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Molte opportunità per un settore in crescita
L’intervista Morgana Giusti Materie prime alimentari Molte opportunità per un settore in crescita Integratori, alimenti dietetici e funzionali, novel foods: le materie prime alimentari si devono destreggiare in un quadro regolatorio complesso, all’interno del quale è possibile cogliere interessanti possibilità di sviluppo. Ne parla il presidente del gruppo Miaf di Federchimica, Fabio Stratta armonizzazione degli aspetti regolatori, nel campo delle materie prime per integratori e alimenti funzionali, può creare opportunità di crescita in quanto, oltre a favorire corretta informazione e garanzie per il cliente e il consumatore, aiuta a eliminare quelle spiacevoli situazioni per cui attualmente un ingrediente può venire utilizzato in un mercato e in altri no». Con questo Fabio Stratta, presidente del gruppo Miaf, parte dell’Associazione nazionale imprese chimica fine e settori specialistici (Aispec) di Federchimica e direttore tecnico di Giusto Faravelli SpA, lascia capire chiaramente la complessità del quadro di riferimento legislativo all’interno del quale si deve destreggiare chi opera nel campo delle materie prime specialistiche. Attualmente le diverse tipologie di prodotto, tra cui gli integratori alimentari, gli alimenti dietetici e funzionali e i novel food, sono regolati da normative europee che, negli ultimi anni, hanno vissuto «L’ 86 NCF • aprile 2015 una fase di forte evoluzione. Il momento forse più visibile di tale cammino è rappresentato dall’introduzione delle nuove modalità di etichettatura degli alimenti, claim salutistici e nutrizionali inclusi. L’evoluzione del claim «Quando introdotto, il Regolamento sui claims ha destato preoccupazione nelle aziende, in quanto stabilisce che quello che è dichiarato in etichetta deve essere dimostrato attraverso la presentazione di dati sperimentali all’Efsa, che si pronuncia a riguardo», spiega Stratta. Se l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare approva il claim, questo viene inserito dalla Commissione UE nel Regolamento contenente l’elenco dei claims ammessi (432/2012) e pertanto può essere riportato sull’etichetta del prodotto finito. Nella prima fase di applicazione del Regolamento, nonostante le aziende richiedenti avessero presentato dei dossier a sostegno dei claims richiesti, l’approccio rigoroso dell’Autorità nella valutazione dei dossier ricevuti ne ha determinato il rigetto di buona parte, creando preoccupazione, soprattutto nel settore degli integratori alimentari. Oggi l’atteggiamento verso i claims salutistici da parte delle aziende alimentari (produttori di integratori inclusi) è molto cambiato: il regolamento è stato “metabolizzato” e i claims possono essere visti come un fattore positivo per l’azienda, che può generare valore aggiunto. «Al di là della primaria funzione di corretta informazione al consumatore, l’elenco dei claims ammessi può anche rappresentare delle linee guida nella scelta dell’ingrediente da addizionare al prodotto per renderlo innovativo e quindi accattivante per il consumatore – aggiunge Stratta. – Se il claim, infatti, è facilmente riconoscibile dal consumatore, è sufficiente addizionare il prodotto con l’ingrediente che lo lecita, come potrebbe per esempio essere il caso del calcio o di altri minerali, per renderlo attraente nel suo valore aggiunto. Dall’altra parte, sbagliato o giusto che sia, è talvolta la memoria del NCF • aprile 2015 consumatore che lo porta a non aver bisogno di un claim dichiarato in etichetta per associare a quell’ingrediente un’idea di benessere, se è retaggio della memoria comune». Il claim esplicito, quindi, viene spesso considerato dalle aziende utile per avere appeal sul consumatore medio nel caso di prodotti addizionati con ingredienti particolari e poco noti allo stesso. Va comunque sottolineato come i claims non siano nati come molla che spinge l’innovazione, anche se possono comunque muovere l’azione delle aziende in questa