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Malattie infiammatorie delle vie aeree superiori
379 CAPITOLO 16 Caterina Bucca Elisabetta Rovatti Bianca Beghé © 2010 ELSEVIER S.R.L. Tutti i diritti riservati. Le vie aeree superiori si estendono dalle narici alla laringe e sono in continuità con le vie aeree inferiori, che si estendono dalla trachea agli alveoli. I due tratti respiratori, superiore e inferiore, hanno numerose caratteristiche in comune ma anche peculiarità distintive. Il naso, oltre a veicolare l’aria, svolge una funzione protettiva delle vie aeree inferiori nei confronti di irritanti ambientali, allergeni e agenti infettivi. La risposta acuta e/o cronica alle variazioni fisiche e chimiche dell’aria inspirata è di tipo primario sensoriale (olfatto e irritazione) o secondario fisiologico (ostruzione al flusso aereo, ipersecrezione, alterazione della clearance mucociliare). Il sistema nervoso autonomo gioca un ruolo importante, per la sua capacità di regolare la secrezione mucosa, il tono vascolare e la permeabilità microvascolare e, sia direttamente (sistema non adrenergico, non colinergico) sia indirettamente (regolazione del tono vascolare e della permeabilità microvascolare), di reclutare e attivare le cellule infiammatorie che risiedono nella mucosa delle vie aeree superiori. L’ostruzione nasale si realizza attraverso la congestione dovuta alla dilatazione del tessuto vascolare che circonda il setto e i turbinati. Questo tessuto è costituito da un’estesa rete anastomotica arterovenosa e da plessi cavernosi ed è regolato da un complesso sistema di innervazione autonoma simpatica-parasimpatica che, agendo sulle strutture sfinteriche, può determinare rapidi aumenti o diminuzioni di volume della sottomucosa. Sia la disfunzione del sistema nervoso simpatico sia la liberazione di mediatori dell’infiammazione Malattie infiammatorie delle vie aeree superiori causano dilatazione delle anastomosi e congestione dei plessi venosi con conseguente perdita della pervietà nasale. La risposta infiammatoria nasale è regolata da un’ampia varietà di neuroni nocicettivi, riconducibili alle fibre nervose mieliniche A-, a risposta rapida, e alle fibre C, amieliniche a conduzione lenta. La varietà neuronale dipende dal tipo di neurotrasmettitore coinvolto (peptidergico o non peptidergico), dal tipo di sensazione trasmessa (dolore, freddo) e dal tipo di recettore (istaminico H-1, famiglia dei vanilloidi). Le fibre C vengono stimolate da numerose sostanze irritanti (per esempio, fumo di sigaretta, vapori, isocianati ecc.) e da molti mediatori dell’infiammazione. I neuroni nocicettivi afferenti corrono lungo le fibre del nervo trigemino, le cui terminazioni giungono in prossimità delle strutture bulbari che regolano la funzione respiratoria e la pervietà delle vie aeree inferiori. Questa disposizione fornisce il substrato anatomico per gli effetti riflessi dell’irritazione delle vie aeree superiori sulle vie aeree inferiori. I neuroni afferenti giungono anche al nucleo talamico ventrale posteriore (responsabile per le sensazioni dolorosa e termica) e alla corteccia (sensazione di prurito, congestione e rinorrea). I neuroni efferenti attivano i riflessi nasali quali starnuti, secrezione di muco e tosse, che contribuiscono alla detersione e all’espulsione degli agenti patogeni inalati. La stimolazione dei recettori può anche evocare il “riflesso assonico”, ovvero un’onda di depolarizzazione che induce la liberazione “antidromica” di neuropeptidi ad azione diretta sulle cellule epiteliali, endoteliali, ghiandolari e sulle cellule infiammatorie. 2 2 Rinite Definizione La rinite è una sindrome caratterizzata da rinorrea anteriore e/o posteriore, starnuto, ostruzione e prurito nasali, presenti per lo meno 1 ora al giorno per almeno 2 giorni consecutivi. Numerose condizioni, allergiche e non allergiche, possono causare tali sintomi. In tabella 16.1 sono riportati i molteplici tipi di rinite raggruppati, sulla base dei criteri eziologici, in infettivi, allergici e non allergici. Questi ultimi includono condizioni infiammatorie (rinite non allergica con eosinofilia, rinite C0080.indd 379 professionale) e non infiammatorie (riniti vasomotoria, ormonale, idiopatica, da irritanti, da alimenti). RINITE INFETTIVA I meccanismi di difesa antivirale e antibatterica della mucosa nasale sono molteplici e molto efficienti. Per questa ragione, le infezioni nasali da batteri patogeni extracellulari sono rare e quelle virali sono auto-limitanti, con breve morbilità e assente mortalità. 