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La Città della Salute e della Ricerca è diventata un concreto

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La Città della Salute e della Ricerca è diventata un concreto
Gennaio/Febbraio 2010
Anno 3 - numero 1
Agire
NT
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
Sistema Sanitario
Poste Italiane s.p.a.
Spedizione in Abbonamento Postale
70%-DCB Milano
Periodico
dell’Istituto Nazionale
per lo Studio e la Cura
dei Tumori di Milano
Procede la soluzione
dei problemi della ricerca
N
ell’assemblea dei lavoratori svoltasi lo
scorso 21 Gennaio fu dichiarato lo ‘stato
di agitazione’, che tutt’ora prosegue,
adombrando ‘lo smantellamento progressivo della ricerca’. Il Presidente della Fondazione, il Direttore Generale ed il Direttore
Scientifico, nei successivi incontri con la
RSU, avevano riconosciuto che i cambiamenti introdotti dal Ministero della Salute
avevano effettivamente comportato una
significativa riduzione dei fondi legati alla ricerca corrente. La decisione di privilegiare
il finanziamento di progetti di ricerca finalizzati riguarda, però, tutti gli Istituti di Ricerca
e Cura, pubblici e privati. La Fondazione,
in collaborazione con Regione Lombardia,
onde evitare ripercussioni negative nell’attività di ricerca e ai ricercatori, aveva già
avviato alcune soluzioni ed altre erano allo
studio. Regione Lombardia, tra l’altro, era
già intervenuta nel 2009 con uno stanziamento straordinario di 3 milioni di euro,
impegnandosi ad intensificare la collaborazione per trovare soluzioni in grado di dare
certezze durature. Regione Lombardia,
con il contributo propositivo della nostra
Fondazione, proprio in questi giorni, ha deciso di rinnovare anche per il 2010 lo stanziamento di 3 milioni di euro a sostegno
delle attività di ricerca. Sono, inoltre, stati
stanziati 1,7 milioni di euro per i nuovi laboratori di ricerca che, a breve, entreranno
in funzione in Via Amadeo. Strutture che,
a giudizio del Direttore Scientifico, risultano
tecnologicamente all’avanguardia in Italia e
non solo. Nuove risorse, inoltre, arriveranno a seguito della delibera regionale che
aumenta i DRG per gli IRCCS. La Regione,
infatti, ha riconosciuto la peculiarità delle
prestazioni ed i maggiori oneri che questi
Istituti incontrano nella cura di determinate
malattie. Si tratta di decisioni importanti, a
cui ne devono sicuramente seguire altre
che, tuttavia, meritano un clima di maggiore fiducia e collaborazione.
SOMMARIO
3° International Cancer Control Congress pag. 2
Quali regole per l'utilizzo dei materiali
biologici ai fini di ricerca?
pag. 3
L'assistenza a domicilio
anche in fase terminale pag. 5
Nuovi successi della ricerca INT
Che cosa sono i GIST?
La ricerca sui Telomeri all'INT
Chi mangia sano va lontano
pag. 6
pag. 8
pag. 10
pag. 11
La nuova sede dei laboratori di ricerca della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di via Amadeo.
La Città della Salute e della Ricerca
è diventata un concreto, irreversibile progetto
L
Antonio Colombo
a Città della Salute e della Ricerca da
suggestiva ipotesi è ormai diventato un
progetto concreto. I lavori inizieranno entro
il 2011 e la loro conclusione è prevista
entro giugno 2015. Su una superficie di
220.000 metri quadrati, si realizzeranno
spazi che saranno interamente dedicati alle
funzioni di ricerca, di cura, ai servizi e
all'ospitalità di chi accompagnerà i pazienti.
Verranno, inoltre, predisposte aree riservate agli asili nido o alla residenzialità degli
studenti e dei ricercatori che giungeranno
da tutto il Paese.
Si tratta di un investimento di 520 milioni di
euro: 15 per l'acquisto delle aree, 385 per
la realizzazione della struttura, 20,8 per le
infrastrutture viarie, 100 per arredi e apparecchiature. La Regione Lombardia, che
riassume in sé la regia del progetto e agirà
anche da stazione appaltante, si è impegnata a finanziare l'opera con 228,7 milioni di euro, lo Stato con 40, i rimanenti sono
a carico del concessionario o provenienti
dalle Fondazioni. I posti letto complessivi
saranno 1.405, circa un centinaio di
posti letto in più rispetto a quelli attualmente offerti dalle tre strutture, mentre
quelli a disposizione della Fondazione
IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori passeranno dagli attuali 482 a 505.
segue a pag. 5
Chi può contare su decine di migliaia di veri amici,
trova ben più che un tesoro
P
Gerolamo Corno
oco prima di Natale, dall’Agenzia delle
Entrate è arrivata una buona notizia: nel
2008 erano stati quasi 59.000 i contribuenti che avevano espresso la propria preferenza per la Fondazione IRCCS Istituto
Nazionale dei Tumori nella destinazione del
5 x mille in calce alla dichiarazione dei redditi relativa all’anno precedente.
La notizia è particolarmente positiva perché
un così lusinghiero risultato non è stato il
frutto di una impegnativa e martellante campagna pubblicitaria. In altre parole è stato
premiato l’essere e non l’apparire. Decine di
migliaia di pazienti, familiari ed amici, infatti,
hanno autonomamente espresso un giudizio inequivocabilmente positivo sulla qualità
della ricerca e delle prestazioni di cura
garantite in via Venezian. Più che l’importante
segue a pag. 3
NEWS DALL'INT
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
3° International Cancer Control Congress
“Il cancro sia incluso nella Agenda delle collaborazioni internazionali”
A
Appello di 400 esperti nel controllo del cancro
lla fine sono arrivati a Cernobbio oltre 400 delegati di 84 Paesi, quasi 100
più del previsto, per partecipare ai lavori
del 3° International Control Cancer
Congress, tenutosi dall’8 all’11 Novembre scorso, e che si è concluso
con un appello sottoscritto dai delegati
e indirizzato ai leader politici dell’Unione
Europea e dell’Unione Africana affinché
il cancro sia incluso nella Agenda delle
collaborazioni internazionali.
Il Congresso è stato organizzato dalla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, in collaborazione con la canadese International
Cancer Control Association e con
l’importante sostegno della Regione
La Commissaria UE alla Sanità,
Sig.ra Androulla Vassiliou, in un
messaggio letto dal Ministro della
Salute e dell’Infanzia della Repubblica d’Irlanda, On. Mary Harney
T.D., ha espresso: “Il pieno appoggio della Unione Europea all’iniziativa, condividendo la visione del
Congresso sull'importanza di mettere insieme un'ampia serie di protagonisti coinvolti per lottare in maniera più efficace contro il cancro
e ridurne l'incidenza, nell’interesse
degli individui e della società”.
Lombardia. Il cancro sta diventando, infatti, sempre di più un problema
globale. La positiva diffusione della
crescita economica, seppur in modo
non omogeneo, infatti, ha contribuito
a far crescere, in molti Paesi del Sud
del mondo, la vita media oltre i 50 anni
e ciò ha comportato e comporta un
maggior rischio di malattia.
Come ha illustrato in apertura del Congresso Ala Din Alwan, Assistente del
Direttore Generale dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS), nei Paesi
in via di sviluppo (PVS) si passerà dai
5,5 milioni nel 2005 ai 6,7 milioni del
2015, agli 8,9 milioni di morti per cancro nel 2030, mentre nei Paesi sviluppati i morti per cancro passeranno da
2,1 milioni nel 2005 ai 2,5 milioni nel
2030.
Il cancro, nel 2030, risulterà la prima
causa di morte, seguito dalle malattie
ischemiche e dall’infarto, però con un
andamento profondamente differente
tra i PVS ed i Paesi sviluppati. Nei primi
risulteranno in crescita i decessi relativi
a tutte le patologie tumorali ma, in particolare, le cause di morte fortemente
in crescita saranno la conseguenza dei
tumori al polmone, allo stomaco e al
fegato.
