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La rete dei canali interni

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La rete dei canali interni
Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Capitolo 1
IL BACINO IDROGRAFICO E LA PROVINCIA DI FERRARA
Capitolo a cura di:
Ing. Alessandro Bondesan
Capo Settore Sistemi Informativi Geografici - Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara
1
Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
INDICE
1 - GENERALITA’ – INQUADRAMENTO
3
1.1 – Inquadramento geografico e morfologico
3
1.2 – Piovosità ed alluvioni
10
1.3 – Clima
12
1.4 – Urbanizzazione e paesaggio
13
1.5 – Approvvigionamento idrico
14
2 - IL SISTEMA DI SCOLO
17
2.1 – Lineamenti generali
17
2.2 – Metodologia adottata per l’analisi dei bacini di scolo
20
2.3 – Gerarchia dei bacini di scolo
20
2.4 – Bacini principali
21
2.5 – Sottobacini di primo livello
23
2.6 – Sottobacini di secondo livello
24
2.7 – Analisi dei bacini di scolo nei comprensori di bonifica
24
2.8 – Zone umide salmastre
40
3 - IL SISTEMA DI IRRIGAZIONE
48
3.1 – Interferenze fra rete di bonifica e idrovia ferrarese
52
3.2 – Cenni relativi all’assetto agricolo del territorio in relazione all’attività irrigua
54
3.3 – Funzionamento della rete irrigua di bonifica – Distretti irrigui
56
4 – CRITICITA’ IDRAULICHE DEL BACINO BURANA – VOLANO
77
4.2 – Criticità della rete nella funzione irrigua
79
4.3 – Conseguenze del prossimo adeguamento dell’idrovia sul sistema idraulico del Bacino
Burana - Volano
80
4.4 – Eventi di esondazione ed aree a difficoltoso drenaggio
80
4.5 – Accenni alla Carta delle aree allagate in seguito a piogge intense negli anni 1995 e
1996
88
4.6 - Le difese a mare – (Relazione sullo stato della costa all’ottobre 2005)
88
4.7 - Allagamenti da mare
91
4.8 – Analisi della Rete idraulica principale
92
4.9 – Il delta del Po
97
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
1 - GENERALITA’ - INQUADRAMENTO
1 – Inquadramento geografico e morfologico
Il Bacino Burana - Volano è costituito dal territorio le cui acque trovano generalmente recapito a
mare nel tratto costiero compreso fra la foce del Po di Goro e la foce del Reno (escluse dette foci).
È in gran parte coincidente con il territorio provinciale di Ferrara, ma include anche alcune aree
(adiacenti al Reno) che ricadono nelle province di Ravenna e Bologna e, a monte, porzioni delle
province di Modena e Mantova, nonché un’area compresa tra Bazzano, Castelfranco Emilia e San
Giovanni in Persiceto ricadente nelle province di Modena e Bologna.
L’estensione totale del bacino è di 324.000 ha, tutti in pianura; di questi, oltre 130.000 ha, sono situati a quota inferiore al livello del mare (aree in azzurro blu nella fig. 1); le pendenze sono generalmente minime spesso inferiori allo 0,05 per mille.
Fig 1 – Altimetria del Bacino Burana-Volano
3
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L’esame dell’altimetria rivela l’andamento dei paleoalvei, la posizione delle rotte fluviali , la colmata delle valli e la successione delle linee di costa. Un tempo caratterizzato dal predominio delle
valli e paludi, il territorio del bacino Burana – Volano è oggi interamente soggetto alla bonifica; le
acque vengono raccolte ed allontanate per mezzo di una fitta rete di canali e numerosi impianti idrovori, che servono la maggior parte della superficie.
Di fatto il concetto di bacino idrografico in pianura è convenzionale: in un territorio caratterizzato
da pendenze tanto deboli è infatti difficile tracciare dei precisi spartiacque, anche perché il movimento delle acque è strettamente controllato da paratoie (chiaviche); è perciò quasi sempre possibile, con particolari manovre, deviare le acque in territori adiacenti. Il bacino idrografico viene perciò
definito facendo riferimento al sistema di convogliamento delle acque di scolo “in condizioni ordinarie”, ossia di piovosità normale e con la sistemazione più frequente delle paratoie.
Il Bacino di Burana-Volano è individuato come bacino di scolo, ma la maggior parte dei suoi canali
sono anche chiamati a svolgere funzioni irrigue. Tre grandi canali (Boicelli, Po di Volano e Navigabile) costituiscono inoltre l’Idrovia Ferrarese.
Fig.2 – Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara nel Bacino Burana-Volano
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Il Bacino Burana-Volano è inserito in un territorio dalle caratteristiche morfologiche peculiari e in
un tessuto idraulico di straordinaria complessità. I fiumi Po, Po di Goro, Panaro, Reno e Secchia,
che lo lambiscono o attraversano, presentano alvei pensili.
Gli alvei tuttora attivi e gli antichi alvei abbandonati, che corrispondono frequentemente a dossi,
sono caratterizzati da terreni di grana grossa e meno compressibili (sabbie e limi); per contro, alle
aree un tempo paludose oggi corrispondono di norma zone depresse caratterizzate da terreni di grana più fine e più compressibili, spesso con forte componente vegetale (argille, torbe).
L’intervento antropico ha profondamente influito nel determinare l’assetto attuale del territorio, prima con il disboscamento, poi con la stabilizzazione della rete fluviale, per favorire l'agricoltura e
l’insediamento in generale, infine con le numerose altre attività che si sono impiantate sul territorio.
Molte di queste pratiche hanno avuto effetti notevolissimi. Ad esempio l'arginamento dei fiumi li ha
resi pensili ed ha impedito l'arrivo di nuovi sedimenti a compensare gli abbassamenti dovuti alla
subsidenza naturale.
Ciò ha favorito l'estendersi delle zone umide dolci e salmastre. Alcune di queste ultime sono state
trasformate in saline, molte in bacini da pesca.
La subsidenza naturale, sommata alla subsidenza artificiale, provocata dalla sottrazioni di fluidi da
strati di varie profondità, ha fatto in modo che già una cinquantina di anni fa gran parte del territorio
fosse al di sotto del livello del mare. A causa di questa condizione e delle pendenze comunque molto deboli, è stato necessario istallare numerosissime idrovore, che sollevano anche più volte le acque dei canali che attraversano il territorio.
Il territorio ha quindi sempre presentato un rischio idraulico più elevato delle altre regioni italiane,
ossia rischio di allagamento da fiumi (in particolar modo dal Po), rischio di allagamento da mare e
rischio di allagamento da canali.
Negli ultimi decenni si sono aggiunti nuovi problemi, come la diminuzione di apporto sedimentario
da parte dei fiumi. Con l’ampliamento delle aree urbanizzate, sia nell’area in esame sia nell’intero
bacino del Po, è aumentata l’impermeabilizzazione dei terreni, con conseguente aumento delle portate liquide e riduzione dei tempi di corrivazione nei fiumi e nei canali. Ciò ha aumentato il rischio
di allagamento da fiumi e da canali.
Nuovi problemi sono poi intervenuti negli ultimi decenni, legati anche al cambiamento climatico,
quali la diminuzione di portata liquida nei fiumi e conseguentemente la ulteriore diminuzione di
apporto sedimentario, l’innalzamento - sia pure controverso - del livello marino, l’aggravamento del
fenomeno della risalita del cuneo salino lungo i fiumi, la risalita delle acque salate nei terreni, il rischio siccità. I periodi esenti da piogge tendono infatti ad allungarsi e il Po registra sempre più spesso fasi di magra con portate bassissime.
Ancor oggi la sopravvivenza delle attività economiche e la stessa abitabilità di questo territorio dipendono quindi da un’azione incessante di gestione delle acque, che viene effettuata dai Servizi
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Tecnici di Bacino e dai Consorzi di Bonifica, ma anche da altri enti operanti sul territorio, in costante collegamento tra loro.
Il deflusso delle acque di pioggia è oggi artificialmente regolato da un complesso sistema di canali
che convergono verso vari impianti idrovori, le cui pompe sollevano le acque di scolo per avviarle
al mare.
Tab. 1 - IL CONSORZIO DI BONIFICA PIANURA
DI FERRARA IN CIFRE
DESCRIZIONE
Unità di misura
Valore
Superficie del Comprensorio
Ha
253.731
Estensione dei canali
Km
4.153
Impianti idrovori di scolo
n°
77
Impianti idrovori di irrigazione
n°
88
Potenza installata complessiva (scolo e
irrigazione)
Km
42.800
Mc/s
770
Milioni di Mc
1.510
Fisso
n°
267
Stagionale
n°
120
Trattori - Escavatori
n°
59
Autocarri
n°
38
Motobarche
n°
8
Portata Totale Impianti
Acqua sollevata annualmente
Personale
Mezzi d'opera
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Sopra è riportato uno schema riassuntivo per la parte del bacino gestita dal Consorzio di Bonifica
Pianura di Ferrara.
Fig. 3 – Suddivisione del Bacino Burana-Volano per punti di recapito delle acque di scolo.
Senza gli impianti idrovori questa pianura, imprigionata fra bordi rilevati del Po, del Reno, del Secchia e chiusa verso mare dalla fascia litoranea che la sovrasta, ben presto verrebbe in gran parte
sommersa.
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Fig.4 - Impianti idrovori di Codigoro.
Il territorio del Bacino Burana Volano si può suddividere, a grandi linee, in cinque aree ben caratterizzate altimetricamente.
La prima, più alta, è quella compresa fra Bazzano, Castelfranco Emilia e S. Giovanni in Persiceto,
che si può paragonare ad un piano degradanate verso nord nord-est da 70 a 30 m di quota.
Le altre quattro aree sono tutte conformate a catino e sono:
- L’area compresa fra i tratti terminali del Secchia e del Panaro, Questo territorio misura 66.500 ettari, recapita le sue acque nel Po di Volano attraverso la Botte Napoleonica, che sottopassa il fiume Panaro e porta le acque verso este con il Canale Emissario di Burana. A sua volta è costituito
dai territori altimetricamente più bassi appartenenti al Consorzio di Bonifica di Burana (52.800
ettari) e del Consorzio di Bonifica Terre dei Gonzaga in Destra Po (13.700 ettari). Complessivamente appartiene al Bacino un’area lombarda di circa 30.000 ettari e un’area di circa 25.700 ettari ricadenti nella provincia di Modena. L’area è alta fino a 20 m s.l.m. degradante veso est;
-
L’area a Sud-Ovest di Ferrara, discretamente alta e irregolarmente degradante verso levante,
sbarrata dal Po di Primaro, che costituisce l’ex Consorzio di Bonifica Valli di Vecchio Reno,
con una estensione di 413.200 ettari;
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L’area “polesine”, a nord del Po di Volano (91.100 ettari), con i margini rilevati costituiti dalla
fascia costiera e dai corsi d’acqua ad essi esterni (Panaro, Po, Poatello-Volano, Po di Goro), con
vaste depressioni interne (circa la metà del territorio consortile) che si spingono fino a 4 m al di
sotto del livello del mare. Questa area costituisce l’ex Consorzio di Bonifica I Circondario Polesine di Ferrara.
-
L’area “polesine”, a sud del Po di Volano (119.500 ettari), con i margini rilevati costituiti dalla
fascia costiera e dai corsi d’acqua ad essi esterni (Panaro, Po di Primaro, Reno), con vaste depressioni interne (circa la metà del territorio consortile) che si spingono anche in questo caso
fino a 4 m al di sotto del livello del mare. Questa area costituisce l’ex Consorzio di Bonifica II
Circondario Polesine di S. Giorgio.
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1.2 – Piovosità ed alluvioni
Ad una situazione di notevole piovosità (anni 1995 – 2002), con una media annua di 750 mm di
pioggia, è seguita una situazione di sempre maggiore siccità, culminata nel 2006 con una media annua al di sotto dei 500 mm di pioggia. Il regime precipitazionale è di tipo equinoziale, presentando
massimi in primavera ed in autunno.
Fig. 5 – Confronto della piovosità media con l’evento alluvionale dell’11-12 maggio 1996.
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Numerose alluvioni si sono verificate anche nel passato recente, sia per effetto di rotte fluviali, sia
perché il mare, in particolari condizioni di acque alte e durante violente mareggiate, poteva sormontare la fascia litoranea e riversare le sue acque nelle vaste depressioni retrostanti, sia infine per le
difficoltà che spesso si manifestano, in caso di forti precipitazioni, a convogliare efficacemente le
acque meteoriche verso il mare. Il sistema di bonifica, costituito da una rete di oltre quattromila chilometri di canali, da un centinaio di impianti idrovori e da innumerevoli manufatti come chiaviche,
prese, paratoie, botti a sifone, casse di espansione, concessioni ecc., opera incessantemente per
mantenere le indispensabili condizioni di sicurezza idraulica.
Fig.6 – Immagine tratta dal SITL (Sistema Informativo Territoriale Locale) del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara.
I fenomeni di allagamento dei centri urbani sono sempre più frequenti, in parte a causa dei cambiamenti climatici in atto - stiamo assistendo infatti a fenomeni di desertificazione/siccità da una parte,
e dall’altra ad eventi piovosi di elevata intensità e sempre più concentrati - in parte legati alle modificazioni dei territori e alle grandi urbanizzazioni con conseguenti fenomeni di impermeabilizzazione dei terreni.
È da considerare anche il fenomeno subsidenza, che nella nostra provincia è piuttosto marcato, sia
quella di origine naturale sia quella antropica: i cedimenti differenziali possono compromettere in11
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frastrutture a rete quali le fognatura, riducendo ulteriormente le pendenze dei collettori, già modeste.
Infine alcune abitazioni con garage o scantinati posti al disotto del piano campagna presentano allacci alla pubblica fognatura non eseguiti correttamente, che danno origine a rigurgiti e allagamenti.
Vi è poi un discorso legato alla scarsa manutenzione delle caditoie, con scarso deflusso delle acque
piovane nelle fognature.
Tuttavia per affrontare in maniera organica e strutturale il problema degli allagamenti è necessario
procedere innanzitutto ad una rilevazione della rete fognaria, alla sua implementazione su modello
di simulazione idraulica, per analizzare il comportamento della rete sollecitata da diversi eventi meteorici.
Tale analisi è già stata avviata per i seguenti Comuni :
•
Copparo;
•
Lagosanto
•
Lidi Nord di Comacchio
•
Codigoro
•
Mesola
•
Vigarano Mainarda
•
Ferrara in parte
Sarà necessario comunque procedere alla rilevazione e alla modellazione della rete fognaria dei diversi comuni, iniziando da quelli che hanno evidenziato le maggiori criticità.
Oltre agli interventi strutturali sulla rete (ad es aumento della capacità di invaso), da individuarsi a
seguito delle analisi sopraccitate, è necessario ricorrere anche a misure non strutturali.
Queste consistono nel recepimento nel Regolamento edilizio degli strumenti urbanistici di prescrizioni o incentivi volti a diminuire gli effetti delle impermeabilizzazioni (superfici drenanti, fasce
tampone, tetti verdi), con recupero ed utilizzo dell’acqua piovana non contaminata per usi irrigui, di
lavaggio etc, vietando inoltre la realizzazione di piani interrati e scantinati.
1.3 – Clima
Il clima è temperato freddo con estate calda, come per il resto della Pianura Padana, ossia di tipo
continentale, in parte attenuato dal mare nella sua parte più orientale.
L’umidità media dell’aria è mediamente elevata per tutto l’anno.
12
Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
1.4 – Urbanizzazione e paesaggio
La popolazione residente nel territorio del Bacino Burana-Volano è di circa 390.000 unità. Per
quanto riguarda la natalità, i valori sono i più bassi della regione: intorno all’8 per mille, contro un
tasso di mortalità di circa il 12 per mille. La densità media è al di sotto della media nazionale (133
abitanti per Kmq – 139 se si escludono dal calcolo gli ambienti acquatici). I sei centri con più di
20.000 abitanti: Ferrara (133.214 ab), Cento (32.902 ab), S. Giovanni in Persicelo (25.900 ab), Mirandola (23.570), Comacchio (22.751 ab), Argenta (22.262 ab), costituiscono dei poli di attrazione
demografica, in essi dimora circa la metà degli abitanti del territorio. La popolazione ha una struttura specifica: è particolarmente anziana, con il 25 % di over 65 anni e appena il 12% di under 15 (fra
i valori più bassi in Italia). Le donne sono il 52% della popolazione (con valore in diminuzione).
La tendenza progressiva alla riduzione della popolazione residente si è arrestata nel 2002, facendo
registrare un’inversione di tendenza. Negli ultimi anni, infatti, si è registrato un incremento di circa
duemila persone, dovuto prevalentemente al movimento migratorio.
Fig. 7 - POPOLAZIONE NELLA PROVINCIA DI FERRARA
RESIDENTE DAL 1984 AL 2006
380000
370000
360000
350000
340000
330000
20
06
20
04
20
02
20
00
19
98
6
19
9
19
94
2
19
9
19
90
19
88
19
86
19
84
320000
I principali tipi di paesaggio, sono quello agricolo (con i vari sottotipi delle Terre Vecchie, delle
Partecipanze, delle bonifiche estensi e pontificie, della grande bonifica meccanica, della riforma
agraria, del Mezzano), cui si affiancano il paesaggio del litorale (non colonizzato e colonizzato) e il
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
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paesaggio lagunare, delle valli salmastre, palustre, fluviale, del bosco-planiziale, urbano ed industriale.
1.5 – Approvvigionamento idrico
L’argomento verrà ulteriormente trattato nel capitolo 3, con approfondimenti riguardo alla distribuzione dell’acqua per usi irrigui nei singoli distretti del bacino Burana – Volano.
L’acqua irrigua che alimenta i territori del Bacino Burana Volano viene derivata quasi interamente
dal fiume Po, ai seguenti punti di prelievo (da monte a valle):
- Stabilimento Idrovoro di Sabbioncello (Quingentole, Mantova)
- Stabilimento Idrovoro delle Pilastresi (Stellata di Bondeno, Ferrara)
- Impianto Sussidiario Pilastresi (Stellata di Bondeno, Ferrara)
- Stabilimento Idrovoro Capodargine (S.Biagio di Bondeno, Ferrara)
- Stabilimento Idrovoro Palantone (Paolecchio di Bondeno, Ferrara)
- Sifoni di Guarda (Ro, Ferrara)
- Sifoni di Contuga (Cologna di Berra, Ferrara)
- Sifoni di Berra (Serravalle di Berra, Ferrara)
- Sifoni di Goro sul Po di Goro (Goro, Ferrara).
Lo stabilimento Idrovoro di Sabbioncello, presso Quingentole, in funzione dal 1957, preleva l'acqua
dal Po per sollevamento, mediante 6 gruppi di pompaggio della portata complessiva di 20 mc/s, distribuendola attraverso l'omonimo canale, ad una rete irrigua che serve 60.000 ettari di terre coltivate, verso zone ad altitudine superiore, tra le province di Mantova, Modena e Ferrara. È stato oggetto
di lavori di ripristino nel 2007.
Lo stabilimento Idrovoro delle Pilastresi , presso Stellata di Bondeno, inizialmente concepito per le
sole necessità di scolo (a servizio di 54.700 ettari di comprensorio delle Acque Basse del Comprensorio di Bonifica di Burana), è stato successivamente adeguato per la derivazione di 47 mc/sec d'acqua, di cui 44 a servizio di 150.000 ettari della Provincia di Ferrara, ad uso agricolo, industriale,
nonché per consentire la navigazione sull’Idrovia Ferrarese. Costruito tra gli anni 1928-37, è stato
attivato solo nel 1949 a causa degli eventi bellici e dei lavori necessari per rimediarne i danni. Scarica nel canale delle Pilastresi, il quale raccorda l’impianto omonimo con il canale Collettore di Burana.
L’acqua proveniente dall’impianto delle Pilastresi è immessa nel sistema del Po di Volano, per alimentare i Consorzi di Bonifica ferraresi, attraverso una numerosa serie di opere di presa secondarie.
L’impianto sussidiario delle Pilastresi , presso Stellata di Bondeno è situato nei pressi del precedente ed è stato progettato per assicurare l’approvvigionamento idrico anche in caso di magre eccezio14
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nali del fiume. Inaugurato nel 2004, è un impianto sommergibile e preleva acqua dal Po attraverso
le vecchie Chiaviche Pilastresi, l’acqua percorre il vecchio Canale di derivazione e, dopo la Chiavica Quattrocase, si immette nel suddetto canale delle Pilastresi.
Altri importanti quantità d’acqua vengono derivate mediante i sifoni di Guarda, Contuga e Berra,
che hanno un a portata complessiva di 42 mc/s.
Gli altri prelievi dal Po sono di entità assai minore. Anche dal Canale Emiliano Romagnolo, che
preleva acqua mediante l’impianto di Palantone avente una portata massima di 68 mc/s, viene destinata al Bacino Burana Volano (territorio Ferrarese) solamente una quota di 4 mc/s.
Nel complesso il prelievo idrico annuo da fonti esterne è di: 304 milioni di mc per l’ex I Circondario, 156 milioni di mc per l’ex II Circondario, 43 milioni di mc per l’ex Valli di Vecchio Reno, per
un totale complessivo di 503 milioni di mc (dato anno 2004).
L’acqua irrigua che alimenta i Consorzi di Bonifica del Bacino Burana Volano è derivata quasi interamente dal fiume Po.
Fig.8 – Sistema irriguo del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara. Suddivisione per punti di prelievo delle acque di irrigazione.
15
Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
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Il bacino Burana-Volano ha una spiccata vocazione agricola. Per esempio, nei dati relativi al Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, si evince che la Superficie Agricola Utile (SAU) del territorio
ha il valore in percentuale sull’estensione del territorio più alto della regione con una SAU di
180.000 ettari su un comprensorio di 250.000 ha.
La distribuzione delle acque irrigue si attua prevalentemente con il sistema dell’utilizzo promiscuo
delle canalizzazioni esistenti, sistema che, oltre a consentire il prelievo diretto da parte degli utenti,
favorisce il risarcimento della falda freatica, garantendo il giusto franco di coltivazione. Il principale inconveniente di questo sistema risiede nel fatto che è possibile ritrovarsi i canali già invasati
d’acqua a fronte di eventi meteorici improvvisi ed intensi, con conseguente rischio di allagamenti
qualora non si intervenga con la massima tempestività. Nei territori di bonifica orientali, più depressi, si sono diffusi anche sistemi di distribuzione irrigua con canalizzazione specializzata, in generale
dominante; nelle aree più occidentali negli ultimi tempi vengono realizzati sistemi di adduzione separata che peraltro si avvalgono sempre della distribuzione per mezzo della canalizzazione promiscua e impianti tubati a bassa pressione con erogazione a scala aziendale.
2
- IL SISTEMA DI SCOLO
Il sistema dei canali interni del Ferrarese fa parte quasi interamente del Bacino Burana-Volano-Canal Bianco (Giari, Morelli, Roversi, 1998; Giari, Valentini, 1998; Morelli, Tebaldi,
1998; Roversi, 1998).
Va premesso che il concetto di bacino idrografico in un territorio di pianura è convenzionale.
È in effetti difficile, in tali condizioni, tracciare dei precisi spartiacque, anche in considerazione del fatto che l’assetto idraulico è strettamente controllato da canali artificiali e chiaviche, e
con particolari manovre, è possibile deviare le acque di scolo in territori adiacenti. Un bacino
idrografico in pianura viene perciò generalmente definito con riferimento al sistema di convogliamento delle acque di scolo in condizioni ordinarie, ossia di normale piovosità e con la sistemazione più frequente delle chiaviche.
In questa accezione, è stato definito Bacino Burana-Volano-Canal Bianco il territorio le cui
acque trovano recapito a mare nel tratto costiero compreso fra la foce del Po di Goro e la foce
del Reno. I principali canali preposti a tale recapito a mare sono, da nord a sud, il Canal Bianco (che sbocca nella Sacca di Goro), il sistema Po di Volano-Canale Navigabile (il primo in
Sacca di Goro e il secondo direttamente in mare) e il Canale Logonovo (in mare). Sempre fra
la foce del Po di Goro e la foce del Reno riversano acque in mare anche l’Impianto Idrovoro
Bonello (in Sacca di Goro), l’Impianto Idrovoro Giralda (in Sacca di Goro), la vecchia foce
del Po di Volano (che consente rapporti idraulici tra Sacca di Goro, Valle Bertuzzi e Lago del16
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le Nazioni) e il Canale Gobbino (che - assieme al Navigabile e al Logonovo - mette in comunicazione con il mare le Valli di Comacchio).
2.1 – Lineamenti generali
Il Bacino Burana-Volano-Canal Bianco interessa quasi interamente la provincia di Ferrara, si
estende anche a monte del territorio provinciale ferrarese, comprendendo le aree fra Bazzano,
Castelfranco Emilia e S. Giovanni in Persiceto, che scaricano nel Canale di Cento e, soprattutto, quelle parti dell’Oltrepò Mantovano e del Modenese, situate in destra del Secchia, le cui
acque vengono raccolte dai canali Fossalta e Quarantoli, confluenti nel Canale Burana. Alcune estensioni extra-provinciali del bacino si individuano anche a sud, tra il vecchio corso
del Po di Primaro (su cui corre il confine provinciale) e il Reno: le anse di Consandolo, di
Longastrino e di Anita (Bondesan A., Dugoni, Freddi, Montani, Osti, 1995).
I Consorzi di Bonifica che insistono sul bacino sono, da monte a valle:
- il Consorzio di Bonifica Terre dei Gonzaga in destra Po (ex Bonifica di Revere oggi fusa
con l’Agro Mantovano Reggiano)
- il Consorzio di Bonifica Reno-Palata
- il Consorzio di Bonifica di Burana Leo Scoltenna Panaro
- il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara
Il Po di Goro e i tratti del Po, del Panaro, del Reno e del Secchia che lambiscono (o attraversano) questo bacino presentano alvei pensili e il bacino stesso ha relazioni idrauliche, in fase di
scolo, solo con il Po Grande, potendo scaricarvi acque presso Moglia (Impianto Idrovoro Moglia) e presso Stellata (Impianto Idrovoro Pilastresi), e con il Po di Goro (Impianto Idrovoro
Vidàra nord, di recente costruzione). Per il resto i suddetti fiumi esercitano azione scolante
solo sulle relative fasce golenali.
Il territorio della Provincia di Ferrara è compreso quasi interamente in questo bacino; solo due
parti non vi rientrano:
- la parte dell’Argentano situata a destra del Reno comprendente la Cassa di Campotto, che fa
parte del sistema delle acque interne del Bolognese, Consorzio della Bonifica Renana, che
scarica nel Reno;
- un’area situata sempre in destra del Reno, a nord di Molinella, meno estesa della precedente,
che ricade pure nel sistema idraulico bolognese, un po’ più a monte (stesso consorzio).
I consorzi di bonifica operanti nella parte ferrarese del bacino sono definiti in base alla suddivisione del territorio operata dai fiumi Po, Panaro e Reno nonché dai maggiori paleoalvei, il
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Po di Ferrara, il Po di Volano e il Po di Primaro (vedi. Tav.1 – “Delimitazioni territoriali
dei Consorzi di Bonifica”):
- il Consorzio Burana-Leo-Scoltenna-Panaro è competente per l’area a monte del Panaro
- il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, competente per l’area compresa fra il Po Grande, il Po di Goro, il fiume Panaro, il fiume Reno ed il Mare Adriatico
Quest’ultimo è il risultato della fusione dei tre consorzi di Bonifica preesistenti: I Circondario,
II Circondario e Valli di Vecchio Reno, consorzio che erano tra di loro associati nel Consorzio Generale di Bonifica nella Provincia di Ferrara, Ente di 2° grado soppresso dal 1 ottobre
2009.
Nel Bacino Burana-Volano-Canal Bianco i principali canali interni sono, da monte a valle:
- il Canale Burana, che raccoglie le acque del Consorzio omonimo e le recapita, mediante il
Canale Emissario di Burana, al Po di Volano
- il Canale di Cento, che raccoglie le acque del settore sud-occidentale dell’ex Consorzio Valli di Vecchio Reno (oltre a quelle del territorio di Castelfranco Emilia) e le immette nel Po di
Volano
- il Canal Bianco, quasi interamente pensile, che raccoglie acque dall’ex I Circondario e sfocia nella Sacca di Goro
- il Canale Boicelli, che rappresenta una bretella di raccordo idroviario tra il Po di Volano e il
Po Grande
- il Po di Volano, pensile, che, oltre alle acque provenienti dall’Emissario di Burana, dal Canale di Cento e dal Canale Boicelli, raccoglie la maggior parte delle acque di scolo del Consorzio dell’ex I Circondario e parte di quelle dell’ex II Circondario e sfocia nella Sacca di
Goro; durante il suo corso è interessato da due chiuse con funzione di sostegni allo scopo di
regolarne i livelli idraulici, la Chiusa di Valpagliaro e la Chiusa di Tieni (entrambe dotate di
conche di navigazione): la Chiusa di Tieni, ha funzione di regimazione degli scoli e in casi di
piena nella parte terminale del Po di Volano viene del tutto chiusa
- il Po di Primaro, pensile, che raccoglie acque dall’ex Consorzio Valli di Vecchio Reno (oggi
parte del Pianura di Ferrara) e le recapita al Po di Volano, e che pertanto in condizioni di
scolo scorre da sud a nord
- il Canale Navigabile, pensile, che si diparte dal Po di Volano presso Migliarino, raccoglie la
maggior parte delle acque di scolo dell’ex Consorzio II Circondario (oggi parte del Pianura
di Ferrara9 e sfocia in mare a Porto Garibaldi; è sbarrato dalla Chiusa di Valle Lepri, con
funzione di sostegno (dotata di conca di navigazione),
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Di grande importanza sono inoltre i canali Circondariali del Mezzano, che raccolgono acque
dell’ex Consorzio II Circondario e dell’ex Consorzio Valli di Vecchio Reno e le avviano al
mare attraverso il Canale Navigabile e il Canale Logonovo. Gioca pure un ruolo notevole, nel
sistema di scolo, il Canale S. Nicolò-Medelana, che rappresenta una bretella di raccordo tra il
Po di Primaro e il Po di Volano.
