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Febbraio - Comune di Lerici
C moonnttaaggnnaa Caalleennddaarriioo ddeelllee ggiittee ttuurriissttiicchhee ee ddeeii ssooggggiioorrnnii m maarree -- m 20011 Festa del Tulipano a Castiglione del Lago dall’ 11 al 12 aprile € 190 Terme di Monticelli dal 4 al 16 maggio €740 Responsabile del turismo: sig.ra Mida: 338-4932066 Il punto Le mie esperienze in Uniauser di gabriella molli sergio f. giampaoli In questi due anni e mezzo il comune di Lerici guidato dal sindaco Caluri ha subito l’ennesima defezione. E’ uscito con dimissioni irrevocabili Dino Baudone e con lui, salgono a cinque quelli che hanno lasciato con diverse motivazioni l’esecutivo. Non ci ha colto di sorpresa quest’ultimo abbandono. Era nell’aria, e gli scricchiolii che si palesavano ogni giorno di più, a orecchie più attente, avrebbero dovuto suggerire di correre ai ripari. Adesso la maggioranza, se ancora reggerà, andrà cercata e mediata con più attenzione. Noi semplici cittadini, ci auguriamo per il bene del nostro paese che, nonostante la dialettica un po’ troppo vivace, (consentitemi questo eufemismo) i nostri amministratori sapranno condurre a buon fine quello che ci hanno promesso in campagna elettorale. E usando la ragionevolezza come metodo abbiano coscienza che sopra le loro “sacrosante” opinioni c’è un paese che da troppo tempo aspetta soluzioni ormai inderogabili. Ciao, alla prossima N°70 (febbraio 2015) responsabile sergio f. giampaoli (gfs). Hanno collaborato a questo numero: carla ambrosi, enrico calzolari, gino cabano, marco greco, achille lanata (biscotto), margherita manfredi, gabriella molli, francesco pelillo, euro puntelli, Conduco un programma di incontri in Uniauser Lerici* sul tema: la storia di ciò che mangiamo. Sottotitolo del corso è: la cucina lericina e la sua storia. Pensavo di aver concluso il discorso di ricette dolci in cui mi sono intrattenuta ancora a lungo. nella prima lezione del 2015. Ma, no. Non posso ancora affrontare un tema nuovo. Le lezioni per piani paralleli sono fatte così. Arrivano input a destra e a manca. Mentre ero in passeggiata alla Venere Azzurra, parlando con Tina Lupi (lericina doc) di dolci natalizi, spunta fuori una 'torta dolce di bietole' che era una delizia natalizia di sua nonna. Ma non solo, affiorano anche ‘i panini dolci della Checca’. Il forno era in via Cavour (la Checca era la zia del dottor Alfonso Cavallini). Ora il forno non c'è più e i panini sono soltanto un ricordo. Panini fatti con la farina di castagne, che costituivano la gioia dei bambini, quando le madri li mandavano a comprare il pane. A Lerici si faceva anche un ‘panetto’ molto particolare. Ho trascritto la ricetta in un libro appena uscito a cui ho lavorato con l'aiuto di Enrico Calzolari e Armando Baldassari: 'Le ricette di Lupetto. Dopo l'andar per mare una vita da chef a Lerici' (la pubblicazione è stata possibile grazie a Ca' Lunae di Paolo Bosoni). Ebbene ecco la ricetta alla pagina 80: panetto coi pignei cotto en ter forno a legna. (panetto con i pinoli cotto nel forno a legna) Ingredienti 300 g di farina dolce di castagne 200 di farina bianca zero 25 g di lievito di birra un cucchiaio di olio di frantoio 10 g di finocchio selvatico latte qb 200 g di pinoli foglie di castagno fresche un pizzico di sale Come si fa: -incorporare le farine sulla spianatoia e fare un piccolo cratere -diluire il lievito con latte tiepido qb -iniziare a impastare versando il latte con il lievito e l’olio -incorporare i pinoli e un pizzico di sale, formare una palla e metterla a riposare per 15 minuti -dopo questa operazione, dividere in sei parti formando piccole palle e disporle sulla teglia da forno il cui fondo viene coperto con le foglie di castano fresche -far riposare altri 10 minuti, quindi infornare a forno preriscaldato a 180° e