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Il mondo degli scacchi è entrato all`Auser N° 67 (novembre) 2014)

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Il mondo degli scacchi è entrato all`Auser N° 67 (novembre) 2014)
C
Caalleennddaarriioo ddeelllee ggiittee ttuurriissttiicchhee ee ddeeii ssooggggiioorrnnii m
maarree -- m
moonnttaaggnnaa
Dal 28 al 30 novembre Mercatini di Natale in Carinzia € 310
Il punto.
Responsabile del turismo sig.ra Mida (338-4932066)
sergio f. giampaoli
Il mondo degli scacchi è entrato all’Auser
Il 10 di ottobre, alle 15,30 ha preso il via
Uniauser. Al debutto dell’anno accademico c’era Gino Cabano con ‘La storia, gli
avvenimenti e i luoghi del monte Caprione
dalla preistoria a oggi. Un avvio che apre
un periodo nuovo per Auser Lerici. Con
l’offerta di altre opportunità di stare insieme favorisce il bisogno che oggi si è
fatto pressante, di conoscere l’ambiente in
cui si vive. E fra gli incontri, benvenuti gli
scacchi con Gabriele Lancini, che ci hanno
portato un giovanissimo giocatore.
intervista di gabriella molli
° °
L’allarme meteo ha cancellato il consueto
appuntamento con Triathlon. Peccato, era
una manifestazione attesa da tantissimi lericini.
° °
Nel mese di ottobre, abbiamo rivisto penzolare un po’ dappertutto i grandi “drappi” bianchi che reclamavano con frasi a
effetto la sospensione della ztl nei mesi invernali. Ci saranno sicuramente delle buone ragioni che spingono una parte dei nostri concittadini a manifestare il loro disagio. L’Amministrazione deve saper rispondere. Tuttavia fa male ascoltare la grossolana certezza di alcuni capipopolo (o presunti tali) su soluzioni accompagnate a
proposte un po’ troppo “ad effetto”. Forse, evitando le difese ideologiche, e abbandonando da entrambe le parti le assolute certezze sarà possibile trovare una soluzione.
Ciao, alla prossima.
N° 67 (novembre) 2014)
responsabile sergio f. giampaoli (gfs).
Hanno collaborato a questo numero:
colombo bongiovanni, gino cabano,
enrico calzolari, francesco cummaro,
marco greco, michele iozzelli,
margherita manfredi, molli gabriella
francesco pelillo, euro puntelli.
Gabriele Lancini
Conduce gli incontri di scacchi un appassionato giocatore: Gabriele Lancini,
ingegnere laureatosi al Politecnico di
Milano, ora in quiescenza, coniugato e
padre di due figli, fiorentino di nascita e
lericino per scelta e per amore di questo
meraviglioso territorio. E con gli scacchi viene ad ampliarsi lo spettro delle
opportunità di Uniauser Lerici, nata per
offrire a varie età un ciclo annuale di incontri che hanno come centro d’interesse
l’ambiente, con molta attenzione a rendere viva l’attività cerebrale. Chiedo a
Gabriele Lancini perché e come questo
sport apporta benefici.
R. Hai detto bene, il gioco degli scacchi
è un vero e proprio sport riconosciuto dal
CONI, con i suoi Campionati ed Olimpiadi. Perché e come apporta benefici: in
molti modi; intanto, gli scacchi offrono a
chi li pratica una enorme quantità di emozioni; quando giochi una partita, sia
in torneo che in “amichevole”, sia con
qualcuno che conosci da tempo o che
non hai mai incontrato prima, tu senti un
fiume di adrenalina che scorre nelle vene; già questo ti fa sentire molto bene, ti
dà vitalità, acuisce tutte le tue percezioni,
si riattivano anche le sinapsi eventualmente assopite e la mente, se “attempata”, finisce per ringiovanire e se ancora
giovane, si mantiene tale più a lungo.
