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MEMENTO Per tutti coloro che non avessero ancora com
I soci del Circolo Fotografico La Gondola si riuniscono ogni venerdì alle ore 21 presso la Sede Sociale alla Giudecca c/o il Centro Civico
Recapito postale P.O.BOX120 - Venezia, tel. Presidente 041-5237116, tel. Segretario 041-5238325
www.cflagondola.it e-mail to: [email protected] - fax 0415237116
MEMENTO
Per tutti coloro che non avessero ancora compilato la dichiarazione dei redditi ricordiamo il
nostro Codice Fiscale da apporre, assieme alla
firma, nel riquadro di Unico relativamente alla
destinazione del 5 per mille (casella delle Associazioni di Promozione Sociale):
94007830279
CALENDARIO DI GIUGNO 2006
• Venerdì 2 giugno: visione opere dei Soci per la
mostra “0/24”
• Venerdì 9 giugno: Alessandro Rizzardini presenta “Ho visto degli zingari felici” una indagine
fotografica sul crescente fenomeno dell’accattonaggio e sui “mestieri” ad esso collegati e Stefano
Pandiani presenta “ New York, New York” , immagini da un recente viaggio nella grande Mela.
• Venerdì 16 giugno: Serata della foto tessera
• Venerdì 23 giugno: L’ospite del mese: Maria
Teresa Crisigiovanni
• Venerdì 30 giugno: Visione opere dei Soci per
la mostra “0/24”
nare la tessera praticamente identica alla precedente con qualche aggiornamento nel testo
e nella grafica, cambiando solo il colore della
custodia dal nero al rosso veneziano.
La tessera aveva ed ha all’interno la fotografia
del titolare; abbiamo pensato che anche questa
avrebbe dovuto essere all’altezza della fama di
un circolo come la Gondola.
Perciò grazie alla disponibilità del socio
Francesco Barasciutti, affermato ritrattista, nella
serata del 16 giugno organizzeremo all’interno
del CZ95 un set di posa affinché tutti i soci diano
anche in effigie, il meglio di sé.
Inutile dire che chi non viene debitamente tirato
a lucido (esclusion fatta per le socie, sempre belle) sarà ignominiosamente respinto.
A conclusione della serata ci sarà una distribuzione di prosecco e pasticcini.
Il Presidente si attende una partecipazione
plebiscitaria.
DEL PERO ALLA MARSIGLIESE
Marsiglia avrebbe tutti i requisiti per essere una
bellissima città: adagiata su dolci colline digradanti verso il mare, una ventilazione costante
che rende l’aria tersa e luminosa, un assetto urLA TESSERA SOCIALE
banistico evocante le “sistemazioni” haussmanniane di metà ‘800 con molti bei palazzi allineati
I soci più anziani sono tuttora in possesso della lungo i viali che si dipartono dal porto vecchio.
vecchia tessera sociale in pelle nera e profili in
Insomma una via di mezzo fra Genova e Trieoro; un glorioso reperto pieno di timbri e firme ste, ma molto più vasta e articolata; tuttavia,
illustri che tutti conservano con orgoglio e un po’ un’edificazione a dir poco selvaggia a partire dal
di nostalgia.
secondo dopoguerra l’ha non poco deturpata.
Una volta esauritasi la dotazione iniziale, non si
La colpa viene attribuita ai bombardamenti
era più provveduto a ricostituire la scorta soprat- tedeschi della seconda guerra mondiale che ditutto per meri motivi finanziari ma anche perché strussero buona parte del centro storico; tuttavia
si riteneva perduto il clichè originale viceversa i marsigliesi ci hanno messo del loro tirando su
da poco ritrovato.
palazzine e condomini di tutti gli stili e volumi e
Per questo motivo abbiamo deciso di ripristi- cancellando il dolce sky-line delle colline con
terrificanti stecconi nella più pura tipologia borgatara.
Un vero peccato; tuttavia Marsiglia (seconda
città della Francia dopo Parigi) è un primario
centro economico e commerciale ed ha anche
una vita culturale molto vivace.