cuocere per 30 minuti Consiglio di Lupetto -i paninetti vengono molto buoni e più ricchi se si mette anche 100 g di uvetta assieme ai pinoli -un’usanza antica lericina prevedeva di mettere l’impasto dentro i ditali e di cuocere e di metterli a cuocere sotto la cenere. -la raccolta dei pinoli veniva fatta nelle pinete di Maralunga e chi aveva i campi alla Rocchetta portava a casa (nel periodo estivo) pigne piene di pinoli. Le pigne vuote secche servivano per accendere il fuoco. Le note di Gabriella Che dire....questi panetti sono da provare facendoli in formato ‘mignon’, anche se quest’anno la farina di castagne costa quanto l’oro ed è quasi introvabile. La farina dolce non è mai appartenuta pienamente al nostro territorio, anche se in Carbognano sono ancora presenti alcuni castagni. Ma costava decisamente meno di quella di grano. Era facilmente reperibile ed era molto gratificante, anche in polentina, la sera. E sono in molti a ricordare i ditali pieni posti sotto la cenere. Quanta gioia nel gustare il dolce della farina appena tostata. *Uniauser Lerici è nata grazie a un gruppo di amici e al direttivo Auser, per offrire una serie di corsi monotematici sul territorio e la nascita di due importanti poli (scacchi e informatica) per attivare l’attività intellettuale. Iscrizioni in atto a via Gerini 40. I miei ricordi di vita in mare (1) achille lanata (biscotto) Nel nostro territorio (parlo della Liguria in generale, e della nostra zona in particolare) le navi a causa di un regione chiusa tra monti e mare, coltivare la terra, non era una risorsa, ma una fatica. Molti dei nostri concittadini scelsero la via del mare per dare una svolta alla loro esistenza, con varie mansioni sia di comando che di servizio alberghiero. Questi ultimi portarono un contributo fatto di saperi e sapori e importarono (una volta tornati nelle loro case) usi e tradizioni delle cucine di altri paesi, dando così vita a quella che oggi è definita “cucina fusion”. In molti locali aperti da ex naviganti si potevano trovare piatti della tradizione con aggiunte di spezie esotiche ancor prima che la globalizzazione le facesse diventare di uso comune. Una su tutte il Curry. Dopo questo piccolo preambolo, vorrei soffermarmi sull'aspetto del ‘servizio alberghiero’ di una nave passeggeri di linea, settore che conosco bene. Prendiamo a esempio la nave REX che conquistò il nastro Azzurro per la traversata più veloce da Gibilterra a New York. Iin quel viaggio come in tutti i viaggi di questi grandi alberghi galleggianti, c'erano tre classi: la prima classe, la classe cabina e la turistica. Usavano queste definizione, ma la sostanza era che nella prima-secondaterza classe, la differenza stava nel servizio e nei menu. In prima classe si utilizzavano 2 camerieri per servire 12/14 passeggeri. Il menu a iniziare con il Breakfast comprendeva una serie di preparazioni di uova-succhi di fruttacereali-4 tipi di caffè- frutta fresca e l'immancabile focaccia e per molto tempo fecero una comparsa i ‘biscotti della salute’. Che io preferisco chiamare con il nome di casa nostra: i Biscotti di Lerici, oggi riproposti. Una panetteria sfornava 4 tipi di pane diversi e una tipografia stampava i menu in due lingue. Il menu della prima colazione prevedeva un antipasto a carrello, assortimento di salumi misti, tre zuppe, due farinacei (fra cui pasta e riso: quest'ultimo sempre presente con burro fuso. A seguire c'erano delle uova in quattro preparazioni, poi il pesce e l'entrée. A questo punto, sempre in prima classe, entravano in scena due piatti regionali, un primo e un secondo e, a rotazione, si partiva dalla Val D' Aosta, per finire con la Sardegna. In questo modo i nostri passeggeri avevano un'anteprima di quello che l'Italia offriva in materia di specialità alimentari. In ogni modo i menu della prima classe non finivano