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Allergia alla frutta fresca in età pediatrica
Più in dettaglio Allergia alla frutta fresca in età pediatrica Premessa La frutta è il primo alimento, dopo il latte, ad essere somministrato al bambino intorno al 5°-6° mese di vita. Da una recente inchiesta condotta dalla Commissione per le Allergie Alimentari, Anafilassi e Dermatite Atopica della SIAIP, risulta che l’allergia alimentare grave alla frutta, in età pediatrica, in Italia si aggira intorno al 9% 1; nella percentuale non viene però definito il tipo di frutta in causa: a guscio (noci-arachidi) o fresca. Gli studi di biologia molecolare sui principali panallergeni presenti nel mondo vegetale hanno reso ragione delle principali sindromi correlate a cross-reattività tra polline-alimento fino ad ora descritte in letteratura. Con la presente revisione intendiamo fornire al pediatra un facile schema di comprensione e comportamento di fronte ad un bambino con storia clinica di allergia alla frutta fresca. La maggioranza degli allergeni vegetali è costituita da proteine di difesa, espresse dalla pianta contro infestazioni parassitarie, fungine, batteriche e virali e proteine di accumulo, nei semi, necessarie per la germinazione e lo sviluppo degli stessi. La conoscenza tassonomica della famiglia di appartenenza (Tab. I) permette di comprendere una possibile cross-reattività all’interno della stessa famiglia, ma non giustifica quella che si manifesta in famiglie e specie diverse. La biologia molecolare ha colmato questo vuoto individuando l’esistenza di alcuni panallergeni, proteine cioè presenti in famiglie tassonomicamente non correlate, ma riconosciute dai pazienti ad esse sensibilizzati, indipendentemente dall’alimento assunto. Alcuni di questi panallergeni, stabili al calore e alla proteolisi gastrica, si comportano da sensibilizzanti (sensitizer) rendendosi responsabili di sintomi sistemici e di anafilassi grave; altri panallergeni sono eliciter, allergeni “incompleti”, per lo più in grado d’indurre sintomi secondari ad una primitiva sensibilizzazione ad alcuni tipi di pollini con cui dividono una simile sequenza aminoacidica. Tab. I. Classificazione tassonomica secondo famiglie. Famiglia Frutto Rosaceae Mela, pera, prugna, pesca, albicocca, ciliegia Rutaceae Arancia, mandarino Actinidiaceae Kiwi Vitaceae Uva Musaceae Banana Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica • 05/2008 • 6-15 A cura della Commissione di Diagnostica Immunoallergologica della SIAIP Claudia Alessandri1 Roberto Berni Canani2 Franco Borghesan3 Alberto Martelli4 Paolo M. Matricardi5 Paolo Pigatto6 Lamberto Reggiani7 Centro di Allergologia Clinica e Sperimentale IDI-IRCCS, Roma; 2 Dipartmento di Pediatria, Università “Federico II”, Napoli; 3 Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Padova; 4 “Melloni” Pediatria, Milano; 5 Dipartimento di Pneumologia ed Immunologia Pediatrica, Ospedale “Charité”, Berlino; 6 IRCCS, Ospedale “Galeazzi” e Università di Milano; 7 Pediatra di Famiglia, Imola 1 [email protected] Caso clinico Antonio, 7 anni, nel mangiare una mela ha presentato edema delle labbra, prurito in gola. Riferisce rino-congiuntivite da marzo a fine giugno, da circa un anno. Esiste correlazione tra i sintomi respiratori e quelli presentati all’ingestione? Vi è rischio di anafilassi? Va eliminata tutta la frutta? Come fare la diagnosi? Nel caso clinico descritto, partendo dalla storia clinica di sospetta rino-congiuntivite allergica, vanno eseguiti esami per accertare una sensibilizzazione ad allergeni inalanti indipendentemente dalla presenza/assenza di una determinata fonte allergenica nell’ambiente in cui il nostro paziente