Proprio per questo L’Istituto Italiano di Cultura
che opera a Marsiglia è il più importante dopo
quello parigino e nella sua sede di rue Pauriol il
10 maggio scorso abbiamo inaugurato con non
poca emozione l’antologica di Sergio Del Pero
dedicata a “Les trois visages de Venise dans les
années du boom economique”.
La mostra ha avuto una lunga gestazione ed
ha visto la luce grazie all’amico Gianni Scarpa,
veneziano doc ma da tempo residente a Montpellier dove insegna presso la locale università,
al quale va il più vivo ringraziamento per il suo
determinante impegno.
E’ soprattutto merito suo se la Gondola torna
in Francia con un’importante mostra dopo cinquant’anni, cioè dopo i successi parigini al Musée Guimet e alle varie collettive presentate in
altre città minori.
In questa circostanza la Gondola presentava
un’antologica di uno dei suoi campioni più autentici, Sergio Del Pero, nell’intento di allargarne la
conoscenza oltre i nostri confini in un più generale disegno di riconsiderazione e valorizzazione
della sua opera.
L’inaugurazione è avvenuta alla presenza di
numerose personalità fra cui il console d’Italia
dott. Stefano Queirolo Palmas, Daniel Drocourt
Sovrintendente al Patrimonio della Città di Marsiglia e responsabile dell’UNESCO per l’area
del Mediterraneo, la direttrice dell’Istituto d.ssa
Fulvia Veneziani ed altri rappresentanti dell’arte
e della cultura.
Dopo che il Presidente della Gondola ha illustrato il senso dell’opera di Del Pero evidenziandone le qualità e i molti percorsi espressivi, sono
state aperte le sale espositive; è stato oltremodo
interessante osservare le emozioni e gli stati
d’animo dei presenti di fronte alle immagini di un
fotografo così originale e umano.
Dobbiamo dire di aver colto un senso diffuso di
meraviglia e di apprezzamento condivisi anche
dai media: l’emittente televisiva nazionale France Trois che alla mostra ha dedicato un lungo
servizio e poi le radio locali, la stampa, fra cui
la rivista Réponses Photo. Anche il programma
Euronews di RaiUno nei giorni successivi ha ripreso per intero il servizio di France Trois.
Insomma un bel successo che si spera verrà
replicato a Montpellier dal 29 maggio al 10 giugno presso la Maison des Relations Internationales dove la mostra si trasferirà.
VIAGGI QUOTIDIANI
C’è qualcuno delle ormai tre generazioni che
dal dopoguerra ad oggi hanno fatto la spola fra
Venezia e Mestre che può sinceramente dire di
aver amato o di amare quel percorso obbligato
che quotidianamente lo porta da Piazzale Roma
a Piazza Barche e viceversa, quel muoversi a
pendolo apparentemente insensato che si snoda
fra terra e acqua, fra ciminiere e campanili, fra
remi e ruote?
Crediamo pochissimi, forse nessuno; già di per
sé lo spostamento coatto che quotidianamente
affligge milioni di persone in tutto il mondo è
subìto come una sottrazione del tempo e dello
spazio personale, un’iniqua ed inevitabile dazione cui nessuno può sottrarsi, una temporanea
inerzia fisica che si cerca di esorcizzare in molti
modi.
Nel trasferimento dall’acqua alla terra c’è chi
legge, chi s’immerge nei propri pensieri, chi osserva gli altri, chi guarda fuori del finestrino, chi
ad occhi chiusi si esercita con gli odori e i profumi che contraddistinguono ogni fermata (uova
marce? Via Righi; gelsomino? la signora che
sale alla Rampa, e così via..).
Tutto è uguale e monotono; per di più c’è un
diverso stato d’animo per chi è pendolare verso
la terraferma e viceversa.
Chi va da Venezia a Mestre si allontana sia
pure provvisoriamente da uno dei luoghi più
belli del mondo verso uno degli agglomerati più
informi e ostili anche se, a dire il vero, di molto
addolcito negli ultimi anni.
Oltre a tutto, difficilmente un veneziano è disposto a riconoscere una superiore qualità estetica ad un qualsiasi sito del pianeta, figuriamoci
poi se si tratta di Mestre…
Chi fa il percorso inverso è viceversa meno refrattario, più disponibile ad un’osservazione più
equilibrata e curiosa.
