I ricercatori di Dichroic Cell srl sono riusciti a realizzare substrati
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I ricercatori di Dichroic Cell srl sono riusciti a realizzare substrati
4 Giovedì 14 Novembre 2013 Corriere del Veneto SPECIALE ZIP in collaborazione con RCS MediaGroup Pubblicità Girasoli con cuore hi-tech I ricercatori di Dichroic Cell srl sono riusciti a realizzare substrati virtuali in silicio– germanio adatti alla fabbricazione di celle fotovoltaiche ad alta efficienza a costi inferiori del 70% rispetto a quelle usate nell’aerospazio e pesanti metà. Ora si punta alla loro produzione industriale per un uso terrestre con sistemi a inseguimento Introduzione di una sottile fetta (wafer) di silicio monocristallino all’interno del reattore lepecvd (Low Energy Plasma Enhanced Chemical Vapor Deposition) di Dichroic Cell. L’impianto – ospitato presso i laboratori dell’Università di Ferrara – riesce a depositare sul disco un sottile velo di germanio di circa 6 micron creando un substrato ideale per la realizzazione di celle fotovoltaiche a concentrazione S toria di un’altra avventura imprenditoriale «partita con le tre effe: friends, family and fools», amici, parenti e... business angels. L’eclettico Federico Allamprese Manes Rossi, classe 1973, «libero da condizionamenti scolastici», già a 25 anni aveva fondato a Maserà la sua prima azienda: Il granaio delle idee srl, che presto si impose nel settore innovativo delle miscele speciali per panificatori. Poi fu la volta della Ruggeri srl (cognome della moglie Simona) che introdusse analoghe farine nel settore della grande distribuzione; quindi si impegnò in una miscela brevettata senza glutine nel campo dei prodotti dietetici. Nel frattempo «tanto per non annoiarmi», ha sfornato pure un cortometraggio con la partecipazione straordinaria di Ottavia Piccolo e un filtro solare selettivo utile per meglio abbronzarsi con gli uv-a. Insomma diversificando e innovando, un po’ qua e un po’ là, è arrivato a costituire un piccolo gruppo che fattura sui 2 milioni di euro. Ancora però non gli è bastato. «Da tempo mi frullava in testa l’idea di entrare nel settore delle energie rinnovabili e il caso volle che nello studio di consulenza aziendale Adm Associati, fondato a Padova da mio fratello Alessandro con Teresa Donofrio e Guglielmo Martinelli, quest’ultimo fosse proprio il nipote del celebre Giuliano Martinelli, grande autorità a livello nazionale nel fotovoltaico, nonché ordinario di Fisica sperimentale presso l’Università di Ferrara. Fu lui a parlarmi per primo delle future potenzialità dei sistemi a concentrazione cpv». E fu così che nel 2007 nacque Dichroic Cell coinvolgendo completamente le tre effe, compresi i fool angels di Sinfonie Tecnologiche, guidati dal vicepresidente Zip Antonio Vendraminelli [si veda Adaptica, 3.10.13, www.zip.padova.it/eccellenze.htm]. Missione: studiare la possibilità di utilizzo di substrati virtuali in silicio–germanio nelle celle fotovoltaiche a concentrazione. «Un lavorone per il quale è giunta finalmente l’ora di raccogliere i frutti, ma che di successo in successo ha ri- Attraverso appositi motori e software i pannelli fotovoltaici ad alta resa sono in grado di inseguire il Sole nell’arco dell’intera giornata in modo che i suoi raggi cadano sempre perpendicolarmente alle celle chiesto vari aumenti di capitale», ci assicura Federico. Tra i problemi anche la morte, tre anni fa, dell’amico “prof” che per fortuna è stato prontamente e degnamente sostituito all’Università di Ferrara dai ricercatori Vincenzo Guidi, Donato Vincenzi e Cesare Malagù, supportati pure da cnr-infm (Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto Nazionale per la Fisica della Materia). Tecnologia