Comments
Description
Transcript
Chi cerca trova: il Finder
Chi cerca trova: il Finder 03 «L’ordine è il piacere dell’intelligenza. Il disordine la delizia dell’immaginazione» (Paul Claudel) Finder e la metafora della Scrivania Una volta finita l’installazione, creato il primo utente ed eseguito il Login, ci si trova dinnanzi alla Scrivania, la rappresentazione dell’area di lavoro, e si comincia a interagire con la prima applicazione, il Finder. Il Finder è presente nei sistemi Apple sin dalle prime versioni di Mac OS Classic, e ha il compito di gestire i documenti, i loro contenitori (cartelle), i dischi e i volumi e di lanciare le varie applicazioni, i servizi e le utility. Finder è in pratica una rappresentazione grafica della riga di comando, seppur il suo compito principale, quello appunto di cercare (dall’inglese To Find), è stato destituito a favore di Spotlight. Nonostante questo compito tutt’altro che facile, il Finder è un’applicazione come tutte le altre: avviata dal sistema operativo una volta eseguito il Login e chiusa appena prima del Logout, può essere riavviata in caso di malfunzionamento sia in automatico sia manualmente dall’utente. OS X non permette di chiudere manualmente il Finder, anche se alcune applicazioni di terze parti mostrano questa possibilità: in realtà, con il Finder chiuso diventa impossibile accedere al contenuto dei vari dischi e volumi e, anche se le altre applicazioni continuerebbero a funzionare correttamente, sarebbe impossibile per queste interagire con altri documenti. L’utilizzo del Finder a ogni modo è del tutto trasparente e, nell’uso comune, è spesso indicato volgarmente come il sistema operativo stesso. 35 C A P I TO L O 03 Figura 3.1 La Scrivania di OS X subito dopo l’installazione Figura 3.2 Una finestra del Finder, l’applicazione di OS X che permette di navigare all’interno del disco rigido e di interagire con documenti e cartelle 36 Chi cerca trova: il Finder La Scrivania, le finestre e le cartelle possono essere riassunte come una semplice metafora dell’architettura ad albero presente all’interno di OS X: una cartella non è un vero e proprio contenitore fisico nel quale risiedono i documenti (che invece sono sparpagliati in singoli pezzetti qua e là nel disco rigido), ma più che altro un indirizzamento degli stessi verso una sorta di gruppo, reso più morbido e gestibile dalla rappresentazione di una cartella: nel corso di questo manuale parleremo di Scrivania, Documenti e Cartelle proprio in questo modo. La Scrivania, che è il primo elemento ad apparire subito dopo il Login, è contraddistinta da un’immagine di sfondo (in OS X 10.8 è la galassia a spirale NGC 3190, nella costellazione del Leone, indicata dalla NASA come Picture of the Day in data 3 maggio 2010), ma può essere modificata tramite il pannello Scrivania e Salvaschermo in Preferenze di Sistema) e da una serie di icone che rappresentano i dischi (volumi) che OS X può gestire perché collegati (via cavo) o connessi (via rete), quali Hard disk interni ed esterni, dischi ottici, chiavette USB ed eventuali volumi di rete. In genere, questi dischi sono nascosti (ma visibili nelle finestre), ed è possibile farli apparire agendo sulle Preferenze del Finder (dal menu Finder > Preferenze). Nella parte bassa dello schermo trova posto il Dock, rappresentato da una Barra tridimensionale (inizialmente orizzontale ma posizionabile anche in verticale ai lati dello schermo principale), nel quale sono parcheggiate le icone delle applicazioni più utilizzate (per un rapido richiamo), quelle in uso e, nella parte destra, anche cartelle, documenti e finestre del Finder (queste solo temporaneamente). In alto trova posto la Barra dei menu, un insieme di voci raggruppate all’interno di una fascia bianca semitrasparente, al cui clic si aprono delle finestre ancorate, dette “menu a tendina” (perché scendono come fossero, appunto, tendine), sormontati, nella parte più a sinistra, da una mela di colore nero (che apre il menu Apple, più volte citato in questo manuale). ! NOTA La Barra dei menu ha la particolarità di apparire in modo costante sia nell’utilizzo del Finder quanto in tutte le applicazioni: questa caratteristica differenzia il Mac dal sistema operativo Windows, nel quale la Barra dei menu non è fissa nella parte alta ma è ancorata alle finestre (e non appare in Scelta risorse). Figura 3.3 Il Dock, così come appare subito dopo l’installazione 37 C A P I TO L O 03 Tutte le interazioni tra il sistema operativo, l’utente e le operazioni sono svolte dal Finder, che nelle ultime versioni ha subito qualche ritocco estetico oltre a una lunga serie