La Città della Salute e della Ricerca è diventata un concreto
by user
Comments
Transcript
La Città della Salute e della Ricerca è diventata un concreto
Gennaio/Febbraio 2010 Anno 3 - numero 1 Agire NT Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” Sistema Sanitario Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale 70%-DCB Milano Periodico dell’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano Procede la soluzione dei problemi della ricerca N ell’assemblea dei lavoratori svoltasi lo scorso 21 Gennaio fu dichiarato lo ‘stato di agitazione’, che tutt’ora prosegue, adombrando ‘lo smantellamento progressivo della ricerca’. Il Presidente della Fondazione, il Direttore Generale ed il Direttore Scientifico, nei successivi incontri con la RSU, avevano riconosciuto che i cambiamenti introdotti dal Ministero della Salute avevano effettivamente comportato una significativa riduzione dei fondi legati alla ricerca corrente. La decisione di privilegiare il finanziamento di progetti di ricerca finalizzati riguarda, però, tutti gli Istituti di Ricerca e Cura, pubblici e privati. La Fondazione, in collaborazione con Regione Lombardia, onde evitare ripercussioni negative nell’attività di ricerca e ai ricercatori, aveva già avviato alcune soluzioni ed altre erano allo studio. Regione Lombardia, tra l’altro, era già intervenuta nel 2009 con uno stanziamento straordinario di 3 milioni di euro, impegnandosi ad intensificare la collaborazione per trovare soluzioni in grado di dare certezze durature. Regione Lombardia, con il contributo propositivo della nostra Fondazione, proprio in questi giorni, ha deciso di rinnovare anche per il 2010 lo stanziamento di 3 milioni di euro a sostegno delle attività di ricerca. Sono, inoltre, stati stanziati 1,7 milioni di euro per i nuovi laboratori di ricerca che, a breve, entreranno in funzione in Via Amadeo. Strutture che, a giudizio del Direttore Scientifico, risultano tecnologicamente all’avanguardia in Italia e non solo. Nuove risorse, inoltre, arriveranno a seguito della delibera regionale che aumenta i DRG per gli IRCCS. La Regione, infatti, ha riconosciuto la peculiarità delle prestazioni ed i maggiori oneri che questi Istituti incontrano nella cura di determinate malattie. Si tratta di decisioni importanti, a cui ne devono sicuramente seguire altre che, tuttavia, meritano un clima di maggiore fiducia e collaborazione. SOMMARIO 3° International Cancer Control Congress pag. 2 Quali regole per l'utilizzo dei materiali biologici ai fini di ricerca? pag. 3 L'assistenza a domicilio anche in fase terminale pag. 5 Nuovi successi della ricerca INT Che cosa sono i GIST? La ricerca sui Telomeri all'INT Chi mangia sano va lontano pag. 6 pag. 8 pag. 10 pag. 11 La nuova sede dei laboratori di ricerca della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di via Amadeo. La Città della Salute e della Ricerca è diventata un concreto, irreversibile progetto L Antonio Colombo a Città della Salute e della Ricerca da suggestiva ipotesi è ormai diventato un progetto concreto. I lavori inizieranno entro il 2011 e la loro conclusione è prevista entro giugno 2015. Su una superficie di 220.000 metri quadrati, si realizzeranno spazi che saranno interamente dedicati alle funzioni di ricerca, di cura, ai servizi e all'ospitalità di chi accompagnerà i pazienti. Verranno, inoltre, predisposte aree riservate agli asili nido o alla residenzialità degli studenti e dei ricercatori che giungeranno da tutto il Paese. Si tratta di un investimento di 520 milioni di euro: 15 per l'acquisto delle aree, 385 per la realizzazione della struttura, 20,8 per le infrastrutture viarie, 100 per arredi e apparecchiature. La Regione Lombardia, che riassume in sé la regia del progetto e agirà anche da stazione appaltante, si è impegnata a finanziare l'opera con 228,7 milioni di euro, lo Stato con 40, i rimanenti sono a carico del concessionario o provenienti dalle Fondazioni. I posti letto complessivi saranno 1.405, circa un centinaio di posti letto in più rispetto a quelli attualmente offerti dalle tre strutture, mentre quelli a disposizione della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori passeranno dagli attuali 482 a 505. segue a pag. 5 Chi può contare su decine di migliaia di veri amici, trova ben più che un tesoro P Gerolamo Corno oco prima di Natale, dall’Agenzia delle Entrate è arrivata una buona notizia: nel 2008 erano stati quasi 59.000 i contribuenti che avevano espresso la propria preferenza per la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori nella destinazione del 5 x mille in calce alla dichiarazione dei redditi relativa all’anno precedente. La notizia è particolarmente positiva perché un così lusinghiero risultato non è stato il frutto di una impegnativa e martellante campagna pubblicitaria. In altre parole è stato premiato l’essere e non l’apparire. Decine di migliaia di pazienti, familiari ed amici, infatti, hanno autonomamente espresso un giudizio inequivocabilmente positivo sulla qualità della ricerca e delle prestazioni di cura garantite in via Venezian. Più che l’importante segue a pag. 3 NEWS DALL'INT Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” 3° International Cancer Control Congress “Il cancro sia incluso nella Agenda delle collaborazioni internazionali” A Appello di 400 esperti nel controllo del cancro lla fine sono arrivati a Cernobbio oltre 400 delegati di 84 Paesi, quasi 100 più del previsto, per partecipare ai lavori del 3° International Control Cancer Congress, tenutosi dall’8 all’11 Novembre scorso, e che si è concluso con un appello sottoscritto dai delegati e indirizzato ai leader politici dell’Unione Europea e dell’Unione Africana affinché il cancro sia incluso nella Agenda delle collaborazioni internazionali. Il Congresso è stato organizzato dalla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, in collaborazione con la canadese International Cancer Control Association e con l’importante sostegno della Regione La Commissaria UE alla Sanità, Sig.ra Androulla Vassiliou, in un messaggio letto dal Ministro della Salute e dell’Infanzia della Repubblica d’Irlanda, On. Mary Harney T.D., ha espresso: “Il pieno appoggio della Unione Europea all’iniziativa, condividendo la visione del Congresso sull'importanza di mettere insieme un'ampia serie di protagonisti coinvolti per lottare in maniera più efficace contro il cancro e ridurne l'incidenza, nell’interesse degli individui e della società”. Lombardia. Il cancro sta diventando, infatti, sempre di più un problema globale. La positiva diffusione della crescita economica, seppur in modo non omogeneo, infatti, ha contribuito a far crescere, in molti Paesi del Sud del mondo, la vita media oltre i 50 anni e ciò ha comportato e comporta un maggior rischio di malattia. Come ha illustrato in apertura del Congresso Ala Din Alwan, Assistente del Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nei Paesi in via di sviluppo (PVS) si passerà dai 5,5 milioni nel 2005 ai 6,7 milioni del 2015, agli 8,9 milioni di morti per cancro nel 2030, mentre nei Paesi sviluppati i morti per cancro passeranno da 2,1 milioni nel 2005 ai 2,5 milioni nel 2030. Il cancro, nel 2030, risulterà la prima causa di morte, seguito dalle malattie ischemiche e dall’infarto, però con un andamento profondamente differente tra i PVS ed i Paesi sviluppati. Nei primi risulteranno in crescita i decessi relativi a tutte le patologie tumorali ma, in particolare, le cause di morte fortemente in crescita saranno la conseguenza dei tumori al polmone, allo stomaco e al