vive. Se ad esempio il bambino abitasse in Campania o in Calabria non dovremmo rinunciare a testarlo per la betulla: pur essendo vero che questa specie arborea non è presente nell’Italia meridionale, il paziente potrebbe essersi sensibilizzato o per esposizione casuale (viaggi) o per presenza nel suo habitat di proteine omologhe appartenenti ad altre specie arboree (es. nocciolo, quercia); non eseguire l’indagine potrebbe comportare un’inesatta diagnosi 2. Vanno poi eseguiti test diretti a definire il possibile allergene alimentare in causa. Nelle fonti allergeniche possono essere presenti sia allergeni propri che panallergeni che la esecuzione degli Skin Prick Test (SPT) o la determinazione delle IgE specifiche verso estratti non sono in grado di distinguere. Inoltre l’accuratezza diagnostica dello SPT è proporzionale alla qualità e alla standardizzazione dell’estratto diagnostico impiegato. Entrambe queste caratteristiche sono spesso scadenti negli estratti provenienti da fonti vegetali a causa della perdita o della mancanza di stabilità di alcune proteine durante i processi di estrazione. Gli estratti in questo caso hanno bassa sensibilità diagnostica causando un’alta percentuale di SPT falsamente negativi. Allergia alla frutta fresca in età pediatrica Si è tentato di ovviare a questo problema ricorrendo alla tecnica del prick-prick test con la quale si punge più volte prima il vegetale prescelto e successivamente si esegue lo SPT sul braccio del paziente. Tuttavia anche questa metodica è gravata da una bassa specificità che determina un’alta percentuale di falsi positivi, dall’impossibilità di standardizzare la fonte allergenica (differenza tra specie: es. non tutte le mele sono tra loro uguali riguardo alla concentrazione dei vari allergeni), mancata uniformità del contenuto delle proteine allergeniche nel vegetale in esame (differenza nella stessa specie: l’espressione di alcune proteine allergeniche contenute nella parte edule del vegetale varia non solo in base alla specie, ma anche in base alle condizioni di salute e crescita della singola pianta). La bassa specificità è da imputarsi alla crossreattività/co-riconoscimento con pollini e altri alimenti correlati. Dal momento che la concentrazione degli allergeni labili nell’estratto è scarsa mentre gli allergeni stabili persistono, è stato ipotizzato di utilizzare questa informazione come strumento per distinguere i pazienti sensibilizzati ad allergeni stabili (es. seed storage proteins, lipid transfer proteins) o labili (es. Bet v 1-like, profiline); tali conclusioni possono comunque venir meno in caso di contemporanea sensibilizzazione alle lipid transfer proteins (LTP) e agli allergeni propri della frutta a guscio (seed storage proteins) 3. Attualmente sono disponibili in commercio allergeni naturali estremamente purificati o ricombinanti impiegati nella diagnostica in vitro in sistemi singleplex (viene testato un allergene per volta) o multiplex (più allergeni vengono testati in un unico array: ImmunoCAP ISAC - VBC Genomics, Vienna, Austria). Le molecole ricombinanti, non utilizzabili attualmente nella diagnostica in vivo (SPT), hanno dimostrato una sensibilità superiore al 70% nel mimare la fonte allergica, che cresce proporzionalmente all’impiego della combinazione delle singole proteine allergeniche provenienti dallo stesso alimento 4 5. La determinazione delle IgE dirette verso un singolo panallergene usando un’unica proteina non garantisce gli stessi risultati (sensibilità, specificità, VPP) dell’impiego di più proteine rappresentanti quel panallergene. Non esistendo un tipo di panallergene uniformemente riconosciuto dal 100% degli individui allergici ad esso, un