alle regioni, ma continuavano con legumi-patate ch comparivano in un ricco buffet freddo, che troneggiava all'entrata della sala da pranzo, dove facevano bella mostra enormi piatti di insalate, condimenti, e formaggi. Ovviamente non potevano mancare i dolci, dove in un'apposita pasticceria, i maestri pasticceri creavano vere e proprie opere d'arte che mettevano nei buffet di mez- zanotte. Nei menu a rotazione, si trovava sempre la piccola pasticceria, poi la Pastiera, i Vanilla pudding’, i Saint Honorè, i mille- foglie, la Sacripantina. Tanto per citarne anche in questo caso le regioni erano tutte rappresentate tenendo sempre in considerazione i dolci di tradizione americana. Non mancavano i gelati e i sorbetti. I menu terminavano con frutta fresca e frutta sciroppata. Di caffè e tè se ne contavano circa 11. Un giovane rivoluzionario (3) Sebastiano Biagini margherita manfredi I francesi fanno sventolare a Genova le loro bandiere, ma nel far della sera si scatena la Controrivoluzione dei sanfedisti, dei Viva Maria. Una moltitudine di facchini, barcaioli, braccianti spinti dal Bisagno e dalla Polcevera forzano l'armeria impossessandosi di fucili, lance, daghe. Fra grida assordanti, piazze, vie, vicoli si mutano in campo di battaglia con attacco di corpo a corpo. Chiunque porta coccarda tricolore francese o lombarda viene affrontato.. Genova tutta è insozzata di sangue fratricida. Al Ponte Reale un pugno di forti patrioti, comandato da Filippo Doria resiste valorosamente all'assalto della ciurmaglia sempre crescente. Il Doria già colpito da più ferite, dopo due ore d' eroica resistenza cade fra morti e feriti. I vincitori, belve inferocite. A fine maggio dopo questa insurrezione dei patrioti la repubblica di Genova veniva democratizzata. E si diede un ordinamento modellato sulla costituzione francese del 1795, con un'assemblea bicamerale che avrebbe dovuto essere elettiva, ma che di fatto venne nominata dalle autorità francesi. Il 14 giugno 1797 il Nuovo Governo s'insediò a suon di bande, canti e balli. Nobili e popolani si abbracciavano, si baciavano pazzamente. Si alzarono Alberi della Libertà .In Piazza dell' Acquaverde sotto il Grande Albero si bruciò quella sera il Libro d'oro della Repubblica oligarchica al grido: Viva la libertà! A terra l'oligarchia ! Il giorno dopo il Governo Provvisorio decreta 1'abolizione di tutti gli emblemi di feudalesimo e di nobiltà e l'insurrezione deturpa stemmi su proprietà private (cosa visibile anche a Lerici in alcune insegne e stemmi all’interno di palazzi nobiliari). Appreso quanto stava succedendo Biagini che era ancora in esilio a Milano rientrò a Genova e la sera del 29 Giugno poté riabbracciare i compagni e gli amici. Nel Luglio dello stesso anno fu promulgata la Costituzione della Repubblica Cisalpina: era caduta l’antica repubblica oligarchica Genovese nata con Andrea Doria. Intanto anche a Spezia, a Lerici, a Sarzana e in tutti i paesi limitrofi si era sparsa la notizia dei disordini genovesi, l’ideale rivoluzionario di fratellanza, libertà e eguaglianza aveva fatto presa anche fra i lericini. Lerici aprì un club e piantò l’albero della libertà, e dopo questa data fu proclamato il governo democratico, analogamente i disordini rivoluzionari si pro- pagarono a Tellaro e a Sarzana dove vennero innalzati alberi della libertà e deturpati monumenti e stemmi nobiliari, chiusi i conventi (lo smantellamento del Convento degli Agostiniani di Maralunga comincia in questo periodo e così quello dei cappuccini dell’Orto dei frati). Accanto ai club giacobini si sviluppò anche un partito aristocratico, ne abbiamo testimonianza da una lettera inviata dalla Municipalità di Lerici a D. Rivarola: “L’Amministrazione cen- trale elesse a ispettore di polizi P.Muzzio, buon repubblicano, successivamente lo allontanò dalla carica sostituendolo