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Il formaggio di grana
Star Bene Healthy living di Mirella Giuberti Nutrizionista professoressa presso l’Istituto Alberghiero di Stato “Orio Vergani” di Ferrara Nutritionist Teacher by State Hotel Institute “Orio Vergani” in Ferrara 6 Il formaggio di grana Perché “formaggio di grana”? Il termine grana si riferisce ad alcuni formaggi prodotti con una specifica tecnologia: dopo la formazione della cagliata, il coagulo viene ridotto in minutissimi granuli, ottenuti sbattendo vivamente lo spino, sino a quando la massa non sia perfettamente granita. Dei “formaggi di grana” si possiedono numerose notizie storiche. La fabbricazione del formaggio nel nostro paese è tecnologia ampiamente testimoniata: scrittori romani danno notizia, già nel primo secolo a.C. dell’esistenza di un’arte casearia in Val Padana. Virgilio, Ovidio, Marziale e Columella riferiscono sulle trasformazioni del latte ed attestano l’esistenza di una importante attività casearia. E’ improbabile comunque che la produzione del formaggio di grana possa essere fatta risalire ad un periodo storico molto antico, perché, come riferisce il Cattaneo nel suo testo “Il Caseificio o la fabbricazione dei formaggi” (tipografia di F. A. Molina, Milano, 1837) all’art. V: “La fabbricazione del formaggio di grana non si poteva stabilire che ad incivilimento inoltrato, perché suppone un territorio sottoposto all’irrigazione da lungo tempo e per effetto di leggi provvide, di lunghe fatiche e molto ingegno…”. Le fonti storiche ci indicano che nelle terre del Codognino (oggi facenti parte del Lodigiano, ma un tempo sotto il dominio di Parma) già nel 1500 si fabbricava un formaggio detto cacio parmigiano, che fu in seguito chiamato lodigiano; quando la produzione si ampliò, il termine in uso divenne formaggio lombardo, o più frequentemente grana per la sua specificità tecnologica. Intanto, nella valle dell’Enza, e più precisamente nella zona compresa nei comuni di Bibbiano, Cavriago, Montecchio e S. Polo (in provincia di Reggio Emilia) ed Traversatolo (in provincia di Parma, lungo la riva destra e sinistra del fiume Enza) si produceva un formaggio di grana chiamato reggiano-parmigiano o parmigiano-reggiano. La questione del primato terminologico fu superata nel 1934, quando sorse il Consorzio volontario del Grana tipico, che riunì le due denominazioni. Il Regio Decreto 1° maggio 1938, n. 1177, individuò i formaggi grana tipo parmigiano-reggiano, lodigiano, emiliano, lombardo e veneto; secondo la Convenzione Internazionale firmata a Stresa il 1° giugno 1951, solo il Parmigiano–reggiano figurò in seguito tra i prodotti con nominativo d’origine e denominazione; ma, successivamente, il Decreto del Presidente della Repubblica 30 ottobre 1955 conferì il riconoscimento di denominazione di origine al Grana padano ed al Parmigiano Reggiano, fissandone i metodi di lavorazione, le caratteristiche merceologiche e le zone di produzione. Con l’entrata in vigore, nel 1993, dei provvedimenti comunitari CEE relativi alla tutela della genuinità nei paesi europei, la Denominazione di Origine Protetta spetta, dal 12 giugno 1996, a: • Parmigiano Reggiano • Grana Padano • Grana Trentino (formalmente appartenente al Consorzio di tutela del Grana Padano, ma che, con una deroga specifica, può fregiarsi della sottodenominazione Trentino). La tecnologia produttiva I grana sono formaggi semigrassi, a pasta dura, cotta e a lenta maturazione. Le fasi produttive prevedono l’utilizzo di latte vaccino, addizionato di siero-innesto (una cultura naturale di fermenti lattici ottenuta dall’acidificazione spontanea del siero residuo della lavorazione del giorno precedente) e di caglio. La coagulazione, che conduce alla formazione della cagliata, viene seguita dalla fase di rottura della cagliata e dalla cottura. La massa caseosa, frammentata e lasciata depositare sul fondo della caldaia, viene in seguito trasferita in appositi contenitori (la messa in fascere) per effettuare la formatura e la pressatura; dopo alcuni giorni le forme vengono immerse in una