Nei Paesi sviluppati invece le proiezioni
al 2030 evidenziano una mortalità sostanzialmente stabile nelle diverse patologie tumorali, con la sola eccezione
La Fondazione INT in prima fila
“La promozione di cooperazioni internazionali ed intercontinentali – ha dichiarato
Marco Pierotti, Presidente di ICCC3
e Direttore Scientifico della Fondazione
IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori – per
il controllo del cancro, in primo luogo tra i
Paesi del Medio Oriente e del Mediterraneo, tra i Paesi dell’America Centrale e del
Sud America è stata oggetto di approfondimento in diversi gruppi di lavoro. Il trasferimento delle esperienze maturate, soprattutto a partire dalla seconda metà del
secolo scorso, in Europa e negli Stati Uniti,
nel campo della prevenzione, ricerca, assistenza e cura delle malattie oncologiche,
infatti, è lo strumento principale a nostra disposizione per contrastare lo sviluppo delle
malattie oncologiche nel Sud del mondo”.
“Tra le indicazioni concrete emerse dai la-
2
vori – dice Andrea Micheli, Coordinatore di ICCC3 e Direttore dell’Unità di Studi
Descrittivi e Programmazione Sanitaria
della Fondazione INT- vi è l’importanza
della registrazione per tutte le attività di
controllo del cancro, includendo la valutazione dei processi di cura mediante
gli studi di sopravvivenza e di prevenzione primaria come quelli ora indirizzati alla
relazione tra dieta e cancro, esportando
l’esperienza della registrazione nei PVS
con l’aiuto e l’attenzione delle Istituzioni
internazionali e in primo luogo dell’Unione Europea. C'è poi la speranza che altri
prendano nelle loro mani l'appello lanciato
dal congresso e si avvii al più presto una
grande politica di collaborazione tra Unione Africana e Unione Europea per il contrasto al cancro".
in crescita nel caso dei tumori al colon,
mentre in calo significativo si prevedono i decessi per i tumori al polmone
se continuerà il contrasto al fumo di
tabacco.
Nel Continente africano, in particolare,
la diffusione della malattia si presenta
in modo drammatico per l’arretratezza
economica e strutturale di molti Paesi e perché i sistemi sanitari, quando
esistono, sono indirizzati alle storiche
gravi malattie dell’area (malnutrizione,
diarrea, malattie infettive). Per questa
situazione in Africa il cancro si presenta
spesso in forme avanzate e gravissime
ormai sconosciute a noi occidentali.
Inoltre in Africa si stanno rapidamente
diffondendo stili di vita a rischio: fumo,
alcool, cattiva alimentazione, esposizione ambientale e professionale a
sostanze cancerogene. A questo proposito, il Presidente della Fondazione
IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori,
Antonio Colombo, proprio a partire
dalla necessità di questo impegno solidale, nelle scorse settimane, sentito il
parere favorevole della Regione Lombardia, ha sollecitato un incontro con i
Presidenti delle Fondazioni IRCCS pubbliche Policlinico-Mangiagalli e Istituto
Besta: “Al fine di elaborare un progetto comune per un possibile intervento
nella realtà africana, da sottoporre alle
Istituzioni competenti”.
Iva Zanicchi: “Il mio impegno a li
L'On. Iva Zanicchi a Lixeira (Angola) con i missionari salesiani
Agire
NT
segue da pag. 1
Quali regole per l’utilizzo
dei materiali biologici a fini di ricerca?
S
econdo la proposta elaborata dal
Comitato Etico Indipendente della
Fondazione IRCCS Istituto Nazionale
dei Tumori, un modo per limitare gli attuali ostacoli di ordine etico e giuridico,
nell’utilizzo dei materiali biologici a fini di
ricerca, può essere quello della donazione del materiale biologico da parte del
paziente all’Istituzione che lo cura.
Mediante la donazione il paziente trasferirebbe all’Istituzione la disponibilità del
campione per l’utilizzo a scopi di ricerca,
da sola o in partnership con altre entità
(no-profit o for-profit). Questo consentirebbe indagini biologiche che vanno al
di là di quelle prevedibili al momento del
trattamento (cioè del consenso informato per una specifica ricerca).
“La donazione – spiega Roberto Satolli, Presidente Comitato Etico Indipendente della Fondazione INT – deve
essere esplicita, per quanto riguarda la
volontà di donare e il destinatario istituzionale, ovviamente gratuita in quanto
fatta in spirito di solidarietà, e può essere condizionata, cioè prevedere limiti
nell’utilizzo del campione, ma non è
revocabile. Ciò la distingue nettamente
dal consenso informato, che riguarda la
persona ed è sempre revocabile”.
“Negli studi clinici con promotore for
profit – aggiunge Marco Pierotti, Direttore Scientifico della Fondazione INT
–, è auspicabile un pieno coinvolgimento dei clinici partecipanti alla program-
mazione, gestione e analisi dei risultati
dello studio. Un uguale coinvolgimento
dei biologi dell’Istituzione è auspicabile
per quanto riguarda l’analisi delle correlazioni clinico-biologiche. Ugualmente
auspicabili sono delle collaborazioni fra
le industrie farmaceutiche che fungono
da promotori e le Istituzioni a forte investimento in ricerca traslazionale per
quanto riguarda la biologia delle malattie e dei farmaci oggetto degli studi”.
Sotto quest’ultimo profilo, la proposta
elaborata dal Comitato Etico Indipendente della Fondazione INT si propone di offrire alle aziende farmaceutiche
una doppia possibilità. Limitatamente
al singolo studio clinico, esse potrebbero utilizzare i campioni come avviene
attualmente, cioè a fronte di un consenso informato specifico.
L'utilizzo conseguente dovrebbe essere tuttavia altrettanto specifico. In alternativa, l'azienda potrebbe negoziare
con l’Istituzione l’utilizzo dei campioni
ad essa donati; a quel punto con più
ampia libertà, ma pur sempre in un
rapporto mutuamente cooperativo con
l’Accademia.
Un tavolo tecnico, composto da Rappresentanti di Pazienti, Comitati Etici,
Ricercatori Oncologi ed Industrie Farmaceutiche, avrà il compito di trasformarle in norme da sottoporre all’approvazione degli organi competenti italiani
ed europei.
gno a livello europeo per contrastare il cancro in Africa”
ani
“Come Vice-Presidente della Commissione Sviluppo del Parlamento Europeo, ho
posto l’attenzione, anche alla luce dei dati presentati al 3° ICCC, sulle problematiche relative ai Paesi africani: tra queste il cancro che, per l'aumento della speranza
di vita alla nascita e per effetto della diffusione di comportamenti a rischio (fumo,
abuso di alcool, cattiva alimentazione ed esposizione ambientale e professionale a
sostanze cancerogene), è ormai diventato un'emergenza sanitaria nei Paesi in via
di sviluppo.
In alcuni Paesi africani i tumori si presentano in forme avanzate e gravissime, sconosciute al mondo occidentale ma nonostante ciò, nella dichiarazione comune per
lo sviluppo sottoscritta ad Addis Adeba da Unione Europea e Unione Africana nel
2008, si cita la collaborazione per la promozione del diritto alla salute, ma non è
citata la patologia oncologica.
Il mio impegno si è concretizzato con la presentazione di una interrogazione scritta
alla Commissione europea in cui si chiede di porre attenzione su questa problematica, includendo il cancro tra le patologie per le quali è necessario investire risorse
a titolo della cooperazione allo sviluppo con l'Unione africana”.
Iva Zanicchi
Chi può contare su decine
di migliaia di veri amici,
trova ben più che un tesoro
contributo maturato (oltre 4,5 milioni di
euro), è proprio un così vasto pronunciamento che deve far riflettere,
chi vi lavora, sulla grande credibilità
di cui gode l’Istituto.
Nel 2009, assieme, a quel pronunciamento, contemporaneamente si
sono concretizzate donazioni ed
erogazioni per circa 3,8 milioni di
euro, frutto di lasciti importanti, ma
anche di cifre contenute, ancora una
volta frutto di gesti di liberalità spontanea in risposta a quanto ricevuto in
termini di assistenza, cura ed, anche,
di attenzione alla persona, che è nel
DNA della storia dell’Istituto.
