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ANDY WARHOL`s Timeboxes

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ANDY WARHOL`s Timeboxes
Preview
ANDY WARHOL’s
Timeboxes
sala da ballo
Civico Museo Revoltella
via Diaz 27 – Trieste
18 febbraio 2006 – 18 luglio 2006
orario: lun. merc. giov. ven. sab. 9.00 – 13.30 16.00 – 19.00
domenica 10.00 – 19.00
chiuso il martedì
a cura di Gianni Salvaterra
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ANDY WARHOL’s
Timeboxes
LUOGO E PERIODO DI SVOLGIMENTO
Entro il prossimo mese di aprile 2006 verranno portati a termine i lavori di
ristrutturazione della ex Pescheria di Riva Nazario Sauro in Trieste, con
destinazione a Centro Espositivo d’Arte Moderna e Contemporanea, nel
rispetto della originaria previsione connessa al finanziamento dell’opera da
parte della Fondazione CRTrieste.
Il Centro, intitolato dopo la ristrutturazione ”Salone degli incanti”, ad
esaltare la funzione nel tempo dell’immobile, già luogo d’aste quale mercato
del pesce ed ora luogo d’incanti per l’ispirazione che suscita l’Arte, è
destinato ad ospitare mostre di livello e spessore adeguato al prestigio del
sito, per valore architettonico dell’immobile e per la sua ubicazione in stretta
vicinanza al Centro storico e al Polo museale.
L’Amministrazione Comunale ha inteso scegliere, per l’evento
espositivo inaugurale della struttura, quale momento di particolare rilievo per
la Città, una mostra inedita di assoluto livello e richiamo, in linea con le
caratteristiche del luogo, nell’intenzione di conferire al Centro Espositivo
immediata notorietà nel campo dell’arte e della cultura.
La mostra sull’arte pop di Andy Warhol, con esposizione delle opere
dell’artista di proprietà del Museo Andy Warhol di Pittsburgh, della
Fondazione Andy Warhol di New York e di collezionisti privati, risponde - per
la notorietà a livello mondiale dell’artista e per la particolarità ed unicità
dell’evento in ambito europeo, ma anche per il taglio scientifico ed allestitivo
previsto dal progetto della mostra, mai finora attuato - a tali caratteristiche e
finalità.
L’evento verrà pertanto avviato e fin d’ora comunicato con un primo
approccio all’artista americano, nel PREVIEW allestito presso il museo
Revoltella nell’auspicio che l’iniziativa possa svolgere quella funzione di
richiamo e divulgazione del nuovo sito espositivo italiano destinato all’arte
moderna e contemporanea, che consenta di portare immediata notorietà
alla sede stessa e alla Città di Trieste, ospite particolarmente suggestiva della
manifestazione.
La mostra inizierà il 21 luglio 2006, in coincidenza con l’inaugurazione
dell’edificio, e si concluderà il 22 ottobre 2006, abbracciando pertanto i mesi
di luglio, agosto, settembre e ottobre, di particolare valenza per favorire
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l’interesse turistico che anche dal centro Europa gravita in questo periodo
sull’area giuliana.
La Mostra viene organizzata dal Comune di Trieste in coorganizzazione
con l’Associazione Art Lab per la cura scientifica ed allestitva.
INAUGURAZIONE del PREVIEW
Il preview “Andy Warhol’s Timeboxes” è stato allestito nella sala da ballo
dell’ala baronale del Civico Museo Revoltella, ad esaltazione del contrasto
tra stili di vita profondamente diversi, in epoche poi non molto lontane tra
loro, che però hanno vissuto profondi cambiamenti anche tecnologici, che si
vedono riflessi nell’Arte e nella sua evoluzione e che trovano in Andy Warhol
un illustre testimone, padre della Pop Art nelle variegate forme di espressione
da lui sviluppate e perfezionate: collezionismo, pittura, fotografia, cinema.
Il preview sarà visitabile al Civico Museo Revoltella, via Diaz 27, tel.
040/6754350, dal 18 febbraio 2006 fino all’inaugurazione della mostra presso il
Centro Espositivo d’Arte Moderna e Contemporanea “Salone degli Incanti”
ex pescheria Centrale di Riva Nazario Sauro, il cui vernissage avrà luogo
venerdì 21 luglio 2006, con apertura al pubblico dell’esposizione dal 22 luglio
al 22 ottobre 2006.