con G. Jacopello che non è stato mai reputato buon patriota,ha fatto e fa tuttora parte di un club di aristocratici che si riunisce a casa dell’ex nobile Botti di Resòla (Bonezzola)), è aderente all’aristocrazia del paese ed è iscritto nella lista di G.B. de Benedetti.” (23 Giugno 1798) (da Archivio storico di Sarzana). (continua). PROGRAMMA UNIAUSER Febbraio 2015 L'Uniauser ricorda che l'iscrizione all’Auser ai fini giuridici e assicurativi è obbligatoria per frequentare tutti i corsi che si svolgeranno ogni LUNEDI e GIOVEDI’. Lunedì 2 ore 15.30: La storia di cosa mangiamo. Giovedì 5 ore 15.30: La storia del Ca prione. Lunedì 9 ore 15.30: Il castello di Lerici e la sua storia. Mercoledì 11 ore 17.00: informatica applicata. Giovedì 12 ore 15.30: Storie e personaggi del Golfo dei poeti: (P. Mantegazza). Lunedì16 ore 15.30: Flora e fauna del territorio. Mercoledì 18 ore 17.00: Informatica applicata. Giovedì 19 ore 15.30: Umanesimo scientifico. Lunedì 23 ore 15.30: Il fenomeno delle statue stele. Mercoledì 25 ore:17.00 Informatica applicata. Giovedì 26 ore 15.30: La storia di ciò che mangiamo. N.B: ogni lunedì, alle ore 17.30 (subito dopo gli incontri in programma) si terrà il corso di Scacchi. Poi, in accordo con i partecipanti, si potranno concordare altri incontri per la settimana. Il Corso di Informatica applicata si terrà presso l’aula di informatica delle scuole medie di Lerici La baia del Cesino (3) enrico calzolari Musano = voce pre-indoeuropea da moose, acquitrino, come i fiumi Mosa e Mosella; Nebia Colomba = bellissimo toponimo celtico doppio, formato dal neblo-nebbio (il sambuco) e da combacumba (valle sinclinale), del tutto simile al Guercia Colomba (cercia + comba, la valle delle querce, che si trova presso il Guercio e sotto Cerri; Oca Pelata = toponimo doppio derivante dalle Tavole di Gubbio, formato da Oca, cioè Ocar, luogo alto fortificato e Pelata, da pihatu, cioè luogo in cui si prega ad alta voce. Il toponimo si riferisce a Santa Teresa. Nel ‘Libro delle Delibere degli Uomini Quaranta del Parlamento di Lerici’ (composto anche di otto parlamentari di San Terenzo e otto delle Ville) alla data del 13 gennaio 1691 si legge: “per accomodare e restaurare la Casetta posta nell’Ocapelata che serve per fare la Guardia per la Sanità”; Pertusola = il toponimo si rileva come ‘Cala del Pertuso’ nella carta del Capitano ingegnere Giacomo Brusco (1790). Il significato del termine riporta a una grotta o caverna, di solito passante. Della presenza di una grotta fa fede l’annotazione delle ‘guardie di sanità’ di quel tratto di costa denominato spiaggia del Cesino, per cui si ha una ‘Guardia in grotta’, posta fra la ‘Guardia dell’Oca Pelata’ e la ‘Guardia di San Bartolomeo’; Punta del Calandrello = la punta rocciosa dell’Ocapelata era anche chiamata Punta del Calandrello, per la tradizione di essere un punto speciale per la caccia alle calandre, o mignarde, dette anche allodole senza ciuffo, uccelli di passo primaverile che si incanalavano nel Golfo provenendo dal canale di Porto Venere. Gli stormi provenienti dal Canale del Tino si cacciavano sulle alture della Rocchetta, mentre gli stormi provenienti dalla sella del Derbi si cacciavano agli Stagnoni. Nel Libro del Monte dell’Abbondanza della Comunità di San Terenzo si legge: “per segnale nella punta del Calandrello ossia del Forte di Santa Teresa …”. San Bartolomeo = cappella esistente nella punta ove oggi si rinviene il grande edificio della Caserma Fiastri (ex base degli idrovolanti della Regia Aereonautica). Nel 1794 vi fu costruita una installazione militare detta ‘Progetto della batteria di cinque pezzi di cannone presso la cappella di San Bartolomeo nella costa orientale del Golfo’. Una costruzione che potrebbe essere la suddetta cappella si può scorgere nella fotografia del fotografo Conti Vecchi, riportata