A fianco di un bilancio monetario, ce
n'é uno difficilmente quantificabile,
ma altrettanto importante e per molti
aspetti superiore, quale è il risultato
della generosità delle centinaia di
persone che, organizzate in insostituibili associazioni non profit, quotidianamente offrono volontariamente
il loro contributo per alleviare le tante
difficoltà fisiche, psicologiche ed
economiche di chi viene in Istituto
per farsi curare.
Tutti coloro che, a vario titolo, hanno
responsabilità nella conduzione strategica ed operativa della Fondazione
INT, hanno la piena consapevolezza
del grande valore di questo patrimonio affettivo, oltre a di quello materiale, su cui possono contare nella
battaglia che, con successi crescenti, da oltre 80 anni, qui viene giornalmente condotta contro il cancro.
Se fosse possibile ogni singola persona andrebbe ringraziata personalmente, non solo per l’aiuto fornito,
sia in termini monetari che professionali, ma soprattutto per lo stimolo e
l’incitamento che ci forniscono per
andare avanti e per fare sempre
meglio.
“Il modo di donare vale più di ciò che
si dona”, ci ha ricordato il nostro Don
Tullio, citando Corneille, in uno dei
suoi pensieri quotidiani. Un messaggio che siamo fortemente impegnati
a rispettare e ad onorare.
Gerolamo Corno
Direttore Generale
Vice-Presidente della Commissione Sviluppo del Parlamento Europeo
3
NEWS DALL'INT
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
DUE STORIE, PURTROPPO, NON A LIETO FINE MA...
a ricerca in Oncologia ha raggiunto
L
traguardi importanti: oggi i tumori sono
sempre più curabili e, nei casi migliori,
perfino guaribili. E’ incoraggiante per i
pazienti e per i medici guardare con
soddisfazione ai successi conseguiti
dalla medicina e con fiducia ad un
futuro che offre maggiore speranza di
vita a tanti malati.
E’ meno facile considerare quei casi,
relativamente sempre meno numerosi
e tuttavia troppi rispetto a quanto vorremmo, di quei pazienti che ‘non ce la
fanno’, quando la malattia è più forte e
la scienza si deve arrendere. Si intravede allora un’altra medicina, meno
apparente e di cui nessuno ama parlare, quella che non leggiamo sui giornali quando annunciano nuovi progressi:
è la medicina che non potendo più
guarire nè curare, resta comunque al
fianco del paziente, indispensabile alleato per lui e la sua famiglia.
Ci sono medici, infermieri, infermiere e
personale che a vario titolo opera in
questo grande Istituto, che circondano
il malato offrendogli sapere e umanità
mentre lo accompagnano nel suo percorso più difficile.
E’ un compito arduo che in molti svolgono coniugando competenza ed
empatia: è a loro che sono dedicati
due scritti, che qui pubblichiamo, di
famiglie che hanno perso i loro figli.
Commuovono le parole semplici e
sentite della mamma di Ricky, un
bimbo dominicano di 5 anni e colpisce
il gesto della famiglia di Daniele, 15
anni, capace di trasformare un immenso dolore personale in un appello in
favore della ricerca.
Forse sarebbe meglio non parlare
sempre dei casi di tumore che guariscono, dei personaggi che ‘hanno
vinto la battaglia contro il cancro’,
tanto rassicuranti perché ridimensionano le nostre paure. Parliamo anche
di quei pazienti e quei medici che con
tenacia e coraggio combattono la
malattia quando si ripresenta, si trasforma, resiste alle cure e costringe a
terapie spesso lunghe, a volte croniche, quasi sempre difficili da sopportare, qualche volta fino alla fine della vita.
Avremo reso giustizia all’altro volto
della medicina, quello che sembrerebbe ‘perdente’ e che invece è insostituibile e prezioso! Come testimoniano
queste due storie.
Anna Costato
paziente e responsabile di un'associazione
di pazienti oncologici
Grazie per il grande aiuto
dato al mio Ricky Noel Cruz
Daniele
perde
la sua
battaglia
a 15 anni
aniele Baronchelli non ce l’ha fatta: a 15anni ha perso
D
la sua battaglia contro un tumore dopo due anni di terapie.
Il ragazzino, che abitava a Corte Palasio e studiava a Villa
Igea, era una promessa del calcio: giocava nell’Azzurra di
Lodi e lo voleva il Milan.
Il 12 Gennaio avrebbe compiuto sedici anni, davanti a sé
aveva ancora tutta la vita, invece un male incurabile contro
cui lottava da quasi due anni se l’è portato via dopo una
lunga sofferenza………“Era un ragazzo eccezionale, non
meritava di morire così” dice la madre, gli occhi rossi per il
pianto………..“Aveva anche cominciato a scrivere un libro
sulla sua storia – conclude la mamma –, voleva donare il
ricavato al reparto di pediatria dell’ospedale in cui era stato
curato, diceva di aver visto lì tante situazioni drammatiche.
Ma non è riuscito a finirlo in tempo”. La famiglia ha chiesto
di non inviare fiori per il funerale, ma di devolvere eventuali
offerte alla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori,
proprio come avrebbe voluto Daniele.
Davide Gagnola – Il Cittadino, 6 gennaio 2010
Carissimi amici,
non ho parole per descrivere l'enorme dolore che ho nel cuore.
Mio figlio è volato in cielo come un angelo e so che ora è felice
perché Dio lo curerà e lo proteggerà meglio di me.
Non posso tornare nel mio amato Paese senza prima avervi dato pubblicamente il mio ringraziamento per l'eccellente
trattamento che avete riservato a mio figlio e a me. So che
avete fatto tutto quello che potevate per aiutarlo a sopravvivere. Sappiate che vi ammiro, vi rispetto, vi voglio bene e ne
vorrò sempre a tutti voi in ugual misura, con tutto l'amore e
l'affetto che si può avere nel cuore.
Questo ospedale è il migliore che ho conosciuto nella mia
vita perché il personale è
pieno di speranza, forza
e amore per il prossimo.
Non conosco tutti i nomi
però voglio estendere il
mio ringraziamento a tutti
i dottori, infermieri, inservienti, i pazienti e le altre
persone. In particolare
la signora Giovanna Casiraghi e Michela, il personale dell'ambulatorio
pediatrico, la sua adorata
Morena e tutti gli altri infermieri, così come anche i volontari,
che tanta cura hanno dedicato a mio figlio.
Economicamente non potrei pagare il così grande debito di
riconoscenza maturato qui, ma io e il mio Ricky siamo figli di
un Re che abita in cielo e so che lui ricompenserà ognuno
mille volte piu di me.
Vi mando la foto di Ricky e ancora una volta vi ringrazio per la
vostra bravura nel servizio che offrite al prossimo.
Rossy Cruz
mamma di Ricky
4
Un progetto della Pediatria Oncologica
L'assistenza a domicilio
anche in fase terminale
gni anno si stima che, in Italia,
O
siano circa 400 i bambini e gli adole-
scenti che muoiono di tumore.
La Pediatria Oncologica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei
Tumori, che annualmente prende in
carico oltre 200 nuovi pazienti (il 40%
proveniente dalle altre regioni italiane),
registra annualmente circa 40 decessi
di pazienti in cura.
“Fino a che le condizioni di salute
lo consentono, genitori ed anche
i figli non rinunciano a venire in Via
Venezian per visite e cure palliative
– sostiene la dott.ssa Maura Massimino, Responsabile della Pediatria
Oncologica –.
I problemi sorgono nella fase terminale, perché, per varie ragioni, il desiderio dei genitori di avere a casa i propri
figli, si scontra con la quasi assoluta
mancanza, su tutto il territorio nazionale, di servizi a domicilio per questa
delicatissima fase dell’assistenza, nonostante i successi che abbiamo ottenuto, in primo luogo, nel contrasto al
dolore fisico”.
La Pediatria Oncologica della Fondazione, sulla base delle esperienze
maturate in diversi anni, sta mettendo a fuoco la possibilità di assicurare
un’adeguata assistenza a domicilio,
scartando a priori l’idea di una struttura di cure palliative a livello nazionale,
perché stante il numero relativamente
contenuto di casi e la loro dispersione
sul territorio, risulterebbe inadeguata
a partire dal rapporto costi-benefici.
