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IL MIELOMA MULTIPLO Guida per i pazienti
Az.Osp.San Camillo-Forlanini-Roma IL MIELOMA MULTIPLO Guida pe r i pa z i e n t i a cura del Dr. Luca De Rosa Ematologia e Centro Trapianti Cellule Staminali Azie n da Ospedaliera S a n C a mi l l o ‑ Fo rl a ni ni Istituto di Ematoterapia Unità Operativa di Ematologia e Centro Trapianti di Cellule Staminali Direttore Prof. Ignazio Majolino Staff Medico R. Battistini, F. Blandino, L. De Rosa, MG Garzia, M. Lamanda, G. Luzi, S. Mancini, L. Pacilli, B. Pinazzi, A. Proia, F. Spirito, A. Severino, V. Zoli Coordinatori Infermieristici Degenza Convenzionale Centro trapianti DH-Ambulatorio Ospedale Domiciliare C. Coratella E. Del Giudice M. Spalluto M. Spalluto Laboratorio di Ematologia C. Ruscio, C. Armentano, M. Angelitti, F. Palumbo Telefoni Direzione Degenza Centro trapianti DH-Ambulatorio Laboratorio Osp. Domiciliare 0658703495 0658703475-77 0658703478-79 0658703483-84-91 0658703534 0658703483 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma Indice Introduzione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Che cosa è il Mieloma Multiplo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Le cause . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 I tipi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 I sintomi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 Gli esami clinico-strumentali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 La stadiazione e la prognosi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 Come si cura il mieloma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 La terapia iniziale o di prima linea. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 Il paziente candidabile al trapianto. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 Il paziente non candidabile al trapianto. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 Efficacia del trattamento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 La terapia di mantenimento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 La terapia di supporto. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 La terapia recidiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 Partecipare ad uno studio clinico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 Convivere con il mieloma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 Domande frequenti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22 Cosa offre l’UOC di Ematologia dell’ Az.Osp. S.Camillo-Forlanini di Roma. . . . . . . . . . . 23 Associazioni di volontariato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 Glossario. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 3 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente INTRO D U Z IO N E Il Mieloma Multiplo è una malattia del midollo osseo che colpisce in prevalenza persone adulte ed anziane. L’invecchiamento della popolazione ha portato ad un incremento del numero di casi di Mieloma Multiplo, aumentando l’attenzione dei media verso questa patologia. Lo scopo di questo opuscolo nasce proprio dalla necessità di fornire ai pazienti e ai loro familiari informazioni generali e suggerimenti su come comportarsi quando si è affetti da questa malattia. Naturalmente le informazioni contenute in questa guida non intendono sostituire la consulenza dei medici, che sono le persone più adatte a cui rivolgersi per domande relative alla Sua situazione personale. Ci auguriamo che fornendo al paziente maggiori informazioni sulla sua malattia, possiamo ridurre la sua ansia e rendiamo più semplice la comprensione della malattia stessa. Mentre il medico valuta ogni particolare situazione per scegliere la terapia più indicata, il paziente gioca un ruolo fondamentale per aiutare il medico nel valutare l’opzione terapeutica migliore. È importante che il paziente e la propria famiglia siano ben informati, facciano domande, e diano suggerimenti, un paziente che conosce la propria malattia aiuta il medico a prendere le decisioni migliori. Che cos a e ’ i l mi e l o ma Il Mieloma Multiplo è un tumore del midollo osseo dovuta ad una crescita eccessiva di un particolare tipo di cellule che vengono chiamate plasmacellule, presenti normalmente nel midollo osseo e che fanno parte del sistema immunitario. Le plasmacellule normali producono gli anticorpi (o immunoglobine) per aiutare a combattere le infezioni. Nel mieloma le plasmacellule malate producono una grande quantità di una proteina, chiamata Componente Monoclonale o Componente M, che non è altro che un tipo particolare di anticorpo che non svolge nessuna funzione utile, ma il cui dosaggio consente di effettuare la diagnosi e il monitoraggio del mieloma. La Componente M contribuisce alla comparsa dei sintomi tipici del Mieloma Multiplo. Oltre a produrre la Componente M, le plasmacellule rilasciano una grande quantità di particolari sostanze, chiamate “citochine”, 4 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma che attraverso la stimolazione o il blocco di diverse cellule possono determinare la distruzione dell’osso, interferire con la produzione di cellule del midollo osseo, tra cui la produzione di globuli rossi causando anemia, e favorire la crescita delle plasmacellule a discapito delle cellule sane circostanti. Il mieloma colpisce gli adulti. L’età media del mieloma in fase iniziale è di circa 60 anni. Solo il 5-10% dei pazienti sono sotto i 40 anni. Esso può essere scoperto ad uno stadio pre-cancerogeno. Lo stato più precoce è chiamato MGUS. Esso non è un vero e proprio tumore, ma una condizione chiamata Gammopatia Monoclonale di Significato Incerto. Nell’MGUS, le cellule del mieloma costituiscono meno del 10% delle cellule contenute nel midollo osseo. Il rischio di passaggio da MGUS a mieloma attivo è molto basso: vi è solo l’1% di possibilità all’anno di follow-up. Persino se le cellule mielomatose sono ad un livello compreso tra il 10–30% del totale presente nel midollo osseo, il tasso di crescita può essere molto lento e rappresenta il mieloma smouldering/indolente o asintomatico. Entrambe queste condizioni possono evolversi molto lentamente e non richiedere trattamenti attivi. Molto importante è stabilire la diagnosi corretta distinguendo l’MGUS o il mieloma indolente dal mieloma attivo o sintomatico, che richiede trattamenti. Le cause Sebbene negli ultimi anni siano stati condotti numerosi studi per identificare le possibili cause del mieloma, ad oggi non ci sono ancora dimostrazioni certe. Anche se molti fattori sembrano essere in grado di provocare o innescare il mieloma, purtroppo non tutti i dettagli sono noti. Riguardo eventuali fattori genetici predisponenti, sebbene sia stata segnalata una certa tendenza familiare, si può tranquillamente affermare che non si tratta di una malattia ereditaria, ossia chi ha un parente stretto ammalato di mieloma ha un rischio di sviluppare la malattia del tutto simile a quello di chi non ha parenti affetti. 5 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente I tipi Esistono differenti tipi e sottotipi di mieloma. La diversità dei tipi e dei sottotipi dipende dal tipo di immunoglobina (paraproteina) prodotta dalle cellule mielomatose. Ci sono cinque tipi di catene pesanti: G, A, D, E ed M. Ci sono due tipi di catene leggere: kappa (k) e lambda (λ). La tipizzazione del mieloma (eseguita con un test chiamato “immunofissazione”) identifica sia le catene pesanti che quelle leggere. Circa il 65% dei pazienti è affetto da mieloma IgG (Immunoglobulina G) con catene kappa o lambda. Il secondo tipo di mieloma più comune è quello IgA (Immunoglobulina A), anch’esso sia con catene kappa e lambda. I tipi IgM, IgD e IgE sono abbastanza rari. Oltre a produrre immunoglobine complete, il 30% dei pazienti produce contemporaneamente anche catene leggere isolate rilevabili nelle urine o nel sangue. In circa il 20% dei pazienti, le cellule mielomatose producono solo catene leggere, in questo caso si parla di mieloma a “catena leggera” o di “Bence Jones” (BJ). Raramente (in circa l’1–2% dei pazienti) le cellule del mieloma producono poche o addirittura nessuna proteina monoclonale. In questo caso si parla di mieloma “non secernente”. I mielomi a catena leggera o di Bence Jones comportano una maggiore probabilità di causare danno renale e/o portano a depositi di catene leggere nei reni e/o nei nervi e in altri organi, determinando una condizione nota come amiloidosi o malattia da deposito di catene leggere. I s i n to mi In 1/3 dei casi la diagnosi di Mieloma Multiplo è casuale ed avviene in seguito al riscontro della Componente M con l’esecuzione di normali esami del sangue di controllo. Nei rimanenti 2/3 dei casi la malattia viene scoperta in seguito alla presenza di sintomi. Il sintomo più comune è il dolore osseo, più frequentemente localizzato alla colonna vertebrale, anche se, in realtà, può interessare qualunque segmento scheletrico del corpo. Il dolore è frequentemente associato alla presenza di una frattura patologica, dovuta all’indebolimento localizzato dell’osso stesso da parte della malattia. In alcuni casi il dolore osseo può accompagnarsi 6 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma ad un dolore di tipo nervoso, come nella sciatica, dovuto allo schiacciamento dei nervi da parte delle strutture ossee fratturate. La stanchezza è un altro disturbo che frequentemente si osserva e l’anemia ne è la causa principale. Talora il Mieloma si associa ad insufficienza renale. Il più delle volte l’insufficienza renale è asintomatica, ossia viene scoperta con gli esami del sangue senza che il paziente presenti specifici disturbi. Pur essendo clinicamente silente, in