sistema Più in dettaglio Un bambino atopico riconoscerà nella frutta più facilmente allergeni completi, stabili al calore e alla proteolisi, e solo crescendo, dopo essersi sensibilizzato ai pollini, ad esempio delle Graminaceae o delle Betulaceae, reagirà agli allergeni “incompleti”. Più in dettaglio in multiplex contenente più molecole omologhe (ma non uguali!!) rappresentative di quel gruppo di panallergeni è sicuramente da preferirsi onde aumentare la sensibilità della metodica 6. Il gold standard nella diagnosi di allergia alimentare è attualmente considerato il test di provocazione orale con alimento in doppio cieco contro placebo (DBPCFC). Tuttavia la spontanea degradazione di alcuni allergeni alimentari vegetali, la loro diversa concentrazione nel singolo alimento testato, rendono aleatoria la riproducibilità di questo esame nonché difficile il tentativo di mascherare il sapore e la consistenza del frutto in esame. Qui di seguito vengono illustrate le principali caratteristiche di 4 panallergeni contenuti nella frutta fresca: LTP, Bet v 1-like proteins, Profiline, Chitinasi. LTP Le proteine non specifiche di trasporto dei lipidi (nsLTP) sono dei panallergeni 7 prevalentemente localizzati al di sotto della buccia di alcuni tipi di frutta, che svolgono funzione di difesa contro i patogeni delle piante e rappresentano un ottimo esempio di veri allergeni alimentari (sensitizer). La loro resistenza alla digestione proteolitica chiarisce la funzione di agenti sensibilizzanti primari attraverso la via orale e la susseguente induzione di gravi reazioni sistemiche, mentre la stabilità termica ai processi di conservazione alimentare rende ragione della loro allergenicità nelle bevande e negli alimenti che vengono sottoposti a processi industriali (es. succhi di frutta, birra, vino, nocciole e arachidi). Nel Nord e nel Centro Europa l’allergia ai frutti delle Rosaceae (particolarmente la mela) è principalmente causata dalla cross sensibilizzazione con il polline della betulla (eliciter) 8. Nell’area mediterranea, dove l’incidenza dell’allergia al polline della betulla è molto bassa, l’allergia alle Rosaceae (specie la pesca) è correlata alla sensibilizzazione alla LTP (sensitizer). Sono stati identificati allergeni alimentari appartenenti alla famiglia delle LTP in svariati frutti delle Rosaceae (pesca, mela, albicocca, ciliegia, prugna) così come in altri frutti, cereali, vegetali (Tab. II). Un paziente può sensibilizzarsi unicamente alla LTP della pesca oppure a tutto lo spettro di LTP contenuto in una vasta schiera di frutta o vegetali. Tab. II. Alimenti vegetali contenenti LTP (da www.allergome.org, mod.). Allergene Alimento All e LTP Cipolla Ara h LTP Arachide Asp o 1 Asparago Bra o 3 Broccolo Bra r LTP Rapa Cas s 8 Castagna Cit l 3 Limone Cit r 3 Mandarino Cit s 3 Arancio Cor a 8 Nocciola Dau c LTP Carota Fra a 3 Fragola Hel a 3 Girasole Hev b 12 Lattice Hor v LTP Orzo Jug r 3 Noce Lac cs 1 Lattuga Lyc e 3 Pomodoro Mal d 3 Mela Ory s LTP Riso Pru ar 3 Albicocca Pru av 3 Ciliegia Pru d 3 Prugna Pru du LTP Mandorla Pru p 3 Pesca Pun g LTP Melograno Pyr c 3 Pera Ros r LTP Rosa Rub i 3 Lampone Tri a 14 Grano Tri s LTP Farro Vit v 1 Uva Zea m 14 Mais Non esistono ancora dati sufficienti per poter stabilire se un paziente resterà monosensibile ad un tipo di LTP o svilupperà polisensibilizzazione all’interno di questo gruppo di panallergeni. La Figura 1 mostra le cross-reattività attualmente riconosciute e dettagli più approfonditi possono essere tratti direttamente dal sito internet: www.allergome.org. Allergia alla frutta fresca in età pediatrica Più in dettaglio Fig. 1. www.allergome.org - Cross-reattività attualmente conosciute