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denuncia-shock di un agente

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denuncia-shock di un agente
MERCOLEDÌ 14 SETTEMBRE 2011
CRONACA
■ 20
“Pestaggi, violenze e soprusi
nella caserma dei Nocs”
denuncia-shock di un agente
Roma, la Procura indaga sul “nonnismo” tra le teste di cuoio
FEDERICA ANGELI
MARCO MENSURATI
ROMA — Tra di loro lo chiamano
l’“Anestesia”. Consiste nel picchiare talmente tanto la vittima da
renderle insensibile «la parte prescelta» e poi morderla, fino a
strappare la carne. Un rito a metà
tra l’iniziazione e la tortura che ha
un significato ben preciso: benvenuto nella caserma dei Nocs, il
Nucleo operativo centrale di sicurezza, quello che si occupa delle
operazioni più delicate e importanti, dai sequestri alle catture dei
latitanti.
A raccontare di quel “morso”, e
di tutte le altre «incredibili forme
di violenza fisica e psicologica
che, ogni notte, da anni, precipitano nel terrore la caserma polifunzionale di Spinaceto», sede dei
Nocs, è una voce dall’interno. Un
Il reparto
I “NAVY SEALS” ITALIANI
“Sicut nox silentes”, silenziosi come
la notte, è il motto del Nocs, le teste
di cuoio della polizia specializzate
in operazioni ad alto rischio, come la
liberazione di ostaggi, le irruzioni per
la cattura di criminali e terroristi e la
protezione di alte personalità
niare, perché lì regna il terrore».
Non è una coincidenza che negli
ultimi anni ci siano stati numerosi episodi di agenti affetti da depressione e “fuggiti” in pensione a
soli 40 anni, oltre al caso, più clamoroso, del suicidio di Paolo De
Carli. L’agente si sparò un colpo al
cuore due anni fa, proprio lì, in caserma.
«La magistratura sta lavorando
— dice Gianni Ciotti, segretario
provinciale del sindacato di polizia Silp Cgil — Ci auguriamo che
quanto raccontato dal collega
coinvolga solo alcune mele marce, non possiamo pensare né tollerare che in un reparto d’eccellenza come il Nocs accadano cose
del genere». Stando ad altri racconti, infatti, l’Anestesia non era
l’unica forma di violenza che il
Il caso
“Mi hanno
picchiato per uno
sguardo in mensa:
la convalescenza è
durata 108 giorni”
agente dal curriculum impeccabile che, vittima dell’ennesimo
episodio, ha deciso di reagire e si è
rivolto alla procura di Roma, fornendo registrazioni video e audio,
e fotografie. «L’incubo comincia
la sera. Quando “gli esterni” e i civili tornano a casa e dentro restano le quaranta teste di cuoio, come intrappolate, ostaggio di una
decina di ufficiali fuori controllo
che nel tempo hanno imposto con
botte e sevizie e minacce di morte
un regime parallelo». Alternativo
a quello ufficiale. Ma tollerato.
Il racconto dell’agente (che qui
riportiamo in forma anonima per
sua stessa richiesta) parte proprio
da una di quelle foto. Si vede un ragazzo di schiena, senza pantaloni,
tenuto fermo da una decina di
mani, e un uomo nell’atto di mordergli il gluteo destro: «Eccola, l’anestesia. Il ragazzo nudo è una testa di cuoio arruolata da poco,
mentre quello che morde è il leader: si vanta di essere capace di
serrare il morso fino a far toccare
gli incisivi», spiega il poliziotto. «È
un sorta di rito di iniziazione: se
dimostri di essere degno del morso, allora entri a far parte del gruppo, altrimenti sono solo botte,
umiliazioni ed emarginazione».
Non che una volta morsi la vita migliori. Le violenze, fisiche e psicologiche, sono comunque quotidiane, ma almeno non si viene
esclusi dal sistema di potere parallelo, dai servizi, dai turni, insomma dalla vita del Nocs.
«Io sono stato “morso” dopo un
paio d’anni. Ma, come gli altri, anche dopo ho subito di tutto». All’interno della caserma — dice ancora l’uomo — basta nulla per scatenare scene di violenza inaudita.