assenza di opportuni trattamenti l’insufficienza renale è destinata a peggiorare, costituendo così una temibile conseguenza della malattia. Un altro disturbo che si può riscontrare in questi pazienti è l’ipercalcemia. Questa è conseguente all’esteso danno osseo indotto dalle plasmacellule e determina un quadro clinico caratterizzato da sonnolenza, debolezza muscolare, alterazioni del ritmo cardiaco e stitichezza. Meno di frequente è possibile osservare neuropatia, ossia un malfunzionamento dei nervi, con conseguente riduzione del senso del tatto e con difficoltà a muovere i muscoli. Infine, i pazienti affetti da Mieloma sono spesso più suscettibili alle infezioni. Anche in questo caso la causa è da ricercare nell’indebolimento delle difese immunitarie causato dalla malattia stessa. Una volta che si ha il sospetto di Mieloma è necessario eseguire una serie di esami che servono a capire il grado di estensione della malattia. G l i e s a mi clinico-strumentali Gli esami del sangue normalmente comprendono: ~~ emocromo completo ~~ esami per studiare la funzionalità renale (azotemia, creatinina, uricemia) ~~ esami per lo studio del metabolismo delle ossa (calcemia, fosfatasi alcalina) ~~ dosaggio della paraproteina nel siero (elettroforesi proteica, dosaggio delle immunoglobuline, dosaggio delle catene leggere sieriche, immunofissazione sierica) ~~ dosaggio della paraproteina nelle urine (dosaggio delle catene leggere nelle urine, immunofissazione urinaria o proteinuria di Bence Jones) 7 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente ~~ dosaggio delle catene libere nel siero o Freelite assay (solo in casi selezionati) ~~ beta-2 microglobulina ~~ proteina C reattiva ~~ LDH Gli esami strumentali normalmente comprendono: ~~ l’aspirato midollare ~~ la biopsia osteomidollare (in casi selezionati) ~~ lo studio citogenetico del midollo osseo ~~ la radiografia dello scheletro ~~ la TAC e/o la RMN della colonna vertebrale ~~ la PET/TAC L a s t a dia zion e e la p rogn os i Dopo aver completato gli esami sopradescritti, è possibile determinare la stadiazione del mieloma. La stadiazione indica la gravità della malattia e, di conseguenza, offre anche un quadro prognostico per i singoli pazienti. I due sistemi di stadiazione più utilizzati sono quello di Durie e Salmon, che si basa sui valori di anemia, calcemia, componente M e lesioni ossee, e il sistema di stadiazione internazionale (ISS) che analizza solo due parametri: l’albumina e la Beta-2 microglobulina. Come si cura i l mi e l o ma Decidere se iniziare o meno un trattamento è molto importante. Non tutte le persone cui è stato diagnosticato un mieloma hanno bisogno di iniziare immediatamente una terapia per tenere sotto controllo la malattia. Poiché i trattamenti attualmente disponibili non sono in grado di portare alla guarigione e presentano effetti collaterali, prima di intraprendere una terapia si attende fino al momento in cui iniziano a manifestarsi sintomi che creano problemi effettivi. A tutt’oggi i sintomi da prendere in considerazione per considerare un mieloma sintomatico e pertanto bisognoso di trattamento, sono: la comparsa di anemia, la presenza di insufficienza renale, la comparsa di 8 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma lesioni ossee o la presenza di ipercalcemia. Questi criteri sono quelli indicati dall’acronimo inglese “CRAB”: (C) innalzamento del calcio, (R) insufficienza renale, (A) anemia e (B) anomalie ossee (lesioni litiche o perdita ossea) Fino a pochi anni fa, le terapie usate più comunemente per il trattamento del mieloma consistevano in diversi tipi di chemioterapia, steroidi, terapia ad alto dosaggio e trapianto di cellule staminali. Recentemente, tuttavia, sono sati introdotti nuovi trattamenti nella classe di farmaci disponibili: talidomide, bortezomib VELCADE® e lenalidomide REVLIMID® (farmaco analogo alla talidomide). Esiste anche una serie di terapie di supporto per il trattamento dei sintomi e delle complicanze indotti dal mieloma. Queste terapie comprendono un gruppo di farmaci noti come bisfosfonati, utilizzati per trattare la malattia ossea e il dolore alle ossa, e l’eritropoietina per l’anemia. La scelta del trattamento per il mieloma non è una decisione semplice, in quanto non è ancora stato identificato un trattamento ottimale, anche perché nei singoli pazienti la malattia si manifesta in modo diverso. Vantaggi, svantaggi ed effetti collaterali derivanti dai trattamenti disponibili presentano spesso differenze significative. Questo è il motivo per cui è molto importante che Lei sia coinvolto nella decisione in merito a quale sia il trattamento più adatto alla Sua situazione. Infatti, potrebbe decidere semplicemente di seguire il consiglio del suo medico o partecipare in modo più attivo al processo decisionale. Il suo medico dovrebbe essere in grado di adattare l’approccio terapeutico da lui scelto tenendo in considerazione anche le sue esigenze. Prendere una decisione dopo essere stati informati è importante, di conseguenza dovrebbe prendersi tutto il tempo necessario per decidere. Tuttavia, in alcune situazioni potrebbe esservi l’urgenza di iniziare il trattamento, ad esempio, in presenza di danno renale significativo. Per conoscere in maniera più approfondita la Sua malattia e le opzioni terapeutiche disponibili, cerchi di raccogliere più informazioni possibili che secondo Lei è necessario avere. Potrà ottenere le informazioni desiderate rivolgendosi a medici, infermieri, altri pazienti, pubblicazioni o cercando in internet. Fare un elenco dei pro e contro di ciascuna opzione terapeutica è un metodo valido per aiutarla a decidere in merito a quale sia il trattamento migliore per Lei. Parlarne con la propria 9 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente famiglia, amici o con altri pazienti, può servirle a fare chiarezza. La decisione dovrebbe prendere in considerazione la sua condizione personale, stile di vita, come si sente rispetto ai pro e contro delle opzioni terapeutiche disponibili e gli effetti collaterali che queste potrebbero comportare. La cosa importante è che sia d’accordo con il suo medico sul trattamento che dovrà intraprendere. Qualora decidesse di non intraprendere un trattamento attivo per il mieloma, come anticipato, esistono numerose terapie di supporto che servono ad alleviare i sintomi della malattia. Per il trattamento dei sintomi, ad esempio il dolore, può essere utile consultare uno specialista di terapie palliative che sarà in grado di mettere a disposizione la propria competenza. Te ra p i a inizia le o d i p r ima l inea Possiamo distinguere due diverse aree di trattamento del Mieloma Multiplo in base all’età e alle altre patologie del paziente. E’ necessario distinguere tra pazienti candidabili al trapianto di cellule staminali e non candidabili al trapianto. Infatti è stato dimostrato che il trapianto autologo è superiore rispetto alla chemioterapia convenzionale per i pazienti di età inferiore o uguale a 65 anni, in assenza di importanti patologie concomitanti e con buona funzionalità d’organo; bisogna tuttavia tenere conto che il limite legato all’età non è così drastico e che in alcuni casi il trapianto può essere esteso anche a pazienti con età superiore a 65 anni dopo un’attenta valutazione delle condizioni cliniche generali. Per i pazienti di età superiore ai 65-70 anni il vantaggio del trapianto non è stato messo in evidenza. Pa z i e n ti ca nd id a b ili a l tra p ianto Per i pazienti candidabili al trapianto, le opzioni terapeutiche in prima linea di trattamento, elaborate sulla base dei risultati ottenuti dagli studi clinici, prevedono: Una terapia di induzione con lo scopo di ridurre le cellule di mieloma nel midollo osseo prima di procedere con le successive fasi di raccolta delle cellule staminali e trapianto. La terapia di induzione veniva in passato eseguita con chemioterapia convenzionale mentre oggi numerosi studi clinici hanno dimostrato la superiorità di combinazioni contenenti i nuovi farmaci non chemioterapici (bortezomib, talidomide, lenalidomide) associati a desametasone, chemioterapia o 10 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma combinati tra loro. Nella Tabella 1 sono riportati gli schemi di induzione maggiormente utilizzati. Una fase di raccolta delle cellule staminali emopoietiche autologhe dal sangue periferico, con l’impiego di fattori di crescita associati in genere a un chemioterapico, la ciclofosfamide ad alte dosi. Una fase di chemioterapia con melfalan ad alte dosi e successiva reinfusione delle cellule staminali emopoietiche autologhe (trapianto autologo). Una seconda procedura di terapia ad alte dosi può inoltre essere ripetuta a distanza di tre mesi dalla prima al fine di incrementare le risposte ottenute (doppio trapianto). Diversi studi clinici sperimentali stanno infine valutando la possibilità di migliorare ulteriormente i risultati ottenuti applicando dopo il trapianto autologo una terapia di consolidamento con i nuovi farmaci. La terapia di consolidamento si basa sull’impiego di una trattamento efficace, di breve durata, che può essere simile a quello impiegato in induzione: allo scopo di incrementare e consolidare le risposte ottenute e ridurre l’eventuale malattia residua. Poiché senza trapianto di midollo osseo allogenico la malattia è destinata quasi inevitabilmente a recidivare, i soggetti giovani, con una lunga aspettativa di vita, sono i candidati ideali per questo tipo di trapianto. In termini temporali, dalla diagnosi alla conclusione delle terapie passa un intervallo di tempo variabile tra 6 e 9 mesi, infatti: 5 mesi sono richiesti per i cicli convenzionali, la chemioterapia di mobilizzazione delle cellule staminali e la loro raccolta, poi vi sono 2-3 settimane di pausa, ed infine il periodo dell’autotrapianto. Nel caso in cui segua un secondo autotrapianto, bisogna considerare un intervallo di 2-3 mesi tra il primo ed il secondo autotrapianto. In termini di degenza, tutta la prima fase (terapia di induzione) viene effettuata in regime ambulatoriale e/o di day hospital. La Ciclofosfamide e la successiva leucoaferesi può essere eseguita in regime di day hospital. Tuttavia il medico potrà ritenere utile eseguire l’uno o entrambe le procedure in regime di ricovero in casi particolari (necessità di inserire un catetere venoso per le leucoaferesi, fragilità clinica del paziente, ecc.) con una degenza media di 3-7 giorni. Per il trapianto è necessario il ricovero per una degenza di circa 15-20 giorni. 