di convergenze di questa e di altre applicazioni verso il mondo iOS, specie per chi arriva da Snow Leopard: ogni finestra del Finder visualizza parte del contenuto di un volume, permettendo di modificare, aggiungere o eliminare elementi, quali altre cartelle o documenti. Ogni operazione di modifica effettuata attraverso una finestra del Finder è visualizzata in tempo reale in tutte le altre finestre aperte: così, se due finestre visualizzano il contenuto della stessa cartella, i cambiamenti effettuati in una saranno riportati istantaneamente anche nell’altra. Alcune particolarità del Finder appaiono all’interno di altri applicativi, anche di terze parti, nei comandi Apri (Open), Inserisci (Insert/Include) o Salva (Save/Save as), laddove è necessario utilizzare una navigazione per individuare la cartella di destinazione dove depositare o prelevare il documento di riferimento. Figura 3.4 Alcune funzionalità del Finder sono presenti anche nelle finestre di dialogo Apri e Salva di applicazioni di terze parti, laddove sia necessario localizzare una determinata cartella o un documento Per aprire una nuova finestra di navigazione si può agire in tre modi: con un clic sull’icona del Finder nel Dock, tramite il comando Nuova finestra del Finder dal menu File (quando il Finder è in primo piano) oppure con un doppio clic sull’icona di una cartella o di un disco (oppure un Alias). Da ogni singola finestra del Finder si raggiungono tutte le aree di tutti i volumi collegati o connessi e, tramite le giuste credenziali, anche di quelli non connessi ma raggiungibili attraverso la rete (le tematiche relative alla gestione dei dischi di rete saranno esplorate nel Capitolo 5). Ogni finestra del Finder è sostanzialmente divisa in tre parti: la prima in alto ospita i principali pulsanti per la navigazione (cartella precedente e successiva) e il tipo di visualizzazio38 Chi cerca trova: il Finder ne del contenuto della finestra e il campo di ricerca di Spotlight (la tecnologia d’indicizzazione e ricerca che vive all’intero di OS X e ne regola molte funzioni, esamineremo meglio alcune di queste nel prossimo capitolo). La parte centrale è divisa in due colonne: quella a sinistra riporta, dall’alto in basso, l’elenco delle cartelle all’interno del proprio utente (Preferiti), l’elenco degli altri computer presenti nella stessa rete locale (Condivisi) e, infine, l’elenco dei volumi e dei dischi locali collegati al Mac (Dispositivi). Gli utenti di Snow Leopard noteranno la diversa disposizione degli elementi nella colonna a sinistra delle finestre del Finder: con Mountain Lion Apple offre maggiore importanza alle cartelle dell’utente (che ora sono nella parte alta) che non ai volumi (posti in basso), un chiaro invito all’utente a utilizzare maggiormente lo spazio privato rispetto a quello pubblico. Funzioni come Launchpad e Stack, che vedremo di seguito, rendono spesso futile la pura navigazione della cartella Applicazioni. Figura 3.5 Una finestra del Finder di Mountain Lion (a sinistra), posta a confronto con una di Snow Leopard (a destra): la diversa disposizione degli elementi nella parte sinistra pone l’accento sulla necessità di utilizzare meglio lo spazio utente rispetto a quello totale Sempre riguardo a Snow Leopard scompare il pulsante superiore destro, che nascondeva la colonna laterale sinistra riportando le finestre alla visualizzazione delle prime versioni di OS X, dove scompariva anche la Barra superiore. La finestra del Finder è ancora personalizzabile in vari modi tramite il menu Vista: da qui è possibile variare la visualizzazione del contenuto della colonna centrale (come vedremo più avanti), modificare l’ordine in cui sono mostrati gli elementi al suo interno (Organizza per) oppure eseguire un riordinamento manuale (Riordina per). Infine, è possibile nascondere la colonna laterale e la Barra superiore agendo con i rispettivi comandi alla fine del menu Vista. Nella parte più in alto della finestra trovano posto tre pulsanti colorati, che servono rispettivamente a chiudere (rosso), contrarre nel dock (giallo) e ridimensionare la finestra (verde): gli stessi pulsanti sono presenti in tutte le finestre di OS X e delle applicazioni di Apple o di terze parti. Il pulsante di chiusura della finestra offre un funzionamento perlomeno intuitivo, mentre per quello di ridimensionamento i risultati non sono costanti ma contestuali al tipo di contenuto. Per esempio, può capitare che la visualizzazione di una finestra sia limitata solo a una parte degli elementi, presentando delle barre di scorrimento che mostrano alternativamente gli altri: il pulsante verde allarga o stringe le dimensioni della finestra cercando, per quanto possibile (molto dipende anche dal monitor), di mostrare tutto il contenuto. Un clic successivo sullo stesso pulsante riporta la finestra allo stato precedente. 