alla pagina 48 del libro ‘Lerici, la storia in fotografia’, Vol. I (1991); Santa Teresa = batteria costruita dai Genovesi nel promontorio, di cui il Gonetta scrive: “Forte di Santa Teresa opera dei Genovesi del 1747 all’epoca della cacciata dei Tedeschi”. Nel ‘Libro dei Legati’ del 1641 della parrocchia di San Terenzo si legge: “Addì 7 Ottobre 1745. Dovendosi dare principio alla nova fortezza di S. Teresa chiamatasi prima l’Ochapelata e ciò d’ordine dal Serenissimo di Genova in tempo dal Sig. Commissario di Sarzana Ill.mo Sig. Checco Negrone ne andai con tutto il clero, stolla, e piviale e croce alla volta per essere giurisdizione di S. Terentio e si fece la beneditione sopra pietra senza contrasto et oppositione di neuno. Firmato Gio Felice Rettoredi S. Terentio al Mare. Mano propria”. (continua) AUSER-ARCA Presidente: Raffaella Coglitore Il cartellone della musica (videoproiezioni) Le videoproiezioni, sono Il calendario della Resistenza sospese fino a data da destinarsi. carla ambrosi Il calendario presentato nella sala consiliare del nostro comune il 09/01/2015 è stata una grande occasione per ricordare soprattutto alle nuove generazioni la straordinaria avventura della tipografia clandestina del Fodo che ha provveduto in qualche modo, fra mille pericoli, alla mancanza di comunicazione durante la dittatura fascista. Non è mai vano soffermarsi sul sacrificio di quella generazione di uomini che hanno lottato per un mondo migliore. E qui ci aiutano se ne abbiamo voglia, i bei libri di Beppe Fasoli “Una tipografia clandestina” e Mario Farina “Gli scioperi del marzo ‘44” che è sempre utile rileggere per ricordare. FFiilloo dd’’AArrggeennttoo I numeri del Filo d’Argento Lerici sono: 0187964208 oppure 347.3092994 (sevizio di trasporto per anziani autosufficienti per servizi, visite mediche, ospedaliere e ricoveri nella provincia). Il servizio sociale è a offerta libera e individuale per tutti i tesserati Auser di Lerici . Attivo dalle 9:00 alle 18:00. Per risparmiare 1° corso di ceramica all’Auser di Lerici a-L’oreficeria Morselli, sconterà del 5% sull’oro e il 10% sull’oreficeria. b-Al Ristorante Hotel del Golfo per un pranzo dall’antipasto alla frutta basteranno € 20. c-Fiori Juna di pia.zza Garibaldi, praticherà uno sconto del 10% su fiori, piante. d- Ristorante “ da Paolino” di via Gerini 40 10% di sconto su pranzo o cena e- Marco&Rino Parrucchieri- via Cavour,71 sconto del 10% . corsi di lingua inglese martedì e giovedì: 18 – 19.30 Questo è il gruppo di partecipanti al corso di ceramica guidato da Meloni Nina. Tra un paio di settimane si concluderà. I nostri corsisti presenteranno in una mostra che sarà allestita nei locali dell’Auser di via Gerini 40 le loro opere diligentemente eguite. Per maggiori informazioni c/o Auser-Arca tel. 0187964208 + Breve storia del vino e chi lo beve gino cabano Già seimila anni fa, i Sumeri con una foglia di vite simboleggiavano l’esistenza umana e, sui bassorilievi assiri erano rappresentati schiavi nell’atto di attingere vino da grandi crateri e servirlo ai commensali in raffinate coppe ricolme. Non da meno gli Ebrei dell’Antico Testamento, attribuivano a Noè la piantagione della prima vigna, e consideravano la vite “uno dei beni più preziosi dell’uomo” (I Re) esaltando il vino che “rallegra il cuore di ogni mortale” (Salmi). Per noi paesani, molto più grezzi e decisamente più spicci, il tutto si riassume con ”Viva Noè che i già enventà a vigna, a chi no ghe piase er vin ghe vegna a tigna”. Per i Greci, è Dioniso, il più giovane figlio immortale di Zeus, che ha il merito di aver introdotto la coltura della vite tra gli uomini, tanto che il dio del vino, fu oggetto di culto non solo presso i Greci, ma anche in Etruria, dove era identificato con la divinità agreste Fufluns, e quindi nel mondo romano, dove era conosciuto come