...

Borghi sicuri. Bravissima la PA N° 80 (dicembre 2015)

by user

on
Category: Documents
17

views

Report

Comments

Transcript

Borghi sicuri. Bravissima la PA N° 80 (dicembre 2015)
N° 80 Dicembre 2015
Calendario delle gite turistiche e dei soggiorni mare - montagna
20011
Dal 27 al 29 novembre Mercatini di Natale ‘Foresta Nera’ € 390
Dal 30 dicembre al 1° gennaio Capodanno nelle Marche
€ 390
Responsabile del turismo sig.ra Mida (338-4932066)
Il punto.
sergio f. giampaoli
Borghi sicuri. Bravissima la PA
Dibattiti infuocati in tutte le tivù e
titoloni straboccanti sui media
denunciano regolarmente la
violenza
sulle
donne.
E
nonostante tutto l’impegno di
Telethon e di altre associazioni,
troppe sono ancora le vittime nel
nostro paese. Anche se i numeri
del Viminale segnalano una
leggera diminuzione il problema
è ben lontano dalla soluzione. Il
nostro Paese che ha alle spalle
una cultura etica millenaria non
se lo può permettere che ciò
continui
ad
accadere.
Se
bastassero le parole per spiegare
le cause e quindi la soluzione di
questa sciagura avremmo risolto
il problema. Speriamo che il 2016
sia un anno più sereno sotto
questo aspetto che ci turba tutti.
Impegnamoci con forza nella lotta
contro il femminicidio e speriamo
in leggi più incisive che possano
tradursi i realtà.
P.s
Ricordiamoci comunque, che
neppure le leggi migliori (pur
necessarie), basteranno a salvare
le donne. Ci vorrà sempre
l’attenzione e l’impegno di tutti.
Buone feste.
Ciao, alla prossima.
N° 80 (dicembre 2015)
Redazione: sergio f. giampaoli (gfs).
Hanno collaborato a questo numero:
gino cabano, raffaella coglitore,
gabriele lancini, michele iozzelli,
michele iozzelli, margherita manfredi,
molli gabriella, raimodo pagano,
francesco pelillo, euro puntelli.
di gabriella molli
“Borghi sicuri”. La Pubblica Assistenza di
Lerici ha organizzato un corso gratuito di
primo soccorso rivolto a tutti i cittadini.
L’obiettivo è quello di fornire le tecniche
di base del primo soccorso per poter
intervenire in situazioni di emergenza,
essere d’aiuto in caso di incidenti
domestici o in strada, imparando cosa fare
in attesa dell’arrivo dei soccorsi. Pochi
semplici gesti che talvolta salvano una
vita. Il corso è stato articolato in tre
lezioni della durata di due ore ciascuna in
cui vengono affrontati i seguenti
argomenti: il sistema dell’emergenzaurgenza, l’attivazione della chiamata di
soccorso al 118 (quando e come farla), le
emergenze
traumatiche,
approccio
all’infortunato contuso (cosa fare e cosa
non fare). Le emergenze mediche (come
riconoscerle e trattarle), disostruzione
delle vie aeree (nel bambino e
nell’adulto), teoria della rianimazione
cardio-polmonare. Pratica Rianimazione
cardio-polmonare. Sedi dei corsi: Lerici,
sede Pubblica Assistenza San Terenzo,
salone parrocchiale Tellaro, salone parroc-
chiale; Pugliola e Senato, salone
parrocchiale Pugliola; Serra, circolo
ARCI; Pozzuolo e Muggiano, centro
polivalente Pozzuolo. Ogni lezione, tenuta
da istruttori specializzati iniziava dalle ore
21,00 alle 23,00. Un’ iniziativa veramente
lodevole, questa della PA, ma con un
orario non proprio praticabile per molte
persone, in primo luogo le casalinghe, a
cui, molto spesso è affidata la cura degli
anziani. Quindi viene spontaneo di
chiedere all’Amministrazione comunale
di allearsi in questo progetto, di
riproporlo, predisponendo gli stessi
incontri al mattino, quando le nonne (e le
mamme) hanno già ‘consegnato’ alla
scuola nipoti e figli. Il sacrificio della
frequenza può valere davvero una vita.
