva vaghezza del suo programma; Il rottamatore elenca una serie di evidentissimi e lapalissiani problemi italici proponendo la sua “narrazione” di quanto meglio sarebbe se fossero risolti. Grazie, ma a parte una serie di icastiche proposte di tagli alla spesa pubblica (e non è affatto chiaro da dove le cifre indicate come aggredibili e recuperabili derivino) il programma del sindaco fiorentino si riduce a un buonistico e ecumenicamente accettabile elenco di pie speranze – dagli asili per tutti al C ominciamo dicendo che non è davvero tutto così male nella “riforma” della sanità di Balduzzi. Un paio di spunti per una buona amministrazione ci sono, ma è evidente che sia più esperto di trasparenza che di sanità e di come amministrarla. Ad esempio la scelta dei primari. E basta. Tutto il resto è inefficace, va a toccare dove non serve non conoscendo la causa dei mali. Le norme sulla ludopatia, ad esempio: vale solo per i locali nuovi, devono stare a 200 metri dalle scuole e prevede la chiusura in caso di conclamata epidemia nel locale. Peccato che ormai siano altre le forme di gioco che si fanno avanti, poco tracciabili anche. Buona la volontà ma lo svolgimento è da rivedere. Cominciamo poi a dire che il problema non è tanto vendere fumo ad un minore di 18 anni, tanto poi se lo procura comunque. La sanzione dovrebbe 5 italia Il padrone ha bisogno di te, tu non hai bisogno di lui. Doppio Renzi lavoro per i giovani - , per di più peccante in praticità e diretta applicabilità. Pressoché nessuno potrebbe negare la giustezza di quelle che, per l’appunto, assomigliano più a speranze che a concreti progetti per il futuro; ciò porta di primo acchito a pensare che, forse, l’unica vera idea innovativa di Renzi sia quella di diminuire di una trentina d’anni l’età media del gruppo dirigente del PD, senza però spiegare nel dettaglio in virtù di quale merito particolare proprio lui dovrebbe esserne a capo. Esistono però punti in cui la visione renziana si distanzia più marcatamente da quella, se non del partito, dell’area politica di riferimento: il ripetersi cantilenante e ossessivo di parole-chiave quali “crescita” e “efficienza” unitamente a un passato di continue dichiarazioni di affettuosa vicinanza a Marchionne, Fornero, Ichino (e le sue proposte di riforma del mercato del lavoro) e in generale a numerosi esponenti della nuova destra, europea e liberista, che dalle macerie del berlusconismo avanza sulle spalle dell’agenda Monti a riempire un campo ormai lasciato vacante delineano una seconda opzione, ben più minacciosa di quella, in fondo rassicurante, di un Renzi come innocuo e arrogante ragazzino senza nessuna vera qualità. La realtà potrebbe essere più inquietante, e una spulciata ai “compagni di avventura” del Nostro può essere illuminante: al di là di espressioni di apprezzamento e stima particolarmente sinistre proveniente da figuri del calibro di Dell’Utri e, ancora, Berlusconi, Renzi pare particolarmente attivo nel raccogliere plauso – per quanto strategicamente mascherato nell’ambiente delle fondazioni e think-tank vari di intellettuali ferocemente liberisti quali Giannino o l’economista Zingales. Proprio quest’ultimo, autore recentemente di un “Manifesto Capitalista” e promotore di “Fermare il Declino”, parrebbe essere una delle maggiori fonti di ispirazione di Renzi, alla cui convention alla Leopolda aveva presenziato. Il punto d’incontro tra i due? Presto detto: entrambi, partendo da una piattaforma ideologica che potremmo definire semplicisticamente “di mercato” (e con ciò intendiamo riassumere quella cultura ferocemente devota al mito del progresso e della continua crescita, Tecnici allo sbaraglio Sanità & Santità riguardare non solo la vendita ma anche il solo atto di fornire tabacco. Andiamo a parlare di educazione alimentare? Vogliamo tassare veramente le bibite dolci e gassate? In verità l'articolo è saltato, ma ne vale la menzione per la sua stupidità. Lo zucchero non fa male. Non è fumo. Non si può colpire una categoria di alimenti perché la gente non è educata ad una sana e corretta alimentazione. Se vogliamo andare a colpire una categoria seriamente pericolosa dovremmo colpire in verità ben altra polverina bianca: il sale. Gli italiani in media assumono circa 10 volte di più di quanto ne dovrebbero assumere con il conseguente inalzamento a lungo andare della pressione sanguigna. E indovinate chi si trova in terza posizione nella classifica delle sostanze di uso comune killer dopo fumo e alcol? Ding ding ding, esatto proprio lui. Il succo naturale poi... Non sarà l'8% di succo di arancia a salvarci! Tanto poi non si capisce neanche a che bibite dovrebbe essere applicate! Solo alle aranciate? “Sì alle aggregazioni tra professionisti senza obbligo di adesione per poter fare un servizio 7/7 24/24”. Caro ministro: non si fanno le cose a metà. Il mondo funziona già così senza metterci mano. O si