6/9/10 10:19:08 AM 380 Parte 2 - MALATTIE DELL’APPARATO RESPIRATORIO Tabella 16.1 Caratteristiche della rinite A Tipo di rinite Caratteristiche Infettiva Agenti infettivi Virus (rinovirus, virus respiratorio sinciziale, coronavirus) Batteri, funghi (sempre associata a sinusite cronica) Allergica Allergeni Domestici (acari, forfore di animali domestici, insetti) Pollini di graminacee Pollini di composite (Artemisia, Ambrosia, Parietaria) Alberi (betullacee, oleacee, querce e cupressacee) Professionali (isocianati, cereali, segatura del legno, glutaraldeide e anidridi, materiali di saldatura e colofonia, animali di laboratorio, insetti, resine e collanti, lattice, sali di metalli e persolfati) Muffe (Cladosporium, Alternaria, Aspergillus e Penicillium) Non allergica a) Infiammatoria NARES (Non Allergic Rhinitis with Eosinophilia Syndrome) Da sostanze irritanti b) Non infiammatoria Da farmaci Gustativa Vasomotoria Sindrome rinitica non allergica con eosinofila nasale: assenza di allergia, spesso associata a severa infiammazione delle vie aeree, nel 30% dei casi associata a poliposi nasale, asma non allergica e intolleranza all’acido acetilsalicilico Vapori di acido acetico, ammoniaca, cloro, composti volatili, fumo di tabacco, toner di fotocopiatrice, SO2. Antipertensivi, antinfiammatori non steroidei, ormoni, psicotropi, cocaina. Rinite medicamentosa (uso protratto di vasocostrittori topici come decongestionanti: amine simpaticomimetiche e imidazolinici). Si sviluppa a seguito dell’ingestione di cibi, soprattutto quelli piccanti (la capsaicina induce la liberazione di neuropeptidi). Neurogena da iperstimolazione del sistema parasimpatico, bloccata dall’atropina. Iper-reattività della mucosa nasale; attribuita a una ridotta attività del sistema nervoso simpatico rispetto a quella del sistema nervoso parasimpatico. Comunque, in alcuni pazienti le infezioni virali sono complicate da superinfezioni batteriche, e forse virali, e infezioni dei seni paranasali, dell’orecchio medio e/o dei polmoni. una complicanza della rinite virale. Le riniti batteriche primitive sono molto rare. Terapia Epidemiologia La rinite virale, o raffreddore comune, è la malattia infettiva respiratoria più comune nell’uomo, con una frequenza annuale di 2-4 episodi negli adulti e 6-10 nei bambini, che causa una consistente perdita di giornate lavorative o scolastiche. Il rinovirus è l’agente eziologico più frequentemente responsabile del raffreddore; altri agenti sono il coronavirus, il virus della parainfluenza e il virus respiratorio sinciziale (RSV, Respiratory Syncytial Virus). L’infezione causa un accumulo di neutrofili e linfociti nelle vie aeree superiori e, nei soggetti asmatici, può causare il reclutamento di neutrofili anche a livello bronchiale. È importante ricordare che il raffreddore è la causa più frequente delle riacutizzazioni dell’asma. Il 60% delle riacutizzazioni dell’asma e il 50% di quelle della broncopneumopatia cronica ostruttiva sono associati alle infezioni virali delle vie aeree superiori. Le riniti batteriche spesso rappresentano una complicanza della rinite virale o si sviluppano a seguito della colonizzazione di batteri provenienti da strutture adiacenti (per esempio, sinusite complicata da rinite). Poiché la sinusite batterica è una frequente complicanza della rinite virale, la rinite batterica si può considerare una complicanza di C0080.indd 380 La terapia della rinite virale è essenzialmente palliativa, basata su antistaminici sistemici di prima generazione (più efficaci di quelli di ultima generazione, poiché riducono la rinorrea, grazie alle loro proprietà anticolinergiche e sedative) associati, ove necessario, a vasocostrittori topici. I farmaci antivirali hanno un’efficacia limitata, considerate anche la benignità e la breve durata della malattia (circa una settimana), e non prevengono le complicanze. RINITE ALLERGICA La rinite allergica è una sindrome nasale indotta da allergeni specifici, con un meccanismo mediato dalle immunoglobuline E (IgE). Essa è considerata una malattia cronica di importanza rilevante, sia per la sua elevata prevalenza sia per il notevole impatto sulla qualità di vita. Essa è spesso associata alla sinusite e ad altre patologie come la congiuntivite e l’asma, e di quest’ultima è considerata un fattore di rischio. 6/9/10 10:19:08 AM Capitolo 16 - MALATTIE INFIAMMATORIE DELLE VIE AEREE SUPERIORI Epidemiologia La rinite allergica colpisce oltre 500 milioni di persone nel mondo, con una prevalenza che varia tra il 10 e il 20%. In Europa la prevalenza di rinite allergica si aggira intorno al 25% (17% in Italia). Eziologia e fattori di rischio 381 La relazione fra l’infiammazione allergica e i sintomi nasali è schematizzata nella figura 16.1. Ai meccanismi infiammatori si associano meccanismi neurogeni, inclusi i riflessi naso-nasali. Diagnosi La diagnosi si basa sulla presenza dei sintomi e sulla dimostrazione della relazione fra i sintomi e l’allergia. È una malattia multifattoriale, influenzata da fattori genetici e ambientali, che riconosce alcuni fenotipi in comune con l’asma allergica. Come l’asma, la rinite è spesso causata da aeroallergeni, tra i quali alcuni allergeni stagionali (per esempio, i pollini) sono implicati nella forma stagionale, mentre altri (per esempio, acari, Alternaria) in quella perenne. Patogenesi La rinite allergica è caratterizzata da un’eccessiva produzione di IgE in risposta a comuni allergeni ambientali. I meccanismi patogenetici della rinite allergica sono analoghi a quelli descritti dettagliatamente nel capitolo sull’asma, al quale si rimanda (si veda il Capitolo 18). Sintomi I sintomi consistono in rinorrea anteriore e/o posteriore, starnuti, ostruzione nasale e prurito. La vecchia distinzione tra rinite stagionale e perenne è stata abbandonata, visto che spesso i soggetti con allergia stagionale hanno sintomi perenni e quelli con allergia perenne hanno sintomi intermittenti. Sono stati quindi formulati alcuni criteri basati sulla durata dei sintomi, secondo i quali la rinite si definisce: • intermittente, quando i sintomi si manifestano per meno di 4 giorni alla settimana per meno di 4 settimane consecutive; • persistente, quando i sintomi persistono per più di 4 giorni alla settimana per oltre 4 settimane consecutive. 