Poi ti insegna e ti allena a riflettere, a
progettare, a prevedere le risposte
dell’avversario e quindi a prevenire i
possibili contrattacchi. Ti insegna ad essere leale; ti abitua a godere la libertà
d’azione nel rispetto delle regole: sì perché nel rispetto delle regole, tutto è ammesso, tutto è possibile; basta saperlo
immaginare. Ti insegna o ti conferma
che per conseguire il successo bisogna
sempre lavorare “duro” ed impegnarsi al
massimo. Insomma, gli scacchi sono studio, applicazione, ricerca, strategia, tattica, impegno e divertimento al tempo
stesso, competizione, fratellanza, rivalità
ed amicizia, stima del prossimo, ammirazione delle altrui capacità, e capacità di
valutazione, psicologia … e molto molto
ancora.
D. Qual è il piano di conduzione predisposto?
R. Premetto che gli scacchi si imparano
veramente solo giocando. Quindi il piano
è molto semplice: alcune “sedute” (il
minimo indispensabile) di pura teoria per
insegnare ai neofiti le regole del gioco e
le mosse dei pezzi, seguite dalle più divertenti “esercitazioni” dove i corsisti
giocheranno vere e proprie partite fra loro con l’assistenza del docente.
D. Quale futuro ipotizzi per lo sviluppo
degli incontri?
R. L’obiettivo finale è quello di arrivare
a costituire il “Circolo degli Scacchi della Città di Lerici” e di indire tornei con
altri circoli, promuovendo così una particolare forma di turismo e di conoscenza
del nostro territorio … immaginiamo ad
esempio un torneo che si svolga in quella
magnifica cornice del Castello …
D. Pensi che lo sport degli scacchi possa
essere appreso anche dai ragazzi?
R. Soprattutto dai ragazzi! In età scolare
la mente umana è estremamente duttile e
la pratica di questo sport risulterà molto
più formativa per il loro sviluppo. Penso
che il gioco degli scacchi potrebbe essere
utilmente inserito nei programmi di insegnamento della scuola primaria.
Omaggio a Paolo Bertolani
margherita manfredi
Le opere di Paolo, poeta stimato dai più
sia in ambito locale che nazionale, sono
note sia a un pubblico selezionato, potremmo dire di nicchia, sia a uno più
semplice e popolare, tanti infatti erano i
generi che prediligeva. Quelli colti, rarefatti di una poesia che dal semplice andava al sublime passando per alcuni suoi
amori (Leopardi, Sereni, Achmàtova) sia
quei racconti di ambientazione contadina che sotto un aspetto più semplice e
comprensibile dove anche il quotidiano
mostrava però il suo retroterra di mistero, evidenziavano un profondo lavoro di
scrittura e di ricerca filologica. Si era
creato un linguaggio unico,
in
quest’epoca di profonda pseudo poesia,
che non ha nulla del genovese né della
cantilena dolce con cui si parla a Ponente e si distanzia dallo stesso spezzino per
una sua sonorità più ispida e irta di dissonanze e dissolvenze. Il suo dialetto a
tratti fa pensare al provenzale e al catalano. A conoscerlo di persona, Paolo
colpiva per la voce morbida con cui recitava i suoi testi, raramente ho conosciuto personaggi abili come lui
nell’incantare il pubblico e osservarlo
mentre raccontava era un puro godimento. Era un grande attore, un magnifico
affabulatore, un grande narcisista egocentrico ma nello stesso tempo semplice
edumanissimo. Mi rammarico, nel pensare che non ascolterò più i pezzi strabilianti sulla sua infanzia e giovinezza che
prendevano a prestito aneddoti su personaggi tipici della Serra o di Lerici. Ci
vedevamo abbastanza spesso a cena da
sua cugina Ivana, mia amica e collega,
oppure ci incontravamo in giro a Lerici:
spesso era seduto al bar Jolly con la seconda moglie Mariangela, con il suo
pacco di quotidiani, fra cui, la Domenica, l'immancabile inserto culturale del
Sole 24 Ore e il mensile del Manifesto
"Le monde diplomatique", foglio che lui
considerava "definitivo" nelle sue valutazioni politiche. Di politica parlava
spesso, adirato nei confronti di un mondo arido, consumistico, volgarizzato e
vicino a Pasolini affermava: “C’è stato
un passaggio violento dalla società contadina a quella industriale e di massa. Si
sono
perse
le
differenze
e
l’omologazione impoverisce… mi sento
un sopravvissuto, in un mondo che non
mi appartiene”. Era convinto che le
nuove generazioni avessero perso quel
momento magico che intercorre tra il
desiderare e l’ottenere, il momento della
fantasia, della poesia. Roberto Benigni,
suo ammiratore, così scrisse nel marzo
2003 nell’introduzione a: “Il custode
delle voci” - Brillano, o poeta, i tuoi racconti.….mi hai sconquassato il sentimento. Ma da dove vengono questi ciclopi dell’esser vivi? Dalle Mille e una
notte a Renato Fucini, da Bach a Ambarabacicìcocò si plana con le ali alzate e
ferme verso un nido di bellezze…Era
dal tempo in cui ho smesso di leggere i
miti che non sentivo qualcuno che dava
del Tu all’Ignoto come fanno i tuoi personaggi. Parlano, e la loro lacerazione
diventa gioia. Quelli sì che sono siti!
