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LERICI IN... Due bombe atomiche, due voci per la pace

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LERICI IN... Due bombe atomiche, due voci per la pace
ANNO 8 - NUMERO 08
1° AGOSTO 2015
A pag. 15
Laboratorio di
Giornalismo
delle scuole
medie F. Poggi
e P. Mantegazza
Lerici In… è un
allegato di Ameglia
Informa, registrato al
tribunale della Spezia
al n.2 del 4.2.1998
(stampato in proprio)
LERICI IN...
non ha alcun finanziamento pubblico e
si regge solo grazie
alla pubblicità degli
inserzionisti
che permettono la
DISTRIBUZIONE
GRATUITA
alla popolazione.
Diffuso in 2800 copie
MENSILE DEL TERRITORIO DI LERICI
a cura dell’Istituto Comprensivo di Lerici
Due bombe atomiche, due voci per la pace
Nel clima vacanziero di questi
giorni rischia fatalmente di passare inosservata una ricorrenza:
il settantesimo dallo sganciamento delle bombe atomiche su Hiroshima (6 agosto
1945) e Nagasaky (tre giorni
dopo). Quasi duecentomila le vittime - nella maggior parte civili ma la stima è ancora oggi impossibile da determinarsi con esattezza
per tutte le persone che morirono
nei mesi e negli anni successivi a
causa dell’inquinamento da radiazioni.
Fra le migliaia di storie parallele
di chi ha
versato sull’uno o l’altro
fronte
sangue giapponese e che
hanno lavorato, senza
Daniel Inouye nel 2011 clamore per
la ricerca della pace fra i popoli, ne
vogliamo ricordare due emblematiche, quella di Daniel Inouye che
combatté sotto la bandiera americana e quella di Takashi Nagai al
servizio della sua gente a Nagasaky.
Daniel Inouye, nato nel 1924
a Honolulu da una famiglia giapponese, studente di medicina fu
coinvolto direttamente nell'attacco
giapponese a Pearl Harbour del 7
dicembre 1941, dove aiutò molte
vittime civili del suo quartiere. Si
arruolò volontario e il 4 giugno
1944 partecipò alle operazioni che
portarono alla liberazione di Roma. Agli inizi del 1945, dopo una
parentesi sul fronte francese, lo
ritroviamo a combattere nelle fila
dell’esercito alleato sulla Linea
Gotica e, a Bardine di San Terenzo
il 21 aprile ‘45, viene dato per morto dai partigiani carraresi e sui
libri di storia, e tale fu ritenuto
sino al 2011 quando una indagine
promossa dal nostro giornale (cfr.
Lerici In N° 11 - novembre 2011),
a seguito della annuale commemorazione della strage di Bardine di
San Terenzo in Comune di Fosdinovo, ha accertato invece che era
vivo e addirittura era divenuto
presidente del Senato USA.
Al rientro in patria Inouye, pur
menomato di un braccio e con gravi ferite, si era iscritto alla facoltà
di legge che gli aprì quella carriera
politica che lo vedrà battersi per
tutta la vita, come senatore, a favore della democrazia, della pace e
della riconciliazione fra le due
sponde del Pacifico.
Il 18 aprile 2012, sei mesi prima di morire stavolta davvero e
alla bella età di 88 anni, il sen.
Inouye ci ha scritto: «Se non ci
fosse stata questa ricerca molti avrebbero ancora ritenuto che la storia della mia vita fosse finita sul
campo di battaglia a San Terenzo.
Questa indagine merita di essere
lodata» (cfr. Lerici In N° 6 – giugno 2012).
(Continua a pagina 2)
Cerca “Lerici In” con Google e lo puoi sfogliare su tablet o smartphone
Tutti i numeri di LERICI IN sono pubblicati in Internet sul sito del Comune
www.comune.lerici.sp.it e in quello della scuola www.istitutocomprensivo-lerici.gov.it
ve lui aveva ritrovato il corpo
carbonizzato della moglie, si
costruì una piccola capanna
dove continuò a soccorrere la
popolazione e a predicare per
la pace e la riconciliazione fra
i popoli.
Morì nel 1951 di una leucemia causata dalle radiazioni a
cui si era già esposto nella sua
attività di radiologo. Nominato eroe nazionale, dopo la morte gli viene dedicato un museo.
Da alcuni anni è in corso la
sua causa di beatificazione.
Due giapponesi che si sono
trovati a combattere la stessa
guerra sui due fronti opposti,
due samurai che hanno lottato
con eroismo per la libertà e la
pace, due figli del Sol Levante
che hanno abbracciato la cultura occidentale senza rinnegare le proprie radici.
(Continua da pagina 1)
Contenuto dell’ultima pagina del
libro di Almo Baracchini: “La sepoltura delle vittime dell’eccidio di
Bardine a San
Terenzo - Comune di Fivizano 21-8-1944”
Grazie a Paolo, figlio di un
mio indimenticabile amico,
Luigi Moracchioli, che mi ha
consegnato il negativo scattato
al Museo Navale di Honolulu,
sono riuscito ad inserire nel La foto del medico eroe è sulla
mio racconto la fotografia copertina di un recente libro in
lingua inglese: “The Saint of Nagadell’ultimo militare americano saki: Takashi Nagai: Loving Omorto il 21 aprile 1945 a Mon- thers as Himself” di Deb Sheffer
te Marciaso, decorato per il
suo straordinario eroismo di lettura di Pascal approfondiscono le sue domande sul senCroce al Valore Militare.
so della vita e lo allontanano
L'altra storia, quella di Ta- dal suo ateismo convinto, avvikashi Nagai, radiologo di Na- cinandolo alla conoscenza delSandro Fascinelli
gasaky e discendente di nobili la figura di Gesù. Si converte
Maria Luisa Eguez
samurai, che perse nel bom- al cattolicesimo, anche grazie
bardamento l’amatissima mo- alla testimonianza della comuglie Midori. Una tenera storia nità cristiana di Nagasaki.
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d’amore e di fede a cui sono Sposerà poi Midori, figlia della del COMUNE DI LERICI
stati dedicati film come "Le coppia cattolica che a NagasaÈ RICEVIBILE NELLE SEGUENTI ZONE:
campane di Nagasaki" (1952) e ki lo ha ospitato a lungo.