L’intera rete di scolo è ovviamente servita da numerosi impianti idrovori, in funzione delle già
viste caratteristiche morfologiche del territorio provinciale e in particolare del fatto che circa
il 40% di esso è a quota inferiore rispetto al livello del mare.
Per descrivere più dettagliatamente, per il settore ferrarese, il funzionamento del sistema di
scolo, nel seguito il territorio verrà ulteriormente suddiviso in bacini e sottobacini.
Vengono perciò fornite alcune indicazioni sulle modalità che hanno portato alla definizione
dei vari bacini di scolo componenti. Il criterio adottato ha permesso di organizzare i bacini secondo diversi livelli gerarchici ed è stato adottato da tutti i consorzi di bonifica della regione
su indicazione dell’URBER; grazie a questo standard comune si è potuta realizzare una copertura dei bacini di scolo di tutta la Regione Emilia- Romagna.
2.2 – Metodologia adottata per l’analisi dei bacini di scolo
Per individuare i bacini di scolo, come già detto, è innanzitutto necessario stabilire in quale situazione di funzionamento deve essere considerato il sistema idraulico in questione. Le condizioni più significative secondo le quali la rete di scolo può funzionare, sono due: ordinarie o
alle massime portate di progetto; le modalità di deflusso delle acque e di conseguenza le fisionomie e le gerarchie dei bacini di scolo variano, talvolta anche in maniera significativa, a seconda che ci si metta nella prima o nella seconda delle due ipotesi. Per questo motivo si rende
necessario identificare una specifica situazione idraulica di riferimento che permetta di fotografare le modalità di scolo del sistema in un suo ben preciso regime di funzionamento.
È stato scelto di fare riferimento alla situazione di esercizio ordinario della rete di bonifica ovvero alle condizioni in cui ciascun canale o impianto idrovoro si trova a regime pur non funzionando al massimo delle sue potenzialità.
2.3 – Gerarchia dei bacini di scolo
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Un passo fondamentale per comprendere l’esatto funzionamento della bonifica è quello di individuare in maniera precisa la gerarchia secondo la quale i bacini sono organizzati. Per quel
che riguarda il presente lavoro si è deciso di individuare tre ordini di afferenza, cioè: bacino
principale (ordine 1), sottobacino di primo livello (ordine 2), sottobacino di secondo livello
(ordine 3).
Le acque di tutti i bacini di scolo vengono infine convogliate in una serie di vettori idraulici
esterni alla bonifica che possono essere considerati gli elementi di “ordine zero” del sistema.
Questi elementi sono ad esempio: il Canale Boicelli, il Po di Volano, il Po di Primaro, il Po
di Goro, il Po, il Canale Navigabile Migliarino-Porto Garibaldi, le valli Bertuzzi e di Comacchio e naturalmente il mare Adriatico, cui a loro volta tutti gli elementi di ordine zero fanno capo.
2.4 – Bacini principali
I bacini principali, come detto, scaricano le loro acque direttamente all’esterno della bonifica
e vengono definiti come aree le cui acque confluiscono ad un’unica sezione che è collegata
tramite sollevamento meccanico o gravità all’esterno della bonifica.
Ciascun bacino principale deve essere autonomo dal punto di vista idraulico, il che significa
che le acque di due diversi bacini principali non devono mescolarsi (durante lo scolo) se non
dopo il loro arrivo nei collettori esterni alla bonifica.
Alla luce di questa definizione la fisionomia che un bacino principale può assumere è riconducibile sostanzialmente a due tipi: il primo tipo può essere considerato come una porzione
di territorio che scola le proprie acque (per gravità o sollevamento) direttamente all’esterno
della bonifica, come ad esempio il Bacino Marozzo, le cui acque confluiscono all’omonimo
impianto idrovoro, che le solleva e le scarica nel Po di Volano presso l’”Isola di Varano” .
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Figura 9
I bacini principali del secondo tipo sono semplicemente costituiti da collettori arginati che
ricevono diversi contributi idraulici durante il loro tracciato e che al termine del loro percorso le recapitano fuori bonifica (fig. 10). Nel territorio ferrarese, l’esempio più significativo è
certamente quello del Canale Circondariale Bando-Valle Lepri, che funziona da ricettore di
tutte le acque della porzione ovest dell’ex II Circondario e le scarica nel Canale Navigabile
attraverso l’Impianto Idrovoro Lepri Acque Alte. Il bacino principale considerato, quindi,
viene ad essere di dimensioni considerevoli e racchiude al suo interno tutta una serie di bacini di ordine inferiore; volendo semplificare il concetto, quindi, si può dire che il Bacino Circondariale è il bacino principale ed è costituito dall’area compresa fra gli argini del circondariale e dei collettori principali che raggiungono i singoli sottobacini, i quali sono inclusi
nel Bacino Circondariale.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Figura 10
2.5 – Sottobacini di primo livello
In un bacino principale possono essere individuate aree che in condizioni ordinarie scolano
all’interno del bacino stesso, per gravità o previo sollevamento da parte di un impianto idrovoro.
È necessario individuare innanzitutto i collettori principali all’interno del bacino principale,
a questo punto, quando è possibile, bisogna individuare l’area di pertinenza dei singoli collettori principali del bacino; queste aree costituiscono i sottobacini di primo livello (fig. 11).
A volte la rete è piuttosto complessa e non è possibile individuare in modo chiaro le varie
aree dei sottobacini. Può essere conveniente, in questo caso, trattare il bacino come un unico
bacino principale.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Figura 11
2.6 – Sottobacini di secondo livello
Un sottobacino di secondo livello è costituito da una porzione di territorio che scarica le proprie acque all’interno di un sottobacino di primo livello, per gravità o previo sollevamento.
La copertura di cartografia numerica: “bacini di scolo” fornisce uno schema del funzionamento della rete di bonifica. Frequentemente in passato il territorio veniva suddiviso in base all’ordine cronologico di bonifica delle singole aree, cioè le zone del territorio si consideravano
omogenee o meno a seconda del periodo a cui risaliva la loro bonifica.
Per motivi di immediatezza dell’informazione, si è scelto di considerare, come massimo dettaglio, i sottobacini di secondo livello, anche se sarebbe stato possibile arrivare ad un grado di
informazione maggiore.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
2.7 – Analisi dei bacini di scolo nei comprensori di bonifica
I bacini e sottobacini individuati nel territorio ferrarese vengono elencati nel seguito, procedendo, quando possibile, da nord a sud e da monte a valle; le portate indicate per gli impianti
idrovori sono portate massime.
I recapiti esterni alla bonifica, considerati come elementi di ordine zero, sono i seguenti:
-
il fiume Po Grande
-
il fiume Po di Goro, primo ramo deltizio in destra del Po
-
il fiume Panaro
-
il Canale Burana e il suo prolungamento oltre il Panaro, chiamato Canale Emissario
di Burana
-
il Canale Pilastresi, tra Bondeno e Stellata, che, come si dirà in seguito, in fase di scolo può recapitare parte delle acque del Canale Burana al Po, tramite l’Idrovora Pilastresi
-
il Canale Boicelli, che in condizioni ordinarie scola da nord a sud ed è tributario del
Po di Volano
-
il Po di Volano, che per la funzione scolante può esser considerato suddiviso in tre
tronchi: quello tra Ferrara e Migliarino (località Fiscaglia), con flusso da ovest a est;
quello tra Migliarino e la Chiusa di Tieni, che attualmente, in condizioni di scolo ordinarie scorre prevalentemente da est a ovest; quello a valle della Chiusa di Tieni, che
scorre da ovest a est e sbocca nella Sacca di Goro
-
il Canale Navigabile, che scorre da ovest a est, tra Migliarino e il mare, convogliando
soprattutto le acque dei primi due tronchi del Po di Volano
-
il Canale Fosse-Foce, che avvia al mare le acque di aree poste a sud-ovest delle Valli
di Comacchio
-
il Canale Logonovo che recapita in mare le acque del precedente Canale Fosse Foce
ed agevola, in casi di piena, il deflusso delle acque del Canale Navigabile
-
il Canale Gobbino, che mette in comunicazione diretta le Valli di Comacchio e le
Vene di Bellocchio col mare
-
la Sacca di Goro
-
il mare Adriatico, al quale infine fanno capo tutti gli elementi di ordine zero precedentemente elencati.
2.7.1 – Bacini di scolo del Consorzio di Bonifica di Burana
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
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Ricade in tale consorzio la parte del Bondenese situata a ovest del Panaro. Le acque di scolo
sono raccolte prevalentemente dal Canale Burana, sottopassano il Panaro alla Botte Napoleonica e, dopo aver sottopassato in botte anche il C.E.R. (Canale Emiliano Romagnolo), vengono convogliate dal Canale Emissario di Burana e conferite al Po di Volano presso Ferrara.
Quando la portata affluente al Canale Emissario di Burana supera i 44 m3/s, le eccedenze
possono essere scaricate in Po tramite il Canale Pilastresi e l’Impianto Idrovoro Pilastresi
(portata 44 m3/s), che viene appositamente attivato con funzione di impianto di scolo (normalmente ha la funzione inversa, di prelevare acque dal Po per l’irrigazione). In pratica si fa ricorso a questa possibilità quando il livello delle acque alla confluenza con il Canale S.Bianca
supera i m 6,07 sul l.m.m. (m 5,81 sul comune marino di Porto Levante).
Considerati il Canale Burana e il Canale Pilastresi come elementi di ordine zero, la porzione
ferrarese di questo territorio consortile può essere riguardata come l’insieme dei bacini e sottobacini qui di seguito elencati.
A nord del Canale Burana, da ovest a est, si possono distinguere:
- il Bacino principale Allacciante di Felònica, comprendente i territori serviti dal canale Allacciante di Felònica e dagli affluenti Diversivo destro del Bondiolo, Cavo Bondiolo, Diversivo sinistro del Bondiolo, Scolo Campo destro, Scolo Campo sinistro e Cavo Fusegno; l’Allacciante di Felònica mette capo all’Impianto Idrovoro Cipollette (portata 11 m3/s), che versa nel
Canale Pilastresi;
- il Bacino principale Cavo Fossa Lata, comprendente i territori relativamente più alti serviti
dal Cavo Fossa Lata, che si immette a gravità nel Canale Pilastresi
- il bacino principale Cavo Rondone Primo, comprendente i territori alti situati a est del Canale Pilastresi che scolano a gravità nel Collettore di Burana, con i seguenti sottobacini:
-- sottobacino. di I liv. Cavo Rondone Secondo
-- Sottobacino di I liv. Diversivo Rondone
entrambi si immettono nel Cavo Rondone Primo.
Sempre a est del Canale delle Pilastresi si individuano:
- il bacino principale Canale delle Pilastresi, che scola nell’omonimo canale;
- il bacino principale Cavo Terre Vecchie Secondo, che interessa aree comprese tra Zerbinate
e Stellata servite dallo Scolo Terre Vecchie e le aree servite direttamente dal Cavo Terre Vecchie, che infine si immette a gravità sempre nel Canale Pilastresi.
A sud del Canale Burana, da ovest a est, si possono distinguere:
- il bacino principale Cavo Rusco Primo, comprendente i territori dei
-- sottobacino di I liv. Fossa Reggiane e
-- sottobacino di I liv. Canale Bagnoli
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
che convogliano le acque nel Cavo Rusco Primo e successivamente nel Canale Collettore di
Burana;
- il Bacino principale Dogaro Uguzzone, che si immette nel Canale Collettore di Burana e
che riceve le acque dei seguenti sottobacini:
-- sottobacino di I liv. Cavo Gavello,
-- sottobacino di I liv. Rusco Secondo,
-- sottobacino di I liv. Fosso Puglia,
-- sottobacino di I liv. Fosso Cinoso;
- il Bacino principale Cavo Cagnette, comprendente due fasce scolanti rispettivamente nel
Cavo Cagnette e nel suo affluente Cavo Piretta; il Cavo Cagnette si immette nel Canale Burana a gravità, 4 km a ovest del centro abitato di Burana;
-- sottobacino di I liv. Cavo Riminalda,
-- sottobacino di I liv. Cavo Caprara,
-- sottobacino di I liv. Cavo Cavalletta,
-- sottobacino di I liv. Cavo Gavello,
-- sottobacino di I liv. Cavo Campanella;
il Cavo Cagnette scarica le sue acque nel Canale Collettore di Burana dopo che queste sono
state convogliate nel Cavo Cavalletta, il quale riceve tutti i suoi affluenti a gravità, ad esclusione di quello servito dall’Impianto Idrovoro Moretta (portata 2 mc/s). Il Cavo Cavalletta si
immette nel Canale Burana circa 8 km a est di Burana, di fronte alla confluenza del Canale
Pilastresi.
- il Bacino principale Cavo Poretto, comprendente i territori serviti dal Cavo Poretto e che include:
-- il sottobacino di I liv. Emissario dei Serragli
-- il sottobacino di I liv. Emissario dei Serragli Gualenga
che raccolgono le acque delle aree a sud di Bondeno.
2.7.2 – Bacini di scolo dell’ex Consorzio di Bonifica del I Circondario Polesine di Ferrara
Ricade in tale area del Consorzio Pianura di Ferrara tutta la parte del territorio provinciale situata a nord del Po di Volano e a est del Panaro. Le acque di scolo affluiscono all’Impianto
Idrovoro Bonello, al Canal Bianco all’Impianto Idrovoro Romanina, all’Impianto Idrovoro
Giralda, al Po di Volano.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Il Bacino del Bonello (bacino principale) interessa soprattutto il territorio comunale di Goro;
le acque vengono recapitate nella Sacca di Goro dall’Impianto Idrovoro Bonello (portata 5,1
m3/s), situata 2 km a est del porto di Goro.
Termina pure nella Sacca di Goro, 500 m a ovest del porto di Goro, il Canal Bianco; l’area
servita da questo importante canale costituisce il
- Bacino principale Romanina, che si estende sulla parte più settentrionale del Consorzio e
scarica nella Sacca di Goro tramite l’Impianto Idrovoro Romanina (portata 16 m3/s); tale bacino comprende
-- il sottobacino di I livello Betto, posto a ovest del Canale Boicelli; esso insiste sempre sul
Canal Bianco, che ha origine subito a est del Panaro. Normalmente le acque sottopassano il
Canale Boicelli alla Botte del Betto; in casi di piena parte di esse possono essere riversate nel
Canale Boicelli, immissario del Po di Volano, dall’Impianto Idrovoro Betto (portata 7,5 m3/s).
Tale sottobacino a sua volta comprende
---- il sottobacino di II liv. Valletta, servito dall’Impianto Idrovoro Valletta, di presollevamento (portata 0,4 m3/s)
Il Bacino Romanina include inoltre il
-- il sottobacino di I liv. Barco , situato a nord di Ferrara, servito dall’Impianto Idrovoro Barco (portata 0,5 m3/s)
-- il sottobacino di I liv. Nicolino, posto in fregio al Po Grande, a ovest del Canale Boicelli; le
sue acque sottopassano in botte il Canale Boicelli a Pontelagoscuro e vengono quindi convogliate al Canal Bianco dalla Fossa Lavezzola
-- il sottobacino di I liv. Baùra, che raccoglie le acque che pervengono a Baùra e alla Bretella
di raccordo Baùra-Naviglio-Fossetta Valdàlbero, che i suddetti canali conferiscono a gravità
al Canal Bianco; in caso di piena, entra in funzione l’Impianto Idrovoro Baura (portata 19
m3/s) che scarica le acque direttamente nel Po di Volano. Tale sistema comprende i seguenti
sottobacini:
---- sottobacino di II liv. Cittadino, posto a ovest del Canale Boicelli; le sue acque sottopassano in botte detto canale e vengono quindi portate dal Canale Gramicia al Canale Naviglio;
parte di esse possono però essere riversate direttamente nel Canale Boicelli mediante l’Impianto Idrovoro Cittadino, di recente costruzione (portata 6 m3/s)
---- sottobacino di II liv. Bolzanella, che tramite l’Impianto Idrovoro Bolzanella (portata 0,1
m3/s) scarica nel Canale Naviglio le acque di un piccolo territorio posto tra lo stesso Canale
Naviglio e l’ultimo tratto del Canale Gramicia
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
---- sottobacino di II liv. Sàndola, che tramite l’Impianto Idrovoro Sàndola (portata 0,5 m3/s)
scarica nel Canale Naviglio le acque raccolte dallo Scolo Scorsuro, che serve il territorio posto tra il Po di Volano e il Diversivo del Volano, sottopassato in botte da detto canale di scolo.
Pervengono pure al Canal Bianco le acque del
-- sottobacino di I liv. Vigheldo, posto a nord-est di Ferrara e servito dall’Impianto Idrovoro
Vigheldo (portata 1 m3/s).
Più a est, fanno infine capo al Canal Bianco e rientrano quindi sempre nel Bacino principale
Romanina i seguenti sottobacini:
-- sottobacino di I liv. Campagne Ovest, situato subito a est di Mesola, servito dall’Impianto
Idrovoro Vidara Sud (portata 3,6 m3/s), che versa nel Canal Bianco; in caso di piena entra in
funzione l’Impianto Idrovoro Vidara Nord (portata 12 m3/s), che scarica direttamente nel Po
di Goro; inoltre il bacino è dotato di un ulteriore impianto idrovoro, ormai in disuso (Impianto
Idrovoro Scanno – portata 1,8 m3/s ) che scaricava pure nel Canal Bianco.
-- sottobacino di I liv. Campagne Est, a est del precedente, servito dall’Impianto Idrovoro Pescarina (portata 3,4 m3/s)
Poco a ovest di Copparo, nella rete del Canal Bianco, è inoltre presente l’Impianto Idrovoro
Ceccata (portata 10 m3/s) che ha la funzione di velocizzare il flusso delle acque.
Vengono pure immesse nella Sacca di Goro, a nord della foce del Po di Volano, le acque del
- Bacino principale Giralda, che comprende le aree delle valli bonificate Vallona, Giralda,
Gàffaro, Falce, e gran parte del Boscone (Bosco della Mesola) e scarica nel Taglio della Falce, all’Impianto Idrovoro Giralda (portata 12 m3/s); esso comprende i seguenti sottobacini
-- sottobacino di I liv. Vallona, che comprende i terreni della ex valle Vallona, a sud-ovest di
Mesola, servito dall’Impianto Idrovoro Vallona (portata 3 m3/s)
-- sottobacino di I liv. Brasàvola, fra il centro abitato di Bosco Mesola e il Boscone, servito
dall’Impianto Idrovoro Brasàvola (portata 2,1 m3/s).
Pervengono invece al terzo tratto del Po di Volano (tratto a valle della Chiusa di Tieni) e vengono recapitate sempre nella Sacca di Goro, dalla nuova foce dello stesso Po di Volano, le acque immesse a Codigoro dai bacini principali Collettore Acque Alte e Leone-Collettore Acque Basse, nonché, più a valle, dai bacini principali Campello, Salgea e Pomposa.
- Il Bacino principale Collettore Acque Alte, è chiuso dall’Impianto Idrovoro Codigoro Acque
Alte (portata 49,8 m3/s), e comprende i territori che, prima della bonifica moderna, pervenivano alle paludi dell’ex Grande Bonificazione Estense, acque successivamente intercettate dal
Canale Collettore Acque Alte. Comprende i seguenti sottobacini scolanti a gravità nel Collettore Acque Alte (i nomi richiamano i relativi canali collettori):
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
-- sottobacino di I liv. Andio Ovest, a est di Ro
-- sottobacino di I liv. Aventa Curiona, a est di Coccanile
-- sottobacino di I liv. Fossa Bovi, fra Coccanile e Zenzalino
-- sottobacino di I liv. Canal Vecchio, a est di Copparo
-- sottobacino di I liv. Brusabò, tra Copparo e Formignana
-- sottobacino di I liv. Pioppo, che si estende in sinistra del Po di Volano fra Tamara, Formignana e Tresigallo
-- sottobacino di I liv. Vergavara, a est di Tresigallo
-- sottobacino di I liv. Secco, a sud-est di Tresigallo
-- sottobacino di I liv. Bulgarello, che si estende in sinistra del Po di Volano fra Tresigallo e
Massafiscaglia e che riceve le acque del
---- sottobacino di II liv. Bulgarello Ovest, mediante l’Impianto Idrovoro Bulgarello Ovest, di
presollevamento (portata 0,5 m3/s). Conclude la serie il
-- sottobacino di I liv. Canale Acque Alte, che porta le sue acque tramite il Canale Seminiato
al Collettore Acque Alte.
- Il Bacino principale Leone-Collettore Acque Basse, è chiuso dall’Impianto Idrovoro Codigoro Acque Basse (portata 66 m3/s) e si estende sulla maggior parte dei terreni della Grande
Bonificazione Ferrarese (ex Grande Bonificazione Estense). Oltre al Canale Collettore Acque
Basse ha come principali assi di deflusso i canali Leone, Bella e Malea. Al Canal Leone fanno
capo i seguenti sottobacini
-- sottobacino di I liv. Andio, scolante a gravità nel primo tratto del Canal Leone; questo sottobacino a sua volta comprende il più occidentale
---- sottobacino di II liv. Montecchio, le cui acque defluiscono pure a gravità;
-- sottobacino di I liv. Fossetta Piumana, scolante a gravità nel Canal Leone, in destra idraulica
-- sottobacino di I liv. Avanzarola, scolante nel Canal Leone in sinistra, tramite il piccolo impianto idrovoro Avanzarola (portata 1,6 m3/s) di presollevamento
-- sottobacino di I liv. Demetrio, che scola nel Canal Leone in destra, tramite il piccolo Impianto Idrovoro Demetrio (portata 1,5 m3/s), pure di presollevamento
-- sottobacino di I liv. Seminiato Ovest, scolante a gravità nel Canal Leone, in destra; questo
sottobacino si estende anche a occidente del Collettore Acque Alte, che viene sottopassato tramite botti
-- sottobacino di I liv. Chiesotto, scolante a gravità nel Canal Leone, in sinistra
-- sottobacino di I liv. Canaletta Centrale, piccolo lembo di territorio scolante a gravità nel
Canal Leone, in sinistra
-- sottobacino di I liv. Malpiglio Nuovo, scolante a gravità nel Canal Leone, in sinistra
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
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-- sottobacino di I liv. Malpiglio Vecchio, scolante a gravità nel Canal Leone, in sinistra
-- sottobacino di I liv. Boscarolo, scolante a gravità nel Canal Leone, in sinistra; anche questo
sottobacino inizia a occidente del Collettore Acque Alte; il Canale Boscarolo, infatti, sottopassa in botte tale collettore
Al Canale Bella fanno capo i seguenti sottobacini
-- sottobacino di I liv. Bella, che interessa la maggior parte dei territori compresi tra Berra,
Ariano Ferrarese e Codigoro. Questo sottobacino comprende a sua volta:
---- sottobacino di II liv. Andio Est, scolante a gravità
---- sottobacino di II liv. Bentivoglio scolante a gravità nel primo tratto del Canale Bella
---- sottobacino di II liv. Seminiato Est, che scola nel Canale Bella in destra, tramite l’Impianto Idrovoro Seminiato (portata 7 m3/s), di presollevamento
---- sottobacino di II liv. Mezzogoro, che scola nel Canale Bella in sinistra, tramite il piccolo
Impianto Idrovoro Mezzogoro (portata 0,8 m3/s) di presollevamento.
Al Canale Malea fanno capo i seguenti sottobacini:
-- sottobacino di I liv. Malea, che interessa l’area tra il Po di Volano, il Goro, il Po di Goro e i
cordoni litoranei fossili più occidentali. Questo sottobacino comprende a sua volta:
---- sottobacino di II liv. Galvano-Bosca, che scola nel Canale Malea in sinistra, tramite l’Impianto Idrovoro Bosca (portata 1,6 m3/s), posto sul tratto occidentale del Canale Galvano
---- sottobacino di II liv. Cisano, che scola nel Canale Malea in sinistra, tramite l’Impianto
Idrovoro Cisano (portata 1,5 m3/s).
Nel suo tratto inferiore, a est di Codigoro, il Po di Volano riceve inoltre le acque dei seguenti
bacini:
- Bacino principale Campello, che comprende i terreni della Tenuta Varano, sita all’interno
dell’ampia risvolta che compie il Po di Volano presso Marozzo; le acque, sollevate dall’Impianto Idrovoro Campello (portata 2,2 m3/s) vengono scaricate in destra nel Canale Baccarini, che accorcia il corso del Po di Volano in corrispondenza della suddetta risvolta,
- Bacino principale Salghea, che si estende sugli antichi cordoni litoranei tra Ponte Maodino e
Pomposa; le acque, sollevate dall’Impianto Idrovoro Salghea (portata 2,4 m3/s) vengono scaricate nel Po di Volano in sinistra,
- Bacino principale Pomposa, che si estende tra Pomposa e l’antica Chiavica dell’Agrifoglio
(ormai dismessa); le acque, sollevate dall’Impianto Idrovoro Pomposa (portata 2,1 m3/s) vengono scaricate nel Po di Volano, in sinistra, presso il Passo di Pomposa,
- Bacino principale Volano, che interessa una piccola area situata fra Volano e il Taglio della
Falce, previo sollevamento da parte dell’Impianto Idrovoro Volano (potenza 0,1 m3/s).
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
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Presso Ferrara il Volano (primo tratto) riceve le acque provenienti dal depuratore fognario
della città, sollevate e scaricate nel Po di Volano dall’Impianto Idrovoro di Quacchio (portata
11 m3/s), gestito da Hera. In casi di particolare piena, la parte eccedente delle acque può essere riversata nella rete del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara nel Canale Gramicia, dall’Impianto Idrovoro Gramicia (4 m3/s) gestito da Hera. L’Impianto Idrovoro Quacchio scola
le acque che cadono nell’entromura di Ferrara in condizioni di piovosità medio bassa.
Da quando ha aperto l’Azienda di trasformazione prodotti agricoli Conserve Italia, la richiesta di
acque per l’area di Mesola è cambiata: è diventata indispensabile per le lavorazioni una qualità migliore delle acque. Il Consorzio di Bonifica, dall’anno 2004, per ottemperare a questa richiesta ha
attivato lo sbarramento del Canal Bianco, all'altezza di Coccanile.
Si tratta di una manovra idraulica che viene gestita con una chiavica sul Canal Bianco. Le acque
così sbarrate trovano verso sud la via dello scolo nel Collettore Acque Alte, per poi immettersi in Po
di Volano presso gli impianti di Codigoro. Il Canal Bianco, nel tratto a valle di Coccanile, ha funzionamento come collettore irriguo (oltre che sistema di scolo). È dunque alimentato con acque di
qualità migliore prelevata dai sifoni di Guarda, Berra e Contuga. In caso di forti piogge lo sbarramento di Coccanile viene aperto, consentendo alla portata di monte del Canal Bianco di proseguire
fino all'Impianto Idrovoro Romanina, scaricando in Adriatico. Lo sbarramento di Coccanile sul Canal Bianco non è uno sbarramento permanente, ma grazie alla sua frequente attivazione può essere
osservato, che in genere le acque a monte dello sbarramento, sono di qualità peggiore di quelle presenti a valle, le quali hanno forti contributi da parte dei prelievi a Po con i sifoni di Berra e Contuga.
2.7.3 – Bacini di scolo dell’ex Consorzio di Bonifica Valli di Vecchio Reno
Ricade in tale Consorzio tutta la parte del territorio provinciale situata tra il Reno, il Panaro, il
Po di Ferrara (oggi detto Poatello) e il Po di Primaro, area interessata, fino al XVIII secolo,
dalle divagazioni del fiume Reno. Le sue acque di scolo affluiscono principalmente ai canali
Emissario di Burana, Po di Volano e Po di Primaro, qui individuati come elementi di ordine
zero; solo le acque del settore sudorientale del Consorzio sottopassano in botte il Po di Primaro e vengono prese in carico dal Nuovo Scolo e quindi dal Canale Circondariale NW, facenti parte della rete dell’ex Consorzio di Bonifica del II Circondario.