Il progetto, che si avvale già di esempi
concreti, punta al coinvolgimento dei
medici di medicina generale, dei pediatri di base e degli infermieri dei servizi di assistenza domiciliare presenti su un determinato territorio, con il
supporto, 24 ore su 24, degli oncologi
della Fondazione, raggiungibili telefonicamente e/o via internet, per aiutarli
ad effettuare cure e prestazioni, spesso per loro del tutto inusuali.
Nei casi facilmente più raggiungibili
da Milano, l’affiancamento alle strutture sanitarie territoriali è risultato più
diretto ed ha permesso una continuità
terapeutica direttamente verificata da
medici della Pediatria Oncologica.
“La difficoltà maggiore – racconta la
dott.ssa Daniela Polastri, che ha
maturato una significativa esperienza sul campo –, però, non consiste
nell’affrontare le difficoltà pratiche
nella gestione di malati da parte di
persone che non conoscono bene né
la malattia, né l’appropriatezza delle
cure.
Quando c’è la disponibilità, con il nostro aiuto, si è in grado di assicurare
risultati adeguati.
Il più delle volte l’ostacolo è rappresentato da un vero e proprio blocco
psicologico determinato dal forte impatto emotivo che emerge di fronte
allo stato del piccolo paziente.
In questo caso l’affermazione ‘non me
la sento’ diventa un ostacolo insormontabile”.
Fare in modo che la casa, grazie
all’impegno dei familiari e di personale
socio-sanitario territoriale, possa fungere anche da hospice, dove almeno
il dolore fisico venga curato, è l’obiettivo strategico a cui si sta lavorando
presso la Pediatria Oncologica della
Fondazione.
Un obiettivo che non può reggersi,
però, solo a partire dalla volontaria
generosità del personale del 7° piano
di via Venezian.
Agire
NT
In ricordo del Prof. Gianni Ravasi
Gianni Ravasi è stato un chirurgo di
grandissima capacità tecnica, ma
per noi giovani soprattutto un esempio di coraggio nell'affrontare i casi
clinici più complessi, sempre mantenendo una sostanziale lealtà nei confronti dei pazienti.
Grazie ai contatti personali con colleghi russi di grande esperienza,
come il professor Wagner di San Pietroburgo, Ravasi all'inizio degli anni
settanta ha portato per primo in Italia
le suturatrici meccaniche, inventate
in Unione Sovietica, e una nuova via
di accesso al torace.
Anche oggi, a dispetto degli innumerevoli progressi tecnici, la via di
accesso proposta da Ravasi rimane
una soluzione valida e soprattutto
applicabile alla grande maggioranza
dei pazienti con patologia toracica.
Ravasi mi ha trasmesso tutto quello che sapeva della chirurgia, ed era
molto, ma ha anche lasciato che io
conducessi le mie ricerche in completa autonomia e che girassi il mondo per conoscere altre tecniche di
intervento.
Per tutto il tempo in cui abbiamo lavorato insieme, ha sempre accettato
nel suo reparto ogni proposta di innovazione, animato da vera curiosità,
senza mai mostrare invidia o gelosia
per le idee degli altri, ciò che fa di lui
un vero maestro. La mia gratitudine
e profonda stima nei suoi confronti
non verrà mai meno.
Ugo Pastorino
segue da pag. 1
Direttore Chirurgia Toracica
La città della Salute e della Ricerca
è diventata un concreto, irreversibile progetto
Ogni Istituto continuerà a sviluppare
autonomamente le proprie finalità costitutive. Autonomia però non significherà
isolamento. Gli epocali cambiamenti
intervenuti nelle conoscenze scientifiche, l’accelerazione dello sviluppo tecnologico e l’evoluzione dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria e della
ricerca non solo consentono, ma obbligano a incrociare e condividere hardware e software. Quest’ultimo rappresentato, soprattutto, dalle intelligenze
impegnate nell’attività clinica e nella
ricerca. Ci sarà ovviamente una grande
attenzione alla ricerca di tutte le possibili sinergie, attraverso l’utilizzo di comuni
piattaforme tecnologiche, la creazione
di comuni servizi di accoglienza e di
ospitalità, la condivisione di modernissime reti di comunicazione avanzate, in
modo da favorire, il più possibile in
tempo reale, la circolazione delle informazioni nell’interesse dei pazienti, dei
ricercatori, dei medici e di tutti coloro
che per ragioni diverse dovranno accedere nella Città della Salute.
Nell’accordo di programma è previsto
che gli organici restino invariati. Anche
se ho la consapevolezza che, con l’aiuto
delle Regione e dello Stato, dovremo
saper trovare delle soluzioni più adeguate per coloro che svolgono con grande
passione, abnegazione e sacrifico l’attività di ricerca, in condizioni spesso
molto precarie.
Antonio Colombo
Presidente
5
FOCUS NUOVI SUCCESSI DELLA RICERC
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
Passi avanti nella personalizzazione della
cura in alcuni tumori della cavità orale
Nuovi successi
di una ricerca
che resta all'avanguardia
Studi clinici condotti alla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori evidenziano
che la presenza della proteina p53 segnala se la chemioterapia potrà funzionare
risultati della nostra ricerIcarecenti
L'
clinica, che hanno ricevuto
editoriale di inizio anno dell’autorevole Journal of Clinical Oncology è
stato dedicato all’esame dei risultati di
una ricerca condotta presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori
dalla dott.ssa Federica Perrone, una
delle 8 figure di ricercatori recentemente
stabilizzati grazie ai fondi della Regione
Lombardia, coordinata dalla dott.ssa
Lisa Licitra, Responsabile dell'Unità di
Trattamento Tumori testa e collo, e dalla dott.ssa Silvana Pilotti, ricercatrice
dell'Anatomia Patologica. Risultati che
evidenziano il ruolo della proteina p53
come indicatore dell’efficacia della chemioterapia nella cura di tumori a cellule
squamose, presenti nella cavità orale.
Stante le complicazioni, ma anche i benefici correlati alla chemioterapia, risulta
importante – sostengono gli estensori
dell’editoriale – trovare i modi per selezionare pazienti, in modo che solo quelli
che possono trarne davvero beneficio si
sottopongano al trattamento adiuvante.
La ricerca, condotta su 53 malati con
questa neoplasia, ha dimostrato che
solo pochi pazienti con tumore con la
proteina p53 funzionalmente modificata
(verificata con una biopsia effettuata prima dell’inizio delle cure) hanno risposto
grande attenzione ed apprezzamento da parte della comunità
scientifica internazionale, sono la
miglior dimostrazione della qualità
e della quantità dell’impegno della
nostra Fondazione per la messa a
punto di strategie di cura sempre
più mirate.
Il nuovo, importante risultato nella
cura dei tumori della mammella
localmente avanzati segue di
poche settimane l’annuncio di un
altro significativo passo avanti
realizzato dalla nostra ricerca, che
riguarda il ruolo della proteina
p53 come indicatore dell’efficacia
della chemioterapia nella cura di
tumori della cavità orale.
Entrambi i risultati sono la miglior
dimostrazione che, nonostante
problemi e difficoltà, il nostro
ruolo nella ricerca, nazionale ed
internazionale, continua a mantenersi sui livelli di eccellenza che
caratterizzano tutta la nostra storia. Si tratta di risultati circoscritti
a particolari tipi di tumori, che
però ci indicano nuovi percorsi di
ricerca: finalizzati, da un lato, ad
una sempre più puntuale personalizzazione della cura e, dall’altro, ad evitare trattamenti che,
oltre ad essere costosi, rischiano
di peggiorare ulteriormente la
qualità della vita dei pazienti. Una
preoccupazione sempre presente
nell’attività clinica del nostro
Istituto.
Marco A. Pierotti
Direttore Scientifico
6
pienamente alla chemioterapia neoadiuvante, ovvero preoperatoria, a base di cisplatino e fluorouracile. Mentre il 40%dei
pazienti in cui era presente la p53 non
modificata ha risposto positivamente, in
modo completo, al trattamento chemioterapico.