2 Allergene IgE Y Y Mastocita Degranulazione In pochi minuti Prostaglandine, cisteinil leucotrieni, bradichinina, GM-CSF, TNF-α Rilascio immediato Istamina, proteasi, eparina 3-12 ore dall’esposizione Mediatori di infiammazione e chemotassi Vasi, nervi, ghiandole Infiltrato cellulare STARNUTI CONGESTIONE NASALE IPERSECREZIONE PRURITO Eosinofili Basofili Monociti Linfociti Infiammazione Ulteriore rilascio di mediatori STARNUTI CONGESTIONE NASALE IPERSECREZIONE C0080.indd 381 Figura 16.1 Infiammazione allergica e sintomi nasali. 6/9/10 10:19:08 AM 382 Parte 2 - MALATTIE DELL’APPARATO RESPIRATORIO La rinite viene inoltre classificata, in base alla gravità, in: • lieve, se non causa nessuno dei seguenti segni: disturbi del sonno, interferenza con attività quotidiane, lavoro o scuola, divertimento o attività sportiva; • moderata/grave, se causa uno o più dei seguenti segni: sintomi fastidiosi, disturbi del sonno, interferenza con attività quotidiane, lavoro o scuola, divertimento o attività sportiva. Misure obiettive La diagnosi, la valutazione di gravità e il monitoraggio della terapia della rinite sono essenzialmente anamnestici. Tuttavia esistono esami strumentali di supporto che possono risultare utili in alcuni casi: • valutazione allergologica, per la dimostrazione di IgE allergene-specifiche nella cute (test cutanei) o nel sangue (dosaggio di IgE specifiche nel sangue). Per i dettagli tecnici si rimanda al Capitolo 18; • test di provocazione nasale con allergeni e/o con stimoli aspecifici (istamina, metacolina, salina ipertonica, capsaicina, aria fredda). Tali test vengono raramente effettuati nella pratica clinica, a eccezione della diagnosi di rinite professionale; • valutazione dell’ostruzione nasale mediante esame otorinolaringoiatrico, misura del flusso nasale inspiratorio, rinometria acustica, rinomanometria; • valutazione dell’infiammazione nasale: misura della produzione di monossido di azoto nasale, ricerca di cellule e mediatori nel liquido di lavaggio nasale, nello scraping o nel materiale bioptico nasale. È doveroso osservare che i pazienti con la rinite hanno un’elevata prevalenza di asma (dal 10 a 40%, a seconda delle casistiche) e la maggior parte dei pazienti affetti da asma ha la rinite. Quindi, nei pazienti con la rinite, soprattutto con la forma allergica persistente, è opportuno indagare la presenza di asma bronchiale mediante un esame clinico ed eventuale spirometria, così come nei pazienti asmatici è opportuno indagare la presenza di rinite. Terapia La terapia raccomandata si basa su misure preventive, volte a evitare, quando possibile, l’esposizione agli allergeni, sulla terapia farmacologia e sull’immunoterapia. Terapia farmacologia Il trattamento è sintomatico e consiste, sia nella rinite intermittente sia in quella persistente, in farmaci antistaminici antiH1, sia orali sia topici, che contrastano l’effetto dell’istamina, migliorando prurito, starnutazione e rinorrea. Gli antistaminici di nuova generazione non danno sonnolenza e hanno un miglior C0080.indd 382 rapporto efficacia/sicurezza e quindi sono preferibili. Gli antistaminici orali sono rapidamente efficaci (meno di un’ora) sia sui sintomi nasali sia su eventuali concomitanti sintomi congiuntivali. Poiché sono solo moderatamente efficaci sulla congestione nasale, nelle forme intermittenti può essere utile l’associazione con decongestionanti topici. Questi ultimi devono però essere utilizzati per un breve periodo di tempo (non oltre 10 giorni), perché il loro uso protratto può causare rinite medicamentosa. Inoltre, tali farmaci vanno impiegati con cautela nei pazienti ipertesi e nei cardiopatici. I corticosteroidi nasali rappresentano la terapia farmacologica più efficace nella rinite allergica. Agiscono sull’infiammazione, sulla congestione nasale e ripristinano l’odorato. L’effetto inizia dopo 12 ore dall’assunzione ed è massimo dopo alcuni giorni. Gli antagonisti dei recettori dei leucotrieni sono efficaci su tutti i sintomi di rinite e anche sui sintomi oculari. I cromoni e i farmaci anticolinergici topici sono scarsamente efficaci nella rinite allergica. Immunoterapia L’immunoterapia è indicata nella rinite persistente e nella rinite intermittente di grado moderato-severo indotta da esposizione ad allergeni. L’immunoterapia è da prendere in considerazione in pazienti nei quali i sintomi non sono sufficientemente controllati dalla terapia farmacologica o in quelli che sviluppano effetti collaterali fastidiosi o che rifiutano una terapia continuativa, o nei pazienti con asma stagionale