obbligano tutti i medici ad essere parte di un servizio 24/24 oppure si sta zitti e buoni; anche perché si vuole fare questo per impedire l'intasamento dei pronto soccorso. Peccato che ci sia un motivo se uno si fa parecchie ore di attesa e non, magari, aspetta la mattina dopo il proprio medico di famiglia. Ed è un motivo semplice: un servizio migliore dal punto di vista del paziente. Aspetterà magari il triplo ma avrà a disposizione una serie di esami che risolveranno il problema nel giro di una giornata invece di impiegarci magari settimane mentre quel dolorino continua a dar fastidio. Il capitolo sull'edilizia sanitaria poi è il solito tributo della svendita di immobili: ne siamo SNS in breve quell’habitat culturale dove i lavoratori non sono mai “abbastanza produttivi”), se ne distanziano poi per ampliamento, includendo nella loro visione alcune note ora compassionevoli (i cento euro in più in busta paga per rilanciare i consumi di Renzi), ora di buon senso (un aiuto diretto ai lavoratori piuttosto che incentivi ad aziende inefficienti) che portano a un illusorio e totale inglobamento di ciò che comunemente verrebbe da definire “sinistra”. Il neo-liberismo, riveduto e corretto “for the people” (cit.), viene dunque a costituire l’unica reale possibilità, il solo polo aggregatore per idee di ogni genere, a discapito di quegli illusi che ancora –oltre il palliativo di occasionali sussidi- credono a tutto tondo in uno Stato che sappia essere compiutamente “Sociale” nonostante austerity e crisi. È certamente legittimo che progetti politici della matrice di quello di Renzi abbiano pieno diritto di asilo in un sistema democratico; meno condivisibile il tentativo di contrabbandarli sotto mentite spoglie oltre le linee di un’area politica che non dovrebbe (forse solo nelle illusioni di chi scrive) essere per loro terreno fertile; il tutto sfruttando un sorridente e, soprattutto, ambivalente trentasettenne toscano come cavallo di Troia. Riccardo Catenacci un po' stufi. E infine, il defibrillatore dove si pratica sport. Si, utile, e per caso c'è qualcuno nei dintorni che lo sappia usare. Insomma, caro Balduzzi, i problemi veri, come ad esempio l'irreperibilità di ginecologi disposti a far abortire una donna, il fatto che gli ospedali siano tirati avanti da specializzandi senza un regolare contratto e gli sprechi VERI ad esempio l'uso di medicinali molto costosi al posto di altri economici (esempio Lucentis) a parità di effetto, non vengono neanche sfiorati. Non viene neanche menzionato che, ad esempio, la precarietà ha un costo sanitario. Non viene neanche pensato che i bassi salari, ticket e altra robetta che genera povertà e disagio influisce sulla salute pubblica. Il tempo dei santoni è finito da un pezzo: affidate la sanità ad uno scienziato, non ad un giurista. Katya Shu Short News Service Il 20 settembre sono stati conferiti i premi Ig Nobel, tra i vincitori ricordiamo il premio per la Medicina, assegnato a una ricerca che suggerisce ai medici come minimizzare le possibilità che il proprio paziente esploda durante una colonscopia. bit.ly/Uw267T Un asilo in Danimarca (Paese con bassissimo tasso di nascite) offre due ore di nido gratis il giovedì sera per permettere ai genitori di essere a casa soli e... fare altri bambini. bbc.in/OJ9yIO La Court Superiour del Quebec ha imposto al Sushi Bar di Montreal "Fukyu" un cambio di nome, perché ritenuto inappropriato. Fukyu, a detta dei proprietari, in giapponese significa "buona fortuna". bit.ly/RNqVNf l sindaco di Bulawayo, la seconda città più grande dello Zimbabwe, ha chiesto ai cittadini di tirare l'acqua tutti i lunedì alle 7.30, in modo che il flusso sincronizzato di milioni di water pulisca le fogne ostruite nei periodi di siccità. bit.ly/OR5s01 Lo scultore algerino Adel Abdessemed è l'autore della statua "Colpo di testa", rappresentante la testata di Zidane a Materazzi durante la finale dei mondiali di calcio 2006. Alta 5 metri, rimarrà di fronte al Centro Pompidou a Parigi fino a gennaio. bit.ly/NQ2AVk In Germania i fedeli che non pagheranno la Kirchensteuer (la tassa sulla Chiesa istituita nel 1827) dichiarando di non appartenere a nessuna religione, non avranno più accesso ai sacramenti (comunione, confessione, matrimonio e funerale). bit.ly/QgKGvj National Geographic ci illustra l'ultimo trend in fatto di body modification in Giappone: la testa a ciambella. Non dico altro, nel link trovate foto e video ma ricordate cosa dice il saggio di Internet: "Once you've seen it, you can't unsee it". on.mash.to/PIJUVW 6 I Techné kai politeia Una breve riflessione sul fenomeno del governo tecnico l governo tecnico è un modulo organizzativo e gestorio della cosa pubblica che recentemente è riapparso nello scenario politico italiano; esso è stato prevalentemente identificato dall'opinione pubblica come un precipitato della attuale crisi economica e politica quando in