fegato. Nei Paesi sviluppati invece le proiezioni al 2030 evidenziano una mortalità sostanzialmente stabile nelle diverse patologie tumorali, con la sola eccezione La Fondazione INT in prima fila “La promozione di cooperazioni internazionali ed intercontinentali – ha dichiarato Marco Pierotti, Presidente di ICCC3 e Direttore Scientifico della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori – per il controllo del cancro, in primo luogo tra i Paesi del Medio Oriente e del Mediterraneo, tra i Paesi dell’America Centrale e del Sud America è stata oggetto di approfondimento in diversi gruppi di lavoro. Il trasferimento delle esperienze maturate, soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo scorso, in Europa e negli Stati Uniti, nel campo della prevenzione, ricerca, assistenza e cura delle malattie oncologiche, infatti, è lo strumento principale a nostra disposizione per contrastare lo sviluppo delle malattie oncologiche nel Sud del mondo”. “Tra le indicazioni concrete emerse dai la- 2 vori – dice Andrea Micheli, Coordinatore di ICCC3 e Direttore dell’Unità di Studi Descrittivi e Programmazione Sanitaria della Fondazione INT- vi è l’importanza della registrazione per tutte le attività di controllo del cancro, includendo la valutazione dei processi di cura mediante gli studi di sopravvivenza e di prevenzione primaria come quelli ora indirizzati alla relazione tra dieta e cancro, esportando l’esperienza della registrazione nei PVS con l’aiuto e l’attenzione delle Istituzioni internazionali e in primo luogo dell’Unione Europea. C'è poi la speranza che altri prendano nelle loro mani l'appello lanciato dal congresso e si avvii al più presto una grande politica di collaborazione tra Unione Africana e Unione Europea per il contrasto al cancro". in crescita nel caso dei tumori al colon, mentre in calo significativo si prevedono i decessi per i tumori al polmone se continuerà il contrasto al fumo di tabacco. Nel Continente africano, in particolare, la diffusione della malattia si presenta in modo drammatico per l’arretratezza economica e strutturale di molti Paesi e perché i sistemi sanitari, quando esistono, sono indirizzati alle storiche gravi malattie dell’area (malnutrizione, diarrea, malattie infettive). Per questa situazione in Africa il cancro si presenta spesso in forme avanzate e gravissime ormai sconosciute a noi occidentali. Inoltre in Africa si stanno rapidamente diffondendo stili di vita a rischio: fumo, alcool, cattiva alimentazione, esposizione ambientale e professionale a sostanze cancerogene. A questo proposito, il Presidente della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Antonio Colombo, proprio a partire dalla necessità di questo impegno solidale, nelle scorse settimane, sentito il parere favorevole della Regione Lombardia, ha sollecitato un incontro con i Presidenti delle Fondazioni IRCCS pubbliche Policlinico-Mangiagalli e Istituto Besta: “Al fine di elaborare un progetto comune per un possibile intervento nella realtà africana, da sottoporre alle Istituzioni competenti”. Iva Zanicchi: “Il mio impegno a li L'On. Iva Zanicchi a Lixeira (Angola) con i missionari salesiani Agire NT segue da pag. 1 Quali regole per l’utilizzo dei materiali biologici a fini di ricerca? S econdo la proposta elaborata dal Comitato Etico Indipendente della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, un modo per limitare gli attuali ostacoli di ordine etico e giuridico, nell’utilizzo dei materiali biologici a fini di ricerca, può essere quello della donazione del materiale biologico da parte del paziente all’Istituzione che lo cura. Mediante la donazione il paziente trasferirebbe all’Istituzione la disponibilità del campione per l’utilizzo a scopi di ricerca, da sola o in partnership con altre entità (no-profit o for-profit). Questo consentirebbe indagini biologiche che vanno al di là di quelle prevedibili al momento del trattamento (cioè del consenso informato per una specifica ricerca). “La donazione – spiega Roberto Satolli, Presidente Comitato Etico Indipendente della Fondazione INT – deve essere esplicita, per quanto riguarda la volontà di donare e il destinatario istituzionale, ovviamente gratuita in quanto fatta in spirito di solidarietà, e può essere condizionata, cioè prevedere limiti nell’utilizzo del campione, ma non è revocabile. Ciò la distingue nettamente dal consenso informato, che riguarda la persona ed è sempre revocabile”. “Negli studi clinici con promotore for profit – aggiunge Marco Pierotti, Direttore Scientifico della Fondazione INT –, è auspicabile un pieno coinvolgimento dei clinici partecipanti alla program- mazione, gestione e analisi dei risultati dello studio. Un uguale coinvolgimento dei biologi dell’Istituzione è auspicabile per quanto riguarda l’analisi delle correlazioni clinico-biologiche. Ugualmente auspicabili sono delle collaborazioni fra le industrie farmaceutiche che fungono da promotori e le Istituzioni a forte investimento in ricerca traslazionale per quanto riguarda la biologia delle malattie e dei farmaci oggetto degli studi”. Sotto quest’ultimo profilo, la proposta elaborata dal Comitato Etico Indipendente della Fondazione INT si propone di offrire alle aziende farmaceutiche una doppia possibilità. Limitatamente al singolo studio clinico, esse potrebbero utilizzare i campioni come avviene attualmente, cioè a fronte di un consenso informato specifico. L'utilizzo conseguente dovrebbe essere tuttavia altrettanto specifico. In alternativa, l'azienda potrebbe negoziare con l’Istituzione l’utilizzo dei campioni ad essa donati; a quel punto con più ampia libertà, ma pur sempre in un rapporto mutuamente cooperativo con l’Accademia. Un tavolo tecnico, composto da Rappresentanti di Pazienti, Comitati Etici, Ricercatori Oncologi ed Industrie Farmaceutiche, avrà il compito di trasformarle in norme da sottoporre all’approvazione degli organi competenti italiani ed europei. gno a livello europeo per contrastare il cancro in Africa” ani “Come Vice-Presidente della Commissione Sviluppo del Parlamento Europeo, ho posto l’attenzione, anche alla luce dei dati presentati al 3° ICCC, sulle problematiche relative ai Paesi africani: tra queste il cancro che, per l'aumento della speranza di vita alla nascita e per effetto della diffusione di comportamenti a rischio (fumo, abuso di alcool, cattiva alimentazione ed esposizione ambientale e professionale a sostanze cancerogene), è ormai diventato un'emergenza sanitaria nei Paesi in via di sviluppo. In alcuni Paesi africani i tumori si presentano in forme avanzate e gravissime, sconosciute al mondo occidentale ma nonostante ciò, nella dichiarazione comune per lo sviluppo sottoscritta ad Addis Adeba da Unione Europea e Unione Africana nel 2008, si cita la collaborazione per la promozione del diritto alla salute, ma non è citata la patologia oncologica. Il mio impegno si è concretizzato con la presentazione di una interrogazione scritta alla Commissione europea in cui si chiede di porre attenzione su questa problematica, includendo il cancro tra le patologie per le quali è necessario investire risorse a titolo della cooperazione allo sviluppo con l'Unione africana”. Iva Zanicchi Chi può contare su decine di migliaia di veri amici, trova ben più che un tesoro contributo maturato (oltre 4,5 milioni di euro), è proprio un così vasto pronunciamento che deve far riflettere, chi vi lavora, sulla grande credibilità di cui gode l’Istituto. Nel 2009, assieme, a quel pronunciamento, contemporaneamente si sono concretizzate donazioni ed erogazioni per