associata alla rinite. RINITE PERSISTENTE NON ALLERGICA La rinite non allergica con eosinofilia (NARES, Non Allergic Rhinitis with Eosinophilia Syndrome) è una sindrome eterogenea che comprende tutte le riniti di eziologia ignota caratterizzate dalla presenza di sintomi rinitici persistenti, talora associati a ipo-osmia o anosmia ed eosinofilia nasale (oltre al 20% delle cellule del secreto nasale), in assenza di allergia. La NARES è spesso caratterizzata da un’intensa infiammazione delle vie aeree superiori e inferiori e nel 30% dei casi è associata a poliposi nasale, asma non allergica e intolleranza all’acido acetilsalicilico (la cosiddetta “triade ASA”). È verosimile che un importante fattore patogenetico della NARES sia la disfunzione del sistema nervoso autonomo con ridotta attività del sistema simpatico rispetto a quello parasimpatico. Questa anomalia è anche alla base della rinite vasomotoria, che però non presenta caratteristiche infiammatorie. La NARES viene trattata come la rinite allergica, ma in alcuni casi è resistente agli steroidi topici. 6/9/10 10:19:08 AM Capitolo 16 - MALATTIE INFIAMMATORIE DELLE VIE AEREE SUPERIORI 383 Rinosinusite La sinusite è un’infiammazione sintomatica dei seni paranasali; poiché l’infiammazione coinvolge quasi sempre le cavità nasali, il termine rinosinusite è preferibile a sinusite. Essa è caratterizzata da accumulo e secrezione di materiale purulento dai seni paranasali, associato a ostruzione nasale, dolore e senso di tensione facciali. In base alla sua durata, la rinosinusite si classifica come: acuta (meno di 4 settimane), subacuta (4-12 settimane), ricorrente (4 o più episodi all’anno intervallati da periodi asintomatici) o cronica (più di 12 settimane con o senza riacutizzazioni) (Tab. 16.2). RINOSINUSITE ACUTA La maggior parte delle rinosinusiti acute inizia con l’estensione di una rinite virale ai seni paranasali. Questo evento può essere seguito da un’infezione batterica. Clinicamente sono presenti alterazioni della sonorità della voce, indicative di ripienezza dei seni paranasali, tumefazione, arrossamento o edema localizzato all’osso mascellare interessato o all’area periorbitaria, dolenza alla palpazione o alla percussione mascellare. La rinosinusite si definisce non complicata quando, al momento della diagnosi, non vi è evidenza di estensione dell’infiammazione al di fuori dei seni paranasali e della cavità nasale (assenza di anomalie neurologiche, oftalmologiche o interessamento dei tessuti molli). Epidemiologia La rinosinusite negli Stati Uniti colpisce circa il 14% degli individui ed è la quinta causa di prescrizione di antibiotici. Eziologia La rinosinusite acuta può essere di origine batterica o virale. Le due condizioni si distinguono sulla base di criteri clinici. La forma batterica, che spesso segue una rinite acuta virale, è caratterizzata da drenaggio nasale, sia anteriore sia posteriore, di secreto abbondante e purulento, intenso dolore facciale e, soprattutto, da una durata più protratta (almeno 10 giorni) con tendenza al peggioramento. Altri sintomi associati sono febbre, tosse, astenia e malessere generale, ipoosmia o anosmia, dolore mascellare dentale, ottundimento auricolare. Talora, il drenaggio purulento è presente anche nella forma virale. Nella sinusite batterica, le più comuni specie isolate dai seni mascellari al primo episodio sono Streptococcus pneumoniae (20-43% dei casi), Haemophilus influenzae (22-35%) e Moraxella catarrhalis (2-10%), mentre più rari sono Staphylococcus aureus e i virus anaerobi. La rinosinusite virale è spesso un’estensione dell’infezione da rinovirus; più raramente sono in causa altri virus, come l’RSV. L’infezione si risolve spontaneamente entro 21 giorni senza la necessità di assumere antibiotici e non tende a cronicizzare, se non è complicata da una superinfezione batterica. Tabella 16.2 Caratteristiche della rinosinusite Diagnosi Tipo Caratteristiche La diagnosi si basa essenzialmente su criteri clinici. Gli esami batteriologici spesso non sono attendibili e non sono quindi indicati se non in caso di sinusite nosocomiale, di immunodepressione, di fibrosi cistica o quando non vi sia stata una risposta alla terapia antibiotica empirica. Gli esami radiologici non sono necessari nella forma acuta, a meno che non si sospetti una complicanza, quale l’estensione della patologia (orbitale, intracranica o ai tessuti molli), o siano presenti comorbilità (per esempio, diabete, immunodepressione), o nella diagnosi differenziale con altre affezioni (tumori o flogosi non infettive). La tomografia computerizzata (TC) senza mezzo di contrasto è la procedura diagnostica elettiva, perché discrimina bene i tessuti molli da quelli ossei. Le indicazioni a urgente approfondimento diagnostico sono: febbre elevata, grave cefalea, anomalie visive (diplopia, cecità), alterazioni dello stato mentale, edema periorbitale. Acuta Batterica Virale Sintomi: infezione persistente da almeno 10 giorni. Drenaggio nasale sia anteriore sia posteriore di abbondante secreto purulento, intenso dolore facciale Batteri: Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenzae, Moraxella