verità è un istituzione assai più profondamente radicata nella cultura politica dell’occidente di quanto comunemente non si pensi. Da quando l’organizzazione costituzionale ha raggiunto un certo grado di complessità elementi di “tecnicismo” nella gestione dell’azione politica statuale sono sempre più spesso comparsi nella storia istituzionale di diversi paesi: il caso forse più risalente è l'Impero Romano uno stato multinazionale con una complessa e tecnicamente preparata burocrazia centrale che sostituì progressivamente la vecchia amministrazione senatoria-repubblicana, ma si pensa anche alla Prussia e alla Germania del secondo Reich, governata da burocrati di fiducia scelti personalmente dal Kaiser, e alla stessa Unione Europea che fin dalla sua nascita si è posta come un complesso di istituzioni non elette democraticamente e prevalentemente deputate alla salvaguardia della stabilità economico-finanziaria degli Stati membri. Ma, tralasciando i massimi sistemi, il discorso voleva vertere su un tema attuale ossia la necessità di un governo tecnico in una singola nazione moderna, il chè ci riporta per forza di cose alla continua dalla prima S strumenti periodico mensile Numero 68 Lunedì 22 Ottobre 2012 L'utero è mio e lo gestisco io. e noi ci trovavamo qualcosa da fare o un posto dove andare, lui doveva sempre rovinarlo. Era molto furbo. Molti libici pensano che, se lui avesse aiutato il popolo, sarebbe ancora lì tranquillo, adesso. Ovvio che ai libici interessa della democrazia, ma prima di tutto vogliono vivere... Nader Poi non avevamo buoni ospedali, non potevamo studiare come si deve, non conosciamo neanche la nostra storia: abbiamo sempre studiato di Gheddafi, la sua vita e il Libro Verde. C’era una prigione, ad Abu Salim, dove Gheddafi teneva i prigionieri politici. Abdallah Senussi [il cognato di Gheddafi, n.d.r.] ne ha fatti ammazzare 1200 in una volta sola, anni fa. C'era un ragazzo che era stato chiuso ad Abu Salim ed era diventato adulto in prigione. Quando è uscito da lì era un situazione italiana. maggioranze di centro-destra ed della C.E.D.U. dichiarativa della Premesso che l’attuale compagi- opposizioni di centro-sinistra incongruità costituzionale della ne di governo del nostro Paese (nonché ovviamente i vari parti- legge italiana sulla fecondazione non trova la sua origine in una ti più o meno “oscillanti”) hanno assistita, che secondo diversi osvotazione popolare come teori- fatto fronte comune ratificando servatori del diritto e della policamente dovrebbe essere in una diligentemente tutti o quasi i tica non avrebbe mai dovuto moderna democrazia parla- provvedimenti che ai tecnici essere proposta da un governo che si dichiara politicamente mentare, essa è composta da uo- piaceva proporre. mini e donne di fiducia del Come spesso si è potuto vedere neutro. Capo dello Stato e da egli di- però buona parte delle risoluzio- Orbene, lanciati questi dubbi rettamente nominati (secondo ni elaborate dal pool governati- sulla effettiva “neutralità tecnila Costituzione ne ha tutto il po- vo del professor Monti più che ca” dell’attuale Governo la verità tere) per fronteggiare una situa- non espressione di una imperso- sta nel mezzo: così come i gozione di crisi istituzionale ed nale devozione alla ragion di verni c.d. “politici” ricorrono economica alla quale il prece- Stato sembrano essere frutto di spesso e volentieri all’ausilio di dente estabilishmentgovernati- precise volontà politiche tecnici per l’adozione di atti vo era pressoché incapace di orientate sia da personali ideolo- normativi settoriali o di dettarapportarsi complici anche le gie che da interessi di categoria, glio (ad. esempio commissioni numerose fratture interne ai facendo perciò seriamente dubi- parlamentari altamente speciagruppi politici di maggioranza e tare l’opinione pubblica riguardo lizzate, uffici legislativi ministele pendenze giudiziarie dell’allo- alla tanto proclamata imparziali- riali o consulenze giuridiche di membri del Consiglio di Stato), ra capo dell’esecutivo. tà dell’attuale esecutivo. I “tecnici” una volta installatisi a Un esempio su tutti riguarda la tanto proclamata ed acclaPalazzo Chigi hanno avuto carta l’impugnazione della sentenza mata neutralità di un governo tecnico è più bianca dai che altro un politici presupposto affinché il loro convenzionale programma di All'inizio del mese di settembre 2012 un gruppo di studenti della teoria “governo ad dell'Università di Tripoli è venuto in visita a Pavia: il viaggio politica, una interim” risani rientrava nel progetto CooperLink del Ministero dell'Istruzione felice illusione o tenti di risache incentiva la cooperazione del nostro Paese con altri in via di facilmente nare il più sviluppo. In particolare, Pavia è convenzionata con Tripoli dal mesmascherabile possibile falle se di maggio 2010. da chiunque di bilancio e Responsabili della summer School sono stati