39 C A P I TO L O 03 Figura 3.6 I possibili stati delle finestre del Finder Figura 3.7 I pulsanti di chiusura, compressione e ridimensionamento sono presenti sia nel Finder sia nei vari applicativi 40 Chi cerca trova: il Finder Figura 3.8 Il pulsante di ridimensionamento cerca di allargare o stringere la finestra in modo da mostrare tutto il contenuto (e non di più) La Barra superiore del Finder può essere ulteriormente personalizzata in due modi: tramite il comando Personalizza la barra strumenti (menu Vista), che apre una finestra ancorata alla Barra con all’interno una serie di icone, facilmente trascinabili dentro e fuori per modificarla. Ognuna di queste si riferisce a una specifica funzione: alla base della finestra di personalizzazione è presente una Barra standard che riporta la situazione allo stato iniziale e un menu a tendina, che definisce il tipo di visualizzazione delle icone (solo icone, icone e testo, solo testo). Questo tipo di comando è presente in moltissime altre applicazioni di Apple e di terze parti, quando previsto. È anche possibile inserire, trascinandolo, un elemento personale (non presente nella finestra di personalizzazione) nella posizione voluta all’interno della Barra, creandone così un richiamo (Alias), che apparirà in tutte le cartelle. In Leopard e Snow Leopard, questo movimento necessitava di un’attesa di un secondo, dopo il trascinamento, per visualizzare il cambiamento mentre a partire da Lion il posizionamento è immediato. Figura 3.9 La personalizzazione della Barra superiore è ottenibile tramite il comando omonimo dal menu Vista 41 C A P I TO L O 03 Una delle novità di questa versione di Mountain Lion è il pulsante Condivisione, posto inizialmente in alto a destra nelle finestre del Finder e in molti altri punti del sistema operativo: questo pulsante permette di condividere un elemento selezionato in vari modi, come per esempio ponendolo come allegato a un messaggio email oppure a un invito tramite Messaggi, postandolo attraverso Twitter, Flickr o, più avanti, anche Facebook. Lo stesso pulsante è presente anche nella barra Notifiche, che vedremo nel prossimo capitolo. Figura 3.10 È possibile inserire diversi tipi di elementi nella barra dei menu, come documenti, cartelle oppure Applicazioni Nella Barra, il pulsante con disegnato un ingranaggio mostra una serie di funzioni relative agli elementi selezionati o alla cartella visualizzata nella parte centrale della finestra, similmente al menu contestuale, mentre la griglia di quattro pulsanti orizzontali offre i diversi modi in cui è possibile visualizzare l’interno delle cartelle. Vediamoli di seguito nel dettaglio. Icone: in questa visualizzazione i documenti e le cartelle sono disposti a griglia. L’ordine di visualizzazione può essere modificato tramite i comandi appositi dal menu Vista. Questo tipo di visualizzazione è utile quando è necessario confrontare più file velocemente: la grandezza delle anteprime è regolabile tramite un piccolo cursore posto alla base della finestra (è necessario attivare la visualizzazione della Barra di stato dal menu Vista) e può arrivare anche a una larghezza massima di 512 pixel, tanto che in alcuni casi le icone delle Applicazioni mostrano dei piccoli camei legati più o meno al mondo Apple. Generalmente, questa visualizzazione mostra l’anteprima dei documenti contenuti all’interno, di cui è possibile sfogliare il contenuto (per PDF e PowerPoint) tramite le apposite frecce che appaiono spostando il cursore sopra il documento, oppure è possibile riprodurlo direttamente dall’icona stessa (per filmati e documenti audio): in questo caso 42 Chi cerca trova: il Finder un’icona di riproduzione appare sovrapposta al filmato vero e proprio e, durante la riproduzione dell’anteprima, una Barra circolare ne mostra la progressione. Figura 3.11 Il nuovo pulsante di condivisione Figura 3.12 La vista a Icone può presentare sorprese, come nel caso di TextEdit, che mostra il testo, attribuito a Steve Jobs, relativo alla pubblicità “1984”, che presentò il primo Macintosh 43 C A P I TO L O 03 Figura 3.13 Nella vista a Icone alcuni tipi di documenti offrono comode anteprime senza interpellare l’applicazione di riferimento Elenco: questa visualizzazione mostra gli elementi in un elenco verticale, ordinato in base a diversi criteri: le icone sono più piccole della modalità precedente, ma sopra ogni colonna