11 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente Tabella 1 Trat tamento di prima linea nel mieloma. Pazienti candidabili al trapianto TERAPIA DI PRIMA LINEA VELCADE VD (Velcade + Desametasone) VTD (Velcade + Talidomide + Desametasone)) ASSOCIAZIONI DI VELCADE più complesse (con Revlimid, Doxil, altri agenti) TD (Talidomide + Desametasone) COMMENTI - Eccellente opzione approvata in prima linea - Di solito utilizzata in associazione a desametasone - La più semplice opzione con Velcade nella terapia di prima linea VANTAGGI - Ha dimostrato benefici significativi - Molte combinazioni disponibili - Tassi di risposta eccellenti - Approvato per l’induzione in prima linea - La associazione più - Tassi di risposta efficace molto alti - Effetti collaterali da - Eccellenti tassi di discutere con il proprio risposta dopo trapianto medico - Approvato per il trattamento di prima linea - Molte combinazioni - Eccellenti tassi di altamente efficaci risposta - Necessaria - Alcune combinazioni discussione attenta con permettono un il medico per quanto trattamento privo di riguarda l’associazione steroidi di agenti contro l’uso sequenziale di agenti nel tempo - Semplice opzione di - Un approccio orale prima linea che induce alla - Valore ed effetti remissione nel 70% dei collaterali comparati pazienti all’ RD o al Rd (vedi - Approvato per il sotto) trattamento di prima linea 12 SVANTAGGI - Dà neuropatia periferica parzialmente o completamente reversibile - Per via endovenosa - Possibilità di effetti collaterali: neuropatia periferica - Associazioni per via endovenosa - Potenziale per effetti collaterali - Associazioni per via endovenosa - Tossicità aggiunte con incertezza sui benefici - Neuropatia e trombosi venosa profonda sono potenziali rischi Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma TERAPIA DI PRIMA LINEA R o RD o Rd (Revlimid da solo o in asssociazione con desametasone ad alte o basse dosi) DESAMETASONE VAD (Vincristina+adri amicina+desamet asone COMMENTI VANTAGGI SVANTAGGI - Alternativa molto efficace a TD - Spesso preferito sia dai medici che dai pazienti - Assunto per via orale - Eccellenti tassi di risposta - Generalmente ben tollerato - Una soluzione semplice per la gestione delle prime fasi della malattia - E’ stata la prima opzione fino all’avvento dei nuovi agenti - Fornisce una percentuale di risposta simile al VAD - Revlimid da solo può produrre una risposta meno efficace - Rischio di trombosi venosa, richiede utilizzo di anticoagulanti - Può avere tossicità midollare - Può essere poco tollerato - Induce remissione nel 70% - Non danneggia le cellule staminali - Ha bisogno di accesso venoso (catetere) e può essere fonte di infezioni - La vincristina può indurre neuropatia Pa z i e n t i non ca nd id a b ili a l t rapianto Nei pazienti non candidabili al trapianto, il trattamento di riferimento è stato per lungo tempo rappresentato dalla combinazione di melphalan - primo farmaco ad essersi mostrato realmente attivo nei confronti del mieloma - e prednisone. Negli ultimi anni, numerosi studi hanno mostrato come l’aggiunta dei nuovi farmaci alla terapia convenzionale permetta di incrementare in modo significativo le risposte ottenute. Ad oggi gli schemi più utilizzati comprendono quindi melfalan a dosi standard e/o cortisone associati a nuovi farmaci: bortezomib, talidomide, lenalidomide (VMP, MPT, MPR) ( vedi Tabella 2 ) Normalmente tutta la terapia viene somministrata ambulatorialmente o in regime di Day Hospital. 13 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente Tabella 2 – Trattamento di prima linea nel mieloma. Pazienti non candidabili al trapianto TERAPIA DI PRIMA LINEA MP (Melphalan + Prednisone) MD (Melphalan + Desametasone) MPT MP + Talidomide) VMP (MP + Velcade) MPR (MP + Revlimid) ALTRE TERAPIE come la Ciclofosfamide e l’etoposide Possibili combinazioni: - VBMCP (protocollo M2) - VMCP/VBAP (protocollo SWOG) - ABCM (protocollo UK MRC) VANTAGGI - Via orale - Ben tollerato - Produce remissiioni nel 60% dei casi - I medici hanno alta familiarità con il protocollo - Produce benefici più rapidi di MP - Via orale - Ben tollerato - Più alti tassi di risposta rispetto a MP - Approvato per la prima linea - Via endovenosa - Ben tollerato - Più alti tassi di risposta rispetto a MP - Approvato per la prima linea - Via orale - Ben tollerato - Più alti tassi di risposta rispetto a MP - Approccio più aggressivo - Utili come salvataggio SVANTAGGI - Può danneggiare le cellule staminali per il trapianto - Beneficio che si manifesta lentamente in diversi mesi - Il melphalan può danneggiare le cellule staminali - Desametasone poco tollerato in età avanzata - Lo stesso come per MP - La talidomide può causare neuropatia periferica e indurre fenomeni trombotici, richiede anticoagulanti o aspirina - Lo stesso come per MP - Rischio di neuropatia periferica - Somministrazione endovenosa - Lo stesso come per MP - Può indurre fenomeni trombotici, richiede anticoagulanti o aspirina - Più effetti collaterali che possono ridurre la qualità di vita - Nessuna aggiunta di beneficio a lungo termine Ef f i c a c ia d e l tra tta me n to Come già precisato, obiettivo della terapia è ottenere il controllo della malattia e delle sue complicanze sull’organismo. Per scoprire come un paziente risponde ad un trattamento, è necessario condurre periodicamente numerosi esami. Gli esami possono variare da paziente a paziente, di norma, tuttavia, comprendono normali esami del sangue e delle urine, da uno a due agoaspirati all’anno e saltuariamente esami radiologici e di diagnostica per immagini. 14 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma I segni che la terapia è efficace si manifestano con: ~~ abbassamento del livello di paraproteina ~~ diminuzione del dolore osseo ~~ miglioramento dell’anemia ~~ riduzione del numero di plasmacellule nel midollo osseo Tuttavia, uno dei migliori indicatori della risposta al trattamento consiste nel miglioramento dello stato di salute complessivo del paziente. E’ importante notare ancora una volta che la durata della risposta è importante tanto quanto il grado. Nel glossario sono riportati i tipi più importanti di risposta. L a te ra p ia d i ma nte n ime n to Poiché il Mieloma Multiplo è una malattia inguaribile con le terapie attuali, che però trae beneficio dai trattamenti, fino al punto da essere resa “cronica” per lunghi periodi di tempo, ci si è posti il problema di evitare le ricadute di malattia. La terapia di mantenimento ha lo scopo di prolungare il periodo di risposta al trattamento, sia in remissione che in fase di plateau. Come terapie di mantenimento sono stati utilizzati l’interferone e gli steroidi, ma non sempre è stato possibile dimostrare un vantaggio clinico nel loro impiego. L’aggiunta all’attuale armamentario terapeutico della Talidomide ha messo a disposizione un farmaco con caratteristiche valide per il mantenimento (assunzione per bocca, scarsa tossicità a basse dosi, meccanismo d’azione antitumorale differente dai farmaci utilizzati nell’autotrapianto). Tuttavia, a tutt’oggi, i risultati degli studi clinici che hanno utilizzato talidomide come terapia di mantenimento restano molto contrastanti. La lenalidomide sembrerebbe avere dei vantaggi rispetto alla talidomide, ma i risultati sono ancora da considerare sperimentali. L a te ra p ia d i s u pp orto In aggiunta alla terapia primaria diretta al contenimento e alla eliminazione delle cellule responsabili del mieloma multiplo, un corollario importante è rappresentato dalla terapia di supporto finalizzata a stabilizzare le condizioni del malato ed alleviare l’impatto fisico ed emotivo 15 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente della malattia. La terapia di supporto è spesso necessaria, in quanto la persona affetta da mieloma multiplo può sviluppare: 1. Anemia: può manifestarsi come conseguenza del mieloma, o come effetto collaterale delle terapie e portare all’insorgenza di sintomi quali, affaticamento e debolezza. Non sempre l’anemia necessita di trattamento terapeutico, in quanto il midollo osseo, spesso, è in grado di riprendere la sua funzione, in particolare se il trattamento riesce a tenere sotto controllo il mieloma. Qualora si rendesse necessario il trattamento dell’anemia, possono essere utili le trasfusioni di sangue; inoltre è disponibile un farmaco, l’eritoropoietina in grado di stimolare l’organismo a produrre un numero superiore di globuli rossi. 