circa 3,8 milioni di euro, frutto di lasciti importanti, ma anche di cifre contenute, ancora una volta frutto di gesti di liberalità spontanea in risposta a quanto ricevuto in termini di assistenza, cura ed, anche, di attenzione alla persona, che è nel DNA della storia dell’Istituto. A fianco di un bilancio monetario, ce n'é uno difficilmente quantificabile, ma altrettanto importante e per molti aspetti superiore, quale è il risultato della generosità delle centinaia di persone che, organizzate in insostituibili associazioni non profit, quotidianamente offrono volontariamente il loro contributo per alleviare le tante difficoltà fisiche, psicologiche ed economiche di chi viene in Istituto per farsi curare. Tutti coloro che, a vario titolo, hanno responsabilità nella conduzione strategica ed operativa della Fondazione INT, hanno la piena consapevolezza del grande valore di questo patrimonio affettivo, oltre a di quello materiale, su cui possono contare nella battaglia che, con successi crescenti, da oltre 80 anni, qui viene giornalmente condotta contro il cancro. Se fosse possibile ogni singola persona andrebbe ringraziata personalmente, non solo per l’aiuto fornito, sia in termini monetari che professionali, ma soprattutto per lo stimolo e l’incitamento che ci forniscono per andare avanti e per fare sempre meglio. “Il modo di donare vale più di ciò che si dona”, ci ha ricordato il nostro Don Tullio, citando Corneille, in uno dei suoi pensieri quotidiani. Un messaggio che siamo fortemente impegnati a rispettare e ad onorare. Gerolamo Corno Direttore Generale Vice-Presidente della Commissione Sviluppo del Parlamento Europeo 3 NEWS DALL'INT Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” DUE STORIE, PURTROPPO, NON A LIETO FINE MA... a ricerca in Oncologia ha raggiunto L traguardi importanti: oggi i tumori sono sempre più curabili e, nei casi migliori, perfino guaribili. E’ incoraggiante per i pazienti e per i medici guardare con soddisfazione ai successi conseguiti dalla medicina e con fiducia ad un futuro che offre maggiore speranza di vita a tanti malati. E’ meno facile considerare quei casi, relativamente sempre meno numerosi e tuttavia troppi rispetto a quanto vorremmo, di quei pazienti che ‘non ce la fanno’, quando la malattia è più forte e la scienza si deve arrendere. Si intravede allora un’altra medicina, meno apparente e di cui nessuno ama parlare, quella che non leggiamo sui giornali quando annunciano nuovi progressi: è la medicina che non potendo più guarire nè curare, resta comunque al fianco del paziente, indispensabile alleato per lui e la sua famiglia. Ci sono medici, infermieri, infermiere e personale che a vario titolo opera in questo grande Istituto, che circondano il malato offrendogli sapere e umanità mentre lo accompagnano nel suo percorso più difficile. E’ un compito arduo che in molti svolgono coniugando competenza ed empatia: è a loro che sono dedicati due scritti, che qui pubblichiamo, di famiglie che hanno perso i loro figli. Commuovono le parole semplici e sentite della mamma di Ricky, un bimbo dominicano di 5 anni e colpisce il gesto della famiglia di Daniele, 15 anni, capace di trasformare un immenso dolore personale in un appello in favore della ricerca. Forse sarebbe meglio non parlare sempre dei casi di tumore che guariscono, dei personaggi che ‘hanno vinto la battaglia contro il cancro’, tanto rassicuranti perché ridimensionano le nostre paure. Parliamo anche di quei pazienti e quei medici che con tenacia e coraggio combattono la malattia quando si ripresenta, si trasforma, resiste alle cure e costringe a terapie spesso lunghe, a volte croniche, quasi sempre difficili da sopportare, qualche volta fino alla fine della vita. Avremo reso giustizia all’altro volto della medicina, quello che sembrerebbe ‘perdente’ e che invece è insostituibile e prezioso! Come testimoniano queste due storie. Anna Costato paziente e responsabile di un'associazione di pazienti oncologici Grazie per il grande aiuto dato al mio Ricky Noel Cruz Daniele perde la sua battaglia a 15 anni aniele Baronchelli non ce l’ha fatta: a 15anni ha perso D la sua battaglia contro un tumore dopo due anni di terapie. Il ragazzino, che abitava a Corte Palasio e studiava a Villa Igea, era una promessa del calcio: giocava nell’Azzurra di Lodi e lo voleva il Milan. Il 12 Gennaio avrebbe compiuto sedici anni, davanti a sé aveva ancora tutta la vita, invece un male incurabile contro cui lottava da quasi due anni se l’è portato via dopo una lunga sofferenza………“Era un ragazzo eccezionale, non meritava di morire così” dice la madre, gli occhi rossi per il pianto………..“Aveva anche cominciato a scrivere un libro sulla sua storia – conclude la mamma –, voleva donare il ricavato al reparto di pediatria dell’ospedale in cui era stato curato, diceva di aver visto lì tante situazioni drammatiche. Ma non è riuscito a finirlo in tempo”. La famiglia ha chiesto di non inviare fiori per il funerale, ma di devolvere eventuali offerte alla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, proprio come avrebbe voluto Daniele. Davide Gagnola – Il Cittadino, 6 gennaio 2010 Carissimi amici, non ho parole per descrivere l'enorme dolore che ho nel cuore. Mio figlio è volato in cielo come un angelo e so che ora è felice perché Dio lo curerà e lo proteggerà meglio di me. Non posso tornare nel mio amato Paese senza prima avervi dato pubblicamente il mio ringraziamento per l'eccellente trattamento che avete riservato a mio figlio e a me. So che avete fatto tutto quello che potevate per aiutarlo a sopravvivere. Sappiate che vi ammiro, vi rispetto, vi voglio bene e ne vorrò sempre a tutti voi in ugual misura, con tutto l'amore e l'affetto che si può avere nel cuore. Questo ospedale è il migliore che ho conosciuto nella mia vita perché il personale è pieno di speranza, forza e amore per il prossimo. Non conosco tutti i nomi però voglio estendere il mio ringraziamento a tutti i dottori, infermieri, inservienti, i pazienti e le altre persone. In particolare la signora Giovanna Casiraghi e Michela, il personale dell'ambulatorio pediatrico, la sua adorata Morena e tutti gli altri infermieri, così come anche i volontari, che tanta cura hanno dedicato a mio figlio. Economicamente non potrei pagare il così grande debito di riconoscenza maturato qui, ma io e il mio Ricky siamo figli di un Re che abita in cielo e so che lui ricompenserà ognuno mille volte piu di me. Vi mando la foto di Ricky e ancora una volta vi ringrazio per la vostra bravura nel servizio che offrite al prossimo. Rossy Cruz mamma di Ricky 4 Un progetto della Pediatria Oncologica L'assistenza a domicilio anche in fase terminale gni anno si stima che, in Italia, O siano circa 400 i bambini e gli adole- scenti che muoiono di tumore. La Pediatria Oncologica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, che annualmente prende in carico oltre 200 nuovi pazienti (il 40% proveniente dalle altre regioni italiane), registra annualmente circa 40 decessi di pazienti in cura. “Fino a che le condizioni di salute lo consentono, genitori ed anche i figli non rinunciano a venire in Via Venezian per visite e cure palliative – sostiene la dott.ssa Maura Massimino, Responsabile della Pediatria Oncologica –. I problemi sorgono nella fase terminale, perché, per varie ragioni, il desiderio dei genitori di avere a casa i propri figli, si scontra con la quasi assoluta mancanza, su tutto il territorio nazionale, di servizi a domicilio per questa delicatissima fase dell’assistenza, nonostante i successi che abbiamo ottenuto, in