per Pru p 3. La prevenzione deve essere basata su: • eseguire una diagnosi esatta; • allertare il paziente dei possibili rischi senza proibire cibi fino a quel momento assunti senza problemi, eludendo solo quelli che hanno provocato reazione; • invitare alla compilazione di un diario clinico su cui annotare sintomi per alimenti prima tollerati; • programmare controlli periodici; • prescrivere adrenalina autoiniettabile in caso di reazioni sistemiche. Chitinasi delle piante di classe I e sindrome lattice-frutta Meno dell’1% della popolazione generale è allergica al lattice. La prevalenza della sensibilizzazione al lattice diviene maggiore nelle persone che per motivi professionali indossano guanti in lattice (17% negli addetti alla sanità) e nelle persone che hanno subito numerosi interventi chirurgici (circa il 50% degli operati per spina bifida). La percentuale dei pazienti con allergia al lattice, che soffre anche di Allergia alla frutta fresca in età pediatrica allergia alimentare, si aggira tra il 21 e il 58%. Gli alimenti maggiormente coinvolti sono la banana, il kiwi, l’avocado, la castagna, la patata, il pomodoro, la papaia, l’ananas, il frutto della passione, il mango, il fico 9. Il quantitativo di allergeni in essi contenuto aumenta significativamente se gli alimenti vengono sottoposti a trattamenti con etilene per accelerarne la maturazione. Le chitinasi di classe I perdono le loro proprietà allergiche sia in vivo che in vitro dopo trattamento per 15 minuti a 100°C e ciò spiega come mai la sindrome lattice-frutta sia correlata solo al consumo di frutta cruda. Bet v 1-like proteins L’allergene maggiore della betulla come paradigma di allergene cross-reattivo L’allergene maggiore della betulla è la proteina Bet v 1 10 a cui è sensibile più del 95% degli allergici al polline di betulla; da oltre 10 anni è disponibile anche come allergene ricombinante rBet v 1 11. Con allergene maggiore si Più in dettaglio 10 intende quello a cui si legano almeno il 50% delle IgE specifiche presenti nel siero di un paziente allergico a quella sostanza 12. Si tratta di una proteina altamente conservata appartenente alla famiglia delle patogenesis-related protein di tipo 10 (PR-10) 13 14. È un allergene altamente cross-reattivo con altri allergeni delle fagaceae: nocciolo (Cor a 1), ontano (Aln g 1), carpino (Car b 1) ma anche con quercia e castagno, ed è presente anche in zone dove la betulla non è diffusa 2. Sono stati identificati molti allergeni alimentari Bet v 1-correlati: nella mela (Mal d 1), nella ciliegia (Pru av 1), nell’albicocca (Pru ar 1), nella pera (Pyr c 1), nel sedano (Api g 1), nella carota (Dau c 1) 15. Il paziente allergico alla Bet v 1 può presentare sintomi all’ingestione di questi alimenti vegetali che presentano estesa omologia con Bet v 1, ma anche con alimenti come le nocciole che presentano omologia con Cor a 1. 16. La sintomatologia all’ingestione di frutta nei pazienti allergici al panallergene Bet v 1 si manifesta quasi esclusivamente con sindrome orale allergica, a differenza di quanto si osserva nei pazienti con allergia a questa frutta senza pollinosi 17 in quanto gli allergeni alimentari omologhi al Bet v 1 sono degradati dalla digestione peptica e dalla cottura (mantenendo però inalterata la capacità di stimolare i linfociti T con conseguente stimolo nei pazienti con eczema) 18. Un paziente allergico alla proteina maggiore delle betulle può dunque presentare sintomi all’ingestione di alimenti correlati, anche se questo non avviene in tutti i casi, ma in percentuali variabili intorno al 60% dei pazienti, perché? Perché il fenomeno della cross-reattività è una manifestazione complessa. È vero che per