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ROTONDA VASSALLO - VIA BIAGGINI Il dottor Nagai lavorava
“I bambini di Nagasaki” (1983)
e, fra gli ultimi libri, “Pace su all’ospedale civile della sua GIARDINI LUNGOMARE - CALATA MAZZINI
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Nagasaki - il medico che gua- città d’adozione spendendo
ritirare all’Informagiovani
riva i cuori” di Paul Glynn, tutte le sue energie per i poveal P.T. del palazzo comunale
uscito un paio di mesi fa per i ri prima, per i feriti di guerra
apertura: lun - merc - ven poi. Dopo l’atomica, sul luogo
tipi delle edizioni Paoline.
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Disegno di Alessandro Muzio
Il concorso sul tema
della pace indetto
dalla parrocchia
di Lerici
Al momento di andare
in stampa non siamo
in grado di comunicare i nomi dei vincitori.
Questo è uno dei tanti
disegni realizzati dalle
classi terze medie sul
tema della pace - anno scolastico 2014-15.
La storia attraverso le strade: via Angelo Trogu
La via interna che scende
da via Brigate
Sap al mare attraversando tutto il centro storico di San Terenzo è dedicata
ad Angelo Trogu (nella foto).
Figlio di Salvatore e di Rosa
Fabbri, Angelo è un martire
della Resistenza ed era il fratello maggiore di mia nonna Luigia Trogu, la madre di mia
mamma, Antonia Schiro. Era
un giovane atletico e sportivo,
nato nel 1924, e lavorò come
disegnatore meccanico prima
alla Pertusola e poi nel cantiere
navale di Muggiano.
Durante la seconda guerra
mondiale riceve la chiamata
alle armi, diserta e nel febbraio
del 1944 si arruola con i partigiani per non combattere a
fianco dei fascisti; sale quindi
sul monte Barca presso Pontre-
moli assieme a un gruppo di
giovani antifascisti di cui fanno
parte anche due russi.
Il 12 marzo del ‘44 la formazione partigiana, comandata da
Mario Devoti, assalta la stazione ferroviaria di Valmozzola
bloccando il treno sui binari per
liberare dei renitenti alla leva
destinati ad essere processati a
Parma. Ne scaturisce un conflitto a fuoco dove perdono la
vita il comandante della brigata
partigiana, alcuni fascisti e due
ufficiali della Decima Mas. I
renitenti vengono liberati e i
militari superstiti vengono fatti
prigionieri, poi i partigiani abbandonano la stazione e si rifugiano in montagna; in seguito
sei prigionieri vengono fucilati.
La rappresaglia fascista è
istantanea: Il 14 marzo sul
monte Barca viene catturato un
intero gruppo partigiano, di cui
fanno parte Angelo Trogu e i
due russi. I prigionieri subisco-
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no brutali interrogatori al termine dei quali sono condannati
a morte. Il 17 vengono condotti
a Valmozzola davanti al plotone
di esecuzione e fucilati. Le famiglie, avvertite, accorrono a
riprendere i corpi e riportarli ai
loro paesi.
Molti giorni dopo nella chiesa gremita di San Terenzo viene celebrato il funerale. La bara tarda ad arrivare; nell’attesa
molti escono e, quando giunge il
feretro, dei fascisti armati si
piazzano sul portone per non
fare entrare la gente, ma con
grande coraggio la popolazione
di San Terenzo, quando esce la
bara, si accoda ai familiari e
forma un corteo per andare al
cimitero.
A guerra finita i genitori di
Angelo Trogu fanno un gesto
nobile dando sepoltura a proprie spese a uno dei due russi
fucilati assieme ad Angelo, di
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Uomo-animale: una convivenza difficile
Assieme da sempre, simili in tante caratteristiche ma non liberi allo stesso modo
Vignetta di Bianca Anselmi premiata al
concorso “Cronisti in classe” de La Nazione
Dicono che il cane è il miglior
amico dell’uomo, ma l’uomo è
il miglior amico del cane e degli altri animali, domestici oppure selvatici?
Si dice anche “fare una vita
da cani” e “soffrire come un
cane”, ma di chi è la colpa? In
effetti, ogni anno migliaia di
animali domestici vengono abbandonati andando ad aumentare il già elevatissimo numero di randagi che lottano per
la sopravvivenza. Se un animale è nato in cattività ed è
sempre vissuto in casa, non è
più capace di adattarsi alla
vita selvatica. Quelli che non
muoiono per incidenti stradali,
fame, sete o avvelenamento
sono spesso destinati a trascorrere il resto della loro vita
in un canile o in un gattile.
L'abbandono di un animale è
un atto vergognoso. Nessun
animale dovrebbe essere sottoposto a maltrattamenti e ad
atti crudeli. A volte gli animali
soffrono anche a causa di sperimentazioni, che vengono fatte su di loro, per scopo medico,
scientifico o commerciale.
Abbiamo visto il caso di Green Hill: quasi 7000 beagle liberati due anni fa dall’allevamento degli orrori in provincia
di Brescia; erano quasi tutti
cuccioli con le loro mamme,
destinati a morire fra atroci
tormenti in nome della scienza. Questa razza di cane era
stata scelta dai ricercatori proprio perché molto docile nei
confronti degli uomini. Terrorizzati, i beagle sopravvissuti
sono stati adottati da tante
amorevoli famiglie che hanno
cercato di far dimenticare loro
le torture a cui erano stati sottoposti in quel laboratorio.
Nessun animale dovrebbe
essere usato poi per il divertimento dell'uomo, come possiamo osservare nei giardini zoologici, nei parchi acquatici o al
circo dove essi vengono costretti a lavorare per gli spettacoli.
I casi di prevaricazione dell’uomo sugli animali di cui potremmo parlare sono tantissimi, ma un'educazione appro-
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priata dovrebbe insegnare sin
dall'infanzia a osservare, comprendere, rispettare e amare
questi esseri senzienti, capaci
di provare affetto ed emozioni.
Il rapporto uomo-animale, infatti, è sempre stato molto
stretto. L'uomo ha sempre vissuto insieme agli animali per
godere della loro compagnia o
per utilizzarli come risorse
sotto forma di cibo o di lavoro.
Difatti gli uomini fin dall'antichità hanno usato gli animali
per mangiarli, per farli lavorare al proprio posto o per rivestirsi della loro pelliccia.
La difesa degli animali è
oggi una responsabilità di tutti e tutti dobbiamo riconoscere
e rispettare i loro diritti come
un valore di civiltà. Fortunatamente la sensibilità nei confronti di questi esseri indifesi
sembra essere in aumento e si
fanno campagne per evitare
l’estinzione di alcune specie
protette.