2. Leucopenia e piastrinopenia: un basso numero di globuli bianchi (leucopenia) non sempre richiede un trattamento, tuttavia, occorre prestare attenzione ai sintomi di infezione (come ad esempio, febbre, tosse con espettorato di colore verde, dolore durante la minzione) e informare immediatamente il medico. Se la conta dei globuli bianchi è molto bassa, il medico potrebbe prescrivere un ciclo con terapia antibiotica per prevenire le infezioni prima che possano attaccare l’organismo. Esistono anche farmaci (denominati fattori di crescita) in grado di stimolare l’organismo a produrre una quantità superiore di globuli bianchi. Se la conta delle piastrine scende a livelli molto bassi (piastrinopenia), è possibile intervenire con una trasfusione di piastrine. 3. Problemi nella funzionalità renale: nel mieloma, l’interessamento dei reni può essere ascrivibile a diversi fattori. Nella maggior parte dei casi è la proteina anomala, prodotta dalle cellule mielomatose che danneggia i reni; ma anche la disidratazione e l’ipercalcemia, nonché alcuni farmaci impiegati per il trattamento della malattia e delle complicanze della malattia stessa, possono provocare danno renale (in particolare i farmaci antinfiammatori). Introdurre molti liquidi nell’organismo, è la cosa più importante che Lei può fare per ridurre il rischio di danno renale. Dovrebbe cercare di bere almeno tre litri d’acqua al giorno. In base alle cause, esistono numerose opzioni per trattare il danno renale nel mieloma. In molti casi, il danno 16 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma renale è transitorio ed i reni possono recuperare la loro funzionalità. In un modesto numero di pazienti, tuttavia, il danno renale diventa permanente, necessitando così di un trattamento regolare di dialisi. Si tratta di depurare il sangue filtrandolo attraverso una macchina per dialisi, nello stesso modo in cui farebbero i reni se fossero sani. 4. Danno osseo: la malattia ossea rappresenta una delle complicanze più comuni del mieloma. Le cellule mielomatose rilasciano sostanze chimiche che attivano gli osteoclasti deputati alla distruzione delle ossa, e bloccano gli osteoblasti, che normalmente riparano le ossa danneggiate. Quando ciò accade, le ossa si decompongono più rapidamente di quanto possono essere riparate, causando dolore osseo, lesioni litiche o addirittura fratture. La parte centrale e lombare del dorso, la gabbia toracica e le anche sono le aree colpite con maggior frequenza. Le fratture si verificano più spesso a carico della colonna vertebrale o delle costole. Talvolta si verificano a seguito di una semplice pressione o ferita di lieve entità. Le fratture delle vertebre possono portare al collasso delle stesse provocando dolore, diminuzione dell’altezza e curvatura della colonna vertebrale. Grazie all’impiego di un gruppo di farmaci noti come bisfosfonati, negli ultimi anni il trattamento della malattia ossea nel mieloma ha subito una vera e propria rivoluzione. I bisfosfonati riducono l’ipercalcemia, controllano la malattia ossea esistente e rallentano l’ulteriore distruzione ossea. Agiscono integrandosi nell’osso e bloccando l’attività delle cellule deputate alla distruzione delle ossa. 5. Dolore osseo e fratture patologiche: sono il sintomo più comune per i pazienti ai quali viene diagnosticato il mieloma e sono spesso associati alla malattia ossea sottostante. La gestione efficace del dolore e la sua correlazione con la qualità della vita sono aspetti fondamentali e sono altrettanto importanti rispetto al trattamento della malattia stessa. Come per il mieloma in generale, il dolore è molto specifico per ogni individuo e il trattamento varierà di conseguenza. Tali disturbi possono richiedere l’impiego di: ~~ una terapia del dolore adeguata; ~~ un trattamento farmacologico con bifosfonati con lo scopo di inibire il progredire del 17 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente riassorbimento osseo e migliorarne la rigenerazione e la densità; ~~ un trattamento chirurgico per fratture ossee o lesioni vertebrali con rischio di compressione midollare; ~~ un trattamento ricostruttivo con vertebroplastica o cifoplastica per crolli vertebrali; un trattamento radioterapico. Oltre a gestire la sintomatologia specifica, il trattamento di supporto deve prevedere misure e interventi, volti a controllare altri aspetti della vita quotidiana del malato, quali: ~~ l’attività fisica: va verificata con il medico la possibilità di condurre una regolare attività fisica o l’opportunità di variarne l’intensità, in considerazione delle condizioni dello scheletro e del sistema della coagulazione, nel caso di attività sportive che possano indurre traumatismi; ~~ la dieta: va seguita con attenzione facendo riferimento alle raccomandazioni per un regime alimentare corretto. Particolare cautela va prestata all’assunzione di vitamina C, multivitaminici, thè verde e supplementi anti-ossidanti per le possibili interazioni con i farmaci assunti; ~~ lo stato psicologico: importante il sostegno di uno psicologo, nel caso in cui emergano i primi segni di uno stato depressivo. Inoltre, per quanto possibile, andrebbe limitato o comunque ridotto drasticamente lo stress da lavoro o familiare, dando priorità assoluta alla gestione del mieloma, fino al raggiungimento di una risposta e/o di una situazione di stabilità di malattia. ~~ il sonno regolare: elemento molto importante per il Suo sistema immunitario. L a te ra p ia d e lla re cid iva Il Mieloma Multiplo è una patologia cronica, che inizialmente risponde bene alle terapie ma che tende a ripresentarsi nel tempo. Per questo motivo le recidive sono frequenti e, talora, di difficile trattamento, poiché le cellule che ricompaiono sono normalmente meno sensibili ai chemioterapici. Se il mieloma compare nuovamente si parla di recidiva. Può essere molto deludente e angosciante per i pazienti, le loro famiglie e per chi li assiste. Parlare con il proprio medico, familiari o altri pazienti può essere molto utile. Se il mieloma ricompare, insieme al suo medico dovrà valutare quale terapia intraprendere per cercare di controllare nuovamente la malattia. E’ possibile che 18 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma le opzioni di trattamento in caso di recidiva siano già state discusse durante il piano terapeutico iniziale. Tuttavia i rischi e i vantaggi delle terapie nelle persone con mieloma recidivante non sono molto chiari, molti medici preferiscono valutare nuovamente tutte le opzioni; nel frattempo, infatti, le opinioni del paziente e la malattia stessa possono variare. In alcuni pazienti, è possibile ripetere con successo il trattamento originario, in particolare se la risposta iniziale alla terapia è stata buona. In altri invece, è possibile che il mieloma non risponda alla terapia usata in precedenza; in questo caso si parla di malattia resistente o refrattaria. Se Lei rientra nei casi di mieloma resistente / refrattario alla chemioterapia iniziale, esistono molte altre opzioni che possono essere adottate, tra cui: ~~ provare un diverso tipo di chemioterapia ~~ sottoporsi a terapia ad alte dosi e trapianto di cellule staminali autologhe ~~ terapia con talidomide ~~ terapia con Velcade ~~ terapia con steroidi ad alte dosi ~~ Terapia con Revlimid, uno trattamento sperimentale ~~ impiego del trapianto allogenico di cellule staminali Partec ipare a d un o s t udi o cl i ni co Attualmente, sono in corso numerosi studi per trovare trattamenti più efficaci e meno tossici. Tuttavia, fino al momento in cui non ne sarà accertata l’efficacia e la sicurezza, questi trattamenti sono presi in esame solo per i pazienti che hanno avuto una progressione della malattia, o una recidiva dopo terapia convenzionale. Il modo migliore e più sicuro di assumere un nuovo farmaco e ricevere una nuova terapia, è tramite la partecipazione ad uno studio clinico. E’ importante capire che non tutti i pazienti sono idonei a ricevere un nuovo trattamento, ma se Lei è interessato a provarne uno, dovrebbe discuterne con il suo medico. Le sperimentazioni cliniche sono studi programmati, che coinvolgono i pazienti e hanno lo scopo di testare nuove terapie o confrontare 19 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente diversi tipi di trattamenti esistenti. Vengono condotti seguendo una prassi rigorosa indicata in un “protocollo”. Tutti i pazienti arruolati in uno studio vengono monitorati attentamente. Le informazioni raccolte nel corso di uno studio vengono confrontate e analizzate da esperti ricercatori. I risultati contribuiranno a stabilire quali sono i trattamenti migliori che saranno in grado di migliorare le cure per i pazienti. Essere invitato a partecipare ad uno studio clinico non significa necessariamente dovere provare una nuova terapia. Lo studio può anche testare nuove modalità di impiego di trattamenti esistenti. In molti ospedali, incluso il nostro, trattare i pazienti oncologici nell’ambito di studi clinici rientra nelle normali attività. Via, via che si ottengono ulteriori informazioni su queste terapie sperimentali, sarà più chiaro anche il loro ruolo rispetto ai trattamenti consolidati. Con il tempo, se si dimostreranno più efficaci e sicuri, potrebbero sostituire alcune delle terapie esistenti. Convivere co n i l mi e l o ma Ogni persona reagisce in modo diverso alla notizia di essere affetta da mieloma. Inizialmente Le potrebbe capitare di sentirsi sopraffatto, attonito e disorientato. E’ possibile che in questa fase non riesca a recepire tutte le informazioni, ma non deve preoccuparsi; ci saranno molte opportunità in cui potrà riformulare le domande. Alcune volte avrà la sensazione di controllare completamente i propri sentimenti, mentre altre volte forti emozioni potrebbero coglierla impreparata. Potrebbe sentirsi molto impaurito, provare rabbia e frustrazione. Questi sentimenti sono comuni e fanno parte del processo di accettazione della diagnosi. Imparare a conoscere meglio il mieloma, le opzioni terapeutiche disponibili e come sarà la vita dopo il trattamento della malattia, possono contribuire ad attenuare tali sentimenti. Le persone accanto a Lei, potrebbero provare alcuni stati d’animo analoghi; anche loro hanno bisogno di sostegno. Parlare insieme di come ci si sente può essere utile. Molti pazienti, in alcuni stadi della malattia, si sentono depressi e ansiosi. Sebbene talvolta Le capiterà di sentirsi ottimista, potrebbe anche accadere di sentirsi sopraffatto. Potrebbe avere disturbi del sonno, diventare irritabile o perdere interesse per le cose che fa abitualmente. 