E’ il caso del fotografo Giovanni Vio, mestrino
di nascita ma trasferitosi da qualche anno in
centro storico, che da architetto e urbanista ha
avvertito più di altri l’eccezionalità di questo transito senza alternative se non l’acqua, cercando
di analizzare e dare un senso a quanto è compreso fra le due sponde.
Negli ultimi tempi si è spesso usata
l’espressione non luogo per definire quegli
assetti territoriali, per lo più periferici, cresciuti senza un’identità culturale e storica e
senza un ruolo se non di ricovero per le masse trasferite dai centri urbani.
Anche l’istmo artificiale fra Venezia e Mestre è un non luogo ma eccezionalmente
compreso fra due realtà complementari ben
vive e identificate.
In qualsiasi altra parte del mondo questo
congiungere realtà così diverse avrebbe
sollecitato una definizione urbanistica e architettonica del tutto speciale; è successo
invece che nessuno se ne sia preoccupato
lasciando che fosse il mero utilizzo a stabilire la gerarchia degli interventi.
Giovanni Vio si è preso la briga non già di
descrivere questa situazione ma di “bloccare” lo scorrere veloce del trasferimento -una
sorta di fermo immagine- lasciandoci l’onere
e l’arbitrio di decidere su quanto egli propone e, semmai, di tentare qualche riflessione.
Si badi, non c’è nessun intento polemico
né tesi precostituita anzi l’atteggiamento,
per quanto la fotografia lo conceda, sembra
neutrale; non si piega all’estetica, non indulge sulla vis polemica, non azzarda soluzioni.
Una fotografia per dirla con Paolo Costantini
“ né dimostrativa né speculativa, che s’impone come astrazione, tòpos autonomo, luogo
della ricerca di un rapporto non subordinato con la realtà” (“Dialectical Landscapes
– Identificazione di un paesaggio” Electa
1987 - pag. 13).
Giovanni Vio si serve di un’ottica speciale,
una Fuji 6x17, che consente di realizzare
immagini molto allungate, una sorta di striscia orizzontale con la base quasi tre volte
l’altezza.
Questa scelta non è ovviamente casuale
ma serve a rafforzare il concetto del trasferimento rapido, lineare come il Ponte della
Libertà, sottolineato dal mosso accentuato
degli autoveicoli; tuttavia questo “campo”
fotografico inusuale non è facile da organizzare specie tenendo conto che il fotografo
non ha un soggetto coerentemente disposto, un’architettura organizzata, insomma
uno spazio armonico su cui poter ragionare.
Il tragitto Venezia-Marghera- Mestre è
quanto di più eterogeneo e informe si possa
immaginare e tuttavia Giovanni Vio non solo
riesce a dare senso e interesse allo sguardo
ma anche a suggerire ipotesi, a conferire significati a oggetti, segnali, tracce territoriali
trovati e scelti durante il percorso.
Va a finire che queste nuove visioni, questi reperti testimoniali assumono inevitabilmente un valore simbolico al di là forse
delle stesse intenzioni dell’autore.
Si manifesta cioè in tutta evidenza quel
senso di straniamento, di alienazione che
pur senza farci perdere di vista l’obiettiva
condizione dei luoghi induce chi guarda a
riflettere sui tanti argomenti che il fotografo
fa balenare.
E’la proprietà specifica della fotografia
di divenire luogo di ricerca autonoma indipendentemente da ogni contesto di appartenenza; è così che ogni fotografia di Vio
nella sua ampiezza descrittiva si libera magicamente della funzione referenziale e si
propone con valori nuovi, aperta a qualsiasi
soluzione.
Lo sguardo perso nel vuoto di una modella
in un manifesto diviene una disperata richiesta di bellezza e armonia, la selva delle
frecce segnaletiche che indicano direzioni
disparate ci lascia nello spaesamento più
assoluto, uno schizzo di vernice su di un
muro bianco sembra il reperto di una violenza appena perpetrata, e così via.
Non c’è “bellezza” in queste immagini
almeno non nel senso classico “ornamentale”, non c’è l’ordine estetico su cui siamo
abituati a ragionare ma non c’è nemmeno
il caos informe della ripresa casuale, anzi,
parafrasando Shakespeare, c’è del metodo
in questa “follia”.