soluzione salina e Il valore nutrizionale successivamente portate in un ambiente idoneo per essere sottoposte alla lunga stagionatura. La Tabella 1 riporta le principali caratteristiche della produzione dei formaggi di grana.. (vedi tabella 1) Il caglio animale o presame, utilizzato per effettuare la coagulazione delle caseine, viene di norma ricavato dal quarto stomaco (o abomaso) dei ruminanti lattanti o in età giovanile ed è un concentrato di enzimi, denominati chimasi, o rennina o ancora chimosina. L’uso del caglio animale nella tecnologia produttiva dei formaggi risale a tempi antichissimi, essendo stato descritto già nel V secolo a.C. da Ippocrate. Le numerose tracce storiche ci rivelano che l’origine del caglio era in passato assai variegata (ventrigli di pollo, stomaco di cerbiatto, lepre, capra, tasso, vitello, agnello, maialino lattante, interiora di luccio, ecc.), tanto che nel 1447 vennero descritte le varietà di formaggio in relazione ai diversi tipi di caglio utilizzati (Pantaleone da Cofienza, “Summa lacticiniorum”). Il caglio di vitello, utilizzato nella tecnologia produttiva dei formaggi di grana, contiene principalmente chimasi, ma anche pepsina e lipasi, che favoriscono la separazione di proteine e trigliceridi. L’enzima chimasi trasforma il complesso colloidale disperso delle caseine e del fosfato tricalcico in proteosi (residuo azotato solubile) e paracaseinato di calcio (insolubile), da cui originerà il coagulo. Il siero-innesto è il siero acido ottenuto dalla lavorazione casearia precedente, dopo averlo riscaldato sino a precipitazione delle lattoalbumine; esso contiene i fermenti lattici naturalmente presenti nel latte e nell’ambiente di lavoro. Si differenzia perciò dal latto-fermento (o latto-innesto), che si ricava mediante lo sviluppo di fermenti lattici (selezionati in laboratorio) su latte sterile. Gli spini sono attrezzi particolari atti a rompere la cagliata; nella preparazione dei grana gli spini (oggi azionati meccanicamente) frantumano la massa coagulata in fini dimensioni, simili a chicchi di cereale. A questo punto ha luogo la cottura della cagliata (riscaldamento in caldaia a circa 55°C), che migliora la sineresi, cioè la fase finale della coagulazione, con la graduale fuoriuscita del siero: la cagliata in tal modo si coarta e diviene consistente ed elastica. Nei formaggi di grana non è consentita l’aggiunta di additivi alimentari: l’uso di aldeide formica (E 240) nel Grana padano, per impedire il rigonfiamento del formaggio nel corso della stagionatura, è vietato da oltre un decennio, in considerazione della pericolosità della sostanza chimica, in grado di determinare irritazioni a carico delle mucose, dermatiti da contatto ed asma bronchiale, ma soprattutto perché la formaldeide è definita sostanza con “sufficiente evidenza” di cancerogenicità per l’animale e “limitata evidenza” per l’uomo (International Agency for Research on Cancer). Il latte vaccino contiene proteine (poco più del 3%), lattosio (quasi il 5%), pochi grassi (circa il 3.5% se di tipo intero), buone quantità di calcio (circa 120 mg/100 ml), fosforo e vitamina B2, discrete quantità di vitamine A e D. Le proteine sono formate da due frazioni, caseine e proteine del siero, dotate di diverse caratteristiche chimico-fisiche e nutrizionali: le caseine sono coagulabili con acidi ed enzimi e presentano minor valore nutrizionale rispetto alle proteine del siero, coagulabili invece mediante calore. I formaggi grana, ottenuti mediante l’azione degli enzimi del caglio animale, sono un concentrato di caseine e di grassi, imbrigliati nella massa proteica, e presentano un elevato contenuto di calcio e fosforo (essendo le caseine delle fosfoproteine divenute paracaseinato di calcio) ed una discreta quantità di vitamine liposolubili (legate alla massa grassa). I parametri bromatologici del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano, riportati nelle tabelle 2 e 3 e posti a confronto con alcuni altri formaggi, mostrano infatti un ottimo contenuto proteico (pari ad oltre il 33%) ed un elevato contenuto