20 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma E’ importante riconoscere i sintomi e discuterli con il proprio medico. Le complicanze psicologiche possono essere curate, se il medico ne viene informato. Se incontra difficoltà a gestire le proprie emozioni, chieda al suo medico l’aiuto di uno psicoterapeuta. Presso il nostro ospedale è, infatti, presente un servizio di consulenza psicologica al quale il suo medico curante potrà indirizzarla. Elenchiamo alcuni consigli per gestire al meglio la malattia e le varie terapie: ~~ Si rivolga al suo medico di base, al medico dell’ospedale o all’infermiera per conoscere quali sono i servizi e i vantaggi di cui può usufruire e dove chiedere aiuto in caso di necessità. ~~ Chieda di potere avere il nome e il numero di telefono di un contatto che faccia parte del personale del reparto di ematologia. ~~ Riferisca al suo medico qualsiasi effetto collaterale. ~~ Descriva i sintomi in modo semplice e preciso. Non li sminuisca né li ingigantisca. ~~ Assuma tutti i farmaci secondo le indicazioni ricevute. Utilizzi box portapillole a scomparti per ricordare più facilmente quale farmaco assumere e quando. ~~ Cerchi di bere tre litri di acqua / liquidi ogni giorno. ~~ Non trascuri il suo stato di salute se assiste un malato. ~~ Si ritagli del tempo per rilassarsi. ~~ Individui eventuali segni di stress o depressione (tristezza, disturbi del sonno, mal di testa, inappetenza) e li riferisca al suo medico. ~~ Faccia in modo che dormire un numero sufficiente di ore diventi una priorità. ~~ Cerchi di fare ogni giorno una cosa che Le piace. ~~ Per chi assiste: ogni giorno trovi del tempo per sé; cerchi di uscire di casa, se possibile. ~~ Pensi in modo positivo, ma si permetta di avere anche dei “giorni negativi”. ~~ Tenga un diario in cui annotare i sintomi. 21 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente Doma nde fre que n t i La scelta del trattamento è importante per la sopravvivenza e la qualità della vita dei pazienti affetti da mieloma. Per arrivare ad una consapevole decisione, il paziente ha bisogno di avere delle spiegazioni. Il suo medico è disponibile a rispondere a tutti i tuoi quesiti. Un buon rapporto di comunicazione con la Sua équipe medica implica molta fiducia e collaborazione. Dovrebbe sentirsi a proprio agio quando rivolge loro eventuali domande o discute le opzioni terapeutiche. Conoscere meglio il mieloma, i pro e i contro dei diversi trattamenti servirà a comunicare più facilmente con l’équipe medica. Dovreste prendere insieme qualsiasi decisione relativa ai trattamenti. Ricordi che il suo medico potrebbe non essere in grado di rispondere a domande specifiche relative al futuro della Sua malattia. Ad esempio, Lei potrebbe volere sapere se il suo trattamento avrà successo prima di intraprenderlo. Molto probabilmente il suo medico sarà in grado di fornirle delle cifre, ma non saranno comunque specifiche del suo caso. Le forniamo un elenco delle domande che può porre al suo medico: ~~ Quali sono le opzioni terapeutiche disponibili? ~~ Posso scegliere il trattamento a cui sottopormi? ~~ Qual è l’obiettivo del trattamento? ~~ Qual è il grado di successo che ha riscosso in passato? ~~ Cosa accadrebbe se rifiutassi il trattamento? ~~ Questo trattamento è somministrato nell’ambito di uno studio clinico? ~~ Quale è la sua esperienza e quella della sua équipe per questo tipo di trattamento? ~~ Qual è la via di somministrazione della terapia e quanto tempo richiede? ~~ Sarà necessario recarsi in ospedale / il ricovero? ~~ Come ci si sente prima, durante e dopo il trattamento? ~~ Si potranno manifestare effetti collaterali? Quali e per quanto tempo potrebbero perdurare? ~~ Il trattamento potrà compromettere le mie probabilità di avere figli in futuro? 22 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma ~~ Con che frequenza dovrei sottopormi a controlli ed esami del sangue? ~~ Quali sono le probabilità di ottenere una remissione completa o parziale? ~~ Quanto dura la remissione della malattia dei pazienti? ~~ Quali sarebbero le opzioni terapeutiche in recidiva di malattia? ~~ Quanto tempo occorre affinché vengano alleviati problemi come dolore ~~ osseo, fratture patologiche, anemia, affaticamento, ipercalcemia? ~~ Riceverò altri trattamenti, ad es. bisfosfonati e terapie di mantenimento? ~~ Come capirò se la malattia si è risolta? ~~ Avrò bisogno di assistenza? ~~ Come pensa sarà la mia qualità della vita? ~~ Chi sarà il mio punto di contatto principale in ospedale da questo momento in avanti? ~~ Chi posso contattare in caso di emergenza? Cosa offre l ’ uoc di ema to l o g i a La Struttura Complessa di Ematologia e Trapianto Cellule Staminali Emopoietiche (CSE) dell’Az. Osp. S.Camillo-Forlanini è particolarmente specializzata nel trattamento del Mieloma Multiplo. La terapia viene personalizzata in base alle caratteristiche prognostiche della malattia e l’Unità Clinica offre un pannello completo di indagini, tra cui l’analisi citogenetica e la FISH. Per quel che riguarda la terapia, l’Unità fornisce tutti i trattamenti attualmente disponibili per trattare al meglio un paziente con mieloma, trattamenti che spaziano dalla chemioterapia convenzionale, all’impiego di nuovi farmaci da soli o in associazione fino al trapianto allogenico di cellule staminali, anche da donatore da banca. Presso il nostro ospedale è anche presente un Centro Trasfusionale in grado di fornire tutto il supporto necessario per la terapia trasfusionale e per la raccolta e criopreservazione delle cellule staminali sia midollari che da sangue periferico. Relativamente al trapianto allogenico, vengono utilizzati differenti modalità di trapianto, spaziando dai protocolli convenzionali alle modalità più innovative che prevedono l’impiego di regimi di preparazione 23 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente estremamente leggeri e ben tollerati. Riguardo ai nuovi farmaci, l’Unità Operativa Complessa di Ematologia e Centro Trapianti CSE dell’ Azienda Ospedaliera S.Camillo-Forlanini è inserita in un network di centri ematologici d’eccellenza che rappresentano l’asse portante della sperimentazione clinica nel Mieloma Multiplo in Italia. Tale condizione permette l’accesso ai protocolli più innovativi ed ai farmaci di più recente ingresso nella fase di sperimentazione clinica italiana od europea. All’interno dell’Ospedale sono, inoltre, presenti tutte le più importanti specialità mediche e chirurgiche in grado di soddisfare tutte le necessità e trattare le eventuali complicazioni che si venissero a delineare nel corso della malattia. Dal 2007 è attivo presso l’ Ematologia della nostra Azienda: l’Ospedale Ematologico Domiciliare (OED). Tale progetto è stato reso possibile attraverso la collaborazione dell’UOC di Ematologia con la S.A.Ne.S. che mette a disposizione personale multidisciplinare, altamente qualificato, costituito da medici specialisti, infermieri professionali, assistenti sociali, psicologi e volontari ed è stata ufficializzata una convenzione tra S.A.Ne.S. - U.O.C. di Ematologia e Trapianto di Cellule Staminali Emopoietiche - Azienda Ospedaliera S. Camillo/Forlanini . Da allora è iniziata un’attività di assistenza domiciliare ematologica con effettuazione di prestazioni qualificate diagnostiche,cliniche e terapeutiche, permettendo in media a 15 pazienti al mese di usufruire di un’ assistenza medica ed infermieristica domiciliare altamente qualificata. Dal 2009 è da segnalare una significativa ed essenziale collaborazione economica con RomAil che ha permesso il potenziamento dell’attività. Nella pratica l’operatore sanitario (infermieri, medici o altro personale qualificato) si reca in media due-tre volte a settimana al domicilio del malato per prelievi, trattamenti medici trasfusionali con emoderivati, visite specialistiche o altre prestazioni diagnostico- terapeutiche, coordinandosi peraltro con il medico di base e con i servizi offerti dai C.A.D. delle A.S.L. di appartenenza. Chieda al suo medico di riferimento le modalità per accedere a tale assistenza. 