primo luogo, nel contrasto al dolore fisico”. La Pediatria Oncologica della Fondazione, sulla base delle esperienze maturate in diversi anni, sta mettendo a fuoco la possibilità di assicurare un’adeguata assistenza a domicilio, scartando a priori l’idea di una struttura di cure palliative a livello nazionale, perché stante il numero relativamente contenuto di casi e la loro dispersione sul territorio, risulterebbe inadeguata a partire dal rapporto costi-benefici. Il progetto, che si avvale già di esempi concreti, punta al coinvolgimento dei medici di medicina generale, dei pediatri di base e degli infermieri dei servizi di assistenza domiciliare presenti su un determinato territorio, con il supporto, 24 ore su 24, degli oncologi della Fondazione, raggiungibili telefonicamente e/o via internet, per aiutarli ad effettuare cure e prestazioni, spesso per loro del tutto inusuali. Nei casi facilmente più raggiungibili da Milano, l’affiancamento alle strutture sanitarie territoriali è risultato più diretto ed ha permesso una continuità terapeutica direttamente verificata da medici della Pediatria Oncologica. “La difficoltà maggiore – racconta la dott.ssa Daniela Polastri, che ha maturato una significativa esperienza sul campo –, però, non consiste nell’affrontare le difficoltà pratiche nella gestione di malati da parte di persone che non conoscono bene né la malattia, né l’appropriatezza delle cure. Quando c’è la disponibilità, con il nostro aiuto, si è in grado di assicurare risultati adeguati. Il più delle volte l’ostacolo è rappresentato da un vero e proprio blocco psicologico determinato dal forte impatto emotivo che emerge di fronte allo stato del piccolo paziente. In questo caso l’affermazione ‘non me la sento’ diventa un ostacolo insormontabile”. Fare in modo che la casa, grazie all’impegno dei familiari e di personale socio-sanitario territoriale, possa fungere anche da hospice, dove almeno il dolore fisico venga curato, è l’obiettivo strategico a cui si sta lavorando presso la Pediatria Oncologica della Fondazione. Un obiettivo che non può reggersi, però, solo a partire dalla volontaria generosità del personale del 7° piano di via Venezian. Agire NT In ricordo del Prof. Gianni Ravasi Gianni Ravasi è stato un chirurgo di grandissima capacità tecnica, ma per noi giovani soprattutto un esempio di coraggio nell'affrontare i casi clinici più complessi, sempre mantenendo una sostanziale lealtà nei confronti dei pazienti. Grazie ai contatti personali con colleghi russi di grande esperienza, come il professor Wagner di San Pietroburgo, Ravasi all'inizio degli anni settanta ha portato per primo in Italia le suturatrici meccaniche, inventate in Unione Sovietica, e una nuova via di accesso al torace. Anche oggi, a dispetto degli innumerevoli progressi tecnici, la via di accesso proposta da Ravasi rimane una soluzione valida e soprattutto applicabile alla grande maggioranza dei pazienti con patologia toracica. Ravasi mi ha trasmesso tutto quello che sapeva della chirurgia, ed era molto, ma ha anche lasciato che io conducessi le mie ricerche in completa autonomia e che girassi il mondo per conoscere altre tecniche di intervento. Per tutto il tempo in cui abbiamo lavorato insieme, ha sempre accettato nel suo reparto ogni proposta di innovazione, animato da vera curiosità, senza mai mostrare invidia o gelosia per le idee degli altri, ciò che fa di lui un vero maestro. La mia gratitudine e profonda stima nei suoi confronti non verrà mai meno. Ugo Pastorino segue da pag. 1 Direttore Chirurgia Toracica La città della Salute e della Ricerca è diventata un concreto, irreversibile progetto Ogni Istituto continuerà a sviluppare autonomamente le proprie finalità costitutive. Autonomia però non significherà isolamento. Gli epocali cambiamenti intervenuti nelle conoscenze scientifiche, l’accelerazione dello sviluppo tecnologico e l’evoluzione dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria e della ricerca non solo consentono, ma obbligano a incrociare e condividere hardware e software. Quest’ultimo rappresentato, soprattutto, dalle intelligenze impegnate nell’attività clinica e nella ricerca. Ci sarà ovviamente una grande attenzione alla ricerca di tutte le possibili sinergie, attraverso l’utilizzo di comuni piattaforme tecnologiche, la creazione di comuni servizi di accoglienza e di ospitalità, la condivisione di modernissime reti di comunicazione avanzate, in modo da favorire, il più possibile in tempo reale, la circolazione delle informazioni nell’interesse dei pazienti, dei ricercatori, dei medici e di tutti coloro che per ragioni diverse dovranno accedere nella Città della Salute. Nell’accordo di programma è previsto che gli organici restino invariati. Anche se ho la consapevolezza che, con l’aiuto delle Regione e dello Stato, dovremo saper trovare delle soluzioni più adeguate per coloro che svolgono con grande passione, abnegazione e sacrifico l’attività di ricerca, in condizioni spesso molto precarie. Antonio Colombo Presidente 5 FOCUS NUOVI SUCCESSI DELLA RICERC Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” Passi avanti nella personalizzazione della cura in alcuni tumori della cavità orale Nuovi successi di una ricerca che resta all'avanguardia Studi clinici condotti alla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori evidenziano che la presenza della proteina p53 segnala se la chemioterapia potrà funzionare risultati della nostra ricerIcarecenti L' clinica, che hanno ricevuto editoriale di inizio anno dell’autorevole Journal of Clinical Oncology è stato dedicato all’esame dei risultati di una ricerca condotta presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori dalla dott.ssa Federica Perrone, una delle 8 figure di ricercatori recentemente stabilizzati grazie ai fondi della Regione Lombardia, coordinata dalla dott.ssa Lisa Licitra, Responsabile dell'Unità di Trattamento Tumori testa e collo, e dalla dott.ssa Silvana Pilotti, ricercatrice dell'Anatomia Patologica. Risultati che evidenziano il ruolo della proteina p53 come indicatore dell’efficacia della chemioterapia nella cura di tumori a cellule squamose, presenti nella cavità orale. Stante le complicazioni, ma anche i benefici correlati alla chemioterapia, risulta importante – sostengono gli estensori dell’editoriale – trovare i modi per selezionare pazienti, in modo che solo quelli che possono trarne davvero beneficio si sottopongano al trattamento adiuvante. La ricerca, condotta su 53 malati con questa neoplasia, ha dimostrato che solo pochi pazienti con tumore con la proteina p53 funzionalmente modificata (verificata con una biopsia effettuata prima dell’inizio delle cure) hanno risposto grande attenzione ed apprezzamento da parte della comunità scientifica internazionale, sono la miglior dimostrazione della qualità e della quantità dell’impegno della nostra Fondazione per la messa a punto di strategie di cura sempre più mirate. Il nuovo, importante risultato nella cura dei tumori della mammella localmente avanzati segue di poche settimane l’annuncio di un altro significativo passo avanti realizzato dalla nostra ricerca, che riguarda il ruolo della proteina p53 come indicatore dell’efficacia della chemioterapia nella cura di tumori della cavità orale. Entrambi i risultati sono la miglior dimostrazione che, nonostante problemi e difficoltà, il nostro ruolo nella ricerca, nazionale ed internazionale, continua a mantenersi sui livelli di eccellenza che caratterizzano tutta la nostra storia. Si tratta di risultati circoscritti a particolari tipi di