Per questo ripetere le lezioni al mattino
vorrebbe
dire
anche
renderle
completamente accessibili anche ai giovani che sono disoccupati. E’ tanto
importante acquisire una sicurezza in fatto
di incidenti domestici. PA e comune
insieme, possono contribuire a dare
sicurezza ai borghi
volontari della PA di Lerici
Il sentiero Lerici-Bocca di Magra 6
euro puntelli
Superata appena la deviazione per le
Figarole, s’incontra una prima curiosità:
un rudere, forse un antico “cavaneo”,
con una stanza che appare ricavata proprio sotto il nostro cammino. E’ certamente il tratto più complicato
dell’intero tragitto e presenta punti di
ardua percorribilità, come dimostra un
episodio che mi accadde qualche tempo
fa. Per superare una discesa breve ma
insidiosa, su massi lisci e sdrucciolevoli, un amico fu costretto, a furia di
guaiti, a prendere in braccio il suo cane,
un labrador, peraltro coraggioso nel suo
naturale ambiente acquatico. Si avanza
dunque fra rocce pericolanti e dirupi e il
procedere non è certo agevolato dagli
aghi di pino e dai fusti striscianti dello
strappabrache. All’improvviso ci si ritrova allo scoperto, in un passaggio fra i
detriti di un’antica frana, proprio sotto a
un belvedere ai lati della provinciale.
Anche qui, vista la difficoltà di accesso,
sopravvivono cespugli di ginepro e rosmarino selvatico, relitti dell’antica
macchia mediterranea. Si rientra nel bosco e s’incontra quasi subito una piccola palestra di roccia per principianti,
poi il sentiero prosegue nell’ombra più
fitta e ingannevole; si è, infatti, vicinissimi alla carrozzabile sulla quale è persino necessario uscire per un breve
tratto, allo scopo di evitare una villa.
Ritornando fra gli alberi, se ne costeggia a lungo la recinzione, finché, segnalata da una N su una roccia, ci
s’imbatte nella deviazione per lo spiaggione della Marossa, un’altra avventura
consigliabile solo a minorenni e ultraquarantenni, categorie notoriamente accomunate da scompensi ormonali. Per
completare il quadro, ci si trova, in sequenza quasi immediata, in un punto
scoperto, proprio di fronte a un pino
dalle forme aggraziate, cui un fantasioso appassionato degli U2 impose il
nome di “Joshua tree”, per indicare altresì la sottostante parete di arrampicata
per esperti. Ancora una volta, per evitare una villa, si deve affrontare un percorso tortuoso e accidentato, povero di
segnaletica, passare sotto una parete pericolante, imbragata da reti d’acciaio, e
inerpicarsi per una salita malagevole, al
termine della quale è necessario controllare bene il percorso. Bisogna evitare il sentiero sulla destra, denotato da
un tubo verde, e il viottolo sulla sinistra, che conduce a un cipresseto sulla
provinciale, e proseguire al centro in
prossimità di un rudere. Il cammino
prosegue pianeggiante, costeggiando
muretti a secco ben conservati, finché,
all’improvviso, non si ritorna alla civiltà sbucando sullo sterrato d’accesso
ad alcune ville, in vista dell’abitato di
Montemarcello. (continua).
Interessanti questi…lericini nel
mondo
margherita manfredi
Emilio Manfredi nato a Lerici il 30 Giugno
del 1881 era il giovane avvocato di quel formidabile comitato* che nel 1907 con profetiche parole affermava " Se non vogliamo che
nel giro di pochi anni la popolazione stabile
del nostro Comune sia ridotta di una buona
metà, dovremo far sì che in esso si manifesti
qualche nuova forma di operosità economica"....I giovani di quel gruppo si battevano per un nuovo porto, per una derivazione ferroviaria che toccasse Lerici sulla
collina di Barcola e volevano la costituzione
di una tranvia elettrica che collegasse Lerici
alla piana del Magra. Sarzana era solidale e
avrebbe provveduto con un contributo. Le
tre proposte vennero prese in considerazione
dal Governo ma non ebbero risposte positive. Emilio successivamente divenne diplomatico del Ministero degli Esteri e durante la prima guerra mondiale fu nominato
volontario motonauta di 2° classe, una categoria particolare del periodo bellico con un
grado equivalente ad ufficiale (guardiamarina). Inizia qui la pagina eroica della sua
esperienza militare. Prese parte a bordo del
Mas 15 di Luigi Rizzo all’azione del 10
Giugno 1918, che portò all’affondamento
della corazzata austriaca Santo Stefano.