24 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma A ssoc iaz i o ni di vo l o nt a r i a to La S.A.Ne.S, è un’organizzazione non a scopo di lucro (ONLUS) nata nel 1984 con l’obiettivo di sostenere il malato oncoematologico e la sua famiglia nonché di integrare, attraverso l’operato dei volontari e, laddove è possibile, il supporto economico, il lavoro degli operatori sanitari dell’U.O. di Ematologia dell’ospedale S.Camillo di Roma. Nel corso degli anni, tanto è stato fatto per migliorare le condizioni di cura e di degenza dei pazienti attraverso l’allestimento di day-hospital e laboratori, ma dal 2007 le risorse economiche sono principalmente impiegate a sostegno dell’ Ospedale Ematologico Domiciliare, svolto da personale altamente qualificato e assolutamente gratuito per il paziente. Inoltre, i volontari dell’Associazione garantiscono, previo accordo, un servizio di navetta, anch’esso totalmente gratuito, per i pazienti impossibilitati a raggiungere i centri di cura. Su apposita richiesta la S.A.Ne.S. garantisce inoltre, il servizio di assistenza e supporto psicologico e il servizio di assistenza medico-legale per pazienti e operatori. Attraverso apposite convenzioni con strutture accoglienti private quali “bed&breakfast”, ubicati in zone limitrofe all’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini, aiuta pazienti e familiari in cura presso la suddetta azienda, provenienti da fuori Roma, a trovare opportuno alloggio. L’Associazione di Volontariato A.L.B.A. (Associazione contro le leucemie del bambino e dell’adulto) nata nel 2002 integra queste attività della S.A.Ne.S battendosi per un’assistenza globale che comprenda anche accoglienza, scuola, alloggio, ambienti completamente dedicati ai bambini. G LO S SA R I O Anemia: diminuzione del numero normale di globuli rossi, solitamente al di sotto di 10g/dL su 13–14g/dL di emoglobina come valore normale. Il mieloma nel midollo osseo blocca la produzione di globuli rossi, causa insufficienza respiratoria, debolezza e stanchezza. Angiogenesi: formazione del vaso sanguigno, che solitamente accompagna la crescita di tessuti maligni, incluso il mieloma. Anticorpo: proteina prodotta da alcuni globuli bianchi (plasmacellule) per combattere le infezioni 25 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente e la malattia in forma antigene come ad esempio batteri, virus, tossine, o tumori. Ogni anticorpo può legarsi unicamente ad uno specifico antigene. Gli anticorpi possono agire in molteplici modi. Lo scopo di questo legame è aiutare a distruggere l’antigene. Aspirato midollare: rimozione, attraverso un ago, di un campione di midollo osseo da sottoporre all’esame microscopico. E’ il principale test clinico, insieme alla biopsia osteomidollare, per determinare la percentuale di cellule del mieloma nel midollo osseo. Bence Jones: proteina del mieloma presente nelle urine. Il valore della proteinura di Bence Jones è espresso in termini di grammi per 24 ore. Normalmente un valore molto basso di proteinura (< 0.1g/24h) può essere presente nelle urine, ma in questo caso si tratterà di albumina anzichè di proteinura di Bence Jones. La presenza di qualsiasi proteina di Bence Jones nelle urine è anormale. Beta 2 Microglobulina (β2M): piccola proteina che si trova nel sangue. Alti livelli si manifestano in pazienti in cui il mieloma è attivo. Livelli bassi o normali si hanno in pazienti in fase iniziale e/o con malattia inattiva. In recidiva, la β2M può aumentare prima che si manifesti qualsiasi altro cambiamento nei livelli di proteine. Perciò, il 90% delle volte la β2M è utile per determinare l’attività della malattia. Bifosfonato: tipo di farmaco che si lega alla superficie dell’osso dove è riassorbito (o distrutto) e protegge il corpo dall’attività osteoclasta. Biopsia osteomidollare: prelievo, attraverso un ago, di una parte di tessuto dall’osso. Le cellule sono controllate per vedere se sono cancerogene. Bortezomib (Velcade®): Il Bortezomib è il capostipite di una nuova generazione di farmaci (inibitori del proteosoma). E’ un farmaco che viene somministrato per via endovenosa rapida secondo il seguente schema: una somministrazione il giorno 1, 4, 8 e 11, con un periodo di riposo di 10 giorni. Si vengono così ad ottenere cicli di 3 settimane. Il più delle volte il Bortezomib viene associato alla somministrazione di Desametazone per via orale ai giorni 1-2, 4-5, 8-9 e 11- 12. In generale vengono effettuati fino a 6 o 8 cicli con tale farmaco. Può essere effettuata una terapia 26 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma di associazione con Talidomide (Bortezomib + Desametazone + Talidomide), con un notevole incremento del numero di risposte cliniche. Riguardo alla tossicità della terapia con Bortezomib, è opportuno segnalare come i due disturbi di gran lunga prevalenti siano rappresentati da un possibile riduzione delle piastrine e dalla comparsa di neuropatia periferica. Quest’ultimo disturbo, in particolare, può rendere difficoltosa la prosecuzione delle terapie. In occasione delle visite mediche effettuate durante il trattamento con Bortezomib, l’ematologo valuterà la comparsa di disturbi da neuropatia e, se presenti, deciderà se proseguire la terapia al dosaggio abituale, oppure a dosaggio ridotto, oppure se sospendere temporaneamente il trattamento fino a che non si sia avuto un miglioramento del quadro clinico. Catene leggere libere: porzione di proteina monoclonale di basso perso molecolare che può essere misurata attraverso un’analisi sensitiva chiamata Freelite® test. Cellule staminali: cellule immature da cui tutte le cellule del sangue si sviluppano. Le cellule staminali si trovano normalmente nel midollo osseo e possono essere raccolte per il trapianto. Chemioterapia: trattamento per la cura dei tumori che prevede l’utilizzo di farmaci che uccidono tutte le cellule che si dividono rapidamente. Consenso Informato: processo mediante il quale il medico fornisce al paziente informazioni sufficienti circa procedura proposta per far sì che i pazienti prendano una decisione consapevole riguardante l’essere sottoposti o meno alla procedura. Il medico deve, in aggiunta alla spiegazione delle procedure, spiegare i rischi, i benefici, le alternative terapeutiche e i costi. Creatinina: piccolo composto chimico normalmente espulso dai reni. Se i reni sono danneggiati, il livello sierico della creatinina si accumula, con conseguente aumento dei livelli sierici di creatinina. Il test sulla creatinina sierica è usato per misurare la funzione del rene. Desametasone: potente corticosteroide impiegato da solo o in associazione ad altri farmaci. Dialisi: Quando i reni di un paziente sono incapaci a filtrare il sangue, esso è purificato passando attraverso una macchina di dialisi. 27 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente Effetti collaterali: problemi che si verificano a causa dei farmaci oggetto del trattamento. Comuni effetti collaterali del trattamento per il cancro sono stanchezza, nausea, vomito, diminuzione delle cellule del sangue, perdita di capelli, e ferite della bocca. Efficacia: potenza nel produrre un effetto; l’efficacia in una ricerca contro il tumore si riferisce a come il trattamento è efficace. Elettroforesi: test di laboratorio nel quale il siero del paziente (sangue) o le molecole presenti nell’urina sono sottoposti a separazione in accordo con la loro taglia e carica elettrica. Per pazienti affetti da mieloma, l’elettroforesi del siero o delle urine permette sia di quantificare le proteine del mieloma (Proteina-M) , sia di caratterizzare il tipico picco monoclonale caratteristico di ogni paziente. L’elettroforesi è usata come mezzo sia per la diagnosi che per il monitoraggio. Emocromo: Si tratta dell’esame che analizza le cellule che compongono il sangue: i globuli rossi, che trasportano l’ossigeno, i globuli bianchi che aiutano a combattere le infezioni e le piastrine, deputate alla coagulazione del sangue. Eritrociti: vedi “Globuli rossi” Eritropoietina: ormone prodotto dai reni. I pazienti affetti da mieloma con i reni danneggiati non producono abbastanza eritropoietina e possono diventare anemici. Iniezioni di eritropoietina sintetica possono essere utili. Le trasfusioni di sangue possono essere un’altra alternativa, specialmente in situazioni di emergenza. L’eritropoietina sintetica è usata come profilassi prima della chemioterapia e come terapia di supporto dopo la chemioterapia per evitare l’anemia. Esame dello scheletro: serie di raggi X per l’esame del cranio, della colonna vertebrale, delle costole, del bacino, e ossa lunghe che mostrano eventuali lesioni litiche e/o osteoporosi. Frattura patologica: rottura dell’osso solitamente causata da alcune condizioni della malattia. Esse si manifestano in pazienti con ossa fragili e affetti da mieloma che non possono sopportare un peso normale o stress. Fuoco di S. Antonio: vedi “Herpes zoster.” 28 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma Globuli bianchi (leucociti): termine generale per indicare la varietà di cellule che combattono germi, infezioni e agenti che causano allergie. Queste cellule si sviluppano nel midollo osseo e si espandono in tutte le altre parti del corpo. I globuli bianchi includono i neutrofili (i granulociti), i linfociti, e i monoliti, eosinofili e basofili. Globuli rossi (Eritrociti): cellule del sangue che contengono emoglobina e liberano ossigeno nelle altri parti del corpo. La produzione dei globuli rossi è stimolata da un ormone (eritropoietina) prodotta da reni. I pazienti affetti da mieloma con danno renale non producono abbastanza eritropoietina e possono divenire anemici. Iniezioni di eritropoietina sintetica possono essere utili. Le trasfusioni di sangue sono un’altra alternativa, soprattutto in condizioni di emergenza. L’eritropoietina sintetica è utilizzata come profilassi prima della chemioterapia e come terapia di supporto dopo chemioterapia per evitare anemia. Herpes simplex: uno dei virus più comuni; causa infiammazione spesso visibile intorno alla bocca, comunemente chiamata “febbre”. Herpes zoster: virus che si stabilisce intorno ai nervi del paziente precedentemente colpito da varicella, infezioni, comparsa di bolle, gonfiore e dolore. HLA: test sanguigno utilizzato per trovare un siero o midollo osseo compatibile per trasfusioni o trapianti. IgD, IgE: due tipi di mieloma che si manifestano meno frequentemente. IgG, IgA: i due tipi di mieloma più comuni. La G e la A si riferiscono al tipo di proteina prodotta dalle cellule di mieloma. La proteina del mieloma, che è un’immunoglobulina, è composta da due catene pesanti (per esempio di tipo G) associato a due catene leggere, entrambe di tipo kappa o lambda. Tuttavia, i due sottotipi più comuni di mieloma hanno catene pesanti identiche (per es. IgG kappa e IgG lambda). I termini pesante e leggero si riferiscono alla taglia e al peso molecolare della proteina; le catene pesanti sono più grosse di quelle leggere. Poiché le catene leggere sono più piccole, riescono ad attraversare il filtro renale passando nelle urine e risultando nella proteina di Bence Jones. 