i docenti Barbara Airò osservi con la vuoti normatie Antonio Moroni. Gli studenti libici hanno seguito lezioni di cultudovuta vi che il prera italiana (dalla letteratura alle istituzioni, passando per la storia attenzione la cedente dei rapporti italo-libici, materia che sotto il regime non veniva realtà delle digoverno “poliapprofondita) e corsi di italiano presso il nostro Centro Linguistico, namiche politico” non avementre quelli pavesi - principalmente studenti iscritti alla magitico-istituzion va saputo, strale di Studi Afro-asiatici - hanno partecipato a lezioni di arabo ali di un paepotuto o volutenute da un docente dell'Università di Tripoli; sono stati previsti se. I “tecnici” to colmare. anche momenti di tandem linguistici e scambi di comunicazione, non sono meri Essendo il gosia formale che informale. amministratori verno attuale Se la situazione lo permetterà, gli studenti italiani partiranno per ma ricoprono politicamente Tripoli e vivranno un'esperienza analoga ai loro colleghi libici. cariche politi“incolore” le che carattevecchie Summer School italolibica rizzate da amplissima discrezionalità operativa e costituzionalmente deputate alla elaborazione ed attuazione ai più alti livelli dell’indirizzo politico generale di un Paese. E’ fisiologico perciò che la loro attività di governo sia concreta espressione di tutta quella serie di bisogni, interessi ed aspirazioni (ad onor del vero non sempre coincidenti con il bene comune) sussumibili sotto la nozione di interesse pubblico, per forza di cose mai neutrale in quanto autonomo presupposto praticonormativo della concreta gestione della cosa pubblica da parte delle pubbliche amministrazioni, uniche vere depositarie del dovere-diritto alla neutralità. Non dobbiamo stupirci perciò se nell’Italia di Monti (e di Dini prima di lui), nella breve parentesi della Grecia di Papademos e forse nel prossimo futuro dell’Egitto troviamo (o troveremo) importanti riforme strutturali che anche ad una prima superficiale analisi svelano precisi programmi ed indirizzi politici, a loro volta presupposti per un programma più vasto ed attuabile in un lungo periodo nonché rappresentativo di una radicale svolta in una nuova direzione della gestione della cosa pubblica. Una svolta che sarà veramente intrapresa dai politici solo quando l’interregno dei tecnici - non votati, non votabili e politicamente non responsabili - avrà cessato il suo corso. Daniele Bianco La Libia dopo Gheddafi Intervista a tre ragazzi libici po' spaesato, così un uomo si è fermata per aiutarlo; lui ha risposto che si era perso, allora l'uomo ha tirato fuori il cellulare dicendogli "Chiama la tua famiglia" e questo che era uscito da carcere ha chiesto "Che cos'è?". Cioè lui non sapeva che cosa fosse un cellulare. L'avevano messo in carcere a 14-15 anni, prima che uscissero i telefonini. E queste sono le cose che noi sappiamo, ci sono anche cose che non sappiamo. Riguardo ai mercenari di Gheddafi? Ora dove sono? Alì C'era un esercito che aiutava Gheddafi, molti mercenari venivano dall'Africa centrale. Adesso sono in prigione sotto il comando dei rivoluzionari, ci sono veramente tantissimi campi di prigionieri, il più grande è a Misurata ma ce n’è anche a Tripoli, Benghazi, Zawia, Zlitan… non so però di preciso chi fossero, questi mercenari, perché i ribelli non vogliono rilasciarli. Ranwa Il marito di mia sorella era uno dei ribelli e ne aveva beccati due durante la guerra, avevano a carta d'identità ed erano ragazzini. Loro stessi hanno ammesso che Gheddafi li pagava 200250 dollari al giorno. Mio fratello, invece, era pilota dell'Afriqiyah [compagnia aerea libica, n.d.r.] e la settimana in cui le manifestazioni sono iniziate c'erano voli continui verso Paesi africani, continuavano a chiamarlo per andare là. L'aereo partiva vuoto e tornava pieno di mercenari. E quando arrivavano in Libia ne facevano di tutti i colori. Che sensazione avete provato nel vedere le immagini, piuttosto dure, della cattura di Gheddafi? Alì Non mi ha fatto piacere vederle: tutto il mondo, in questo modo, avrà pensato che la Libia sia un paese duro e vendicativo. Non mi è piaciuto proprio come gesto, è stata semplicemente un’azione punitiva, lui era un prigioniero di guerra e doveva andare al Palazzo di Giustizia. Il figlio Seif, adesso, è a Zintan, e a Tripoli non ci torna ovviamente, per lui non sarebbe sicuro. Nader Gli italiani non sanno quello che Gheddafi ha fatto. Ci sono tantissime persone che sono morte bruciate, sepolte vive, buttate in mare. Mettendomi nei panni di uno che, per esempio, ha perso il fratello in questo modo, durante la rivoluzione, penso: una volta trovato Gheddafi, come potrei lasciarlo così, senza fare niente? Ranwa Parlavamo proprio di questo con i compagni dell'università italiana. Mi hanno detto "Noi non siamo per la pena di morte, qualunque cosa lui abbia fatto". Ok, posso capirlo. Però