L’individuazione di questa inedita, anche
se non inaspettata, funzione di biomarcatore di p53 rappresenta un significativo
passo avanti in direzione della personalizzazione della terapia finalizzata alla preservazione degli organi e ad aumentare
le probabilità di cura.
La sperimentazione clinica multi-istituzionale è partita dalla cura standard dei
tumori della cavità orale in fase avanzata
(che consiste in un intervento chirurgico
seguito da radioterapia quando clinicamente indicata) messa a confronto con
i risultati con o senza la chemioterapia
neoadiuvante a base di cisplatino/fluorouracile.
La sperimentazione suggerisce che la
chemioterapia può consentire interventi meno invasivi e riduce il fabbisogno di
radiazioni, a parità di stato patologico e
senza differenze nelle aspettative di vita a
fronte del solo intervento chirurgico.
Elevati livelli di vitamina D collegati
a un minore rischio di tumore al colon-retto
L e persone con più alti livelli nel sangue di vitamina D godono di un 40% di
rischio in meno di sviluppare il tumore del colon-retto.
Questo è quello che affermano sulle pagine del prestigioso British Medical
Journal i ricercatori europei, tra cui Franco Berrino, Direttore del Dipartimento
di Medicina Predittiva e per la Prevenzione della Fondazione INT, che hanno eseguito un ampio studio che ha coinvolto 520.000 soggetti, monitorando il loro stato
di salute dal 1992 al 1998. I partecipanti alla ricerca sono tutti residenti nell'Europa
occidentale e sono stati seguiti a partire dal 1992 e fino al 1998, monitorando i
loro stili di vita, la dieta e gli esami del sangue.
Durante il periodo di follow-up, è stato diagnosticato il cancro del colon-retto a
1.248 soggetti. Il fatto rilevante è che i livelli di vitamina D di queste persone che
avevano sviluppato il tumore erano inferiori in confronto agli appartenenti al gruppo di controllo composto da individui sani.
Poiché i ricercatori, al momento, non sono in grado di stabilire come la vitamina D
protegga effettivamente dal cancro, il consiglio che offrono è quello di seguire uno
stile di vita sano che prevede un'esposizione moderata ai raggi solari, regolare esercizio fisico, un adeguato apporto di frutta e verdura e una dieta sana in generale. Ma
anche evitare il fumo, l'alcol e limitare il consumo di grassi e carni rosse.
ERCA INT
Agire
NT
Lo studio NOAH pubblicato nella prestigiosa rivista The Lancet
I
Il Trastuzumab associato alla chemio porta la sopravvivenza al 71%
nei tumori al seno localmente avanzati
l 71% delle donne colpite dal tumore del seno HER2-positivo localmente
avanzato, curate con la molecola trastuzumab, sopravvive senza recidiva
contro il 56% delle pazienti trattate
con la sola chemioterapia.
È questo il risultato straordinario dello
studio NOAH pubblicato su Lancet
realizzato da Luca Gianni, Direttore
Oncologia Medica 1 della Fondazione
INTi e co-fondatore della Fondazione
Michelangelo.
Il cancro della mammella colpisce
ogni anno circa 38.000 donne in Italia
e causa la morte in quasi 8.000. Solo
il 6 -10% di questi tumori è rappresentato dal tipo localmente avanzato
e/o infiammatorio, che ha una prognosi più sfavorevole di quelli operabili. “Questo tumore necessita di farmaci prima di intervenire chirurgicamente – spiega il prof. Luca Gianni.
– In questo studio abbiamo valutato
l'associazione di trastuzumab, anticorpo specifico per il recettore HER2,
con la chemioterapia sequenziale”.
Lo studio, disegnato e condotto dalla
Fondazione Michelangelo sul territorio europeo in collaborazione con il
gruppo spagnolo SOLTI e sostenuto
dalla ditta Roche, ha arruolato 235
pazienti con cancro localmente avanzato di nuova diagnosi, positivo al
recettore HER2. A queste donne è
stata somministrata per un anno chemioterapia neoadiuvante, e alla metà
(117) anche trastuzumab.
“I risultati di questo studio dimostrano che si è compiuto un altro significativo passo avanti nella lotta contro
il tumore mammario – afferma il prof.
Gianni. – L'evidenza indica che farmaci mirati, come trastuzumab contro HER2, aumentano in modo formidabile la possibilità di intervento
quando associati alla chemioterapia,
portando la sopravvivenza libera da
malattia al 71% in un gruppo di donne
altrimenti destinato a un decorso molto
grave di recidive e progressione”.
Il programma terapeutico con trastuzumab è stato ben tollerato. Infatti,
malgrado la sua associazione con
doxorubicina aggravi gli effetti collaterali di quest'ultima, solo il 2% delle
pazienti ha sviluppato scompenso
cardiaco comunque controllato con
terapia cardiologiche.
Esame di una mammografia
Spiragli nel contrasto al neuroblastoma
da una ricerca condotta in via Venezian
Un lavoro di Lorena Passoni e coor-
dinato da Roberto Luksch del reparto
di Pediatria Oncologica della Fondazione INT dischiude nuove speranze
nella cura di un tumore, il neuroblastoma, che colpisce il sistema nervoso periferico e che si porta via molte
giovanissime vite e contro il quale, ad
oggi, poco si può fare. La ricerca, pubblicata su Cancer Research, svolta in
collaborazione con l'Istituto Gaslini e
l'Istituto Tumori di Genova, finanziata
in gran parte dalle associazioni Fondazione Neuroblastoma e Bianca
Garavaglia, ha approfondito il ruolo di
una proteina chiave, denominata ‘Alk’
che sembrerebbe essere complice del
90% dei casi della malattia a uno stadio avanzato.
Per ora in provetta, i ricercatori hanno
dimostrato che, inibendo ‘Alk’, le cellule malate muoiono. “Cerchiamo di
capire i meccanismi d'azione – spiega
Lorena Passoni – e siamo alla ricerca di molecole specifiche capaci di inibire ‘Alk’ e che possano essere usate
sui pazienti”.
Il neuroblastoma, che in Italia registra
120 nuovi casi l'anno, è un tumore del
sistema nervoso periferico che si sviluppa vicino ai reni e, nel 70% dei casi, al
momento della diagnosi ha già prodotto
metastasi; il tumore colpisce di solito i
bimbi sotto i sette anni.
Nel mondo si è alla ricerca di bersagli
farmacologici per annientare questo
male. ‘Alk’, che è un recettore cellulare, era già entrato nella lista dei sospetti, perché le mutazioni a suo carico erano state legate ad alcuni casi di
neuroblastoma.
Il team italiano, che ha studiato ‘Alk’ nei
tessuti tumorali di 82 pazienti, ha scoperto che la proteina è in eccesso nelle
cellule tumorali e che le quantità crescono all'aggravarsi del tumore. “Alk –
spiega Lorena Passoni – è presente
nel tumore di più del 90% dei pazienti
con malattia avanzata e metastatica.
L'ipotesi è che sia importante durante lo sviluppo embrionale, dove deve
avere un ruolo chiave nella formazione
del sistema nervoso. Dopo la nascita,
dovrebbe smettere di funzionare. Invece nei malati, per motivi non noti, ‘Alk’
resta accesa, e in quantità eccessive,
e, così facendo, probabilmente apre le
porte al cancro”.
Al momento, a Philadelphia, sono in
programma sperimentazioni cliniche su
pazienti che hanno la forma mutata di
‘Alk’, una mutazione già in precedenza osservata in una piccola quota di
pazienti. La scoperta italiana, quindi, è
importante, perché potrebbe estendere questi ‘trials’ a un numero maggiore
di bimbi.