29 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente IgM: solitamente associato alla macroglobulinemia di Waldestrom. In rari casi può risultare un tipo di mieloma. Immunofissazione: test immunologico del siero o delle urine eseguito per identificare le proteine nel sangue. Per i pazienti affetti da mieloma multiplo, il medico deve avere la capacità di identificare il tipo di proteina-M (IgG, IgA, kappa, o lambda). La tecnica di routine di immunostadiazione più sensibile, identifica il peso e la leggerezza esatta del tipo di catene di proteina-M. Immunoglobulina (Ig): proteina prodotta dalle plasmacellule; parte essenziale del sistema immunitario dell’organismo. Le immunoglobuline si legano alle sostanze esterne (antigeni) e coadiuvano alla loro distruzione. Le classi di immunoglobuline sono IgA, IgG, IgM, IgD, e IgE. Inibitore dell’angiogenesi: composto che tenta di ridurre l’apporto di sangue ai tumori. Ipercalcemia: livello di calcio nel sangue più alto del normale. Questa condizione può causare diversi sintomi, inclusi perdita di appetito, nausea, secchezza delle fauci, stanchezza, affaticamento muscolare, agitazione e confusione. Comunemente nei pazienti affetti da mieloma i sintomi sono causati dalla distruzione ossea con rilascio di calcio nel flusso sanguigno. Fenomeno spesso associato alla riduzione della funzionalità renale dal momento che il calcio può essere tossico per i reni. Per questa ragione, l’ipercalcemia è solitamente trattata in caso di emergenza con farmaci endovena per ridurre la distruzione ossea durante il trattamento diretto contro il mieloma. LDH (lattico deidrogenasi): enzima che può essere utilizzato per il monitoraggio dell’attività del mieloma. Lenalidomide (Revlimid®): La Lenalidomide è un farmaco derivato dalla Talidomide e progettato per essere, al contempo, più efficace e meno tossico. Viene assunto sotto forma di compresse ed ha dimostrato di indurre una risposta in pazienti con malattia non più responsiva ai farmaci chemioterapici ed alla stessa Talidomide. Circa un 30% di pazienti con queste caratteristiche ottiene un beneficio clinico con l’impiego della sola Lenalidomide. Questa percentuale sale al 45% se viene associato del Desametazone. Lenalidomide è estremamente versatile e può essere associata ad altre combinazioni di farmaci chemioterapici, potenziandone l’effetto senza, 30 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma al contempo, peggiorarne significativamente gli effetti tossici. Sono in corso studi che valutano l’utilizzo di Lenalidomide nel mantenimento dopo autotrapianto, vista l’elevata efficacia e la buona tolleranza del farmaco. Gli effetti collaterali di Lenalidomide sono differenti rispetto a Talidomide. Il disturbo principale del farmaco è costituito da una certa riduzione del valore dei globuli bianchi e delle piastrine, che si risolve con la sospensione temporanea del farmaco o con una riduzione del dosaggio. Un altro effetto collaterale di un certo rilievo è costituito dalla comparsa di astenia, ossia di una forma di stanchezza che non è dipendente dall’attività svolta durante la giornata o dal fatto di avere riposato bene o meno. Molto meno frequentemente rispetto alla Talidomide si segnala la comparsa di trombosi venosa profonda, stitichezza o neuropatia periferica. Lesioni litiche: zona danneggiata di un osso mostrata alla radiografia come punto scuro. È come se parte dell’osso venga mangiato. Le lesioni litiche assomigliano ai fori nell’osso e sono prova che l’osso si sta indebolendo. Leucociti: vedi “Globuli bianchi” Leucopenia: basso numero di globuli bianchi. Linfociti: globuli bianchi che combattono le infezioni e le malattie. Macroglobulinemia di Waldenstrom: raro tipo di linfoma indolente che colpisce le plasmacellule. Viene prodotto un eccessivo livello di proteine IgM. Non è un mieloma. MGUS (Gammopatia Monoclonale di Incerto Significato): condizione benigna in cui la proteina M è presente ma non è ancora sintomo di malattia. Midollo osseo: tessuto soffice e spugnoso situato all’interno delle ossa che produce globuli bianchi, globuli rossi e piastrine. Mieloma asintomatico: mieloma che non presenta segnali o sintomi di malattia. Anche chiamato indolente, smoldering o MGUS in fase iniziale. Mielosoppressione: diminuzione nella produzione di globuli rossi, piastrine, e alcuni globuli bianchi del midollo osseo. 31 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente Monoclonale: clone o duplicato di una singola cellula. Il mieloma deriva dallo sviluppo di una singola plasmacellula maligna (monoclone). Il tipo di proteina prodotta dal mieloma è detta monoclonale; una forma singola piuttosto che diverse forme (policlonale). Importante aspetto pratico della proteina monoclonale è il tipico picco che mostra all’elettroforesi sierica. Neutrofili: globuli bianchi necessari per combattere infezioni batteriche. Neutropenia: livello ridotti di neutrofili. La chemioterapia citotossica ha la tendenza ad indurre neutropenia. Al contrario, i linfociti che svolgono un ruolo molto importante circa le infezioni, tendono a non essere influenzati dal trattamento citotossico. La neutropenia può essere prevenuta o ridotta utilizzando un ormone sintetico chiamato G-CSF. Osteoporosi: riduzione della densità dell’osso associata tipicamente all’età avanzata. Nel mieloma, il diffuso coinvolgimento delle ossa produce quello che viene definito osteoporosi ai Raggi-X e alla densitometria. PET/TAC (Tomografia ad emissione di positroni): test diagnostico che utilizza una sofisticata telecamera e un computer per riprodurre immagini del corpo. L’esame della PET analizza la differenza tra tessuto sano e il malfunzionamento dei tessuti. Utile per il monitoraggio della malattia. Piastrine: una delle tre maggiori cellule del sangue, essendo gli altri i globuli rossi e i globuli bianchi. Le piastrine partecipano direttamente al processo di formazione del coagulo di sangue. Le piastrine sono le maggiori difese contro i sanguinamenti. Sono anche chiamate trombociti. Piastrinopenia: vedi “Trombocitopenia” Plasmacellule: particolari globuli bianchi che producono anticorpi. Le plasmacellule sane producono anticorpi per combattere le infezioni. Nel mieloma, le plasmacellule maligne producono un largo numero di anticorpi anomali che non sono in grado di combattere le infezioni. Gli anticorpi anormali sono le proteine monoclonali o proteina M. Le plasmacellule producono anche altri prodotti chimici che possono causare danno d’organo o di tessuto (anemia, danno renale, e danneggiamento del nervo). 32 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma Plasmaferesi: processo di eliminazione di alcune proteine dal sangue. La plasmaferesi è utilizzata per eliminare l’eccesso di anticorpi nel sangue dei pazienti con mieloma multiplo Plasmocitoma: gruppo di plasmacellule localizzate in una singola area piuttosto che diffuse nel midollo osseo, nel tessuto molle e nell’osso. Prognosi: risultato o corso di una malattia; probabilità di recupero; speranza di vita. Proteina M (picco M): anticorpi o parte di anticorpi che si trovano in gran numero nel sangue o nelle urine in pazienti con mieloma multiplo. Il picco M si riferisce al tipico tracciato elettroforetico che si ottiene quando è presente una proteina monoclonale. Sinonimo di proteina monoclonale e di proteina del mieloma. Protocollo: dettagliato piano di trattamento che include la dose e la programmazione dei farmaci utilizzati. Radioterapia: trattamento con raggi X, raggi gamma, o elettroni per danneggiare o uccidere le cellule maligne. Le radiazioni possono giungere dall’esterno del corpo (radiazioni esterne) o da materiale radioattive posizionato direttamente nel tumore (radiazioni impiantate). Recidiva: ricomparsa di segni e sintomi della malattia dopo un periodo di miglioramento. Refrattaria: malattia che non risponde ai trattamenti standard. Remissione o Risposta: completa o parziale scomparsa dei segni o sintomi del cancro. Remissione e risposta sono utilizzate indistintamente. • Remissione Completa (CR) – Assenza della proteina dal sangue e/o urine negli esami standard; l’assenza delle cellule del mieloma nel midollo osseo e/o in altre aree coinvolte dal mieloma ; la remissione clinica e normalizzazione di altri parametri di laboratorio al CR non sono sinonimi di cura. • Remissione Parziale (PR) – Livello di risposta inferiore rispetto a quello della CR. Negli studi SWOG, PR significa risposta >50% e <75% risposta. In altri studi significa >50% risposta. Resistenza al farmaco: deriva dall’abilità cellulare nel resistere agli effetti di uno specifico farmaco. 