quando tu ti vedi ammazzare la sorella davanti agli occhi, quando ti forzano a stuprare tuo padre o tuo fratello... si parla di 80 mila ragazze stuprate, e nell'Islam una ragazza che non è vergine è finita per sempre, Dio solo sa quanto ci vorrà per loro per superare questa fase terribile. Mi viene in mente che c'era una camera da letto sotto l'università pubblica di Tripoli, col bagno e tutti gli attrezzi per l'aborto. In università c’erano le telecamere, Gheddafi sceglieva la ragazza che gli piaceva, la stuprava e se per caso rimaneva incinta capitava anche che la facesse ammazzare. Non posso provare pena per come è morto. Continua sul sito bit.ly/OONShV giochi periodico mensile Numero 68 Lunedì 22 Ottobre 2012 Lotta dura, senza paura. O Kamchatka, o morte! Corteo C iao giovani studenti autonomi e operai armati per il comunismo, il collettivo di Kronstadt ha deciso, tramite assemblea proletaria, che per il numero 68 si debba parlare di un gioco di classe, nel senso di lotta di classe! Con una votazione per alzata di mano si è deciso che il gioco fosse Corteo! Gli autori sono i compagni Massimo Casa, Giulio De Petra, Alvaro Lojacono, Piergiorgio Maoloni, Sergio Zoffoli, uno di loro a Roma ancora ha delle copie che vende su richiesta. Il titolo risale a gli anni '70 e fu edito da I libri del No prima, e da Mondadori poi (all'epoca legata al gruppo L'Espresso e non ancora rubata da Fininvest), prima di venire censurato e tolto dal mercato ludico dall'oppressione reazionaria dei governi che si sono susseguiti negli ultimi 40 anni. Il gioco è un tipico wargame ma con un'ambientazione unica: quella di una manifestazione non pacifica stile '68 nel centro di una ipotetica metropoli europea. Questa viene presentata, come usuale in questa tipologia di giochi, da esagoni colorati a seconda del terreno e questo influenza il movimento dei due schieramenti, per esempio nelle case popolari non possono entrarci le forze dell'ordine, nei giardini non possono entrare le camionette, le caselle metro consentono di "teletrasportarsi" in altre caselle metro non adiacenti ecc. Sulla mappa si affrontano due schieramenti: il corteo, il cui obiettivo è conquistare più luoghi strategici e le forze dell'ordine, il cui obbiettivo è arrestare più componenti del corteo possibile. Le unità di quest'ultimo sono diversificate a seconda dei gruppi politici che componevano lo spettro della sinistra radicale degli anni '70: autonomia operaia, marxisti leninisti, anarchici, femministe ecc. [1]. La fazione del potere è invece composta da caramba, vigili, celere, blindati ecc. Tutte le pedine hanno un valore di movimento e uno di forza di combattimento. Il primo influenza ovviamente il mo- vimento ma anche la possibilità (che hanno solo alcune unità) di effettuare dei colpi a distanza, mentre il rapporto del valore forza di due unità che si scontano influenza il combattimento. Sia il combattimento che i lanci si decidono tramite il tiro di un dado che individua il risultato su una tabella, l'esito consiste nel dover fare indietreggiare la pedina colpita di 0,1,2 caselle. Qualora un elemento non possa muoversi viene catturato dalla fazione nemica. La partita si svolge in 10 Mani composte dal turno del corteo e da quello del potere al termine delle quali si effettuerà il conteggio dei puntivittoria. Ogni Turno è suddiviso in una Fase di Spostamento (in cui è prevista anche la possibilità di lanci a distanza sia da una che dall’altra parte) e in una Fase di Scontro (due unità nemiche a contatto devono scontrarsi). Oltre che ai diversi scenari (scenario internazionalista, scenario antifascista, scenario sociale, scenario anti-repressivo) esistono anche due varianti: “black-out” (giocabile solo dai quattro giocatori in su e che prevede che i vari gruppi che costituivano il corteo nel gioco base siano in realtà delle bande in competizione tra loro nell’accaparrarsi la merce a furia di espropri) e “dei folleggianti” che è una rivisitazione stile party-game. È da evidenziare come il tema del gioco sia affrontato in maniera informata ma scherzosa come si 7 evince dai nomi dati alle strade e ai luoghi della mappa: Largo alle Tangenti, Largo ai Rossi, Porta pazienza, Piazzale Bombe ecc. Corteo! è un gioco che, aldilà di alcuni aspetti negativi come la non completezza e chiarezza del regolamento, la lunga durata ed il fatto di poter giocarci sostanzialmente solo in due, può dare grosse soddisfazioni in particolare grazie all'atmosfera un po' "clandestina" data dall'ambientazione e dall'artigianalità del gioco. Oltre a questo anche il comparto tattico, una volta correttamente dipanato il regolamento, risulta essere decisamente interessante. Bene rivoluzionari dell'ultima ora, vi saluto e vi dò appuntamento in piazza. Hasta la victoria siempre! Jco [1] Esistono anche gli "zombi", la cui definizione per chi fosse interessato è contenuta nel gioco. DOTA 2 Un