direzione, spiega il presidente Stratta: «Un regolamento spinge l’innovazione nel momento in cui per assecondarlo l’azienda mette in opera una serie di azioni di ricerca e sviluppo. Ricorrere a queste non è stato invece necessario per molte aziende, poiché il claim è stato semplicemente “cavalcato”, senza introdurre grandi novità». I novel food Il termine novel food è utilizzato per indicare ingredienti o prodotti alimentari mai utilizzati in modo significativo prima del 1997 in Europa nell’alimentazione umana. Tali ingredienti, per poter essere utilizzati, devono essere preventivamente autorizzati con una procedura piuttosto articolata e complessa, che spesso fre- IL GRUPPO MIAF Il Gruppo Miaf di FederchimicaAispec rappresenta il settore materie prime per integratori alimentari e alimenti funzionali ed è composto da 17 imprese, con un fatturato globale di oltre 80 milioni di euro. Le aziende del Gruppo sono principalmente italiane o sono sedi italiane di imprese multinazionali e operano quasi esclusivamente sul mercato italiano; più della metà delle aziende associate serve anche settori non alimentari (farmaceutico, cosmetico, alimentazione animale). (fonte: Federchimica) na molte aziende, con particolare riferimento alle piccole realtà. È opportuno sottolineare come all’interno di questa categoria non rientrino in senso stretto solo nuovi ingredienti (come ad esempio la polpa disidratata del frutto del baobab, autorizzata con decisione della Commissione pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione n. L183/38 del 27 giugno 2008), ma anche ingredienti ben noti per i quali vengano utilizzati processi produttivi diversi da quelli tradizionali, come ad esempio il caso del lievito per panifica- 87 L’intervista zione trattato con raggi duzione e l’utilizzo. «I UV (gazzetta ufficiale UE botanicals rappresenn. L186/108 del 24 giugno tano un esempio di pro2014). dotti le cui norme sono «Vi è stato sicuramente emanate solo a livello un progresso dal punto di nazionale, creando difvista della tutela del conficoltà quando si vuole sumatore, con maggiori esportare anche solo controlli e prodotti più sia livello UE. Escludencuri sul mercato. Dall’aldo gli integratori, non si tro lato, l’introduzione di vedono molti botanicals questo regolamento ha nelle formulazioni di alrallentato l’innovazione di Fabio Stratta, gruppo Miaf tri prodotti alimentari prodotto di alcune aziende, quando le salutistici», commenta Stratta. tempistiche di autorizzazione sono risul- Per cercare di risolvere questo probletate eccessivamente lunghe, dovendo ma, Belgio Francia e Italia si sono moscoinvolgere in più passaggi Stati mem- si per la messa a punto di una disciplibri, Commissione Europea ed Efsa. Ci na comune per l’uso di piante e derivati sono stati casi di formulazioni studiate negli integratori alimentari; il risultato è per anni per inserire un nuovo ingredien- la cosiddetta lista Belfrit (dal nome dei te, con l’uscita della legge il prodotto è tre paesi estensori), che è stata recepita rimasto nel cassetto. In altri casi, il clien- dal Ministero della Salute ad integraziote richiede un ingrediente di cui gli è nota ne della lista delle sostanze e preparati la funzionalità, ma non il fatto che rica- vegetali ammesse per la produzione di de nel regolamento novel food: molti la- integratori (Decreto ministeriale del 27 sciano cadere il progetto perché richie- marzo 2014 - Aggiornamento del DM 9 derebbe attività più complesse. L’azien- luglio 2012 sulla disciplina dell’’impiego da valuta il rapporto costo-beneficio», negli integratori alimentari di sostanze e sottolinea il presidente del gruppo Miaf. preparati vegetali). «La lista Belfrit si proUn’altra difficoltà, che s’innesta su pone oggi come riferimento per l’intequanto appena visto, riguarda le real- ra Unione Europea per capire se si può tà più piccole, che sono spesso prive usare una sostanza e con che finalità», di regolatorio interno o non iscritte ad commenta il presidente del Miaf. associazioni di categoria che possano Il