catarrhalis Sintomi: presenti per meno di 10 giorni, in progressivo miglioramento Virus: rinovirus, talora virus respiratorio sinciziale Ricorrente Quattro o più episodi all’anno intervallati da periodi asintomatici Cronica Persistenza di sintomi per almeno 12 settimane Fattori predisponenti: allergia, infezioni virali, polluzione atmosferica Batteri aerobi: Staphylococcus aureus, bacilli Gram−, Haemophilus influenzae, Streptococcus Gruppo A Batteri anaerobi: Prevotella spp., streptococchi anaerobi, Fusobacterium spp. Sinusite fungina allergica: Aspergillus, Cladosporium, Alternaria Batteri Funghi C0080.indd 383 2 Terapia Il trattamento iniziale è essenzialmente di tipo sintomatico, con analgesici, antipiretici, eventualmente decongestionanti per restaurare la pervietà degli osti sinusali (non superiore a 3-10 giorni, per evitare la 6/9/10 10:19:09 AM 384 Parte 2 - MALATTIE DELL’APPARATO RESPIRATORIO rinite medicamentosa). L’efficacia degli steroidi, sistemici o topici, e degli antistaminici sulla rinosinusite acuta è dubbia. Nella forma batterica è importante il trattamento del dolore, in particolare mediante acetaminofene o antinfiammatori non steroidei, eventualmente associati a oppioidi (codeina, ossicodone); le irrigazioni con la soluzione fisiologica e i mucolitici facilitano il drenaggio del secreto. La terapia antibiotica non deve essere usata in maniera indiscriminata; essa deve essere iniziata prontamente in caso di sinusite batterica grave, mentre nelle forme più lievi si instaura solo se dopo 7 giorni di malattia il quadro tende a peggiorare. La presenza di febbre elevata, dolore facciale acuto, tumefazione ed eritema è indicativa di infezione batterica e necessita di trattamento antibiotico, anche se i sintomi sono presenti da meno di 7 giorni. Il farmaco di prima scelta è l’amoxicillina, da sola o combinata con l’acido clavulanico, che offre efficacia, sicurezza, basso costo e stretto spettro microbiologico. Nei pazienti allergici alla penicillina si possono utilizzare l’associazione trimetoprim-sulfametossazolo, le cefalosporine, i macrolidi o i chinolonici. Il trattamento deve essere protratto per 10-14 giorni. zione atmosferica e allergia. Anche se il ruolo dell’allergia non è chiaro, la sua associazione con la rinosinusite è molto stretta; infatti la maggior parte dei pazienti sensibilizzati agli allergeni inalanti lamenta sintomi sinusitici. Tutti i suddetti fattori predisponenti agiscono inducendo un edema infiammatorio della mucosa degli stretti canali ostiomeatali, con conseguenti compromissione della clearance mucociliare e ostruzione degli osti sinusali. L’ostruzione degli osti determina una riduzione della pressione nella cavità sinusale, che causa un intenso dolore, soprattutto nella regione frontale. Il denso secreto sinusale fornisce un pabulum ideale per i microrganismi, sia aerobi sia anaerobi. I principali organismi isolati nella rinosinusite cronica sono riportati in tabella 16.2. Spesso sono in causa infezioni polimicrobiche da batteri aerobi e anaerobi. Nella fibrosi cistica, la compromissione della risposta dell’ospite, unita ai frequenti ricoveri ospedalieri, favorisce le infezioni da Gram−, soprattutto da Pseudomonas aeruginosa. Si distinguono due forme di rinosinusite senza e con poliposi nasale, differenti per il tipo di infiammazione, a prevalente componente neutrofila la prima e con importante componente eosinofila la seconda. Rinosinusite cronica senza polipi RINOSINUSITE CRONICA La rinosinusite si definisce cronica in base alla persistenza, per almeno 12 settimane, di due o più dei seguenti segni e sintomi: drenaggio mucopurulento anteriore e/o posteriore, ostruzione (congestione) nasale, dolore o senso di tensione facciale, ipo-osmia. La diagnosi richiede la presenza di un’infiammazione documentata, ovvero carattere purulento del muco, edema del meato medio o della regione etmoidale, polipi nasali o nel meato medio, oltre a segni radiografici di infiammazione dei seni paranasali. I fattori predisponenti sono: rinite allergica, fibrosi cistica, compromissione delle difese immunitarie, discinesia ciliare. La diagnosi differenziale include: rinite allergica e non allergica, rinite vasomotoria, rinite eosinofila non allergica, deviazione del setto nasale e dolore facciale non rinogeno (per esempio, cefalea vascolare, emicrania, nevralgia del trigemino ecc.). In questa forma, le cellule infiammatorie predominanti sono i neutrofili, anche se può essere presente un basso numero di eosinofili, mastociti e basofili. Vari mediatori e citochine sono stati riscontrati nel tessuto rinosinusitico, soprattutto: interleuchina (IL)-1, IL-6, IL-8, interferone [IFN]-, IL-3, GM-CSF (Granulocyte-Macrophage Colony Stimulating Factor) e molecole di adesione cellulare (ICAM-1, Intercellular Adhesion Molecule-1). Questo profilo citochinico è simile a quello presente nella rinite virale e nella rinosinusite acuta. La rinosinusite cronica è caratterizzata istologicamente da fibrosi, riflessa da un’aumentata espressione di TGF-1. È verosimile che i funghi giochino un ruolo nella patogenesi della rinosinusite