tumori, che però ci indicano nuovi percorsi di ricerca: finalizzati, da un lato, ad una sempre più puntuale personalizzazione della cura e, dall’altro, ad evitare trattamenti che, oltre ad essere costosi, rischiano di peggiorare ulteriormente la qualità della vita dei pazienti. Una preoccupazione sempre presente nell’attività clinica del nostro Istituto. Marco A. Pierotti Direttore Scientifico 6 pienamente alla chemioterapia neoadiuvante, ovvero preoperatoria, a base di cisplatino e fluorouracile. Mentre il 40%dei pazienti in cui era presente la p53 non modificata ha risposto positivamente, in modo completo, al trattamento chemioterapico. L’individuazione di questa inedita, anche se non inaspettata, funzione di biomarcatore di p53 rappresenta un significativo passo avanti in direzione della personalizzazione della terapia finalizzata alla preservazione degli organi e ad aumentare le probabilità di cura. La sperimentazione clinica multi-istituzionale è partita dalla cura standard dei tumori della cavità orale in fase avanzata (che consiste in un intervento chirurgico seguito da radioterapia quando clinicamente indicata) messa a confronto con i risultati con o senza la chemioterapia neoadiuvante a base di cisplatino/fluorouracile. La sperimentazione suggerisce che la chemioterapia può consentire interventi meno invasivi e riduce il fabbisogno di radiazioni, a parità di stato patologico e senza differenze nelle aspettative di vita a fronte del solo intervento chirurgico. Elevati livelli di vitamina D collegati a un minore rischio di tumore al colon-retto L e persone con più alti livelli nel sangue di vitamina D godono di un 40% di rischio in meno di sviluppare il tumore del colon-retto. Questo è quello che affermano sulle pagine del prestigioso British Medical Journal i ricercatori europei, tra cui Franco Berrino, Direttore del Dipartimento di Medicina Predittiva e per la Prevenzione della Fondazione INT, che hanno eseguito un ampio studio che ha coinvolto 520.000 soggetti, monitorando il loro stato di salute dal 1992 al 1998. I partecipanti alla ricerca sono tutti residenti nell'Europa occidentale e sono stati seguiti a partire dal 1992 e fino al 1998, monitorando i loro stili di vita, la dieta e gli esami del sangue. Durante il periodo di follow-up, è stato diagnosticato il cancro del colon-retto a 1.248 soggetti. Il fatto rilevante è che i livelli di vitamina D di queste persone che avevano sviluppato il tumore erano inferiori in confronto agli appartenenti al gruppo di controllo composto da individui sani. Poiché i ricercatori, al momento, non sono in grado di stabilire come la vitamina D protegga effettivamente dal cancro, il consiglio che offrono è quello di seguire uno stile di vita sano che prevede un'esposizione moderata ai raggi solari, regolare esercizio fisico, un adeguato apporto di frutta e verdura e una dieta sana in generale. Ma anche evitare il fumo, l'alcol e limitare il consumo di grassi e carni rosse. ERCA INT Agire NT Lo studio NOAH pubblicato nella prestigiosa rivista The Lancet I Il Trastuzumab associato alla chemio porta la sopravvivenza al 71% nei tumori al seno localmente avanzati l 71% delle donne colpite dal tumore del seno HER2-positivo localmente avanzato, curate con la molecola trastuzumab, sopravvive senza recidiva contro il 56% delle pazienti trattate con la sola chemioterapia. È questo il risultato straordinario dello studio NOAH pubblicato su Lancet realizzato da Luca Gianni, Direttore Oncologia Medica 1 della Fondazione INTi e co-fondatore della Fondazione Michelangelo. Il cancro della mammella colpisce ogni anno circa 38.000 donne in Italia e causa la morte in quasi 8.000. Solo il 6 -10% di questi tumori è rappresentato dal tipo localmente avanzato e/o infiammatorio, che ha una prognosi più sfavorevole di quelli operabili. “Questo tumore necessita di farmaci prima di intervenire chirurgicamente – spiega il prof. Luca Gianni. – In questo studio abbiamo valutato l'associazione di trastuzumab, anticorpo specifico per il recettore HER2, con la chemioterapia sequenziale”. Lo studio, disegnato e condotto dalla Fondazione Michelangelo sul territorio europeo in collaborazione con il gruppo spagnolo SOLTI e sostenuto dalla ditta Roche, ha arruolato 235 pazienti con cancro localmente avanzato di nuova diagnosi, positivo al recettore HER2. A queste donne è stata somministrata per un anno chemioterapia neoadiuvante, e alla metà (117) anche trastuzumab. “I risultati di questo studio dimostrano che si è compiuto un altro significativo passo avanti nella lotta contro il tumore mammario – afferma il prof. Gianni. – L'evidenza indica che farmaci mirati, come trastuzumab contro HER2, aumentano in modo formidabile la possibilità di intervento quando associati alla chemioterapia, portando la sopravvivenza libera da malattia al 71% in un gruppo di donne altrimenti destinato a un decorso molto grave di recidive e progressione”. Il programma terapeutico con trastuzumab è stato ben tollerato. Infatti, malgrado la sua associazione con doxorubicina aggravi gli effetti collaterali di quest'ultima, solo il 2% delle pazienti ha sviluppato scompenso cardiaco comunque controllato con terapia cardiologiche. Esame di una mammografia Spiragli nel contrasto al neuroblastoma da una ricerca condotta in via Venezian Un lavoro di Lorena Passoni e coor- dinato da Roberto Luksch del reparto di Pediatria Oncologica della Fondazione INT dischiude nuove speranze nella cura di un tumore, il neuroblastoma, che colpisce il sistema nervoso periferico e che si porta via molte giovanissime vite e contro il quale, ad oggi, poco si può fare. La ricerca, pubblicata su Cancer Research, svolta in collaborazione con l'Istituto Gaslini e l'Istituto Tumori di Genova, finanziata in gran parte dalle associazioni Fondazione Neuroblastoma e Bianca Garavaglia, ha approfondito il ruolo di una proteina chiave, denominata ‘Alk’ che sembrerebbe essere complice del 90% dei casi della malattia a uno stadio avanzato. Per ora in provetta, i ricercatori hanno dimostrato che, inibendo ‘Alk’, le cellule malate muoiono. “Cerchiamo di capire i meccanismi d'azione – spiega Lorena Passoni – e siamo alla ricerca di molecole specifiche capaci di inibire ‘Alk’ e che possano essere usate sui pazienti”. Il neuroblastoma, che in Italia registra 120 nuovi casi l'anno, è un tumore del sistema nervoso periferico che si sviluppa vicino ai reni e, nel 70% dei casi, al momento della diagnosi ha già prodotto metastasi; il tumore colpisce di solito i bimbi sotto i sette anni. Nel mondo si è alla ricerca di bersagli farmacologici per annientare questo male. ‘Alk’, che è un recettore cellulare, era già entrato nella lista dei sospetti, perché le mutazioni a suo carico erano state legate ad alcuni casi di neuroblastoma. Il team italiano, che ha studiato ‘Alk’ nei tessuti tumorali di 82 pazienti, ha scoperto che la proteina è in eccesso nelle cellule tumorali e che le quantità crescono all'aggravarsi del tumore. “Alk – spiega Lorena Passoni – è presente nel tumore di più del 90% dei pazienti con malattia avanzata e metastatica. L'ipotesi è che sia importante durante lo sviluppo embrionale, dove deve avere un ruolo chiave nella formazione del sistema nervoso. Dopo la nascita, dovrebbe smettere di funzionare. Invece nei malati, per motivi non noti, ‘Alk’ resta accesa, e in quantità eccessive, e, così facendo, probabilmente apre le porte al cancro”. Al momento, a Philadelphia, sono in programma sperimentazioni cliniche su pazienti che hanno la forma mutata di ‘Alk’, una mutazione già in precedenza osservata in una piccola quota di pazienti. La scoperta italiana, quindi, è importante, perché potrebbe estendere questi ‘trials’ a un numero maggiore di bimbi. 