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Blitz tra cocaina e rifiuti nello stabile abbandonato

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Blitz tra cocaina e rifiuti nello stabile abbandonato
DOMENICA 5 SETTEMBRE 2010
L’ECO DI BERGAMO
21
CITTÀ
Blitz tra cocaina e rifiuti
nello stabile abbandonato
Nelle vie del centro
Maxi controllo
60 identificati
dalla polizia
Si spaccia nell’edificio alla rotatoria del casello di Bergamo
Carabinieri trovano un «pusher» e 7 clienti. Sporcizia e degrado
■ Lo spaccio di cocaina avveniva a pochi passi dal casello di Bergamo, nell’edificio disabitato visibile al centro della maxi rotatoria che raccorda l’uscita autostradale con l’asse interurbano, la circonvallazione Paltriniano e via Autostrada. Quando i carabinieri sono intervenuti
hanno identificato sette acquirenti arrivati per
comprare la droga e arrestato il presunto spacciatore, un cittadino tunisino di 43 anni, M. S.
H., ora in carcere con l’accusa di detenzione e
spaccio di stupefacenti.
L’operazione ha messo in evidenza anche la situazione di degrado e scarsa igiene in cui versa
lo stabile abbandonato: durante la perquisizione
sono stati trovati all’interno e all’esterno della
struttura sporcizie, sacchi pieni di rifiuti, resti
di bivacchi, cianfrusaglia di ogni tipo.
Il blitz, messo a segno dai militari del nucleo
operativo e radiomobile di Bergamo, è scattato
verso le 17 di venerdì, al termine di una serie
di appostamenti compiuti nei giorni precedenti. Al loro arrivo i militari hanno bloccato inizialmente quattro tossicodipendenti, trovandoli in
possesso di una dose di cocaina ciascuno: la droga, secondo le accuse, era stata acquistata proprio all’interno dell’edificio abbandonato, dove il tunisino aveva trovato rifugio e dove è stato bloccato subito dopo.
Alla vista dei militari che entravano, l’uomo
secondo le ricostruzioni avrebbe rotto il vetro di
una finestra al piano terra, gettando all’esterno
dell’edificio un tubo di plastica lungo una trentina di centimetri, all’interno del quale i carabinieri hanno poi trovato 17 grammi di cocaina.
Nella casa sono stati trovati un bilancino di precisione, alcune decine di euro in contanti, materiale per il confezionamento delle dosi e alcune bustine di zucchero da bar, dentro alle quali
secondo l’accusa l’uomo nascondeva le dosi prima di consegnarle ai clienti. Tutto il materiale
e la droga sono stati sequestrati, mentre il tunisino è stato condotto in carcere, dove nelle prossime ore sarà sentito dal gip. Durante l’operazione dei carabinieri sono arrivati altri tre acquirenti, anche loro identificati.
Lo stabile è raggiungibile percorrendo una stradina dalla rotatoria, oppure dal passaggio pedonale sopraelevato che porta in via Zanica. Secondo quanto ricostruito dai militari, il tunisino riceveva sul proprio telefonino le chiamate dei
clienti per fissare gli appuntamenti, quindi li convocava raccomandando loro di non passare dalla strada, ma di percorrere sempre il passaggio
pedonale sopraelevato, in modo che lui potesse vedere dalle finestre chi stesse arrivando. Il
confezionamento e la compravendita della droga avvenivano su tavoli di fortuna, in mezzo alla sporcizia e in condizioni igieniche precarie.
Emanuele Biava
■ È di 60 persone identificate il
bilancio di un vasto controllo messo in campo nei giorni scorsi dalla
polizia di Stato contro il degrado e
la microcriminalità nelle vie del
centro cittadino.
Al blitz, che ha avuto una prima
fase mercoledì pomeriggio e una
seconda nella serata di venerdì,
hanno preso parte le pattuglie delle Volanti della questura e sei equipaggi del Reparto di prevenzione
crimine della Lombardia, che si sono concentrati in particolare nella
zona della Malpensata e nell’area
attorno a via Quarenghi. Oltre ai 60
identificati, la polizia ha controllato 24 veicoli, due bar e un phone
center. Trentadue gli stranieri controllati, tre dei quali non sono risultati in regola con in permesso
di soggiorno. Si tratta di un cittadino etiope, di un marocchino e di
una donna di origini ucraine. Quest’ultima è stata bloccata durante
una lite, interrotta dalla polizia dopo una segnalazione al 113.
I tre clandestini sono stati accompagnati in questura, dove sono stati sottoposti alle procedure
di fotosegnalamento. Quindi, a carico di tutti e tre, è stato firmato
l’ordine di espulsione: dovranno
lasciare il territorio italiano entro
cinque giorni, altrimenti rischieranno di essere arrestati come prevede la legge Bossi-Fini sull’immigrazione.