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2015
e altre ancora …
l’incanto
Pagina 4
Una legge umana per difendere il mondo animale
Cacciati, uccisi, maltrattati, lui, deve avere abbastanza ciabbandonati, sfruttati, deri- bo e riposo; se invece è allevato per essere mangiato deve
si, divorati e poi?
prima vivere secondo la sua
natura e poi essere eliminato
senza soffrire. Gli animali non
devono neanche essere usati
per lo svago dell' uomo come
succede nei circhi o negli zoo.
La Dichiarazione dei diritti
degli animali, proponendo il
rispetto verso l'ambiente e tutti gli esseri viventi, è un documento fondamentale perché
chiede all’uomo di smettere di
considerarsi il padrone del
mondo, definisce l’uccisione
degli animali come un “biocidio” e l’estinzione di una specie come un “genocidio”; perfino la distruzione di un habitat
è considerata un “genocidio”
perché impedisce alle specie
viventi che ne fanno parte di
sopravvivere.
Anche da morti gli animali
devono essere trattati con ri-
37 anni fa, il 15 ottobre
1978, l’Unesco ha firmato a
Parigi la Dichiarazione universale dei diritti dell'animale. In questo documento si
afferma che tutti gli animali
nascono uguali e con lo stesso
diritto dell’uomo all'esistenza.
L'essere umano, che appartiene lui stesso alla specie animale, non ha alcun diritto di
sterminare gli altri esseri viventi. Nessun animale dev’essere sottoposto da parte sua a
maltrattamenti o ad atti di
malvagità. Tutti gli animali
selvatici hanno il diritto di vivere liberi nel loro ambiente
naturale e quelli domestici
nelle condizioni di vita proprie
della loro specie.
È crudele che l’uomo abbandoni un animale abituato a
vivere con lui e, se lavora per
La farmacia di turno nelle ore
COME FUNZIONA
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chiusura, e facoltativamente
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DELLE FARMACIE il servizio a battenti chiusi con re-
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aperte dalle ore 8.30 alle 12.30 e
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seguente orario di apertura: dalle
ore 8.30 alle ore 13.00 e dalle ore
15.30 alle 21.
peribilità su chiamata.
I turni delle farmacie iniziano alle ore 8.30 del lunedì per terminare
alle ore 8.30 del lunedì successivo.
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dal 27 luglio al 3 agosto e dal 24
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TV non devono far vedere
scene di violenza su di loro se non per difenderli mostrando le ingiustizie che subiscono.
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Direttore Responsabile
Sandro Fascinelli
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capo-redazione
Maria Luisa Eguez
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Le redazioni
Lerici: Vittoria Bregante, Irene Gennaro, Alice Sara, Gaia
Verrillo.
San Terenzo: Filippo Belviso,
Margherita Buonanno, Sara Cacciamano, Alessia Castorina,
Tommaso Conti, Barbara Damiano, Serena Elmazi, Alessandra
Guariglia, Marinela Omeri, Giacomo Passalacqua, Emanuele
Purpi, Riccardo Sarti, Francesco
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Scuola di ieri e scuola di oggi di Luigi Romani
Piazza Verdi alla Spezia fine Anni ‘30, senza i pini al centro
della piazza. Il liceo-ginnasio Costa è a destra delle Poste
Terminato un altro anno scolastico, più che
all'estate torno volentieri col pensiero ai miei
primi anni di ginnasio quando le scuole si aprivano in ottobre, perché nell'Italia contadina
degli Anni Trenta si utilizzavano, almeno per
la vendemmia, anche i ragazzi. E il ricordo di
una delle prime interrogazioni, lo conservo
particolarmente nitido.
La professoressa di lettere, Angela Gotelli,
una giovane insegnante che nel dopoguerra
sarebbe stata eletta alla Camera dei Deputati
già nell’assemblea costituente e per più legislature, mi interrogò di geografia.
Fu una frana. Mi fece salire sulla pedana
perché potessi vedere bene il registro sul quale
avrebbe scritto il voto. Con ottima grafia tracciò un chiarissimo 3 seguito dall’ingiunzione:
“studia perché ti rinterrogo”. Ovviamente non
mi disse quando e tanto meno su quali argomenti.
Io avevo messo in pratica una frase che
l’ottimo professore di francese, Vittorio Cuneo,
D
E
H
O
R
nel ginnasio superiore, soleva ripetere per dare
risalto a una facile regola di grammatica: “lire
n’est pas étudier”. E infatti io avevo appena
letto ciò che avrei dovuto studiare.
Passarono almeno quindici giorni e, quando
la professoressa mi chiamò per rimediare il
mal fatto, ripeté la stessa scena sulla pedana;
ma invece che scrivere il voto in una diversa
colonna del registro, trasformò il 3 in 8.
L’insegnante aveva capito benissimo che in
precedenza non avevo studiato e, facendo sparire il voto negativo, mi indusse ad apprezzare
quella particolare materia. Aggiungo che
quell’otto è uno dei pochissimi da me meritati
nel ginnasio e nel liceo perché non sono mai
stato il primo della classe e otto era una tale
eccezione che il premiato poteva considerarsi
la “rara avis” citata da Giovenale. Non parliamo poi della media dell’otto…
Poco dopo ci fu la guerra con un numero indefinibile di disastri, ma la scuola, in definitiva, si era salvata. Invece col nefasto Sessantotto si scatenò un’altra guerra, non cruenta ma
micidiale per lo studio: la guerra al nozionismo
con l’illusione che tutto sarebbe stato più facile. Non entro in tanti dettagli che mi porterebbero a valicare i limiti che mi sono imposto.
Racconto perciò un solo episodio e ognuno
potrà trarne le deduzioni che riterrà più opportune. Una volta venne da me una signora il cui
figlio stava per conseguire la licenza di terza
media, per chiedermi consiglio su quale potesse essere la scuola a cui iscriverlo, ma avendo
già una sua ambiziosa idea ben radicata.
“Vorrei fargli fare il classico perché ha difficoltà con la matematica”: Immediata fu la mia
risposta: “Ma lei pensa che il latino e il greco
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(Continua da pagina 6)
siano più facili della matematica?”. Non le lasciai neppure il tempo per una riflessione e
presi accordi per un colloquio col ragazzo, che
poi si svolse a quattr’occhi, su argomenti vari,
anche di calcio.