termine “botanica”, nel comune sentisupportarle nelle difficoltà interpretative re, viene spesso associato all’immagine delle norme e nel seguire correttamen- di qualcosa di “naturale”: anche questo te le procedure che queste richiedono. termine, però, lascia attualmente aper«Quando queste aziende scoprono che ta la porta a interpretazioni diverse in il costo non giustifica il ritorno di merca- quanto non normato a livello comunito, decidono spesso di cambiare strate- tario per questo settore. Il regolamento gia e puntano su ingredienti di più sem- sui claims si riferisce a questo termine plice gestione», aggiunge Stratta. con un’accezione diversa, in riferimento, per esempio, ai prodotti “naturalmente priIl caso del botanicals Gli ingredienti di origine vegetale, i cosi- vi di…”, ma niente è detti “botanicals”, rappresentano un ca- specificato sulle moso ulteriore di complessità regolatoria in dalità produttive che quanto a livello europeo, contrariamente devono essere seguite alle altre tipologie di ingredienti speciali- per garantire la “naturalità” stici, non è ancora vigente una normati- dell’ingrediente (eccezion fatta va armonizzata che ne disciplini la pro- per gli aromi, che però hanno una nor- 88 mativa specifica). «Il concetto di naturalità è uno di quelli che fa più presa in assoluto sul consumatore finale. Esiste un’ottima linea guida1 della Food standards agency britannica che potrebbe essere presa come base per armonizzare l’uso del termine “naturale” a livello europeo». Le possibili sinergie con il mondo del farmaco Secondo il presidente del gruppo Miaf, un’azienda farmaceutica che volesse entrare nel mondo degli integratori alimentari per diversificare il proprio portfolio avrebbe vita relativamente semplice. «La distinzione tra farmaceutico e alimentare è in genere immediata anche per i non addetti ai lavori. Fanno una piccola eccezione gli integratori che, pur ricadendo nella seconda categoria, vengono a volte erroneamente attribuiti alla prima. Ciò si spiega col fatto che dal punto di vista della formulazione e della produzione, la situazione degli integratori è simile a quella del farmaco. Si tratta, infatti, di prodotti che pur restando alimenti si presentano in compressa, bustina, soluzione. Ovviamente richiedono linee separate, ma le aziende farmaceutiche conoscono già il tipo di tecnologia necessaria. Sono infatti presenti sul mercato alcuni farmaci OTC che presentano formulazione analoga a quella di un integratore (es. multivitaminici) ma dosaggi differenti. Per gli alimenti funzionali, invece, il know-how richiesto è più elevato anche dal punto tecnologi- NCF • aprile 2015 *$03 &OHDQLQSODFH 3/&OLQN QXRYR ,62 5HDOWLPH 3XOL]LDDXWRPDWLFDGHOODFHOOD &DPSLRQDPHQWRDXWRPDWLFR 3KDUPD*UDGH &)53DUW;, $7(; 5LSHWLELOLWj ,QSURFHVV 'DDP (VWUHPDPHQWHDϪGDELOH *UDQXORPHWULD 'LIIUD]LRQHODVHU 3KDUPD6L]HU ZZZTLWHFKLW 4LVUO9LD0RQWHG·2URD3RPH]LD507HO L’intervista LE PRINCIPALI NORMATIVE DI RIFERIMENTO Il Regolamento 1924/2006/CE sui claims salutistici stabilisce norme armonizzate in merito alle modalità con cui indicare sulle etichette dei prodotti le informazioni nutrizionali e salutistiche per il consumatore. La norma è stata ulteriormente implementata con la pubblicazione delle liste delle indicazioni salutistiche e nutrizionali ammesse per i vari prodotti alimentari (Regolamento UE 432/2012). Il Regolamento 258/97/CE sui novel foods regola gli alimenti e gli ingredienti innovativi per i quali è richiesta una particolare autorizzazione di prodotto poiché non vi è una tradizione d’uso documentata precedente al 1997. La Direttiva 2002/46/CE regolamenta gli integratori alimentari, ed è stata recepita in Italia dal Decreto Legislativo 169/2004 del Ministero della Salute. Il Ministero della Salute, inoltre, ha regolamentato con propri decreti e circolari alcuni aspetti pratici relativi alla presentazione, l’etichettatura e l’autorizzazione alla produzione e commercializzazione degli integratori alimentari e dei prodotti “salutistici”, nonché degli ingredienti in essi