Emilio era cugino di mio nonno Francesco
Ugo Manfredi e solo recentemente ho conosciuto la sua storia. A quanto pare, la sua
partecipazione all'impresa di Premuda fu del
tutto casuale, sembra che mentre stava passeggiando sulla banchina di Ancona vicino
al MAS 15, Rizzo gli avesse chiesto ironicamente se voleva aggregarsi...e non se lo
fece dire due volte. Per il valido aiuto che
diede al successo dell’attacco meritò la medaglia d’argento (Rizzo ebbe ovviamente
quella d’oro) . L’affondamento della Santo
Stefano rappresenta una delle pagine più
gloriose della Marina militare italiana, costrinse gli Austriaci ad una scelta di guerra
terrestre piuttosto che marittima che contribuì alla vittoria italiana di Vittorio Veneto.
Emilio Manfredi nel 1919 riprese la sua attività diplomatica e fu nominato console
d’Italia a Smirne, in Turchia. Le tracce di
questo lericino nel nostro paese si sono
senz’altro perdute anche se a casa sentivo
parlare, senza mai interessarmene più di
tanto, di un parente “ambasciatore” che
aveva una villa in zona Caletta. Oggi non c’è
più nessuno della mia famiglia che potrebbe
darmi indicazioni in proposito. Emilio Manfredi è deceduto il 16/11/1942 ed è sepolto
nel Cimitero di Lerici. Scartabellando nei
documenti e nell’albero genealogico dei
Manfredi so per certo che uno dei suoi figli,
Vittoriano, seguì la carriera paterna. Con
uno stratagemma riuscì a fermare un treno
che trasportava Ebrei destinati ad Auschwitz. Di questo episodio parlò pochissimo, non lo considerò mai un atto eroico,
ma un atto dovuto verso delle vittime innocenti che in questo modo si salvarono. Per
questo gesto è uno dei 50 italiani ** le cui
azioni sono state ritenute dal Centro Simon
Wiesenthal come le più eroiche di tutto il periodo perché questi uomini hanno salvato nei
territori occupati più vite umane di ogni altra
persona o istituzione esistente. Attualmente
il figlio di Vittoriano, Giovanni ( 1947) ha
terminato la sua carriera diplomatica come
console a Ginevra ed è Rappresentante
Permanente italiano presso la Conferenza del
Disarmo all’ONU. Potrebbe, se contattato
raccontarci direttamente queste storie.
*Del Comitato ho già scritto in questo
giornale nel mese di Agosto 2014
** Su questi Italiani fra i quali è inserito il
nome del più famoso Giorgio Perlasca, è
stato girato un documentario la cui vicenda è
consultabile al seguente indirizzo:
http://www.reggiespizzichino
Scacco matto affogato
gabriele lancini
Problemino: il bianco muove
e matta in quattro mosse
Questo problema, che definirei di media
difficoltà, è particolarmente interessante
perché consente di apprezzare un
cosiddetto “matto affogato”. Analizziamo
la sopra illustrata situazione: il Nero è
decisamente in vantaggio di materiale
(avendo una Torre in più) ma la sua
posizione è di grave inferiorità, con il Re
quasi chiuso nell’angolo h8 dai propri
pedoni. In più il tratto è del Bianco … che
saprà utilizzare al meglio questa
debolezza e matterà l’avversario in
quattro mosse…ecco la posizione finale
di: “matto affogato”.
Ora è facile trovare la…
Soluzione
1. Cd6f7+= rh8g8 (forzata)
2. Ch6++ (scacco doppio)= Rh8
(forzata, infatti se il re muovesse in
f8 subirebbe il matto con Df7#)
3. De6g8 + = Td8 (forzata).
4. Ch6f7# (scacco matto affogato)
Personaggi lericini: Carlon
raimondo pagano
A chi di noi lericini non è capitato di
incontrarlo nella salita alla Bella Vista,
sulla fida bicicletta Bianchi pedalare
con in spalla una persiana in legno da
consegnare oppure sulla bicicletta da
corsa in piena azione sulle strade della
provincia….sto parlando di Carlo Codeluppi, per noi “Carlon”. L’ho incontrato nel suo laboratorio; fra i vari
infissi, ante , persiane in lavorazione
ho notato varie fotografie di corridori
ciclisti, il manifesto di una tappa del
Giro d’Italia con arrivo a Lerici e altre
fotografie di barche a vela, una delle
quali lo ritrae ai comandi dell’amato
“Diana: uno “Star” anni ‘50. Gli
chiedo di ricordare la situazione dello
sport della vela lericina in quegli anni.