Al Canale Emissario di Burana fanno capo i bacini sottoelencati.
- Bacino principale di S.Bianca, estendentesi fra Casumaro, Bondeno e Ponte Rodoni, servito
dal Collettore S.Bianca che si immette nell’Emissario di Burana nel tratto tra la Botte Napoleonica e la Botte del CER; detto collettore riceve sia dalle terre comprese tra gli alvei del Pa31
Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
naro e del CER-Cavo Napoleonico, sia da un’area tra Bondeno e Ponte Rodoni le cui acque
vengono raccolte dal Canale S.Giovanni che sottopassa in botte il CER-Cavo Napoleonico
scorrendo da est a ovest. Dopo il tributo di questo bacino la portata complessiva del Canale
Emissario di Burana può raggiungere e anche superare i 40 m3/s.
- Bacino principale del Canale di Cento; tale canale, oltre alle acque del territorio di Castelfranco Emilia (fuori provincia e fuori consorzio) raccoglie le acque dei seguenti sottobacini:
-- sottobacino di I liv. Bagnetto, che interessa l’area a sud di Cento scolante a gravità nel Canale di Cento
-- sottobacino di I liv. Condotto Generale, che interessa l’area tra Cento e Casumaro, servita
da vari canali, fra i quali il Condotto Generale è il maggiore, scolanti a gravità nel Canale di
Cento
-- sottobacino di I liv. Angelino, estendentesi nei comuni di Cento e S.Agostino, a ovest del
CER-Cavo Napoleonico, le cui acque sono raccolte dal Canale Angelino che le conferisce a
gravità al Canale di Cento poco prima della botte sotto il CER-Cavo Napoleonico
-- sottobacino di I liv. Savenuzza, che interessa prevalentemente il territorio di S.Agostino, a
est del CER-Cavo Napoleonico, le cui acque sono raccolte dalla Fossa Savenuzza che le conferisce a gravità al Canale di Cento
-- sottobacino di I liv. Tassone, che si estende nel settore più occidentale del comune di Vigarano, le cui acque sono raccolte dal Cavo Tassone che le conferisce a gravità al Canale di
Cento
-- sottobacino di I liv. Porotto, che si estende nei comuni di Vigarano e Ferrara, le cui acque
sono raccolte dallo Scolo Rinaldi che le conferisce a gravità al Canale di Cento (qui è in corso
una ristrutturazione della rete di scolo, che comunque resterà afferente al Canale di Cento).
La portata complessiva del Canale di Cento alla confluenza nell’Emissario di Burana può
raggiungere e anche superare i 25 m3/s. In definitiva, in momenti di piena, possono pervenire
al Po di Volano (darsena di Ferrara) portate di 76 m3/s (oltre 45 m3/s dal Burana e dal Collettore di S.Bianca, 25 m3/s dal Canale di Cento e fino a 16 m3/s dal Canale Boicelli).
Sono invece affluenti del Po di Primaro i bacini e sottobacini sottoelencati.
- Bacino principale Sammartina, che comprende i terreni più alti della zona della periferia sud
di Ferrara serviti dallo Scolo Mambro, dallo Scolo Baiona e dal sistema Scolo Civetta-Canale
S.Martino, tutti scolanti a gravità nel Po di Primaro; esso comprende inoltre il
-- sottobacino di I liv. Buttifredo, che interessa una piccola area tra S.Martino e Bastia le cui
acque sono sollevate dall’Impianto Idrovoro Buttifredo (portata 0,3 m3/s) e riversate nel Canale S.Martino che le conferisce infine al Po di Primaro.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
- Bacino principale di Torre Fossa, che comprende i terreni più bassi della zona della periferia sud di Ferrara, serviti dai canali Boldrini e Zagagnona, le cui acque vengono riversate nel
Po di Primaro dall’Impianto Idrovoro Sammartina (portata 3 m3/s).
- Bacino principale Oppio, che si estendente tra il Po di Primaro, S.Martino, S.Bartolomeo e
Marrana ed è servito dai canali Picchio Vecchio, Sacanavini, Melica e Oppio, tutti scolanti a
gravità nel Po di Primaro; esso comprende il
-- sottobacino di I liv. S.Egidio, che interessa il territorio a ovest di S.Egidio le cui acque sono
sollevate dall’Impianto Idrovoro S.Egidio (portata 1,8 m3/s) e riversate nello Scolo Oppio
poco prima della sua confluenza nel Po di Primaro.
- Bacino principale Cembalina, che interessa tutto il settore della provincia compreso tra S.Agostino, Mirabello, Vigarano Mainarda, Chiesuol del Fosso, San Martino, Montalbano e Gallo, le cui acque sono raccolte dallo Scolo Principale e convogliate poi dalla Fossa Cembalina
che le conferisce a gravità al Po di Primaro; esso comprende il
-- sottobacino di I liv. Torniano, che comprende i terreni più depressi delle ex Valli del Poggio, le cui acque sono scaricate nello Scolo Principale dall’Impianto Idrovoro Torniano (portata 4,2 m3/s).
Il Po di Primaro convoglia inoltre nel Po di Volano le acque che lo invasano fra Traghetto e
S.Nicolò (ove peraltro è sbarrato da una chiusa) nonché le acque scolanti dalle sue golene (e
anche in questa funzione può essere aiutato dal Canale S.Nicolò-Medelana). Alla confluenza
nel Po di Volano, il Po di Primaro può presentare portate fino a 20 m3/s e oltre.
Come già detto, l’area tra S. Bartolomeo, Montalbano, Traghetto e Marrara, che rappresenta il
settore sudorientale costituisce un sottobacino a se stante, il
-- sottobacino di I liv. Nuovo Scolo, le cui acque, convogliate alla Botte di S. Nicolò che sottopassa il Po di Primaro, vengono poi prese in carico dal Nuovo Scolo e quindi dal Canale Circondariale NW, facenti parte della rete dell’ex Consorzio di Bonifica del II Circondario. Presso la suddetta botte esiste però anche un impianto idrovoro di recentissima costruzione, che
può sollevare parte di queste acque e scaricarle nel Po di Primaro (Impianto Idrovoro di S.
Nicolò: portata a fine lavori 9 m3/s, attualmente sono attive solo due pompe su quattro per una
portata di 4,8 m3/s). L’impianto può essere tempestivamente attivato in caso di forti piogge altrimenti, in condizioni normali, è spento.
2.7.4 – Bacini di scolo dell’ex Consorzio di Bonifica del II Circondario Polesine di S.Giorgio
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Ricade in tale Consorzio tutta la parte del territorio provinciale situata tra il Po di Volano, il
Po di Primaro, il Reno a valle di Traghetto e il mare. Le sue acque di scolo affluiscono ai canali Po di Volano, Navigabile, Fosse-Foce, Logonovo e Gobbino, che assieme alle Valli di
Comacchio sono qui individuati come elementi di ordine zero.
Pervengono al primo tratto del Po di Volano (tratto Ferrara Migliarino), gli scoli del
- Bacino principale Bonifica di S.Antonino Terre Basse, che interessa i terreni più depressi
dell’area compresa tra Cocomaro di Cona, Quartesana, Gualdo e Monestirolo, le cui acque
vengono convogliate all’Impianto Idrovoro S.Antonino (portata 5,4 m3/s) che le scarica nel Po
di Volano, ansa di Cona; ricade in questo bacino il nuovo ospedale di Ferrara (ospedale di
Cona).
Pervengono al secondo tratto del Po di Volano (tratto Migliarino-Tieni) gli scoli del
- Bacino principale Bonifica Mazzore, che interessa un’area a ridosso del Po di Volano tra
Migliaro e Massa Fiscaglia servita dall’Impianto Idrovoro Mazzore (portata 1,4 m3/s) che scarica nel Po di Volano in destra.
Pervengono al Po di Volano, terzo tratto (a valle della Chiusa di Tieni) e vengono recapitati
nella Sacca di Goro gli scoli dei seguenti bacini:
- Bacino principale Bonifica di Valle Volta, che interessa la parte centro occidentale dell’ex
Valle Volta e fa capo all’Impianto Idrovoro Volta (portata 4,8 m3/s), poco a ovest di Codigoro, che scarica nel Po di Volano in destra;
- Bacino principale Bonifica di Marozzo, che interessa la vasta area compresa tra Massa Fiscaglia, Codigoro e Comacchio, le cui acque vengono convogliate all’Impianto Idrovoro Nuovo Marozzo (portata 28 m3/s), che le scarica, in destra, nel Po di Volano, risvolta di Marozzo;
tale bacino comprende il
-- sottobacino di I liv. presollevamento Torbe, che interessa la parte più depressa della bonifica di Valle Trebba, servita dall’Impianto Idrovoro Torbe (portata 2 m3/s),
- Bacino principale Bonifica di Valle Staffano e Rivà, che interessa i terreni bonificati tra Vaccolino e la Valle Cantone, le cui acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Staffano
(portata 1 m3/s) e immesse nel Po di Volano in destra.
Anche il Po di Volano convoglia le acque scolati a gravità dalle sue fasce golenali. Dopo la
confluenza con il Po di Primaro, infatti, non riesce più a raccogliere altre acque scolanti a gravità dai territori adiacenti.
La parte restante dell’ex Consorzio II Circondario, fino alla fine degli anni cinquanta del scorso secolo, scolava più o meno direttamente nella Valle del Mezzano. Con la bonifica di tale
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
valle è stato creato un grande canale di intercettazione di questi scoli, il Canale Circondariale, che costituisce quasi un anello completo; la parte sudoccidentale e settentrionale di tale canale fa capo all’Impianto Idrovoro Valle Lepri Acque Alte, che scarica nel Canale Navigabile
(v. Aggregazione Lepri Acque Alte); la parte sudorientale fa invece capo all’Impianto Idrovoro Fosse, che scarica nel Canale Fosse-Foce (v. Aggregazione Fosse Acque Alte).
Alla prima parte del suddetto Canale Circondariale (detto anche Canale Circondariale N.W.)
fanno capo, nel senso di deflusso delle acque, gli elementi sottoelencati.
- Bacino principale Bonifica di Argenta, che comprende le terre tra Argenta, Boccalone, Bando, Longastrino e S.Biagio, le cui acque vengono raccolte dalla Fossa Marina e sollevate dall’Impianto Idrovoro di Bando (portata 18 m3/s), che le riversa nel Canale di Bando, tributario
del Circondariale; tale bacino a sua volta comprende il
-- sottobacino di I liv. presollevamento Vallone, che interessa un’area particolarmente depressa tra S. Biagio e Filo, servita dall’Impianto Idrovoro Vallone (portata 0,3 m3/s), il quale scarica nello Scolo Campazzo, tributario della Fossa Marina.
- Bacino principale Comprensorio Benvignante Sabbiòsola, che interessa l’area posta immediatamente a nord del precedente bacino di Argenta e che ha come collettori principali la Fossa Benvignante e il suo affluente di sinistra Fossa Sabbiòsola; tale bacino, che scarica a gravità nel Circondariale NW, si articola, da monte a valle, nei seguenti sottobacini:
-- sottobacino di I liv. Bonifica di Benvigante Sabbiosola, che interessa la zona immediatamente a est del Po di Primaro, fra Traghetto e S.Nicolò, le cui acque vengono sollevate, per la
parte più meridionale, dall’Impianto Idrovoro Benvigante (portata 6 m3/s), che scarica nella
Fossa Benvignante, e, per la parte più settentrionale, dall’Impianto Idrovoro Sabbiòsola (portata 2,4 m3/s), che scarica nella Fossa Sabbiòsola
-- sottobacino di I liv. Bacino di Benvigante Sabbiòsola Terre Alte, che interessa le terre alte a
est del sottobacino precedente le cui acque fluiscono a gravità nella Fossa Benvignante e nella
Fossa Sabbiòsola
-- sottobacino di I liv. Cavo Spina, che riguarda l’area, in parte in Provincia di Bologna, compresa tra l’ansa del Po di Primaro (ansa di Consàndolo) e il Reno, le cui acque vengono raccolte dal Canale Cavo Spina che le scarica a gravità nella Fossa Benvignante, in destra.
-- sottobacino di I liv. Bonifica Galavronara, che interessa l’area a ESE di Portomaggiore, le
cui acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Galavronara (portata 3,9 m3/s) che le
scarica nella Fossa Benvignante. In questo sottobacino erano un tempo attive anche gli impianti idrovori Scacerna (portata 1,0 m3/s), e Cantarana (portata 1,0 m3/s), che riversavano
nella Fossa Benvignante; oggi normalmente non vengono utilizzati.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
- Bacino principale Comprensorio S.Antonino Fossa di Porto Scolo Bolognese Terre Alte, che
a sua volta, oltre al sottobacino Nuovo Scolo, già visto per l’ex Consorzio di Bonifica Valli di
Vecchio Reno, comprende i sottobacini qui di seguito elencati.
-- sottobacino di I liv. S.Antonino Fossa di Porto Terre Alte, che interessa i terreni meno depressi dell’area a est del Po di Primaro compresa tra Cocomaro di Cona, Codrea, Portomaggiore e S. Nicolò, le cui acque pervengono al Canale Fossa di Porto che le conferisce a gravità al Canale Circondariale
-- sottobacino di I liv. Valcore, servito dall’Impianto Idrovoro Valcore (portata 0,6 m3/s), che
scarica nel Condotto S. Antonino.
-- sottobacino di I liv. Bonifica di Montesanto, che interessa i terreni a nord di Montesanto; le
acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Montesanto (portata 3,2 m3/s) che le scarica
nel Canale Fossa di Porto
- Bacino principale Bonifica Trava, situato immediatamente a nord del tratto terminale della
Fossa di Porto; le acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Trava (portata 1,5 m3/s)
che le riversa direttamente nel Circondariale NW
- Bacino principale Brello Terre Alte, posto a nord di Portomaggiore; le acque vengono raccolte dal Condotto Brello che le conferisce a gravità al Circondariale N.W.
- Bacino principale Comprensorio Masi Gàttola Terre Alte, che interessa tutta l’area compresa tra il Po di Volano e la congiungente Codrea, Quartesana, Runco, Verginese, Medelana. Le
acque sono raccolte dalla Fossa Gàttola e dalla Fossa Masi, che confluiscono nel Canale
Convogliatore e sboccano nel Canale Circondariale N.W. Questo bacino include i seguenti
sottobacini:
-- sottobacino di I liv. Gàttola Terre Alte, che interessa un piccola area in testa alla Fossa
Gàttola che scarica a gravità nella fossa stessa
-- sottobacino di I liv. Masi Terre Alte, che interessa i terreni circostanti Masi Torello serviti
dal Condotto Branche che scola a gravità nella Fossa Masi
-- sottobacino di I liv. Bonifica di Campocieco, che interessa l’area compresa tra Quartesana,
Runco, Gambulaga, Verginese e Masi Torello; le acque vengono sollevate dall’Impianto
Idrovoro Campocieco (portata 8,2 m3/s) che le riversa nella Fossa Gàttola
-- sottobacino di I liv. Bonifica di Denore, le cui acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Aleotti (portata 3,2 m3/s), che le riversa nella Fossa Masi
- Bacino principale Bonifiche Martinella e Bevilacqua; si tratta di due aree di bonifica situate
a nord-ovest del Mezzano, divise dalla Fossa Gàttola e dal Canale Convogliatore; la più occidentale mette capo all’Impianto Idrovoro Martinella (portata 13,5 m3/s) che scarica direttamente nel Circondariale N.W.; la più orientale mette capo all’Impianto Idrovoro Bevilacqua
(portata 4,9 m3/s) che scarica direttamente nel Circondariale N.W.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
- Bacino principale Bonifica Tersallo, che comprende le terre più depresse intorno ai paesi di
Rovereto e Dogato, le cui acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Tersallo (portata
3,5 m3/s) che riversa nella Fossa Terravalle, tributaria del Circondariale N.W.
- Bacino principale Vallette di Ostellato, che comprende le aree umide superstiti tra il Canale
Navigabile e la Bonifica del Mezzano le cui acque defluiscono nel Circondariale N.W.
- Bacino principale Bonifica di S.Zagno, che comprende le terre più depresse fra Migliarino,
Migliaro, S.Giovanni, Ostellato e Libolla; le acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro
S.Zagno (portata 9,3 m3/s) che le immette nel Canale Circondariale NW, previo sottopasso in
botte del Canale Navigabile.
Come si è detto il Canale Circondariale N.W. fa infine capo all’Impianto Idrovoro Lepri Acque Alte (portata 117 m3/s), che scarica nel Canale Navigabile subito a valle della Chiusa-sostegno Lepri.
Alla seconda parte del suddetto Canale Circondariale (un tempo detta Canale Circondariale
S.E.) fanno invece capo, nel senso di deflusso delle acque, gli elementi sottoelencati.
- Bacino principale Bonifica Filo e Longastrino, che riguarda l’area in provincia di Ravenna
compresa tra l’ansa del Po di Primaro (ansa di Longastrino) e il Reno, le cui acque vengono
sollevate, presso Longastrino, dall’Impianto Idrovoro Menate (portata 6,2 m3/s ) che le riversa
nella Fossa Menate, tributaria del Circondariale S.E. Questo bacino include il
-- sottobacino di I liv. Valle Amara, che interessa i terreni più depressi del suddetto bacini, le
cui acque vengono sollevate dall’omonimo piccolo impianto idrovoro.
- Bacino principale Umana, che riguarda la parte più orientale dei territori di bonifica in sinistra del Reno, comprendenti anche la piccola area inclusa tra l’ansa del Po di Primaro e il
Reno (ansa di Anita); queste acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Umana (portata
10,8 m3/s ) che le riversa nel Circondariale S.E.
Come si è detto il Canale Circondariale S.E fa infine capo all’Impianto Idrovoro Fosse Acque Alte (portata 18 m3/s); questo le scarica nel Canale Fosse-Foce, il quale lambisce a nord
le Valli di Comacchio e infine immette nel Canale Logonovo, che raggiunge il mare.
Il Canale Navigabile, a valle della Chiusa-sostegno Lepri, raccoglie inoltre le acque dei seguenti bacini:
- Bacino principale Bonifica Mezzano N.W., che riguarda la parte nord-ovest della bonifica
del Mezzano
- Bacino principale Bonifica Pega, che riguarda i territori delle bonificate valli Pega, Rillo e
Zavelea, a sud di Comacchio.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Le acque dei suddetti bacini vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Lepri Acque Basse
(portata 31,2) che le scarica direttamente nel Canale Navigabile
- Bacino principale Bonifica di Valle Isola e minori, che interessa le aree bonificate di Valle
Isola e Valli Basse di S.Giuseppe, le cui acque vengono sollevate, subito a est di Comacchio,
dall’Impianto Idrovoro Guagnino (portata 13,3 m3/s), che le riversa nel Canale Guagnino, tributario del Canale Navigabile. Questo bacino include il
-- sottobacino di I liv. presollevamento Bosco, che interessa un’area compresa tra il Po di Volano (risvolta di Marozzo) e il Dosso Boschetto, a nord-est di Lagosanto, le cui acque vengono sollevate dall’Impianto Idrovoro Bosco (portata 2,1 m3/s).
Il Canale Navigabile sfocia in mare nel Porto-canale di Porto Garibaldi; tra Comacchio e Porto Garibaldi esso però ammette scambi idraulici con il Canale Logonovo mediante il canale
sublagunare che attraversa la Valle Fattibello e mediante il Canale Pallotta.
Nel Canale Fosse-Foce vengono infine scaricate le acque del
- Bacino principale Bonifica Mezzano S.E. Gramigne, che riguarda la parte sud-est della bonifica del Mezzano nonché la parte più occidentale della Bonifica del Mantello. Infatti le acque
di scolo di quest’ultima, raccolte dal Canale Gramigne, vengono normalmente immesse nel
territorio del Mezzano S.E., previo attraversamento in botte del Canale Circondariale S.E.
Tutte le acque infine mettono capo all’Impianto Idrovoro Fosse Acque Basse (portata 18
m3/s), che le scarica nel Canale Fosse Foce. In casi di piena nel Canale Gramigne, entra in
funzione l’Impianto Idrovoro Gramigne (portata 6,7 m3/s ), che sversa le eccedenze nel Canale Circondariale S.E., il quale le convoglia poi all’Impianto Idrovoro Fosse Acque Alte.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
2.8 – Zone umide salmastre
Il territorio ferrarese, come si è detto, è caratterizzato da vari ambienti di transizione: oltre a
foci fluviali e lagune (Sacca di Goro), vi sono altre zone umide dolci e salmastre con aspetti e
problemi idraulici del tutto diversi rispetto alle aree fin qui considerate. La loro gestione
idraulica ricade sotto varie competenze, la gestione naturalistica fa generalmente capo al Parco del Delta del Po dell’Emilia Romagna. Fra le zone umide dolci, le più importanti sono le
paludi di Campotto e Vallesanta; poiché non fanno parte del Bacino Burana-Volano-Canal
Bianco, verranno trattate più avanti, parlando dei territori posti in destra del Reno. Fra le zone
umide salmastre, le più importanti sono l’Oasi di Cannevié, la Valle Bertuzzi, il Lago delle
Nazioni, le valli a sud di Comacchio e le Saline di Comacchio.
2.8.1 - L’Oasi di Cannevié
Si tratta di un piccolo specchio d’acqua di 67 ettari al quale affluivano, prima di scaricarsi in
mare, le acque del grande complesso di valli che esistevano a nord del tratto terminale del Po
di Volano (valli Giralda e Gàffaro). Con la bonifica di tali valli, realizzata negli anni sessanta,
solo questo bacino era stato risparmiato. Acquistato dall’Amministrazione Provinciale di Ferrara, è stato oggetto di un radicale intervento di restauro ambientale, comprendenti la realizzazione di un nuovo sistema di scambio d’acqua con il Po di Volano: un sifone per il prelievo
delle acque e una chiavica di scarico. L’oasi di Cannevié può essere pertanto rientra nella definizione di bacino principale.
Fig. 12 - Foce del
Po di Volano vista da ovest. Sullo sfondo: la Sacca di Goro ed il mare Adriatico; verso sud: la Valle Bertuzzi (a
destra in foto), verso nord: le valli residue costituenti l’Oasi di Canneviè (a sinistra nella foto).
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
2.8.2 - Valle Cantone
È il bacino più occidentale del complesso di valli salmastre, dell'estensione di circa 2.000 ha,
esistenti nella stessa unità fisiografica delle valli precedentemente citate, ma questa volta a
sud del tratto terminale del Volano; per molto tempo è stata gestita dalla Società Bonifica Terreni Ferraresi. Dieci anni fa la Valle Cantone è stata acquista da un privato, che per rilanciarvi
l’itticoltura l’ha dotata di un nuovo sistema di scambio d’acqua con il Po di Volano: un sifone
per il prelievo delle acque e una chiavica di scarico. Può essere pertanto riguardata come un
bacino principale.
2.8.3 - Valle Bertuzzi
La valle salmastra è situata subito a est della Valle Cantone e anche questa, per molto tempo è
stata gestita dalla Società Bonifica Terreni Ferraresi come valle da pesca. Negli anni novanta
è stata acquista da un privato, che l’ha dotata di un nuovo sistema di scambio d’acqua: un impianto idrovoro per il prelievo dal Po di Volano e una chiavica di scarico nella vecchia foce
del Po di Volano. Anche questa valle può essere considerata un bacino principale.
Fig. 13 – Valle Bertuzzi
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Fig. 14 – Veduta aerea della Valle Bertuzz: a sinistra i lavorieri dalla valle per la cattura delle anguille, a centro foto
il Po di Volano e l’area di attracco delle imbarcazioni nell’abitato di Volano.
2.8.4 - Il Lago delle Nazioni
Si estende per circa 90 ettari a ESE della Valle Bertuzzi, ricavato negli anni cinquanta con il
dragaggio di una precedente valle, per creare un bacino per gli sport nautici. Il ricambio delle
acque avviene oggi per mezzo di un canale che mette capo alla vecchia foce del Po di Volano.
È un lago salmastro e può essere considerato un bacino principale.
2.8.5 - Valli di Comacchio
Il comparto delle valli a sud di Comacchio (oggi comunemente indicato come Valli di Comacchio) è composto da vari specchi d’acqua salmastra situati tra Comacchio e il mare:
Valle Molino
Valle Fattibello
Valle Zavelea
Valle Fossa di Porto
Valle Lido di Magnavacca
Valle Campo
Valle Cona
La gestione idraulica delle valli è curata dal Servizio Tecnico di Bacino Po di Volano e quella
ambientale dal Consorzio Parco del Delta del Po dell’Emilia Romagna.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Valle Molino è situata a nord del Canale Navigabile; riceve acque da due chiaviche del Canale Guagnino, il quale a sua volta è collettore di scarico delle acque del già visto Impianto
idrovoro Guagnino, a servizio del Bacino di Valle Isola e minori, e comunica con il Canale
Navigabile.
2.8.6 - Valle Fattibello
Rappresenta il bacino di ripulsa del porto-canale di Porto Garibaldi, e comunica con il Canale Navigabile presso Comacchio e con il Canale Logonovo tramite apposita chiavica. Anche
questo specchio d’acqua può essere considerato un bacino principale.
Le altre valli sono più isolate rispetto al sistema di scolo del territorio provinciale.
2.8.7 - Valle Zavelea
Rappresenta un relitto della preesistente valle omonima, in gran parte bonificata assieme alle valli
Pega e Rillo; è situata a nord del Canale Fosse-Foce e comunica con questa mediante un piccolo impianto idrovoro. Anche questa valle può essere considerata un piccolo bacino principale.
2.8.8- Le Valli Fossa di Porto, Lido di Magnavacca, Campo e Cona
Sono fra loro comunicanti e rappresentano lo specchio d’acqua maggiore. Questo complesso
normalmente comunica direttamente con il mare mediante il Canale Logonovo e il Canale
Gobbino (detto anche Canale Bellocchio); le foci di questi canali hanno la tendenza ad interrarsi, e vengono tenute aperte mediante interventi di dragaggio. Tale tendenza è particolarmente accentuata per la foce del Canale Gobbino, che viene aperta saltuariamente (ogni uno o
due anni) e in genere rimane aperta solo per alcune settimane. Il settore meridionale della Valle Lido di Magnavacca, in provincia di Ravenna, appartiene a varie società e molte di queste
proprietà sono state isolate dal resto della valle mediante arginelli.
Il complesso delle Valli di Comacchio può inoltre ricevere acque dolci dal fiume Reno, tratto
a monte della traversa di Volta Scirocco, mediante
-
il Sifone Lepri
-
il Sifone Casalino.
Può inoltre ricevere acque salmastre dal fiume Reno, tratto a valle della Traversa di Volta
Scirocco, mediante
-
la Chiavica Pedona
-
la Chiavica Scirocca
-
la Chiavica Leonarda.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Questo complesso può essere considerato un bacino principale, mentre gli specchi d’acqua
isolati in provincia di Ravenna possono essere riguardati come sottobacini di I livello.
Alle Valli di Comacchio si affiancano altri specchi d’acqua, la cui gestione fa sempre capo al
Servizio Tecnico di Bacino Po di Volano e al Consorzio Parco del Delta del Po dell’Emilia
Romagna:
-
le Saline di Comacchio
-
le Vene di Bellocchio
-
l’Ancona di Bellocchio
-
il Lago di Spina
2.8.9 - Le Saline di Comacchio
In comunicazione con il Canale Logonovo e costituiscono un bacino principale.
Fig. 15 – Saline di Comacchio. Ortofoto Agea 2008.
2.8.10 - Le Vene di Bellocchio
Comunicano sia con il Canale Gobbino che con il Canale delle Vene, facente capo al Canale
Logonovo; costituiscono pure un bacino principale.
Gli altri specchi d’acqua sono quasi a ridosso della spiaggia.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Fig.16 – Le aree in verde sono le “Vene di Bellocchio” – Sfondo CTR 5000.
2.8.11 - Ancona di Bellocchio e Lago di Spina
Il complesso è riguardabile come bacino principale; l’Ancona comunica, sia pur precariamente (con due piccoli canali lagunari), con il Canale Gobbino e con il Logonovo: ha come sottobacino di I livello il Lago di Spina.
Fig. 17 – Ancona di Bellocchio – Sfondo CTR 5000
2.8.12 - Tenuta Orsi-Mangelli
Fra il Canale Logonovo e la Foce del Reno esiste un’altro complesso di zone umide e piccole
valli da pesca inclusa, per definizione, nel Bacino Burana-Volano-Canal Bianco la Tenuta
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Orsi Mangelli, gestita, dal punto di vista idraulico, direttamente dalla proprietà. Le acque di
scolo di questi terreni pervengono attualmente al Canale Gobbino.
2.8.13- Territori di Argenta a sud del Reno
Le parti dell’Argentano a sud del Reno non ricadono nel grande Bacino Burana-Volano-Canal Bianco, bensì nei territori gestititi, dal punto di vista idraulico, dal Consorzio della Bonifica Renana e dal Consorzio della Romagna Occidentale.