avere cross-reattività è necessario un alto grado di omologia della struttura primaria delle proteine e che questo può comportare un’alta omologia nella struttura tridimensionale, responsabile in questo caso del legame delle IgE (epitopi conformazionali). È anche vero, però, che la manifestazione clinica successiva al legame antigene-anticorpo dipende dall’avidità e dall’affinità dell’anticorpo e ancora dalla capacità di stimolare i linfociti T 19 e i mastociti 20. In breve essere allergici all’allergene maggiore delle betulaceae significa avere allergia ai pollini di alberi appartenenti alle fagaceae e la possibilità di avere manifestazioni di sindrome orale allergica (assai raramente più gravi) all’ingestione di nocciole, mele e altre rosaceae. Profiline Le profiline sono proteine del peso di circa 12.000-15.000 Dalton che si trovano nel citoplasma di tutte le cellule nucleate 21. Il loro nome deriva dalla loro funzione, importante per ogni cellula, consistente nella capacità di legare, polimerizzare o depolimerizzare l’actina monomerica e molte altre proteine 22. Attraverso questa funzione le profiline regolano la motilità intrinseca delle cellule, l’allungamento cellulare, e quindi la loro forma o, in termini più astratti, il loro “profilo” 22. Data l’importanza funzionale, non stupisce che le sequenze primarie delle profiline siano ben conservate attraverso le specie vegetali anche evoluzionisticamente divergenti, con un 70-85% di omologia ed una notevolissima somiglianza nella struttura secondaria e terziaria 14. Nei primi anni Novanta fu osservato che una quota consistente delle IgE specifiche di pazienti allergici al polline di betulla reagisce contro la profilina presente nei grani pollinici e cross-reagisce con molte altre profiline presenti in altri pollini o in alimenti di origine vegetale 23-25. Fu così dimostrato che le profiline erano responsabili di molti casi di sensibilizzazioni crociate tra pollini e alimenti di origine vegetale 25. Moltissimi pollini contengono profilina allergenica, e tra questi anche le graminaceae e l’artemisia. La profilina è contenuta anche nel lattice. La proprietà delle profiline di funzionare come allergene e di essere presente in molte specie vegetali distinte hanno portato Rudolf Valenta a coniare il termine “pan-allergene”, poi attribuito ad altre categorie di proteine, come le LTP 24. Profiline di rilevanza allegologica sono state trovate, oltre che nella betulla (Bet v 2), nella pera (Pyr c 4), ciliegia (Pru av 4), pesca (Pru p 4), nocciola (Cor a 2), sedano (Api g 4), banana (Mus p 4) melone (Cuc m 2), arachidi (Ara h 5), pomodoro (Lyc e 1), soia (Gly m 3), ananas (Ana c 1), lattice (Hev b 8), ecc. Questo ampio spettro di fonti allergeniche, che include alimenti vegetali di larghissima diffusione, presupporrebbe una elevata pericolosità dell’allergene in relazione alle possibili reazioni potenzialmente generabili dall’ingestione degli alimenti stessi. Al contrario, le profiline sono molto labili al calore (e quindi sono distrutte dalla cottura degli alimenti) 23 ed alla digestione gastrica 24, quindi le sintomatologie provocate dalla loro ingestione nei soggetti allergici si limitano nella gran parte dei casi alla sindrome orale allergica, indotta dagli alimenti crudi 24. In generale, il 10-30% Allergia alla frutta fresca in età pediatrica pollini, ma in nessuno di quelli con sensibilizzazione a non oltre 5 fonti polliniche. I pazienti reattivi alla profilina sono mediamente più giovani, più frequentemente di sesso maschile, soffrono più frequentemente di asma bronchiale e di sindrome orale allergica 2. Per la diagnostica di questi pazienti è essenziale acquisire informazioni