Io dico www per dirti tre volte evviva! Grazie caro Paolo, e per fare le cose fatte come
si deve, fammi finire come ho cominciato.
Con l’anagramma del tuo nome che più di
ogni altra cosa commenta i tuoi racconti:
Brillano
o
Poeta.
Tuo
Roberto.
CALENDARIO DEGLI INCONTRI
DI NOVEMBRE
*** ° ***
Lunedì 3 ore 15,30 R. Bonvicini
Il Palio del golfo.
Mercoledì 5 ore 17.00 G. Cortelezzi
Informatica applicata.
Paolo Bertolani
Venerdì 7 ore 15.30 E. Calzolari
La vita dell’uomo primitivo nel golfo.
Venerdì 7 ore 18.00 G. Lancini
Il gioco degli scacchi.
L’angolo della poesia dialettale
Lunedì 10 ore 15.30 M. Greco
Il Castello di Lerici e la sua storia.
Venerdì 14 ore 15.30 E. Calzolari
La vita dell’uomo primitivo nel golfo.
francesco cummaro
Nà giornà de novenbre
Oggi la pae nà giornà di morti
ente l’aia no ghè nemeno en rumoe
manco i useleti i se sente fiss’ciae;
en celo la ghè de strane nuvie
la pae che la vogia vegnie a neve
e i gati i camine con a coa bassa,
a sercae quarche canton
da podese repaae dar fredo
e dividese er posto anche cor can;
perché i bestie no gèn come i cristian
che enter bisogno
i fan finta manco de vedete;
na giornà come questa la fa vegnie en mente,
quando me nona, er giorno di morti
la me porteva ar cimitero
e a se feven tuta a strada a pè
pian pianin fino a rivae ar Narbostro,
e quando er fredo i gèa fredo,
ar posto di guanti chi no ghen
la me meteva en pae dè carse ae man
e tutto contento a me rideva come en mato
Lunedì 17 ore 15.30 G. Cabano
La preistoria nei luoghi del Caprione.
Mercoledì 19 ore 17.00 G. Cortelezzi
Informatica applicata.
Venerdì 21 ore 15,30 E. Puntelli
Studio ambientale del Caprione.
Venerdì 21 ore 18.00 G. Lancini
Il gioco degli scacchi.
Lunedì 24 ore 15,30 G. Molli
La storia di ciò che mangiamo.
Mercoledì 26 ore 17.00 G. Cortelezzi
Informatica applicata.
Venerdì 28 ore 15,30 F. Pelillo
I proverbi del vivere quotidiano.
Attività MotoriaTerza Eta’
Tutti i martedì e giovedì
dalle ore 16.00 alle 17.00
presso la “Palestrina”
del comune di Lerici.
Per informazioni:
Anna Maria Venturini
cell.338-2511166
Dagli appunti di storia lericina di Colombo Bongiovanni
1335: I Ghibellini fuorusciti rioccupano Genova. Lerici resta sotto il dominio di
Manfredi Vivaldi controllato da Genova.
