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Ucciso, ma forse non ha rubato
SULCIS IGLESIENTE L'UNIONE SARDA MARTEDÌ 23 NOVEMBRE 2004 29 S. G. Suergiu. Fucilate sparate nella convinzione della colpevolezza di Gianni Schiavo Ucciso, ma forse non ha rubato Le reti di Steri trovate nel capanno di un altro pescatore Un errore, un tragico errore di persona potrebbe aver portato Pino Steri ad uccidere Gianni Schiavo nella spiaggia di Punt’e Trettu. Credeva che fosse stato lui a rubargli le reti. Il pescatore di 57 anni lo avrebbe confessato mentre diceva di essere stato lui a sparare con il fucile calibro 12 contro il suo collega. A suo giudizio Schiavo era l’unico colpevole dei suoi guai. Oltre a presunte liti di vecchia data avrebbe fatto riferimento a un furto di reti avvenuto la notte prima della sua decisione di chiudere i conti con Schiavo. Quella notte qualcuno aveva rubato le sue reti, quelle calate con l’aiuto di un familiare a Punt’e Trettu. Un danno enorme per un pescatore già in crisi. E agli inquirenti avrebbe detto che quel furto sarebbe stata la classica goccia che fa traboccare il vaso. Convinto che il colpevole del furto fosse Schiavo avrebbe preso il fucile e, trovato il pescatore nella spiaggia ad armeggiare in barca insieme a un collega sarebbe giunto alla conclusione di essere davanti all’autore del furto. Cacciato il ragazzo che era in compagnia di Schiavo («Tu non c’entri nulla - gli avrebbe detto - vai via») avrebbe premuto il grilletto tre volte. Non si sa se i due abbiano parlato prima di quella sorta di esecuzione in riva al mare. Non si sa se Gianni Schiavo sia riuscito a dirgli che lui con quel furto non avrebbe avuto nulla a che fare. È questo il nuovo elemento emerso dopo l’omicidio. Inizialmente nessuno ne aveva parlato ma da qualche giorno tanti in paese hanno la certezza che dietro quelle fucilate si nasconda un tragico errore. Quelle reti sarebbero state realmente rubate quella ma- ledetta notte, ma il pescatore caduto sotto i colpi di fucile sarebbe stato estraneo a quel furto. Quell’attrezzatura, preziosa per la famiglia Steri, sarebbe stata infatti ritrovata dai carabinieri nel garage di un altro pescatore già durante le perquisizioni effettuate dopo l’omicidio. Si mormora che il garage fosse di proprietà di un altro pescatore finora rimasto fuori (almeno ufficialmente) dalla vicenda. Certo, questo non vuol dire che il proprietario del garage abbia compiuto il furto. Le reti potrebbero essere state anche vendute subito dopo il furto. Ci sarebbe solo un dato certo: nessuno quella notte poteva avere la certezza sul nome dell’autore del furto. In altre parole Gianni Schiavo poteva essere benissimo estraneo alla faccenda e potrebbe aver pagato per un altro. In caserma, data la delicatezza dell’indagine, non ci sono conferme ufficiali. Ma nemmeno smentite. Le reti incriminate sono state sequestrate, ma, almeno per ora, non è dato di sapere altro. E la notizia di questo dettaglio tutt’altro che secondario è arrivata subito nell’ambiente dei pescatori. E soprattutto è arrivata in casa Schiavo: «Gianni con quei furti non c’entrava nulla - hanno sempre detto i suoi familiari distrutti dal dolore - aveva tutta l’attrezzatura necessaria per lavorare nella massima tranquillità, non avrebbe mai avuto bisogno di rubare le reti degli altri». Del resto anche la mattina di giovedì la pesca era andata benissimo. Ma il pescatore non ha fatto in tempo a vendere i suoi pesci. Sulla spiaggia, ad attenderlo c’era Pino Steri che imbracciava il fucile. E il resto purtroppo è storia nota. SIN