La parte a sud del Reno presso Molinella ricade nel Consorzio della Bonifica Renana, nei seguenti sottobacini:
-- sottobacino di I liv. Botte, per gli appezzamenti più a ovest, serviti dallo Scolo Moglio
-- sottobacino di I liv. Lorgana; per gli appezzamenti più ad est, serviti dagli scoli Zenzalino e
Marmorta.
Fig.18 – Parte a sud del Reno comprendente le Valli di Campotto (evidenziate in indaco) – In arancio il confine provinciale, in rosso il limite del Consorzio.
La parte di Campotto è divisibile, come già detto, in tre settori: quello tra Reno e Idice, quello
tra Idice e Sillaro e quello a est del Sillaro.
Sul primo settore, tra Reno e Idice, insiste, dal punto di vista idraulico, tutta la porzione della
provincia di Bologna compresa tra questi due fiumi e termina con la Cassa di Campotto, posta
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
proprio in prossimità della loro confluenza. Il sistema idraulico è a scolo intermittente, avendo
come scaricatore il fiume Reno; le piene del Reno quindi impediscono, per un certo numero di
giorni l’anno, lo sversamento in alveo delle acque del comprensorio per il loro recapito a
mare. In queste condizioni il contenimento delle acque di scolo è affidato alla capacità dei canali e delle casse di espansione, ossia principalmente della cassa di Campotto (altre casse minori sono situate più a monte). Tale condizionamento è stato fortemente alleggerito con la costruzione dell'Impianto Idrovoro Campotto-Lorgana (portata 20 m3/s), sull'argine destro del
Reno, per sollevare le acque del Canale Botte. Queste le condizioni di piena dei due sistemi;
quelle ordinarie, fin qui utilizzate per la classificazione dei bacini, sono descritte nel seguito.
Considerando come bacino generale tutto la porzione del territorio consortile compresa tra
Idice e Reno, qui scolante attraverso i canali Botte e Lorgana, la cassa di espansione Campotto “ordinaria”, comprendente le zone umide a est dell’arginello Campotto nelle quali scaricano il Canale Lorgana, il Canale Botte e lo Scolo Cardinala, può essere riguardata come un
elemento di ordine zero. Possono quindi essere individuati i seguenti sottobacini:
-- sottobacino di I liv. Botte, comprendente, in questa zona, solo il Canale Botte
-- sottobacino di I liv. Lorgana, comprendente, in questa zona, solo il Canale Lorgana
-- sottobacino di I liv. Cardinala, comprendente le campagne servite dallo Scolo Cardinala e
quelle servite dallo Scolo Tamarozza-Rovere in esso confluente.
Il secondo settore compreso tra Idice e Sillaro, riguardando la Cassa di Vallesanta come elemento di ordine zero, si può considerare così articolata:
-- sottobacino di I liv. Canale Garda, comprendente a sua volta i sottobacini:
---- sottobacino di II liv. Menata
---- sottobacino di II liv. Scacerna
---- sottobacino di II liv. Mattiola-Munizioni.
Il terzo settore, in destra del fiume Sìllaro, rientra invece nel Consorzio della Romagna Occidentale e nel "reparto Zaniolo-Buonacquisto"; è servito dalla Canaletta di deviazione Zaniolo,
fra il Canale di Bonifica in Destra Reno e il punto di confluenza Sìllaro-Idice-Reno. Sullo
stesso sistema, a monte, è presente la cassa di espansione Gambellara, in comune di Consèlice.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
3 - IL SISTEMA DI IRRIGAZIONE
Le acque di derivazione fluviale convogliate dalla rete di canali che si sviluppa nel territorio
ferrarese servono a svariati usi:
- sono alla base dell’economia agricola
- vengono utilizzate nell’industria e in altre attività economiche per le quali è possibile far ricorso anche ad acque non potabili e lo sfruttamento di acque sotterranee risulta inadeguato o
inopportuno
- alimentano la falda freatica
- evitano in tal modo fenomeni che potrebbero indurre subsidenza (ad esempio risalita delle
acque salate oppure esagerate escursioni della superficie freatica)
- assicurano i livelli d’acqua necessari per la navigazione interna
- assicurano una notevole diluizione degli inquinamenti, proteggendo in tal modo anche il
suolo.
- dovrebbero infine assicurare nei canali il “deflusso minimo vitale” necessario per il mantenimento delle loro caratteristiche biologiche.
Fig.19 – Veduta aerea delle aree a risaia della zona di Iolanda di Savoia (cortesia ing. P. Valentini)
Il regime pluviometrico regionale vede due periodi dell’anno prevalentemente siccitosi,
quello estivo e, in subordine, quello invernale; la rete dei canali del territorio ferrarese è stata
perciò attrezzata in modo da essere impinguata con acque fluviali, almeno da maggio a settembre.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Viene, nel seguito di questo capitolo, schematicamente descritto il sistema di funzionamento
della rete irrigua. Le portate citate sono portate massime, corrispondenti ai possibili fabbisogni nei periodi di maggiore siccità.
La più gran parte delle acque destinate all’irrigazione vengono prelevate dal Po.. I prelievi
avvengono per gravità quando il Po presenta livelli idraulici sufficientemente alti; in caso
contrario occorre far ricorso a pompe idrovore.
Tali acque vengono principalmente prelevate presso l’Impianto Idrovoro Pilastresi, situato
in località Stellata di Bondeno sul Po Grande. L’impianto ha una portata massima di 48
m3/s; le acque vengono condotte alla rete mediante il Canale Pilastresi; 4 m3/s sono riservati
al Consorzio di Bonifica di Burana Leo Scoltenna Panaro, gli altri 44 m3/s sono disponibili
per il territorio ferrarese.
In effetti, nel disciplinare rilasciato dal Ministero dei Lavori Pubblici all’ex Consorzio Generale di Bonifica nella Provincia di Ferrara è stato concesso di derivare dal fiume Po, in
località Pilastresi fino ad un massimo di 44 m 3/s di acqua, con facoltà di prelevare parte della stessa - fino a 8 m3/s - in località Pontelagoscuro, immettendole nel Canale Boicelli.
L’impianto idrovoro mediante il quale veniva eseguito in passato tale prelievo oggi non esiste più, ma ne è prevista la ricostruzione, la relativa gara di appalto si è conclusa con l’aggiudicazione in data 12 dicembre 2008. L’idrovoro di Pontelagoscuro già inefficiente, era
poi stato distrutto durante la costruzione della nuova conca di navigazione di Pontelagoscuro.
Per effetto delle aggregazioni dei Consorzi di Bonifica avvenute spontaneamente e in seguito al riordino disposto dalla Regione con L.R. n. 42 del 2 agosto 1984, e seguente L.R. n.5
del 24 aprile 2009, la suddetta assegnazione di 44 m3/s a Pilastresi al Consorzio di Bonifica
Pianura di Ferrara è poi così ripartita:
4,600 m3/s
- Ex Consorzio di Bonifica I Circondario
30,800 m3/s
- Ex Consorzio di Bonifica II Circondario
- Ex Consorzio di Bonifica Valli di Vecchio Reno
8,600 m3/s
I Consorzio Pianura di Ferrara dispone inoltre delle seguenti dotazioni aggiuntive autonome.
- Area ex I Circondario: da Capodàrgine, Guarda, Contuga e Berra per 42,800 m3/s e dal
sistema del C.E.R. per 0,500 m3/s
- Area ex II Circondario: dal sistema del C.E.R. per 1 m3/s;
- Area ex Valli di Vecchio Reno: dal sistema C.E.R. per 3,650 m3/s.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Fig. 20 – Fiume Panaro visto da sud. Attraversato da ovest ad est con botte dall’Emissario di Burana. Sullo
sfondo l’abitato di Bondeno (cortesia ing. P. Valentini).
Fig. 21 – Ortofoto satellitare QuickBird (anno 2003) – Fiume Panaro al centro nella foto con lo stesso attraversamento visibile nella foto precedente. A destra nella foto è visibile il Cavo Napoleonico..
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Il Canale Emiliano Romagnolo rappresenta, nel Ferrarese, il completamento del Cavo Napoleonico; alla funzione di scaricatore delle piene di Reno a tale canale è stata infatti associata la funzione di derivatore di acque dal Po, destinate all’irrigazione di gran parte del territorio emiliano-romagnolo. Presso S. Agostino si diparte dal C.E.R.-Cavo Napoleonico una
sua diramazione (detto semplicemente C.E.R.), che dopo aver sottopassato il Reno, attraversa i settori di pianura delle province di Bologna, Ravenna, Forlì e Rimini. Il prelievo delle
acque dal Po viene effettuato all’Impianto Idrovoro di Palantone, che ha una portata di 60
m3/s. Di questa portata, una porzione può essere ceduta ai consorzi di bonifica ferraresi.
L’area corrispondente all’ex Consorzio I Circondario del Consorzio Pianura di Ferrara
può avvalersi del prelievo acque dal C.E.R. alla botte con la quale il Canale Cittadino sottopassa il C.E.R. stesso, con la già citata quantità di 0,500 m 3/s, che viene interamente spesa
per l’irrigazione del territorio di Bondeno situato a est del Panaro.
L’area corrispondente all’ex Consorzio Valli di Vecchio Reno può prelevare dal sistema
C.E.R.-Cavo Napoleonico la quantità di 3,65 m3/s. Le derivazioni avvengono
- presso l’Impianto Idrovoro Cavo Napoleonico di S. Agostino (portata massima circa 5,400
m3/s); tali acque vengono destinate a territori a ovest del Reno
- presso l’Impianto Idrovoro Ciarle, situato sempre a S. Agostino, sul tratto del C.E.R. che
aggira il paese, circa 1,5 km a valle dell’intestazione di questo stesso canale al Cavo Napoleonico; questo impianto ha attualmente la portata di 2 m 3/s, ed è in corso il suo potenziamento fino a 3 m3/s.
Il compito dei Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara nei riguardi dell'attività di derivazione a fini irrigui, si limita di norma all'alimentazione e al mantenimento dell'invaso d'acqua
nei sistemi di adduzione e distribuzione irrigua che il Consorzio ha in gestione, consentendo
l'attingimento diretto o indiretto da parte dei consorziati agricoli interessati, nonché producendo un'azione complessiva di consistente alimentazione per filtrazione della falda idrica
superficiale, tale da invertire radicalmente la naturale tendenza al suo generale abbassamento
durante la stagione più calda.
La falda freatica, infatti, deve essere attentamente regimata, evitando che diventi troppo superficiale nei periodi piovosi, con conseguenze dannose per le colture, o che si abbassi eccessivamente nei periodi siccitosi, compromettendo la stabilità del suolo e degli edifici e l’alimentazione idrica delle piante.
Il beneficio derivante dallo svolgimento da parte del Consorzio di Bonifica dell'attività di
derivazione a fini irrigui interessa però esclusivamente le campagne, ove l'attività agricola
necessita di una pronta disponibilità dell'acqua in difetto e che sempre di più inserisce la tecnica irrigua, razionalmente concepita, fra le moderne pratiche colturali.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
3.1 – Interferenze fra rete di bonifica e idrovia ferrarese
L’Idrovia Ferrarese è attualmente formata dai seguenti canali, costruiti o risistemati in diversi momenti: il Canale Boicelli (km 5,5 fra la conca a Po di Pontelagoscuro e Ferrara), il
Po di Volano (km 33 tra Ferrara e Migliarino) e il Canale Navigabile (km 30,5 tra Migliarino e Porto Garibaldi).
La navigabilità e la funzione irrigua del sistema sono garantite da sbarramenti (sostegni di
livello), corredati da conche di navigazione, che realizzano due salti d'acqua e configurano
tronchi di canalizzazione a tre diversi livelli: quello più occidentale, da Pontelagoscuro fino
alla Conca di Valpagliaro, a quota di circa m 4.50 sul livello del mare; quelli centrali, da
Valpagliaro rispettivamente alla Conca di Valle Lepri sul Navigabile e alla Conca di Tieni
sul Po di Volano, a quota di circa m 1.50 sul livello del mare; quelli terminali, in collegamento diretto con il mare, da Valle Lepri a Portogaribaldi e da Tieni a Volano.
Tratto
Tratto
Tratto
Idrovia
Po-Valpagliaro
Valpagliaro - V.Lepri
V.Lepri - Mare
Po di
idem
Tratto
Tratto
Valpagliaro - Tieni
Tieni – Sacca di Goro
Volano
quote
acqua
4.5 m
1.5 m
quota mare
Tabella 3 – Quote d’acqua nei vari tratti dell’Idrovia Ferrarese e del Po di Volano.
Fra Migliarino e la Sacca di Goro il Po di Volano è navigabile solo per imbarcazioni di piccola stazza.
Attualmente, in funzione scolante, come si è detto il tratto inferiore del Po di Volano, a valle
della Conca di Tieni, è per lo più tenuto isolato mediante l’omonima chiusa, al fine di evitarne sovraccarichi nei momenti di piena. Esso è pertanto da riguardare come un corso d’acqua
a sé stante.
La chiusura dello sbarramento di Tieni annulla il cadente sistematico alle acque nel tratto del
Po di Volano fra Migliarino e Tieni, per cui il flusso (anche come direzione) diviene qui funzione delle manovre dei manufatti che scaricano o prelevano dal fiume, o è addirittura azze51
Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
rato. È stata perciò progettata (S.P.D.S. Ferrara, oggi Servizio Tecnico di Bacino Po di Volano) la costruzione di un altro sbarramento sul tratto inferiore del Po di Volano, presso Migliarino, capace di modulare dal 35% allo 0% l’immissione di acque in tale tratto. In tal
modo al Canale Navigabile potrebbero pervenire, anche in regime ordinario, fino al 100%
delle acque del settore superiore del sistema, e il tratto inferiore del Po di Volano, da Migliarino al mare, funzionerebbe come corso d’acqua a sé stante, con gli afflussi derivanti dagli
impianti idrovori che gli fanno capo.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
3.2 – Cenni relativi all’assetto agricolo del territorio in relazione all’attività irrigua
Il settore predominante nell’economia del territorio è rappresentato, da secoli, dall’agricoltura. In
particolare nel Ferrarese le imprese agricole, che insieme costituiscono oltre il 47% delle imprese
della provincia, fanno registrare un dato largamente superiore alla media della regione (18%) ad alla
media nazionale (19%); questo fatto è particolarmente rilevante per il ruolo della bonifica. Il dato è
interessante anche in confronto alla situazione nazionale, che fa registrare una contrazione del settore agricolo.
Nel corso del 2006, la produzione lorda vendibile dell’agricoltura ferrarese ha subito un aumento
del 2,5% rispetto all’anno precedente. Anche l’export provinciale di prodotti agricoli non lavorati
ha registrato un incremento, che in termini valutari è stato pari al 3,8%. Il miglioramento della qualità e distintività del prodotto agricolo provinciale ha consentito un aumento dell’export. Sull’annata
produttiva del 2006, che inizialmente si prospettava positiva, ha pesato negativamente il dato meteorologico: nel settore vegetale, la scarsità di precipitazioni ha condizionato le quantità di alcune
produzioni, quali il pomodoro da industria, le mele e le nettarine, ma anche il frumento tenero ed il
granoturco. Il comparto cerealicolo ha messo a segno una crescita del 15% del prodotto lordo vendibile e quello frutticolo una crescita del 19%.
Le principali colture sono costituite da foraggiere, frumento, mais, barbabietola, riso, frutta, pomodori e patate. L’industria legata all’agricoltura era molto importante fino agli anni sessanta, quando
la provincia di Ferrara registrava la maggior concentrazione di zuccherifici in tutta l’Europa e si stava sviluppando notevolmente l’industria di trasformazione della frutta. L’industria agro-alimentare
ha in seguito subito contrazioni e crisi: oggi è in calo, sul fronte della barbabietola e in lieve ripresa
su quello della frutta.
Le difficoltà maggiori di riduzione lorda vendibile riguardano la barbabietola da zucchero, penalizzata dagli effetti della riforma del settore decisa dall’Unione Europea.
Importante è anche la zootecnia, che ha una radicata presenza nel territorio ed ha fatto registrare un
lieve incremento (0,9% del PLV), che sembra dimostrare il definitivo superamento delle crisi degli
anni passati per il comparto delle carni bovine (si veda la tab.4).
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Tab.4 - PROVINCIA DI FERRARA
VARIAZIONI DEL "PRODOTTO LORDO VENDIBILE" (PLV)
DEI PRINCIPALI COM PARTI (nume ri indici 2006 - 2000)
Uva da vino
Pero
Melo
Barbabietola da
zucchero
Pomodoro
Melone
Cocomero
Fragola
Patata
Granoturco ibrido
Frumento duro
Frumento tenero
-60
-40
-20
0
20
40
60
80
100
120
% PLV
La parte di territorio vicina al mare, caratterizzata da terreni sabbiosi, è sempre più frequentemente
utilizzata per colture idroesigenti come melone, cocomero, pero, melo, pesco. Nell’area centrale del
territorio del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara è spesso presente la risicoltura, caratterizzata
da un’elevatissima richiesta d’acqua. Il conseguente grande impegno della rete di bonifica per il settore irriguo ha reso necessario il potenziamento di alcuni impianti e la costruzione di nuove opere di
presa.
Per dare un’idea della vocazione agricola del Bacino Burana - Volano si cita il seguente dato: a Superficie Agricola Utile (SAU) nel territorio del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara ha il valore
in percentuale più alto della regione, con una SAU di 180.000 ettari su 253.800 ettari di territorio.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Il prelievo idrico annuo del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara da fonti esterne è di: 304 milioni di mc destinati all’area dell’ex I Circondario, 156 milioni di mc per l’ex II Circondario, 43 milioni di mc per l’ex Valli di Vecchio Reno. Il totale complessivo di prelievi irrigui annui da fonti
esterne è di 503 milioni di mc (dato anno 2004).
3.3 – Funzionamento della rete irrigua di bonifica – Distretti irrigui
Allo scopo di comprendere il funzionamento della rete irrigua è necessario introdurre alcuni elementi, definizioni e semplificazioni. Così come è stato fatto per la precedente trattazione riguardante i bacini di scolo, è necessario ora introdurre il concetto di “Distretto irriguo”: esso rappresenta
una suddivisione del comprensorio irriguo, i cui criteri sono molto variabili. In genere la suddivisione è basata sullo sviluppo della rete di distribuzione, cioè il Distretto comprende un’area alimentata
da un proprio ripartitore. Lo sforzo maggiore per la predisposizione di criteri comuni a livello regionale (Urber) per la definizione del funzionamento delle reti irrigue consortili è stato fatto in occasione della compilazione del progetto Sigria per l’Inea effettuato negli anni 2005-2006 e completato
nel dicembre 2007. Il progetto Sigria si intitola: “Analisi delle caratteristiche tecnico-strutturali e
gestionali degli schemi idrici ad uso irriguo”, buona parte dei dati raccolti nella presente documentazione provengono da questo studio, che fa riferimento al 2004 per le portate derivate; la maggior
parte delle informazioni tecniche relative agli impianti e alla caratterizzazione territoriale proviene
dal S.I.T.L. (Sistema Informativo Territoriale Locale) del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, che integra le informazioni tecniche-territoriali li diffonde su internet per l’utilizzo da parte dei
tecnici specializzati della bonifica e degli enti associati (STB, AIPO, Provincia, Regione Emilia-Romagna ed altri).
La distribuzione di acque irrigue nell’Alto Ferrarese si attua prevalentemente con il sistema di utilizzo promiscuo (scolo e irrigazione) delle canalizzazioni esistenti; si parla infatti di canali a funzione promiscua o canali promiscui. Laddove le altimetrie lo consentono, il flusso idrico viene regimato da paratoie con successivi salti di quota, in modo da rendere possibile la cosiddetta irrigazione “a
rincollo”. Questo sistema, oltre a consentire il prelievo diretto da parte degli utenti, favorisce il risarcimento della falda, garantendo il giusto franco di coltivazione. Il principale inconveniente di
questo sistema è quello di ritrovasi i canali già invasati d’acqua a fronte di eventi meteorici improvvisi ed intensi, con conseguente maggior rischio di allagamenti se non si interviene con la massima
tempestività.
Nei bacini orientali di bonifica, più depressi, si sono diffusi anche sistemi di distribuzione irrigua
con canalizzazione separata, in generale dominante; le acque destinate all’irrigazione sono cioè portate da canali preposti esclusivamente a tale funzione (quei canali che vengono generalmente chia55
Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
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mati condotti); nelle aree più occidentali, come l’ex Consorzio di Bonifica Valli di Vecchio Reno si
stanno estendendo sistemi di adduzione separata, che poi si avvalgono della distribuzione per mezzo
di canali promiscui ed infine di impianti tubati a bassa pressione con erogazione aziendale.
Le pendenze delle quote di fondo dei canali irrigui e promiscui sono generalmente molto contenute
(valore minimo di 10 centimetri per chilometro). Dove il terreno si innalza in contropendenza rispetto al flusso di alimentazione irrigua, esistono piccoli impianti di sollevamento dedicati (vedasi
ad es. il Distretto del Po di Primaro nell’ex II Circondario o il Distretto Berra-Contuga nell’ex I Circondario).
Ancora rari ma in via di aumento sono i sistemi di distribuzione a mezzo di impianti tubati a bassa
pressione con erogazione aziendale.
Purtroppo solo in pochissimi casi il servizio irriguo è regolato da contatori di portata; una maggiore
diffusione di contatori potrebbe portare a minori sprechi da parte delle aziende agricole, in quanto la
fatturazione sarebbe legata a consumi effettivi e non presunti, premiando le aziende che effettuano
le maggiori ottimizzazioni della sempre più preziosa “risorsa acqua”. Esperimenti di questo tipo,
condotti in diversi distretti irrigui della Puglia, hanno portato a risparmi da parte dei Consorzi di
Bonifica, addirittura superiori al 30% sulla voce di spesa relativa all’irrigazione.
Il problema principale del comprensorio è rappresentato dall’equilibrio della falda freatica che deve
essere attentamente regimata, evitando che diventi troppo superficiale nei periodi piovosi (con conseguenze dannose per le colture), o che si abbassi eccessivamente nei periodi siccitosi (compromettendo la stabilità del suolo e degli edifici e l’alimentazione idrica delle piante).
Di seguito sono illustrati i funzionamenti delle reti irrigue nei distretti irrigui in regime di irrigazione normale, con particolare riferimento al periodo estivo (periodo irriguo che va da maggio a ottobre) e con riferimento all’anno 2004, per le portate prelevate, e al 2008 per i dati tecnici relativi agli
impianti ed alla rete. Si fa riferimento alla travola n. 18 “Distretti irrigui - schema delle relazioni
idrauliche”.
3.3.1 - Distretti irrigui dell’ex Consorzio di Bonifica Burana Leo Scotenna Panaro
3.3.2 – Distretti irrigui dell’ex Consorzio di Bonifica I Circondario Polesine di Ferrara
Il comprensorio dell’ex Consorzio I Circondario ha una superficie di circa 91.100 ha, la superficie
comprensoriale è delimitata da corsi d’acqua pensili (Po Grande, Po di Goro e Po di Volano) e per
oltre il 50% sotto il livello del mare. La falda freatica è ovunque molto superficiale.
Lungo la fascia litoranea, dalla foce del Po di Goro alla foce del Po di Volano, si fanno sempre più
marcati i problemi di ingressione salina, sia nei tratti terminali dei corsi d’acqua che nella falda.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
L’approvvigionamento idrico avviene principalmente dal fiume Po e dal Po di Goro, attraverso impianti di derivazione gestiti autonomamente dal Consorzio, oppure dal Po di Volano, alimentato a
sua volta con acque del Po dagli impianti di derivazione delle Pilastresi. Nell’area compresa fra Po
Grande e Po di Volano – Emissario di Burana, la fornitura irrigua è garantita, pressoché esclusivamente, da acque superficiali con prelievi dal Fiume Po, essendo irrilevante l’apporto da pozzi, il cui
utilizzo viene ormai disincentivato per gli effetti negativi dell’emungimento di acque sotterranee nei
riguardi della subsidenza.
Negli ultimi anni gli impianti di derivazione dal Po hanno incontrato crescenti difficoltà, sia per
l’obsolescenza delle strutture, sia per il continuo abbassamento dei livelli di magra del fiume.
Anche la rete di distribuzione, costituita da 350 km. di condotte specializzate e da gran parte della
rete di scolo usata in funzione promiscua, risente del naturale invecchiamento e degli effetti negativi
della subsidenza (assestamenti arginali e modifiche di pendenza dei canali).
Il mantenimento in efficienza delle opere di presa e delle reti di distribuzione diventa sempre più
oneroso, richiedendo sia interventi di adeguamento e manutenzione straordinaria, che una costante
attività di manutenzione ordinaria.
Vanno incrementandosi le esigenze di approvvigionamento idrico, sia per il ruolo insostituibile dell’irrigazione nella pratica agronomica ordinaria, sia per il previsto ampliamento delle superfici a risaia (che ha consumi nettamente superiori a tutte le altre colture irrigue), sia infine per l’esigenza di
contrastare i fenomeni di subsidenza e risalienza salina con la circolazione e la distribuzione di ingenti corpi d’acqua.
Individuazione dei Distretti irrigui dell’ex I Circondario
La fonte esclusiva di prelievo, diretto o indiretto, è rappresentata dal fiume Po, ossia dal Po
Grande e dal Po di Goro. I singoli distretti irrigui sono stati individuati principalmente sulla base
delle opere di presa che li alimentano in via principale.
Partendo da Ovest sono:
 Diamantina, servito principalmente dall’Impianto Idrovoro di Capodàrgine, che preleva direttamente dal Po Grande, e in subordine da una presa del CER (Canale Emiliano Romagnolo) sul Cavo Napoleonico;
 Est Boicelli, servito principalmente dalle tre prese sul canale omonimo (Nicolino, Betto, Cittadino);
 Guarda, servito principalmente dall’omonimo impianto di derivazione dal Po (grandi
sifoni);
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
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 Sud Copparo, servito da una serie di prese sul Po di Volano a monte del Sostegno di Tieni;
 Berra-Contuga, servito dagli omonimi impianti di derivazione dal Po (grandi sifoni);
 Dazio-Galvano, servito dalle omonime prese dal Po di Volano, a valle di Tieni;
 Varano-Pomposa-Giralda Sud, servito dalle prese del tratto terminale del Po di Volano;
Goro Est, servito da cinque sifoni sul tratto terminale del Po di Goro.
Utilizzando in generale il criterio di analizzare il territorio da ovest a est, di seguito vengono osservati sinteticamente i singoli distretti irrigui.
Distretto Diamantina (9.660 ha)
Il Distretto Diamantina è un sistema irriguo tipicamente organizzato con canali a funzione promiscua. Ha il suo più importante punto di prelievo d’acqua dal fiume Po Grande, costituito dall’Impianto Irriguo Capodàrgine. L’impianto è posizionato sull’argine maestro del fiume, tra gli sbocchi
del Panaro e del Cavo Napoleonico, e preleva con tre tubi a sifone per una portata complessiva massima di 1 mc/s ed una potenza di 105 Kw (il volume complessivamente prelevato nell’anno 2004 è
stato di 8.600.000 mc). L’Impianto Capodàrgine convoglia le sue acque nel Canale Cittadino il
quale supera in botte il Cavo Napoleonico e nel suo primo tratto in direzione sud può alimentare il
Canale Roncagallo, che a sua volta alimenta il Nicolino e il Canal Bianco; sia il Canale Nicolino
sia il Canal Bianco sia il Cittadino attraversano quindi l’intero Distretto in direzione ovest-est fino
a raggiungere il Canale Boicelli. Le portata d’acqua rimanenti passano in botte il Canale Boicelli ed
alimentano il Distretto Est Boicelli (il contributo più importante è dato dal Canale Gramicia, che di
fatto costituisce la prosecuzione del Canale Cittadino). Il Canal Bianco, che è il canale dorsale irriguo e scolante dell’ex I Circondario, ha origine proprio dal Canale Cittadino, ne preleva, mediante
una chiavica, buona parte della portata, attraversa poi la fascia centrale del Distretto Diamantina in
direzione ovest-est e sottopassa il Canale Boicelli in corrispondenza della bassura del Betto, fra
Pontelagoscuro e Ferrara.
A rinforzare la portata di questo sistema irriguo, composto principalmente da Canale Cittadino e
Canal Bianco, è il prelievo realizzato da una chiavica a botola sul fondo del Cavo Napoleonico, che
va ad alimentare il Canale Cittadino nella corrispondente botte. L’acqua prelevabile dal C.E.R. ha
però un costo maggiore di quella prelevabile da Po, per cui la funzione di questa fonte è solo quella
di integratrice di portata.