1366: Lerici e Levanto sono fatte incendiare da Castruccio Castracani,
Signore di Lucca, che tenta di recuperare Portovenere.
1394: I nobili Fieschi sottraggono al dominio genovese Lerici, Portovenere, Arcola
Monterosso, La Corvara, che consegnano al Duca di Orleans.
Personaggi lericini del passato
Il maestro Giacomo De Biasi
raimondo pagano
Uno dei personaggi più cari ai lericini un
po’ in là con gli anni è certamente il maestro Giacomo De Biasi (Giacò) , autore fra
l’altro di numerose canzonette in dialetto,
alcune delle quali ricordate ancora oggi.
Basso di statura, grassoccio, faccia chiara,
rotonda e gioviale, con un bel sorriso per
tutti, vestiva sempre di scuro. Nato a Sarzana nel 1875, nell’infanzia si trasferì con
la famiglia a Lerici dove abitò per tutta la
vita. Fin da ragazzo ebbe una predisposizione per la musica tanto che, entrato in
Arsenale come allievo operaio, non potendo comprarsi un pianoforte, si costruì una
tastiera muta per esercitarsi e acquisire
speditezza. Poco più che quindicenne organizzò a Lerici un circolo mandolinistico
molto frequentato dai giovani e da quella
esperienza derivò una composizione per
strumenti a pletro intitolata “Fuggiam” ,
con la quale partecipò nel 1896 ad un concorso musicale a Bologna, ottenendo il
primo premio e medaglia d’oro. A 21 anni
terminò la sua prima opera lirica, due atti
su libretto della poetessa Rainusso di Tellaro, “ Dal tramonto all’alba”, seguita circa
dieci anni dopo da un ‘altra intitolata “
“Nadda”. Entrambe furono più volte rappresentate anche sotto la personale direzione del maestro. Nel 1914, durante una
gita in bicicletta verso Torre del Lago con
l’allievo Otello Cresci (noto ai lericini per
aver composto “Povio Mondo” su testo di
Luigi Spagnol), ebbe un occasionale incontro con Giacomo Puccini che, gentilmente fermò il calesse e rispose al loro entusiastico
saluto.
Sull’emozione
dell’incontro compose una marcia per
banda e la spedì al compositore, che rispose dicendo di aver gradito il pensiero e definì la composizione “snella e simpaticamente piacevole”. Nel frattempo era diventato impiegato comunale; fu animatore
della banda musicale lericina, della “Corale” e delle cantorie e dei cori che si formarono. Fu organista nelle Chiese di
S.Terenzo e Lerici e, oltre alla produzione
operistica e bandistica, compose molta
musica religiosa fra cui una messa che fu
eseguita spesso dalla Schola Cantorum di
Lerici, oltre a lodi e Ave Marie. Ma dove
emerse il suo spirito gioviale fu nella canzonetta dialettale. Ne compose tante fra le
quali “Perché i pianśa Pierrot” “ n’ocià a
Lerśe” “a foa di dośe mesi de l’ano“ “n
po’ de resvegio” “na giornà dopo er domia” oltre ad altrettante non in dialetto
“Una gita a Tellaro”, “Languide movenze”
“Amor di castellana” ecc.. Ma la canzonetta che ancor oggi i lericini ricordano con
più simpatia è certamente “Lipa er candidato”, musicata su parole di Colombo
Monguidi, in occasione del carnevale del
1926, rimasto nella storia lericina come
qualcosa di mai più raggiunto. Sul carro
carnevalesco, fra bandiere multicolori, troneggiava il candidato Lipa (al secolo Gaetano Pagano) vestito scuro e cappello a tuba, il quale pronunciava il suo frizzante discorso elettorale, passando in rassegna i
problemi del momento: “Cittadini! Igno-
ranti de Lerśe, Santuenso, Pugiua e da Sera
nicò, stringetevi intorno a me come una ciodenda de bochi de fero, e abrancate tuti er
partito che rapresento! Io sono sceso in questa
publica piassa non per farvi discorsi a gusa de
faseo ma per levarve quer madon che da tanti
ani i ve pesa en te stemego”
AUSER-ARCA
Presidente: Raffaella Coglitore
Il cartellone della musica
(videoproiezioni)
(continua)
Alla scoperta delle tradizioni lericine
Il culto di Attis
In fase di preparazione
