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Farmacia: quanti trovano lavoro? - Università degli Studi di Catania

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Farmacia: quanti trovano lavoro? - Università degli Studi di Catania
dopo la laurea
Farmacia: quanti trovano lavoro?
Orazio Prezzavento
C
he l’istruzione superiore sia un utile passepartout per inserirsi nel mercato del lavoro
è oggi un dato acquisito. L’elevato numero di
abbandoni e di studenti fuori corso nelle università ha
stimolato il legislatore, per motivi soprattutto comunitari, ad avviare e gradualmente definire la riforma del
sistema universitario. Non si dimentichi che vantiamo
anche il triste primato di avere un numero di laureati
pari alla metà di quello medio europeo, pur con un
numero di iscritti doppio di quello medio europeo. E
poiché carriere di studio lunghissime portano, di fatto,
inevitabili conseguenze economico-occupazionali, si è
cercato di creare un sistema universitario più vicino alle
esigenze del mondo imprenditoriale.
Per tale ragione, dal 1996, la facoltà di Farmacia
ha deciso di monitorare, con cadenza biennale, la propria offerta formativa e di valutare se essa sia costantemente adeguata alle mutevoli esigenze del mondo del
lavoro. Un’apposita commissione ha quindi elaborato
un sondaggio telefonico per raccogliere i dati relativi
allo stato occupazionale dei laureati/diplomati negli anni
1998-2000 e l’elevata percentuale di persone che hanno aderito all’iniziativa testimonia l’interesse per questo tipo di indagine. Al questionario hanno infatti risposto 230 laureati/diplomati su un totale di 246.
Il 74% degli intervistati ha conseguito la laurea in
Farmacia, il 16% in Chimica e tecnologia farmaceutiche
(Ctf), il 2% il diploma in Informazione scientifica sul
farmaco (Isf) e l’8% in Tossicologia dell’Ambiente (TA).
I valori percentuali dei soggetti inseriti nel mondo
del lavoro sono in linea con i dati dell’indagine Istat
pubblicati sul sito Almalaurea, indagine riferita alla condizione occupazionale di tutti i laureati in Italia (70%).
Il 4% di essi ha dichiarato di essere impegnato in attività di qualificazione (borse di studio, dottorato di ri-
40
cerca, specializzazione, ecc.). Considerando che l’età
media al momento della laurea è di 27,5 anni, che esperienze di questo tipo durano in media tre anni, che in
genere il giovane è privo di esperienza lavorativa e che
il tessuto produttivo è per la maggiore parte formato
da piccole e medie imprese con difficoltà nell’investimento formativo, una riflessione a riguardo sarebbe
se non altro propizia. La percentuale in cerca di occupazione è invece circa quattro punti sopra la media dei
laureati in Italia (26%).
I laureati in Farmacia svolgono in prevalenza la
professione di farmacista (85%), il 28% con un contratto a tempo indeterminato, il 29% con un contratto
a tempo determinato e nella stessa misura con un contratto di formazione lavoro. Un recente sondaggio,
commissionato da grandi aziende italiane, ha evidenziato
come sia importante, per trovare occupazione, fare
esperienze lavorative durante gli studi. Le aziende hanno
altresì rilevato come sia qualificante avere competenze diverse da quelle scolastiche per l’acquisizione di
esperienze gestionali ed organizzative asimmetriche a
quelle conseguite nelle aule universitarie. Il nuovo statuto della facoltà di Farmacia varato con la riforma,
introduce importanti novità sulle modalità del tirocinio, per garantire appunto una formazione più vicina
alle esigenze di lavoro.
Il 9% lavora come informatore scientifico, mentre
una percentuale molto piccola è quella inserita nel settore scolastico. Merita rilevare le limitate possibilità di
insegnamento offerte ai laureati in Farmacia (legge n.
1074 del 1971 – d. M. Istruzione 30 gennaio 1998 n.
39 – d. Lgs 297 del 1994).
Altri dati? Solo del 3% è la percentuale di neodottori
che svolgono altre attività. Una maggiore formazione
imprenditoriale potrebbe dare uno stimolo occupazio-
determinato, il 21% a tempo indeterminato e il 18% ha
un contratto di formazione lavoro. Il maggiore sbocco occupazionale è tuttavia dato dal settore informazione sul farmaco (35%) e dalla professione di farmacista (22%). Il 18% ha acquisito il titolo di dottore di
ricerca e ‘solo’ il 7% lavora nell’industria nazionale
come ricercatore. Il limitato numero di imprese farmaceutiche presenti nel territorio regionale rende comprensibile quest’ultimo dato. Tuttavia, il potenziamento
di alcuni settori produttivi, recentemente annunciato
da qualche impresa multinazionale presente nella provincia, potrebbe dare un contributo significativo ad
uno sviluppo occupazionale nella ricerca. Anche per i
laureati in Ctf sembrerebbe importante acquisire durante gli studi universitari una maggiore ‘capacità di
impresa’ (grafico 2).
I dati raccolti sui diplomati sono veramente esigui: al
momento dell’intervista telefonica solo cinque studenti
avevano conseguito il diploma in Isf e diciotto in TA.
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
azienda
continuare att. svolta
corso specializ.
farmacia
Isf
dottorato,ricerca
altro
non sa
1
obiettivi professionali
Settori da approfondire-Ctf
12
10
n. questionari
n. questionari
Obiettivi professionali per il medio-breve periodoFarmacia
aspetto commerciale
informatica
pratica nei laboratori
pratica professionale
tecnica farmaceutica
altro
8
6
4
2
0
1
Settori da approfondire
41
dopo la laurea
nale di tipo autonomo. Questo è quanto emerge dalle
risposte degli intervistati, una quota considerevole
(30%) dei quali avrebbe inserito nel proprio piano di
studi materie che approfondissero gli aspetti manageriali o di marketing connessi al settore chimico farmaceutico.
Una formazione quindi adeguata per creare nuove
piccole imprese da inserire nel contesto della produzione di farmaci, come, ad es., le officine farmaceutiche o in altri settori collegati quale quello della chimica
dei prodotti cosmetici.
Sebbene il 91% dichiari di svolgere un’attività professionale pienamente correlata con il titolo di studio e
l’83% abbia del tutto soddisfatto le sue aspettative,
un’analisi degli obiettivi che gli intervistati si pongono
nel periodo medio-breve rivela un quadro più articolato (grafico 1).
Minore risulta la percentuale dei laureati in Ctf occupati (76%). Il 50% di essi ha un contratto a tempo
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