lipidico, pari quasi al 30%; il valore calorico si aggira sulle 400 kcal/100 g. Di forte valenza nutrizionale risulta il contenuto in alcune vitamine ed in alcuni elementi minerali. Le PROTEINE sono dotate di un discreto valore biologico; i GLUCIDI sono del tutto trascurabili, mentre i TRIGLICERIDI, che compongono la principale frazione lipidica, sono costituiti per la maggior parte da acidi grassi a catena corta (quali butirrico, caprinico, caprilico) e media (ad esempio miristica e palmitico), in misura minore da acidi grassi insaturi (oleico, linoleico, ecc.). Il contenuto in COLESTEROLO, assai modesto nel latte, diviene piuttosto elevato nei formaggi grana, ove si aggira sui 100 mg/100 g, come nella maggior parte dei formaggi a pasta dura. Degno di rilievo è il contenuto in RIBOFLAVINA (vitamina B2),VITAMINA A e VITAMINA D; la presenza di VITAMINA PP è modesta, ma le proteine sono in grado di fornire buone quantità di TRIPTOFANO, aminoacido precursore della vitamina nell’organismo umano. Tra gli elementi minerali più interessanti vi sono il CALCIO (abbondante ed in forma facilmente assorbibile e metabolizzabile), il FOSFORO, il MAGNESIO, il POTASSIO, il SODIO ed il MOLIBDENO. Gli aspetti dietetici L’apporto proteico dei formaggi di grana riveste un particolare rilievo, ove si consideri che la lunga stagionatura ne consente una veloce digestione, che rende facilmente disponibili all’utilizzazione metabolica i singoli aminoacidi, la cui composizione non è di ottimo livello, come quella della latte di partenza, ma è pur sempre molto interessante. In particolar modo, i grana sono un’ottima fonte di lisina, l’aminoacido essenziale carente nei cereali e che viene maggiormente danneggiato quando sottoposto a riscaldamento nelle preparazioni culinarie; l’aggiunta del formaggio alle paste ed ai risotti consente quindi di migliorare il profilo nutrizionale proteico, realizzando un perfetto connubio gastronomico. Ottima risulta essere anche la digeribilità della componente lipidica, perché composta per lo più da acidi grassi liberi; la maggior parte dei prodotti è facilmente ossidabile, ma sono presenti anche acidi grassi accumulabili ed ipercolesterolemizzanti. L’assenza di lattosio nei formaggi grana è importante per i soggetti affetti da intolleranza nei confronti di questo zucchero, in quanto ne consente il consumo e garantisce un adeguato approvvigionamento di importanti nutrienti. La vitamina B2, sebbene idrosolubile, risulta maggiormente concentrata rispetto al latte di partenza, per il contributo di sintesi esercitato dalla flora microbica nel corso della stagionatura. Tale vitamina, necessaria per molte reazioni metaboliche energetiche, è scarsamente rappresentata in molti alimenti di abituale consumo, quali cereali, legumi, carni e prodotti ittici. La vitamina A, che svolge una funzione specifica nel ciclo visivo, agisce sul trofismo delle cellule epiteliali muco-secernenti, interviene nella sintesi degli ormoni steroidei, nel metabolismo del colesterolo e nei meccanismi immunitari, è presente come retinolo e caroteni, precursori di origine vegetale. La vitamina D, in forma di colecalciferolo, interviene nel 7 Tritacarne e grattugia Sirman, TCG 12-22-32 Dallas metabolismo di calcio e fosforo, svolgendo un’azione fondamentale per la crescita ed il mantenimento della struttura scheletrica. Il contenuto di calcio e fosforo, che nel latte si presenta in un rapporto simile a quello dell’osso umano nel periodo dell’accrescimento, diviene, nei formaggi di grana, molto più elevato ma leggermente sbilanciato in favore del calcio; concorre comunque a svolgere un’azione fondamentale nel mantenimento della struttura ossea nelle diverse fasi della vita, in ispecie nel sesso femminile. Non si deve poi trascurare il ruolo del calcio alimentare nella regolazione della pressione arteriosa, del metabolismo energetico, e del metabolismo lipidico negli adipociti. I formaggi di grana sottoposti a lunga stagionatura mostrano anche un certo potere batteriostatico o addirittura microbicida (efficace in sindromi infiammatorie