enrico calzolari
Continua la serie di importanti riconoscimenti
delle tradizioni riscontrabili in Lerici. Dopo il
ritrovamento della tradizione del mito carolingio (toponimi e modi di dire legati al paladino
Orlando) ora è emersa anche la presenza del
mito di Re Artù (toponimi di San Terenzo) e
ancora più recentemente la presenza del culto
di Attis. In epoca di carnevale, rileggendo la
fiaba trascritta da Giuseppe Milano nel libretto
“Mariantega”, a titolo “Il Funerale del Carnevale” sono emersi molti elementi che fanno ritenere che il racconto derivi da una antica presenza nel nostro territorio del culto del giovane Attis, un dio della natura che contiene nel
suo culto il richiamo della morte e della rinascita della vegetazione. La collocazione temporale della fiaba, nella notte posta alla fine del
Carnevale ed all’inizio della Quaresima bene si
adatta a richiamare la rinascita della vegetazione, a similitudine della rinascita dei capelli del
giovane dio. Questo culto proviene dall’oriente
ed è giunto a Roma nel II secolo a.C., per diffondersi nell’impero. È collegato con la presenza dei Paleoumbri e delle loro tradizioni, e
quindi con la corsa dei ceri di Gubbio e con la
corsa dell’albero nell’Appennino toscoemiliano (arbor intrat) (feste dette dell’albero
che entra). Un altro elemento caratteristico è la
cerimonia divisa in due momenti, un momento
triste e lamentoso e un momento di esplosione
orgiastica. Ciò che però sembra determinante è
la centralità del tema del fallo. Infatti il giovane Attis in un attacco di follia lussuriosa viene
evirato. Il momento particolare, in cui, dopo
averlo toccato in tutte le parti del corpo nelle
varie stazioni di sosta della processione (osterie) senza essere riusciti a farlo rinvenire, toccato nell’ultima stazione nel membro virile si
alza improvvisamente e balza giù dalla improvvista portantina, sembra riprendere interamente il tema del giovane Attis che risorge.
Giuseppe Milano, dopo aver pubblicato il libretto di fiabe, fu contattato da uno studioso
della Puglia per conoscere eventuali altri elementi per la comparazione con miti della protostoria.
FFiilloo dd’’A
Arrggeennttoo
I numeri del Filo d’Argento Lerici sono: 0187964208 oppure
3381-1606952 (sevizio di trasporto per anziani autosufficienti per servizi, visite mediche, ospedaliere e ricoveri nella
provincia). Il servizio sociale è a
offerta libera e individuale per
tutti i tesserati Auser di Lerici .
Attivo dalle 9:00 alle 18:00.
Per risparmiare
a-L’oreficeria Morselli, sconterà
del 5% sull’oro e il 10%
sull’oreficeria.
b-Al Ristorante Hotel del Golfo
per un pranzo dall’antipasto alla
frutta basteranno € 20.
c-Fiori Juna di pia.zza Garibaldi, praticherà uno sconto del
10% su fiori, piante.
d- Ristorante “ da Paolino” di
via Gerini 40
10% di sconto su pranzo o cena
e- Marco&Rino Parrucchierivia Cavour,71
sconto del 10% .
In preparazione il corso
d’inglese
Per maggiori informazioni
c/o Auser-Arca tel. 0187964208
Arte e territorio:
Ge, un pittore distratto
gino cabano
Bõcklin non era stato ancora a San Terenzo
e soltanto Shelley nel ’22, vi aveva
trascorso l’ultimo periodo della sua vita
attratto dall’Italia come buona parte dei
nobili
inglesi
che
occuperanno
pacificamente parte della Toscana, della
Liguria nonché dei nostri luoghi. L’Italia
da sempre è stata l’attrattiva di molti
stranieri. Facoltosi e colti personaggi russi,
per motivi politici, per ragione di salute,
per la bellezza dei luoghi, per un richiamo
puramente culturale o per chissà quale altra
motivazione vi soggiornavano. Nikolaj
Nikoleavic Ge era tra questi. Quasi a
raccogliere l’invito di Quinto Ennio, uno
dei padri della letteratura latina, che
reclamizzava il porto della Luna in un
annuncio pubblicitario della sua epoca.