7 NEWS DALL'INT ...e non solo Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” L Dai Gist, dopo 10 anni, un necessario bilancio delle prime terapie a bersaglio molecolare a prima paziente con GIST (tumore stromale gastrointestinale) iniziò la terapia a bersaglio molecolare con Imatinib nel marzo 2000. A distanza di dieci anni, è inevitabile fare dei bilanci. Una delle innumerevoli occasioni in questo senso sarà proprio con i pazienti, in Istituto, il 27 febbraio, in concomitanza con la Giornata delle malattie rare. Forse un primo aspetto di questo bilancio potrebbe proprio essere il grande significato che hanno assunto le comunità dei pazienti, nel “pilotare” l’avventura di una delle prime terapie a bersaglio molecolare che sia risultata efficace nei tumori solidi. Quest’avventura, per esempio, ha fatto conoscere modi nuovi con cui si manifesta la risposta tumorale, nell’imaging radiologico, ma anche nelle possibili complicanze nel paziente. E’ un percorso non ancora compiuto, perché in fondo forse non abbiamo ancora compreso fino in fondo il significato biologico della risposta ai farmaci a bersaglio molecolare. Ha posto il problema dell’integrazione con la chirurgia, rilanciando quindi, anche con le nuove terapie, l’eterna e pressante esigenza in oncologia della multidisciplinarietà. Ha posto il problema, ancora aperto per quanto riguarda il medio-lungo termine, dell’uso adiuvante, precauzionale, di questi nuovi farmaci. Indubbiamente, l’avventura dei GIST ha anche imposto, da un certo punto in poi, il problema, critico, della resistenza secondaria, cioè quella che si sviluppa dopo una risposta tumorale. La cui durata è molto variabile, e del resto vi sono pazienti che hanno iniziato la loro terapia nel 2001 e la stanno continuando ad oggi, senza resistenza. D’altra parte, è impressionante il numero di nuovi farmaci che sono arrivati agli studi clinici nel corso di questi anni, proprio per contrastare la resistenza. Uno di essi, Sunitinib, è stato registrato, e dunque si è aggiunto a Imatinib nella terapia convenzionale dei GIST in fase avanzata. Questa disponibilità di farmaci è notevole soprattutto considerando la rarità dei GIST e quindi il fatto che, per definizione, i farmaci con indicazione nei GIST sarebbero a tutti gli effetti farmaci “orfani”. E invece Imatinib nei GIST, e nell’altrettanto rara leucemia mieloide cronica, non ha certo difettato di attenzioni e investimenti. Forse, ed è ancora un bilancio, anche la teoria dei farmaci orfani deve aggiornarsi ai nuovi farmaci a bersaglio molecolare. Paolo Casali Responsabile Trattamento dei Sarcomi dell'adulto Che cosa sono i GIST sono una patologia compresa Idi GIST recente: questo rende ragione del 8 fatto che molte delle diagnosi effettuate qualche anno fa diagnosticavano altro e non GIST. Non erano errori anatomopatologici: semplicemente mancava l’entità nosografica, la malattia. Soltanto a partire dalla fine degli anni ‘90 si è andata definendo la formulazione di Tumore Stromale Gastrointestinale, il cui acronimo è GIST. L’incidenza dei GIST è di 1,5 nuovi casi all’anno. Ciò significa che, su 100.000 italiani, ogni anno 1,5 di loro si ammala di GIST; questo pone intorno al migliaio l’ordine di grandezza dei nuovi casi di GIST all’anno in Italia. Sono, quindi, una malattia rara, ma non rarissima. I GIST sono in più della metà dei casi una patologia dello stomaco. Negli altri casi, per lo più, sono una patolo- gia dell’intestino tenue (nel quale non si sviluppano molti tumori, e di solito sono tumori rari: linfomi, tumori neuroendocrini, GIST). E’ importante comprendere a livello diagnostico i GIST che sono tumori diversi dai tumori epiteliali, i più frequenti dello stomaco e del colon. Da un decennio circa i GIST vengono curati con uno dei primi farmaci molecolari mirati, i cosiddetti farmaci intelligenti. Il farmaco (Glivec) agisce specificamente sul recettore responsabile dello sviluppo tumorale, a differenza della chemioterapia che agisce su tutte le cellule. Glivec è un farmaco attivo, innanzitutto, su due malattie rare, GIST e Leucemia Mieloide Cronica (LMC), che hanno la stessa incidenza e meccanismi patogenetici sovrapponibili. Sabato 27 febbraio 2010 presso Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori Via Venezian 1, Milano Aula Magna 3° Incontro Nazionale A.I.G. www.gistonline.it Nell’occasione si terrà una Tavola rotonda: parliamo di GIST con i Pazienti Moderatore Giangiacomo Schiavi, Vicedirettore del Corriere della Sera Medici Relatori Guido Biasco, Policlinico S.Orsola-Malpighi, Bologna; Paolo G. Casali, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano; Fausto Catena, Policlinico S.Orsola-Malpighi, Bologna; Alessandro Comandone, Presidio Sanitario Gradenigo, Torino; Angelo Paolo Dei Tos, Presidio Ospedaliero,Treviso; Alessandro Gronchi, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano; Rodolfo Lanocita, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano; Daniele Morelli, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano; Carlo Morosi, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano; Maria A. Pantaleo, Policlinico S.Orsola-Malpighi, Bologna; Vittorio Quagliuolo, IRCCS Istituto Clinico Humanitas, Rozzano, Milano; Sabrina Rossi, Presidio Ospedaliero, Treviso; Roberto Satolli, Presidente del Comitato Etico Indipendente di Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano. In collaborazione con Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori Agire NT Le raccomandazioni della Fondazione INT pubblicate su Annals of Oncology Il fumo non solo genera tumori, ma ne ostacola la cura a rivista scientifica Annals of OnL cology ha dedicato ampio spazio ad un lavoro del gruppo per la Prevenzione dei danni da fumo della Fondazione INT sui problemi creati dalle sigarette ai pazienti oncologici in cura ed, in particolare, durante il periodo di permanenza in ospedale. “Occupandoci di cancro – sostiene Roberto Mazza, referente dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico che firma l’articolo insieme a Roberto Boffi, responsabile del Centro antifumo, la psicologa Micaela Lina, Giovanni Invernizzi della Società Italiana di Medicina Generale, Cinzia De Marco del Dipartimento di Oncologia Sperimentale e con la supervisione di Marco Pierotti, Direttore Scientifico della Fondazione –, abbiamo letto decine di studi che hanno confrontato l’andamento della malattia di pazienti che avevano continuato a fumare nonostante la diagnosi di tumore con quelli che avevano smesso e i dati sono gravemente penalizzanti per i fumatori affetti da tumore polmonare o della testa-collo, ma anche nel caso del tumore della vescica, renale, della prostata e della cervice, dei linfomi Hodgkin e non Hodgkin, e delle pazien- Le raccomandazioni Lo studio porta a richiedere una maggiore attenzione da parte delle istituzioni oncologiche ai bisogni del paziente fumatore: a partire da una informazione specifica e personalizzata, un’offerta di aiuto psicologico e farmacologico per smettere di fumare, attenta a rinforzare il paziente e non a colpevolizzarlo e infine un’assistenza specifica, oggi quasi introvabile in Italia, alle crisi di astinenza da nicotina che possono colpire il paziente fumatore ricoverato. E’, dunque, necessario un cambio di strategia che costruisca un’alleanza tra gli operatori sanitari e le principali vittime del tabagismo, i fumatori che sono