cronica, non solo nella forma allergica. Incrementi delle IgG (IgG3) e IgA specifiche per i funghi (Alternaria alternata e Aspergillus fumigatus), ma non delle IgE, sono stati descritti nella rinosinusite cronica con muco eosinofilo. Un’altra caratteristica della malattia è l’iperproduzione di un muco ad alterata costituzione (alterato rapporto fra le mucine). Rinosinusite cronica con polipi Epidemiologia La rinosinusite cronica colpisce il 6-16% della popolazione generale, soprattutto nell’età compresa fra i 20 e i 59 anni, e causa un notevole incremento dei costi diretti, per visite e prescrizioni di farmaci. La malattia è più frequente nel sesso femminile e si associa a poliposi nasale nel 19-36% dei casi. Eziologia Nella maggior parte dei casi, il meccanismo eziologico di fondo è l’ostruzione del complesso ostiomeatale alla quale contribuiscono vari fattori, quali infezioni virali, pollu- C0080.indd 384 I polipi nasali sono caratterizzati da edema e protrusione della mucosa sinusale nella cavità nasale. Lo stroma dei polipi maturi è edematoso e consiste di fibroblasti e infi ltrato di cellule infi ammatorie, prevalentemente eosinofi li attivati, localizzati intorno a formazioni pseudocistiche e a vasi e ghiandole. Nell’infiltrato infiammatorio sono presenti anche neutrofili, linfociti T e plasmacellule. Si riscontra uno squilibrio tra i fattori proinfiammatori (cisteinil leucotrieni) e antinfiammatori (prostaglandina E2). Numerose citochine, chemochine e molecole di adesione sono coinvolte nella patogenesi dei polipi; tra queste IFNIL-5 ha un ruolo chiave, per la sua proprietà di influenzare la predominanza e l’attivazione degli eosinofili, indipendentemente dalla 6/9/10 10:19:09 AM Capitolo 16 - MALATTIE INFIAMMATORIE DELLE VIE AEREE SUPERIORI presenza di allergia. Recenti osservazioni suggeriscono che le enterotossine derivate dallo Staphylococcus aureus svolgano un ruolo importante nell’amplificare l’infiammazione eosinofila. Queste sostanze, mediante la loro attività superantigenica, possono causare una stimolazione policlonale dei linfociti B, con produzione di IgE nei polipi e cronicizzazione dell’infiammazione. Rinosinusite cronica, poliposi nasale e intolleranza all’acido acetilsalicilico L’intolleranza all’acido acetilsalicilico è spesso associata a una forma di rinosinusite particolarmente persistente e resistente alla terapia, con interessamento di tutti i seni paranasali e spiccata ipertrofia della mucosa, e frequente associazione con l’asma bronchiale (nel 36-60% dei casi). I pazienti con triade ASA, asma e poliposi nasale sono solitamente non atopici e hanno un’età superiore ai 40 anni. Diagnosi La diagnosi di rinosinusite cronica si basa sulla combinazione di anamnesi, esame obiettivo, iconografia e/o test di laboratorio. L’endoscopia nasale permette di valutare lo stato infiammatorio della mucosa e di effettuare prelievi per esami colturali. La citologia nasale è di scarsa utilità. La radiografia standard dei seni paranasali è inadeguata nella rinosinusite cronica. La TC senza mezzo di contrasto è utile nella diagnosi e nel follow-up della rinosinusite, permette di valutare l’ispessimento mucoso, l’ostruzione degli osti sinusali e la presenza di polipi. La risonanza magnetica (RM) fornisce una migliore visualizzazione dei tessuti molli. I test allergologici e la valutazione dello stato immunitario hanno un’utilità marginale. Test specifici sono indicati quando si sospetta una malattia granulomatosa (sarcoidosi, 385 granulomatosi di Wegener), una fibrosi cistica o disordini della motilità ciliare. Terapia I corticosteroidi nasali, malgrado non raggiungano le cavità sinusali, possono essere utili per la loro documentata attività antinfiammatoria, l’effetto decongestionante e gli scarsi effetti collaterali. I corticosteroidi inalatori e, nei casi più gravi, per via sistemica sono indispensabili nel trattamento della poliposi nasale. Gli antistaminici sono indicati solo nelle forme associate a rinite allergica. I decongestionanti topici e orali possono essere usati transitoriamente, perché riducono le resistenze nasali e aumentano la pervietà degli osti sinusali. I lavaggi nasali con soluzione salina hanno un ruolo importante nel prevenire la formazione di croste nella cavità nasale, soprattutto a livello del complesso ostiomeatale. 2 Antibiotici Per la terapia antibiotica si seguono i criteri utilizzati nella forma acuta. Nei pazienti con intolleranza all’acido acetilsalicilico può essere utile la desensibilizzazione all’acido stesso. Terapia chirurgica La puntura antrale con irrigazione è indicata nella rinosinusite refrattaria alla terapia medica, o in presenza di immunosoppressione. L’intervento chirurgico è indispensabile quando vi è il rischio di complicanze intracraniche o in caso di un ascesso periorbitale o intraorbitale. Faringite acuta Le infezioni acute dell’oro-faringe sono causa di frequente ricorso al medico, rappresentando l’1-2% di tutte le visite ambulatoriali. Numerosi agenti infettivi possono determinare una faringite, ma in circa un terzo dei casi i germi implicati non vengono identificati. I patogeni più