Il Distretto preleva inoltre un volume annuo di 2.000.000 di mc tramite l’Impianto Irriguo Schiavona Vecchia, dal Canale Emissario di Burana. L’impianto è situato immediatamente a ovest del
C.E.R., al di fuori del comprensorio del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara (ricade nel Consorzio di Burana), ha una potenza massima di 19 Kw e portata massima di 0,31 mc/s; immette nel
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Derivatore Cavo acqua che viene utilizzata soprattutto per irrigare il settore situato tra il Panaro e il
Cavo Napoleonico, settore che a nord beneficia anche di acque provenienti dall’Impianto di Capodàrgine. Parte dell’acqua prelevata dall’Impianto Schiavona Vecchia utilizza un passaggio in botte
per attraversare il Cavo Napoleonico e raggiungere, mediante lo Scolo Ortigale, anche il settore est
della Diamantina.
Distretto Est Boicelli (12.785 ha)
Anche questo Distretto è organizzato con canali a funzione promiscua.
È servito principalmente dalle acque del Canale Boicelli, mediante le prese Nicolino, Betto e Cittadino. Queste sono situate in corrispondenza delle botti mediante le quali i canali Nicolino, Bianco e
Cittadino sottopassano il Boicelli (al Distretto pervengono quindi anche le portate residue dei suddetti canali alle rispettive botti, portate che sono però generalmente assai ridotte nei periodi siccitosi).
Partendo da nord, la portata d’acqua prelevata alla Chiavica Nicolino dal Canale Boicelli, pari a
941.000 mc nel 2004, viene convogliata nella Fossa Lavezzola, che attraversa la zona nord del Distretto, con andamento ovest-est, e che comunica con il Canal Bianco per mezzo del Condotto Ceccatina nel punto di estremo est del Distretto. La Fossa Lavezzola prosegue poi nel Distretto attiguo
(Distretto Guarda).
Circa 1400 m a sud della Chiavica Nicolino, sul Canale Boicelli, è situata la Chiavica Betto a ridosso dell’omonimo impianto idrovoro di scolo. La portata prelevata (3.100.000 mc anno) viene convogliata nel Canal Bianco che, con andamento ovest-est attraversa il Distretto per proseguire a nord
di Copparo nel Distretto Guarda.
Circa 2 chilometri più a sud, sempre dal Canale Boicelli, preleva la Sifone Confortino, che immette
le sue acque nel Canale Gramicia, il quale passa a pochi metri di distanza dalle mura cittadine nord
di Ferrara ed in seguito si immette nel Canale Naviglio. Quest’ultimo prosegue in direzione di Copparo fino al nodo irriguo di Cesta nel Distretto Sud Copparo.
Nella sua zona sud, il Distretto Est Boicelli è alimentato da alcune opere di presa sul Po di Volano
che portano acqua al Canale Naviglio. A partire da ovest sono: la Chiavica S. Lazzaro (Quacchio)
con 3.700.000 mc anno, che alimenta lo Scolo S. Lazzaro, il quale a sua volta si immette in Naviglio; il Sifone Scorsuro, posizionato in destra idraulica (lato sud) del Diversivo Po di Volano, che
alimenta il Canale Scorsuro il quale, dopo aver attraversato l’area a sud del Diversivo, la sottopassa
in botte per immettersi anch’esso nel Canale Naviglio; la Chiavica Baura con prelievo annuo di
5.700.000 mc; la Chiavica Galvana con 550.000 mc annui ed infine la Presa Castello con prelievo
annuo di 315.000 mc, situata esattamente al limite fra i Distretti Est Boicelli e Sud Copparo.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Distretto Guarda (6.318 ha)
Anche in questo Distretto l’irrigazione si avvale quasi esclusivamente di canali a funzione promiscua. Il Distretto è servito principalmente dall’impianto da cui prende il nome, quello dei Sifoni di
Guarda, che preleva acqua dal Po Grande con tre tubi a sifone a cavallo dell’argine maestro del fiume. L’intero impianto, che consta dei sifoni, dello stabilimento con i motori elettrici, della vasca e
dell’edificio di regolazione delle chiaviche per una estensione lineare complessiva delle opere
idrauliche pari a 170 m., è stato costruito nel 1926, ha tre pompe da 37 Kw ed una portata massima
di 5,4 mc/s. La derivazione complessiva per scopo irriguo è stata di ben 13.300.000 mc anno.
L’acqua prelevata ai Sifoni di Guarda, tramite il Condotto Guarda si immette nella Fossa Lavezzola, che attraversa il Distretto in direzione est-ovest per continuare nel Distretto adiacente Distretto
Berra Contuga.
Fig. 22 - Impianto irriguo di Berra (cortesia ing. P. Valentini).
Gli impianti di sollevamento irriguo Marabino, Abbondanza, Coccarone aiutano a superare alcuni
dislivelli in zone altimetricamente sfavorite.
La parte sud del bacino viene servita anche dalle acque provenienti dal Canal Bianco, che attraversa
il Distretto in direzione ovest-est, per poi entrare nel Distretto Berra-Contuga.
L’area a nord-est del Distretto è irrigata dal Condotto tubato Cesta. Si tratta di un condotto a pressione medio-bassa che si alimenta con acqua proveniente dal Canale Naviglio e sollevata dall’Impianto irriguo Coccanile. L’impianto è stato costruito assieme all’Impianto di Guarda (1926) ed ha
una potenza di 132 Kw con una portata massima di 3,6 mc/s.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Distretto Sud Copparo (14.558 ha)
Si tratta ancora di un Distretto irriguo con canali prevelentemente promiscui. È servito principalmente da una serie di prese sul Po di Volano, tre delle quali
- la Chiavica Fossalta
- i Sifoni Viscarda
- i Sifoni Valpagliaro,
sono situate a monte del Sostegno di Valpagliaro (quota media dell’acqua nel Po di Volano m 4,5),
mentre gli altri tre
- la Presa Celna 2
- la Presa Celna 1
- la Chiavica Tieni Vecchio
sono situate tra il Sostegno di Valpagliaro e quello di Tieni (quota media dell’acqua nel Po di Volano m 1,5).
A nord, l’Impianto irriguo Belvedere, sull’omonimo condotto, solleva le acque provenienti principalmente dal Condotto di Cesta e dal Canale Naviglio, per immetterle verso sud-est nella Condotta
Belvedere. L’Impianto irriguo Belvedere ha una potenza totale di 12 Kw su due gruppi pompe da 6
Kw, con un portata massima complessiva di 0,4 mc/s, ha sollevato nel 2004 1.130.000 mc di acqua.
Distretto Berra Contuga (38.906 ha)
È il Distretto irriguo di maggiori dimensioni nell’ex I Circondario, alimentato da Po con i grandi
impianti a sifone di Berra e Contuga. Il sistema di irrigazione procede prevalentemente da nord a
sud e si avvale di molti canali specializzati.
Il Sifone Contuga preleva dal Po Grande tramite tre tubazioni a cavaliere dell’argine maestro; nel
2004 il volume sollevato è stato di ben 31.800.000 mc. L’impianto ha tre pompe da 147 Kw ed una
portata massima di 9 mc/s, è stato costruito nel 1968. L’acqua prelevata si immette nel Condotto
Contuga Nuovo, che procede verso sud nel Condotto Iolanda. Buona parte della portata va ad alimentare la Fossa Lavezzola, che procede da est a ovest.
I Sifoni di Berra si trovano cinque chilometri più a valle lungo il Po Grande e rappresentano l’impianto di presa irrigua più grande dei Consorzi di Bonifica ferraresi. Già nel 1905 l’ingegner Pietro
Pasini (ingegnere capo del Consorzio Grande Bonifica Ferrarese) indicò come il prelievo d’acqua
da Po fosse il sistema migliore per fornire acqua anche in condizioni di siccità. Si deve considerare
infatti che in tali periodi i prelievi da Po di Volano diventano insufficienti. Scartando l’idea della
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
costruzione di chiaviche nell’argine di Po ritenne più conveniente attenersi al sistema di derivazione
mediante sifoni, in considerazione del fatto che il Po, anche in periodo di magra, era “dominante”
rispetto al depresso bacino della Grande Bonifica. In seguito a tali suggerimenti il Consorzio iniziò
la costruzione di quattro impianti a sifone (Guarda, Contuga, Berra, Ariano). Attivato nel 1926 e
completato nel 1950, l’impianto di Berra ha quattro grandi sifoni a cavaliere dell’argine, uno stabile
adibito alle chiaviche di regolazione al termine dei sifoni, una vasca ed uno stabile per le quattro
pompe da 6 mc/s per complessivi 24 mc/s. L’intera costruzione ha uno sviluppo lineare dai sifoni
allo scarico delle pompe in bonifica di 180 m. L’impianto ha una potenza complessiva di 588 Kw e
nel 2004 ha prelevato ben 200.000.000 mc di acqua da Po. L’acqua prelevata viene convogliata nel
Derivatore di Berra (canale specializzato) si immette dopo due chilometri nel Canal Bianco, dal
quale si diramano i distributori secondari costituiti dal Condotto Albersano e Condotto Nord-Sud. Il
Condotto Albersano raggiunge a sud il Distretto Dazio Galvano con la portata residua.
Ci sono altri importanti canali collettori orientati nord-sud, i principali sono: il Canale di Goro, il
Condotto Ariangioli, il Condotto Monticelli, l’Irrigatore Bosco Ovest, lo Scolo Bassone. In direzione est ovest è di grande rilevanza la linea di distribuzione costituita dal Canale Contarino che si dirama dal Canal Bianco a sud di Ponte Albersano e che prosegue nel Canale Bentivoglio raggiungendo l’area di Mesola. L’area di Mesola è caratterizzata da una forte idroesigenza dovuta ai particolari suoli (sabbiosi, fortemente permeabili) ed alle colture praticate (meloni, cocomeri, ortaggi ed
altri prodotti idroesigenti). La morfologia di questa area è caratterizzata da antichi cordoni litoranei,
talora con paleodune, generalmente paralleli tra loro ma che in qualche tratto si accostano e si saldano. Questa situazione rende complicata la distribuzione d’acqua e per questo motivo è stata sviluppata una fitta e complessa rete di canali con molti impianti idrovori irrigui per superare gli ostacoli
altimetrici. Si elencano gli impianti: Belbosco, Pompa Belbosco, Vallona Vecchia, Bragliazza, Dossone, Belmonte, Marzura, Sollevatore Gaffaro, Balanzetta, Sollevatore Pioppa Palù.
Anche nel resto del Distretto sono presenti alcuni impianti sollevatori irrigui a servizio di zone particolari, come il caso degli impianti Calabria e Tombe (in prossimità dei Sifoni Contuga), l’ Impianto irriguo Cappellone a quattro chilometri a nord est di Iolanda e l’Impianto Sollevatore Galvano, a nord dell’abitato di Codigoro.
L’impianto idrovoro di scolo Vidara Nord, inaugurato nell’anno 2004, si trova ad un chilometro a
nord dell’abitato di Mesola; ha effettuato sporadici prelievi irrigui da Po di Goro grazie all’invertibilità di alcune delle sue pompe.
Distretto Dazio Galvano (3.241 ha)
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
È un piccolo Distretto irriguo organizzato sia con canali specializzati (condotti) sia con canali a
funzione promiscua. È servito dalle prese Dazio e Galvano che prelevano dal Po di Volano a valle
del Sostegno di Tieni. La Chiavica Dazio nel 2004 ha derivato un volume di 7.400.000 mc immettendolo nel Condotto Tieni, che si dirama in vari collettori secondari procedendo verso nord. Dal
Condotto Tieni viene prelevata acqua per alimentare il Collettore Acque Alte, che in stagione irrigua
viene utilizzato in contropendenza, ossia realizzandone il “rincollo” da est verso ovest.
Con l’ausilio del piccolo Impianto Nuvolè (0,3 mc/s), che prende acqua dal Collettore Acque Alte,
possono essere servite le aree più ad ovest del Distretto, convogliate nel Condotto Cuorsanguina.
La piccola Chiavica Galvano e la successiva e vicina Chiavica Galvano della Cartiera (perché in
vicinanza della vecchia cartiera di Codigoro), prelevano acqua dal Po di Volano. La Chiavica Galvano (124.000 mc anno) immette nel Condotto Galvano, che a sua volta alimenta il Collettore Acque Alte. Un chilometro più ad est è ormai in disuso la Chiavica Lamberta.
Il Distretto può inoltre fruire delle portate residue del Condotto Albersano, ossia delle acque non
utilizzate nell’irrigazione del Distretto Berra-Contuga.
Distretto Varano Pomposa Giralda Sud (2.723 ha)
È un piccolo Distretto irriguo prevalentemente con canali specializzati. È servito dalle opere di presa presenti sul tratto terminale del Po di Volano: Impianto Irriguo Galavrone; Sifone Monchina; Sifone Canneviè.
L’Impianto idrovoro irriguo Galavrone prende acqua in sinistra idraulica dal Diversivo Baccarini
(Canale diversivo del Po di Volano), immettendola nel Condotto Corba. Da questo, l’acqua si dirama verso nord nel Condotto Dune Sud e verso est nel Condotto Volano.
L’area sud del Distretto, che prende il nome di Isola di Varano (compresa fra l’ansa a sud del Po di
Volano e il Diversivo Baccarini) è irrigata dal Condotto Corba che sottopassa il Diversivo Baccarini in botte, ed è anche irrigata dal Condotto Gigliola.
L’Impianto irriguo Galavrone, costruito nel 1929, ha una potenza complessiva di 55 Kw, una portata massima di 0,8 mc/s ed ha sollevato a scolo irriguo 10.000.000 di mc annui di acqua dal Po di
Volano per immetterla nel Distretto.
Una piccola parte orientale del bacino è servita dai due piccoli sifoni di Monchina e Canneviè, che
portano negli omonimi canali irrigui una portata massima di 0,6 mc/s ciascuno. Nell’anno 2004
hanno derivato dal Po di Volano rispettivamente 733.000 mc e 929.000 mc.
Distretto Collettore Orientale (Goro Est) (724 ha)
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
È un piccolo Distretto irriguo organizzato sia con canali specializzati sia con canali a funzione promiscua. È del tutto indipendente dal punto di vista irriguo in quanto non scambia acqua con i distretti vicini. È servito da una batteria di 5 sifoni situati nel tratto terminale del Po di Goro.
I sifoni sono chiamati Sifoni di Goro, numerati da 1 a 5 a partire da ovest andando verso est. Il volume complessivo d’acqua derivato nel 2004 è stato di 930.000 mc. Le acque derivate dai singoli sifoni sono convogliate nei canali: Condotto Bonello (Sifone n.1); Scolo Airone (Sifone n.2); Scolo
Crocale (Sifone n.3); Scolo Germano (Sifone n.4); Scolo Folaga (Sifone n.5). Tutti questi canali afferiscono al Collettore Orientale, che percorre l’intera lunghezza del Distretto.
3.3.2 - Distretti irrigui dell’ex Consorzio di Bonifica Valli di Vecchio Reno
L’attività di derivazione a fini irrigui, sviluppatasi nell'ultimo cinquantennio, si è andata progressivamente affermando nel comprensorio, tanto che vengono derivati e distribuiti annualmente
quantitativi sempre crescenti di acqua, proveniente quasi esclusivamente dal Po.
Per la distribuzione viene utilizzata in primo luogo gran parte della canalizzazione di scolo
esistente (consorziale, interaziendale o privata), convertendola all'uso promiscuo, ma esistono nel
comprensorio anche canali e sistemi di adduzione e/o distribuzione specializzati.
Individuazione dei distretti irrigui dell’ex Consorzio di Bonifica Valli di Vecchio Reno
Le più importanti opere di bonifica a scopo irriguo sono state realizzate negli ultimi decenni e
non hanno ancora raggiunto il loro completo sviluppo.
Il sistema irriguo prevalente può essere definito come “promiscuo avanzato”, poiché consente
la distribuzione dell’acqua tramite la canalizzazione di bonifica e privata nella quale vengono mantenuti invasi a quote scalari versando acqua irrigua da monte, presso le origini, ove viene addotta da
apposita canalizzazione separata (in alcuni casi promiscua); fa eccezione l’Impianto specializzato
tubato di S.Martino, che realizza, su una superficie di circa 800 ettari ad alto investimento colturale,
un’alimentazione diretta a bassa pressione, con una presa ogni 5 - 10 ettari.
Nella definizione dei distretti irrigui secondo le specifiche stabilite nel progetto SIGRIA, la
base di partenza è costituita dalle zone irrigue individuate dal vigente piano di classifica (piano di
riparto degli oneri consortili fra i proprietari di beni immobili ricadenti nel comprensorio di bonifica), ulteriormente accorpate e semplificate per non far risaltare un eccessivo grado di frammentazione, relativamente alla scala regionale del progetto.
Nel piano di classifica, l'individuazione dei diversi ambiti irrigui avviene in base al criterio dell'unitarietà del sistema dominante di derivazione e distribuzione, che sia dotato di alimentazione in64
Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
dipendente presso uno o più punti di prelievo da risorse idriche esterne al comprensorio; a questi si
aggiungono, come eventuale ulteriore partizione, le zone irrigue, ad essi appartenenti, individuabili
in base al criterio dell'indipendenza totale o parziale del sistema di distribuzione irrigua, basato su
singoli distributori specializzati o canali principali ad uso promiscuo, eventualmente comuni con altre zone irrigue, tenuto anche conto dello stato di avanzamento delle opere per la derivazione e la
distribuzione irrigua. Gli ambiti e le zone irrigue così individuati vengono insieme considerati,
come indipendenti zone irrigue, che si assumono a riferimento per il calcolo degli indici di beneficio irriguo diretto.
Il comprensorio del Consorzio ha una superficie di 43.200 ha.
Complessivamente il comprensorio consorziale può essere suddiviso in quattro distretti irrigui,
ciascuno individuato da un proprio sistema di adduzione-distribuzione che ha origine in distinti
punti di prelievo. L’ex Consorzio Valli di Vecchio Reno è, dall’ 1 ottobre 2009, parte facente del
Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara.
Gli attingimenti dell’ex Valli di Vecchio Reno vengono gestiti anche tramite accordi con enti di
secondo grado, quali:
- l’Ex Consorzio Generale di Bonifica nella Provincia di Ferrara (soppresso il 1 ottobre 2009),
che curava la derivazione dal Po per l’alimentazione irrigua dell’Emissario di Burana, del Po di
Volano e del Po di Primaro; dai quali viene attinta acqua a servire la parte centro- orientale del
comprensorio;
- il Consorzio per il Canale Emiliano Romagnolo, che cura il sollevamento di acqua derivata dal Po
presso l’Impianto di Palantone, con alimentazione del Cavo Napoleonico (o Attenuatore di Reno),
dal quale può essere attinta l’acqua a servire la parte centro-occidentale del comprensorio.
L’acqua di derivazione pertanto proviene interamente dal fiume Po, salvo due derivazioni minori dal fiume Reno in località Botta Bagnetto, presso Decima di Persiceto (poco a sud di Cento, in
Provincia di Bologna) e in località Gallo (presso Poggiorenatico, Provincia di Ferrara).
Le quote relativamente alte del comprensorio (mediamente 8 - 10 metri sul livello del mare,
con minimi e massimi significativi rispettivamente attorno ai 4 e ai 20 metri), se da un lato consentono lo scolo naturale della maggior parte della rete consorziale, dall’altro rendono molto impegnativa la distribuzione irrigua, che necessita di numerosi punti di sollevamento irriguo.
Distretto Sinistra Reno (13.211 Ha)
Il Distretto si approvvigiona principalmente dal Cavo Napoleonico tramite l’Impianto S. Agostino
(396 kw per 6 mc/s di portata massima). L’impianto irriguo porta il volume prelevato (12.000.000
mc) dal Derivatore CER, a ovest del Cavo Napoleonico. Nella zona a nord di Cento il Derivatore
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
CER esce dal comprensorio dell’ex Consorzio Valli di Vecchio Reno per entrare nel comprensorio
del Consorzio Reno Palata. Parte dell’acqua viene ripresa da tale Consorzio e riportata nell’ex Valli
di Vecchio Reno con l’Impianto irriguo Bevilacqua (10,2 Kw, 0,14 mc/s, volume prelevato nel
2004 pari a 690.000 mc); lo scopo è quello di portare irrigazione all’area delle “Partecipanze centesi”.
Una ulteriore fonte di prelievo, ma di importanza minore, in questo Distretto è data dell’Impianto
Bagnetto (34 Kw con portata massima di 0,25 mc/s), che preleva (grazie alla sua parte mobile) acqua in sinistra Reno a sud di Cento, versandola nel Distributore Bagnetto; la portata prelevata
(3.528.000 mc nel 2004) si articola poi su vari collettori di distribuzione, con principale quantità sul
Fosso Scolatore, che presta servizio alla campagna ad est di S. Matteo della Decima, procedendo
verso nord. Il Fosso Scolatore prosegue nello Scolo Canale di Cento che attraversa l’intero Distretto in direzione sud nord, passa in botte il Cavo Napoleonico in località La Bertella, prosegue fino a
Vigarano Pieve prima di uscire dal Distretto Sinistra Reno ed entrare nel Distretto Ciarle.
Un ulteriore punto di prelievo del Distretto è situato a nord. In località Ponte Rodoni, subito a est
del Cavo Napoleonico, l’Impianto irriguo Schiavona Nuova preleva le acque dal Canale Emissario
di Burana, e le attribuisce al Cavo Bondesano, il quale le porta al Canale di Cento. L’Impianto
Schiavona Nuova ha le seguenti caratteristiche: n.1 elettropompa da 8,5 Kw con portata massima di
0,07 mc/s, l’impianto irriguo e preleva acqua dal Canale Emissario di Burana. Anche in questo
caso i volumi prelevati non sono considerevoli, si tratta infatti di 240.000 mc prelevati nell’anno
2004.
Distretto Ciarle (9.023 Ha)
È alimentato principalmente dal Cavo Napoleonico, dal quale preleva acqua tramite il Canale Emiliano Romagnolo. L’acqua viene sollevata tramite l’Impianto Ciarle, provvisto di n.2 pompe da 75
kw e di una portata massima di 2 mc/s per essere portata al Canale Ciarle Distributore Sud; il prelievo nell’anno 2004 è stato di 5.940.000 mc. La distribuzione prosegue su questo canale verso sud
e nel resto del Distretto; verso est è convogliata dallo Scolo Principale Superiore sfruttando la pendenza naturale del terreno. In prossimità dell’abitato di Gallo, lo Scolo Principale Superiore si trova
ad avere un cambio del verso di scorrimento in corrispondenza della Chiavica Gallo. Lo Scolo
Principale Superiore è infatti alimentato per il suo tratto più a sud con acqua derivata dal Po di Primaro, che prosegue nel canale con verso da sud a nord. È al livello di questa chiavica che si può definire il limite fra le aree alimentare dal Cavo Napoleonico e le aree alimentate dal Po di Primaro.
Il Distretto Ciarle ha un altro punto di prelievo di minore portata in sinistra Reno nell’Impianto irriguo Gallo costituito da una pompa sommergibile da 17,9 Kw e portata massima di 0,12 mc/s
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
(474.000 mc prelevati nel 2004). Lo Scolo Traversa Superiore al Gallo distribuisce l’acqua nei collettori a servizio dell’area sud del Distretto.
Distretto Sud Ferrara (10.288 Ha)
Il Distretto ha il suo punto di approvvigionamento principale presso Ferrara, con l’Impianto irriguo
Porotto (2 pompe da 45 kw per una portata massima di 2 mc/s) e la Chiavica Porotto che derivano
acqua dal Canale Emissario di Burana, poco prima della sua confluenza con il Canale Boicelli, attribuendola allo Scolo Rinaldi. L’impianto idrovoro ha una portata massima di 2 mc/s e solleva
6.000.000 mc (anno 2004).
Lo Scolo Rinaldi alimenta nel centro del Distretto lo Scolo Uccellino Nord e lo Scolo Madonna Boschi. Lo Scolo Circondariale S. Martino, alimentato dallo Scolo Uccellino Nord, realizza la distribuzione dell’acqua nella parte sud del Distretto.
Durante la distribuzione nei molti rami secondari, l’acqua deve superare diverse zone ad altimetria
superiore. Si utilizzano a tale scopo gli impianti di sollevamento irriguo Cascina, Fondo Reno,
Chiesuol del Fosso e Coronella, che alimentano rispettivamente i canali Condotto Peloso Miara,
Scolo Allacciante Rinaldi - Scolo Civetta, Scolo Traversa Cascina Nord e Scolo Madonna Boschi.
Anche gli impianti Bosco Nuovo e Mirasole servono a superare zone di alto e sono sull’asse irriguo
formato dallo Scolo Rinaldi e Scolo Peloso.
L’Impianto Bosco Nuovo alimenta il canale irriguo Raccoglitore Bosco Nuovo sollevando le acque
dello Scolo Peloso, dal quale si dirama quest’ultimo canale irriguo. L’Impianto Mirasole si trova all’estremità sud dello Scolo Rinaldi; da questo solleva l’acqua invasando lo Scolo Peloso.
Distretto Primaro (10.278 Ha)
Il Distretto preleva l’acqua dal Po di Primaro tramite lo Scolo Valle, a nord, e più a sud tramite lo
Scolo Zambotta e il Canale Cembalina.
L’Impianto idrovoro promiscuo Sant’Egidio (potenza 81 Kw, con 1,8 mc/s) solleva le acque prelevate dallo Scolo Valle presso il Po di Primaro e le porta allo Scolo Oppio. Questo importante canale
si occupa della zona sud ovest del Distretto raggiungendo e riversando la sua portata nel Condotto
Sgarbata (erogatore), previo sollevamento da parte dell’Impianto Favalla. Lo Scolo Riazzo Cervella distribuisce le acque nella parte centro sud del Distretto per mezzo di vari canali.
Una piccola porzione del Distretto (zona est) si approvvigiona, sempre dal Po di Primaro, mediante
il piccolo Impianto irriguo Zambotta da 0,05 mc/s, con volume sollevato di 80.000 mc anno (2004),
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
che versa nello Scolo Zambotta.
La zona sud del bacino è alimentata dal Po di Primaro presso Marrara con il Canale Cembalina.
L’acqua del Canale Cembalina, presso Spinazzino, si dirama a sud est nello Scolo Principale Inferiore e a nord est nello Scolo Principale Superiore. L’Impianto irriguo Spinazzino, con 1,8 mc/s di
portata massima e volume sollevato annuo di 8.000.000 di mc, si occupa di alimentare lo Scolo
Principale inferiore ed il Condotto D, sollevando le acque provenienti dallo Scolo Parziale e prelevate dal Canale Cembalina. Il Condotto D prosegue nel Condotto E, che si dirige verso sud. all’Impianto Leona (da 0,6 mc/s, 2.000.000 mc/anno): qui l’acqua viene sollevata nello Scolo Diramazione Fiumazzo, che prosegue verso sud nel Condotto Traghetto e si dirama verso nord est nel Condotto Leona.
3.3.3 – Distretti irrigui dell’ex Consorzio di Bonifica II Circondario Polesine di S. Giorgio
Intorno al 1930, è stata effettuata la costruzione di un grosso impianto idrovoro in località Pilastresi,
nei pressi di Stellata (Bondeno). L’impianto è stato realizzato dal Consorzio di Bonifica di Burana
con sede in Modena (operante anche su circa 11.000 ettari di superficie ricadente in provincia di
Ferrara in comune di Bondeno).
A questo impianto fu affidato anche il compito dell’attingimento idrico dal Po. Al Consorzio Generale di Bonifica della provincia di Ferrara, Ente di secondo grado, oggi soppresso ed inserito come
competenze nel Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara, che accorpa i tre enti di bonifica ferraresi.
Ad esso fu regolarmente assentita una dotazione a derivare 44 mc/s, di questi 30,8 mc/s competono
oggi all’area compresa fra fiume Reno, Po di Primaro, Po di Volano (ex 2° Circondario).
Il Consorzio attinge quindi acqua convogliata nel sistema Burana-Volano dall’Idrovoro Pilastresi;
anche l’acqua prelevata dal Po di Primaro, come già detto, è parte facente del sistema che fa riferimento agli attingimenti da Pilastresi.
Il Canale Navigabile Migliarino-Ostellato-Porto Garibaldi è un altro elemento collegato al sistema
Burana-Volano ed è anch’esso dotato di punti di attingimento da parte del Consorzio.
Punti di prelievo sono posizionati anche sul Canale S. Nicolò Medelana, avente anche compito di
scolmatore del sistema Volano-Primaro (sarà trattato in dettaglio nel prossimo capitolo).
Sulla rete di convogliamento sopra menzionata sono ubicate le prese così dislocate: n.12 sul Po di
Primaro, n.17 sul Po di Volano e n. 4 sul Canale Navigabile Migliarino-Ostellato-Portogaribaldi.
68
Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Un altra presa (sifoni Lepri) esiste sul fiume Reno, a servizio dell’estrema area dell’Argentano a ridosso delle residue valli del Mezzano, mentre per il comprensorio di Filo e Longastrino la derivazione si effettua con piccoli impianti di sollevamento.
Per le derivazioni da Reno il Consorzio é associato, con la dotazione idrica di 1 metro cubo, al Consorzio di 2° grado per il Canale Emiliano Romagnolo il quale, con la Traversa di Volta Scirocco,
assicura al fiume le portate necessarie anche in periodi di magra.
