progetto gondola - istituto professionale cesare musatti dolo
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progetto gondola - istituto professionale cesare musatti dolo
CESARE MUSATTI \ ÄâÉz{| w| ixÇxé|t |Ç vâ| täÜxÅÉ ÄËÉÇÉÜx w| tvvÉÅÑtzÇtÜi|AAA Stazio Piazzale Roma Istituto Professionale di Stato per i Servizi Commerciali e per i Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera Z|âáàÉ ÑxÜ ÇÉÇ ÑxÜwxÜá| \ cÜÉàtzÉÇ|áà| i| ÑÜxáxÇàtÇÉ Ät ZÉÇwÉÄt Tradizione e Tecnica Veneziana Squero Tramontin <<La gondola vecia che dorme ligada dai ani, da strussie scavezza, fruada, se svegia in rebègolo e, fata putela, la sbate la sbèssola, la salta anca ela…>> R. Selvatico, XIX sec. hÇ ÑÉË w| áàÉÜ|tAAA Scopra le principali opere pittoriche del XVI sec. sulla gondola tate, inoltre, del cosiddetto “parécio”, un corredo di accessori interni, quali tappeti, Nella Venezia del IX sec., come mezzo di trasporto in laguna venivano usati i “Gondoloni”, testimoniano come, XV braccioli imbottiti, sedili, ed esterni, con de- imbarcazioni larghe e robuste, che potevano sec., la gondola abbia subito un corazioni in oro di sapore barocco e tessuti processo di tra- sformazione. preziosi che rendevano più comodo il viag- dal Scopra com’era il Gondolone Nei quadri si possono notare la prua e la poppa più acuminate rispetto alle gondole attuali, la simmetria trasportare fino a 15 persone. della scafo (che le rendeva più difficili da manovra- Venivano con- dotte a più re- re) e la semplicità del ferro anteriore. Dal XV sec., mi e nevano a bar- inoltre, si aggiunge una nuova destinazione d’uso apparte- caioli privati. della gondola che, oltre ad essere un mezzo pubbli- Il termine “Gondulam”, per indicare propria- co atto al trasporto di merci e persone (capienza mente l’imbarcazione chiamata Gondola, si in- fino a quindici persone), diventa anche mezzo pri- contra, per la prima volta, in un documento vato di famiglie nobili. Alcune di queste ne posse- ufficiale del 1094, un decreto del Doge Vitale devano più di una, fino a cinque e le custodivano Falier. Tutto fa pensare, però, che le gondole, in appositi ripari chiamati “cavàne”. Le gondole fu- imbarcazioni al tempo di legno grezzo, già da rono allora definite “de casada”, condotte dai relati- alcuni secoli fossero abbastanza diffuse in lagu- vi gondolieri “de casada”, educati, ben vestiti, affi- na, in quanto scarsissimi erano i collegamenti dabili e discreti. Venivano usate, soprattutto, per le tra isole (il primo Ponte di Rialto data 1180). cosiddette “passeggiate”, ovvero tour di piacere Successivamente, nel 1293, nacque la prima lungo il Canal Grande e la laguna. La gondola, in “Fraglia” (consorzio) di mobilità tra barcaioli, questo periodo, fu assunta anche ad insegna e di- denominata “Traghettum Sancta Benedicti”, per mostrazione della potenza e della ricchezza dei so- mettere a disposizione, di chiunque volesse o vrani e dei principi stranieri rappresentati presso la dovesse spostarsi a Venezia, gondole che per- Serenissima Signoria. Vennero quindi abbellite, co- corressero tragitti con orari e prezzi precisi. A lorate ed impreziosite con l’introduzione dei “félze”, partire dal XV-XVI sec., le opere di V. Carpaccio, ossia coperture di tessuto che garantivano il riparo G. dalle intemperie e da occhi indiscreti. Vennero do- B el l i ni G. , M an s u e t i e al t ri , gio e più ricca l’imbarcazione. Dal punto di vista strutturale, invece, lo scafo venne alleggerito, senza però comprometterne la solidità e la resistenza e cominciò a prendere la caratteristica inclinatura sul lato destro, così da rendere l’imbarcazione più maneggevole, più veloce e meno faticosa da condurre per i rematori. Cambiò anche il ferro. In quel periodo, l’antico “chiodo” (un semplice puntone di ferro che contornava la prua) si evolse diventando dapprima (dal 1462) il “delfino” (ad essere più precisi, “ferrum delphini cymbae”) e, successivamente, attraverso vari mutamenti, il pettine del XVIII sec., che presenta la caratteristica forma tramandata fino ad ora. Il “pettine” ha un significato particolare; lo scopra… Nel 1633 i Magistrati “alle Pompe” (la magistra- Per quanto riguarda il gondoliere, da sempre è Per definire i propri turni di lavoro, i gondolieri tura che si occupava dei cerimoniali pubblici e stato considerato come una figura furba, carisma- utilizzano un particolare strumento chiamato della sorveglianza degli sprechi dei nobili vene- tica, gentile e ruffiana. Ha sempre utilizzato molte “Tabèa de Volta”. Sono dei piccoli pezzi di legno ziani in epoca di crisi) posero fine a tutto questo astuzie per guadagnarsi la stima dei passeggeri, numerati e messi uno sopra l’altro dove ogni sfarzo con l’emanazione di un decreto mirato a come quella di procedere con la barca molto incli- numero corrisponde ad un gondoliere. Il primo ridurre le spese. Tale decreto fu decisivo nel nata o instabile, per far vedere che la gondola ri- numero in alto, che ha il colore verde, indica fissare quello che sarebbe stato, da allora in poi, maneva dritta solo grazie alla sua abilità. colui al quale tocca vogare nel successivo l’aspetto della gondola. L’imbarcazione diventò di colore nero, non per il lutto conseguente alla peste, come comunemente ritenuto (al tempo il colore del lutto era il rosso), ma per il fatto che era un colore elegante e allo stesso tempo economico poiché ricavato dalla pece. Osservi la trasformazione della gondola nel tempo “Pope” è il termine utilizzato a Venezia per definire il gondoliere. Il primo articolo del codice del i- noltre, tutte le decorazioni del “parécio” e rimase uno solo spartano “félze” di colore nero. Anche il gondoliere fu obbligato a vestire in modo meno sfarzoso. spondono ai gondolieri assenti. “Pope” dice che il gondoliere deve mantenere una Le gondole nascevano in cantieri dedicati uni- signorile dignità e procedere con il cosiddetto camente alla costruzione delle barche a Vene- “vogar del bello”, ovvero in modo composto e cal- zia detti “squéri”. Da sempre, dunque, la figura mo. dello squeraiolo riveste grande importanza per Rimane ancora la tradizione di affibbiarsi, tra colleghi, dei soprannomi come “Boccaeto”, “Cana”, Sparirono, “lavoro”. I pezzi colorati in bianco, invece, corri- “Cioci”, “Forchetton”, nati per sottolineare alcune caratteristiche particolari della persona. quest’imbarcazione. Un tempo si intraprendeva questa professione per consuetudine familiare, dato che era praticamente impossibile diventare costruttore di barche in legno senza avere uno stretto contatto con un maestro d’ascia. Scopra come cambiò l’abbigliamento dei gondolieri nei secoli Ogni gondola, ancor oggi, è modellata a seconda del peso del gondoliere. E’ formata da 280 pezzi di otto tipologie diverse di legno (rovere, Tra il XVII sec. e la prima metà del XVIII sec., poche furono le ulteriori variazioni e tutte all’insegna della sobrietà. E’ del 1749 la versione finale della gondola tramandata sino ai giorni nostri. olmo, abete, ciliegio, larice, mogano, tiglio e noce), che vengono fatti stagionare per più di un anno e piegati a mano con acqua e fuoco. Da ultimo, la forcola, una vera scultura, è l’appoggio per il remo e serve a gestire la barca nelle varie manovre. i| ÑÜxáxÇà|tÅÉ | ÑÜÉàtzÉÇ|áà| wxÄÄt ZÉÇwÉÄt L’arch. Riccardo Pergolis è coautore del libro “Le barche di Venezia, Boats of Venice”, considerato una pietra miliare sulla storia delle imbarcazioni veneziane e autore di molti altri studi sul mondo della navigazione non solo veneziana. Triestino, architetto navale, è stato, inoltre, attivo nel campo della progettazione mercantile e di yacht a vela presso lo studio di A.H. Buchanan e il cantiere Camper & Nicholson, in Inghilterra. E’ approdato successivamente all’Università di Ca’ Foscari dove ha conseguito la laurea in Lingua e Letteratura Inglese. Il libro: Le Barche di Venezia - Boats of Venice L’arch.Ugo Pizzarello, anche lui triestino e coautore del libro “Le barche di Venezia, Boats of Venice” assieme a Riccardo Pergolis, è giunto a Venezia, dove risiede tutt’ora, come allievo del Liceo Artistico. Il successivo corso di studi in Architettura gli ha permesso di perfezionare il suo interesse per le forme e le strutture delle barche. Alcuni suoi modelli sono stati esposti al Museo del Mare di Trieste e alcuni dei rilievi raccolti nel sopra citato volume sono stati eseguiti, in collaborazione con Riccardo Pergolis, per il Museo Storico Navale di Venezia. Il Sig. Tramontin Roberto, è il titolare del più antico (fondato nel 1884) e famoso squero tutt’ora in attività a Venezia. Figlio di Nedis, nipote del grande maestro Domenico, è tutore geloso delle tecniche di costruzione della gondola messe a punto dal nonno. Attualmente nello squero vengono prodotte non più di quattro ambitissime gondole all’anno. I gondolieri dello stazio di Piazzale Roma, testimoni attuali delle vicissitudini della gondola. La Bibliografia _t vÄtááx GU Ü|ÇzÜté|t ÑxÜ Ät iÉáàÜt vÉÜàxáx tààxÇé|ÉÇx x ÑtÜàxv|Ñté|ÉÇx