7
NEWS DALL'INT ...e non solo
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
L
Dai Gist, dopo 10 anni, un necessario bilancio
delle prime terapie a bersaglio molecolare
a prima paziente con GIST (tumore
stromale gastrointestinale) iniziò la terapia a bersaglio molecolare con Imatinib
nel marzo 2000. A distanza di dieci anni,
è inevitabile fare dei bilanci. Una delle
innumerevoli occasioni in questo senso
sarà proprio con i pazienti, in Istituto, il 27
febbraio, in concomitanza con la Giornata delle malattie rare. Forse un primo
aspetto di questo bilancio potrebbe proprio essere il grande significato che hanno assunto le comunità dei pazienti, nel
“pilotare” l’avventura di una delle prime
terapie a bersaglio molecolare che sia risultata efficace nei tumori solidi.
Quest’avventura, per esempio, ha fatto
conoscere modi nuovi con cui si manifesta la risposta tumorale, nell’imaging radiologico, ma anche nelle possibili complicanze nel paziente.
E’ un percorso non ancora compiuto,
perché in fondo forse non abbiamo ancora compreso fino in fondo il significato
biologico della risposta ai farmaci a bersaglio molecolare.
Ha posto il problema dell’integrazione con la chirurgia, rilanciando quindi,
anche con le nuove terapie, l’eterna e
pressante esigenza in oncologia della
multidisciplinarietà. Ha posto il problema, ancora aperto per quanto riguarda il
medio-lungo termine, dell’uso adiuvante,
precauzionale, di questi nuovi farmaci.
Indubbiamente, l’avventura dei GIST ha
anche imposto, da un certo punto in
poi, il problema, critico, della resistenza
secondaria, cioè quella che si sviluppa
dopo una risposta tumorale. La cui durata è molto variabile, e del resto vi sono
pazienti che hanno iniziato la loro terapia nel 2001 e la stanno continuando ad
oggi, senza resistenza.
D’altra parte, è impressionante il numero di nuovi farmaci che sono arrivati
agli studi clinici nel corso di questi anni,
proprio per contrastare la resistenza.
Uno di essi, Sunitinib, è stato registrato,
e dunque si è aggiunto a Imatinib nella
terapia convenzionale dei GIST in fase
avanzata. Questa disponibilità di farmaci
è notevole soprattutto considerando la
rarità dei GIST e quindi il fatto che, per
definizione, i farmaci con indicazione nei
GIST sarebbero a tutti gli effetti farmaci “orfani”. E invece Imatinib nei GIST,
e nell’altrettanto rara leucemia mieloide
cronica, non ha certo difettato di attenzioni e investimenti. Forse, ed è ancora
un bilancio, anche la teoria dei farmaci
orfani deve aggiornarsi ai nuovi farmaci
a bersaglio molecolare.
Paolo Casali
Responsabile Trattamento dei Sarcomi dell'adulto
Che cosa sono i GIST
sono una patologia compresa
Idi GIST
recente: questo rende ragione del
8
fatto che molte delle diagnosi effettuate
qualche anno fa diagnosticavano altro
e non GIST. Non erano errori anatomopatologici: semplicemente mancava
l’entità nosografica, la malattia. Soltanto a partire dalla fine degli anni ‘90
si è andata definendo la formulazione
di Tumore Stromale Gastrointestinale,
il cui acronimo è GIST. L’incidenza dei
GIST è di 1,5 nuovi casi all’anno. Ciò
significa che, su 100.000 italiani, ogni
anno 1,5 di loro si ammala di GIST;
questo pone intorno al migliaio l’ordine di grandezza dei nuovi casi di GIST
all’anno in Italia. Sono, quindi, una malattia rara, ma non rarissima.
I GIST sono in più della metà dei casi
una patologia dello stomaco. Negli
altri casi, per lo più, sono una patolo-
gia dell’intestino tenue (nel quale non
si sviluppano molti tumori, e di solito
sono tumori rari: linfomi, tumori neuroendocrini, GIST).
E’ importante comprendere a livello
diagnostico i GIST che sono tumori diversi dai tumori epiteliali, i più frequenti
dello stomaco e del colon.
Da un decennio circa i GIST vengono
curati con uno dei primi farmaci molecolari mirati, i cosiddetti farmaci intelligenti. Il farmaco (Glivec) agisce specificamente sul recettore responsabile
dello sviluppo tumorale, a differenza
della chemioterapia che agisce su tutte le cellule.
Glivec è un farmaco attivo, innanzitutto,
su due malattie rare, GIST e Leucemia
Mieloide Cronica (LMC), che hanno la
stessa incidenza e meccanismi patogenetici sovrapponibili.
Sabato 27 febbraio 2010
presso Fondazione IRCCS
Istituto Nazionale dei Tumori
Via Venezian 1, Milano
Aula Magna
3° Incontro Nazionale A.I.G.
www.gistonline.it
Nell’occasione si terrà una
Tavola rotonda:
parliamo di GIST
con i Pazienti
Moderatore
Giangiacomo Schiavi, Vicedirettore del Corriere della Sera
Medici Relatori
Guido
Biasco,
Policlinico
S.Orsola-Malpighi, Bologna; Paolo G. Casali, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori,
Milano; Fausto Catena, Policlinico S.Orsola-Malpighi, Bologna;
Alessandro Comandone, Presidio Sanitario Gradenigo, Torino;
Angelo Paolo Dei Tos, Presidio
Ospedaliero,Treviso; Alessandro
Gronchi, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano;
Rodolfo Lanocita, Fondazione
IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano; Daniele Morelli,
Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano; Carlo
Morosi, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano;
Maria A. Pantaleo, Policlinico
S.Orsola-Malpighi, Bologna; Vittorio Quagliuolo, IRCCS Istituto Clinico Humanitas, Rozzano,
Milano; Sabrina Rossi, Presidio
Ospedaliero, Treviso; Roberto
Satolli, Presidente del Comitato
Etico Indipendente di Fondazione
IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano.
In collaborazione con
Fondazione IRCCS
Istituto Nazionale
dei Tumori
Agire
NT
Le raccomandazioni della Fondazione INT pubblicate su Annals of Oncology
Il fumo non solo genera tumori, ma ne ostacola la cura
a rivista scientifica Annals of OnL
cology ha dedicato ampio spazio ad
un lavoro del gruppo per la Prevenzione dei danni da fumo della Fondazione
INT sui problemi creati dalle sigarette
ai pazienti oncologici in cura ed, in
particolare, durante il periodo di permanenza in ospedale. “Occupandoci
di cancro – sostiene Roberto Mazza, referente dell’Ufficio Relazioni con
il Pubblico che firma l’articolo insieme
a Roberto Boffi, responsabile del
Centro antifumo, la psicologa Micaela Lina, Giovanni Invernizzi della
Società Italiana di Medicina Generale,
Cinzia De Marco del Dipartimento di
Oncologia Sperimentale e con la supervisione di Marco Pierotti, Direttore
Scientifico della Fondazione –, abbiamo letto decine di studi che hanno
confrontato l’andamento della malattia
di pazienti che avevano continuato a
fumare nonostante la diagnosi di tumore con quelli che avevano smesso e
i dati sono gravemente penalizzanti per
i fumatori affetti da tumore polmonare
o della testa-collo, ma anche nel caso
del tumore della vescica, renale, della prostata e della cervice, dei linfomi
Hodgkin e non Hodgkin, e delle pazien-
Le raccomandazioni
Lo studio porta a richiedere una
maggiore attenzione da parte
delle istituzioni oncologiche ai
bisogni del paziente fumatore:
a partire da una informazione specifica e personalizzata,
un’offerta di aiuto psicologico
e farmacologico per smettere
di fumare, attenta a rinforzare il
paziente e non a colpevolizzarlo e infine un’assistenza specifica, oggi quasi introvabile in
Italia, alle crisi di astinenza da
nicotina che possono colpire il
paziente fumatore ricoverato.