CARCERES L’incidente di sabato Questa mattina la decisione del magistrato Resta in carcere Giuseppe Steri, il pescatore di 57 anni di Is Urigus, ritenuto dai carabinieri il responsabile dell’omicidio del suo collega Gianni Schiavo. Ancora ieri nessuna notizia ufficiale è trapelata da Cagliari dopo l’udienza per la convalida del fermo del presunto assassino del pescatore morto sotto tre colpi di fucile Beretta calibro 12 nella spiaggetta di Punt’e Trettu. Il magistrato, infatti, sino a tarda sera non aveva ancora sciolto la riserva sul provvedimento restrittivo della libertà. Lo farà con ogni probabilità questa mattina. Nulla di nuovo neppure circa l’esito degli esami autoptici eseguiti dal medico legale Francesco Paribello sulla salma di Gianni Schiavo. Saranno i particolari dell’autopsia a svelare da quale distanza sarebbero stati sparati i tre colpi di fucile che hanno ucciso il trentaseienne pescatore di Is Urigus. Dettagli che saranno poi utili anche per fare luce sull’esatta dinamica dell’omicidio di Punt’e Trettu sulla quale ci sarebbero ancora diversi interrogativi da chiarire. (m. lo.) STEFANIA PIREDDA SANT’ANTIOCO La spiaggia di Punt’e Trettu dove è stato commesso il delitto [M. M.] La famiglia Schiavo è certa che non si sia trattato di un equivoco «Lo cercava, lo voleva morto» «Non è andato a caccia. Non si è trattato di un errore: voleva uccidere Gianni, lo voleva morto. Non lo ha incontrato per caso. È uscito di casa per sparargli». Carlo Schiavo, come tutta la sua famiglia, non crede all’ipotesi dell’errore di persona: «Erano giorni che stava dietro a mio fratello, lo cercava - continua Carlo Schiavo io stesso qualche giorno prima dell’omicidio lo ho incontrato armato di fucile in una zona in cui andavo a pesca con Gianni. E non era un giorno di caccia. E poi se hai appena subito un furto non vai a caccia, al limite vai a cercare il ladro oppure stai a casa». Non c’è pace dopo quella morte così violenta. Non può essercene in una famiglia dove è morto un ragazzo di 36 anni: «Mio fratello amava il suo lavoro. Era un bravo pescatore invidiato da tutti. Anche da Steri». Lo stesso Schiavo aveva subito più volte furti di reti e altra attrezzatura: «Ma non avrebbe mai ucciso per questo. Forse aveva un carattere duro ma sapeva ragionare. Nulla può valere la vita di un uomo». Qualsiasi cosa possa accadere ora, nulla cancellerà questa tragedia che oggi la mia famiglia è costretta a vivere: «Non voglio infierire sulla famiglia di Pino Steri. Loro non hanno colpa ma quell’uomo ha ucciso mio fratello. Non potremo mai perdonarlo. Non aveva nemmeno la certezza che fosse stato lui a rubare le reti, nessuno a quell’ora poteva sapere chi fosse il ladro, eppure non ha esitato a ucciderlo a sangue freddo. E poi è andato via, è tornato a casa come se nulla fosse. Ha ucciso un padre di famiglia, certe cose non si fanno per sbaglio». (s. p.) Carloforte. La pubblicazione sul Buras è stata bloccata in attesa di chiarimenti Nuovo Puc: ultimi ritocchi prima del varo Il Piano urbanistico comunale, atteso da oltre trent’anni, è stato approvato da metà settembre, ma non è ancora stato pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione. È come dire che in un gran premio il vincitore ha tagliato il traguardo ma la vittoria non è stata ancora annunciata. Fuor di metafora la Regione sta ancora aspettando delle precisazioni chieste con la determina che dava il via libera definitivo al nuovo strumento urbanistico e alle quali è stata subordinata la pubblicazione. Carte alla mano, il Puc di Carloforte è stato approvato il 14 settembre