«L’ultima volta è successo perché
in mensa ho fatto un saluto a quello che si ritiene il leader. Lui si è avvicinato e spalleggiato dagli altri,
ha cominciato a picchiarmi». Un
pestaggio in piena regola — i
Rambo dei Nocs sono istruttori di
arti marziali — che ha costretto la
vittima a una convalescenza di
108 giorni. «A quella scena hanno
assistito tutti, nella sala. Ma nessuno si è detto disposto a testimo-
gruppo usava per “punire” gli
agenti non allineati. Anzi ce ne
erano molte altre, magari meno
codificate, ma quasi sempre a
sfondo sessuale, spesso delle vere
e proprie molestie, subite in silenzio dalle vittime.
La denuncia del poliziotto —
nell’atto formale si parla esplicitamente di «aggressioni e torture»
— è stata acquisita qualche mese
fa dalla procura di Roma che, dopo una prima fase di studio, ha deciso di approfondire e ha dato delega alla Digos di fare i primi accertamenti. Alla richiesta di chiarimenti sullo stato dell’indagine,
gli investigatori si trincerano dietro a un no comment, ma già nei
prossimi giorni il pm Elisabetta
Ceniccola, titolare del fascicolo,
ascolterà gli agenti sotto accusa.
Se si troverà riscontro di quanto
dichiarato dall’agente, il magistrato dovrà anche capire per quale motivo il Comando del Nocs
non è mai intervenuto pur essendo stato a conoscenza di tutto già
a partire dal 2007: «Io queste cose
le ho scritte con appositi atti d’ufficio, protocollati e relazionati.
Ma non ho mai avuto risposta».
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Frosinone, il titolare della fabbrica di “botti” lavorava a un prodotto speciale
“Andatevene, fate solo cose da cinesi”
lo sfogo di Cancelli prima dello scoppio
IL DISASTRO
DAL NOSTRO INVIATO
MASSIMO LUGLI
La fabbrica di fuochi
d’artificio di Arpino dopo
lo scoppio. Sotto,
il proprietario Claudio
Cancelli
La sentenza
La sterilizzano
poi nasce il bimbo
“Paghi l’ospedale”
UDINE — Una sterilizzazione fatta male e ora l’ospedale dovrà mantenere il bambino, nato inaspettatamente, fino al
23esimo anno di età. Una
donna friulana ha vinto la
sua battaglia dopo che,
nel 2005, era rimasta incinta del sesto figlio nonostante l’operazione di
legatura delle tube di Falloppio eseguita dai medici dell’ospedale di San
Daniele del Friuli, in provincia di Udine. Allora
decise di tenere il bambino, ma denunciò l’accaduto alla procura. Il tribunale di Tolmezzo ha
emesso la sentenza di risarcimento: la struttura
dovrà pagarle 260 euro al
mese fino a quando il figlio non avrà 23 anni e
sborsare 150 mila euro di
risarcimento. «Rigettata
la tesi dell’ospedale —
dice l’avvocato Paolo
Persello — secondo la
quale firmando il consenso informato la mia
assistita dovesse essere
a conoscenza dei possibili rischi di un esito negativo dell’intervento».
Amava l’America e l’America l’ha portata via, un pirata della strada ha messo fine ai suoi giorni.
Donatella Majore
nata il 26 ottobre 1955 è spirata il 12
settembre 2011
Ne danno il triste annuncio la mamma
Carla, il padre Ignazio, la sorella Silvia e
le nipoti Flaminia, Livia e Gaia. I funerali
avranno luogo a Roma al suo rimpatrio.
Roma, 14 settembre 2011
Il 13 settembre 2011, con il conforto della fede, si è spento
Luigi Antonio Rosati
Nella speranza della Risurrezione lo partecipa la moglie Maria Rosaria con le figlie
Cecilia, Lilia, Ilda, i generi, le nipoti Elena
e Ilaria e la sorella e il fratello Giuseppina
e Francesco Vocino. Le esequie saranno
celebrate mercoledì 14 settembre 2011
nella Chiesa di Sant’Ambrogio alle ore
15.00. Si può ricordarlo con offerte alla
Caritas o alla Comunità di Sant’Egidio.
Firenze,14 settembre 2011
Ofisa Viale Milton 89 (Fi) 055/489802
Giuseppina Vocino Manicone ed il fratello Francesco piangono la scomparsa del loro amato cognato
Prof. Dott. Luigi Antonio Rosati
Firenze, 14 settembre 2011
Ciao
61 64 74 75 80 87
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2.678.842,00 €
Concorso n. 110 del 13-09-2011
Superenalotto
Nessun vincitore con punti 6
Nessun vincitore con punti 5+
Ai 10 vincitori con punti 5
Ai 829 vincitori con punti 4
Ai 31920 vincitori con punti 3
Marco Praloran
studioso finissimo di letteratura e di lingua, collega di rare qualità, amico caro
e indimenticabile.