COMITATO SCIENTIFICO
Lo sviluppo scientifico della mostra è curato dal Comitato composto da: Tom
Sokolowski, direttore Andy Warhol Museum, Pittsburgh; John Smith, assistente
del direttore per la ricerca e le collezioni dell’Andy Warhol Museum,
Pittsburgh; Matt Wrbicam, assistente archivista, Andy Warhol Museum,
Pittsburgh; Tim Hunt, direttore The Andy Warhol Foundation for the Visual Arts,
New York; Claudia Defendi, curatore The Andy Warhol Foundation for the
Visual Arts, New York; Robert Rosenblum, critico d’arte e professore presso la
New York University, New York; Maria Masau Dan, direttore del Civico Museo
Revoltella, Trieste; Marco Casamonti, architetto, Archea Associati, Firenze;
Franco Fontana, fotografo, Modena; Gianfranco Rosini, Gallerie Rosini,
Riccione; Enrique Vargas, regista teatrale, Barcellona; Carlo Zucchini, garante
della donazione Morandi al Museo Giorgio Morandi di Bologna.
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ANDY WARHOL’s
Timeboxes
PROGETTO E CONCEZIONE DI BASE DELLA MOSTRA
Cuore della mostra, suo centro espressivo e concettuale sarà la presenza di
opere d’arte e capsule del tempo originali provenienti dal Museo Andy
Warhol di Pittsburgh e dalla Fondazione Andy Warhol di New York, il cui
contenuto, messo a confronto con opere che ne sono derivate, saranno
guida e comunicazione primaria per il visitatore.
Il visitatore si troverà in ogni istante inglobato e coinvolto negli elementi che
costituiscono il titolo stesso della mostra.
Un suo film è una capsula, un suo screen-test è una capsula, una sua
copertina di un disco è una capsula in quanto l’artista in ogni sua espressione
ha disvelato un contenuto, uno per volta, ognuno con il proprio specifico, di
quel imprendibile, agglomerato di invenzioni che faceva capo al suo “io”.
Il progetto della mostra intende entrare nella complessa verità dell’uomo e
dell’artista Warhol, rimandando al caos di un universo metropolitano
cresciuto nel disordine, nell’appartenenza al fallimento di una concezione
illimitata delle possibilità umane, nello sperpero di energie primarie, ed
esprimere ciò che Warhol realizza attraverso la propria opera: un riordino del
cosmo lanciato all’infinito (infiniti oggetti) con la presenza vigile della
memoria storica e civile dell’essere umano.
Ricordare, inscatolare significa per Warhol vivere nel presente senza nulla
rifiutare di ciò che esiste, collezionare anzi, l’intuibile dai sensi. Ma significa
anche aver affinato una percezione che partendo dalla veloce messa a
fuoco di un elemento minimo si espande, si fa opera sufficiente in sè, si fa
futuro e poesia che evoca anche il passato. Dice Jean Claire “la modernità è
cosa antica”.
Le capsule del tempo con la loro presenza fisica in mostra intendono
rimandare all’idea di luogo cerebrale interno al cuore e alla mente di Warhol.
Capsule come laboratorio mentale le cui funzioni sono infinite e incontrollabili,
di ognuna cambia il contenuto, ma non cambia la tensione creativa che da
esse parte. Capsule molecole, capsule neuroni sempre collegate con la vita
che le circonda.
Contenitori di utile ed inutile, come categorie ingiudicabili delle vicende della
storia umana.
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ANDY WARHOL’s
Timeboxes
LE CAPSULE DEL TEMPO
Sono oltre 600 le scatole del tempo (Time Capsule) conservate presso il
Museo Andy Warhol di Pittsburgh, che l’artista americano ha riempito con
oggetti da lui raccolti, che partecipavano quotidianamente della sua vita.
Di queste scatole solo una parte sono state aperte (un centinaio circa),
studiate e catalogate.
Pochissimi studiosi ne conoscono l’esistenza; molte di esse contengono le
fonti originali utilizzate per la sua opera artistica, che ormai appartengono al
patrimonio della coscienza universale.
PREVIEW DELLA MOSTRA al Museo Revoltella, Trieste
Gli oggetti esposti sono, una seppur breve esemplificazione, estremamente
importante, di materiale che, facendo in seguito, parte della mostra al
completo, permette ora un primo contatto, una prima sorpresa fisica di fronte
alle scelte e alle soluzioni estetiche elaborate da Warhol.