d’avanguardia, altamente innovativa, alle frontiere della scienza, ma proviamo a capirci qualcosa. Il settore fotovoltaico, per poter assumere una posizione di rilievo in Italia, dovrebbe fornire almeno il 10% della normale potenza richiesta, ovvero almeno 5 gw. Usando i comuni pannelli, a tale scopo bisognerebbe ricoprire circa 35 kmq di territorio con celle al silicio, cioè con molte più di quelle disponibili sul mercato. Tale elemento infatti, sebbene presente in abbondanza sulla Terra, per essere utilizzato richiede un processo tecnologico di purificazione abbastanza costoso. Si tenga inoltre presente che le celle al silicio hanno una resa molto bassa, inferiore al 20%, tanto è vero che per usi aerospaziali si usano celle al germanio capaci di rese perfino superiori al 40%. Con costi però cinquanta volte maggiori, perché il germanio è un elemento raro. Che fare allora? Innanzitutto cercare di concentrare la luce; fare cioè in modo che una lente o uno specchio parabolico la convergano tutta su una singola cella, fino a illuminarla con 300–500 Soli (senza dimenticare di raffreddarla). E poi fare in modo che il sistema insegua continuamente e precisamente il nostro astro nell’arco dell’intera giornata, mosso da appositi motori e software. E ancora sovrapporre ai wafer altri sottili film di composti vari al fine di utilizzare l’intera gamma delle radiazioni, dagli uv agli ir, e non una sola fetta (e qui – se ne fossimo all’altezza – dovremmo parlare anche di multigiunzioni, epitassia e dicroico). Non illudetevi però, neanche così ce la faremmo a costruire impianti sufficienti a produrre i suddetti 5 gw. Al meno che – e qui torniamo alla soluzione di Dichroic Cell – per risparmiare materiale raro e soldi non si riesca a costruire una bella cella di silicio con sopra solo un sottilissimo velo (6 micron) di germanio. Impresa assai ardua che i ricercatori di Ferrara sono riusciti a compiere utilizzando una complessa tecnologia detta lepecvd, adattando all’uopo un costoso macchinario svizzero acquistato da Dichroic Cell, brevetti compresi. Dopo sei anni di prove, riprove, controprove e dopo numerosissimi test eseguiti da una importantissima multinazionale, partner in questa ricerca, la meta si può dire raggiunta: i suoi wafer hanno rese analoghe Sopra: confronto tra il wafer con il substrato virtuale in germanio di Dichroic Cell e il wafer grigio in silicio monocristallino non depositato. Sotto: wafer di celle fotovoltaiche a concentrazione. Si tratta del prodotto finito che si realizza impilando sul substrato di Dichroic Cell altri film di composti di elementi semiconduttori (gruppi III-V) al fine di sfruttare al massimo l’intera gamma delle radiazioni solari a quelli di puro germanio, un costo inferiore del 70% e un peso ridotto della metà (con grande gioia del settore aerospaziale). «Giunti a questo punto – conclude Vendraminelli – non ci restano che due strade: o si cede tutto il know-how a un’azienda interessata ad industrializzare la produzione dei nostri wafer; o si fonda noi una NewCo che li faccia, insieme a un partner industriale e un partner finanziario. Interesse per entrambe le soluzioni già l’abbiamo rilevato a livello internazionale». Questi speciali sono curati dal Consorzio Zona Industriale di Padova [www.zip.padova.it] in collaborazione con l’Associazione Amici della Zip senza oneri a carico delle aziende presentate [comunicazione: alberto salvagno/studioph.it] L’eclettico Federico Allamprese Manes Rossi, classe 1973, di nobili origini, figlio di un generale, si trova ormai alla guida di un piccolo gruppo di società i cui interessi spaziano dalle farine (Il granaio delle idee srl) ai wafer (Dichroic Cell). Ha fondato la sua prima azienda all’età di 25 anni