diventati pazienti oncologici. ti fumatrici con tumore mammario”. Un argomento significativo, trattato nell’articolo, è l’effetto del fumo sull’aumento delle complicanze perioperatorie. Anche in questo caso non si tratta di dare consigli generici: il chirurgo che mette in lista di ricovero un paziente fumatore che ha necessità di un intervento, deve comunicargli che ci potrebbe essere un aumento delle complicanze respiratorie, un maggiore rischio che le ferite chirurgiche si infettino, un possibile ritardo nella guarigione, in generale, quindi, un aumento del suo rischio operatorio. E la bella notizia è che anche smettere di fumare un mese prima dell’intervento sembra aiutare i pazienti. Le esperienze e le ricerche in campo oncologico raccolte dagli autori dello studio confermano inoltre che il fumo di sigaretta agisce diminuendo l’effica- cia terapeutica di alcuni chemioterapici. Il tabacco sembra inibire il potenziale del cisplatino nel determinare la morte delle cellule tumorali, mentre alcune nuove sostanze anticancro riescono a dare una risposta eccellente solo nelle persone che non hanno mai fumato. Sempre in oncologia, il fumo esacerba alcuni importanti effetti collaterali della chemioterapia e richiede ancora più attenzione alla cura del cavo orale. Un altro tema importante in oncologia riguarda la radioterapia, una terapia che ormai coinvolge la maggioranza dei pazienti oncologici. Le cellule poco ossigenate sono meno sensibili alle radiazioni e il monossido di carbonio introdotto nell’organismo con le sigarette va proprio a diminuire l’ossigenazione tissutale e quindi l’efficacia terapeutica delle radiazioni. Ambulatorio per i danni da fumo: dalle 11 alle 16 tel. 02.2390/2307 - 2461 Premi e riconoscimenti Premiata la nuova cartella infermieristica progettata dal SITRA Il 3 Febbraio, nell’ambito dell’evento di premiazione del concorso ‘The Gold Project - Progetti vincenti per la gestione della documentazione in ospedale’, dedicato ai progetti di miglioramento della documentazione sanitaria, il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha consegnato il Premio a Cristina Cerati, Responsabile SITRA, per il progetto di miglioramento della documentazione infermieristica, vincitore del ‘Bando di concorso per l’assegnazione di attestati di merito a Progetti finalizzati al miglioramento della documentazione sanitaria’ promosso dalla Regione Lombardia. La nuova cartella infermieristica è frutto dell’impegno e della collaborazione tra il Servizio Infermieristico Tecnico Riabilitativo Aziendale (SITRA), la Struttura Miglioramento della Qualità ed il Corso di Laurea Infermieristica operativi presso la Fondazione INT. Il lavoro sviluppato nel quadriennio 2006-2009 ha riguardato la messa a punto di una nuova cartella infermieristica che diventa, così, anche strumento dell’attività formativa e consente un significativo miglioramento dell’attività professionale e, di conseguenza, dell’assistenza. Il Premio Comunicami 2009 a www.tumori.net La giuria del Premio Comunicami – Premio per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale in Provincia di Milano – Edizione 2009, ha scelto per la categoria ‘Migliore progetto internet’ il sito web 'I Tumori in Italia', www.tumori.net, avviato con un nostro progetto di ricerca per la diffusione di informazioni di Epidemiologia in Oncologia. Il Premio, è un riconoscimento riservato alle amministrazioni pubbliche che meglio utilizzano strumenti, metodi e strategie di comunicazione per campagne pubbliche. Alla cerimonia di premiazione è intervenuto il Presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà. Il Premio Ippocrate 2009 per la Ricerca Biomedica a Roberto Boffi Roberto Boffi, Responsabile del Centro Antifumo della Fondazione, ha ricevuto il Premio Ippocrate, istituito dall'Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione (Unamsi). Il premio è stato consegnato dal Presidente Unamsi, Bruno Pieroni, nell'ambito della tradizionale serata di Natale organizzata presso il Circolo della Stampa di Milano. 9 news dall'int Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” La ricerca sui telomeri all’INT e quella dei premi Nobel 2009 La scoperta della funzione dei telomeri, sequenze ripetitive di DNA poste alle esteremità dei cromosomi, è valsa ad Elizabeth H. Blackburn, Jack W. Szostak e Carol W. Greider il premio Nobel per la Medicina 2009. Questi ricercatori hanno dimostrato che i telomeri rappresentano un meccanismo fondamentale nel determinare la durata della vita delle cellule. Infatti, tali strutture si accorciano progressivamente ad ogni replicazione cellulare fino a diventare troppo corte per consentire alla cellula di continuare a dividersi, innescando così un processo chiamato senescenza replicativa. Tale processo rappresenta una importante barriera alla proliferazione cellulare incontrollata e allo sviluppo di tumori. L’attività di un complesso enzima che i tre ricercatori hanno chiamato ‘telomerasi’ è in grado di ricostruire i telomeri mantenendone la lunghezza originaria. Tale enzima, che è espresso nella maggioranza dei tumori, è responsabile dell’immortalità delle cellule tumorali e quindi potrebbe rappresentare un interessante bersaglio terapeutico per trattamenti antitumorali. “All’Int studiamo anche meccanismi alternativi alla telomerasi, utilizzando cellule tumorali umane” A Maria Grazia Daidone, Direttore del Dipartimento di Oncologia Sperimentale e a Nadia Zaffaroni, coordinatore degli studi sul meccanismo di mantenimento dei Telomeri presso la S. C. ‘Biomarcatori’ nel Dip. di Oncologia Sperimentale, abbiamo chiesto di spiegarci quali sono i punti di contatto e quali le differenze tra il loro lavoro sui telomeri con la ricerca dei tre Nobel, partendo da una recente dichiarazione di Carol Greider, che diceva: “Nel nostro laboratorio stiamo cercando di scoprire i meccanismi attraverso i quali la cellula riesce a mantenere la propria stabilità interna mentre alcuni telomeri si allungano ed altri si accorciano. Sappiamo che l'enzima telomerasi deve produrre il materiale di base per allungare i telomeri ma come è regolato, come fa la cellula a sapere qual è la lunghezza esatta del telomero resta ancora un mistero”. “Anche la ricerca in INT è molto attiva su tale argomento – sostengono Daidone e Zaffaroni –. In particolare, nella Struttura Complessa ‘Biomarcatori’ del Dipartimento di Oncologia Sperimentale, sono in corso studi per valutare possibili determinanti della attivazione nelle cellule tumorali non solo della telomerasi, ma anche di meccanismi alternativi di allungamento dei telomeri (chiamati ALT) basati su fenomeni di ricombinazione omologa ed espressi in modo particolare in tumori di origine mesenchimale. Con questi studi è stato inoltre possibile dimostrare che telomerasi e meccanismi ALT hanno un significato importante sulla prognosi dei tumori anche se in tipi tumorali diversi”. Carol Greider ha anche ricordato che: “Nella caso delle cellule cancerogene, che hanno generalmente telomeri corti, bisogna trovare un metodo per inibire l’ espressione della telomerasi, in modo che i loro telomeri non si allunghino e tali cellule muoiano prima di quelle sane, caratterizzate da telomeri generalmente più lunghi.” “Sempre nella S.C. Biomarcatori - concludono le ricercatrici - si stanno studiando e sperimentando farmaci in grado di contrastare l'allungamento dei telomeri in cellule tumorali umane, utilizzando sia composti che inibiscono direttamente la telomerasi, l'enzima principalmente responsabile del mantenimento della lunghezza dei telomeri, sia