La scelta si è diretta sull’argomento Campbell’s Soup, prodotto industriale di
Pittsburgh, città natale di Warhol, poiché nell’ordine dell’immaginario
universale tale oggetto evoca l’arte di Warhol ancor prima di ogni presa di
coscienza intellettuale.
E’ la fonte primaria, la più profonda, quella che forse proviene all’artista
adulto e già cosciente di sé, dai luoghi dell’infanzia, dalle prime candide
riflessioni circa la ripetitività, l’invadenza, l’allegria o la tristezza suscitate da
forme colorate nell’assenza di suoni.
Non a caso in quasi tutte le Time Capsule fino ad ora esplorate presso il
Museo Andy Warhol di Pittsburgh, un riferimento qualsiasi alla Campbell’s
Soup appare, quasi un “topos” ineliminabile di una ispirazione di una vitalità
che solo da questo oggetto consumato e trattenuto possono derivare a priori
come linea continua.
Immaginiamo Warhol, per mano a mamma Julia, che fiancheggia all’interno
di uno store alimentare uno scaffale ripetitivo all’infinito di questi oggetti
dedicati all’alimentazione di tutti ma certamente anche alla sua.
Cosa poteva pensare di questa alimentazione anonima e amorfa?
Cosa poteva fare se non contare col piccolo dito una fila di barattoli bianchi
e rossi che si prolungano nel tempo e nello spazio?
Egli li avrà caricati di fantasie, di desideri, forse di sospetti, comunque di
piccoli annunci poetici.
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Presentarli, per noi, significa rievocare quel tempo storico, immetterlo nel
nostro in attesa che la mostra che seguirà, presso il Centro Espositivo d’Arte
Moderna e Contemporanea “Salone degli incanti” ci fornisca ulteriori e più
ampie risposte.
ANDY WARHOL’s Timeboxes
CATALOGO
Il catalogo della mostra (in italiano ed inglese), edito dalla casa editrice
milanese Federico Motta Editore, sarà una derivazione dalla grafica e
impaginazione dell’Index Book di Warhol compresi di suoi pop-up e le
invenzioni mobili che caratterizzano alcune pagine. Il saggio introduttivo sarà
a cura di Robert Rosenblum, professore di Fine Art presso la New York
University. Lo studio grafico sarà a cura di Kenny Scharf, delfino in vita di Andy
Warhol. Saranno inseriti alcuni contributi dei massimi referenti attuali del
museo Andy Warhol di Pittsburgh e della Fondazione Andy Warhol di New
York.
BOOKSHOP E MERCHANDISING
all’interno dello spazio espositivo sarà presente un bookshop per la vendita di
libri, video e una serie di oggetti (alcuni inediti) riguardanti le opere e l’artista.
CONCERTO: Andy Warhol’s Music Myths
Verso la fine dell’estate, sarà organizzata una serata di gala con un concerto
in omaggio alla mostra e al grande artista americano.
Il concerto sarà eseguito da Delilah Gutman, pianista che proporrà brani di
alcuni dei leggendari compositori mitizzati nelle opere di Warhol come Lou
Reed (Velvet Underground); L.V. Beethoven, J. Cage, L.Bernstein e G.
Gershwin.
Per informazioni:
[email protected]
tel. 059/465069
fax 059/467947
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ANDY WARHOL (Pittsburgh 1928- New York 1987)
Andrew Wharola nasce a Pittsburgh il 6 agosto 1928 da una
famiglia di emigrati cecoslovacchi. Trascorre nella città natale
tutta la sua adolescenza, frequentando prima la Holmes
Elementary School, poi la Schenley High School ed infine
diplomandosi nel 1949 ad un corso d’arte presso il Carnegie
Institute of Technology.
È già durante questi primi anni che si rivela la sua vena artistica,
culminata col premio “Mrs. John Potter Prize for Progress” ottenuto
durante l’ultimo anno di studi.
Subito dopo il diploma, nel 1949, si trasferisce a New York dove per
la prima volta assume il nome di Andy Warhol.
I primi anni della sua carriera nella Grande Mela sono all’insegna
di pubblicazioni e disegni commerciali per la stampa e per la
televisione, da cui l’impronta per la cultura pop che caratterizzerà
tutta la sua vita: famosa durante questo periodo la serie di
pubblicità delle scarpe Miller (1950), per le quali ottiene numerosi
riconoscimenti.
