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Crisi e imprese: perché il factoring conviene

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Crisi e imprese: perché il factoring conviene
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CREDITO ALLE IMPRESE
Crisi e imprese:
perché il factoring
conviene
Per uscire dall'attuale stretta creditizia bisogna puntare su canali
alternativi di finanziamento. Uno di questi può essere rappresentato
dal factoring, uno strumento ancora poco usato in Italia e che
può fornire alle imprese la liquidità necessaria
di Carlo Morichini, Fidindustria S.c.ar.l.p.a.
È
ormai palese come la
stretta creditizia stia
prendendo sempre più
corpo. L’analisi degli
aggregati risultanti dalla Centrale Rischi di settembre
(ultimo dato disponibile della più
importante banca dati a contenuto
finanziario del nostro paese che
fornisce al sistema bancario informazioni su affidamenti accordati
alla clientela e utilizzati da quest’ultima) si presterebbe già a
qualche considerazione sul contingentamento del credito, ma a dissipare ogni dubbio sulla tendenza a
stringere i cordoni della borsa ci
penseranno i dati di ottobre e di novembre.
La stretta creditizia…
Certo il fenomeno non investe
tutte le banche alla stessa maniera.
Ci sono istituti che hanno fatto
loro una linea più morbida che
prevede semplicemente l’interruzione temporanea nella concessione di nuova finanza per un lasso di
tempo più o meno lungo (fino a
fine anno, fino alla primavera
prossima, ecc.) e soltanto su alcune tipologie di affidamento (di
solito il segmento del mediolungo termine è quello più penalizzato). E ci sono istituti che
hanno viceversa adottato un profilo più severo, volto non soltanto a
ridurre o ad azzerare la concessione di nuova linfa al sistema produttivo, ma anche a rientrare in
tempi più o meno stretti (dai 15
giorni ai due anni) di quelle posizioni non più gradite (imprese con
rating pericolanti ad esempio
CCC, piuttosto che 8 o 9).
Le motivazioni che stanno spingendo le banche verso un ridimensionamento degli impieghi sono
molteplici: dal raggiungimento
dei budget prefissati a inizio anno
alla necessità di riportare le loro
esposizioni entro i limiti consentiti dall’ammontare del loro patrimonio di vigilanza; oltre che alla
consapevolezza di un aumentato
livello di rischiosità sui prestiti. È
altrettanto indubbio che sia in atto
una manovra da parte del sistema
finanziario a rivedere al rialzo
spread e commissioni applicate
alla clientela per far fronte al
potenziale incremento delle sofferenze legato alla crisi finanziaria
mondiale in atto e al ripristino di
una redditività adeguata.
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In una situazione come questa le
aziende contraddistinte da un
rating non invidiabile troveranno
sempre maggior difficoltà nell’accesso al credito, anche riguardo a
linee finora contraddistinte da una
relativa facilità di ottenimento,
come i castelletti salvo buon fine
(Sbf) per lo sconto delle ricevute
bancarie, i castelletti per l’anticipo
su fatture Italia e export. Anche se
tali aziende dovessero disporre di
un parco clienti di tutto rispetto, di
clienti identificabili come buoni
pagatori, precisi nei loro adempimenti, ad elevato standing finanziario.
… e le vie d’uscita:
il factoring
Una soluzione può essere rappresentata da uno strumento alternativo al mero smobilizzo dei propri
crediti, uno strumento che punta
maggiormente sulla qualità di chi
deve onorare le fatture anticipate,
più che sulla qualità del bilancio
del debitore principale: il factoring.
Si tratta di uno strumento scarsamente utilizzato in Italia rispetto
alle sue potenzialità, ma che proprio “l’epopea” degli internal
rating e di Basilea 2 sta prepotentemente riproponendo al mercato.
In passato i tre principali ostacoli all’affermazione del factoring
come strumento operativo per le
Pmi erano rappresentati:
• dalla facilità a ottenere liquidità
attraverso i castelletti Sbf e
anticipo fatture anche da parte
di aziende bilancisticamente
“approssimative”
• dal differenziale di costo tra
un’operazione di factoring e
una di smobilizzo crediti;
• dalla difficoltà a far accettare ai
propri clienti la cessione del
credito.
Ma ultimamente il mercato ha
eliminato i tre paletti, rendendo
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difficoltoso l’accesso al credito
tradizionale, azzerando il gap di
costo tra factoring e mero smobilizzo a causa dell’incremento
degli spread bancari sui castelletti
e creando maggiore cultura finanziaria e consapevolezza riguardo
alla cessione di credito. Certo,
anche le società di factoring si
stanno facendo accorte e tendono
a tagliare i loro massimali di affidamento sui singoli nominativi
ceduti, per cui un’impresa che da
tanti anni serve un cliente per
importi consistenti si potrebbe
sentir dire dalla società di factoring che tale cliente è affidabile
solo per forniture di importo inferiore a quelle affrontate d’abitudine, e che quindi la cessione è perseguibile soltanto entro un importo inferiore, ma questo per il fornitore non va letta come una chiusura, ma alla stregua di un aiuto a
valutare correttamente la qualità
finanziaria del proprio cliente, al
fine di evitare future insolvenze.
Va da sé che per attingere allo strumento
del factoring è necessario disporre di un
quantitativo minimo di crediti da cedere e soprattutto è importante avere la
consapevolezza che questo prodotto non
può essere considerato uno strumento
con cui "scaricare" solo i crediti di dubbio
realizzo, alla stregua di un bidone della
spazzatura. Ci si deve rendere conto che
se si cedono i crediti tramite il factoring,
si cedono indistintamente sia quelli buoni
sia quelli meno sicuri
Cos’è il factoring
Il factoring fa parte delle linee
accordate dagli istituti finanziari
per smobilizzare i crediti di fornitura, trasferendone il rischio di
mancato pagamento dall’impresa
alla società di factoring. Lo scopo
del factoring è di rendere immediatamente liquidi i propri crediti,
trasferendo ad altri il rischio che il
proprio cliente a scadenza non
rispetti i patti e non paghi.
Le imprese maggiormente interessate sono quelle di dimensioni tali
da garantire la cessione di un certo
quantitativo minimo di crediti alla
società di factoring. I soggetti
coinvolti complessivamente sono:
imprese fornitrici di beni e servizi,
imprese loro clienti, società di factoring.
Le caratteristiche
Il factoring dunque è uno strumento utilizzato per rendere liquidi e
sicuri i propri crediti. Contrattualmente parlando, si tratta di una
vera e propria cessione dei medesimi a una società terza (la società
di factoring). La cessione è normalmente pro soluto, cioè a titolo
definitivo e senza possibilità di
rivalsa da parte della società di
factoring in caso di mancato pagamento. Esiste in verità anche la
possibilità di cedere i crediti pro
solvendo (cessione con rivalsa),
ma è un fenomeno marginale e, di
fatto, rappresenta la controfigura
dell’anticipo su fatture.
Circoscrivere il concetto di factoring al mero aspetto dell’anticipo
è comunque limitativo. Esso deve
essere inteso prima di tutto come
un servizio. La società che si
occupa di fattorizzazione fornisce
al proprio cliente informazioni
riguardanti la solvibilità dei
nominativi ceduti e quantifica
l’importo massimo delle forniture
ai medesimi per le quali è disposta
a esporsi. In questo modo fornisce
all’azienda un metro per misurare
solidità e sicurezza dei propri
clienti.
Gli aspetti negativi di questo tipo
di prodotto vanno ricercati nel
maggior costo rispetto a un mero
anticipo su crediti. Non potrebbe
essere altrimenti, considerato che
qui ci troviamo di fronte a un servizio più complesso che riassume
in un unico concetto gli estremi
dell’anticipo e dell’assicurazione
dei crediti.
Altra problematica assai dibattuta
è quella legata alla cessione del
credito. Non tutti i clienti delle
nostre imprese accettano la cessione; evidentemente la necessità di
dover effettuare un pagamento a
un organismo finanziario anziché
al proprio fornitore crea ansia e
dispiacere. Chiaro anche il motivo: il potere contrattuale dell’ente
finanziario, decisamente elevato
rispetto a quello di un fornitore,
costringe a una maggiore precisione riguardo ai tempi di pagamento
e al rispetto delle scadenze.