composti che agiscono direttamente sul telomero, ne destabilizzano la struttura e portano a morte le cellule tumorali, indipendentemente dal meccanismo (telomerasi o ALT) da queste utilizzato per contrastare l’accorciamento dei telomeri. I primi inibitori della telomerasi si sono recentemente affacciati alla clinica e si attendono conferme sull’efficacia di tale strategia terapeutica tumorale”. Riprendono gli incontri del Programma Ulisse V 10 Telomeri ivere la malattia con consapevolezza e speranza è il sottotitolo di tutte le iniziative del progetto Ulisse, riproposto anche quest’anno dalla Fondazione INT. Medici, infermieri e specialisti spiegheranno con parole semplici, ma sempre precise le conoscenze sull’oncologia utili ai pazienti, alle loro famiglie e ai cittadini per affrontare le procedure diagnostiche e le complesse terapie che vengono proposte in Istituto. Il 17 febbraio alle 11 in aula F si inizierà parlando di chirurgia, i dottori Gianfranco Gallino e Elia Poiasina faranno il punto su quelle che sono le domande fondamentali che ogni paziente dovrebbe rivolgere al proprio chirurgo prima di andare in sala operatoria. Si proseguirà per i due mercoledì successivi, il 24 febbraio e il 3 marzo, parlando di che- mioterapia: la dott.ssa Elena Verzoni, il dott. Romano De Micheli e l’infermiere coordinatore Giuseppe Baiguini insegneranno come affrontare la chemio al meglio, minimizzando gli effetti collaterali e ponendo attenzione ad aspetti spesso trascurati. Il 10 marzo il dott. Franco Berrino proporrà un tema fondamentale per pazienti e cittadini: l’alimentazione, quando l’aiuto viene dal cibo. Mercoledì 17 marzo la dott.ssa Maria Grazia Daidone racconterà la ricerca in oncologia, le sue conquiste e le sue prospettive e via di seguito le conferenze proseguiranno sino a giugno. Il programma definitivo è disponibile in internet alla pagina http://www.istitutotumori.mi.it/istituto/documenti/cittadino/ programmaUlisse.pdf. Chi mangia sano va lontano ambiando l'alimentaC zione è possibile modificare favorevolmente gli ormoni e i fattori di crescita coinvolti nello sviluppo del cancro, non solo alla mammella, e ridurre il rischio di recidive. Tutto ciò senza dover fare particolari sacrifici e rinunce. Per una serata speciale, ad esempio, lo chef Giovanni Allegro, che da anni insegna alla scuola di cucina preventiva di Cascina Rosa e dal 1995 affianca l'unità operativa di Epidemiologia della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, consiglia: zuppa di riso, pasticcio al forno di miglio, insalata di cavolo cappuccio, dessert alla crema di nocciole. “Basta ispirarsi – sostiene Anna Villarini, biologa e specialista in scienze dell'alimentazione nello stesso diparti- mento di Allegro, con cui ha scritto il libro Prevenire i tumori mangiando con gusto – alla dieta mediterranea e macrobiotica ricca di cereali integrali e verdura, di proteine di origine vegetale e povera di proteine animali (più del 90% delle sostanze tossiche con cui l'organismo entra in contatto viene da alimenti di origine animale), grassi saturi, zuccheri e cibi raffinati”. 2 ricette della salute Dosi per 4 persone LINGUINE DI GRANO SARACENO ALLA ZUCCA ALICI AL FORNO CON FINOCCHIO E ZENZERO 360 grammi di linguine integrali di grano saraceno 400 g di zucca 1 tazza (250 mi) di brodo vegetale 2 scalogni 1 spicchio di aglio 1 ciuffo di basilico 2 cucchiaini di curcuma 1 cucchiaino di zenzero in polvere Olio extravergine di oliva Sale marino integrale 500 g di alici fresche 500 g di finocchi 1/2 spicchio di aglio l ciuffo di prezzemolo 1/2 cucchiaio di origano 1/2 cucchiaio di zenzero grattugiato 4 cucchiai di olio extravergine di oliva Pepe, Sale marino integrale Aneto Sbucciare e grattugiare la zucca, tritare gli scalogni con l'aglio e rosolarli in padella con l'olio e la curcuma. Unire la zucca, bagnare con il brodo, salare e fare cuocere a fuoco moderato per 15 minuti. Mettere a lessare le linguine. Quando la zucca è cotta, unire il basilico tritato. Scolare le linguine al dente, saltarle in padella con sugo di zucca, cospargere con zenzero e servire. Lavare e affettare i finocchi. Privare della testa ed eviscerare le alici, aprirle a libro, sciacquarle e asciugarle. Mettere i finocchi in una pirofila unta d'olio, salarli, cospargere con origano e cuocerli a 180 °C per 20 minuti. Levarli dal forno, mettere sui finocchi i filetti di alici, aggiungere sale, pepe e origano e irrorare con olio e zenzero grattugiato. Coprire e ripassare al forno per 10 minuti a 180 °C. Servire il tutto guarnito con aneto. Agire NT A.A.A. volontarie cercasi per Diana 5 L'ultimo studio, appena iniziato, all'Istituto dei Tumori di Milano si chiama Diana 5. Viene dopo altri quattro con lo stesso nome (il primo partì nel 1995) e ha l'obiettivo di valutare se alimentazione sana e adeguata attività fisica possano ridurre il rischio di recidive del cancro alla mammella. Lo studio, coordinato con l'Istituto europeo di oncologia (leo) di Milano, coinvolge centri di Napoli, Palermo, Perugia, Potenza, Torino, Avezzano e altri che si stanno aggiungendo. Diana 5 prevede di arruolare circa 4 mila volontarie tra 35 e 70 anni con un tumore al seno operato negli ultimi 5 anni e nessuna recidiva, e che abbiano la disponibilità a seguire corsi e seminari per modificare alimentazione e stile di vita. Sono previste sedute di ginnastica dolce, biodanza, yoga, oltre a gite domenicali organizzate per camminare in compagnia e andare in bicicletta. Chi volesse arruolarsi può mettersi in contatto con il dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell'Istituto dei Tumori di Milano, tel 02 23 902 868/3552. http://www.istitutotumori.mi.it/istituto/ cittadino/cascinaRosa.asp#Diana Fondazione IRCCS “Istituto Nazionale dei Tumori” Agire INT Periodico della Fondazione IRCCS dell’Istituto Nazionale dei Tumori 20133 Milano, via Venezian 1 tel. 02 23 90 24 86 http//www.istitutotumori.mi.it [email protected] Numero 1/10 - Periodicità trimestrale Autorizzazione Tribunale - N. 592 del 23.09.1998 Direttore responsabile: Antonio Colombo Comitato di redazione Gerolamo Corno - Gian Augusto Novelli Marco A. Pierotti - Francesco Reitano Coordinamento Editoriale Enrica Alessi - Roberto Mazza - Sergio Vicario Segreteria di redazione: Katy Mennillo Editore: Metafora srl Via Catania, 8 20133 Milano - tel. 02 71 04 00 91 Design: Cabrini Associati srl - Milano Stampa Cattaneo Paolo Grafiche s.r.l. Oggiono - Lecco Finito di stampare febbraio 2010 11 Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori dona Copia di un’opera di Haring realizzata da un paziente del Reparto di Pediatria Oncologica nell’ambito dell’iniziativa speciale dedicata all’arte. il tuo 5 x 1000 Noi investiamo molto in ricerca e poco in pubblicità. Quest’anno con il vostro aiuto abbiamo avviato progetti speciali per: Il trattamento personalizzato dei sarcomi. Lo sviluppo in medicina nucleare di radiofarmaci per la diagnosi e per nuovi trattamenti mirati sul tumore. Nuovi biomarcatori per rendere più mirate le cure del carcinoma della mammella. Un approccio multidisciplinare al carcinoma epatico. Trattamenti innovativi con farmaci biologici. Con un semplice gesto puoi fare tanto. Trasforma la tua dichiarazione dei redditi in un concreto contributo di solidarietà. Non ti costa nulla www.istitutotumori.mi.it Aiutarci è facile: basta inserire il nostro codice fiscale 8 0 0 1 8 2 3 0 1 5 3 e la tua firma nello spazio dedicato alla ricerca sanitaria sul Modello Unico o sul 730 oppure sul CUD. Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori