«Passate, passate per le porte» nel cammino verso la Pasqua
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«Passate, passate per le porte» nel cammino verso la Pasqua
Notizie dal Seminario COMUNITÀ PROPEDEUTICA E DEL BIENNIO TEOLOGICO Da sinistra, padre Lino Dan s.i., don Ivano Valagussa e don Cristiano Passoni. Nella pagina precedente, un seminarista in meditazione. «Passate, passate per le porte» nel cammino verso la Pasqua Silenzio, meditazione e preghiera nella settimana di Esercizi spirituali. Dal 14 al 20 febbraio in Seminario si sono svolti gli Esercizi spirituali di Quaresima. La comunità del Biennio teologico è stata guidata da padre Lino Dan, parroco di San Fedele a Milano, e da don Ivano Valagussa, prevosto di Gallarate. Padre Lino ha introdotto a questa pratica ignaziana i seminaristi del primo anno di spiritualità, don Ivano ha proposto a me ed ai compagni di Spiritualità 2 e 3 un itinerario molto coinvolgente dal taglio pastorale. Il punto di partenza è stato l’invito di Paolo ai Corinzi: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20). Nelle dense meditazioni giornaliere abbiamo riletto il Vangelo di Luca nell’ottica di Dio, Padre misericordio- so, che riconcilia a sé l’uomo che varca le soglie di nove porte di misericordia. NOVE PORTE DI MISERICORDIA La prima di esse, la porta della vita di Nazaret, ci ha presentato Gesù che annuncia il disegno salvifico del Padre nella sinagoga del suo villaggio e Pietro che, sulle rive del lago di Gennèsaret, viene raggiunto dalla sua chiamata dopo una notte di pesca dall’esito fallimentare. La fede sulla Parola di Gesù consentirà al pescatore di Galilea un risultato insperato ed abbondante. Dio abita ogni istante della nostra quotidianità e sa volgere al bene anche ciò che ai nostri occhi appare come una sconfitta. Il cammino di Pietro è quello del discepolo che segue radicalmente Gesù: lascia tutto poiché Lui è il suo unico bene ed ot- COMUNITÀ DEL SEMINARIO La misericordia, non il buonismo, è il tratto essenziale della missione L’incontro con don Mario Antonelli, per anni fidei donum in Brasile. 24 Nel percorso degli incontri del Gruppo di Animazione Missionaria (Ga.Mis), focalizzato sul tema della misericordia, si inserisce l’intervento fatto da don Mario Antonelli lo scorso 10 febbraio, con lo scopo di portare una testimonianza concreta su ciò che significhi essere segno della misericordia del Signore in un contesto di missione ad gentes. Don Mario è riuscito a trasmetterci tutto l’amore e tutta la passione che animano il suo essere stato fidei donum per sei anni in Brasile, nella chiesa di Belém, sottolineando come la misericordia, da non confondere con il buonismo, sia un tratto fondamentale e costitutivo della missione. Citando la Bolla d’indizione del Giubileo, Misericordiae Vultus, ci ricorda che solo una Chiesa capace di cantare la misericordia di Dio può essere Chiesa in uscita, aperta a realtà da evangelizzare. Modello di questo è proprio Gesù che, solo dopo aver cantato il Grande Hallel, ovvero l’inno che proclama la misericordia di Dio, usciva con i suoi discepoli dal cenacolo verso il Monte degli Ulivi, verso la sua passione (Misericordiae Vultus, 7). Il rischio che spesso si corre è però quello di non andare verso le vere passioni di uomini e donne piagati dalla povertà, ma di fermarsi nei salotti dei ricchi, dove passione non c’è. DESTINATARI E SOGGETTI DELLA MISERICORDIA Attraverso le sue esperienze vissute in Brasile, don Mario tiene una profonda conoscenza del suo mistero. Pietro ha conosciuto Gesù come maestro a Cafarnao, lo ha ri-conosciuto come Signore nella pesca miracolosa ma, nella Trasfigurazione presso la porta della preghiera sul Monte, il Padre lo rivela in parole come suo Figlio. Sceso dal Monte, lo vede agire in opere. Esse risplendono nella porta della cura del povero: si è soffermato nel suo intervento su tre dimensioni, incominciando dai soggetti e destinatari della misericordia. Lo ha fatto partendo dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, secondo la quale «è la comunità di discepoli missionari che deve prendere l’iniziativa» per farsi annunciatrice e offrire costantemente misericordia ai poveri. Un altro rischio che spesso si può correre è quello di confondere misericordia e assistenzialismo, infatti, come afferma il decreto sull’attività missionaria della Chiesa Ad Gentes, i missionari «non cercano il progresso e la prosperità puramente materiale degli uomini, ma intendono promuo- Gesù, rispondendo a un maestro della Legge riguardo chi fosse il suo prossimo, narrò la parabola del Buon Samaritano. Nell’uomo maltrattato dai briganti e curato da uno straniero emerge l’agire amorevole di Dio, basato su ascolto ed azione. Essa è la stessa dinamica che muove il cuore del Padre Misericordioso e che Gesù mostra presso la porta della città di Gerico chiamando Zaccheo, il capo dei pubblicani. Gesù lo fa scendere dal sicomoro, Zaccheo gli dona la sua miseria in cambio della divina misericordia. Il Figlio di Dio riprende il viaggio per salire a Gerusalemme. Qui salirà sopra un altro albero, l’albero della Croce, portando tutti i peccati dell’umanità che saranno perdonati nel suo sangue. Nella Città Santa ecco la porta del Cenacolo e la porta stretta della Croce. Con la lavanda dei piedi agli Apostoli Gesù insegna loro come la carità, per essere vera, passa necessariamente dalla porta del servizio, tratto essenzialmente divino. La porta della Croce è espressione viva di questo amore che produce frutti di donazione, perdono, silenzio, abbandono al Padre. La Croce è la chiave che permette di aprire le ultime due porte: quella del Sepolcro vuoto, dove il Cristo si fa compagno di Don Mario Antonelli con i seminaristi del Gruppo di Animazione Missionaria. vere la loro dignità e la loro unione fraterna, insegnando le verità religiose e morali che Cristo ha illuminato con la sua luce, e così gradualmente aprire una via sempre più perfet- viaggio dei discepoli di Emmaus, riscalda il cuore con la Parola delle Scritture e si offre nel Pane che li sosterrà nel ritorno in città. La porta del Cielo, dove il Risorto è asceso, è invito a scorgere le sue tracce nelle vicende della nostra vita. «Passate, passate per le porte» (Is 62,10). Così Dio invitò Israele a tornare nella sua terra dopo il periodo babilonese. «Passate, passate per le porte» ripete ancor oggi suo Figlio Gesù a noi seminaristi che, dopo essere saliti con lui sul Tabor degli Esercizi spirituali, ora riprendiamo il cammino quotidiano verso la Pasqua. Tocca a noi tradurre in vita le intuizioni di grazia che abbiamo ricevuto passando ogni giorno, insieme al nostro prossimo, attraverso le otto porte della misericordia. Paolo Zibra, I teologia ta verso il Signore». La misericordia di Dio precede ogni nostra azione, di conseguenza noi la possiamo accogliere con tutte quelle buone pratiche cristiane. Spesso però l’uomo ribalta questa concezione togliendo il primato di Dio e pensando che ciò che salva è l’osservanza pedissequa della norma. È l’estenuazione pelagiana della misericordia. A conclusione del suo intervento ricco di coinvolgimento, don Mario ha richiamato al fatto che il missionario è portatore del Vangelo al popolo e il popolo stesso restitutore di un’umanità vera e totalizzante. Luca Molteni, I teologia 25