Comments
Transcript
Ho conosciuto il disturbo ossessivo compulsivo a
Ho conosciuto il disturbo ossessivo compulsivo a 15 anni. E adesso che ne ho 40, ogni tanto mi viene a visitare. Tutto accadde all’improvviso, quando mi vennero in mente immagini sacrileghe terrificanti. Più cercavo di respingerle, più mi tornavano in mente. Nella mia mente immaginavo Gesù che aveva rapporti “umani” e lo stesso per la Madonna ed i Santi. Passai due mesi terribili, confessandomi ogni giorno per una colpa che non ritenevo, con la mente, di commettere, ma che mi spingeva a rivolgermi ad ogni sacerdote che potessi incontrare. Tutti quelli che incontrai furono comprensivi, nessuno di loro mi disse che stavo commettendo peccato, ma nessuno mi consigliò di rivolgermi ad uno psicologo. Mi dicevano di pregare, qualcuno chiamava in causa il diavolo, qualcun altro la riteneva una sorta di prova divina come se fossi diventato un Giobbe in sedicesimo. Le immagini cambiavano contenuto, ma il comune denominatore era sempre il sacrilegio. Per intenderci ( e per non essere davvero blasfemi ) se dovevo pregare il famoso canto “Andiamo incontro al signore cantando “ l’ultima parola assumeva un contorno sessuale e si accendevano scene di amplessi proibiti nella mia mente. Tutto, chiaramente, senza che provassi piacere da quelle disgustose cose che respingevo ma che non riuscivo a sconfiggere. Pur essendo appena quindicenne avevo capito di avere un problema psicologico Poi, d’incanto, mi imbattei in un giornale di psicologia. Allora non ne sapevo nulla di psicologia o di psichiatria. Lessi delle malattie esistenti e quando trovai psicosi mi venne un colpo di calore: non è che l’avessi pure io? Di colpo sparirono le immagini sacrileghe e mi venne il dubbio di essere psicotico. Perché questo dubbio ? Non lo saprei spiegare, visto che non c’erano elementi che potessero farmi pensare a una cosa del genere. Un dubbio che medici e psicologi definivano assurdo. Ma il doc andava e veniva. Anni dopo, quando l’autoindottrinamento mi aveva portato a leggere centinaia di articoli, mi venne una nuova paura. Chiedevo rassicurazioni in continuazione su un nuovo aspetto, peraltro cosi tecnico che ( credo) molti psichiatri e psicologi ne sappiano poco. Mi venne il dubbio (ecco dove può arrivare questo disturbo!) che quelle immagini potessero essere allucinazioni. Ora, la mia testa sapeva che le allucinazioni visive hanno una spazialità, non sono ritenute assurde da chi le vive e sono cosa ben distinta dalle immagini ossessive, di fatto una fantasia ricorrente e incontrollabile. Peraltro, per assurdo, se anche avessi avuto le allucinazioni, non c’era il delirio, non c’erano gli altri elementi che potessero giustificare una diagnosi che abbisogna di criteri rigidi e precisi Ma nulla serviva a placare quell’ansia forte e intermittente, se non le rassicurazioni che ottenevo dalle molteplici visite specialistiche che facevo in giro per l’Italia. Avevo sempre assunto ansiolitici e non sapevo che gli antidepressivi agissero in maniera curativa su questo disturbo. Ritenevo che agissero, appunto, solo sulla depressione . Quando il mio medico, un grande medico, al San Raffaele, me li prescrisse rimasi per un po’ meravigliato: davvero quelle pillole potevano essere curative? Dovetti aspettare 10-12 settimane a pieno dosaggio per avvertire le prime, bellissime sensazioni di libertà. Era come se il mio cervello ed i miei sensi fossero stati di nuovo collegati. La storia delle allucinazioni e della psicosi mi sembrava assurda. In questi anni, qualche volta ho provato a interrompere la cura: la presunzione di poter comprendere l’assurdità delle mie idee mi portò a pensare di poter fare a meno dei farmaci. Ed invece ho sbagliato. E’ bastato riprendere la cura farmacologica (con una dose di mantenimento) per sconfiggere diciamo al 60% la patologia. Sono sicuro che se avessi fatto anche la terapia comportamentale sarei guarito al 100%. Ma già sapere di avere un disturbo d’ansia e attribuirgli l’illogicità dei dubbi è stato un passo in avanti. Spesso mi trovo ad avere paure (ora che sono uscito dall’età di rischio per le psicosi) che si riflettono su mio figlio. Ma è sempre il doc, anzi è solo il DOC. Più retta gli dai, peggio è. E’ come un grillo parlante che invia messaggi falsi. A cui non bisogna dare credito. Vivo, amo, perdo e vinco come qualsiasi altra persona. So di avere un disturbo d’ansia che, però, può essere sconfitto, emarginato, zittito. E questa è una grande conquista. Paolo C., Napoli