Al suo interno, l’area dell’ex II Circondario gestisce una distribuzione idrica a scopo irriguo attraverso strutture specializzate e promiscue.
Su oltre i 2/3 della superficie comprensoriale, il Consorzio regima ad uso promiscuo il proprio sistema scolante, che assume così – per oltre sei mesi all’anno - anche le funzioni derivatorie.
Le strutture irrigue specializzate sono invece costituite da canalizzazioni dedicate a questa funzione
(350 km circa) e quindi impermeabilizzate e/o tubate e/o costruite con moduli prefabbricati.
Il loro maggiore sviluppo si ha nella porzione centro-orientale del comprensorio, quella caratterizzata da terreni a matrice più sciolta (sabbie o torbe).
Il comprensorio appare così suddiviso in bacini irrigui, che non sempre si sovrappongono alle delimitazioni dei bacini di scolo ma spesso li intersecano e fondono, in conseguenza della complessa
maglia idrica a questo scopo gestita (Rif. Tavola n.15 “Rete e Distretti Irrigui”).
La complessa idrografia del comprensorio non ha potuto tradursi secondo i criteri di suddivisione
basati sulla contribuenza o sulla territorialità, in uso presso il Consorzio.
La necessità di semplificare e sintetizzare i dati e la grafica esplicativa, per la redazione del progetto Sigria (dell’INEA), ha portato così all’individuazione del numero minimo di distretti irrigui
rinvenibili sul territorio, secondo il criterio dell’asta di alimentazione.
Si sono infatti delimitate le aree territoriali servite dalle rispettive linee perimetrali, ovvero:

Distretto Po di Volano

Distretto Po di Primaro

Distretto Canale Navigabile Ferrara-Portogaribaldi

Distretto fiume Reno
Questi macro-distretti possono essere chiaramente identificati per l’aspetto dei prelievi idrici, in
quanto sono alimentati da prese puntuali, ubicate sulle rispettive linee, ma fondono al loro interno
più bacini irrigui, con diverse e concomitanti strutture di distribuzione (es. canali di scolo ad uso
promiscuo con canalizzazioni specializzate).
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Dai punti di presa si dipartono le reti principali di alimentazione al territorio, che possono essere
canali in trincea (ovvero canali di scolo ad uso promiscuo) o meno frequentemente canali specializzati rivestiti (es. Chiavica Trebba – Irrigatore Trebba o Chiavica Ponti – Irrigatore Ponti).
Distretto Po di Volano (24.854 ha)
Si tratta dell’area in adiacenza al Po di Volano nella sua parte sud. Il Distretto è composto di cinque
aree alimentate da una serie di prese da Po di Volano.
Partendo da ovest si incontra la piccola area (427 ha) alimentata dal Sifone Cocomaro che alimenta
il Condotto Figlioli Secondo Ramo ed una piccola area in adiacenza al Po di Volano in località Cocomaro di Cona.
La seconda area del Distretto va da Cona a Parasacco ed è di ben 10.660 ettari. Lungo l’ansa del Po
di Volano, a sud del Diversivo Po di Volano si incontrano la Chiavica di Cona e la Chiavica di Codrea che alimentano rispettivamente il Condotto Belriguardo ed il Condotto Biagine. Continuando
verso est sul Po di Volano, si incontrano la Chiavica Contrapò Nuova sull’omonimo adduttore e la
Chiavica Contrapò Vecchia che alimenta il Fosso Masi. Queste due opere portano acqua al Fosso
Masi, dato che la Chiavica Contrapò Nuova preleva acqua che in seguito viene convogliata nel
Condotto Tassinari, che si immette nel Fosso Masi. L’adduttore di maggiore importanza per questa
seconda area del Distretto è proprio il Fosso Masi, ricevendo acqua anche da altre opere di presa
ubicate più a valle lungo il Po di Volano. Il Fosso Masi ha origine ad est di Contrapò, dopo aver attraversato buona parte del Distretto, superato Masi Torello entra nel Distretto Primaro e si immette
nel Canale Convogliatore, che recapita a sua volta nel Canale Circondariale Bando Valle Lepri.
Altri punti di prelievo nel Distretto sono: il Sifone Viconovo che alimenta il Derivatore Viconovo; il
Sifone Villanova che alimenta il Derivatore Viallanova; il Sifone Lattuga che alimenta il Derivatore
Lattuga; il Sifone Denore che alimenta il Derivatore Parasacco.
La terza area del Distretto Po di Volano (10.420 ha) è quella che va da Migliarino a Marozzo ed è
alimentata da una serie di prese: la Chiavica Migliarino che alimenta il Canale Calà Primo Ramo;
la Chiavica Migliaro che alimenta il Canale Chiavica e subito si dirama in diversi canali; il Sifone
Mazzore; la Chiavica Massafiscaglia (con volume prelevato di una certa consistenza ) che alimenta
l’Irrigatore Corba Bastioni, canale di una certa importanza che attraversa alimentando questa area
del Distretto da ovest ad est; la Chiavica Valle Volta che alimenta l’Irrigatore Principale Valle Volta; il Sifone Tieni Nuovo alimentante il Canale Diversivo Tieni che si snoda parallelo al Po di Volano per alcuni chilometri. Il sifone preleva nel vecchio alveo del Po di Volano in prossimità del Sostegno di Tieni ma a monte dello stesso, dove il livello idrometrico è ancora 1,5 m s.l.m. (dopo passa a livello di foce a mare).
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
In località Marozzo è presente la quarta area del Distretto, molto piccola (244 ha) e alimentata dal
Sifone Generali (sifone privato) che versa nel Canale Sabbionchi.
La quinta ed ultima area del Distretto (3.100 ha), partendo dal Po di Volano, si estende verso sud
passando ad ovest della Valle Bertuzzi, passa oltre l’abitato di S. Giuseppe arrivando fino al Portocanale di Porto Garibaldi. Alimenta quindi i terreni agricoli adiacenti agli abitati di Lido delle Nazioni, Lido di Pomposa, Lido Degli Scacchi e Porto Garibaldi. La distribuzione avviene tramite il
Canale di Gronda Bosco Eliceo. I canali di gronda sono una particolare tipologia di canali in trincea scavati in sabbia, tipici delle zone della fascia costiera, realizzati negli anni ’30, allo scopo di
alimentare la falda freatica. Con l’evoluzione del territorio e dell’attività agricola essi hanno assunto
funzioni plurime di scolo ed irrigazione (promiscue). Il Canale di Gronda Bosco Eliceo ha uno sviluppo complessivo di 39 chilometri ed è alimentato da Po di Volano; tramite la Chiavica Pomposa
l’acqua viene distribuita verso est attraverso una rete ad anello.
Distretto Po di Primaro (39.102 ha)
Il Distretto ha una notevole estensione e copre buona parte dell’area sud ovest dell’ex Consorzio di
Bonifica II Circondario. È alimentato da un grande numero di chiaviche sul Po di Primaro.
Il Po di Primaro è un vecchio ramo morto del Po che si separava all’altezza di Ferrara (S.Giorgio)
per sfociare in Adriatico nell’attuale foce del Reno. Già dal 1780 il Po di Primaro non è più in collegamento con il Reno ed il suo alveo, nel tratto tra Ferrara e Traghetto, viene utilizzato sia per trasportare acqua per scopi irrigui che per lo scolo; in questo ultimo caso le acque scorrono da sud a
nord, in senso inverso rispetto alla condizione storica del flusso d’acqua.
Partendo da nord la prima opera di presa è la Chiavica Misericordia che alimenta il Condotto Misericordia, il quale a sua volta alimenta il Condotto S. Antonino Terre Alte. Quest’ultimo condotto
rappresenta per l’area nord ovest del Distretto il collettore di principale importanza irrigua. La
Chiavica di Fossanova S. Marco alimenta il Condotto Gorgo Spino Acque Alte; poco più a sud la
Chiavica Gaibanella alimenta l’ Allacciante Primaro Pallarano. Più a sud si incontrano la Chiavica Gaibana, la Chiavica Lanzagallo, di modeste portate, e la Chiavica Monestirolo che alimenta il
Condotto Masolino Terre Alte.
La successiva Chiavica Scolo Bolognese alimenta il principale flusso irriguo del Distretto costituito
dallo Scolo Bolognese, detto anche Nuovo Scolo, che a dispetto del nome “scolo” ha nella funzione
irrigua la sua più importante caratterizzazione. Esso attraversa il Distretto da ovest ad est, si immette nella Fossa di Portomaggiore, in seguito la portata d’acqua prosegue nel Canale Diversivo fino
al Canale Circondariale Bando Valle Lepri.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
A sud dell’abitato di S. Nicolò si incontra la Chiavica Coriona che alimenta il Condotto Donnamorta ed insieme alla Chiavica Fascinata alimenta il Fosso Benvignante Terre Basse. In località
Ospital Monacale si trova la Chiavica Ziparea che alimenta il Fosso Ziparea. Il Fosso Anderlise è
alimentato dalla Chiavica Traghetto.
Appena ad est di Portomaggiore l’importante adduttore irriguo Scolo Bolognese Secondo Ramo, che
porta acqua presa dal Canale Diversivo, porta l’alimentazione irrigua verso la vasta area sud – est
del Distretto. La portata viene in seguito portata dal Canale Dominante Testa, che prosegue in direzione sud – est, dividendo in parti quasi uguali le portate fra lo Scolo Gramigne e il Canale Dominante Gramigne. Da quest’ultimo canale, dopo il sollevamento presso l’idrovoro irriguo Menate, la
portata irrigua raggiunge l’estremo est del Distretto per mezzo del Canale Dominante Umana. Anche qui è necessario un sollevamento ulteriore per raggiungere i terreni più alti tramite l’impianto
idrovoro irriguo Anita.
L’area sud del Distretto è quella che necessita del maggior numero di impianti irrigui ed è alimentata dall’Irrigatore Marchetto, alimentato a sua volta con acqua del Canale Dominante Testa.
Il Distretto necessita dunque di un notevole numero di sollevamenti irrigui allo scopo di alimentare
aree altimetricamente sfavorite.
Nel complesso si tratta prevalentemente di impianti automatici di modesta potenza.
A partire da nord si elencano i seguenti impianti idrovori irrigui:
-
Verginese, da 7 Kw di potenza e 0,2 mc/s di portata massima;
-
Runco, da 30 Kw di potenza e 0,6 mc/s di portata massima, si alimenta dal Canale S. Nicolò Medelana per fornire acqua ai territori più a sud;
-
Veraglio, da 7 Kw di potenza e 0,2 mc/s di portata massima;
-
Derna Fondiaria, da 7 Kw di potenza e 0,3 mc/s di portata massima;
-
Cavo Spina, da 236 Kw di potenza e 1,8 mc/s di portata massima, ha due pompe ed è un
impianto di discrete dimensioni;
-
Canova, da 11 Kw di potenza e 0,1 mc/s di portata massima;
-
Anderlise, da 6 Kw di potenza e 0,1 mc/s di portata massima;
-
Fiorana, da 154 Kw di potenza e 0,9 mc/s di portata massima, azionato da motori diesel;
-
Tampellina, da 8 Kw di potenza e 0,1 mc/s di portata massima;
-
S. Antonio, da 5 Kw di potenza e 0,1 mc/s di portata massima;
-
Menate, da 30 Kw di potenza e 1 mc/s di portata massima;
-
Signora, da 6 Kw di potenza e 0,1 mc/s di portata massima;
-
Buoncambio, da 6 Kw di potenza e 0,1 mc/s di portata massima;
-
Galvino, da 6 Kw di potenza e 0,1 mc/s di portata massima;
-
Celletta, da 11 Kw di potenza e 0,1 mc/s di portata massima;
-
Prefitta, da 6 Kw di potenza e 0,1 mc/s di portata massima;
72
Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
-
Pioppara, da 6 Kw di potenza e 0,1 mc/s di portata massima;
-
Parata, da 5 Kw di potenza e 0,1 mc/s di portata massima;
-
Pioppara Alto, da 10 Kw di potenza e 0,1 mc/s di portata massima;
-
Parata Alto, da 6 Kw di potenza e 0,1 mc/s di portata massima;
-
Anita, da 40 Kw di potenza e 1 mc/s di portata massima.
Distretto Reno (4.240 ha)
È composto da due aree rispettivamente di 2691 ettari e di 1549 ettari in località Longastrino e Anita. L’area in località Longastrino è in sinistra Reno ed è in provincia di Ravenna. È alimentata dalla
Presa a sifone Bastia e dall’Impianto Chiavica di Legno. L’Impianto Bastia è un sistema di pompe
a sifone galleggianti su un pontone ancorato alla riva del fiume Reno; viene collocato nel fiume solo
nel periodo irriguo, che va da aprile ad ottobre. L’Impianto irriguo Chiavica di Legno è anch’esso
mobile e stagionale ed è dotato di quattro tubi a sifone. Lo Scolo Menate è il principale adduttore irriguo di quest’area.
La seconda area (1549 ha) del Distretto preleva acqua da Reno con i Sifoni Lepri (posizionati su
pontoni galleggianti), immettendo acqua nel Collettore Della Rotta. È presente anche un piccolo
impianto di sollevamento irriguo al centro dell’area, l’Impianto Cà Umana, da 11 Kw di potenza e
portata massima di 0,1 mc/s.
Distretto Canale Navigabile Ferrara Portogaribaldi (30.728 ha)
Il Distretto comprende una serie di aree bonificate: Valle Trebba; Valle Isola; Mantello, Mezzano.
Le opere di presa sono a monte della Chiusa Lepri sul tratto del Canale Navigabile a quota più alta
(1,5 m s.l.m.). Si tratta della Chiavica Trebba, dei due Sifoni Lepri Anse Mezzano e della Chiavica
Lepri.
La Chiavica Trebba, posizionata in sinistra idraulica del Canale Navigabile, porta le acque prelevate verso nord tramite l’Irrigatore Trebba.
I Sifoni Lepri Anse Mezzano, in destra idraulica del Canale Navigabile, convogliano una grossa portata d’acqua nel Canale Circondariale Bando Valle Lepri che, scorrendo, in fase irrigua, in senso
contrario al Canale Navigabile, porta le sue acque verso ovest ed in seguito effettua un anello, circondando quasi tutta la ex Valle del Mezzano. Per mezzo di numerosi canali distributori regolarmente distanziati consente la fornitura irrigua per l’intera area interna del Distretto.
All’interno della Bonifica del Mezzano, lungo l’importante collettore Canaletta Mantello I, viene
utilizzato l’Impianto di sollevamento irriguo Mantello 2 allo scopo di sollevare verso nord est le ac73
Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
que prelevate dal Canale Circondariale Bando Valle Lepri per mezzo della stessa Canaletta Mantello I.
Poco più a valle la Chiavica Lepri, in sinistra idraulica del Canale Navigabile, per mezzo dell’Irrigatore Ponti, porta l’irrigazione a nord nei terreni delle ex Valle Trebba ed ex Valle Ponti.
L’Adduttore Isola (diramazione dell’Adduttore Ponti) convoglia parte dalla portata prelevata verso
est, nei terreni della ex Valle Isola.
L’Irrigatore Maestro, alimentato da questo sistema, irriga i terreni a nord fino a Lagosanto, dove
l’Impianto di sollevamento Baia del Re (da 53 Kw e 2,4 mc/s) spinge l’acqua ancora più a nord, sulle due aree alimentate dall’Impianto Barco e dall’Irrigatore Poazzo fino a giungere a ridosso del Po
di Volano.
La chiusura dell’anello che circonda la ex Valle del Mezzano è costituita dalla prosecuzione del
Circondariale rappresentata dal Canale Circondariale Gramigne Fosse e dai canali che risalgono
verso nord: il Canale Albertini, il Canale Umana, l’Allacciante Albertini Umana, l’Allacciante
Umana Salto del Lupo, il Canale del Lupo, l’Allacciante del Lupo Agosta, il Canale Agosta.
Nell’area della Valle Pega le acque provengono da nord attraverso l’Adduttore Pega Ovest e l’Adduttore Pega Est, vengono quindi distribuite con direzione nord – sud. I suddetti adduttore prendono acqua dalla Chiavica Lepri sottopassando il Navigabile.
3.3.5 – Il Canale S. Nicolò Medelana – Ex Consorzio Generale di Bonifica nella Provincia di
Ferrara
Una trattazione a parte merita il Canale San Nicolò-Medelana, canale costruito dal Consorzio Generale di Bonifica e passato in gestione al Consorzio II Circondario dal 2005. Ora è parte facente
della rete del nuovo Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara.
È un opera idraulica imponente, oggi integrata nei Distretti Primaro e Volano dell’ex II Circondario. Progettato negli anni ’30 come scolmatore ed irrigatore, è in grado di trasferire una portata di
18 mc/s dal Po di Primaro (località S. Nicolò) al Po di Volano (località Medelana).
Nel 2003 sono stati completati importanti interventi finalizzati alla ricostruzione dell’alveo. A sud i
prelievi dal Po di Primaro sono regolati dalla Chiavica S. Nicolò, mentre gli ingressi d’acqua a nord
sono regolati dalla Chiavica Medelana. Circa a metà del canale si incontra l’opera trasversale di regolazione costituita dalla Chiavica Rostra. Il flusso prevalente è quello che va da sud a nord, ossia il
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
prelievo alla Chiavica S. Nicolò, la regolamentazione alla Chiavica Rostra, la distribuzione in sinistra nel Distretto Po di Volano ed in destra nel Distretto Primaro per mezzo di varie chiaviche. Solo
nel tratto più a nord, e solo in tempi recenti, si utilizza la Chiavica Medelana per attingere acqua anche dal Po di Volano.
All’incirca a metà del Canale San Nicolò Medelana è presente sulla sponda sud l’Impianto irriguo
Runco con potenza massima di 30 Kw e portata massima di 0,6 mc/s, che alimenta il Condotto Belriguardo, che procede verso sud nel Distretto Po di Primaro.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
4 – CRITICITA’ IDRAULICHE DEL BACINO BURANA – VOLANO
Il sistema Volano-Canale Navigabile, come collettore principale della rete di scolo del Bacino Burana-Volano-Canal Bianco, presenta attualmente condizioni di criticità qualora ad abbondanti precipitazioni sul bacino si associno condizioni di scarsa ricettività dell’Adriatico
(alte maree e venti di Scirocco).
In tali circostanze, già più volte si è sfiorata l'alluvione per sormonto o cedimento arginale
del Po di Volano (tratti critici in corrispondenza di Massafiscaglia e Codigoro) e del Navigabile: solo attraverso una attenta gestione delle aperture ai sostegni di Valpagliaro, Tieni e
Valle Lepri ed il severo controllo degli scarichi meccanici dagli adiacenti bacini di scolo è
stato possibile evitare rotte disastrose, ma a prezzo di allagamenti nei bacini serviti e di fenomeni di filtrazione e franamento spondale dei canali. In sostanza, le aste pensili del Po di
Volano e del Navigabile sono oggi insufficienti a garantire un efficace e tempestivo deflusso
a mare delle portate di scolo del Bacino Burana-Volano-Canal Bianco e, per non essere cimentate oltre la loro attuale potenzialità, obbligano spesso i consorzi di bonifica a ridurre gli
scarichi e quindi a subire allagamenti diffusi nelle zone a quote relative più depresse.
Si può del resto affermare che, a fronte della situazione idraulica del territorio, anche le reti
di scolo dei consorzi hanno margini ridottissimi di sufficienza o sono addirittura inadeguate.
Le principali cause di questo stato di cose possono essere individuate nei seguenti fattori:
– l’ampliamento delle aree urbanizzate e di conseguenza della impermeabilizzazione del
comprensorio provinciale, con conseguente aumento delle portate e rapidità delle piene nei
collettori di bacino (riduzione dei tempi di corrivazione);
– la subsidenza a cui è soggetto il territorio (fino a 8 mm/annui), i cui terreni in molti casi
sono caratterizzati da spessi strati torbosi;
– minore efficienza dei fossi interpoderali, in gran parte eliminati e carenti di manutenzione,
e l’espansione del drenaggio sotterraneo;
– la fertilizzazione con concimi chimici, anziché con l’impiego di letame, con conseguente
peggioramento della struttura del terreno e diminuzione della capacità di ritenzione dell’acqua nei terreni;
– il sempre più esteso uso promiscuo dei canali consortili (sia per le funzioni di scolo che
per l’irrigazione), con riduzione del volume utile di invaso della rete di scolo e l’esigenza di
frettolose manovre di rimozione dei sostegni di livello all’approssimarsi di eventi meteorologici di forte intensità.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Per quanto riguarda quest’ultimo fattore, è infatti evidente che una rete di canali a funzione
promiscua va in crisi, ad esempio, in occasione di episodi di intense precipitazioni dei mesi
estivi, ossia nella stagione di maggior irrigazione; in quel momento sarebbe necessario disporre dell’invaso vuoto della canalizzazione di scolo, per poter smaltire rapidamente le acque, cosa ovviamente impossibile se i canali stessi sono già colmi di acqua destinata all’irrigazione.
Sussiste inoltre il pericolo che, durante un periodo di intense precipitazioni, cessino momentaneamente di funzionare le pompe di uno o più impianti idrovori. In particolare la causa
può consistere, come è d’altronde già accaduto, in una interruzione dell’energia elettrica di
rete dovute allo stesso evento meteorologico (black-out per danneggiamento della linea o di
centrali di distribuzione). Per questo motivo molti dei maggiori impianti idrovori al servizio
del territorio ferrarese sono dotati di “riserva termica”; essi sono cioè dotati, oltre ché di
pompe elettriche, di pompe a motore diesel o, meglio ancora, di gruppi elettrogeni da far entrare in funzione in caso di “black-out”.
Ovviamente la condizione di massima pericolosità si produce se le suddette condizioni (canali promiscui colmi e “black-out” di impianti idrovori) si verificano contemporaneamente,
come è accaduto, ad esempio, in occasione del nubifragio avvenuto nell’estate del 1979 (8-9
Agosto).
Oggi una possibilità di attenuare notevolmente questo fattore di pericolosità è rappresentata
dallo sviluppo raggiunto dalle reti di distribuzione ENEL sul territorio, che in vari casi consente di differenziare l’alimentazione elettrica degli impianti idrovori facendo ricorso a dorsali di diversa provenienza.
Come già detto, la complessa gestione idraulica delle reti di scolo e irrigazione, con i relativi
impianti idrovori, che sollevano a mare meccanicamente circa un miliardo di metri cubi di
acqua all’anno, compete ai consorzi di bonifica.
Solo l’asta principale del Po di Volano, con le appendici del Canale Boicelli e del Po di Primaro, e il Canale Navigabile Migliarino-Ostellato-Portogaribaldi, sono controllati dal Servizio Provinciale Difesa del Suolo, Risorse Idriche e Risorse Forestali di Ferrara e dall’A.R.N.I. (Azienda Regionale per la Navigazione Interna), in funzione della loro valenza
plurima di collettori di scolo, adduttori irrigui e linee navigabili.
Ciò impone uno stretto raccordo fra i vari Enti preposti alla gestione idraulica del territorio
e, in particolare, tra S.P.D.S. e A.R.N.I., da una parte, e Consorzi di Bonifica, dall’altra, i
quali utilizzano massicciamente l’asse Burana-Volano-Canale Navigabile come recapito di
acque di scolo o come adduttore irriguo, a seconda delle circostanze.
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Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
4.2 – Criticità della rete nella funzione irrigua
Oggi le più importanti criticità esistenti, in questo campo, sono costituite dalle difficoltà di
approvvigionamento idrico dal Po, come si è potuto drammaticamente verificare nell’estate
2004; da anni, infatti, il prelievo dall’Impianto delle Pilastresi non poteva raggiungere i volumi previsti a causa dei mutamenti subiti dall’alveo del Po (specialmente abbassamento dell’alveo) e delle prolungate fasi di magra del fiume. L’Impianto idrovoro sussidiario di Pontelagoscuro era stato dismesso già da vari anni perchè le bocche di presa non erano più in
grado di attingere le acque del Po per gli stessi motivi.
Per riportare le derivazioni alle quote di concessione è stato costruito presso l’Idrovoro delle
Pilastresi un impianto sussidiario, progettato per derivare con ogni livello idrometrico di Po,
per una generalmente la portata complessiva del canale arriva a variabile da 12 a 15 m3/s; è
stata inoltre progettata la costruzione di un nuovo impianto idrovoro a Pontelagoscuro (portata totale 12 m3/s).
Va inoltre tenuto presente che, come si è detto, parte del Po di Volano e il Canale Navigabile, assi portanti della rete irrigua del territorio provinciale, costituiscono l’Idrovia Ferrarese,
ed esiste, inevitabilmente, una certa conflittualità tra la funzione irrigua e la navigabilità
esercitate su una stessa linea idraulica. Infatti, laddove l’irrigazione richiede un utilizzo dell'invaso liquido del canale come riserva, la cui capacità - e di conseguenza il cui livello deve essere suscettibile di escursioni a seconda dei fabbisogni e delle disponibilità, la navigazione richiede invece il mantenimento di una quota costante per garantire i parametri di riferimento idonei al transito dei natanti.
L’esperienza di numerosi anni ha tuttavia consentito di definire le condizioni costanti e i
margini di manovra da rispettare per rendere possibili entrambe le funzioni.
Per quanto riguarda il futuro, va tenuto presente che, a causa della tendenza climatica attuale, i periodi esenti da piogge tendono ad allungarsi e il Po registra sempre più spesso fasi di
magra con portate inferiori ai 350 m3/s. Ciò impone la necessità di mantenere sempre adeguate le strutture preposte alla derivazione di acqua dai fiumi e alla loro distribuzione nel
territorio. Va inoltre portata avanti la costruzione di bacini di invaso lungo gli assi principali
della rete, anche al fine di aumentarne l’inerzia idraulica.
4.3 – Conseguenze del prossimo adeguamento dell’idrovia sul sistema idraulico del Bacino Burana – Volano
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
È anche necessario, in questa sede, valutare le ricadute sul sistema idraulico del Bacino Burana-Volano-Canal Bianco degli interventi necessari al potenziamento dell’Idrovia Ferrarese.
Un prima caratteristica del potenziamento previsto è rappresentata dal fatto che, anche indipendentemente dalle rettifiche di tracciato e da altre opere di corredo, esso comporterà opere
ricalibratura del Boicelli, del Po di Volano, almeno per il tratto Ferrara-Migliarino, e del
Canale Navigabile.
Per quanto riguarda la funzione scolante, tale ricalibratura potrà migliorare le possibilità di
scarico a mare del sistema Burana-Volano, alleviando i rischi idraulici che incombono ad
ogni piena e che sono destinati in prospettiva ad aggravarsi per i fenomeni dianzi citati.
Anche per quanto riguarda la funzione irrigua, l'ampliamento di sezione del sistema navigabile avrà un effetto positivo, in quanto comporterà un incremento della portata e dei volumi
di invaso disponibili per l'irrigazione; questo dovrebbe condurre ad una migliore alimentazione idrica di tutto il territorio provinciale ed a minori escursioni dei livelli idrometrici nei
canali adduttori, escursioni che attualmente si verificano per effetto delle variazioni dei prelievi irrigui e degli inevitabili sfasamenti temporali nell'adeguamento delle portate immesse,
rispetto a quelle prelevate dal sistema. L’ammodernamento dell’Idrovia Ferrarese deve
quindi essere considerato come un miglioramento tendente se non a risolvere, sicuramente
ad attenuare la suddetta conflittualità nella funzione irrigua.
Naturalmente tutte queste considerazioni si basano sul fatto che nel sistema Idrovia-Po di
Volano vengano mantenute le quote d’acqua attuali, individuate e consolidate con l'esperienza di decenni: a tali quote è infatti indissolubilmente legato il funzionamento di tutte le opere
di derivazione e di regolazione, di deflusso e di distribuzione.
4.4 – Eventi di esondazione ed aree a difficoltoso drenaggio
Nei seguenti paragrafi verranno presi in esame gli eventi di esondazione legati a episodi di
insufficienza della rete di scolo (canali demaniali e consortili) per le ragioni viste ai paragrafi precedenti, o comunque all’esistenza di aree in cui il drenaggio delle acque piovane è difficoltoso per ragioni strutturali, che sono elencabili nelle seguenti casistiche (Provincia di
Ferrara, 2000):
- condizioni litologiche negative (suoli costituiti da sedimenti poco permeabili);
- altezza particolare della falda freatica;
- condizioni altimetriche particolari (terreni che presentano quote troppo basse rispetto al livello dei canali di scolo);
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
- scarsa efficienza della rete di drenaggio privata, per cattiva manutenzione, oppure scarsa
efficienza della rete fognaria.
4.4.1 - Aggiornamento della carta delle aree inondate 1945-1995
Si tratta della cartografia associata al database degli eventi alluvionali verificatesi dal 1945
al 1995. Ogni evento alluvionale è rappresentato da un poligono chiuso che delimita un’area
sommersa dall’acqua proveniente da una rotta o da un sormonto arginale.
Ad ogni area bagnata riportata nei livelli del database corrisponde una stringa di caratteri
nell’elenco allegato.