a livello molecolare 32-35. È importante cioè identificare markers specifici della sensibilizzazione alla profilina. È possibile, ad esempio, eseguire SPT con Bet v 2 ricombinante 32, oppure determinare la concentrazione sierica di IgE specifiche 33. Più in dettaglio dei pazienti con allergie alimentari associate ad una pollinosi hanno nel siero anticorpi IgE specifici per la profilina. La presenza quindi di IgE che riconoscono la profilina è un fattore di rischio per le reazioni da fonti allergeniche polliniche multiple e per l’allergia alimentare associata alla pollinosi 24. La profilina della betulla (Bet v 2) è stata tra i primi allergeni il cui DNA è stato clonato 23. La Bet v 2 da DNA ricombinante è stata prodotta e proposta come prototipo di approccio molecolare alla diagnostica e terapia delle allergie 25 26. La struttura terziaria della Bet v 2 è stata ottenuta attraverso la cristallografia a raggi-X 11; gli epitopi B riconosciuti dagli anticorpi IgE sono stati mappati in regioni la cui sequenza primaria è ben conservata, spiegando così la diffusa cross-reattività. Attualmente si conoscono molte decine di profiline di rilevanza allergologica con un livello di cross-reattività reciproca piuttosto elevato. Nella Figura 2 si riportano le crossreattività dimostrate tra profiline, in base ai dati disponibili al gennaio 2008 registrati da Allergome 27. La sensibilizzazione alla profilina è relativamente frequente tra i pazienti con pollinosi (circa 20%) ed è ancora più frequente tra quelli con pollinosi multipla. La reattività contro la profilina è stata osservata in oltre il 50% dei pazienti sensibilizzati ad almeno 6 Algoritmo diagnostico In Tabella III sono riassunti i principali esami, eseguibili in vivo (SPT) ed in vitro (ricerca di IgE specifiche verso singole molecole allergeniche) per poter giungere ad un’esatta diagnosi. Gli stessi esami possono essere eseguiti tramite un unico prelievo (ImmunoCAP ISAC): il vantaggio di questa metodica rispetto alle precedenti appare notevole. Con pochissimi microlitri di siero possono essere testate contemporaneamente 89 molecole allergeniche comprendenti allergeni propri presenti nelle varie famiglie di pollini e panallergeni cross-reattivi con gli alimenti. Fig. 2. Sequenza primaria della Bet v 2.0101 e cross-reattività dimostrate tra profiline di diverse fonti allergeniche. Allergia alla frutta fresca in età pediatrica 11 Più in dettaglio Tab. III. Algoritmo diagnostico. SPT 1) Graminaceae Mix 2) Betulla 3) Composite mix 4) Parietaria 5) Pesca Oppure ImmunoCAP ISAC e IgE specifiche per 1) Phl p 12 2) Bet v 2 3) Bet v 1 4) Pru p 3 In base ai risultati ottenuti si potranno delineare i seguenti quadri clinici: • paziente allergico alle profiline: avrà SPT positivi per gli estratti delle graminaceae, e/o del- la betulla e/o delle composite e/o dell’olivo e/o della parietaria. Se testato con estratti allergenici di vegetali presenterà innumerevoli risposte cutanee verso numerosi alimenti contenenti profiline. Avrà IgE specifiche positive per profiline ricombinanti (Fig. 3); • paziente allergico alle Bet v 1-like proteins: avrà SPT positivi per l’estratto della betulla, nocciolo, quercia, potrà essere parimenti co-sensibilizzato o allergico alle graminaceae e alle composite, avrà positività alle IgE specifiche per le fagales related proteins ricombinanti (Fig. 4); • paziente allergico alle LTP: indipendentemente dalla presenza od assenza di sensibilizzazione ai pollini di graminaceae, composite, betulaceae, olivo e parieta- Fig. 3. Sensibilizzazione alle profiline. Fig. 4. Sensibilizzazione alle Fagales Related Proteins. 