contenuti. Il Regolamento UE 1169/2011 sulle informazioni fornite al consumatore sui prodotti alimentari, ha recentemente rinnovato le disposizioni comunitarie sull’etichettatura degli alimenti destinati al consumatore. (fonte: Federchimica) co, rendendo più difficile l’approccio del settore farmaceutico a questi prodotti». Vitamine e minerali, insieme ai probiotici, sono tra i principali ingredienti per uso alimentare che possono presentare elementi d’interesse per l’azienda farmaceutica. Come la vede il consumatore Il punto finale della catena è il consumatore, che compie le sue scelte di acquisto spesso sotto l’influsso delle proprie opinioni personali, della capacità di informarsi, del sentire comune o della pubblicità. In termini generali, si possono distinguere due grandi macro-categorie di consumatori, quelli “consapevoli”, che tendono a scegliere alimenti sulla base di approfondite ricerche che li rassicurino circa la propria necessità di consumare alimenti “sani”, e quelli meno consapevoli, che nell’operare la propria scelta di consumo spesso si affidano al sentire comune. «Il consumatore consapevole è più attento all’etichetta, spesso ricercando l’assenza dei numeri E, che indicano la presenza di additivi. Ritiene, infatti, che l’additivo faccia male, ma questo non corrisponde alla realtà dei fatti: si tratta sempre di sostanze valutate e giudicate idonee all’utilizzo negli alimenti dall’Efsa e dalle Autorità europee, utilizzate secondo specifici dosaggi e risponden- 90 ti a criteri di purezza stabiliti dalla norma. Nel campo degli alimenti funzionali sta anche crescendo molto la richiesta di grani antichi, granaglie che non sono mai state oggetto di selezione da parte umana, quindi non OGM ed apprezzate da una certa nicchia di consumo. Il celiaco si può, inoltre, orientare su questo tipo di prodotti (se sono gluten-free). Cresce anche la richiesta di prodotti “low sugar”, in questo caso ricercati dal consumatore allo scopo di ridurre la quantità di zuccheri assunti con la dieta», spiega Stratta. Non solo fornitura All’interno di questo quadro, un’importanza sempre maggiore è assunta dai servizi che produttori e distributori delle materie prime alimentari sono in grado di offrire ai propri clienti, soprattutto per quanto riguarda il supporto tecnico e regolatorio per la scelta e la gestione del prodotto. «Come già detto, sono poche le aziende che possono disporre di esperienza regolatoria interna; soprattutto le più piccole necessitano di un supporto senza il quale spesso abbandonano il progetto per non rischiare», spiega il presidente Stratta. Interpretare correttamente la normativa è il requisito minimo per non incorrere in sanzioni; il valore aggiunto consiste nel restare in compliance, interpretando il testo normativo in maniera approfondita, senza privarsi di tutte le possibilità che esso consente», conclude il presidente del gruppo Miaf. Il mercato Per quanto riguarda i trend di mercato, vitamine, minerali, dolcificanti alternativi allo zucchero, probiotici e fibre sono in continua crescita, mentre gli omega-3, i fitosteroli e le proteine sono in calo e hanno fatto meno presa sul consumatore rispetto a quanto atteso. «La crescita del settore oggi e negli anni passati è slegata dalla generale crisi economica. Il mercato è in salute poiché nel consumatore il concetto di benessere è molto forte e la sua scelta d’acquisto è coerente. La tipologia dei clienti delle aziende che appartengono al Gruppo Miaf sta cambiando: non più solo aziende alimentari tradizionalmente produttrici di integratori o alimenti arricchiti, ma anche imprese con core business diverso (farmaceutico, cosmetico), che differenziano le loro produzioni indirizzandole anche verso questo settore», conclude Stratta. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1. Criteria for the use of the terms fresh, pure, natural, etc. in food labelling, UK’s Food standards agency, revision 2008, http://www.food.gov.uk/sites/default/files/multimedia/ pdfs/markcritguidance.pdf NCF • aprile 2015