comuni sono i virus respiratori, soprattutto rinovirus e coronavirus, seguiti dai virus dell’influenza e della parainfluenza e dagli adenovirus. Circa il 5-15% dei casi di faringite nell’adulto è causato da streptococchi -emolitici. Il sintomo tipico di presentazione, piuttosto aspecifico, è il mal di gola (faringodinia). Il quadro clinico può essere di ausilio nel sospettare l’agente patogeno implicato. Nelle forme da virus respiratori, la faringodinia è spesso accompagnata dai sintomi del raffreddore, nella forma influenzale da febbre, mialgie, cefalea e tosse, mentre in un terzo dei casi di faringite da adenovirus è presente congiuntivite. La presentazione della faringite acuta streptococcica varia da una sintomatologia lieve alla presenza di intenso dolore locale, febbre, edema delle tonsille, essudato faringeo e tumefazione dolente dei linfonodi cervicali anteriori. C0080.indd 385 Diagnosi L’importanza della diagnosi consiste nel riconoscere la faringite streptococcica, per poter iniziare al più presto la terapia antibiotica. La faringite streptococcica deve essere differenziata da quella causata da altri agenti patogeni quali gli adenovirus, che possono determinare un essudato faringeo simile, i gonococchi, il virus di Epstein-Barr e l’infezione acuta da virus dell’immunodeficienza umana (HIV). L’isolamento dello streptococco dal tampone faringeo è il miglior test per la diagnosi di faringite streptococcica. Purtroppo l’esito di tale test non sempre correla con il titolo antistreptolisinico, dipende dalla metodica con la quale è ottenuto e coltivato il campione, e non è in grado di distinguere fra infezione acuta e colonizzazione. I test di ricerca rapida dell’antigene, basati su metodiche immunoenzimatiche o di agglutinazione su latex, hanno una buona sensibilità e possono essere utilizzati per un primo orientamento in combinazione con i parametri clinici. Questi consistono nella presenza di almeno tre dei seguenti segni: febbre, essudato tonsillare, linfoadenopatia cervicale anteriore dolente, assenza di tosse e raffreddore. 6/9/10 10:19:09 AM 386 Parte 2 - MALATTIE DELL’APPARATO RESPIRATORIO Terapia Nei soggetti altrimenti sani, la maggior parte delle faringiti è autolimitante e raramente produce significative sequele. Tutti i pazienti con faringite dovrebbero ricevere una terapia sintomatica con analgesici, antipiretici ed eventualmente gargarismi con colluttori. La terapia antibiotica dovrebbe essere riservata ai soli pazienti con infezione da streptococco -emolitico di gruppo A, con l’intento di evitare complicanze quali febbre reumatica e glomerulonefrite acuta. L’antibiotico di prima scelta è la penicillina, ma nei pazienti allergici a quest’ultima si può usare l’eritromicina. Laringite LARINGITE ACUTA La laringite acuta è una malattia frequente e autolimitante che dura meno di 3 settimane ed è generalmente associata a infezione virale del tratto respiratorio superiore o a eccessivo uso della voce. Il sintomo più tipico è la raucedine. Nel caso di virosi, la raucedine può essere associata a rinorrea, tosse e lieve mal di gola. Lo stress vocale acuto (che si produce per esempio urlando a una partita di calcio!) può causare trauma della sottomucosa delle corde vocali, con conseguenti edema ed emorragia della mucosa laringea. Anche se l’eziologia della forma infettiva, come già detto, è virale nella maggior parte dei casi, in alcuni casi di laringite dell’adulto sono stati isolati nel rino-faringe Moraxella catarrhalis, Haemophilus influenzae e Streptococcus pneumoniae. La laringite acuta si risolve senza un trattamento specifico, ma solo con l’idratazione, l’umidificazione e il riposo vocale. L’uso degli antibiotici è controverso; l’unico beneficio osservato è stato la riduzione della durata della disfonia con eritromicina. Pertanto, gli antibiotici non sono indicati a meno che coesista una faringite batterica. I corticosteroidi sistemici hanno un ruolo limitato nella laringite acuta e dovrebbero essere riservati ai pazienti che hanno una pressante necessità di usare la voce (speaker, cantanti). Sebbene tali farmaci possano accelerare la risoluzione dell’infiammazione, il beneficio da essi fornito deve essere soppesato con gli effetti sistemici negativi e con il rischio che mascherino una grave patologia delle corde vocali. È bene avvertire il paziente che un uso eccessivo della voce in corso di laringite può causare emorragia delle corde vocali che esita in cicatrizzazione e disfonia permanente. LARINGITE CRONICA La laringite cronica è la conseguenza dell’esposizione protratta a sostanze irritanti o è causata da stati di C0080.indd 386 tensione muscolare. I sintomi più frequenti di laringite cronica sono la disfonia e la necessità di schiarirsi la voce, talora associati a mal di gola e a crisi di laringospasmo con sensazione di “soffocamento in gola”. Quest’ultimo sintomo è anche noto con il termine “disfunzione delle corde vocali”. Tra le sostanze irritanti vi sono vapori chimici, gocciolamento nasale posteriore da materiale infiammatorio proveniente da rinosinusite cronica, abuso cronico di alcol, fumo di sigaretta. Il fumo