33 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente Revlimid: vedi “Lenalidomide” RMN (Risonanza Magnetica Nucleare): test diagnostico che utilizza energia magnetica, piuttosto che l’energia dei raggi X per produrre immagini a due o tre dimensioni degli organi e della struttura interna del corpo. Questo esame da una buona risoluzione del tessuto molle, specialmente delle alterazioni nella colonna vertebrale, ma è meno accurata nelle lesioni dell’osso. Essa può rilevare la presenza e la distribuzione della malattia nel midollo osseo quando la radiografia non mostra danni all’osso. Può anche rivelare una localizzazione di malattia a partenza dall’osso, che può comprimere i nervi e/o il midollo spinale. Stadiazione: esecuzione di esami e test per individuare l’estensione del tumore nel corpo. Steroidi: particolare tipo di ormoni. Gli steroidi sono speso somministrati a pazienti insieme a farmaci antitumorali e sembra che aiutino a controllare gli effetti della malattia nel corpo. Studio citogenetico: Tale tipo di analisi può essere effettuata con uno studio in toto dei cromosomi delle cellule midollari (citogenetica), oppure con una valutazione mirata verso determinate alterazioni genetiche (FISH). La presenza di alterazioni genetiche con particolari caratteristiche negative (es. traslocazione tra il cromosoma 4 ed il cromosoma 14, perdita di parte del cromosoma 17, perdita del cromosoma 13) può guidare i curanti ad optare per un programma di trattamento più aggressivo. TAC (Tomografia Assiale Computerizzata): test che utilizza i Raggi-X computerizzati per creare immagini tridimensionali di organi e strutture all’interno del corpo, usato per individuare piccole aree di ossa danneggiate o l’implicazione dei tessuti molli. Talidomide (Talidomide®): La Talidomide è un vecchio farmaco impiegato negli anni sessanta come ansiolitico ed anti-vomito in gravidanza. Come è noto, il farmaco ha mostrato una spiccata attività teratogena, ossia ha indotto la comparsa di malformazioni nel feto, ed è stato quindi ritirato dal commercio. Alla fine degli anni novanta sono comparse le prime segnalazioni nella letteratura medica dell’efficacia della Talidomide nel trattamento del Mieloma Multiplo resistente a chemioterapia. A queste prime segnalazioni hanno fatto seguito studi rigorosi che hanno dimostrato 34 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma la capacità della Talidomide di curare il mieloma multiplo con risultati significativamente migliori della chemioterapia tradizionale. La Talidomide viene assunta per bocca, ad un dosaggio variabile dai 50 mg ai 200 mg al giorno. La Talidomide presenta degli effetti collaterali che ne possono limitare l’impiego. Va segnalata in particolare la sonnolenza, motivo per cui il farmaco viene usualmente somministrato alla sera, al fine di minimizzare questo disturbo, la stitichezza, che spesso richiede l’impiego di un’associazione di più lassativi, la bradicardia, ossia la riduzione della frequenza di contrazione del cuore, la comparsa di disturbi ai nervi periferici, con alterazione della sensibilità tattile, che usualmente compare dopo un periodo protratto di assunzione del farmaco, la presenza di manifestazioni cutanee come rossore e prurito. In generale questi disturbi sono reversibili con la sospensione del farmaco, ad eccezione delle forme avanzate di neuropatia periferica. Un altro importante effetto collaterale della Talidomide è rappresentato dalla possibile comparsa di trombosi venosa profonda per cui è consigliabile eseguire una prevenzione delle trombosi con punture sottocutanee giornaliere di eparina a basso peso molecolare o con anticoagulanti orali. Va ricordato come l’assunzione di Talidomide sia assolutamente controindicata in gravidanza. Trapianto: cellule staminali utilizzate per il recupero dell’ematopoiesi dei pazienti in seguito alla chemioterapia ad alte dosi o radioterapia. Il trapianto non è un trattamento ma un metodo di supporto per poter somministrare la dose maggiore possibile di chemioterapico. Trapianto del midollo osseo – Questo termine si riferisce al processo di raccolta delle cellule staminali dal midollo osseo e all’infusione delle stesse nei pazienti. Questo termine è utilizzato oggi meno frequentemente nel mieloma poiché le cellule staminali vengono ora raccolte dal sangue periferico. Trapianto di cellule staminali da sangue periferico – I medici prelevano le cellule staminali sane dal sistema sanguigno del paziente (non dal midollo osseo) le conservano sino a quando i pazienti ricevono chemioterapia ad alte dosi al fine di distruggere le cellule tumorali. Trapianto da donatore non consanguigno (MUD) – Fa riferimento alle procedure 35 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente di trapianto di cellule staminali in cui le cellule staminali del paziente e del donatore sono geneticamente identiche ma il donatore non è familiare del ricevente. Trapianto Allogenico – L’infusione di midollo osseo o di cellule staminali da un individuo (donatore) a un altro (ricevente). Un paziente può riceve midollo osseo o cellule staminali da un donatore compatibile, sebbene non geneticamente identico. Il trapianto allogenico si articola in tre differenti fasi. Dopo avere posizionato un catetere venoso centrale ha inizio la prima fase, che consiste nella somministrazione di farmaci chemioterapici ed immunosoppressori (Ciclosporina), con lo scopo di preparare il paziente a ricevere le cellule staminali del donatore. A seconda dei farmaci utilizzati questa fase dura dai 2 ai 6 giorni, è generalmente ben tollerata e una modesta nausea rappresenta il disturbo principale. Con l’infusione delle cellule staminali del donatore ha inizio la seconda fase, la cui durata è di 10-18 giorni. In questo periodo compaiono i disturbi legati al mancato funzionamento del midollo osseo: il midollo del ricevente è stato distrutto ed il midollo del donatore è ancora troppo giovane per produrre le cellule del sangue. In questo periodo si può avere l’insorgenza di febbre ed è necessario trasfondere globuli rossi e piastrine. Complessivamente questo è il periodo più delicato, che termina quando il nuovo midollo ricomincia a funzionare. Con la ripresa della funzione midollare ha inizio la terza fase, caratterizzata principalmente dall’adattamento del nuovo sistema immunitario nell’organismo del ricevente. In questo periodo il paziente vive a casa propria e si deve sottoporre a frequenti controlli ambulatoriali. Il rischio principale di questo periodo è la comparsa della malattia da trapianto contro l’ospite (GVHD è l’acronimo di uso comune in inglese). La malattia da trapianto contro l’ospite origina dall’attivazione del sistema immunitario del donatore nei confronti del ricevente ed è caratterizzata da alterazioni cutanee, intestinali e disturbi al fegato. Qualora compaia la malattia da trapianto contro l’ospite, evento che si verifica nel 40-50% dei casi, è necessario aumentare le terapie immunosoppressive. In questo modo la gran parte dei casi si risolve, anche se la malattia da trapianto contro l’ospite rappresenta una complicanza potenzialmente molto grave se non risponde alla terapia. La terza fase del trapianto è inoltre caratterizzata da un aumentato rischio infettivo, soprattutto nei confronti di 36 Az.Osp. San Camillo-Forlanini | Roma infezioni virali. Frequentemente si ha la riattivazione di un virus latente nell’organismo di ciascuno di noi: il Citomegalovirus. La riattivazione del Citomegalovirus viene controllata con successo grazie a specifici farmaci antivirali. A distanza di 4-9 mesi dal trapianto il sistema immunitario del donatore si adatta all’organismo del ricevente ed è allora possibile sospendere completamente tutti i farmaci. Si raggiunge così l’obiettivo dell’allotrapianto che è quello di eliminare completamente la malattia, permettendo al paziente di tornare ad una vita normale senza dover più assumere farmaci. In alcuni casi, tuttavia, si può avere una cronicizzazione della malattia da trapianto contro l’ospite. La mortalità legata al trapianto allogenico varia dal 5 al 20% a seconda di numerosi fattori: fonte delle cellule staminali, età del paziente, stato della malattia, tipo di condizionemanto, ecc. Trapianto Autologo – Una procedura con cui le cellule staminali vengono prelevate dal sangue del paziente e reinfuse nel paziente in seguito a trattamento intensivo. Nel mieloma l’autotrapianto consiste nella somministrazione endovenosa di un alto dosaggio di un farmaco chemioterapico, estremamente attivo nei confronti delle cellule di Mieloma Multiplo, chiamato Melfalan. A distanza di 24 ore si infondono dal catetere le cellule staminali precedentemente raccolte e criopreservate. Dopo 5 giorni si verifica la discesa dei valori dei globuli bianchi, dei globuli rossi e delle piastrine, con conseguente rischio di comparsa di febbre ed eventuale necessità di eseguire delle trasfusioni di emoderivati. A distanza di 10-12 giorni dalla reinfusione delle cellule staminali si ha la ripresa delle normale funzione midollare, con recupero dei valori di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine. A questo fa seguito la dimissione del paziente. La degenza media del ricovero per autotrapianto è di circa 13-14 giorni. Va segnalato come gli eventuali problemi che insorgono durante il ricovero (es. febbre, che richiede l’impiego endovenoso di antibiotici), si risolvano in genere con la ricrescita del nuovo midollo. In base al numero di cellule staminali raccolte, ad un primo autotrapianto ne può fare seguito un secondo, che di solito migliora ulteriormente l’efficacia del trattamento. La mortalità legata al trapianto autologo è dell’1-2%. Trapianto Singenico – L’infusione di midollo osseo o cellule staminali da fratello gemello. Trattamento palliativo: trattamento mirato a migliorare la qualità della vita alleviando il dolore ed i sintomi della malattia ma senza alterare il corso di quest’ultima. 37 Il mieloma multiplo - Guida per il paziente Trombociti: vedi “Piastrine.” Trombocitopenia: basso numero di piastrine nel sangue. Il livello normale è di 150.000-250.000. Se le piastrine sono meno di 50.000, potrebbero verificarsi problemi emorragici. La maggior parte delle emorragie sono solitamente associate ad un livello di piastrine inferiore a 10.000. Velcade: vedi “Bortezomib” 38