Dice “il circolo Erix” non era ancora
stato costituito; il parco barche consisteva in quattro Star , un 5,50 e un
Flying dutchman. Più un 5,50 stazza
internazionale che Giovanni Pagano
(Macellano) e io andammo a prendere
a Varazze per conto del senatore Bibolini. Giovanni era un velista
d’eccezione, sentiva il vento anche
quando non c’era; bravo e piuttosto
severo, ma non era molto incline ad
insegnarti le cose, preferendo che le
imparassimo con l’esperienza. Mi
chiede “A posso parlae en dialeto ?
me ven megio”. Certo. “a partimo en
treno per Zena dove avemo dormì .
L’indoman ne ven a pigiae Pietrino
Bibolini, er nevo der senatore, e i ne
porta a Varasse. A barca l’ea ‘n ter
scalo: bellissima en legno tià a lucido.
A se embarchemo e a partimo de matina e viagemo anche de note “. Di
notte ? “si i n’an dato na lanterna a
petrolio. Avemo velegià fin a Portofino. Er giorno dopo a semo partì
presto ma er vento i g’è calà. er petrolio da lampada i ma fato vegnie
nausea e ò comensà a remete. Fortunatamente a semo riuscì arivae a
Lerse prima de mesanote e avemo
dato fondo. Ma il 5,50 stazza internazionale era del tipo col quale il famoso
Straulino vinse un titolo mondiale?
“Si, proprio quelo “ Poi me a son
passà ar timon d’en star chi se ciameva “Nico” . Lo Star che barca era ?
“na barca dificile, con tanta vea , dua,
la strenseva ben er vento ma ghe voreva tanta atension”. Dimmi un po’
di quella volta che non riuscivi a recuperare il fiocco (sorride ) “si , l’ea de
note, en te na barca de ortre vinti
metri con Renso Saccone. Se meta en
mae grosso con forte vento e a ghe
digo – a dovemo tiae zu er fioco, mola
a drissa che me a recupero-. A barca
la becheseva e me a no ghe la
fevo…avevo paua che er fioco i caschesse en mae e ho continuà a dae di
pugni, ma i no vegniva…an certo
punto ho sentì – agiuto, agiuto a son
me, no picae pù… i g’ea Renso, soto
ar fioco”. Oggi Carlo è uno dei soci
storici del Circolo Erix dove lo si può
trovare a parlare di barche a vela, passione, mai dimenticata che, assieme
alla bicicletta è stata una parte importante della sua vita. Personalmente
quando lo incontro a pedalare con lena
lungo la strada per Romito lo saluto
simpaticamente con la frase che dicevamo ai corridori ciclisti da ragazzi
“dai Carlo..chi g’en lì“ e provo un leggero senso di invidia.
AUSER-ARCA
Presidente: Raffaella Coglitore
Comunicato della redazione
I lettori interessati,
possono trovare i
numeri perduti di
‘ausergiornalino’ sul
sito:
www.comune.lerici.sp.it
Lo “Star” Diana
FFiilloo dd’’A
Arrggeennttoo
Botti, messaggio di Gabriella
I numeri del Filo d’Argento
Lerici sono: 0187964208 oppure
3381-1606952
(sevizio
di
trasporto
per
anziani
autosufficienti per servizi, visite
mediche, ospedaliere e ricoveri
nella provincia). Il servizio
sociale è a offerta libera e
individuale per tutti i tesserati
Auser di Lerici .
Attivo dalle 9:00 alle 18:00.
Al sig. Sindaco, a tutti i genitori, a don
Federico.
Sono tanti coloro che ogni anno intendono
allietare il clima delle feste con i botti.
Ogni anno, nonostante i divieti, pare che
la felicità sia buttare petardi anche
pericolosi. E' una tradizione che io trovo
barbara, ma che sono in molti ad
apprezzare. Tradizione che non si sradica
nemmeno di fronte alla constatazione del
fatto che vi siano persone che provano un
grande senso di disagio (io sono fra quelli
con tanti tanti cani) e che hanno il diritto
di uscire quietamente. Quest'anno è un
Natale doloroso di guerra. Armiamoci di
candele e accendiamole. Invitiamo tutti a
rinunciare coraggiosamente ai petardi.