Ginevra, 14 settembre 2011
14 settembre 2001 14 settembre 2011
Raffaele Risaliti
Sono già dieci anni ed il tuo sorriso è
sempre con noi. La famiglia
Roma, 14 settembre 2011
40.182,63 €
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Nessun vincitore con punti 5
Ai 5 vincitori con punti 4
Ai 146 vincitori con punti 3
Ai 2.780 vincitori con punti 2
Ai 20.979 vincitori con punti 1
Ai 51.040 vincitori con punti 0
48.471,00 €
2.517,00 €
100,00 €
10,00 €
5,00 €
PROSSIMO CONCORSO
IL JACKPOT CON PUNTI 6
62.500.000 €
Marco
Pochi mesi insieme, densi di apprensione, ma pieni di gemme irripetibili ed indimenticabili. Grazie.
Michele, Elisabetta ed Annamaria
Pavia, 14 settembre 2011
I docenti del Dipartimento di Lingue e
Letterature Romanze dell’Università di
Ginevra, Giovanni Bardazzi, Massimo
Danzi, Roberto Leporatti, Emilio Manzotti, Carlo Roggia, Marco Sabbatini,
Luciano Zampese sono addolorati per la
scomparsa di
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ARPINO — «Voi è meglio che ve
andate, sapete fare solo cineserie». Una frase inquietante che
Claudio Cancelli avrebbe detto ai
dipendenti poche ore prima dell’esplosione. A raccontarlo, un dipendente della fabbrica che aveva finito di lavorare verso le 13, A.
S. e che potrebbe gettare uno
squarcio sulle cause della tragedia costata la vita a sei persone:
Cancelli, i suoi due figli, due operai e un dipendente di un’altra
impresa di fuochi d’artificio che
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L’inchiesta: strage
causata da un
errore umano nella
fase di miscelazione
delle polveri
stava caricando alcune casse sul
suo furgone. L’uomo, molto appassionato del suo lavoro, molto
probabilmente stava progettando qualcosa di speciale, un effetto sbalorditivo da mostrare alla
prossima sagra di Ponza.
Quella dell’errore umano, almeno in questa prima fase dell’inchiesta, è l’ipotesi principale
su cui sta lavorando la procura di
Cassino. Inchiesta difficilissima,
forse impossibile visto che non ci
sono testimoni e che la deflagrazione ha distrutto completamente la parte della fabbrica dove è
avvenuto lo scoppio. Tutta l’area,
ieri, è stata messa sotto sequestro
mentre i carabinieri del Noe, dopo una serie di verifiche, hanno
escluso che la tragedia possa aver
provocato danni ambientali.
«Il momento più pericoloso è
quello della miscelazione delle
varie componenti — spiega il funzionario dei vigili Aldo Antonelli,
che ha coordinato i soccorsi —
basta un errore nel dosaggio delle componenti dei fuochi e si rischia di far saltare tutto in aria. Ma
non si può neanche escludere che
nel reparto di lavorazione, per
cause che ancora non conosciamo, sia scoccata una scintilla». Di
certo la “Pirotecnica Arpinate”
sembrava una delle più sicure tra
le quindici fabbriche che producono fuochi d’artificio nella zona,
tanto da essere stata scelta dalla
guardia di finanza come deposito
giudiziario per i “botti” clandestini (quasi sempre made in China)
sequestrati dalle Fiamme gialle.
«Quella dei fuochi d’artificio è
una tradizione in tutti i 91 comuni del frusinate, forse per l’influenza della Campania — spiega
il sindaco Bruno Vano — solo ad
Arpino, oltre alla festa dell’Assunta, ci sono quelle delle contrade e
tutti i centri, in autunno, festeggiano il patrono. Le imprese lavorano a pieno ritmo e spesso cercano di superarsi tra di loro con
nuove trovate, con colori e fantasie inedite».
E mentre i paesi di Arpino, Isola del Liri, Veroli e Sora stanno
preparando un lutto cittadino
congiunto i corpi delle sei vittime
sono stati trasportati all’obitorio
di Cassino su disposizione del pm
Francesco Carullo. I funerali, presumibilmente, non si terranno
prima di venerdì prossimo. Il Senato, ieri ha osservato un minuto
di silenzio in memoria delle vittime mentre il senatore del Pd Paolo Nerozzi ha chiesto al ministro
del Lavoro Maurizio Sacconi di riferire, in aula, sull’accaduto.
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Repubblica Nazionale
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