dal Comitato tecnico regionale all’unanimità. L’inghippo, se così si può dire, nasce da alcune precisazioni chieste il 23 settembre. Si parte dallo stagno dei "Pescetti" bonificato da decenni, e che dovrà ospitare la zona artigianale; la Regione chiede una relazione idro-geologica. Il Comune l’ha preparata nei mesi scorsi. Poi, bisogna eliminare dalle carte della dicitura "Ptp 14", perché i Piani territoriali paesistici sono stati cassati dal Consiglio di Stato e quindi decaduti. Il Comune deve anche indicare sulle cartine le nuove aree sottoposte a vincolo archeologico in conformità di quanto a suo tempo è stato comunicato alla Soprintendenza di Cagliari. Poi, nella zona ”C” c’è stato un errore nella trascrizione del regolamento. Infine, il Comitato tecnico regionale ha chiesto che il Bricco Patella, dove si trova una cava inattiva e che ora cade in zona ”H” (a tutela integrale), sia indicato come zona industriale sino a quando l’area non sarà completamente bonificata. Tutte queste precisazioni dovranno essere tradotte con planimetrie e cartine aggiornate che il Comune sta finendo di preparare. Qual sarà, poi, l’iter? Lo indica proprio la determina regionale. Il Comune, dovrà approvare queste richieste del Comitato tecnico con un apposita delibera consiliare consiglio che dovrebbe svolgersi proprio tra qualche giorno. Subito dopo, il Piano urbanistico sarà finalmente pubblicato sul Bollettino ufficiale. Per capire il nuovo Puc è necessario ricorrere ai numeri. L’isola di San Pietro ha una superficie che si estende per oltre 5.000 ettari, 50 Chiesto lo studio idrogeologico per Pescetti La piazza principale [T. S.] milioni di metri quadrati che per poco più del dieci per cento (5 milioni e 400 mila metri cubi), sono destinati ad iniziative turistiche. Le volumetrie sottratte alla costa, circondata dalle zone H a tutela integrale, vengono trasferite intorno all’abitato. Si tratta di circa 600 mila metri cubi residenziali ripartiti a Sud (le Saline) e a Nord dell’abitato. Le volumetrie previste per gli alberghi sono invece di 595 mila metri cubi, spalmati in sei unità paesistiche ambientali. Attualmente sono disponibili sull’isola di San Pietro circa 300 posti letto, che con il nuovo strumento urbanistico potrebbero decuplicarsi. Lo studio per un nuovo piano urbanistico parte nei primi anni ’90, quando il sindaco Agostino Stefanelli incaricò un pool di progettisti. Un primo progetto fu presentato nel 1997 ma il sindaco Carlo Biggio si dimise e non se ne fece più nulla. La giunta di Franco Granara cadde nel 2000 proprio sui veti incrociati legati al Piano urbanistico. La giunta di Marco Simeone l’ha, invece, approvato durante una seduta consiliare fiume, durata otto ore, a fine maggio. Vanno indicate le aree archeologiche MARIANO FROLDI Il centro storico [M. M.] [M. M.] SANTADI Troppi incidenti sulla 126 Due giorni per scoprire l’olio d’oliva La statale 126, nel tratto che congiunge Sant’Antioco con Calasetta, continua ad essere un strada ad alto rischio. A renderla estremamente pericolosa è la carreggiata a due corsie e le numerose curve. Da tempo gli amministratori ne chiedono un allargamento perché, specialmente durante l’estate, deve fronteggiare un imponente traffico turistico. Da questa inadeguatezza derivano, direttamente o indirettamente, gli incidenti stradali, sinora numerosi e spesso anche molto gravi. Gli ultimi incedenti mortali sono avvenuti agli inizi degli anni ’90. A distanza di pochi giorni furono addirittura due. Successero quasi nello stesso punto e causarono la morte di tre persone. Nel primo