intestinali) attribuibile alla presenza di BATTERIOCINE, tossine proteiche sintetizzate dai batteri lattici, in grado di danneggiare microrganismi patogeni. Sono state individuate diverse classi di batteriocine, la più nota delle quali è la nisina, appartenente al gruppo dei lantobiotici. partenza (a sua volta influenzata dal foraggio locale), che derivante dalla contaminazione ambientale (sulla quale esercitano un ruolo non secondario il clima umido e non troppo rigido delle zone di produzione). Hanno luogo soprattutto: • la degradazione proteica, cioè la graduale separazione in molecole più piccole (peptoni, peptidi, aminoacidi), più digeribili e dal sapore più pronunciato; • la fermentazione del lattosio, che viene trasformato in acido lattico, acido acetico, diacetile, acido propionico, anidride carbonica, ecc.; • la degradazione della componente lipidica, con liberazione di acidi grassi, anche volatili, e composti carbonilici, in grado di conferire aromi specifici; • l’evaporazione dell’acqua, che conduce alla formazione della crosta e conferisce le caratteristiche strutturali della pasta. Non si deve tuttavia trascurare la possibilità che la flora microbica possa anche condurre alla formazione di prodotti chimici in grado di conferire caratteristiche organolettiche indesiderate, con la comparsa dei cosiddetti difetti. I formaggi di L’elevato contenuto calorico, la rilevante quota di acidi grassi saturi e la non trascurabile quantità di colesterolo consigliano in genere un uso moderato dei formaggi grana, che si può attuare mediante l’aggiunta ai primi piatti (paste condite, risotti, minestroni, brodi, ecc.) o ai secondi (ad esempio nelle carni o nei salati in carpaccio) o ancora agli ortaggi (sia crudi che cotti), realizzando un notevole arricchimento nutrizionale del regime alimentare. I giovani sportivi, in fase di crescita e sottoposti ad un elevato dispendio energetico, possono invece farne un uso più ampio, data l’ottima digeribilità e la ricchezza in nutrienti. Il consumo dei formaggi di grana dovrà essere opportunamente limitato in alcune specifiche condizioni, quali l’ipertensione e le nefropatie (a causa dell’elevato contenuto in sodio), le dislipidemie (per l’elevata presenza di grassi saturi e colesterolo), il sovrappeso e l’obesità (per il forte contributo calorico). Non si è invece oggi orientati a ridurre drasticamente il consumo dei formaggi nella calcolosi urinaria, poiché recenti studi hanno rilevato l’efficacia terapeutica di un regime alimentare normocalcico ipoproteico ed iposodico, con abbondante assunzione di acqua. Si deve infine ricordare che i formaggi di grana, essendo lungamente stagionati, possono concentrare alcuni prodotti di trasformazione aminoacidica, le cosiddette amine biogene, vasoattive, che svolgono interessanti azioni metaboliche (vedi Tabella 4), ma che possono interferire con l’assunzione di farmaci (ad esempio alcuni antidepressivi) e provocare, in soggetti predisposti, varie reazioni tossicologiche, quali orticaria, vasodilatazione, cefalea, tachicardia, ecc. grana possono ad esempio andare incontro al gonfiore tardivo, provocato da una proliferazione di alcuni biotipi di Propionibacterium. Le caratteristiche organolettiche La cagliata, ottenuta dopo coagulazione delle caseine del latte, subisce, nel corso della maturazione, numerose modificazioni chimiche in grado di originare specifiche caratteristiche organolettiche. Tali trasformazioni sono provocate in parte dagli enzimi del latte e del caglio, ma soprattutto dall’attività di una variegata flora microbica, sia autoctona del latte crudo di 8 Le micotossine Alcuni funghi, appartenenti principalmente ai generi Aspergillus, Penicillium e Fusarium, possono produrre, in specifiche condizioni ambientali (connesse alla disponibilità di acqua, alla temperatura, al grado di acidità, alla pratica agronomica, ecc.), metaboliti dotati di attività tossica, chiamati MICOTOSSINE. La naturale presenza delle micotossine in cereali, leguminose, frutta secca (a guscio e non) e nei mangimi usati in zootecnia, ampiamente