Nikolaj Nikolaevič Ge nasce a Voronež il
27 febbraio 1831 e muore a Ivanovskij
Chutor, il 13 giugno 1894; tra i pittori, è
stato un maestro, famoso per i suoi lavori
realistici di tema storico e religioso. Nel
1850 rinunciò alla carriera scientifica ed
entrò all'Accademia Imperiale d'Arte a San
Pietroburgo. Studiò sotto l'insegnamento
del pittore storico Pyotr Basin fino al 1857,
anno in cui si diplomò e vinse la medaglia
d'oro con il suo quadro “La strega di
Endor”. All’onorificenza seguì una borsa
di studio dall’Accademia Imperiale di
Belle Arti di San Pietroburgo, che gli
permise di continuare la sua ricerca
pittorica all’estero. Durante questo
periodo, fu molto influenzato da Karl
Pavlovic Brjullov. Il suo soggiorno in
Toscana, copre un arco di dieci anni ben
documentato, dal 1860 al 1870. Ge visse
con la famiglia stabilmente a Firenze, ma
fece anche numerosi spostamenti in altre
città della Toscana; prima a Livorno poi a
Carrara e infine nel Golfo dei Poeti,
proprio a San Terenzo, dove trascorse le
estati dal 1862 al 1867, insieme ad altri
esponenti importanti della colonia russa di
Firenze. Tra questi si trovavano Bakunin,
Herzen, il garibaldino russo Meshchnikov,
Miasjaedov, Veselovskij e molti altri
ancora. Una vera e durevole invasione
pacifica a San Terenzo, che non ha lasciato
tangibili ricordi se non nelle opere del
maestro. “Da San Terenzo vista su Lerici,”
“Golfo della Spezia, San Terenzo”, “San
Terenzo, vista su Portovenere”, “Bosco di
querce a San Terenzo”, ”Oliveto a San
Terenzo” , tutte eccellenti opere incentrate
sulla particolarità delle luci proprie dei
nostri luoghi, in cui non compare mai
l’immagine del borgo dove sicuramente
hanno soggiornato Ge e il suo seguito.
Superficialità? Irriconoscenza?
Perché è importante conoscere il
Castello
marco greco
Andando per sentieri
Moggiola, Gatessa, Mongiardino
euro puntelli
Approfitto della possibilità di scrivere il
mio consueto pezzo su questo mensile per
fare alcune considerazioni sulla bella iniziativa di Uniauser. Ho aderito molto volentieri al progetto perché è nato, non come una università con insegnanti e studenti, ma quasi come un circolo culturale, dove potersi scambiare informazioni, nozioni, idee. Ho partecipato anche a qualche
incontro come ‘uditore’ e ho apprezzato
molto sia gli interventi dei relatori, sia la
fase finale dell’appuntamento che spesso si
conclude con domande, interventi, arricchimenti alla discussione. Importante è
continuare ad andare avanti con questa
impostazione e informare quante più persone possibili dell’esistenza di questa importante realtà lericina. Proseguo dando informazioni utili a chi volesse scegliere di
partecipare agli incontri sul Castello di Lerici. Il primo appuntamento che si intitolava: ‘Origini e sviluppo dell’insediamento
fortificato di Lerici” ha trattato principalmente l’aspetto storico e documentario
della fortezza, dalle sue origini sino ai
giorni nostri. Il secondo appuntamento
previsto per il 10 novembre alle 15.30 sarà
intitolato: Archeologia al Castello, lettura
murature e relazione scavi’. Durante questo appuntamento si parlerà appunto di tutti gli aspetti archeologici che riguardano il
maniero. Si analizzeranno le principali
tecniche di assedio e difesa delle fortezze,
le caratteristiche architettoniche precipue
delle fortezze medievali e si renderanno
noti i risultati degli scavi archeologici effettuati. Il terzo appuntamento tratterà invece tutti gli spetti che riguardano il museo
e focalizzerà l’attenzione sugli aspetti
scientifici e sull’ offerta didattica e sarà intitolato: Il museo geopaleontologico, tra
ricerca e didattica. Durante il quarto e ultimo appuntamento si parlerà in generale
del funzionamento dei musei, delle loro
caratteristiche, degli approcci gestionali di
gallerie, pinacoteche e sedi museali con un
focus particolare sulla nostra realtà locale.