L’elenco contiene la descrizione alfanumerica dell’evento di inondazione (provincia, comune/i, toponimo, corso d’acqua, superficie allagata, giorno/i, fonti d’informazione); sarà pertanto comprensivo anche di alluvioni di cui non sarà possibile rintracciare la descrizione cartografica.
Le aree allagate rappresentate nel database sono pertanto un sottoinsieme degli eventi presenti nell’elenco.
Tecniche di restituzione:
Rilevamento: cartografie redatte dai servizi responsabili della gestione idraulica del territorio, riproduzioni bibliografiche, fondi di archivio, ecc. Le aree bagnate sono state ridisegnate
sulla Carta Tecnica Regionale in scala 1:50.000, nell’aggiornamento dal 1995 al 1996 e nel
presente aggiornamento al 2010, sono state inserite direttamente sulla CTR raster della Regione Emilia Romagna.
Negli originali d’autore del 1995, le aree allagate sono poligoni chiusi disegnati a china
(0,2). I tratti di intersezione per ogni anno e i tratti comuni a più anni saranno colorati in
modo non ambiguo secondo le modalità indicate nell’allegato cartografico specifico.
La digitalizzazione, georeferenziazione e implementazione sono state fatte su software
ARC-INFO, secondo le specifiche già utilizzate per le province appartenenti al bacino del
Po dal Servizio Regionale di Protezione Civile in collaborazione con il Servizio Cartografico e Geologico, Ufficio "Gestione basi geografiche e cartografiche".
I nuovi eventi alluvionali verificatisi in provincia dal 1996 al 2010 sono stati censiti dai consorzi di bonifica ferraresi e dalla Provincia di Ferrara UOPC Protezione Civile. I dati sono
stati integrati secondo le specifiche regionali sotto forma di copertura vettoriale shape file.
Di seguito sono riportate descrizioni relative ai più recenti allagamenti verificatisi in provincia di Ferrara nel periodo che va dal 1995 al 2010.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Note in merito all’indagine sugli eventi alluvionali del 1995 e del 1996:
Le informazioni relative a nubifragi ed allagamenti nella zona indagata risultano particolarmente significative per delimitare le aree più o meno esposte al pericolo di inondazione. Anche nell’ipotesi che la rete idrografica abbia nel frattempo subito interventi migliorativi,
quanto è successo nel passato, può fornire in ogni caso utili basi di orientamento ai fini previsionali.
La documentazione cartografica degli allagamenti è stata reperita presso i Consorzi di Bonifica assieme ai dati pluviometrici.
Informazioni sulle modalità dello sviluppo dei fenomeni di piena, sulle cause che li hanno
prodotti e sui loro effetti, sono state reperite per consultazione di periodici a diffusione locale (“Resto del Carlino” e ” Nuova Ferrara”) presso varie biblioteche.
4.4.2 - Allagamenti del 17-18 agosto 1995
In 24 ore sono caduti 196 mm di pioggia agli impianti di Codigoro, ovvero un terzo delle
precipitazioni medie di un anno.
A Mesola, Bosco Mesola e Goro molte campagne sono state sommerse da 20 cm di acqua, e
addirittura di 70-80 cm nei 4000 ettari della Coop C.a.s.a. Giralda, la zona più bassa coltivata. In valle Giralda infatti la situazione è stata particolarmente grave: il territorio è sotto il livello del mare da 2,9 m a 0,7 m nel punto più alto. Il Canale Collettore Giralda e la rete
scolante tributaria sono tracimate con frane di alcuni tratti d’argine. Anche il sistema fognario è andato in crisi.
Diversi impianti idrovori secondari hanno subito interruzioni di energia elettrica per motori
o interruttori bruciati; l’Impianto Idrovoro Giralda è stato messo parzialmente fuori uso da
un fulmine. Disfunzioni si sono avute anche agli Impianti idrovori Vallona, Seminiato e
Mezzogoro.
Piogge eccezionali si sono abbattute sulla costa: allagate strade e piazze dal Lido di Spina a
Volano con punta al Lido delle Nazioni.
Anche in Comune di Berra si sono registrati allagamenti.
L’acqua non è defluita anche perché i canali erano già colmi d’acqua per l’irrigazione.
4.4.3 - Allagamenti del 12 maggio 1996
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
L’alluvione si è prodotta in seguito al nubifragio abbattutosi sul Ferrarese fra l’11 e il 12
Maggio 1996. Il record della pioggia spetta a Fossa Mozza, vicino a Bondeno, con 131 mm
di pioggia in meno di 24 ore; la media di città e provincia è stata attorno ai 80-100 mm. In
un anno, come si è detto, mediamente cadevano in quel periodo circa 600 mm di pioggia, il
che dà l’idea della eccezionalità della perturbazione che ha investito tutta l’area Nord-Ovest
del territorio ferrarese.
La “Carta delle isoiete delle precipitazioni del 12 Maggio 1996” (fig. 5) riporta l’andamento
delle precipitazioni sul territorio provinciale.
Essa è stata realizzata con i dati orari raccolti in vari pluviometri della provincia (si è preso
in considerazione la somma delle precipitazioni avvenute in 24 ore).
Si può notare che la zona più colpita dal maltempo è stata l’area dell’alto ferrarese.
Per fortuna le precipitazioni nella zona pedemontana e montana non sono state consistenti
per cui Panaro, Secchia e Po hanno potuto ricevere. Le alte maree hanno reso scarsamente
ricettivo il mare alla foce del Po di Volano, il primo ricettore delle acque piovane locali, provocando la tracimazione dei canali.
Il 15% dei terreni agricoli è andato sott’acqua, circa 20.000 ettari di coltivato che sono rimasti allagati alcuni per poche ore, altri per 4-5 giorni. Molte case sono state allagate e molte
strade sommerse.
Mappa degli allagamenti:
È stata realizzata anche una carta in scala 1:75.000 con l’ubicazione esatta e la durata in ore
degli allagamenti avvenuti in seguito a tale evento meteorico (dati reperiti presso i consorzi
di bonifica). La carta potrebbe essere allegata nei prossimi rapporti preliminari e programmatici.
Le zone colpite, disposte a macchie di leopardo, sono:
Bondeno: allagata la Golena di Ospitale (la stessa allagata durante la piena del Panaro del
novembre 1994). Allagamenti anche a Stellata, Santa Bianca, San Biagio, Scortichino, Pilastri e Gavello. Una frana sull’argine destro del Panaro in località La Rotta ha fatto crollare
un terzo della carreggiata della Provinciale fra Ospitale e San Biagio. Praticamente sono rimaste allagate quasi tutte le aree situate al di sotto di 7,5 m s.l.m.
Cento: Tra le zone più danneggiate ci sono ampie aree di Reno Centese, Buonacompra, Pilastrello, XII Morelli e Casumaro.
Vigarano Mainarda: La località più colpita è stata Diamantina. Il Canal Bianco che attraversa il paese è straripato per un tratto di circa un Km e ha allagato gran parte delle campagne
circostanti. Danni alla strada che costeggia il canale: tre frane ne hanno messo a rischio la
stabilità. Allagamenti anche nelle aree al confine con il Comune di Bondeno.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Copparo: Situazione grave a Brazzolo, Gradizza, Sabbioncello San Pietro. Il problema maggiore era il Canale Brusabò, tracimato in più punti.
Formignana: ci sono allagamenti nei terreni dell’ex Ente Delta di via Obice e di via Lanternazza dove l’acqua ha ristagnato a lungo. È stato necessario aspirare l’acqua dal Canale Barattino e riversarla nel Volano.
Tresigallo: si sono verificati cedimenti degli argini del canale consortile che corre a lato di
via Grotta.
Monestirolo (FE) : il paese è stato allagato.
Francolino (FE): allagato il centro del paese. Ha rotto gli argini il Canale Lavezzola.
Ro: ci sono allagamenti diffusi in tutta la parte sud del Comune. Problemi anche nelle campagne di Ruina. I canali non riescono a smaltire l’acqua; in particolare vicino agli argini
l’acqua ristagna e copre le colture.
Masi Torello: sono tracimati alcuni canali. In località Arzana per alleggerire il carico delle
acque della Fossa Masi al Canale S. Nicolò si sono dovute installare ben sei pompe. A Masi
la superficie maggiormente danneggiata è stata di circa 400 ettari e circa 200 di essi sono
stati sommersi con allagamenti con punte di oltre un metro.
Jolanda: grave la difficoltà di scolo dei terreni, sebbene il territorio sia stato interessato da
precipitazioni significative ma comunque limitate rispetto ad altre aree.
Voghiera: sommerse alcune campagne della frazione di Montesanto.
Portomaggiore: allagamenti a Gambulaga (vicino al Canale San Nicolò- Medelana), Quartiere, Portorotta e Portoverrara. Il territorio interessato è di circa un centinaio di ettari.
Comacchio: La pioggia ha creato allagamenti ai Lidi Comacchiesi, anche se la zona rivierasca è una delle zone meno colpite.
4.4.4 - Allagamenti del 9-10 dicembre 1996
La “Carta delle isoiete delle precipitazioni del 9-10 dicembre 1996” riporta l’andamento delle precipitazioni sul territorio provinciale.
Essa è stata realizzata con i dati orari raccolti in vari pluviometri della provincia (si è preso
in considerazione la somma delle precipitazioni avvenute in 24 ore).
Si può notare che la zona più colpita dal maltempo è stata l’area tra Argenta, S. Maria Codifiume e Portomaggiore.
In 24 ore sono caduti dai 90 ai 130 mm di pioggia. L’evento ha messo a dura prova il sistema scolante del territorio. Inoltre c’erano state una primavera piovosa che aveva alzato la
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
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falda acquifera, un’estate non molto calda che non aveva permesso sufficiente evaporazione,
e infine 900 mm circa di pioggia caduti in un anno (300 più della media).
Le acque erano particolarmente alte sia nel Po di Volano sia nel Canale Navigabile perché il
loro deflusso era ostacolato dalla difficile ricettività del mare, a causa dei venti di sud-est.
Sull’Appennino Bolognese sono caduti 80 mm di pioggia in 16 ore. Il Reno è andato in piena per cui i canali non riuscivano a scolmare nel fiume il cui livello era troppo alto.
Mappa degli allagamenti
È stata realizzata anche una carta in scala 1:75.000 con l’ubicazione esatta e la durata in ore
degli allagamenti avvenuti in seguito a tale evento meteorico (dati reperiti presso i Consorzi
di Bonifica). La carta ptrà essere riportata riportata nel prossimo rapporto programmatico.
Allagamenti diffusi nelle campagne e lungo le infrastrutture viarie, con punti di crisi nelle
zone di Filo-Longastrino e nei Comuni di Ferrara, Poggio Renatico, Mirabello, Cento, Portomaggiore, Masi Torello e Argenta.
Allagamenti fra Gallo e Poggio e nelle zone di Traghetto, Marrara, San Nicolò, Bova, San
Martino e S. Egidio.
Allagamenti anche fra Vigarano Mainarda e Vigarano Pieve.
Argenta: l’ondata di piena del Reno è passata ad Argenta con una quota di 12,3 m: il livello
così alto ha creato emergenza per cui si sono aperte le chiaviche di Durazzo e del Gallo per
scaricare le acque del canale di bonifica Lorgana all’interno della cassa di colmata IdiceQuaderna, per prevenire l’allagamento del centro di Molinella. Inoltre è stato tagliato l’argine della cassa di Bassarone, in Comune di Argenta, per far sì che l’acqua, contenuta nella
più piccola delle casse (150 ettari circa) finisse negli 800 ettari allagati con l’apertura delle
chiaviche Durazzo e Gallo.
Situazione critica anche a Longastrino. Valle Amara è stata la più colpita. Allagamenti a
Filo, San Biagio e Ripapersico.
Cento: allagate molte zone di Renazzo, XII Morelli, Corporeno, Alberone, Pilastrello e anche del capoluogo. Il sistema fognario non ha sopportato il carico di acqua piovana.
Allagamenti nelle campagne del Basso Ferrarese da Massa Fiscaglia al mare e nella zona di
Porto Garibaldi.
Il corso d’acqua che ha mostrato segni di cedimento è il Circondariale (nel Mezzano) che è
tracimato in quattro punti.
4.4.5 - Allagamenti del 6-7-8 ottobre 2005
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Le piogge di inizio ottobre già stavano cimentando le canalizzazioni di bonifica ed i sistemi
fognari urbani di Cento quando si è arrivati all’evento culminante della notte fra giovedì 6 e
venerdì 7 ottobre 2005.
Il reticolo delle fognature della città, durante le prime ore, è riuscito ad assorbire abbastanza
regolarmente la parte iniziale dell’evento meteorologico, ma ha cominciato ad entrare in crisi quando i deflussi in uscita dalle stesse fognature, che costituiscono l’origine dello stesso
sistema idraulico unitario fognatura-bonifica, prolungandosi per diverse ore al regime massimo, hanno determinato il riempimento del canale ricevente, il Condotto Generale (o Menina), tanto che il sistema fognario è entrato in pressione per rigurgito: nelle prime ore di venerdì 7 ottobre 2005 hanno così avuto inizio gli allagamenti nel centro urbano.
Frattanto dall’area a sud di Cento (il Bacino Bagnetto e l’area di Decima di Persiceto), interessata da piogge ancora più intense, come sopra riportato, è pervenuta una quantità enorme
di acqua che non era contenibile nell’alveo ricevente del Canale di Cento a cielo aperto e
nemmeno nella canna che costituisce il tombinamento che delimita verso il Reno il centro
storico di Cento; di conseguenza già da prima della mezzanotte hanno avuto inizio esondazioni sempre più estese, sia in destra che in sinistra idraulica nell’area a sud del centro storico, che sono rimaste attive in gran parte per tutta la mattinata del venerdì, quando la tendenza ha cominciato ad invertirsi.
Il tombinamento del Canale di Cento è entrato ben presto in pressione e l’acqua ha trovato
sfogo fuoriuscendo con notevole spinta attraverso una serie di passaggi, normalmente mai
raggiunti dai livelli idrometrici, che si sono attivati, riversando “acque alte” di provenienza
esterna sul più basso sistema fognario urbano (già in crisi), aggravando la situazione.
4.4.6. – Allagamenti del 19-20 giugno 2010
Il fenomeno meteorico che ha colpito la Provincia di Ferrara nei giorni di sabato 19 e domenica 20, ha avuto particolare intensità nella zona tra Porotto, Vigarano Mainarda, sud Ferrara e parte del Comune di Poggio Renatico, complessivamente nelle 48 ore la precipitazione
ha registrato 170 mm d’acqua, di cui circa 110 mm nella sola giornata di domenica, investendo una ampia area, stimata in circa ha 4.000.
Tale evento ha provocato consistenti allagamenti, soprattutto nelle aree urbane di Ferrara e
di Fondo Reno, oltre alle campagne limitrofe.
Il sistema di scolo della Sammartina, a cui fa capo l’impianto idrovoro di Torre Fossa (attivato da sabato a lunedì) è stato monitorato esternamente e costantemente dal personale in
emergenza del territorio ed in particolare lo sbocco dello scolo Baiona nel Po di Primaro che
scarica a gravità, ha raggiunto la quota idrometrica di mt 5.35, raggiungendo quasi la max di
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
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scolo 5.50 e quindi non è stato necessario chiudere la valle a difesa l’ingresso della piena
proveniente dal Po di Primaro. Questo è stato possibile anche per la apertura straordinaria
dello scolo S.Nicolo’ Medelana.
L’impianto S.Nicolo’ non è stato attivato per non gravare ulteriormente sulle quote del Po di
Primaro, nel contempo venivano monitorate le acque provenienti dal bacino che si immettevano nel Nuovo Scolo passando per la Botte. L’impianto di S.Egidio, ha funzionato anch’esso fino a tutto il lunedì, il personale è intervenuto sulla paratoia dello scolo Oppio, mantenendo il controllo delle quote della Valle e del Po di Primaro. L’idrovoro Torniano ha funzionato anch’esso fino a tutto il lunedì, ma ha sempre mantenuto le quote in aspirazione,
mentre le quote del recapito (Principale Superiore) hanno raggiunto valori preoccupanti, provocando anche qualche esondazione attraverso argini che nel tempo sono risultati troppo
bassi (ad esempio il Circondariale S.Martino). L’azieda Lazzarin è stata parzialmente allagata. Gli impianti sono tornati al funzionamento delle quote di esercizio mercoledì 23/06/2006.
Le manovre idrauliche sono state gestite dal personale tecnico del settore territoriale del
Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara. Relativamente agli scarichi nel Po di Primaro, le
manovre idrauliche sono state effettuate in costante collaborazione con il Servizio Tecnico
di Bacino Po di Volano.
La zona che ha subito gli allagamenti più gravosi e consistenti è l’area di Ferrara, che da
tempo lamenta problemi alle fognature: via Grillenzoni, via Verga, Gaetano Pesci, l’ area
della circonvallazione nord, dove anche i canali consorziali (quasi tutti combinati) Mambro,
Baiona, Tesoriere, Maffea, hanno provocato fuoriuscite d’acqua provocando allagamenti che
hanno interessato diverse abitazioni.
Una ampia area agricola ha subito l’evento meteorico con intensità tale da provocare l’esondazione dello Scolo Catena, Rinaldi, Allacciante Terre Alte e tutta la rete dei fossi privati di
scolo ad essi collegati.
4.5 – Accenni alla Carta delle aree allagate in seguito a piogge intense negli anni 1995 e
1996
La mappatura di tutte le aree che sono state allagate per tracimazione o a causa della rottura
degli argini in seguito ai nubifragi avvenuti nell’agosto 1995 e nel maggio e dicembre 1996,
è stata eseguita su base cartografica in scala 1:75.000 ed è stata archiviata su supporto magnetico tramite il programma Arc-View GIS presso il Servizio SITL (Sistema Informativo
Territoriale Locale) del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara. Le aree che si riferiscono a
ciascuno di questi tre eventi sono state evidenziate sulla carta con colori e retinature diverse
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
per distinguere gli eventi e il tempo di permanenza dell’allagamento. Si può notare che in
questi due anni circa 34.000 ettari del territorio provinciale hanno subito allagamenti e che
alcune aree sono state colpite da più allagamenti sia nella stagione estiva che in quella invernale: sono zone ad elevato rischio.
L’elaborato, che sottolinea quindi l’esistenza di zone potenziali a rischio idrogeologico, induce a riflettere sulla fragilità idraulica del territorio ferrarese, i cui equilibri sono alterati sia
da fattori fisici, sia dall’azione dell’uomo.
4.6 - Le difese a mare – (Relazione sullo stato della costa all’ottobre 2008)
4.6.1 - Fattori di rischio del sistema fisico
La costa ferrarese è stata oggetto, in questi ultimi 40 anni, di continui interventi antropici che hanno
portato al progressivo smantellamento dei cordoni dunosi esistenti per far posto ad insediamenti residenziali e turistici. questa situazione, associata alla diminuzione dell’apporto di sabbia da parte dei
fiumi (in particolare del fiume Reno) e al continuo abbassamento del suolo (da 15 a 30 cm nel periodo 1984/1999) imputabile principalmente alla perturbazione delle condizioni idrogeologiche dei
terreni, ha reso particolarmente vulnerabile, in occasione di mareggiate e acque alte, non solo le
aree litoranee ma anche tutto il territorio retrostante soggiacente al medio mare, pari in estensione a
circa il 30% dell'intero bacino.
A causa dell’abbassamento dei fondali, negli ultimi decenni si è inoltre riscontrato un aumento della
frequenza di eventi dannosi, anche non estremi, per mareggiate associate ad acqua alta; di norma
nelle settimane successive ad una mareggiata si verifica un parziale riporto naturale della sabbia
asportata ma se questa è associata ad acqua alta viene erosa la parte alta della spiaggia che non può
più essere recuperata se non con immissione esterne (ripascimenti); dall’altro, l’aumento della frequenza fa sì che gli eventi siano ravvicinati al punto che viene colpito un sistema di spiaggia “più
debole”, che in gran parte non ha ancora recuperato i danni subiti con le mareggiate precedenti.
4.6.2 - Opere di difesa
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Per fronteggiare queste emergenze è stato realizzato a partire dal 1966 un sistema di difesa così articolato:
- Prima linea di difesa parallela al mare costituita dalla spiaggia naturale, per ampi tratti sostenuta da opere rigide (argini, pennelli, scogliere radenti e foranee) eseguite per la maggior
parte nel periodo 1966-1990 o opere morbide (ripascimenti in sabbia, ricostruzione di dune)
eseguite per la maggior parte a partire dal 1995;
- Seconda linea di difesa parallela al mare rappresentata dall'argine Acciaioli che da Volano arriva a
Porto Garibaldi;
- Arginature sui corsi d'acqua sfocianti in mare.
Le opere rigide, al di là delle inevitabili conseguenze “negative” come il trasferimento a nord dell’erosione, hanno comunque svolto una funzione di salvaguardia dell’arenile e dei terreni retrostanti;
ciò ha evitato il verificarsi di danni alla costa ben maggiori di quelli registrati.
4.6.3 - Situazione attuale del litorale
Il litorale presenta oggi evidenti problemi d’erosione e arretramento seppure localizzati, legati prevalentemente ad un bilancio sedimentario sempre più deficitario e, in alcuni casi, ad interventi a
mare che hanno alterato la circolazione idrosedimentaria sotto costa (es. moli di Porto Garibaldi).
Inoltre, appare evidente che il fenomeno erosivo non ha avuto velocità di arretramento costanti nel
tempo e i focus erosivi hanno migrato lungo il litorale.
In generale si sta assistendo dagli anni 80 ad una forte diminuzione dei tratti in avanzamento ed all’aumento dei tratti stabili ed in erosione; a oggi il 75% del litorale è stabile, il 16% in arretramento
ed il 9% è in avanzamento. Per quanto riguarda il 75% stabile va rimarcato tuttavia che la stabilità
naturale riguarda una minima parte del litorale mentre la gran parte andrebbe meglio definito come
“stabilizzato” per effetto di opere di difesa della costa e anche ove sono presenti opere di difesa rigide il sistema spiaggia è sostenuto in gran parte da ripascimenti; ne consegue che in assenza di manutenzione ordinaria (a cadenza almeno biennale) circa 2/3 del litorale “stabilizzato” passerebbe in
arretramento. Stesso discorso vale anche per il 16% in arretramento, sul quale ovviamente sono
concentrate le maggiori risorse disponibili al fine di evitare la rottura del sistema e l’ingressione del
mare nei centri abitati, obiettivo finora centrato.
Attualmente i tratti in arretramento del litorale ferrarese sono localizzati a Lido di Spina sud (1,9
km), Lido delle Nazioni centro (0,2 km), Lido delle Nazioni nord (0,5 km), Lido di Volano sud (0,5
km) e Lido di Volano nord (0,4 km).
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Alle due unità fisiografiche considerate, sul litorale ferrarese ne è presente una terza: unità fisiografica* di Goro (da Volano a Gorino) (circa 9 km), la quale è difesa per tutta la sua lunghezza dall’argine perimetrale della sacca di Goro e dalla linea “avanzata” dello scanno di Goro.
4.6.4 -Strategie di intervento per la difesa della costa
Valutato che le opere rigide, se da un lato in alcuni casi sono necessarie ma, sempre e anche se ben
progettate, hanno conseguenze “negative”, e dall’altro che sul litorale ferrarese sono stati individuati e caratterizzati depositi litoranei di sabbia, negli ultimi 10 anni gli interventi di difesa della costa
sono consistiti prevalentemente in ripascimenti.
Dal 1995 sono stati movimentati da zone di accumulo litoranee a spiagge in erosione 1.142.000 mc
di sabbia, in 34 interventi dei quali 28 gestiti dalla Regione, 5 dal comune di Comacchio e 1 dal comune di Goro. Finora quindi il sistema litoraneo ferrarese si è sostenuto senza ricorrere ad immissioni di sabbie esterne al sistema (da cave dell’entroterra o dal deposito sottomarino). Tutte le zone
di accumulo esistenti sono state caratterizzate e sfruttate; per genesi si suddividono in barre di foce
(foci del Po di Goro, del Canale Logonovo, del Canale Gobbino), spiagge in forte avanzamento
(Lido degli Estensi nord), passi marittimi (del porto di Goro e di Porto Garibaldi), scanni sabbiosi
(di Goro), accumuli derivanti dalla pulizia delle spiagge.
In due situazioni critiche, a rischio imminente di ingressione del mare, il ripascimento è stato protetto con opere rigide a ridotto impatto ambientale (pennelli in pali di legno); percentualmente ridotti,
ma anch’essi necessari, sono stati gli interventi di manutenzione delle opere in pietrame.
Criticità 1. Il bilancio sedimentario. Il bilancio sedimentario sempre più deficitario sta tuttavia producendo una forte diminuzione della velocità di ricarica dei depositi litoranei; in un contesto fisico
nel quale una quota rilevante dei ripascimenti effettuati sono “persi” per bilanciare la subsidenza. È
prevedibile che nell’arco di 2-3 anni (in funzione della intensità dei prossimi eventi di mareggiata)
la disponibilità in sabbia litoranea non sarà sufficiente a bilanciare la subsidenza né a stabilizzare la
linea di riva. È quindi vitale provvedere ad una consistente immissione di sabbia dall’esterno dal deposito sottomarino
Criticità 2. I finanziamenti. Con l’aumento della frequenza e della intensità delle mareggiate gli
eventi dannosi già a partire da fine estate/inizio autunno (vedi evento settembre 2004), ai quali non
sarà possibile fare fronte con soli interventi di emergenza di piccolo importo, quando ormai un
evento anche non eccezionale a scala del nostro bacino richiede un intervento di ripristino per un
importo non inferiore a 500.000 euro.
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4.6.5 - Gestione del litorale
Aspetti fondamentali della gestione del litorale, per la loro interazione con la difesa del territorio costiero, andrebbero affrontati in maniera più incisiva per evitare perdite di sabbia, che si stimano a
scala regionale in 160.000 mc/anno. Ci si riferisce in particolare agli argini invernali a protezione
degli stabilimenti balneari ed alla loro sostituzione con reti frangivento anche per limitare il trasporto eolico, alle modalità di esecuzione dei lavori di pulizia delle spiagge, alla gestione delle sabbie risultanti dai dragaggi portuali ed il recupero a fini di ripascimento della sabbia proveniente da scavi
edili.
Importanti sono anche i temi in discussione inerenti le funzioni amministrative in materia di demanio marittimo e la revisione dei limiti del poligono militare, che in parte cade a terra su aree in concessione ai fini turistico-balneari.
* Per unità fisiografica si intende il tratto di litorale dove i materiali che formano o contribuiscono
a formare la costa presentano movimenti confinati al suo interno o hanno scambi con l’esterno in
misura non influenzata da quanto accade alla restante parte del litorale
4.7 - Allagamenti da mare
Gli eventi importanti sono tre:
1) nel giugno del 1672 il mare entra dalla foce del Po di Volano, allagando i territori a nord-ovest,
compresa parte della grande bonificazione estense (verso Pomposa). Distrugge anche la chiavica di
Volano (gemella della chiavica dell'Abate: era stata costruita per scaricare a mare, con porte vinciane, i deflussi della parte meridionale della Grande Bonificazione Estense). Questa chiavica verrà poi
ricostruita più lontana dal mare: è la chiavica dell'Agrifoglio.
2) nel 1737 una mareggiata sfonda il cordone litoraneao a sud di Volano e si produce un vasto allagamento nella Valle Volano e sulla parte settentrionale del territorio di Comacchio; l'apertura (poi
detta Bocca del Bianco) resterà attiva, sia pure in modo discontinuo, mettendo in comunicazione la
Valle Volano con il mare, fino al 1960. All'inizio degli anni sessanta, infatti, la Valle Volano, riescavata e ristretta, viene trasformata nell'attuale Lago delle Nazioni.
3) nel novembre 1966, in un periodo di forte piovosità (si veda alluvione dell'Arno a Firenze), l'Adriatico Settentrionale sale fino a livelli mai prima raggiunti in precedenza (fino a quasi 2 m sopra il
medio mare) e invade gran parte delle aree costiere emiliano-veneto-friulane, anche per il fenomeno
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di rincollo delle acque lungo i fiumi, dato che il mare non riceve. Nel Ferrarese sfonda il cordone litoraneo a sud di Volano, invade la Valle Bertuzzi e il Lago delle Nazioni. Si producono allagamenti
anche a Codigoro (dal Po di Volano). Le acque alte sfondano l'argine destro del Canale Navigabile
allagando tutta la Bonifica Pega. Altri allagamenti si hanno al Lido delle Nazioni, Pomposa e Scacchi. Il mare sfonda anche il cordone litoraneo a nord della foce del Reno, allagando il Lido di Spina
e i territori circostanti, raggiungendo le Vene di Bellocchio. A seguito di questo evento verranno costruiti l'argine Acciaioli (sede della strada sopraelevata tra Volano e Porto Garibaldi) e più tardi, gli
argini di protezione (per lo più interni) tra il Logonovo e il Reno.