La fattorizzazione segue di solito
una delle seguenti tre direttrici:
• per regione (della totalità del
fatturato vengono fattorizzati i
nominativi di una certa regione);
• per fascia di fatturato (vengono fattorizzate le fatture comprese entro un certo importo);
• per fascia di prodotto (vengono fattorizzate le vendite relative a un certo tipo di prodotto).
In qualunque caso per poter accedere al servizio di factoring occorre cedere almeno un quantitativo
minimo di crediti ogni anno, altrimenti l’operazione non è considerata appetibile dalla società di factoring. Inoltre il factoring non è
conveniente se il taglio medio delle
fatture cedute è inferiore a
1.000/2.000 euro. Non è nemmeno
possibile cedere soltanto i crediti
dubbi, conservando quelli “sicuri”.
I costi
I costi che questa operazione si
porta appresso sono normalmente
due:
• la commissione di valutazione, pagata dall’impresa a fronte
del giudizio di merito sui crediti proposti per la fattorizzazione
(normalmente si paga una volta
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l’anno per ogni nominativo
ceduto). L’importo è normalmente quantificato in 25-50
euro per anno per nominativo;
• la commissione di fattorizzazione, pagata per il servizio di factoring sull’ammontare dei crediti
garantiti. Oscilla da uno 0,2% per
mese sui crediti domestic (Italia)
fino a un massimo di un 0,4% per
mese sui crediti export.
A esse si aggiunge il tasso d’interesse per l’eventuale anticipo (se
si desidera ricevere i soldi dei crediti ceduti immediatamente, anziché a scadenza); esso è di solito in
linea con i normali tassi applicati
per lo smobilizzo di fatture, circa
due/tre punti di spread sull’Euribor.
Si consideri che l’anticipo di solito è pari all’80% della fattura (iva
inclusa) mentre invece utilizzando
il classico castelletto bancario
l’anticipo viene effettuato soltanto
sull’imponibile (70-80% dell’imponibile).
Esiste anche un e-factoring, nel
senso che, proprio come accade
per i prodotti bancari con l’home
banking, anche la fattorizzazione
ha imboccato in maniera decisa la
via di Internet. Esiste quindi la
possibilità di seguire on line la
situazione dei crediti ceduti, la
valutazione dei debitori, ecc.
A cosa serve
Il factoring serve per rendere
immediatamente liquidi i propri
crediti e per monitorarne l’incasso. Serve inoltre per neutralizzare
il rischio sui crediti, grazie alla
cessione a titolo definitivo dei
medesimi. Permette di essere informati sulla qualità dei propri crediti
e sulla bontà dei propri clienti. È
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utile in fase di sviluppo del fatturato, quando si è alla ricerca di
nuovi clienti, o quando il sistema
finanziario attua politiche di contrazione del credito, limitando la
concessione di castelletti salvo
buon fine e linee di anticipo su fatture Italia o export. Non ha molto
senso quando i nominativi serviti
in fornitura sono consolidati.
E a cosa non serve? Essendo un
tipico strumento di breve termine,
il factoring non è indicato per
finanziare gli investimenti in genere, anche se il tasso che contraddistingue questo genere di operazione è di solito piuttosto basso.
Finanziare con il factoring gli investimenti, significa bruciare liquidità. In caso di contrazione del fatturato un atteggiamento di questo
tipo può mettere in seria crisi finanziaria l’azienda.
Attenzione a…
Spese d'istruttoria: la società di factoring, all'accensione dell'anticipo addebita le spese di istruttoria. Possono raggiungere anche 150
euro. È necessario concordarle a priori.
Spese di tenuta conto: la società di factoring addebita delle spese di tenuta conto normalmente comprese entro i 15 euro. Meglio concordarle a priori.
Spese per cessione fattura: sono pari a circa 10 euro per fattura.
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