12 Allergia alla frutta fresca in età pediatrica Più in dettaglio Fig. 5. Sensibilizzazione alla LTP. ria avrà presenza di IgE specifiche per Pru p 3 (Fig. 5). Anche se Pru p 3 rappresenta un marcatore della sensibilizzazione alla LTP, non è esclusa al 100% la possibilità che un paziente allergico ai pollini e alla LTP possa essere anche sensibilizzato alle profiline e/ o alle Bet v 1-like proteins. Rappresentando però LTP il panallergene potenzialmente più pericoloso sarà anche quello verso cui maggiormente indirizzeremo la nostra attenzione. Conclusioni Gli studi comparsi in letteratura, in questi ultimi anni, alcuni dei quali Randomized Controlled Trial, cioè lavori con livelli di evidenza di tipo 2, hanno paragonato i livelli di IgE specifiche verso allergeni altamente purificati o ricombinanti con il test di provocazione orale, là dove era possibile eseguirlo senza causare danno al paziente. Da questi studi qualcuno vorrebbe giustamente dedurre il rapporto di verosimiglianza* positivo in grado di permettere al medico di evitare un test di provocazione orale per confermare la diagnosi. I dati numerici dedotti da simili calcoli hanno però, per ora, poca utilità. Infatti in aller- gologia attualmente non esistono rapporti di verosimiglianza talmente sensibili o specifici che ci permettano di attribuire valori predittivi generalizzabili a qualsiasi popolazione di soggetti allergici. Non esistono in caso di allergia respiratoria: non ci sono infatti valori per gli SPT o per le IgE specifiche in grado di distinguere tra soggetto sensibilizzato e paziente malato, o tanto meno esiste in questo campo un test diagnostico di riferimento. Non esistono in caso di allergia alimentare (es. latte 29, uovo 30), in cui pur impiegando il test di provocazione orale come riferimento, si è potuto notare come i cut-off segnalati in letteratura appartengano a gruppi selezionati di pazienti, e non siano riconducibili alla popolazione generale. Non esistono per gli allergeni presenti nella frutta fresca in base all’enorme numero di variabili che condizionano il riconoscimento e la presenza di queste proteine. Tuttavia non si può giungere alla paradossale conclusione che in mancanza di dati EBM le indagini diagnostiche fino ad ora utilizzate, perfino quelle più mirate, volte ad individuare molecole allergeniche, non debbano essere utilizzate o peggio ancora, siano inutili o dispendiose 31. Il compito del pediatra è quello di iniziare a sospettare un’allergia di fronte ad un bambino che rifiuta sistematicamente la frutta o che * Il rapporto di verosimiglianza o Likelihood ratio si ottiene dai rapporti fra Sensibilità e Specificità. Consente di stabilire come si modificano le probabilità di una malattia da prima di eseguire il test (probabilità pre-test) a dopo averlo eseguito (probabilità post-test). Allergia alla frutta fresca in età pediatrica 13 Più in dettaglio presenta reazioni ad essa, conoscere il problema, segnalarlo ai colleghi allergologi affinché lo identifichino secondo un algoritmo basato sulle più recenti ed aggiornate conoscenze. Solo attraverso queste specifiche conoscenze applicate ad ampi studi di popolazione si potrà un giorno giungere a delle conclusioni, non solo epidemiologiche; nel frattempo è doveroso garantire al paziente la migliore qualità di vita impiegando tutti i mezzi disponibili. Bibliografia Calvani M, Cardinale F, Martelli A. Anafilassi in pediatria. Milano: Springer Verlag 2007. 2 Mari A, Wallner M, Ferreira F. Fagales pollen sensitization in a birch-free area: a respiratory cohort survey using Fagales pollen extracts and birch recombinant allergens (rBet v 1, rBet v 2, rBet v 4). Clin Exp Allergy 2003;33:1419-28. 3 Asero R. 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