Bacco e ricollegato a Liber, antica divinità latina della fertilità. Al di là di tutte queste considerazioni, sta di fatto che il vino è uno degli alimenti più discusso; basti pensare che solo nella Bibbia la parola vino è citata circa cinquecento volte. Anche l’intransigente Martin Lutero, indaffarato sicuramente da altre cose, non si risparmia sull’argomento, e tra una predica e l’altra, trova il tempo di forgiare un proverbio, che tradotto dal tedesco suona così: “chi non ama le donne, il vino e il canto, è uno stolto e lo sarà per tutta la vita”; un detto che dalla Germania ha invaso tutta l’Europa e nel nostro idioma grezzo ma, come abbiamo già avuto a dire, spiccio, si traduce più o meno così: “a chi no ghe piase er vin a musica e ..e done ..Dio lo stramaledica”. Non fa rima neppure nella nostra lingua, ma se da esperti dell’idioma, come io credo voi siate, con un briciolo di fantasia, vi accorgerete che la rima, può starci, eccome! Un alimento controverso, il vino, che ha generato opposte riflessioni e pensieri; mentre il ‘concittadino’ Mantegazza nel “Codice dell’uomo onesto” pontificava che “godere mangiando e bevendo è anche dei bruti, e il ritornar al cibo e al vino per goder di più, stanca e fa male… e l’ebrezza è sempre una colpa e può essere anche un delitto”, un altro illustre “concittadino”, Mario Soldati, definiva il vino “poesia della terra”. Pensate che il papa Leone XIII, soleva dire che ”i vini rallegrano gli animi e scacciano gli affanni “ e il Cardinale Richelieu si chiedeva perché “Se Dio avesse proibito il vino, perché mai l’avrebbe fatto così buono? L’avreste detto? (continua) Museo geopalentologico marco greco In questa fase approfondiremo tutte le tematiche che riguardano il museo ospitato all’interno del castello per avere un quadro preciso del valore scientifico e dell’importanza che riveste il Geopaleontologico di Lerici nel panorama dei musei di storia della terra e di scienze naturali.Nel 1987, durante un’escursione in una nota località costiera del lericino, il compianto Ilario Sirigu allora dodicenne rinvenne alcune piste di impronte fossili impresse su una superficie rocciosa. L’importante scoperta fu subito confermata dalle Università di Roma e di Pisa. Si trattava di orme fossili attribuite a dinosauri ed altri gruppi rettiliani risalenti a circa 220 milioni di anni fa. Fu ed è tutt’oggi l’evento paleontologico più importante riferibile al territorio spezzino. Il museo nacque appunto a seguito di questa scoperta. Ma al di là del fatto contingente ci sono idee, materiali e soprattutto una lunga tradizione geo-paleontologica, che affonda le sue radici nel XIX secolo quando lo scienziato spezzino G. Cappellini, uno dei fondatori della geologia in Italia, proprio nei promontori del Golfo avviava le sue ricerche. Il percorso museale, sotto la direzione scientifica del Prof. Walter Landini dell’Università di Pisa si articola in varie aree tematiche. I DIORAMI DEI DINOSAURI All’interno del percorso museale sono ricostruiti tridimensionalmente quattro antichi ambienti con un'età che va da 270 a 190 milioni di anni fa. Si tratta di una selezione di giacimenti italiani che hanno restituito impronte fossili di rettili con particolare riguardo a quelli dove erano presenti i dinosauri. Camminando lungo il percorso si incontrano quattro isole ordinate dalla più antica fino alla più giovane che presenta i modelli più spettacolari. Tutti gli animali sono stati ricostruiti a grandezza naturale a eccezione dei rincosauri dei Monti Pisani. I nomi si riferiscono ad animali conosciuti attraverso scheletri fossili che sono serviti come base per le ricostruzioni, scelti tra quelli che avrebbero potuto lasciare le impronte rinvenute nei vari giacimenti. Val Gardena. In queste rocce depositatesi circa 270 milioni di anni fa in una antica pianura