documentata in tutto il mondo, giustifica il loro passaggio nel latte, che ne diviene in tal modo un pericoloso veicolo; nel latte vaccino possono infatti essere presenti: • aflatossine (prodotte da Aspergillus flavus e parasiticus), responsabili di danni acuti (emorragie, necrosi degli epatociti) o cronici (epatocarcinomi); • fumonisine (prodotte principalmente da Fusarium miniliforme e proliferatum), che sembrano in grado di disgregare le membrane cellulari nervose, originare cancro esofageo e provocare effetti teratogeni; • zearalenone (prodotto da Fusarium graminearum), dotato di potere genitotossico e mutageno; • ocratossine (prodotte da Aspergillus ochraceus), nefrotossine, fetotossiche ed immunosoppressive, con attività teratogena e carcinogenetica. Il Penicillium roqueforti è in grado di sintetizzare la roquefortina, presente in alcuni formaggi e dotata di potere neurotossico. Il Decreto 23 dicembre 2000 del Ministero della Sanità, recependo una direttiva europea, ha fissato i tenori massimi di aflatossine consentiti nel latte e nei prodotti lattiero-caseari. L’esplicito divieto d’uso, per l’alimentazione delle vaccine, di insilati, foraggi ammuffiti, frutta fresca e conservata, semi di lino e cotone, stocchi di mais e sorgo, paglia di soia, può arginare sensibilmente la contaminazione del latte e garantirne una buona qualità; auspicabile sarebbe quindi che tutti i disciplinari di produzione si adeguassero a queste misure preventive. (vedi tabella 2-3) TABELLA 1 Parmigiano Reggiano Grana Padano Trentingrana • Zona di produzione Territori della province di Bologna (alla sinistra del fiume Reno), Mantova (alla destra del fiume Po), Modena, Parma e Reggio Emilia. • Latte di vacca crudo proveniente da animali di razza Bruno alpina, Rendena e Frisona, la cui alimentazione di base sia costituita da foraggi locali (di cui almeno il 50% in peso secco rappresentati da fieni), integrata con mangimi. E’ vietato l’uso di insilati, di numerosi prodotti vegetali, di tutti i sottoprodotti dell’industria enologica e della birra, della macellazione e dell’industria casearia. Latte della mungitura della sera (riposato e parzialmente scremato per affioramento) miscelato con il latte della mungitura del mattino. • Coagulazione Ad acidità di fermentazione con sieroinnesto e caglio di vitello. Non è ammesso l’impiego di sostanze antifermentative. • Salatura in salamoia per 20-30 giorni • Stagionatura almeno per 12 mesi • Dimensioni forma cilindrica; a scalzo leggermente convesso o quasi diritto, con facce piane leggermente orlate; diametro delle facce piane da 35 a 45 cm; altezza dello scalzo da 18 a 24 cm • Confezione esterna crosta di colore paglierino naturale - Spessore della crosta circa 6 mm • Colore della pasta da leggermente paglierino a paglierino. Aroma - fragrante, delicato • Struttura della pasta minutamente granulosa; frattura a scaglia; occhiatura minuta, appena visibile. • Percentuale di grasso su sostanza secca minimo 32 • Zona di produzione Territori delle province di Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Torino, Verbania, Vercelli, Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova (a sinistra del Po), Milano, Monza, Pavia, Sondrio, Varese, Trento, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza, Bologna (a destra del Reno), Ferrara, Forlì, Cesena, Piacenza, Ravenna e Rimini. • Latte di vacca crudo proveniente da animali la cui alimentazione di base sia costituita da foraggi verdi o conservati. Ad integrazione dei foraggi, sono ammessi mangimi di cereali, semi oleaginosi, patata, derivati dell’industria dello zucchero, ecc. Latte delle due mungiture giornaliere, decremato in parte mediante affioramento naturale. Esclusivamente con riferimento alla produzione del latte, la zona di origine si estende anche all’intero territorio amministrativo dei comuni di Anterivo, Lauregno, Proves, Senale-S.Felice e Trodena della provincia autonoma di Bolzano. • Coagulazione Ad acidità di fermentazione, con siero-innesto (eventualmente corretto con batteri lattici autoctoni) e caglio di