(Gabriella Molli)
Auguri del pres.te Auser-Arca
Come ogni anno, desidero a nome di
tutto il consiglio direttivo di Auser-Arca,
in occasione delle prossime festività
inviare i migliori auguri a tutti i nostri
iscritti, ai collaboratori che da sempre
ci offrono la loro disponibilità,all’Amministrazione Comunale che ci
affianca e ci sostiene e a tutta la
comunità lericina. (Raffaella Coglitore)
Per risparmiare
a-L’oreficeria Morselli, sconterà
del 5% sull’oro e il 10%
sull’oreficeria.
b-Al Ristorante Hotel del Golfo
per un pranzo dall’antipasto alla
frutta basteranno € 20.
c-Fiori Juna di pia.zza
Garibaldi, praticherà uno sconto
del 10% su fiori, piante.
d- Ristorante “ da Paolino” di
via Gerini 40
10% di sconto su pranzo o cena
e- Marco&Rino Parrucchierivia Cavour,71
sconto del 10% .
CORSI IN ATTO
La nuvola di nichele
LINGUA INGLESE
INFORMATICA
Il mondo è come
un pallone, preso
a calci da tutti.
michele iozzelli
Il corso di fotografia inizierà
Lunedì 14 dicembre
Per maggiori informazioni
c/o Auser-Arca tel. 0187964208
L’odore della morte
gino cabano
A seconda della storia, delle tradizioni, della cultura e delle credenze
religiose, si sono sviluppate tra i popoli, nel corso dei secoli, molteplici e
particolari usanze di fronte all'evento
della morte. Il cordoglio ha avuto, e
ha tuttora, singolari forme di espressione; più significative sono quelle
della pietà e del sostegno per chi rimane. Un preciso rituale ne regola lo
svolgimento. Di solito gli uomini,
dopo aver visitato il defunto sistemato
nella camera ardente appositamente
preparata e rappresentato il proprio
cordoglio ai famigliari del morto, si
riuniscono in un'altra stanza, mentre le
donne restano accanto alla salma in
una veglia scandita dalla preghiera,
dal silenzio a volte interrotto dal singhiozzo di qualche famigliare. Questo
apparentemente è quello che sembra,
perché, dopo il rosario canonico, per
lo più le donne finiscono per parlottare e spettegolare tra di loro dei fatti
propri ma soprattutto di quelli altrui;
generalmente delle comari assenti;
ovviamente non manca la partecipazione delle donne di casa. La serata è
lunga e deve passare. Non è irriverenza verso il defunto, lo scopo rimane quello del distogliere i famigliari dall’immediato dolore e di farli
sentire meno soli. La salma stessa diventa partecipe ‘muta’ della conversazione; curata e composta nel suo abito
migliore, quasi dovesse andare a una
festa. Nella camera gli specchi sono
coperti, c’è poca luce nella stanza e
la finestra è in tromba. E’il luogo più
freddo di tutta la casa, che immediatamente si associa all’idea
della
morte. Ne percepisci immediatamente
l’odore che difficilmente riesci a dimenticare. Ti entra nelle narici, ti si
fissa dentro e non lo rimuovi più. Si
distingue e si scinde immediatamente
dall’odore dei ceri accesi piuttosto che
da quello dei fiori che appositamente
si trovavano in camera per nasconderlo. E’ un odore strano quello della
morte; difficile da descrivere ma facile da ricordare. Non so quanti anni
avessi quando per la prima volta ho
avuto contatto con la morte. Forse
quattro o forse cinque; ero molto piccolo e ho ricordi molto vaghi di quella
sera. Di sicuro era inverno perchè faceva freddo. Non ricordo neppure chi
fosse la salma, forse un parente o
qualcuno della famiglia visto che
c’erano oltre ai miei genitori, gli zii e
i cugini. La curiosità che è propria dei
bambini ci fece scoprire che succedeva qualcosa d’inconsueto. Le madri, se ne accorsero, ci presero e ci
portarono in cucina con gli uomini.