sequel tecnicamente obbligato S e esistesse un Nobel per i videogame DotA ne avrebbe certamente vinto uno. La storia di DotA, riassunta in poche righe è la storia di una mappa Custom (ossia con impostazione diverse da quelle standard) di un popolare videogioco, WarCraft III edito dalla Blizzard (famosa anche per leggende tipo StarCraft, Diablo e il MMORPG più diffuso al mondo: World Of Warcraft). Alla fine del secolo scorso usciva WarCraft III un interessante RTS basato sul MicroControl che mischiava alle normali caratteristiche di un RTS (unità, costo, strategie...) anche unità in grado di migliorarsi nel tempo acquisendo esperienza e oggetti: gli eroi. In questo calderone di “novità” hanno inserito una funzione che, forse un po' a sorpresa, si è rilevata la vera essenza della longevità di WCIII: un potente editor interno di mappe con la possibilità di modificare quasi qualsiasi aspetto del gioco, con un linguaggio di programmazione molto semplice e intuitivo (ho provato io stesso, ci si impiega molto poco ad impararlo anche per chi non mastica molto di informatica). La facilità d'uso, potersi connettere a Battle.net gratuitamente (rete per il gioco online della Blizzard) e la comunità hanno portato alla creazione di numerose mappe con ambienti, regole, abilità modificate in grado di portare WCIII a diventare totalmente un altro gioco, da quelli di “tag” (una specie di acchiapparella), fino a mappe sull'evoluzione dell'uomo, o con razze non esistenti nel gioco originale passando perfino da una parodia di “Mario Party” celebre gioco della Nintendo. Da qui nasce DotA, Defence of scelto tra una folta schiera di più di un centinaio di possibilità, e guidare le proprie truppe alla vittoria. Si gioca a squadre di 5 contro 5 e l'obbiettivo finale è distruggere l'Ancient avversario, ovvero l'edificio nel mezzo dell'accampamento nemico. Le particolarità del gioco sono principalmente il grande divario di abilità che ci può essere tra the Ancient. L'impostazione è semplice: due fronti contrapposti (bene e male, strano eh?) con tre linee principali di battaglia dove si incontrano, con cadenza e numero regolare e pian piano forza crescente, le truppe di base controllate dal computer secondo un semplicissimo e prevedibile modello di comportamento. Il giocatore dovrà controllare invece un eroe, un giocatore e un altro, il grossissimo bagaglio di esperienza che il giocatore può e deve acquisire per giocare a livelli sempre più alti, l'appagamento nel riscontrare un risultato migliore all'aumentare delle proprie capacità, la gratuità e una gigantesca comunità alle spalle e, ciliegina sulla torta, essere protagonista di numerosi tornei internazionali nonché elemento culturale in alcune nazioni (Bass Hunter, artista nordeuropeo, ha scritto una canzone sul videogioco in questione, arrivando nella top ten nei paesi scandinavi). Su questo gigantesca pool di player si innestano i primi “eredi” di DotA, League of Legend su tutti. Questi progetti, portati avanti dagli sviluppatori originali e successivi della mappa originale hanno avuto un riscontro positivo ma non completamente soddisfacente: i giocatori sono legati al bagaglio esperienziale e di conoscenza che si portano dietro da DotA. Ecco che quindi, l'annuncio da parte di Ice Frog (nickname dell'attuale sviluppatore di DotA) e della Valve di voler creare un sequel di DotA, DOTA 2. Con mia enorme gioia sono riuscito ad entrare in possesso di una “Beta Key” per esplorare questo nuovo fantastico mondo. Non c'è molto da dire sul videogioco in sé, se non che riprende per filo e per segno tutto ciò che è presente su DotA, toglie alcune limitazioni che erano presenti (una su tutte l'impossibilità di fare mappe di dimensioni maggiori di 8 mega), la grafica è molto migliorata ma meno stilizzata, rendendo più difficile individuazione di alcuni eroi. Ci sono alcune cose che potrebbero migliorare ma in ogni caso si tratta ancora di una closed beta e quindi il tutto è ancora molto variabile. Cosa c'è invece di importante da dire su DOTA 2 che mi ha spinto a scrivere questa “recensione”? Il gioco sarà gratuito. Mi direte “e vabbeh, è pieno di giochi gratuiti in cui poi basta pagare per avere opzioni migliori, oggetti più forti, maggiori possibilità”. Vero, ma non è il caso di DOTA 2 dove l'unica cosa che si può comprare sono oggetti puramente estetici per gli eroi e che non influiscano eccessivamente sulla caratterizzazione dei personaggi. Rimarchevole, invece, la possibilità di inviare i propri lavori grafici e di modeling di nuovi oggetti alla Valve, che se giudicherà buono il lavoro lo metterà in commercio e dividerà parte dei compensi con l'autore. Si, avete capito bene, non solo il gioco è gratuito ma vi pagano anche. Il gioco dovrebbe uscire entro la fine del 2012 (ne dubito ma fidiamoci), necessiterà di un account Steam (sempre gratuito). Per concludere, DOTA 2 è DotA; ha dovuto