L’OPERAZIONESopra, i carabinieri durante il blitz nello stabile abbandonato che si trova
davanti all’uscita dell’autostrada, al centro della maxi rotatoria. Nell’edificio, tra sporcizie
di ogni tipo, i militari hanno arrestato un tunisino con 17 grammi di coca (foto Bedolis)
L’incarico di capo di gabinetto affidato a Enrica Patti in via definitiva
Questura, nominato il nuovo portavoce
■ Il vicequestore aggiunto Enrica Pat- binetto – che in pratica è il portavoce
ti, dirigente delle Volanti del 113 di Ber- del questore – la dottoressa Patti manterrà anche l’incarico di responsabigamo, è stata nominata in via defile delle Volanti. La novità sarà
nitiva capo di gabinetto della
effettiva a partire da domani
questura.
negli uffici di via Noli.
Lo ha annunciato ieri il
«È un incarico di prestiquestore Matteo Turillo,
gio – ha dichiarato ieri il
che lo scorso giugno avequestore – che la dottova già affidato provvisoressa Patti saprà certariamente questo incarimente onorare: le qualità
co alla dottoressa Patti,
non le mancano». Enrica
in seguito al trasferimenPatti, che ieri si è detta
to ad Alessandria dell’alIl vicequestore
«onorata dell’incarico» e
lora capo di gabinetto Alesaggiunto Enrica Patti
ha assicurato il massimo
sandra Faranda Cordella.
impegno, è originaria di
Per la dirigente, dunque, si
tratta di una conferma nella mansio- Roma ed è entrata in polizia nel 1994
ne. Oltre a ricoprire ruolo di capo di ga- dopo la laurea in Giurisprudenza. Al
termine dei corsi di formazione è stata
assegnata nel 1995 alla questura di Rovigo, dove ha ricoperto incarichi diversi, tra cui anche quello di capo di gabinetto per cinque anni. Nel 2003 è stata assegnata alla scuola allievi agenti della polizia di Stato a Vicenza, dove ha diretto l’ufficio corsi, occupandosi non solo di formazione, ma anche di ordine
pubblico.
Nel 2007 l’incarico di vicecomandante alla polstrada di Padova, quindi nel
2008 l’arrivo alla stradale di Bergamo,
sempre come vicecomandante. A ottobre dell’anno scorso la dottoressa Patti è stata nominata dirigente delle Volanti del 113, ora l’approdo al vertice
dell’ufficio di gabinetto.
Da cinquant’anni a Bergamo. Tra i suoi lavori la chiesa di Valtesse, il Duse e le Terrazze Fiorite
Addio a Walter Barbero, architetto della luce
■ È morto venerdì sera Walter Barbero,
uno degli architetti che più hanno contribuito - soprattutto nel periodo della
collaborazione «a otto mani» con Giuseppe Gambirasio, Baran Ciagà e Giorgio
Zenoni - al rinnovamento architettonico
della Bergamo degli ultimi decenni. Ma
chi l’ha conosciuto non fonda sull’aspetto professionale il suo cordoglio: la qualità dei suoi lavori poggiava su una ricca
umanità, il tratto discreto, ma fermo, la
pacata ma raffinata capacità di pensiero,
l’attenzione alla concretezza dei rapporti e dei bisogni delle persone, la curiosità
che ispirava una rara apertura culturale.
Barbero, che da un paio d’anni conviveva con molta dignità con il tumore che
l’avrebbe ucciso, era nato a Roma 69 anni fa. Si era trasferito a Bergamo più di
mezzo secolo fa. Aveva iniziato a lavorare con Zenoni prima ancora di laurearsi,
nel 1969, al Politecnico di Milano, dove
sarebbe tornato a insegnare Progettazione architettonica pochi anni più tardi:
suoi maestri furono Ernesto Nathan Rogers e Franco Albini. Per una quindicina d’anni, a partire dai primi anni ’70,
formò con Gambirasio, Ciagà e Zenoni
un gruppo di lavoro raro, per affiatamento e originalità di metodo.
Testimonia Paolo Belloni, presidente
dell’Ordine degli Architetti di Bergamo:
«I progetti che hanno lasciato il segno
più forte, nella Bergamo di quel periodo,
sono proprio quelli in cui hanno lavorato insieme, senza che si riesca a distinguere l’apporto dell’uno dall’altro. Penso al Duse, alle Terrazze Fiorite, alla Chiesa dei frati di Valtesse». Lo confermano
anche gli interessati: «Tra di noi – ci racconta Gambirasio – c’era un’intesa fortissima, il fondamento era una comune
idea di architettura, intesa come rapporto tra chi abita nella città e nelle case: una
prospettiva non formalistica ma di contenuto, concepita come servizio alla gente».
Si trattava di non limitarsi a progettare edifici, ma costruire uno spazio di vita che rispecchiasse i valori in cui credeva: «Lavoravamo allo stesso tavolo di disegno, senza pensare a chi di noi due ap-
Un’edizione di Notti di luce
Era anche un ottimo fotografo.