alluvionale costellata di piccoli laghi talvolta salmastri sono state rinvenute migliaia di impronte fossili che testimoniano il passaggio di varie specie di rettili e anfibi. Nel diorama sono stati ricostruiti: Pareiasaurus Era un grande rettile erbivoro quadrupede dal corpo tozzo che lasciava grandi impronte circolari lunghe anche più di trenta centimetri. Lycaenops Era un rettile mammaliano delle dimensioni di un grande cane. Doveva essere un temibile predatore. Rincosaurus Era un rettile di dubbia posizione sistematica con forma molto simile a quella delle attuali lucertole. Gli esemplari più grandi superavano il metro di lunghezza. Dolomiti Nella formazione della Dolomia Principale, affiorante in una vasta area dell'arco alpino e depositatasi in un antico ambiente di piana costiera periodicamente sommersa dalle maree, sono state rinvenute molte impronte di antichi rettili che danno un'idea della fauna presente in loco circa 230 milioni di anni fa. Sono stati ricostruiti. StagonosNolepis. Era un tecodonte erbivoro del gruppo degli aetosauri dotato di una robusta corazza. Syntarsus. Era un piccolo dinosauro carnivoro del gruppo dei ceratosauri bipede e molto agile. Dilophosaurus. Era un grande dinosauro carnivoro del gruppo dei ceratosauri, bipede e molto agile. Doveva essere un temibile predatore che dominava questo antico ambiente. Alla fonte di Capodacqua euro puntelli La nostra escursione terminerà esattamente al punto di partenza del mese scorso e percorrerà in salita anche un tratto già descritto, per offrire una piccola sorpresa nel finale. Il sentiero 3l inizia a Tellaro con la scalinata di Via della Fonte e, dopo un centinaio di metri, supera la II traversa di Via Fiascherino e prosegue, sull’altro lato della carreggiata, con una salita di cemento. Ben presto, dopo un caseggiato rosa, la strada si restringe in un viottolo dal fondo erboso che, dopo alcune curve, fiancheggiando villette e ruderi, entra nell’uliveto medievale. Un cartello indica che, una volta tanto, i fondi europei hanno avuto buon fine perché sono evidenti i segni di ripresa delle antiche coltivazioni. A sinistra parte la deviazione per le case di Valdonica e, un centinaio di metri più sopra, appare il borgo di Portesone. Lo si aggira sulla sinistra seguendo i segnavia del C.A.I. e, dopo un breve cammino, s’incontrano una cisterna e una fonte perenne (sulla potabilità delle cui acque non scommetterei). Al termine delle case il 3l sfocia nel 433, che si deve imboccare sulla sinistra seguendo l’indicazione per Lerici. Il breve tratto pianeggiante successivo è un piacevole intermezzo prima dell’ultima salita per Capodacqua. Bisogna infatti deviare sulla destra in corrispondenza di una cassetta di derivazione e seguire i tubi neri che, dalla fonte, portano acqua ai campi vicini. Le grandi piastre di macigno che lastricano il fondo del sentiero, funzionali al transito degli animali da soma, dimostrano l’antica importanza di questa via. I muri a secco che fiancheggiano il percorso sono protetti con reti metalliche dall’invasione dei cinghiali, tuttavia i danni provocati dagli ungulati sui manufatti sono dappertutto più che evidenti. Si è ormai vicini al canale che ci appare sulla sinistra mentre forma una cascatella; più sopra si può osservare un piccolo salto ricoperto di concrezioni calcaree simili a stalattiti. Il sentiero si allontana un poco dal canale e, quando si riavvicina, balza ai nostri occhi la sorpresa finale: un vecchio mulino con il suo arco e il suo bottaccio, recentemente liberati dalla vegetazione infestante. Un altro poco di salita e s’incontrano le due cisterne dalle quali prendeva origine l’antico acquedotto del paese di Tellaro. Si è giunti nelle vicinanze della provinciale di Montemarcello, sulla quale si sbuca, cinquanta metri più in basso rispetto a una fermata dell’ATC.