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Considerazioni sull`arte degli edifici alti per uffici1

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Considerazioni sull`arte degli edifici alti per uffici1
Louis Sullivan
Considerazioni sull'arte degli edifici alti per uffici1
Sono convinto che, per legge di natura, ogni problema, nella sua più profonda essenza, racchiude e suggerisce la propria soluzione. Esaminiamo dunque con accuratezza i vari elementi, mettendo in luce questo implicito suggerimento …
Le condizioni pratiche, in senso lato, sono queste: occorre in primo luogo un piano
sotterraneo che contenga le caldaie, l'impianto di forza motrice, di riscaldamento e di
illuminazione; secondo, il pianterreno destinato a negozi, banche e ad altri esercizi per
i quali necessitano vaste aree, ampi spazi, luminosità diffusa e ingresso agevolmente
praticabile; terzo, un secondo piano facilmente raggiungibile per mezzo di scale, di
solito con grandi suddivisioni, ricco per spazio strutturale, per larghe superfici vitree e
per ampie aperture esterne; quarto, un numero imprecisato di piani al di sopra di questo, costituiti da uffici sovrapposti, una fila sopra l'altra, ogni ufficio uguale a tutti gli
altri, ciascuno simile ad una cella di alveare, un puro e semplice scompartimento; da
ultimo, in cima, uno spazio, o un piano, di natura puramente fisiologica rispetto alla
vita e all'utilità della struttura: l'attico. In esso, il sistema circolatorio si conclude e
compie il suo imponente giro ascensionale e discendente. Lo spazio è pieno di serbatoi, tubi, valvole, pulegge, aggeggi meccanici che completano ed integrano l'impianto
motore nascosto sotto terra, in cantina. Infine, o meglio in primo luogo, ci dev'essere,
al piano terreno un'apertura principale, o ingresso, comune a tutti gli inquilini o proprietari dell'edificio.
ll ritmo orizzontale e verticale si basa naturalmente su di un locale - l'unità ufficio –
abbastanza ampio ed alto da riuscire confortevole, e la sua dimensione, al modo stesso che determina in anticipo la normale unità strutturale, determina approssimativamente l'ampiezza delle finestre. A loro volta queste unità strutturali del tutto arbitrarie,
per via altrettanto naturale, costituiscono il vero fondamento dello sviluppo artistico
dell'esterno. Ovviamente, gli spazi e le aperture strutturali del primo piano - o piano
commerciale - debbono essere più ampie; quelle del secondo piano - o piano semicommerciale - hanno carattere pressoché analogo. Gli spazi e le aperture nell'attico
non hanno importanza alcuna (praticamente le finestre non hanno valore), perché la
luce può essere derivata dall'alto e non è necessario che si riconosca una suddivisione
in cellule nello spazio strutturale.
Ne consegue inevitabilmente, e nella maniera più semplice, che delineeremo così l'esterno di una costruzione a parecchi piani: cominciando dal primo piano, vi sistemiamo un ingresso principale che attragga molto lo sguardo, e il resto del piano lo trattiamo con più o meno liberalità, espansività, fasto, basandoci esattamente sulle necessità pratiche, ma esprimendoci con senso di ampiezza e di libertà.
Trattiamo allo stesso modo il secondo piano, ma di solito con pretese più blande.
Sopra, per l'imprecisato numero delle file di uffici, ci ispiriamo alla cella singola, per
la quale occorre una finestra, una soglia e un architrave, e senza preoccuparci oltre
diamo a tutte lo stesso aspetto perché tutte hanno la stessa funzione.
Eccoci così all'attico che – non essendo suddiviso in celle-uffici e non richiedendo
speciale illuminazione - per la sua vasta espansione parietale, il suo peso ed il suo
prevalente carattere, ci consente di dare evidenza al fatto che le file di uffici in serie
sono definitivamente terminate e l'attico è per sua natura specifico e conclusivo. Tale
sarà pure la sua funzione rispetto alla forza, al significato, alla continuità e completezza della forma esterna.
Può sembrare un povero risultato … ma anche così abbiamo progredito, fino a raggiungere uno stadio estremamente caratteristico, che va oltre il tipo di costruzione
dell'ingegnere filosofo. Perché ora si avverte nettamente, nella fermezza della posizione assunta, la mano dell'architetto, e si chiarisce la spintà ad un'espressione assoluta1 [Pubblicato sul Lippincott Magazine nel 1896. La traduzione assai mediocre qui riportata è apparsa in
Edilizia Moderna, 80, monografico «Il grattacielo», settembre 1963, p. 20].
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Progettisti si diventa
mente corretta, logica, coerente delle varie condizioni. Comunque, fino a questo punto
i risultati sono, nella migliore delle ipotesi, parziali ed hanno valore di tentativi …
Dobbiamo ora prestare molta attenzione all'imperio della voce emotiva. Essa ci pone
una domanda: qual'è la caratteristica principale dell'edificio a parecchi piani? E subito
noi rispondiamo: è la grandiosità. Questa grandiosità è il suo aspetto palpitante agli
occhi di chi ha natura di artista, è la nota più profonda ed esplicita della seduzione che
l'edificio a parecchi piani esercita. Dev'essere a sua volta la nota dominante del modo
d'esprimersi dell'artista, il vero eccitante della sua fantasia. L'edificio deve essere alto.
Deve possedere la forza e la potenza dell'altezza, la gloria e l'orgoglio dell'esaltazione.
In ogni spanna deve essere una cosa orgogliosa ed aspra, che s'innalzi nella pura esultanza di rappresentare dalla base al vertice un'unità senza neppure una linea stridente.
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