E’, dunque, necessario un cambio di strategia che costruisca
un’alleanza tra gli operatori sanitari e le principali vittime del
tabagismo, i fumatori che sono
diventati pazienti oncologici.
ti fumatrici con tumore mammario”. Un
argomento significativo, trattato nell’articolo, è l’effetto del fumo sull’aumento
delle complicanze perioperatorie. Anche in questo caso non si tratta di dare
consigli generici: il chirurgo che mette
in lista di ricovero un paziente fumatore che ha necessità di un intervento, deve comunicargli che ci potrebbe
essere un aumento delle complicanze
respiratorie, un maggiore rischio che le
ferite chirurgiche si infettino, un possibile ritardo nella guarigione, in generale, quindi, un aumento del suo rischio
operatorio. E la bella notizia è che anche smettere di fumare un mese prima
dell’intervento sembra aiutare i pazienti. Le esperienze e le ricerche in campo
oncologico raccolte dagli autori dello
studio confermano inoltre che il fumo
di sigaretta agisce diminuendo l’effica-
cia terapeutica di alcuni chemioterapici.
Il tabacco sembra inibire il potenziale
del cisplatino nel determinare la morte delle cellule tumorali, mentre alcune
nuove sostanze anticancro riescono a
dare una risposta eccellente solo nelle
persone che non hanno mai fumato.
Sempre in oncologia, il fumo esacerba
alcuni importanti effetti collaterali della
chemioterapia e richiede ancora più attenzione alla cura del cavo orale.
Un altro tema importante in oncologia
riguarda la radioterapia, una terapia
che ormai coinvolge la maggioranza
dei pazienti oncologici.
Le cellule poco ossigenate sono meno
sensibili alle radiazioni e il monossido di
carbonio introdotto nell’organismo con
le sigarette va proprio a diminuire l’ossigenazione tissutale e quindi l’efficacia
terapeutica delle radiazioni.
Ambulatorio per i danni da fumo: dalle 11 alle 16 tel. 02.2390/2307 - 2461
Premi e riconoscimenti
Premiata la nuova cartella infermieristica progettata dal SITRA
Il 3 Febbraio, nell’ambito dell’evento di premiazione del concorso
‘The Gold Project - Progetti vincenti per la gestione della
documentazione in ospedale’, dedicato ai progetti di miglioramento della documentazione sanitaria, il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha consegnato il Premio a
Cristina Cerati, Responsabile SITRA, per il progetto di miglioramento della documentazione infermieristica, vincitore del ‘Bando
di concorso per l’assegnazione di attestati di merito a Progetti
finalizzati al miglioramento della documentazione sanitaria’ promosso dalla Regione Lombardia. La nuova cartella infermieristica è frutto dell’impegno e della collaborazione tra il
Servizio Infermieristico Tecnico Riabilitativo Aziendale (SITRA), la Struttura Miglioramento
della Qualità ed il Corso di Laurea Infermieristica operativi presso la Fondazione INT. Il lavoro sviluppato nel quadriennio 2006-2009 ha riguardato la messa a punto di una nuova cartella infermieristica che diventa, così, anche strumento dell’attività formativa e consente un
significativo miglioramento dell’attività professionale e, di conseguenza, dell’assistenza.
Il Premio Comunicami 2009 a www.tumori.net
La giuria del Premio Comunicami – Premio per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale in Provincia di Milano – Edizione 2009, ha scelto per la categoria ‘Migliore progetto
internet’ il sito web 'I Tumori in Italia', www.tumori.net, avviato con un nostro progetto di
ricerca per la diffusione di informazioni di Epidemiologia in Oncologia. Il Premio, è un riconoscimento riservato alle amministrazioni pubbliche che meglio utilizzano strumenti, metodi e
strategie di comunicazione per campagne pubbliche. Alla cerimonia di premiazione è intervenuto il Presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà.
Il Premio Ippocrate 2009 per la Ricerca Biomedica a Roberto Boffi
Roberto Boffi, Responsabile del Centro Antifumo della Fondazione, ha ricevuto il Premio
Ippocrate, istituito dall'Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione (Unamsi). Il
premio è stato consegnato dal Presidente Unamsi, Bruno Pieroni, nell'ambito della tradizionale serata di Natale organizzata presso il Circolo della Stampa di Milano.
9
news dall'int
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
La ricerca sui telomeri all’INT e quella dei premi Nobel 2009
La scoperta della funzione dei telomeri, sequenze ripetitive di DNA
poste alle esteremità dei cromosomi, è valsa ad Elizabeth H.
Blackburn, Jack W. Szostak e
Carol W. Greider il premio Nobel
per la Medicina 2009.
Questi ricercatori hanno dimostrato che i telomeri rappresentano un
meccanismo fondamentale nel determinare la durata della vita delle
cellule. Infatti, tali strutture si accorciano progressivamente ad ogni
replicazione cellulare fino a diventare troppo corte per consentire
alla cellula di continuare a dividersi,
innescando così un processo chiamato senescenza replicativa.
Tale processo rappresenta una importante barriera alla proliferazione
cellulare incontrollata e allo sviluppo di tumori. L’attività di un complesso enzima che i tre ricercatori
hanno chiamato ‘telomerasi’ è in
grado di ricostruire i telomeri mantenendone la lunghezza originaria.
Tale enzima, che è espresso nella
maggioranza dei tumori, è responsabile dell’immortalità delle cellule
tumorali e quindi potrebbe rappresentare un interessante bersaglio
terapeutico per trattamenti antitumorali.
“All’Int studiamo anche meccanismi alternativi
alla telomerasi, utilizzando cellule tumorali umane”
A
Maria Grazia Daidone, Direttore
del Dipartimento di Oncologia Sperimentale e a Nadia Zaffaroni, coordinatore degli
studi sul meccanismo di mantenimento dei
Telomeri presso la S. C. ‘Biomarcatori’ nel
Dip. di Oncologia Sperimentale, abbiamo chiesto di spiegarci quali sono i punti di
contatto e quali le differenze tra il loro lavoro sui telomeri con la ricerca dei tre Nobel,
partendo da una recente dichiarazione di
Carol Greider, che diceva: “Nel nostro
laboratorio stiamo cercando di scoprire i
meccanismi attraverso i quali la cellula riesce a mantenere la propria stabilità interna
mentre alcuni telomeri si allungano ed altri
si accorciano. Sappiamo che l'enzima telomerasi deve produrre il materiale di base
per allungare i telomeri ma come è regolato, come fa la cellula a sapere qual è la
lunghezza esatta del telomero resta ancora
un mistero”.
“Anche la ricerca in INT è molto attiva su
tale argomento – sostengono Daidone e
Zaffaroni –. In particolare, nella Struttura
Complessa ‘Biomarcatori’ del Dipartimento di Oncologia Sperimentale, sono in corso studi per valutare possibili determinanti
della attivazione nelle cellule tumorali non
solo della telomerasi, ma anche di meccanismi alternativi di allungamento dei telomeri (chiamati ALT) basati su fenomeni
di ricombinazione omologa ed espressi in
modo particolare in tumori di origine mesenchimale. Con questi studi è stato inoltre possibile dimostrare che telomerasi e
meccanismi ALT hanno un significato importante sulla prognosi dei tumori anche se
in tipi tumorali diversi”. Carol Greider ha anche ricordato che: “Nella caso delle cellule
cancerogene, che hanno generalmente
telomeri corti, bisogna trovare un metodo
per inibire l’ espressione della telomerasi, in
modo che i loro telomeri non si allunghino
e tali cellule muoiano prima di quelle sane,
caratterizzate da telomeri generalmente più
lunghi.”
“Sempre nella S.C. Biomarcatori - concludono le ricercatrici - si stanno studiando e
sperimentando farmaci in grado di contrastare l'allungamento dei telomeri in cellule
tumorali umane, utilizzando sia composti
che inibiscono direttamente la telomerasi,
l'enzima principalmente responsabile del
mantenimento della lunghezza dei telomeri, sia composti che agiscono direttamente
sul telomero, ne destabilizzano la struttura e
portano a morte le cellule tumorali, indipendentemente dal meccanismo (telomerasi o
ALT) da queste utilizzato per contrastare
l’accorciamento dei telomeri. I primi inibitori
della telomerasi si sono recentemente affacciati alla clinica e si attendono conferme
sull’efficacia di tale strategia terapeutica
tumorale”.
Riprendono gli incontri del Programma Ulisse
V
10
Telomeri
ivere la malattia con consapevolezza
e speranza è il sottotitolo di tutte le iniziative del progetto Ulisse, riproposto anche
quest’anno dalla Fondazione INT.