Nel corso della conversazione, venne fuori il
fiume Arno. “Tu sai quali città importanti
l’Arno bagna?” Silenzio di tomba. “Una è talmente vicina che puoi raggiungerla in meno di
un’ora; l’altra è una città importantissima anche per la storia e per l’arte ed è il capoluogo
della regione confinante con la nostra”. Ancora
silenzio. Quando gli rivelai il mistero (perché
tale sarà parso alla sua mente) mi avventurai
in un’altra scabrosa richiesta: “Ma senz’altro
saprai qual è il fiume che passa per Roma”.
Non lo sapeva.
Certo, è nozionismo ed è facile concludere
che si trattava di un ragazzo particolare, che ci
sono ragazzi molto più intelligenti e molto più
interessati a ciò che ci circonda. Ne sono convinto, ma la media dei ragazzi di oggi ha dimenticato pure la tavola pitagorica e senza telefonino non sa fare una divisione.
Quanto alla geografia, in considerazione che
oggi i ragazzi con facilità vanno in giro per il
mondo, si ritroveranno come quegli americani
che dopo la guerra scoprirono l’Europa e i paesi del Mediterraneo. Filmavano tutto quanto
vedevano. Tornati a casa proiettavano fasci di
pellicole e non sapevano più distinguere un
campanile da un minareto.
Più il tempo passa e più lacune e più confusione scopro, e non solo nei giovani.
Termino con un ritorno rapido a quell’otto
faticosamente conquistato dopo aver fatto una
figuraccia nell’interrogazione precedente.
Mai sentito, come oggi, che tanti giovani
siano stati meritevoli di 9 e 10. Non solo in una
interrogazione, ma addirittura come media trimestrale o di fine anno scolastico.
A Pugliola col cappellino si beve … gratis
Cappello e del Cappellino” (nelle foto alcuni originali
cappellini in gara lo scorso anno), dove chi verrà col cappello,
potrà bere senza pagare a partire dalle 21.45 in poi.
Una giuria popolare sceglierà
il miglior cappello e il miglior
Anche nel mese di agosto
proseguiranno, organizzati dal
Gruppo Sportivo di Pugliola,
presso ill centro storico, gli intrattenimenti colturali, gastronomici e musicali.
Sabato 8 agosto “Festa del
cappellino. La serata sarà allietata dall'intrattenimento musicale della vocalist Emanuela, dal
signor Sergio che farà divertire
grandi e piccini con giochi e attrazioni costruiti a mano e da
un'esibizione di ballo della scuola di danza “A.S.D. Punta &
Flex” di Romito Magra.
Domenica 9 agosto saranno
presenti complessi musicali locali e la cantante Emanuela.
Lunedì 10 agosto il Comune
di Lerici offrirà un intrattenimento musicale particolare. Allieteranno le serate banchi gastronomici con specialità locali.
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Ricordi... non tanto lontani di Lerici ( 4)
Turismo e divertimenti Mady che ricordo con dei capelli biondi e stopposi fermati
nel dopoguerra
da un paio di chiodi arrugginiti e un musino rugoso che assomigliava in modo impressionante alla scimmietta che si
portava sempre sulla spalla…
A Lerici c’era solo un albergo, il delle Palme, un paio di pensioni e gli stabilimenti balneari del Lido e
del Colombo, così, viste le
Le prime gite in Vespa
richieste, molte famiglie si soIn quegli anni cominciò ti- no ingegnate ad affittare le
midamente il turismo. Il pri- camere con uso di cucina, o
mo segnale lo diede l’editore facendo pensione …
Bompiani acquistando una
villa vicino al castello. Ricordo
che c’erano panfili incredibili
al molo e si favoleggiava di
ospiti importanti e misteriosi.
Tutto il mondo intellettuale,
italiano e non, è passato da
Lerici nel corso di quegli anni.
Qualche anno fa ho letto
Turiste davanti al Bagno Lido
nella biografia di Franca ValeAppena finita la guerra, in
ri una bellissima descrizione tutti c’era una grande voglia
del matrimonio della figlia di di divertirsi. Troppi anni di
Bompiani, sua amica d’infan- patimenti, persecuzioni, fazia, nel meraviglioso panora- me ... La voglia di buttarsi tutma di Lerici, in quell’azzurro to questo alle spalle era granpieno di profumi e rondini.
de in tutti i ceti. A Lerici per
L’altro polo d’attrazione è un paio d’anni si è festeggiato
stato l’Ostello della gioven- il Carnevale in un modo
tù nel castello che aveva come grandioso: veglioni in mascheguardiana una lericina assolu- ra con balli e cotillons di sera,
tamente straordinaria: la feste per i bambini e i giovani
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nei pomeriggi con la Pentolaccia, l’Albero della cuccagna e
altre amenità. Tutto si svolgeva al cinema Goldoni, che
per l’occasione toglieva tutte le
sedie dalla platea, mentre dalla galleria e dai palchi, si poteva guardare lo spettacolo stando seduti nelle poltroncine.
Io ricordo una di queste feste per quanto ne ho sentito
raccontare negli anni. Tutti gli
abitanti del pianerottolo si erano messi d’accordo per partecipare a un veglione in maschera e la Felicita aveva aiutato a preparare i costumi.
Anna e mia madre erano
vestite da damine dell’ottocento, Giovanna aveva un costume autentico da cosacco, portato dai Balcani da suo zio Mimi, e tutti quelli che non avevano un costume, avevano affittato dei “domino”, quelle
palandrane con cappuccio di
seta nera e con grandi fregi
d’oro, che si vedono nelle rappresentazioni del Carnevale di
Venezia.
Mio padre, gli Zorzello e i
Mao, vestiti così e tutti pimpanti, sono andati al veglione.
Non erano ancora entrati che
una signorina, vedendo sorridere a tutta bocca l’Aida e la
Mercede, in quello sfavillio di
denti d’oro e d’acciaio e nel
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(Continua da pagina 8)
loro paludamento nero con
frange e fregi, esclamò: «Questo non è un carnevale... È un
funerale di terza classe!», rovinando subito la serata.
Ma quelle non se la sono
presa e, appena entrate in sa-
la, hanno cominciato a ballare,
dimenticandosi dei rispettivi
coniugi che, abbacchiati, stavano sui palchi a guardare tristemente le due che svolazzavano qua e là allegramente…
Adriana, figlia della sarta
Trieste, nostra amica di fami-
Necrologio dell’italiano colto, medio e popolare
Si comunica ai gentili lettori che, a causa di un’acuta epidemia d’anglite, nel Bel Paese
muoiono ogni giorno decine di
parole: “Il morbo infuria, il
fiato ci manca, dal labbro penzola la lingua bianca” avrebbe
proclamato l’esimio prof. Arnaldo Fusinato.