Ed è proprio questo metodo, questo sforzo intelligente e consapevole che rende il
lavoro di Giovanni Vio così interessante sul
quale venerdì 26 maggio il Circolo ha lungamente dibattuto in una delle serate più
effervescenti degli ultimi tempi.
Gianfranco Giantin e Michele Vianello, assieme a Piero Giantin, Franco Contini, Paolo
Armellin, Bruno Stefani e Paolo Croci, presenteranno presso il Centro Candiani (sala pianoterra)
la collettiva fotografica “Immagini d’autore”.
L’inaugurazione avverrà l’8 giugno alle h.
18.30; la mostra con orario mar/ven. 16.30-1930; sab/dom. 10.30-12.30, 16.30-19.30 chiuderà
il 20 giugno.
DONAZIONI ALL’ARCHIVIO STORICO
L’Autore se ne è dichiarato ampiamente soddisfatto ed ha promesso di tornare con nuovi
lavori; lo attendiamo con impazienza.
L’OSPITE DEL MESE
Maria Teresa Crisigiovanni, una delle più
brave fotografe veneziane sarà ospite della
Gondola venerdì 23 giugno.
Formatasi alla scuola di Maria Pia Miani (che
tanto ha contribuito per l’affermazione di una
fotografia “al femminile” nella nostra città) Maria
Teresa ha seguito numerosi stages con alcune
fra le nostre fotografe più prestigiose: Marialba
Russo, Letizia Battaglia, Carla Cerati, Verita
Monselles; negli anni ’90 ha fatto parte di gruppi
molto attivi come “Le Fatue” e “ Fotosintesi”con
i quali ha esposto in diverse città, in Italia e all’estero.
Ripetutamente premiata, Maria Teresa affronta
nelle sue immagini tematiche diverse caratterizzandosi per l’originalità e la freschezza della sua
proposta.
Nella serata del 23 la fotografa ci presenterà
una sintesi dei suoi lavori passati ed anche alcuni inediti riguardanti una sua prossima mostra.
AFFERMAZIONI DEI NOSTRI SOCI
A Lanfranco Colombo, Socio Onorario della
Gondola, il 23 maggio scorso è stata conferita la
medaglia della città di Verona in occasione del
decennale del Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri. A Lanfranco i complimenti più
calorosi e un sommesso invito a ricordarsi del
suo Circolo.
Da Francesco Cito riceviamo tre immagini dal
suo lavoro “Matrimoni napoletani” tanto apprezzato nella recente serata alla Gondola. All’amico
Francesco i più vivi ringraziamenti.
Altrettanto sentitamente ringraziamo il cav.
Augusto Frattini per la sua costante attenzione
verso l’attività del Circolo e le recenti donazioni
all’Archivio Storico.
Gli formuliamo nel contempo i più sinceri auguri di buona salute e lunga vita.
LIBRI RICEVUTI
Dal socio Alessandro Rizzardini riceviamo
l’instant book “ArancioNeroVerdi, un anno da
leoni” che compendia l’ascesa del Venezia alla C
1 nel campionato di calcio testè concluso. Il volume agile e ben impaginato alterna testi, risultati
e fotografie queste ultime scattate dallo stesso
Rizzardini che si conferma narratore principe
della vita e dei miracoli del sodalizio neroverde.
MOSTRE, MOSTRI & CONCORSI
Un’interessantissima mostra è in corso a Trento, alla Torre Mirana; si tratta di “Architettura
senza architetti; l’idea di spazio nelle fotografie di Federico Vender”.
Organizzata dalla Provincia Autonoma di Trento e attingendo al ricco fondo fotografico donato
dall’Autore alla Provincia medesima, la mostra
ripercorre alcuni aspetti dell’opera di Vender riguardanti un aspetto poco noto del suo lavo ro,
l’architettura.
Sono presenti in mostra alcuni vintages ma
anche stampe recenti tratte dal rilevante corpo
di negativi presente nell’Archivio.
La mostra è aperta sino al 22 giugno (Via Belenzani 3 – h. 9/19, ingresso libero).
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