è un irritante che causa alterazioni benigne delle corde vocali, ma aumenta anche il rischio di carcinoma a cellule squamose. Il refl usso laringofaringeo, ovvero il movimento retrogrado del contenuto gastrico (acido ed enzimi come la pepsina) oltre lo sfi ntere esofageo superiore, causa alterazioni morfologiche e strutturali della laringe e della faringe. Vi è una stretta relazione fra il refl usso acido e la laringite posteriore, che consiste in ipertrofia interaritenoidea e ulcera da contatto, talora complicata da formazione di granuloma. Oltre ai comuni sintomi della laringite cronica, sono presenti tosse persistente, pirosi, dispepsia, sensazione di bolo in gola, disfagia e disfonia. La disfonia da tensione muscolare consiste in uno stato di iperfunzione e squilibrio della tensione dei muscoli che partecipano alla produzione della voce. Questa anomalia non è inquadrabile fra i disordini psicologici o fra le distonie neurologiche e non è di origine infiammatoria. Si osserva un’adduzione paradossa delle false corde o una contrazione delle zone sopraglottiche che impediscono la visualizzazione delle vere corde vocali. Questa condizione risponde in genere alla terapia foniatrica. Vi sono forme di disfonia compensatorie da insufficienza delle corde vocali, da paralisi, atrofia o presenza di noduli o polipi. La terapia protratta con i corticosteroidi inalatori può causare disfonia dovuta a ipotonia delle corde vocali. 6/9/10 10:19:09 AM Capitolo 16 - MALATTIE INFIAMMATORIE DELLE VIE AEREE SUPERIORI 387 Tracheite e bronchite acuta La maggior parte delle infezioni acute della trachea e dei grossi bronchi è causata da virus, quali il virus dell’influenza A e B, della parainfluenza, i coronavirus (tipi 1-3), i rinovirus, l’RSV e il metapneumovirus umano. Altri patogeni, meno frequenti degli agenti virali, sono il Mycoplasma pneumoniae, la Chlamydophila (Chlamydia) pneumoniae e la Bordetella pertussis. È ancora dibattuto se i batteri patogeni che causano la polmonite, quali lo Streptococcus pneumoniae, l’Haemophilus influenzae, lo Staphylococcus aureus, la Moraxella catarrhalis e anche i bacilli Gram−, possano provocare una tracheobronchite acuta. Tra i virus responsabili della tracheo-bronchite acuta, il virus dell’influenza merita una speciale considerazione per le sue morbilità e possibilità terapeutiche. Il Mycoplasma pneumoniae causa un’infezione delle vie aere superiori, della trachea e dei bronchi, soprattutto nei giovani, molto più frequentemente di quanto non provochi la polmonite. La tosse determinata da tale agente può persistere per oltre un mese. La Chlamydophila pneumoniae causa faringite, laringite e tracheo-bronchite; l’infezione si manifesta con disfonia, tosse e febbricola. La Bordetella pertussis e la B. parapertussis, gli agenti eziologici della pertosse, un tempo erano responsabili di elevate mortalità e morbilità, ma ora sono la causa di circa l’1% delle bronchiti acute. L’infezione provoca gravi accessi di tosse. Il sintomo più frequente della bronchite acuta è la tosse persistente per 10-20 giorni, solitamente produttiva di espettorato. La presenza di espettorato purulento non indica necessariamente un’infezione batterica, ma può semplicemente derivare dalla desquamazione delle cel- lule dell’epitelio tracheo-bronchiale. La febbre è rara e, quando si manifesta insieme ai sintomi costituzionali, suggerisce la presenza di una sindrome influenzale o di polmonite. Diagnosi Nella maggior parte dei casi non è necessario riconoscere l’agente eziologico, visto che la malattia guarisce completamente senza sequele. In presenza di febbre, tachicardia e tachipnea, e nei pazienti anziani, è indicato eseguire una radiografia del torace per escludere la polmonite. 2 Terapia Spesso è necessario un trattamento sintomatico con farmaci antinfiammatori non steroidei, acido acetilsalicilico, acetaminofene associati, eventualmente, a un anticolinergico per via inalatoria (ipratropio bromuro). Se la tosse persiste per più di 20 giorni, possono essere somministrati corticosteroidi inalatori o orali. I farmaci mucolitici non sono efficaci. Gli antibiotici non sono indicati se non in pazienti anziani, in quelli con importanti comorbilità, o recenti ricoveri ospedalieri, e nei pazienti in terapia con corticosteroidi. Gli antibiotici, soprattutto i macrolidi, sono indicati nelle infezioni da M. pneumoniae, C. pneumoniae o nella pertosse. Bibliografia Allergic Rhinitis and its Impact on Asthma (ARIA) 2008. Review Article. Allergy 2008;63(Suppl. 86):8–160. Clinical practice guideline: Adult sinusitis. Otolaryngology-Head and Neck Surgery 2007;137:S1–S31. Dworkin JP. Laryngitis: types, causes, and treatments. Otolaryngol Clin North Am 2008;41(2):419–36. Fokkens WJ, Lund VJ, Mullol J et al. European Position Paper on Nasal Polyps 2007. Rhinology 45(Suppl. 20): 1–139. Gonzales R, Bartlett JG, Besser RE et al. American Academy of Family Physicians; American College of Physicians-American C0080.indd 387 Society of Internal Medicine; Centers for Disease Control; Infectious Diseases Society of America. 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