fare un passo in avanti e fare questo salto perché non poteva rinunciare né alla propria espansione (limitata nel gioco originale) né distruggere il bagaglio di conoscenze che la comunità si porta appresso che è anche fondamento della comunità stessa. Andrea Michielon Reg. Trib. Pv n° 594 ISSN 19729669 Stampa: Industria Grafica Pavese SAS, Pavia Chiuso in redazione 22102012 Tiratura 2000 copie 2012, Alcuni diritti riservati (Rilasciato sotto licenza Creative Commons 2.5 Ita byncsa) 8 I o prego a modo mio. Se ti prepari a rapinare una banca, e ti dici "spero che ci sia un sacco di grana", cos'altro è se non una preghiera? - Miles Davis - intervista La segretaria come un computer annuncia che il paziente seguente ha chiamato per disdire l’appuntamento, pochi minuti prima. Lo fa con un tono monocorde che mette quasi i brividi. Così, pensando di avere l’ora seguente libera, lo psicanalista si mette a sfogliare i libri, da lungo addormentati sullo scaffale, stanchi della loro conoscenza. Di colpo un enorme rumore, come l’esplosione di qualcosa lo richiama, una fitta nebbia invade la stanza, insieme ad un odore strano. Cannella. Cannella e qualcos’altro. Cannella e… – Essenze floreali. Dice una voce da dentro il fumo. – Essenze floreali e cannella, il mio preferito, dice la voce. Mano a mano che il fumo si dirada si inizia a scorgere una piccola donna molto curata nell’aspetto, occhi grandi e viso simpatico, carnagione un po’ tendente al rosso. Lo psicanalista è sconvolto, non si sa dare spiegazioni. – Gliele do io le spiegazioni: ho visto che le è saltato un appuntamento ho pensato di riempirle l’ora buca. – Ma lei esattamente chi è? – Lei mi conoscerà come il diavolo, Lucifero, Satana, il Male o non so cosa d’altro. C’è una letteratura piuttosto fantasiosa in merito. Ma se per lei va bene può chiamarmi Antonietta. Lo psicanalista è senza parole. E tra tutte le domande che gli passano per la testa sceglie la più inutile: – Perché cannella ed essenze floreali? – Mi sembrava il caso di rompere con questo stereotipo dello zolfo. Sa com’è. Dopo un po’, ho pensato, stufa. Inoltre se lo lasci Università di Pavia Premio di Studio MASSIMO GHIMMY È stato conseguito, per l'anno 2012, dalla dott.sa ORNELLA GIANESIN, laureata con lode in Culture Europee e Americane, che ha discusso la tesi "Pedro de Ona, El arauco domado: Edizione critica." Motivazione del premio: "L'edizione proposta, degna di pubblicazione per completezza ed esaustività, corregge una tradizione editoriale ottocentesca e primo novecentesca insoddisfacente sul piano filologico ed offre, per la prima volta, un'interpretazione completa del testo". Relatrice: prof.sa L. Guerra racconto periodico mensile Numero 68 Lunedì 22 Ottobre 2012 Sotto i sanpietrini, la spiaggia. Il bene, il male, e altre sfumature in mezzo. dire, l’odore di zolfo non istiga al peccato come si potrebbe credere, funzionano molto meglio cose come il frutto della passione, o le essenze di sandalo. – E come mai… Lo psicanalista è senza parole. Tutto quello che gli riesce è di indicarla. – E perché donna, mi chiede? Dato che posso prendere le sembianze di qualunque cosa: donna per un fatto pratico. Le gonne coprono meglio le gambe caprine. Passeggiare per città con queste, gliel’assicuro, è piuttosto snervante. Lo psicanalista non crede a quello che sta succedendo ed è seriamente terrorizzato. – Ma posso sapere come mai è qui, voglio dire, vorrebbe che facessi qualcosa per lei? – Lei dovrebbe fare solo il suo lavoro. Le spiego in breve la situazione. Le cose vanno male e vanno male per il semplice fatto che io sono depressa. Mi ero montata la testa, il lavoro andava talmente bene che mi sono montata la testa, e quando poi ho avuto delle delusioni, da allora la mia autostima rasenta lo zero, e il lavoro di conseguenza ne risente. E se lei considera che il mio lavoro è quello di libero imprenditore nel campo delle anime, capisce anche lei che perdere la testa potrebbe essere davvero dannoso per il nostro scopo. – Scopo? – La vittoria del male sul bene. Lo psicanalista ha un brivido. – Io glielo devo dire però, parteggio per l’altra squadra. – Succede sempre la stessa cosa. Vede, la metta così: se lei adesso mi dà una mano, lei aiuta il male e va all’inferno. E lì ci sarò io e le assicuro un trattamento di tutto rispetto. Se lei adesso non mi dà una mano, è curiosa la questione, perché ai piani di sopra non ci andrà lo stesso, a causa di una certa lista di peccatucci che, assommati, glielo devo dire, sono davvero ragguardevoli. E finirà di conseguenza sempre da me, che nel frangente non sarò così misericordiosa. C’è anche la questione del sincero pentimento, ma a proposito le chiedo: è sicuro di riuscire a purificarsi per bene l’anima, adesso che sa che al piano di sotto ci sono io? Voglio dire, ce la farà davvero ad avere un pentimento sincero e non uno di comodo, dettato dalla paura di