Negli anni ’50 Leo Castelli (Trieste 1907- New York 1998) viene in
contatto con i pionieri di un nuovo movimento artistico popolare
(noto poi come Pop Art), che visitano la sua galleria d’arte di New
York, ambendo di essere ivi rappresentati.
Nel 1960 Warhol comincia ad interessarsi seriamente anche alla
pittura, cominciando a ritrarre soggetti facente parte della cultura
di massa come le bottiglie della Coca-Cola e come, l’anno dopo,
le lattine della Campbell’s Soup . In questo primo periodo vende
le sue opere direttamente ai collezionisti, facendone così la loro
fortuna dato il basso prezzo richiesto.
Nel 1962 si avvicina alla tecnica della serigrafia e comincia a
produrre opere con quello stile che diventa il suo più conosciuto: è
in quell’anno che comincia la celebre serie delle Marylin.
È l’anno della svolta, e lo dimostra il fatto che dopo anni di mostre
ed esposizioni senza quasi vendere un’opera, alla mostra alla
prestigiosa Stable Gallery di New York piazza finalmente tutte le
sue creazioni.
Ne 1964, Leo Castelli organizza la prima mostra sulle “Brillo Boxes”
create dall’artista.
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Andy Warhol 1928-1987 - continua
L’anno successivo Warhol, ormai lanciato nell’olimpo dei grandi
artisti newyorkesi, si trasferisce nel famoso studio (in un loft della 47a
strada), da allora noto come The Factory dove la sua creatività si
intensifica: è qui che nasce la serie delle serigrafie sui disastri, su
Jacqueline Kennedy e dove inizia anche a pensare alle incursioni
nel mondo del cinema, con il suo primo film Kiss.
E’ sempre alla Factory che nel 1964 una donna in visita esplode
colpi di pistola contro 4 tele della serie delle Marylin.
Nel 1965 inizia la collaborazione con Paul Morrissey e Lou Reed, e
crea il gruppo musicale dei Velvet Underground, dimostrando così
una creatività tale da potersi misurare con ogni tipo di arte.
È invece del 1966 Chelsea Girls, il suo primo film di successo, che
viene proiettato anche al Festival di Cannes l’anno successivo.
Nel giugno del 1968, in un America ancora turbata dall’assassinio
di JFK di cinque anni prima, Valerie Solanas tenta di assassinarlo
con un colpo di pistola.
Contrariamente allo sfortunato presidente, Warhol sopravvive e
nonostante una lunga convalescenza già alla fine dell’anno torna
a creare; forse reso ancora più famoso dal tentativo di assassinio,
l’anno successivo un suo dipinto della serie delle lattine della
Campbell’s Soup viene venduto ad un asta al prezzo più alto mai
registrato per un artista americano vivente.
Nel 1969, fonda la rivista “Interview” pubblicando il primo numero.
Visita anche l’Italia nel 1972, per assistere al Festival del Cinema di
Venezia dove viene proiettato il film Heat, girato in collaborazione
con Paul Morrissey l’anno precedente; nello stesso anno perde
sua madre, faro illuminante per tutta la sua vita.
Nel 1976 gira il suo ultimo film Bad e partecipa attivamente alla
campagna presidenziale di Jimmy Carter finanziandola attraverso
le riproduzioni a stampa del ritratto da lui stesso effettuato per la
copertina della rivista del New York Times.
Sperimentando nuove tecniche nel 1977 crea la serie Oxidations,
ottenuta urinando su tele coperte da pittura al rame ancora
bagnata.
Finalmente nel 1978 corona anche un altro dei suoi sogni, quello di
avere una propria TV via cavo, la Andy Warhol TV. Nonostante i
suoi sforzi però l’emittente non riscuote il successo sperato.
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Gli anni Ottanta sono pieni di collaborazioni (Pat Hackett, JeanMichel Basquiat, Keith Haring, Francesco Clemente e Kenny
Scharf), e di lavoro per la rivisitazione di opere di grandi maestri
del Rinascimento: Paolo Uccello, Piero dell Francesca, e
soprattutto Leonardo.
Nel gennaio 1987 espone una serie di fotografie cucite e pinzate
che riscuotono un ottimo successo.
Andy Warhol si spegne il 22 febbraio del 1987, all’età di 58 anni, in
seguito ad un banale intervento chirurgico presso il New York
Hospital.
Nella primavera del 1988, oltre 10.000 oggetti di sua proprietà
vengono venduti all’asta da Sotheby’s per finanziare la Andy
Warhol Foundation for the Visual Arts di New York.
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