I suoi interessi erano
ampissimi, lo dimostra anche la
sua collaborazione al progetto
di illuminazione «Notti di luce»
partenesse l’idea che stavamo sviluppando», conferma Zenoni. E continua: «Sento di aver perso un fratello, non un collega o un socio di lavoro. Con Walter ci
completavamo a vicenda, così affiatati
benché diversi. Discutevamo su un progetto su ogni dettaglio, puntigliosamente ma sempre con una visione comune».
Insieme, Zenoni e Barbero si erano occupati anche dell’allestimento di mostre,
come quella dedicata a Caravaggio o quella della Collezione Rau. Barbero era del
resto anche un ottimo fotografo, più volte ammirato in mostra. È un esempio del-
l’ampiezza degli interessi di Barbero. Come lo è la collaborazione a «Notti di luce», il festival promosso dalla Camera di
commercio per il quale, nelle ultime cinque edizioni, aveva curato il progetto di
illuminazione architetturale urbana.
«Walter – confida Claudio Angeleri, direttore artistico della manifestazione –
teorizzava e metteva in pratica una concezione della luce come elemento che
svela la sostanza e il carattere organico
di una città. Non mi vergogno di dire che
inizialmente ero rimasto perplesso, ma
che aveva ragione lui: ancora una vol-
ta, aveva visto giusto e lontano».
Questo è il punto cruciale. «Barbero
sapeva guardare lontano, sorretto dalla
sua profonda cultura», dice ancora Belloni. Angeleri rincara: «La sua apertura
multidisciplinare mi ha sempre ispirato, cambiando il mio modo di vedere le
cose. Per me fu più di un insegnante, per
me, ma un secondo padre». Interviene
Stefano Levi della Torre, architetto, pittore, docente, con il quale Barbero stava preparando una mostra sull’architettura e i movimenti della fine degli anni
’60, in rapporto ad oggi: «Era dotato di
quella finezza che coglie le minime sfumature, e sa articolare un pensiero su sequenze e connessioni di ampio respiro.
Aveva un approccio antropologico all’architettura. E un genuino interesse per
le persone e i rapporti umani».
Tutto questo si ritrova in due dimensioni cruciali della sua esistenza, l’insegnamento e l’Africa. Barbero si occupava di progettazione per lo sviluppo,
nei paesi del Maghreb e in Mauritania,
Mali e Niger, in Libano e in Siria, in Brasile e in Repubblica Dominicana. Molti
di questi interventi avvennero con la Ong
Africa ’70, a lungo presieduta dall’architetto Tito Sciattella: «Era uno dei massimi esperti mondiali sugli insediamenti urbani e i centri storici dei paesi in via
sviluppo, con particolare riferimento all’Africa francofona. Mi colpiva la sua pazienza. La sua capacità di valorizzare le
risorse locali, a partire dalle persone. La
sua curiosità per l’ambiente e le culture.
Il suo genuino interesse per l’Africa: stava scrivendo un magnifico atlante antropologico sul Parco W, tra Niger, Benin
e Burkina Faso». Tutto questo lascia una
profonda traccia, che va al di là del mestiere, delle realizzazioni pratiche, dei riconoscimenti personali. È una traccia
umana, che si coglie nelle parole degli
amici, che ancora di più gli si strinsero
intorno negli ultimi mesi, della sua compagna, Maura Cantamessa, e dell’ex moglie Ines Crotti. I funerali saranno in forma civile lunedì, alle 11, al cimitero di
Bergamo.
Pier Giorgio Nosari
IIE IN AUTOSTR ADAM
TRAGICO GESTO: È QUASI ILLESO
DOPO LO SCHIANTO A 170 KM ORARI
In preda alla disperazione,
si è scagliato a 170 chilometri orari contro una barriera «bumper» dell’autostrada Bergamo-Brescia, un urto violentissimo, dal quale
è uscito però quasi illeso.
L’automobilista, un ragazzo di 27 anni vicentino, ha
infatti riportato contusioni
guaribili in pochi giorni. Il
fatto è avvenuto verso le 4
di ieri all’altezza di Palazzolo, sulla carreggiata in direzione Bergamo: secondo
le ricostruzioni della polstrada di Seriate, si sareb-
be schiantato volontariamente a 170 chilometri orari all’altezza dello svincolo
d’uscita. Dopo l’impatto
l’auto si è ribaltata, ma il
giovane si è salvato grazie
alle cinture e all’airbag: all’ospedale di Chiari è stato giudicato guaribile in 7
giorni. Le forze dell’ordine
lo cercavano già nella sua
provincia, avvertite che il
ragazzo aveva pubblicato
un messaggio su un social
network manifestando l’intenzione di compiere un gesto tragico.
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