Medici, infermieri e specialisti spiegheranno
con parole semplici, ma sempre precise le
conoscenze sull’oncologia utili ai pazienti,
alle loro famiglie e ai cittadini per affrontare
le procedure diagnostiche e le complesse
terapie che vengono proposte in Istituto. Il
17 febbraio alle 11 in aula F si inizierà
parlando di chirurgia, i dottori Gianfranco Gallino e Elia Poiasina faranno
il punto su quelle che sono le domande
fondamentali che ogni paziente dovrebbe rivolgere al proprio chirurgo prima di
andare in sala operatoria. Si proseguirà per i due mercoledì successivi, il 24
febbraio e il 3 marzo, parlando di che-
mioterapia: la dott.ssa Elena Verzoni,
il dott. Romano De Micheli e l’infermiere coordinatore Giuseppe Baiguini insegneranno come affrontare la chemio al
meglio, minimizzando gli effetti collaterali
e ponendo attenzione ad aspetti spesso
trascurati. Il 10 marzo il dott. Franco
Berrino proporrà un tema fondamentale
per pazienti e cittadini: l’alimentazione,
quando l’aiuto viene dal cibo.
Mercoledì 17 marzo la dott.ssa Maria
Grazia Daidone racconterà la ricerca
in oncologia, le sue conquiste e le sue
prospettive e via di seguito le conferenze
proseguiranno sino a giugno.
Il programma definitivo è disponibile in
internet alla pagina http://www.istitutotumori.mi.it/istituto/documenti/cittadino/
programmaUlisse.pdf.
Chi mangia sano va lontano
ambiando l'alimentaC
zione è possibile modificare favorevolmente gli
ormoni e i fattori di crescita coinvolti nello sviluppo
del cancro, non solo alla
mammella, e ridurre il rischio di recidive.
Tutto ciò senza dover
fare particolari sacrifici e
rinunce.
Per una serata speciale,
ad esempio, lo chef Giovanni Allegro, che da
anni insegna alla scuola
di cucina preventiva di Cascina Rosa
e dal 1995 affianca l'unità operativa di
Epidemiologia della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, consiglia: zuppa di riso, pasticcio al forno
di miglio, insalata di cavolo cappuccio,
dessert alla crema di nocciole.
“Basta ispirarsi – sostiene Anna Villarini, biologa e specialista in scienze
dell'alimentazione nello stesso diparti-
mento di Allegro, con cui ha scritto il
libro Prevenire i tumori mangiando
con gusto – alla dieta mediterranea e
macrobiotica ricca di cereali integrali e
verdura, di proteine di origine vegetale e povera di proteine animali (più del
90% delle sostanze tossiche con cui
l'organismo entra in contatto viene da
alimenti di origine animale), grassi saturi, zuccheri e cibi raffinati”.
2 ricette della salute
Dosi per 4 persone
LINGUINE
DI GRANO
SARACENO
ALLA ZUCCA
ALICI
AL FORNO CON
FINOCCHIO
E ZENZERO
360 grammi di linguine integrali
di grano saraceno
400 g di zucca
1 tazza (250 mi) di brodo vegetale
2 scalogni 1 spicchio di aglio
1 ciuffo di basilico
2 cucchiaini di curcuma
1 cucchiaino di zenzero in polvere
Olio extravergine di oliva
Sale marino integrale
500 g di alici fresche
500 g di finocchi
1/2 spicchio di aglio
l ciuffo di prezzemolo
1/2 cucchiaio di origano
1/2 cucchiaio di zenzero grattugiato
4 cucchiai di olio extravergine di oliva
Pepe,
Sale marino integrale
Aneto
Sbucciare e grattugiare la zucca, tritare
gli scalogni con l'aglio e rosolarli in padella con l'olio e la curcuma.
Unire la zucca, bagnare con il brodo,
salare e fare cuocere a fuoco moderato per 15 minuti.
Mettere a lessare le linguine.
Quando la zucca è cotta, unire il basilico tritato. Scolare le linguine al dente,
saltarle in padella con sugo di zucca,
cospargere con zenzero e servire.
Lavare e affettare i finocchi. Privare della
testa ed eviscerare le alici, aprirle a libro, sciacquarle e asciugarle. Mettere i
finocchi in una pirofila unta d'olio, salarli, cospargere con origano e cuocerli a
180 °C per 20 minuti. Levarli dal forno,
mettere sui finocchi i filetti di alici, aggiungere sale, pepe e origano e irrorare
con olio e zenzero grattugiato. Coprire
e ripassare al forno per 10 minuti a 180
°C. Servire il tutto guarnito con aneto.
Agire
NT
A.A.A. volontarie cercasi
per Diana 5
L'ultimo studio, appena iniziato,
all'Istituto dei Tumori di Milano si
chiama Diana 5. Viene dopo altri
quattro con lo stesso nome (il primo partì nel 1995) e ha l'obiettivo
di valutare se alimentazione sana
e adeguata attività fisica possano ridurre il rischio di recidive del
cancro alla mammella. Lo studio,
coordinato con l'Istituto europeo
di oncologia (leo) di Milano, coinvolge centri di Napoli, Palermo,
Perugia, Potenza, Torino, Avezzano e altri che si stanno aggiungendo. Diana 5 prevede di arruolare
circa 4 mila volontarie tra 35 e 70
anni con un tumore al seno operato negli ultimi 5 anni e nessuna
recidiva, e che abbiano la disponibilità a seguire corsi e seminari per
modificare alimentazione e stile di
vita. Sono previste sedute di ginnastica dolce, biodanza, yoga, oltre
a gite domenicali organizzate per
camminare in compagnia e andare
in bicicletta. Chi volesse arruolarsi
può mettersi in contatto con il dipartimento di Medicina Preventiva
e Predittiva dell'Istituto dei Tumori
di Milano, tel 02 23 902 868/3552.
http://www.istitutotumori.mi.it/istituto/
cittadino/cascinaRosa.asp#Diana
Fondazione IRCCS
“Istituto Nazionale dei Tumori”
Agire
INT
Periodico della Fondazione IRCCS
dell’Istituto Nazionale dei Tumori
20133 Milano, via Venezian 1
tel. 02 23 90 24 86
http//www.istitutotumori.mi.it
[email protected]
Numero 1/10 - Periodicità trimestrale
Autorizzazione Tribunale - N. 592 del 23.09.1998
Direttore responsabile: Antonio Colombo
Comitato di redazione
Gerolamo Corno - Gian Augusto Novelli
Marco A. Pierotti - Francesco Reitano
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Segreteria di redazione: Katy Mennillo
Editore: Metafora srl
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Design: Cabrini Associati srl - Milano
Stampa
Cattaneo Paolo Grafiche s.r.l. Oggiono - Lecco
Finito di stampare febbraio 2010
11
Fondazione IRCCS
Istituto Nazionale
dei Tumori
dona
Copia di un’opera di Haring
realizzata da un paziente
del Reparto di
Pediatria Oncologica
nell’ambito dell’iniziativa
speciale dedicata all’arte.
il tuo
5 x 1000
Noi investiamo molto in ricerca e poco in pubblicità.
Quest’anno con il vostro aiuto abbiamo avviato progetti speciali per:
Il trattamento personalizzato dei sarcomi.
Lo sviluppo in medicina nucleare di radiofarmaci
per la diagnosi e per nuovi trattamenti mirati sul tumore.
Nuovi biomarcatori per rendere più mirate le cure
del carcinoma della mammella.
Un approccio multidisciplinare al carcinoma epatico.
Trattamenti innovativi con farmaci biologici.
Con un semplice gesto puoi fare tanto.
Trasforma la tua dichiarazione dei redditi
in un concreto contributo di solidarietà.
Non ti costa nulla
www.istitutotumori.mi.it
Aiutarci è facile: basta inserire il nostro codice fiscale 8 0 0 1 8 2 3 0 1 5 3
e la tua firma nello spazio dedicato alla ricerca sanitaria sul Modello Unico
o sul 730 oppure sul CUD.
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Istituto Nazionale
dei Tumori
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