Cenni di museologia: funzionamento e gestione del museo di Lerici. Durante
quest’ultimo incontro cercheremo di dare
delle risposte anche alle domande che in
tanti si pongono: la cultura può dare da
mangiare? Un museo può produrre utili?
Si possono creare posti di lavoro attraverso
le attività culturali? Il quinto appuntamento sarà organizzato non come un incontro
frontale, bensì come sopralluogo e visita
guidata al castello, per toccare con mano e
vedere ogni aspetto trattato durante gli approfondimenti all’auser. Durante questa
visita si potrà accedere a luoghi chiusi e
nascosti, scoprendo curiosità spesso negate
ai visitatori per vari motivi organizzativi e
se i nostri partecipanti lo vorranno, si potrà
salire sino alla vetta della torre del castello
I nomi musicali delle località toccate da
questo percorso danno l’idea di quanto fertile e ubertosa potesse essere un tempo la
vallata che da Muggiano risale verso Pozzuolo e Pitelli. Non a caso già gli antichi
Romani, noti amanti della bella vita, vi segnarono la loro presenza. Purtroppo da
molto tempo i campi sono abbandonati e
ricoperti da distese di rovi e altre piante infestanti. La recente riapertura, per opera
del C.A.I. e dei volontari della Pro Loco di
Pitelli, di un antico sentiero che attraversava il territorio coltivato, è un segnale benaugurante di rinnovato interesse per
l’ambiente e le tradizioni. Il punto di partenza coincide con la conclusione del percorso precedente, sulla curva della comunale per Pitelli che fa da confine tra Lerici
e La Spezia. Si scende per Via Maggiola,
avendo cura di voltare a sinistra seguendo
i segnavia biancorossi del C.A.I., costeggiando da una parte un muro compatto di
rovi, dall’altra i resti dell’uliveto. L’asfalto
termina in corrispondenza di una villa che
si supera sulla sinistra scendendo per un
sentiero erboso fino a sboccare sullo sterrato di servizio dal gasometro degli Scoglietti. Poco dopo aver incontrato una palina del metanodotto, si abbandona lo sterrato e si entra in un viottolo in lieve salita.
La chiesa di Pozzuolo compare in alto sulla nostra destra e indica la meta del tragitto. Intorno, in seguito all’abbandono delle
coltivazioni, si è accesa una lotta per la
sopravvivenza fra varie specie di alberi,
perfino una passiflora offre inopinatamente i suoi frutti al viandante. Una quercia
mastodontica svetta fra la concorrenza e
introduce a un’ultima breve discesa che
termina con l’attraversamento del canale
di Muggiano, in corrispondenza di un boschetto di poderosi bambù. A questo punto
bisogna evitare due deviazioni, la prima a
destra, la seconda a sinistra e poi ricominciare a salire. Nel tratto successivo, la lotta
per la sopravvivenza ha visto purtroppo il
successo incontrastato dell’esotica robinia,
che tanti guai sta combinando per la fragilità delle sue radici, mentre sul terreno si
distende un tappeto dell’altrettanto forestiera erba miseria. Un’ultima serie di gradini di pietra e il sentiero sbuca su una
stradina asfaltata che, in breve, conduce alla prima curva della comunale per Pitelli,
proprio sotto la chiesa di Pozzuolo.
Pensieri & parole
Le nuvole vanno e vengono, talvolta
piangono donandoci le loro lacrime.
Da “San Terenzo, vista su Portovenere”
michele iozzelli
Boschetto di canne di bambù (foto A. Muzio)
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