fu un giovane di Sant’Antioco a perdere la vita in uno scontro frontale avvenuto nell’affrontare una curva. Pochi giorni dopo la stessa sorte toccò ad una coppia di Calasetta. Lo scontro mortale avvenne a pochi metri dalla stessa curva mentre a bordo del motocarro uscivano da una stradina laterale. I due incidenti sollevarono accese polemiche e segnarono un interessamento dell’Anas che predispose alcuni correttivi. La carreggiata sui tornanti di Sa Scrocca fu allargata mentre la curva della morte è stata dotata di segnalatori ottici alimentati con panelli solari. Dopo avere funzionato per qualche anno ora e per ignoti motivi, i segnali luminosi sono spenti. Si aspetta ancora, invece, che anche altri tratti di strada, quelli ancora a rischio, vengano allargati per aumentarne la sicurezza. L’ultimo incidente sulla statale 126 bis è successo domenica sera. In un primo momento sembrava di lieve entità ma si è aggravato nelle ultime ore. Gabriele Bullegas, il giovane parrucchiere di Sant’Antioco uscito di strada con la sua auto, versa in coma terapeutico ed è stato trasferito in nottata dall’ospedale Sirai di Carbonia al Brotzu di Cagliari dove è stato ricoverato in rianimazione. Ha riportato, oltre ad un lieve trauma cranico, la rottura della seconda vertebra della colonna verticale che comporterà un delicato intervento chirurgico. È il condimento per eccellenza. Vellutato e fruttato è diventato il padrone delle tavole del Sulcis e un’opportunità di lavoro e una fonte di reddito per tanti imprenditori agricoli. L’olio di Santadi sale in cattedra e lo fa con “Pane e olio in frantoio”, la seconda edizione della manifestazione organizzata dal Comune (che aderisce all’associazione nazionale Città dell’olio), la Pro loco, la Regione, l’Ersat e il Consorzio interprovinciale per la frutticoltura di Cagliari, Nuoro e Oristano. Per due giorni, sabato 27 e domenica 28, piazza Marconi e i frantoi di Santadi saranno al centro della manifestazione dove sarà possibile anche degustare numerose pietanze condite con l’olio del Sulcis. Ad aprire l’appuntamento però saranno una serie di convegni e tavole rotonde con al centro un unico protagonista: l’ulivo e l’olio. Dopo i saluti di rito il sindaco Elio Sundas e l’assessore alla Cultura Jeffery Grosch, alle 16, nell’aula consiliare, daranno il via alle tavole rotonde “Pane e olio: fra tecnologia, natura e sacro”, “Aspetti e tipicità dell’olio di Sardigna: tecnologie e qualità”, “Valorizzazione e certificazione dei pani tipici regionali”, “Olio e pane: aspetti nutrizionali e salute”, Olivo pianta cosmica: tra fiori, frutti e foglie” e infine “Olio e pane: nutrimento del Corpo e dello Spirito”. Domenica invece, a partire dalle 9.30, in piazza Marconi, il programma della manifestazione lascia il posto alle degustazioni e alla mostra mercato dell’agroalimentare e dell’artigianato locale. Si potranno ammirare le diverse tecniche di molitura del grano (mola sarda e asino) e cottura del pane nel forno a legna. Per le 11, invece, è prevista un’escursione alla tomba dei Giganti. Per gli estimatori dell’olio, alle 11.30 e alle 15.30, da non perdere gli assaggi dell’olio (nel Centro di aggregazione sociale) guidati dagli esperti dell’Ersat. Alle 15, visita ai due frantoi del paese (Eredi Rubiu e Fratelli Sais). Durante tutta la manifestazione si potrà anche ammirare una mostra di pittura allestita nell’ex carcere mandamentale. Per l’occasione la Pro loco sta anche predisponendo alcuni pacchetti vacanza per le visite guidate alle grotte di Is Zuddas e ai musei locali. TITO SIDDI MAURIZIO LOCCI