Lì scoprimmo che praticamente c’era
una festa. I parenti ma soprattutto gli
amici si organizzavano addirittura in
turni per trascorrere la notte. Sul tavolo non mancavano fiaschi e bottiglie di vino, e sulla stufa accesa la caffettiera. Qualcuno azzardava persino
una bottiglia di rosolio, di marsala o
vermut. Gli uomini praticamente si
erano impossessati della cucina e tra
un bicchiere e una sigaretta intavolavano
le discussioni più disparate che raramente
interessavano “la storia” del morto. Per
noi bambini c’erano noci e mandarini e le
bucce di quest’ultimi, sulla stufa rilasciavano un profumo gradevole ben diverso
da quello della morte.
raffaella coglitore (pres.te. Auser)
Imparare l’inglese facendo teatro
Insegnare inglese in Auser ai ‘diversamente’ giovani, far loro imparare
l’inglese. E’ un modo per sentirsi più giovani e fa bene. Lo afferma la prof.ssa
Diana Cavanna (laurea in lingue e letteratura straniere e moderne - università
Statale di Milano e diploma di Liceo Linguistico – Istituto Marcelline di Milano).
Attualmente la professoressa vive a San
Terenzo. Dopo la laurea si è subito dedicata all’insegnamento delle lingue, professione che ha fortemente voluto. Senza
dubbio, sostiene (l’insegnante), non è facile l’approccio allo studio, specie per
quanto riguarda la lingua inglese. Quante
volte mi sono sentita ripetere: “non ci riesco, non sono portato”. Studiare una lingua straniera deve poter essere stimolante,
interessante e divertente. E poi che male
c’è se si sbaglia a coniugare un verbo o si
pronuncia in modo inesatto la parola?
L’importante è buttarsi (tanto per usare un
termine scolastico). La lingua è comunicazione. E’ vero che deve servire per poter
instaurare un rapporto sociale: ma è vita.
E allora quale modo migliore se non il teatro? Sì, perché il teatro in lingua è coinvolgente, eccitante e didatticamente stimolante interessante e divertente per tutte
le età. E’ una “full immersion” nella lingua che travolge, coinvolge, e aiuta a
memorizzare vocaboli, espressioni e suoni
per favorire l’acquisizione naturale
dell’inglese unitamente all’attività di
drammatizzazione e gestualità. Inoltre la
comunicazione teatrale è adatta a tutti:
bambini, giovani, anziani e quindi… perché non provare?”.
Io, Isidina la ricordo così
Non erano molti gli abitanti di Solaro
e pertanto ci conoscevamo tutti poiché
la maggior parte degli uomini erano
“naviganti” le donne non solo erano
più numerose, ma si distinguevano,
madri e figlie perché attive nel lavoro
quotidiano e spesso in movimento perché ogni giorno, come minimo, dovevano andare “in bottega” in quanto in
casa non avevano il frigorifero. I
bambini erano accompagnati all’Asilo
dalle Suore Vincenziane, ma alle elementari andavano da soli. In questo
ambiente fui colpito da una bella ragazza che si distingueva, oltre per la
figura slanciata e il viso espressivo,
per l’italiano corretto che parlava fra
il vociare del dialetto imperante.
Inoltre aveva un nome esotico, egiziano, Iside reso più accattivante dal
diminutivo Isidina; era un attributo in
più che le conferiva una simpatica distinzione fra le coetanee. Per situazioni avverse di varia natura, non ultima quella economica non ha potuto
proseguire gli studi oltre le elementari, avendo però un desiderio enorme
di ampliare i suoi orizzonti culturali.
Amante della musica ha presenziato
alla proiezione delle opere liriche,
balletti etc., organizzate dall’Auser
tutti i sabati pomeriggio. Inoltre Isidina Gatto Ronchieri, scomparsa lo
scorso luglio all’età di 96 anni è ricordata per la sua passione per la
lettura, per la musica, per lo studio in
generale. Queste passioni la portarono a essere una delle più assidue
frequentatrici dell’Università delle 3
età di cui è stata “decana” essendosi
iscritta dalla fondazione nel 1992” Ha
partecipato a tutti i corsi letterari
conseguendo brillanti premi. In
quell’ambiente ricco di idee e di
cultura, ho avuto il piacere di ritrovarla dopo anni di lontananza. (di
L.R)
Il nostro corso d’inglese
Isidina Gatto Ronchieri
Fly UP