La location dei funerali
sta in TV per l’italiano popolare, sul Web per l’italiano medio e in riviste e giornali per
l’italiano colto. Un tempo ognuno aveva un qualche posto
sul patrio suolo, magari al sole, ma oggi è ridotto in una
qualsivoglia location.
Perché una lingua insulare
come quella anglosassone è
diventata “veicolare” e ha colpito a morte altri idiomi
“insulari” come quello della
Penisola anche laddove non ha
mai militarmente colonizzato?
Potenza del dio Mammona, of
course. Come dire: “ne uccide
più la lingua che la spada”.
Roma colonizzò l’Europa? E
(1)
il dio Danaro il mondo. La
Grecia partorì l’Occidente? Ma
l’euro le presenta oggi il conto.
Corsi e ricorsi storici, of course. Money, money, money cantava la band degli Abba già
quarant’anni fa.
Se dovessimo fare un abstract di quanto sia advanced
il discorso, sarebbe alert, e di
quella red. Ma si sa che
l’appeal è l’appeal e, anche se
non è sexy, l’idioma dell’Albione (perfidious o angelic
che sia) fa sempre audience. E
allora l’incontro / scontro con
l’inglese è tutt’al più un road
accident.
È che, day by day, alla fine
di ogni giornata l’italiano si
potrebbe ritrovare, step by
step, con tutte le ossa rotte. E,
da puro idioma qual era, sentirsi ridotto a un puro idiota.
Diciamocelo pure: non c’è più
un benchmark, neanche a pagarlo in dollari!
La cosa avrà il suo benefit?
Ai posteri l’ardua sentenza!
glia, ha trovato [quella sera]
un bellissimo carabiniere che
si è innamorato di lei, l’ha sposata e ha lasciato l’Arma per
aprire la “Tringale”, la prima agenzia immobiliare di
Lerici. (segue)
Gabriella Cataldo
E confessiamolo: noi italiani l’esterofilia ce l’abbiamo nel
sangue. L’erba del vicino è
sempre più verde sin dai tempi del ratto delle Sabine. Vogliamo metterci a confronto
dei francesi? Ah, i francesi!
Quelli sì che sono sciovinisti
tutti d’un pezzo; non per niente lui, monsieur Chauvin, era
un militare franco, un gallo
duro e puro. Tutti hanno il
personal computer? E loro
hanno l’ordinateur! Tutto il
mondo ha il cell (perché “telefonino” lo dice solo la nonna)?
E loro hanno le portable! Ah,
les bonnes pratiques francesi!
(segue)
Maria Luisa Eguez
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La lungimiranza di Guglielmo vescovo di Luni
Lucchese di origine e canonico della Cattedrale, Guglielmo
venne creato vescovo da Papa
Gregorio IX, a cui rimase sempre fedele dal 1228 al 1241,
morte di lui. Preso possesso della Diocesi, come vescovo-conte
iniziò a risanare i vecchi debiti
e ad affermare con forza la sua
autorità feudale in Lunigiana,
autorità gravemente minata dal
suo predecessore Buttafava, che
invece di continuare a difendere
strenuamente i diritti e i castelli, preferì disfarsene perché ritenuti onerosi.
L’atteggiamento di Buttafava, da molteplici signorotti locali, venne ritenuto sintomo di
arrendevolezza, e ciò costituirà,
per i suoi successori, fonte di
problemi e di battaglie. Guglielmo, precursore degli odierni
piani regolatori, nel 1230 ampliò la città di Sarzana pianificando la costruzione di un nuovo quartiere che cedette agli
abitanti di Arcola, e portò a termine la redazione degli Statuti
di Ponzanello, Sarzanello, Carrara, Ortonovo e Nicola, ricevendo inoltre giuramento di fedeltà dagli uomini di Marola.
La sua politica di risanamento e consolidamento del potere
temporale non passò inosservata all’imperatore Federico II,
che considerava di vitale importanza il territorio della Diocesi
di Luni, passaggio obbligato tra
Germania, Lombardia e il resto
d'Italia. Già nel 1126, l'imperatore liberava il Comune di Sarzana dalla signoria vescovile,
sottomettendolo direttamente all'Impero e ai suoi vicari e nel
1239 occupava Pontremoli e alcuni castelli, con le torri che il
vescovo deteneva a Vezzano,
Ponzanello e Fosdinovo per meglio dominare la Via Francigena; ma i tempi peggiori dovevano ancora venire.
Nel 1241 papa Gregorio IX
decise di tenere un concilio a
Roma, e i prelati del nord dell’Italia si servirono della flotta
genovese per raggiungere la
meta: l'imperatore, con la complicità della flotta pisana, ne
intercettò il convoglio e mosse
battaglia. Era il 3 maggio e, tra
le isole del Giglio e di Montecristo, la flotta genovese subì una
gravissima sconfitta con oltre
diecimila tra morti e prigionieri.
Tutti i prelati superstiti, tra
cui Guglielmo, furono catturati
e imprigionati in varie città
dell'Italia Meridionale, dove
molti trovarono la morte tra
crudeltà e stenti. Guglielmo fu
imprigionato in un castello della Puglia fino al 1251, e poté
essere liberato soltanto in seguito alla morte di Federico II.
Al suo rientro, dopo dieci anni, si stabilì a Lucca, poiché la
Diocesi era in preda all'anarchia
o, ben peggio, nelle mani dei
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LERICI IN… - agosto 2015
Vicari Imperiali che, come molti
dei feudatari vescovili e addirittura dei Canonici della Cattedrale, avevano usurpato i diritti
episcopali per i propri interessi
o per cederli al Comune di Sarzana. Un disastro per la diocesi,
politicamente distrutta e oberata dai debiti che erano stati contratti anche per il mantenimento del vescovo durante la prigionia. Guglielmo, per queste ragioni, fu costretto a rivolgersi ai
propri concittadini lucchesi per
ricreare una classe di funzionari fedeli, non immaginando che
in seguito, involontariamente,
avrebbe agevolato le mire espansionistiche di Lucca.
I debiti, con permesso papale, vennero risanati con vendite
e affrancature e, con gli introiti
che Gugliemo andava via via
recuperando nella ricostruzione
del patrimonio della diocesi,
otteneva i giuramenti di fedeltà
da parte degli abitanti di Albiano, Bolano, Carrara, Ponzanello
e San Terenzo al mare.