vitello. E’ammesso l’uso di lisozima fino ad un massimo di 2.5 g per 100 kg di latte. • Salatura in salamoia per 14-30 giorni • Stagionatura almeno per 9 mesi, in ambiente con temperatura compresa tra 15 e 22 °C. “Grana Padano Riserva” (almeno 20 mesi dalla formatura); “Grana Padano oltre 16 mesi” • Dimensioni forma cilindrica; scalzo leggermente convesso o quasi dritto; facce piane, leggermente orlate; diametro da 35 a 45 cm; altezza dello scalzo da 18 a 25 cm. • Confezione esterna colore scuro o giallo dorato naturale • Spessore della crosta da 4 a 8 mm • Colore della pasta bianco o paglierino • Aroma fragrante • Struttura della pasta dura, finemente granulosa; frattura radiale a scaglie e occhiatura appena visibile. • Percentuale di grasso su sostanza secca minimo 32 • Zona di produzione Territori della provincia di Trento • Latte di vacca crudo proveniente da animali per la cui alimentazione sono vietati gli insilati di trinciato di mais e fieni silo. Latte delle due mungiture, riposato e parzialmente scremato per affioramento. • Coagulazione Con siero-innesto e caglio di vitello. Non è ammesso l’uso di lisozima. • Salatura in salamoia per circa 25 giorni • Stagionatura circa 2 anni • Dimensioni forma cilindrica; diametro di circa 45 cm; altezza dello scalzo (leggermente convesso) 25-30 cm. Peso minimo 30 kg - Peso da 24 a 40 kg Peso circa 35 kg • Confezione esterna colore scuro o giallo dorato naturale • Spessore della crosta da 4 a 7 mm • Colore della pasta paglierino • Aroma fragrante e delicato • Struttura della pasta finemente granulosa; frattura radiale a scaglie • Percentuale di grasso su sostanza secca minimo 32 TABELLA 4 Aminoacido Amina Biogena o Derivato Tirosina Tiramina Dopamina Noradrenalina Adrenalina Triptamina Serotonina Melatonina Istamina Cisteamina _-Alanina Acido _-Aminobutirrico Propanolamina Etanolamina Triptofano Istidina Cisteina Acido Aspartico Acido Glutammico Treonina Serina TABELLA 2 Alimenti Significato biologico o localizzazione Ormoni - Ormoni tissutali Ormoni - Ormoni tissutali Ormone tissutale Costituente del coenzima A Costituente del coenzima A Neurotrasmettitore Cobalamina Fosfolipidi Composizione chimica e valore energetico per 100 g di parte edibile (Fonte: E. Carnevale e L. Marletta, Tabelle di Composizione degli Alimenti, INN, 1997) Acqua Proteine Lipidi Glucidi disponibili Energia Parmigiano Reggiano Grana Padano Caciocavallo Caciotta Toscana Crescenza Fontina Gorgonzola Pecorino Stracchino (g) (g) (g) (g) (Kcal) 30.4 31.5 30.0 42.8 58.3 41.1 50.8 34.0 53.5 33.5 33.9 37.7 24.6 16.1 24.5 19.1 25.8 18.5 28.1 28.5 31.1 29.6 23.3 26.9 27.1 32.0 25.1 Tr 3.7 1.9 0.8 0.2 Tr 387 406 431 365 281 343 320 392 300 Bibliografia TABELLA 3 Composizione chimica e valore energetico per 100 g di parte edibile (Fonte: E. Carnevale e L. Marletta, Tabelle di Composizione degli Alimenti, INN, 1997) ALIMENTI Sodio Potassio Ferro Parmigiano Reggiano Grana Padano Caciocavallo Caciotta Toscana Crescenza Fontina Gorgonzola Pecorino Stracchino Calcio Fosforo Tiamina Riboflavina Niacina Vitamina A Vitamina C (mg) (mg) (mg) (mg) (mg) (mg) (mg) (mg) Ret.eq. (_g) (mg) 600 700 514 350 600 1800 - 102 120 145 110 111 90 - 0.7 0.2 0.3 0.6 0.1 0.3 0.3 0.6 0.3 1159 1169 860 531 557 870 401 607 567 678 692 590 285 561 326 590 374 0.03 0.02 0.01 0.01 0.01 0.03 - 0.37 0.35 0.45 0.45 1.18 0.47 - 0.05 0.10 0 0.20 0.90 0.20 - 373 243 420 453 135 420 287 280 - 0 0 0 Tr 0 0 0 - Bollettino Ufficiale n. 20 del 19 maggio 2005 della Giunta Regionale del Piemonte: Modifica del disciplinare di Produzione della Denominazione di Origine Protetta “Grana Padano”Borghi, L., T. Scianchi, T. Meschi, A. guerra, U. Maggiore e A. Novarini, Comparison of Two Diets for the Prevention of Recurrent Stones in Idiopathic Hypercalciuria, N. Engl. J. Med., 346: 77-84 (2002) Carnevale E. e L. Marletta, Tabelle di Composizione degli Alimenti, INN (1997)Linee guida per una sana alimentazione italiana, Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (revisione 2003)Fidanza, F. e G. 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