4.8 – Analisi della Rete idraulica principale
I principali canali e fiumi del bacino idrografico Burana-Volano-Canal Bianco aventi arginature
classificate come opere idrauliche di 2^ categoria (tratto finale del canale emissario di Burana, il canale Boicelli, il Po di Volano, il Po di Primaro e canale Navigabile Migliarino-Porto Garibaldi)
sono di competenza della Regione Emilia Romagna ai sensi dell’art. 89 del D.P.R. 616/1977, che la
esercita attraverso il Servizio Tecnico Bacino Po di Volano, per complessivi 270 km di arginature in
destra e sinistra di cui 130 km occupati da strade provinciali o comunali, a cui si aggiungono i 58
km di arginature a mare, tra queste il 50% occupate da strade comunali.
4.8.1 – Il Canale Emissario di Burana
Si estende per una lunghezza di circa 17.5 Km dalla Botte Napoleonica fino a Ferrara dove confluisce nel Po di Volano con pendenza media di 7 cm ogni chilometro, larghezza media del fondo pari a
circa 15 metri, sottopassando mediante un sistema di botti a sifone, prima il fiume Panaro in prossimità della Botte Napoleonica, e successivamente il Cavo Napoleonico. Immediatamente a valle della Botte Napoleonica il Canale di Burana riceve le acque provenienti dal Collettore S. Bianca, scolo
del bacino omonimo. Dopo 15 Km da Bondeno, le acque del Canale Emissario di Burana ricevono
quelle raccolte dal Canale di Cento il cui sottobacino risale verso monte fino a S. Matteo della Decima, la competenza regionale è relativa all’ultimo tratto di canale dal ponte della Mastellara al ponte
ferroviario di Ferrara (circa 3 km);
4.8.2 – Il Canale Boicelli
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Si estende da Pontelagoscuro, in prossimità della nuova conca ivi localizzata, fino a Ferrara ed ha
una lunghezza complessiva di circa 6 Km. Il Canale Boicelli svolge la duplice funzione di vettore di
acque irrigue, industriali e di scolo, nonché collegamento navigabile tra il Po di Volano e il fiume
Po. A circa 2 Km dalla conca di Pontelagoscuro il Canale Boicelli riceve le acque del Canal Bianco
sollevate dall’impianto idrovoro Betto. La pendenza media geometrica del tratto di canale indicato è
di 7 centimetri ogni chilometro, larghezza media del fondo tra i 20 metri;
4.8.3 – Po di Volano primo tratto (Ferrara – Migliarino)
Si tratta di un corso d’acqua canalizzato, semiregolato e ad uso plurimo: accanto alla funzione di ossatura principale dell’idrovia ferrarese, il Po di Volano unisce infatti quella di raccolta delle acque
provenienti dagli impianti idrovori localizzati lungo il suo sviluppo, per il primo tratto gli impianti
di Baura 1 e 2 e di S. Antonino, nonché quelle dei territori a scolo naturale. La lunghezza complessiva del Po di Volano primo tratto è di circa 35 Km e la pendenza geometrica è pari a circa 5 cm
ogni chilometro e larghezza media del fondo pari a 25 metri. A Migliarino si biforca verso sud-est
nel Canale Navigabile, che sfocia nel mare Adriatico a Porto Garibaldi, e verso nord-est nel tratto
terminale del Po di Volano stesso (nel seguito richiamato con la denominazione Po di Volano secondo tratto) con sbocco nella Sacca di Goro. A valle di Ferrara il Po di Volano risulta collegato al
ramo cieco del Po di Primaro. A circa 23 Km da Ferrara è localizzata la conca di Valpagliaro, che
consente di superare un salto idraulico di circa 3 m, ed un sistema di paratoie che permettono la regolazione del livello in Volano.
4.8.4 – Il Po di Volano secondo tratto (Migliarino – Sacca di Goro)
Nasce dalla biforcazione verso nord-est del precedente tratto a valle dell’abitato di Migliarino e
sbocca nella Sacca di Goro. Il corso d’acqua risulta sostenuto in prossimità di Tieni a circa 10 Km
da Migliarino ed ha una lunghezza complessiva di circa 34 Km con pendenza geometrica è pari a
circa 10 cm ogni chilometro e larghezza media del fondo pari a 20 metri. La funzione principale del
secondo tratto del Po di Volano risulta quella di ricezione delle acque di scolo meccanico dei territori situati nella parte ad est della provincia ferrarese, “depressi” da un punto di vista idraulico. Tali
apporti derivano dai collettori di acque alte e acque basse facenti capo alle idrovore del Consorzio
di Bonifica Pianura di Ferrara, i principali dei quali risultano quelli degli impianti di Codigoro Acque Alte e Acque Basse con portate nominali di 49.8 e 66 m3/s, rispettivamente.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
4.8.5 – Il Canale Navigabile
Nasce dalla biforcazione verso sud-est nel Canale Navigabile che sbocca nel mare Adriatico a Porto
Garibaldi. Il corso d’acqua risulta sostenuto in prossimità di Valle Lepri, a circa 17 Km da Migliarino, ove risulta posizionata la conca di navigazione omonima, che permette il superamento di un salto idraulico di 1.5 m, ed un sistema di paratoie atte a regolare i livelli idrici. La lunghezza complessiva è di circa 30 Km fino a Porto Garibaldi con pendenza geometrica è pari a circa 2 cm ogni chilometro e larghezza media del fondo pari a 30 metri.
La funzione principale del Canale Navigabile risulta quella, unitamente al Po di Volano primo tratto
(Ferrara - Migliarino) ed al Canale Boicelli, di consentire il collegamento idroviario tra il fiume Po
e il mare Adriatico a Porto Garibaldi. Non trascurabile risulta la funzione di raccolta e scarico a
mare delle acque di scolo meccanico dei bacini del Consorzio di Bonifica. In particolare quelle provenienti dagli impianti idrovori di Lepri Acque Alte e Mezzano Acque Basse con portate nominali
di 117 e 24 m3/s, rispettivamente.
4.8.6 – Il Po di Primaro
Detto anche ramo cieco del Po di Primaro si estende fra Ferrara e la località di Traghetto per uno
sviluppo complessivo di circa 28 Km, pendenza geometrica di circa 1 cm al chilometro e larghezza
media del fondo tra i 10 e 12 metri. Risulta suddivisibile in due tratti. Il primo tratto compreso fra
Ferrara e S. Nicolò ha una lunghezza di circa 18 Km. Il secondo tratto si estende da S. Nicolò fino a
Traghetto per una lunghezza di quasi 10 Km. Vi sono numerosi ingressi idrici rappresentati dai collettori che raccolgono le acque di scolo naturale dei bacini situati nella parte ad ovest della provincia ferrarese. In prossimità della località di S. Nicolò il Po di Primaro riceve l’apporto di maggiore
entità proveniente dalla fossa Cembalina facente capo al bacino di scolo omonimo avente estensione di circa 11000 ettari.
4.8.7 – Gli organi idraulici di controllo
Sulla rete idraulica principale sono dislocati organi idraulici di controllo. I principali sono costituiti
dal sostegno di Valpagliaro, di Valle Lepri e di Tieni e la nuova conca di Pontelagoscuro.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Si sottolinea l’importanza che tali opere rivestono nella regolazione dei tiranti idrici della rete differenziandone notevolmente il comportamento ai fini della navigazione rispetto al Fiume Po. Quest’ultimo, infatti, in quanto corso d’acqua naturale, risulta soggetto nel corso dell’anno a consistenti
variazioni di portata con conseguente variabilità dei tiranti in alveo. Queste oscillazioni possono di
fatto impedire la navigabilità sia per insufficienza di tirante idrico durante i periodi di magra, sia per
insufficienza di tirante d’aria in corrispondenza dei ponti durante i periodi di piena. Una situazione
di questo tipo non si presenta invece nell’idrovia ferrarese, salvo casi eccezionali, nella quale un opportuno sistema di traverse garantisce un’oscillazione controllata dei tiranti idrici nella rete in modo
da permettere la navigazione interna per tutto l’arco dell’anno. In dettaglio si ha:
Sostegno di Valpagliaro localizzato a circa 23 Km da Ferrara e a circa 40 Km dal mare sull’asta fluviale del Po di Volano primo tratto è attrezzato con 6 paratoie piane a scorrimento verticale di luce
2.35 m e altezza 2.35 m poste sul fondo, accoppiate in verticale ad altre 6 paratoie di uguali dimensioni. Per consentire la navigazione nel tratto del corso d’acqua a monte, costituito dal Po di Volano
primo tratto e dal Canale Boicelli fino a Pontelagoscuro, le paratoie del sostegno di Valpagliaro
vengono regolate in modo tale da garantire una quota idrica variabile tra 4.50 e 4.70 m s.l.m. Il livello idrico a valle dello sbarramento risulta a sua volta dipendente dalle condizioni di funzionamento dei sostegni nei successivi tratti della rete: Po di Volano secondo tratto e Canale Navigabile.
Il dislivello che si viene a creare tra la sezione a monte del sostegno di Valpagliaro e la sezione a
valle dello stesso, è dell’ordine di 3.10 m. Onde consentire la navigazione dei natanti tale salto
idraulico viene superato per mezzo della conca localizzata a lato delle paratoie. Tale opera, dotata di
due porte vinciane è stata posta in esercizio nel 1979 ed ha sostituito la vecchia conca, ancora esistente, da tempo inutilizzata. Le dimensioni della conca sono 102.00 m di lunghezza per 12.20 m di
larghezza.
La struttura del sostegno di Valpagliaro risulta in grado di operare secondo diverse configurazioni
passando dal funzionamento a soglia stramazzante, a quello di luce di fondo, a quello di efflusso
sotto battente. In ognuna delle configurazioni indicate il funzionamento può essere in condizioni di
deflusso libero o rigurgitato a seconda che il tirante idrico di valle si trovi ad una quota rispettivamente inferiore o superiore a quella della sommità della soglia della paratoia.
Sostegno Valle Lepri localizzato a circa 50 Km da Ferrara e a circa 12 Km dal mare sull’asta fluviale del canale Navigabile è attrezzato con 3 paratoie piane a scorrimento verticale di luce 3.95 m e
altezza 3.50 m. Tale sbarramento mantiene il livello idrico nella sezione di monte ad una quota variabile tra 1.50 ed 1.70 m s.l.m. A valle del sostegno il livello è regolato direttamente dalle condizioni di marea esistenti in prossimità dello sbocco dell’asta fluviale costituita dal canale Navigabile,
quindi dal livello marino a Porto Garibaldi. Il salto idraulico che si viene a creare tra le sezioni di
monte e quella di valle del sostegno è dell’ordine di 1.50 m e viene superato dai natanti mediante la
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
conca a porte vinciane di Valle Lepri localizzata lateralmente al sostegno stesso. Le dimensioni della conca sono di 105.00 m di lunghezza per 12.00 m di larghezza.
Il funzionamento del sostegno di Valle Lepri risulta più semplice rispetto a quello di Valpagliaro e
la funzione assunta dalle paratoie ai fini dello smaltimento della portata è quella di luce di fondo, in
condizioni di deflusso libero o rigurgitato.
Sostegno di Tieni localizzato a circa 44 Km da Ferrara e a circa 22 Km dal mare sull’asta fluviale
del Po di Volano secondo tratto è attrezzato con 6 paratoie piane a scorrimento verticale di luce 2.35
m e altezza 2.35 m poste sul fondo, accoppiate in verticale ad altre 6 paratoie di uguale dimensione
in modo del tutto analogo a quelle del sostegno di Valpagliaro. Il sostegno di Tieni mantiene un livello idrico nella sezione di monte variabile tra 1.50 e 1.70 m s.l.m. A valle dello stesso il livello risulta regolato direttamente dalle condizioni di marea esistenti nella Sacca di Goro ove sbocca il Po
di Volano secondo tratto. Onde consentire la navigazione ai natanti da diporto il salto idraulico viene superato per mezzo di una conca localizzata a lato del sostegno (attualmente oggetto di ristrutturazione) avente le dimensioni di 34,00 m di lunghezza , larghezza variabile da un minino di 6,57 m
ad una massimo di 10,00 metri.
La Nuova conca di Pontelagoscuro è stata costruita in sostituzione della precedente, edificata alla
fine degli anni ’20 per collegare il fiume Po con il canale Boicelli ovvero con il sistema idraulico
navigabile del Po di Volano.
La decisione di sostituire la vecchia conca fu presa in considerazione del fatto che già nei primi anni
80 vi erano circa cento - centoventi giorni l’anno in cui si poteva contare su pescaggi superiori a
180 cm, ovvero su pescaggi considerati convenienti per la navigazione commerciale.
Inoltre era apparsa chiara sin da allora la necessità di avere opere di navigazione dimensionate su di
un naviglio di riferimento con portata di 1800 – 2000 ton, superiore di circa 3 volte al naviglio padano in uso negli anni fra le due guerre.
Il manufatto, delle seguenti dimensioni: larghezza utile ml 12,50, lunghezza utile ml 110, tirante
d’acqua ml 4,10.
Ad oggi la conca permette il passaggio di navi lunghe sino a 105 metri, con pescaggio massimo di
3,50 m, ed alte fino a 7 metri nelle condizioni idrauliche più sfavorevoli, che corrispondono alla minima magra prevedibile in Po (pelo libero a + 1 s.l.m.m.) ed alla quota di +8,50 s.l.m.m., permettendo un salto idraulico che va da m. –3,10 a + m. 3,90.
La quota limite superiore di funzionamento delle porte corrisponde alla quota delle cosiddette “più
alte acque navigabili” ovvero quella quota superata la quale è necessario il blocco della navigazione
per problemi nel passaggio sotto i ponti del fiume; per quanto riguarda il Po la stessa quota corrisponde anche alla Q10 ovvero alla quota che viene superata mediamente per 10 giorni l’anno.
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L’alimentazione delle concate avviene di testata mediante l’apertura parziale di una porta alla volta,
e a riempimento avvenuto è possibile alzare completamente la porta che fronteggia la nave in entrata .
Le porte sono a ghigliottina, realizzate in acciaio, sospese su funi ed azionate da un meccanismo
oleodinamico; la porta d’esercizio lato Po è composta in due sezioni indipendenti che scorrono entro gargami, la porta lato Boicelli, invece, è realizzata in blocco unico.
Gli eventi di piena sono fronteggiati a mezzo porta di sicurezza; essa si trova a tergo delle porte d’esercizio e viene usata solo quando viene superata la quota di guardia, stimati per pochi giorni l’anno
in pochi anni su di un cinquantennio.
Il tempo di riempimento massimo della conca nelle condizioni di massimo dislivello è di circa 6 minuti, anche se i tempi complessivi nelle stesse condizioni sono intorno ai 10-12 minuti tenendo conto dei tempi necessari alla manovra delle porte, per cui la capacità trasportistica della conca è elevatissima.
4.9 – Il delta del Po
Dal punto di vista geografico il Delta si estende a nord fino al fiume Adige e a sud fino al Reno, in
un territorio completamente al di sotto del livello del mare, fatta eccezione per gli argini, le coste e
le dune fossili interne.
La parte interessata dai rami attivi del Po (da nord a sud si incontrano il Po di Maistra, il Po Grande
o di Venezia, di Tolle, di Gnocca, di Goro), definita come "Delta attivo”, si protende nell'Adriatico
per molti chilometri.
Il Po di Goro costituisce il ramo più a sud; tutta la vasta area compresa tra tale ramo e la sponda del
fiume Reno, nota come "Delta fossile", presenta ancora vaste zone umide (le Valli di Comacchio, la
Valle Bertuzzi e altre valli minori), testimonianza degli antichi rami non più attivi, tra cui il Po di
Volano, che mantiene oggi la funzione dorsale principale a cui è collegato il reticolo idrografico di
bonifica che drena l’intera area compresa tra gli argini di Po e quelli del Reno.
Il fiume Po presenta un estuario a delta alquanto esteso e articolato, soggetto continuamente a variazioni, sia nella forma sia nella dimensione. Negli ultimi secoli è stato stimato un allungamento medio di 65 m/anno; la completa regimazione del corso d’acqua, operata con i successivi lavori di sistemazione e bonifica, ha modificato in modo significativo il regime di deflusso rispetto alle condizioni tipiche dei secoli passati, molto più prossime ad un assetto naturale.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Le ramificazioni costituenti il Delta hanno inizio all’altezza di Papozze (Rovigo), al km 625 della
progressiva lungo l’asse del Po, dove il corso principale devia verso nord per riprendere successivamente la direzione ovest - est.
Dal ramo principale si dipartono in destra il Po di Goro, diretto verso sud - est, e il Po della Gnocca,
al km 656, con un percorso parallelo al Po di Goro; in sinistra il Po di Maistra al km 659.
Al km 668 il Po di Venezia si biforca in due rami, il Po della Pila, il più importante, che prosegue in
direzione est e il Po delle Tolle, in destra, verso sud.
I rami del Po della Gnocca, del Po di Venezia e del Po delle Tolle delimitano l’isola della Donzella
rispettivamente a ovest, nord ed est.
Le ulteriori diramazioni del Po della Pila prendono il nome di buse (la busa Dritta è considerata la
foce principale del fiume).
Le ampie insenature formate dal protendersi nel mare di questi rami prendono il nome di sacche o
lagune, direttamente collegate con il mare con una o più bocche; quando queste vengono isolate dal
mare diventano valli, con acqua più o meno salmastra, essenzialmente sfruttate per la piscicoltura.
La fascia litoranea del territorio in esame è sede di un acquifero freatico particolare, in contatto ed
in equilibrio idraulico con il mare.
Qualsiasi prelievo idrico a distanze ridotte dal mare, o comunque dai corpi idrici salati o salmastri,
determina pertanto un richiamo di acque salate che possono causare un peggioramento delle caratteristiche qualitative originarie dell’acquifero, il cui recupero per via naturale può divenire veramente
problematico nei casi più gravi.
4.9.1 - L’idorgeologia
L’acquifero freatico in prossimità della costa è costituito da sedimenti prevalentemente sabbiosi,
con spessori medi di 10-20 m che normalmente poggiano su strati argillosi di origine alluvionale
che costituiscono orizzonti di separazione rispetto agli acquiferi sottostanti, più antichi e con caratteristiche qualitative diverse.
La falda freatica costiera, considerate le scadenti caratteristiche qualitative a causa dell’elevata concentrazioni di sali, non ha mai avuto importanza come risorsa potabile; la qualità è ulteriormente
peggiorata dai notevoli scambi idrici laterali con il sistema dei fiumi e dei canali.
Le acque salate e salmastre che caratterizzano la costa sono un residuo di acque marine rimaste intrappolate nei sedimenti trasportati dai corsi d’acqua e depositatisi lungo la costa la cui salinità è andata gradualmente diminuendo sino ai valori attuali per il successivo contributo delle acque di pioggia.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Peraltro nella zona di contatto tra la falda freatica ed il mare avvengono due fenomeni di rilevante
importanza: il flusso superficiale di acque dolci che proviene da monte sfocia in mare dove tende a
rimanere in superficie per la tendenza alla diffusione delle acque di mare in direzione opposta, cioè
dal mare verso monte, diffusione che avviene essenzialmente nella parte più bassa dell’acquifero. In
assenza di ricarica o con ricarica insufficiente dell’acquifero l’ingresso salino aumenta e tende ad
aumentare la salinità dell’acquifero verso monte.
La conseguenza di questi meccanismi è la presenza in tutti gli acquiferi costieri dell’area del Delta
di una zona di diffusione più o meno estesa di acque variamente salmastra.
In tali zone di diffusione un eccesso di estrazione di acqua dall’acquifero costiero può alterare significativamente il serbatoio, distruggendone la potenzialità anche in modo difficilmente recuperabile.
Le cause di tale possibile alterazione possono quindi sinteticamente così indicarsi:
- estrazione diretta dei acqua per usi vari in eccedenza rispetto all’entità della ricarica naturale del
sistema;
- drenaggio forzato dei sistemi di bonifica che, tramite i canali superficiali, a volte favoriscono il richiamo dell’acqua del mare verso monte;
- modifica dei livelli piezometrici della falda dovuta all’innalzamento del livello del mare.
La variazione del chimismo delle acque sotterranee (soprattutto del grado di salinità) ed in particolare di quelle freatiche di cui si è riferito, può determinare fenomeni elettrochimici con riduzione di
volume dei minerali argillosi,contribuendo, in tal modo, ma in misura pressoché trascurabile, sui
processi di subsidenza.
4.9.2 - La subsidenza
I primi segnali significativi riscontrati dei fenomeni di subsidenza risalgono agli anni ’30 e riguardarono soprattutto la parte orientale della provincia di Ferrara:
le cause vennero individuate nella massiccia estrazione di acque metanifere dai primi strati del sottosuolo e nella bonifica di vaste aree vallive.
Negli anni ’50 abbassamenti non naturali del suolo iniziarono a manifestarsi nel territorio di Ravenna per forti emungimenti di acqua di falda ed, a partire dagli anni ’60, in altri vasti territori sempre
in conseguenza dello sfruttamento intenso delle acque sotterranee per esigenze potabili e per lo sviluppo, nel settore agricolo, di un modello colturale fortemente idroesigente.
Gli effetti della subsidenza si manifestano con l’alterazione delle condizioni di deflusso fluviale, alterazioni più o meno marcate delle pendenze dei canali di scolo e di bonifica, perdita di efficienza
degli impianti idrovori, danneggiamento di manufatti per assestamenti differenziali e, in termini più
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
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complessivi, con l’assottigliarsi del litorale sommerso, dissipatore energetico naturale delle mareggiate che diventano più frequenti e distruttive.
Dal punto di vista dell’entità del fenomeno va ricordato che mentre la subsidenza naturale mostra
valori estremamente modesti, dell’ordine di pochi mm/anno, quella indotta dalle varie azioni antropiche ha raggiunto anche punte massime di 15 cm/anno, con locali abbassamenti del suolo anche di
circa 2 m nell’arco di 10 anni.
4.9.3 - La morfologia, le zone umide, la flora
Il Delta è un territorio in continua evoluzione; la sua morfologia, il rapporto tra terre emerse e parte
erose dal mare, la conformazione dei bracci dipendono tanto dal fenomeno di subsidenza della piattaforma rocciosa su cui si fonda il letto di sedimenti, quanto dall’equilibrio che si instaura tra i detriti trasportati dal fiume e i materiali erosi dalle correnti marine. In questo senso il Delta non è che
l’espressione delle condizioni di tutto il sistema idraulico, che si compone di corsi d’acqua (i rami
del Po) e da canali di bonifica. Il rallentamento del corso del fiume, la costruzione di argini o di casse di espansione, l’escavazione di materiale inerte dal letto, la sottrazione di acque per irrigazione
sono tutti fattori che influenzano l’apporto di materiale sedimentario e quindi tutta la struttura e il
suo mantenimento. Questa dinamicità morfologica si riflette sull’ambiente naturale e caratterizza le
specie, vegetali e animali, che popolano la zona. Molto importante, in questo senso, sono state anche le azioni antropiche che, nel corso dei secoli, hanno contribuito in modo determinante a modificare l’ambiente: l’escavazione di canali, il prosciugamento e la bonifica di vasti territori, l’introduzione di nuove specie, soprattutto animali, ecc.
Le aree coltivate, in particolare, costituiscono la maggior parte della superficie dell’entroterra: pur
avendo un interesse marginale, tuttavia si integrano nel sistema delle aree naturali in quanto, soprattutto al termine del ciclo delle culture, diventano habitat di sosta e di alimentazione per gli uccelli
migratori.
Attualmente nel Delta gli ambienti umidi, con diverse caratteristiche, si alternano ai boschi igrofili e
alle foreste costiere, alle isole e agli scanni: tutti questi elementi, nel loro insieme, costituiscono la
più vasta zona umida d’Europa, caratterizzata da un’elevata biodiversità. Numerosissime sono le
specie floristiche e molto ampia è la varietà di associazioni vegetali tra specie assai diverse fra loro;
fra queste, ad esempio: le scarne e rade praterie di salicornia sulle barene fangose e semi sommerse
di acque salate, i boschi igrofili di farnie, frassini e ontani dell’interno, i ciuffi di Ammophila che
colonizzano le sabbie mobili di dune costiere e i canneti.
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
Piano di Tutela delle Acque della Provincia di Ferrara
Le zone deltizie sono importanti non solo per essere corridoi biologici e aree di espansione naturali
(utili alla ricarica delle falde), ma soprattutto per la capacità di sostenere un’elevata diversità biologica .
Inoltre le zone umide sono siti di nidificazioni e di sosta per diverse specie di uccelli migratori,
importanti sia a livello locale sia internazionale.
Da un punto di vista sociale ed economico le zone umide sono importanti per la difesa contro esondazioni, per la ricarica delle falde, per il riciclo dei nutrienti, come serbatoio di acque facilmente disponibili anche a scopo irriguo.
Per il ruolo che le zone umide hanno sulla biodiversità, per la notevole variabilità di habitat, ed, in
parte, per la notevole importanza che hanno per le migrazioni, esse hanno ricevuto un notevole interesse da parte della comunità scientifica e da parte dell'opinione pubblica che, negli ultimi decenni,
si è mobilitata per aumentare e migliorare le strategie di conservazione e di gestione di queste aree.
Esse sono considerate dal World Conservation Strategy tra gli ambienti naturali più importanti per
la vita sul pianeta.
4.9.4 - Spiagge e scanni
Le spiagge sono costituite da una distesa sabbiosa, immediatamente a contatto con la battigia, caratterizzata da una zona priva di vegetazione (afitoica). Alle loro spalle, per azione del vento sulla sabbia e sui detriti più fini, viene a costituirsi un sistema di dune in lento mutamento o già fossilizzate.
Sul versante esposto al mare della duna, la vegetazione è scarsa e rada ed è costituita da ceppi di
crucifere. Il versante non esposto, o retroduna, è caratterizzato dalla presenza di graminacee e ombrellifere, che con l’intreccio dei loro apparati radicali compattano e consolidano la duna stessa, o di
muschi. Verso l’interno, il retroduna si trasforma gradualmente in un pianoro caratterizzato da graminacee e da alcuni sprazzi di macchia mediterranea.
Gli scanni sono lingue e cordoni emersi di natura sabbiosa e limosa, frutto dell’azione di deposito
fluviale, unita al rimaneggiamento del mare. Sono, assieme alle spiagge, tra gli elementi più instabili, data la dinamicità di molti dei loro ecosistemi. Nella struttura dello scanno si può individuare una
fascia Elementi fondamentali del paesaggio naturale del Delta sono le zone umide,
componenti dinamiche e sede di interazioni che determinano equilibri che, in assenza di esse, sono
destinati a divenire instabili o addirittura a modificassi in modo irreversibile.
4.9.5 - Sacche e lagune vive
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Quadro Conoscitivo - Capitolo 1
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Sacca, o laguna viva, è un braccio poco profondo d’acqua salmastra compreso tra la terraferma e il
mare aperto e da quest’ultimo separato da scanni. Lo scambio d’acqua e di specie ittiche tra il mare
e la laguna viva è continuo e dipende dai moti di marea: la sua efficienza è legata all’officiosità
delle aperture e dei canali di collegamento. Una recente progressiva riduzione degli scambi e la concomitante accentuazione del fenomeno di subsidenza, uniti ad un peggioramento della qualità delle
acque e dei sedimenti hanno innescato fenomeni di eutrofizzazione che hanno danneggiato gli allevamenti di acquacultura presenti. La specie vegetale dominante è la cannuccia di palude, o canneto
a fragmite, che forma masse compatte e dense, dette bonelli, in cui limo e i sedimenti vengono imprigionati dall’intreccio degli apparati radicali. È possibile trovare il canneto sia in acque debolmente salmastre, sia in acque dolci e anche in condizioni terrestri. In generale, con l’aumentare della salinità, il canneto tende a diventare monospecifico, cioè dominato completamente dalla fragmite.
Quando la salinità diventa eccessiva la fragmite lascia posto a specie decisamente alofile, come il limonio e il gramignone marittimo. Nelle aree salmastre più profonde, dove è maggiore il disturbo
delle onde e delle correnti, si trova una vegetazione sommersa, povera di specie, ma con enormi
quantità di biomassa, dove vive un elevato numero di animali planctonici e bentonici.
Sacche e lagune rappresentano la più importante fonte di reddito nel Delta, legata alla mollischicultura, alla pescicultura e alla pesca. Nelle sacche e lagune del Delta si trovano: la vongola verace nostrana, la vongola verace filippina (introdotta negli anni ottanta per esigenze di mercato), la cozza,
l’ostrica, la scafarca (originaria dell’Indopacifico introdotta accidentalmente negli anni sessanta), il
caruso (anch’esso originario dell’Indopacifico), la seppia. Oltre ai molluschi sono presenti: moltissime specie di vermi policheti, tra cui la tremolina e la merciella; crostacei, tra cui il granchio e i
gamberi; pesci, tra cui i cefali, il latterino o acquadella, l’anguilla, la spigola o il branzino, l’orata, la
sogliola e la passera; rettili acquatici, tra cui la tartaruga di mare.
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