Gli furono d’aiuto parte dei
documenti che nel frattempo
aveva raccolto il vicario imperiale di Lunigiana Oberto Pelavicino. Nulla poté, invece, nelle
terre di cui si era impadronito il
genovese Nicolò Fieschi conte di
Lavagna, perché nipote del Papa Innocenzo IV. La morte lo
colse dopo un lunghissimo episcopato nel 1272.
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La scelta di Irina: da infermiera a estetista
L’estate oltre che voglia di acqua e di mare, è anche voglia di
apparire più belli o belle.
Nel precedente mese di luglio
Paola ci ha parlato dei benefici
che l’acqua offre per la cura di
alcune patologie o per rilassare il
corpo e lo spirito, ora ascoltiamo
Irina, da tre anni responsabile
del centro estetico Shelley sia
come estetista che come massaggiatrice, che ci guida tra le
cure estetiche o di massoterapia.
Sono dieci anni che l’hotel
Shelley di Lerici ha aperto il centro estetico, la sauna finlandese e
la biblioteca a servizio non solo
dei clienti dell’albergo ma anche
dielle persone esterne che lo desiderano.
D. Irina, l’estetica è stata sempre la sua aspirazione?
R. No, da piccola sognavo di
fare la cardiologa. Poi per problemi familiari mi dovetti limitare a fare l’infermiera nei
reparti di cardiorianimazione.
Contemporaneamente alla
mia attività seguivo però dei
corsi di estetica e iniziai così a
fare l’estetista nel tempo libero. Un lavoro che ho subito
apprezzato perché mi dava la
possibilità di rendere sempre
felici le persone al contrario di
quello dell’infermiera cardiologa dove purtroppo dovevo talvolta, terribile per me, assistere alla morte del paziente.
Il Gambero
Nero
Le vicende della vita mi
hanno portato poi in Italia dove ho seguito altri corsi di estetica, di massaggi (ayurvedico, sensoriale, decontratturante …), di riflessologia plantare, tatuaggio … e sono diventata io stessa insegnante.
D. Quali sono i trattamenti che fate in questo
centro estetico?
R. I trattamenti principali
vanno dalla pedicure o manicure classica, rigenerante,
sbiancante, con allungamento
e con smalto gel o Vinylux, ai
trattamenti anti age del viso
con vapore, con concentrato a
base di acido ialuronico o gocce di Byron, ai fanghi con le
alghe, al massaggio al cioccolato e alghe, al massaggio alle
candele calde.
Abbiamo poi la depilazione
con le cere in varie parti del
corpo e la sauna finlandese.
D. Quali sono i benefici
dei principali trattamenti?
R. La fangoterapia con
successivo massaggio con le
creme è particolarmente indicata per combattere l’artrosi e
la cellulite mentre il massaggio al cioccolato, con una
componente di erbe aromatiche, lavora sia sulla cellulite
che la ritenzione idrica.
C’è il massaggio alle candele calde (indicato nelle sta-
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gioni fredde): i ceri si trasformano in un olio che viene
massaggiato caldo sul corpo
per alleviare l’artrosi e le contratture.
La reflessologia plantare
(ma non solo) serve per curare
una serie di malattie intervenendo in alcuni punti chiave.
Attraverso questo massaggio
ad esempio io sono riuscita a
curare un colpo di frusta al
collo che non riusciva a passare in nessun modo, con cinque
sedute una donna ha superato
la sterilità, un’altra donna con
dodici sedute è riuscita a superare problemi di dipendenza
dalla droga da sette anni, altre persone con cinque sedute
sono riuscite a superare la depressione.
Vedere soffrire le persone e
non poter fare nulla per loro è
stato il mio più grande dispiacere; vedere invece ora le persone contente è la mia più
grande gioia.
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Shelley al Santuario di San Pellegrino in Alpe
La signora Oneglia, che vive
gran parte dell’anno nel suo
paese natale sull’ Appennino,
mi ha fatto leggere un libricino di Umberto Monti pubblicato nel 1956 sul Santuario di
San Pellegrino in Alpe e ha sottolineato un passo per me importante, ma che dovrebbe interessare anche molti altri santerenzini perché riguarda il
nostro ospite più illustre, Percy
Bysshe Shelley, il grande poeta
romantico inglese che ha aperto la strada a tutti i poeti, scrittori e pittori che hanno soggiornato nel nostro territorio:
“Shelley nell’agosto del 1820
salì al santuario, forse accodandosi ad un gruppo di pellegrini lucchesi. Era affranto dal
caldo e aveva perduto la vena
poetica, ma la ritrovò subito
sull’Appennino, innanzi al magnifico panorama delle Apuane
e della Valle del Serchio, e ridisceso ai Bagni di S. Giuliano
scrisse di getto La Maga
dell’Atlante”.
Queste poche righe mi
hanno dato lo spunto per
rileggermi qualche libro
su Shelley ed effettivamente il poeta nel gennaio 1820 per cercare un
clima più mite si trasferì
a Pisa, visitò più volte
Lucca e a giugno andò ad
abitare a Livorno dove si accordò con l’editore per la pubblicazione del “Prometeo liberato”
forse la sua opera migliore insieme ad “Adonais” scritta nel
1821 subito dopo la morte
dell’amico Keats.
A fine luglio Shelley si trasferì a Bagni S. Giuliano vicino
Pisa e rallegrato dalle notizie
sui moti carbonari di Napoli
scrisse “Ode a Napoli”. Dopo la
gita sul Monte San Pellegrino,
in soli tre giorni dall’11 al 13
agosto, scrisse la “Maga dell’Atlante”.
Il poemetto è un’opera minore, ma interessante e gradevole. Mi piace riportarvi l’inizio
che Shelley dedica alla moglie:
“A MARY
(ndr. che trova da ridire su
questa poesia sulla base del fatto che non conterebbe alcun interesse umano)
Cos’è mia cara Mary, un critico ti ha morso,
(la vipera è letale anche da
morta),
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per condannarmi questa mia
poesia,
perché non narra alcuna storia, falsa o vera?
Forse perché il gattino non
piglia ancora topi,
non può giocare e saltellare
come i gatti adulti,
finchè gli spuntano gli artigli? Via!
Per una volta, dai! accontentati di una fantasia.”
Il 30 aprile 1822 Shelley con
tutta la famiglia si trasferisce a
San Terenzo nella Villa Magni,
quella che per noi è la Casa
Bianca. Il 1° luglio salpa alla
volta di Livorno dove si trattiene per una settimana discutendo del primo numero di “Liberal” con Byron.
Durante il viaggio di ritorno,
l’otto luglio, la sua barca sorpresa dalla tempesta, naufraga
a circa 10 miglia da Viareggio e
così perdono la vita Shelley e i
due amici che erano con lui.
Questi fatti certamente li
conoscete perché li abbiamo
scritti molte volte e fanno parte
della storia del nostro paese,
ma vorrei farvi notare il tragico
destino che ha legato questi tre
grandi poeti romantici inglesi,
amici per tutta la loro breve
vita: Keats morì a 26 anni,
Shelley a 30 e Byron a 36, neanche un secolo di età in tre!
Sio-Ca’ (Alfredo Lupi)
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La manifestazione natatoria, promossa dalla
Regione Liguria e patrocinata dal Comune di Lerici, che ogni anno fa affluire nel nostro paese
numerosi atleti e familiari da tutta Italia.
14 giugno …… Miglio Blu (nuotata libera)
18 e 19 luglio. Memorial “Adolfo Mariani”
(Gare FIN, UISP e Amatori)
1° agosto
Trofeo Decathlon a Marinella
9 agosto - Un solo golfo un solo mare (nuotata libera)
12 e 13 settembre Memorial “David Passalacqua”
(Gare FIN – UISP e Amatori)
Patentino DPR 43/2013 x impianti di climatizzazione 6 gennaio 2016 - Cimento catodico (nuotata libera)
LERICI IN… - agosto 2015
Pagina 12
Tre libri: uno sui sapori di
Forse a qualcuno è sfuggito
ma il più famoso dei pirati, il
famigerato Barbanera, si è
aggirato e forse si sta ancora
aggirando in incognito nel nostro golfo.
Nel 2013 Catello Marianni ha narrato in una prosa
molto vicina alla filastrocca
quando il Barbanera tentò
senza frutto un attacco al castello di Lerici andato a monte
per l’intervento di un astuto
lericino che provvide a insaponare il maniero per benino,
cosicché il corsaro assaltatore
si ritrovò… a mollo in mare.
Per raccontare l’impresa
l’autore ha radunato un manipolo di collaboratori, dal
“Bongio” (al secolo Colombo
Bongiovanni) che ne ha fatto
la versione in lericino alla figlia Stefania che ha illustrato
Lerici e due su Barbanera
il libro. Tutto per la gioia della
nipotina Elsa.
L’anno seguente, dopo “Barbanera lascia stare… Il castello insaponato”, la banda ci ha
riprovato con “Barbanera e
il tesoro dell’Isola del Tino”; sponsors il Gambin Bar,
il Bar Tirreno, l’Agenzia
immobiliare Lerici, il negozio di frutta e verdura di Andrea e Tiziana in piazza C.
Battisti, la ditta Casella, il
ristorante L'Ancora di Lerici,
la Braceria dell’Osteria del
Mare e l’ottica Bardi.
Anche Anna Bardellini ha
voluto rendere omaggio al suo
paese e ha realizzato “La mia
Lerici – armonia di sapori
avvolti in un abbraccio di
azzurro”; l’ha composto con
poesie di Antonietta Aprile,
tradizioni culinarie già raccolte da Gabriella Molli e Armando Baldassari sotto il
titolo di “Le ricette di Lupetto”,
foto di Walter Bilotta e disegni anche stavolta di Stefania
Marianni; sponsor il Soroptimist Club della Spezia.
Parte del ricavato delle opere, specifica Catello Marianni,
sarà devoluto in beneficienza
alla Pubblica Assistenza di
Lerici. Tutti e tre i libri sono
in vendita a Lerici presso l'edicola di Gloria e Tiziana
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contributo richiesto è di dieci
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Bardellini e dodici per quelli
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Santi e malanni del mese di agosto
Il portale della chiesa di Portovenere con san Lorenzo sulla graticola
Il più celebre è senz’altro
lui, Lorenzo. Perché è legato
alle così poetiche stelle cadenti, perché i più âgés ricordano
volentieri il celebre “X agosto” di pascoliana memoria.
San Lorenzo, d’origine iberica,
fu arcidiacono a Roma, dove fu
martirizzato nel 258 durante
la persecuzione dell’imperatore Valeriano. La tradizione e
la conseguente iconografia lo
vogliono arso su una graticola
all’età di 33 anni. A lui è dedicata la bellissima chiesa di
Portovenere (XIII secolo), sul
cui portale il santo è appunto
raffigurato disteso su una grata rovente. Da invocare, naturalmente, per le scottature.
Regina di Francia ma molto
meno nota è invece Radegonda, vissuta nel VI secolo e
commemorata tre giorni più
tardi, il 13. Donna molto colta
per l’epoca, per liberarsi del
marito brutale si ritirò in monastero dove già viveva la suocera che delle violenze di quel
suo figlio non ne poteva proprio più. La si invoca per le
malattie della pelle (avrà avuto la psoriasi da stress?), in
particolare contro la scabbia
tornata alla ribalta delle cronache proprio in questi tempi.
Addirittura imperatrice era
Elena (celebrata il 18), madre
di quel Costantino che diede il
via libera alla religione cristiana. Trascorse la sua vecchiaia
a Gerusalemme aiutando i poveri, gli orfani e le vedove e
liberando i prigionieri, secondo l’insegnamento dei Vangeli.
La leggenda le attribuisce il
ritrovamento della croce di
Gesù, i cui frammenti sarebbero sparsi un po’ in tutta Europa. Sant’Elena è implorata
per l’epilessia ma è invocata
anche da chi cerca oggetti
smarriti in relazione, appunto, al ritrovamento della croce.
Il 24 agosto è la volta di un
santo biblico, Bartolomeo,
patrono di Pitelli. Dal momento che Bartolomeo è un patronimico significando “Figlio di
Talmai” (“talmai” in aramaico
sta per “valoroso” ma anche
per “contadino”), viene identificato come quel Natanaele di
cui Gesù disse: «Ecco un israe-
lita in cui non c’è falsità». Famoso taumaturgo, morì prima
scorticato e poi crocifisso. È
supplicato per le convulsioni.
Il 28 troviamo un gigante
non solo della Chiesa ma anche della cultura occidentale,
quel vescovo di Ippona che
scrisse le sue famose Confessioni. Dopo una giovinezza libertina che diede non pochi
grattacapi a sua madre Monica, la conversione di Agostino
maturò a Milano quando lui
aveva 33 anni. È celebre il suo
grido: «Tardi ti ho amato, Bellezza così antica e tanto nuova,
tardi ti ho amato. Sì, perché tu
eri dentro di me ed io fuori: lì
ti cercavo... Eri con me, ma io
non ero con te».