quello che la aspetta? Guardi che ai piani di sopra hanno un occhio allenato per certe cose. Ah, dimenticavo un’altra piccola clausola: se non mi dà una mano subito, io subito la uccido. Così lo psicanalista decide di aiutare il male, dimostrando ancora una volta l’enorme divario tra pratica e teoria. – Mi dica allora, qual è il problema. – Vede, mi sono montata la testa. È successo per un fatto strano, una fortunata serie di eventi che ha portato un sacco di gente ad attribuire a me diverse cose che non ho fatto ma sa com’è, lì per lì, sentendo elogiare così tanto il mio lavoro, uno non è che va tanto a cercare le finezze, quando gli fanno i complimenti. – Mi spiega bene le circostanze? – Certo. Vede, io sono il male, ma non sono tutto il male. Io sono la cattiveria, io sono il male ma solo quello fatto con dolo. Il mio campo operativo è quello, quel male fatto con consapevolezza. Di cui fa parte tra l’altro anche tutto l’operato malefico che le persone con se stesse non ammettono, come per esempio quella soddisfazione privata che si ha nel fare un dispetto a qualcuno, tutta roba mia. E quando si attribuisce questo a me, si è nel giusto. Il problema viene invece quando qualcuno fa del male senza volontà, per pura distrazione, o per ignoranza. Quella non è roba mia, io non c’entro nulla con quella robaccia. Solo che in questo periodo la gente è molto portata a sentirsi cattiva per il male fatto per distrazione. – Bé mi pare abbastanza ovvio. Voglio dire, questa gente si pente di aver fatto male, voluto o no. – Sa quando ho realizzato che qualcosa non andava, sa quando ho deciso di venire da lei? Quando mi arrivava gente che non s’aspettava di essere mandata ai piani bassi. Ed erano questi qui. E sa la cosa curiosa? Non me li mandavano giù per il fatto che loro avevano fatto del male in vita, perché le ripeto, sul male fatto senza dolo ai piani di sopra sono di vedute piuttosto ampie. Questi venivano mandati giù per il fatto che non avevano preso in considerazione l’errore. – Ma come no, se si sentivano in colpa! – È questo il punto: se uno si sente in colpa ed è appurato che non ha colpa, si sta prendendo in giro, mi segue? E sa perché lo fa? Per evitare di prendersi la responsabilità di aver fatto del male. Non accetta di averlo fatto senza accorgersi, e pur di non rivendicarne la paternità, preferisce fare la madonna addolorata. E non appena quelli del piano di sopra li vedono me li mandano giù, e loro li riconosci subito perché hanno la faccia spaurita, sconvolta: non se l’aspettavano. Così col tempo mi ero montata la testa. E quando ho scoperto che tutta questa gente non era roba mia, io glielo devo dire, l’autostima ne ha risentito parecchio. Ho smesso di mangiare, di dormire. Neanche torturare mi dà più la stessa soddisfazione di una volta. – Sì credo di aver inquadrato il problema, ci sarà da lavorare. – Ci vediamo martedì prossimo, alle dieci, allora, dice il diavolo. – Ma veramente io martedì ho la signora Cazzaniga. Il diavolo consulta una pergamena ripetendo a bassa voce: Casagrande, Caselli, Cazzani. Alza gli occhi sorridendo e mentre scompare dice: – Non si preoccupi, per martedì la libero io. Da: Vorrei vedere te, “col cuore in pace”, Alessio De Santa, Edizioni OMP Credits in brevis: la foto a pag. 4 viene da Flickr, dall'utente Lexie Flickinger. L'immagine del kalimotxo dice "Castigando il fegato dei giovani dal 1976", non voglio sapere cosa è successo quell'anno. La copertina di Corteo viene da Boardgamegeek.com e per tutto il resto (fototitoli compresi)... c'è Google. La vignetta è di Saura. Belushi R.I.P. KRONSTADT: iniziativa realizzata con il contributo concesso dalla Commissione A.C.ER.S.A.T. dell'Università di Pavia nell'ambito del programma per la promozione delle attività culturali ricreative degli studenti. Altre entrate sono rappresentate da eventi. OMP CERCA COLLABORATORI! L'Officina Multimediale Pavese è un'associazione giovanile che dal 2005 promuove cultura sul territorio attraverso pubblicazioni in copyleft mostre, conferenze, festival e reading letterari. Se vuoi divertirti, illustrare, creare, dare forma alle tue passioni, imparare ad organizzare eventi, contattaci a: [email protected] [email protected] E non dimenticarti di visitare la nostra pagina Facebook!!! La KRedazione: Direttore editoriale Emmanuela Pioli Direttore responsabile Salvatore Gulino Caporedattore Daniele Bianco Impaginatore Saul Hoffmann Redazione Filippo Bordoni, Daniele Bianco, Riccardo Catenacci, Daniele De Chiara, Miriam Goi, Laura Fontanella, Andrea Michielon, Emmanuela Pioli, Juan Carlos Oliva I pdf dei vecchi Krosta sono gratuitamente scaricabili da: www.scribd.com/kredazione Kronstadt periodico mensile Numero 68 La redazione di Kronstadt è aperta ad ogni tipo di collaborazione. Potete contattarci a: www.kronstadt.it [email protected] http://creativecommons. org/licenses/bync sa/2.5/it/legalcode/