Sant’Agostino è invocato
come protettore contro le malattie d’origine animale.
Maria Luisa Eguez
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Lerici e San Terenzo: un agosto a tutto nuoto
Trittico Natatorio Santerenzino
Dopo l’eclatante inizio della
stagione natatoria con il “Miglio
Blu” del 14 giugno continuano le
gare del Trittico Santerenzino.
Nel pomeriggio di sabato 18
luglio si è svolta la coppa Coman-
Lerici Sport SSD
Il Lerici sport, forte dei suoi
60 anni compiuti lo scorso anno e
soprattutto dei suoi 150 atleti,
sarà protagonista degli eventi
sportivi legati al mare della Festa
della Marineria 2015 che si terrà
dal 27 al 30 agosto. L’edizione
dello scorso anno è stata visitata
da 300.000 persone quindi rappresenta, anche per la nostra società, un'importante vetrina.
Cominciamo a Portovenere,
giovedì 27 agosto dalle ore
17.00 con un quadrangolare di
pallanuoto nel campo di gara tra il
molo Dodero e punta San Pietro.
Quattro squadre con la formula
mista daranno spettacolo con lo
sport tipico della nostra regione.
Venerdi 28 agosto a Lerici,
dalle ore 16.00 torneo per i bambini Under 12, nel campo davanti
al molo che ha visto i coccodrilli
dante Angelo Francesconi, gara
di fondo FIN sulla distanza di
5.000 metri e domenica mattina
19 luglio il Memorial dedicato a
Gioà Migliorini, infaticabile membro del comitato organizzatore.
Grande partecipazione anche
alla gara amatoriale “Due bracciate con Lorenzo”. Presente
alla partenza Lorenzo Fallini, giovane atleta di Fidenza, gravemente infortunato durante un allenamento di rugby, e i componenti
dell’Associazione Terzo Tempo,
nata per tutelare e sostenere moralmente, materialmente ed economicamente Lorenzo e la sua
lericini combattere in tanti campionati. Ci divertiremo guardando
otto squadre di miniatleti dell'acquagol.
Sabato 29 agosto dalle ore
17.00 “Memorial Lerici Sport”, gara di nuoto in mare riservata ai
giovani sino ai 16 anni, che tutto
l'anno nuotano solo in piscina e
finalmente avranno l'occasione di
confrontarsi in acqua salata.
Partenza dall'Erbetta di Lerici,
svolta alla diga della Venere e
ritorno; gli atleti saranno accompagnati dagli istruttori, dai master
e dalla piacevole novità dei cani
da salvataggio.
Domenica 30 agosto: la 34ª
“Coppa Byron”. Alle 13.30 i 250
concorrenti saranno trasferiti col
battello da Lerici a Portovenere;
partenza alle ore 14.15 e dopo
7,5 km attraverso il golfo arrivo
alla rotonda di Lerici. L'arrivo del
famiglia. A questa associazione è
stato devoluto il ricavato della manifestazione.
Come sempre, al termine delle
gare gli atleti si sono rifocillati al
ricco buffet con i prodotti tipici locali, allestito dalle infaticabili signore del Comitato del Trittico.
La stagione natatoria continuerà domenica 9 agosto con la
nuotata libera “Un solo golfo un
solo mare” e si concluderà con le
due prove previste per sabato 12
e domenica 13 settembre e denominate Memorial David Passalacqua per ricordare l’ex atleta
ed organizzatore delle manifestazioni natatorie santerenzine. SF
primo è previsto verso le 15.45 e
dell'ultimo alle 17.00. Piccolo rinfresco e partenza in battello per il
palco della Festa della Marineria
alla Spezia. Cerimonia di premiazione poi, per chi vuole, rientro in
battello a Lerici altrimenti prosecuzione della festa alla Spezia
con rientro a Lerici in serata. La
gara sarà ripresa dalla TV con
l'ausilio di un drone; parteciperanno alla gara gli atleti della nazionale italiana di fondo reduce da
tanti successi mondiali e olimpici
Roberto Figoli
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Tarabotto e la sua tomba a Staglieno
La tomba del comandante Tarabotto, interno-esterno
Alle 8.00 del 1° Agosto del 1931, alla presenza di
circa 150.000 persone, dai Cantieri Navali Ansaldo di
Genova viene varato il transatlantico Rex. Madrina
la regina Elena del Montenegro, presente il re d’Italia
Vittorio Emanuele III, da cui la nave prende il nome.
Il comandante Francesco Tarabotto, nato a Lerici
il 10 luglio 1877, che già aveva comandato il Principessa Mafalda, il Duilio e l’Augustus, sale a bordo del
Rex per le prove in mare il 5 settembre 1932 e vi rimane sino all’estate del 1937.
Fu un comandante eccezionale, molto amato
dall’equipaggio. Importanti le sue decisioni di proseguire il viaggio inaugurale in Atlantico, pur avendo
parte della centrale elettrica in avaria, e di concludere
l’ultimo giorno di traversata a elevata velocità nella
nebbia per conquistare il Nastro Azzurro, arrivando il
15 agosto 1933 a New York con 28 ore di anticipo.
Dopo il ritiro visse a Genova in Corso Italia sino al
16 luglio 1969. Oggi riposa in una cappella di famiglia
nel cimitero di Staglieno, lasciata dalla cugina Angelina nel 2000 alla Fondazione Don Orione, in posizione
centrale, vicino alla tomba di Mazzini.
Il tempio, ritrovato grazie al prof. Enrico Calzolari e
don Alessandro D’Acunto, è realizzato in marmo bianco. Esternamente ha riferimenti simbolici ai quattro
Evangelisti e al serpente tentatore sui due lati. Internamente ha una cripta dorata con un altare sovrastato da un crocefisso in marmo e Gesù in metallo nero.
Tarabotto è l’unico comandante italiano che vinse
il Nastro Azzurro, dando lustro ai nostri cantieri ed
equipaggi a livello internazionale, ma né Genova né
Lerici gli hanno ancora dedicato una via.
La cappella ha urgente bisogno di restauro conservativo. Tutti gli appassionati di storia marinara possono aiutare con donazioni alla Fondazione Don Orione
di Genova per realizzarlo.
Flavio Testi
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