è presente un pulsante che facilita l’ordinamento. Le cartelle sono identificate da piccoli triangoli alla sinistra dell’icona: un clic assieme al tasto Opzione apre, oltre alla cartella, anche tutte le sue eventuali sottocartelle. Figura 3.14 La vista a Elenco permette di ordinare gli elementi in base al tipo di attributo 44 Chi cerca trova: il Finder Figura 3.15 Nella vista a Elenco è possibile attivare Organizzazioni diverse, tramite l’apposito comando dal menu Vista Colonne: simile per certi aspetti alla modalità Elenco, qui l’unico ordinamento possibile è per nome: il vantaggio di questa visualizzazione sta nella possibilità di navigare all’interno delle varie cartelle senza lasciare la finestra; inoltre, è possibile utilizzare l’ultima colonna per avere un’anteprima dei documenti, a dimensione variabile. Figura 3.16 La vista come Colonne consente una navigazione nidificata ed è molto utile per scorrere velocemente un archivio con molte cartelle 45 C A P I TO L O 03 CoverFlow: introdotta con la versione 10.5 di OS X, è sostanzialmente identica alla vista a Elenco, con l’aggiunta, nella parte superiore, di una rappresentazione degli elementi sottostanti, più grandi, disposti orizzontalmente a ventaglio. Qui l’icona selezionata è mostrata centralmente, con a sinistra quelle precedenti e a destra quelle successive. È possibile spostarsi tra le icone in tutti i modi di scorrimenti previsti, inclusi i tasti freccia, la rotella del mouse o un movimento orizzontale per i dispositivi touch e ovviamente un clic del mouse. Figura 3.17 CoverFlow offre un impatto decisamente cinematografico, garantito anche dall’anteprima in tempo reale di tutti i documenti Tutte le visualizzazioni condividono la possibilità di personalizzare le caratteristiche della finestra, come dimensioni del testo e delle icone, tipologie di colonne e tipo di ordinamento. Aperta una finestra e selezionata la vista preferita, il pannello Opzioni Vista (menu Vista) definisce tutti questi parametri (che sono diversi di vista in vista) e imposta il default per tutte le nuove finestre create (in basso). Novità di OS X 10.7 e mutuata anche in questa versione 10.8 è la possibilità di ottenere un doppio ordinamento all’interno della stessa vista: dal pannello Opzioni Vista è adesso disponibile un doppio menu a tendina per definire l’ordinamento in modo da visualizzare, per 46 Chi cerca trova: il Finder esempio, gli elementi per tipologia (Applicazioni, Cartelle, Documenti) e, all’interno dei gruppi, elencarli per data o per nome. In alcune Organizzazioni sono mostrate delle etichette di colore grigio indicanti il tipo di visualizzazione (per esempio, nell’Ordinamento per Applicazioni è indicato il nome dell’applicazione prima dei documenti). Da ognuna di queste visualizzazioni è possibile accedere alla funzionalità chiamata QuickLook (Visualizzazione rapida), che mostra un’anteprima del contenuto di uno o più documenti direttamente dal Finder, senza aprire l’applicazione che li ha creati, selezionandoli e premendo la Barra spazio (anche a tutto schermo tramite il tasto Opzione assieme a Barra spazio). QuickLook sarà approfondito meglio nel Capitolo 11. Figura 3.18 Il pannello Opzioni vista varia alcuni parametri aggiuntivi nelle varie viste 47 C A P I TO L O 03 Figura 3.19 QuickLook, una delle funzioni più comode di OS X, visualizza l’anteprima di un documento direttamente dal Finder, senza passare per l’applicazione di riferimento I vari gruppi di elementi sono condensabili tramite un clic sul pulsante Nascondi, che appare spostando il cursore sopra il nome del gruppo, e come per la Barra degli strumenti è possibile inserire documenti o cartelle nella sezione Preferiti tramite un semplice drag&drop dalla stessa finestra oppure da un’altra. La cartella (virtuale) Tutti i documenti mostra i documenti utilizzati non considerando eventuali nidificazioni in cartelle, mentre la voce AirDrop consente lo scambio di documenti tra computer nelle vicinanze senza la necessità di configurare alcunché (per quest’ultima funzione, meglio attendere il Capitolo 6). Il Finder si occupa anche di alcuni processi per muovere, copiare, eliminare o duplicare gli elementi tra le cartelle: selezionando uno o più documenti in una cartella e trascinandoli, questi mostrano il loro numero a fianco del cursore (all’interno di un’icona tonda rossa), mentre la forma, la presenza dell’anteprima e la disposizione cambiano dinamicamente in base alle impostazioni della finestra alla quale sono sovrapposti. Nel corso del trascinamento, le varie cartelle e finestre mostrano un’evidenziazione che indica la posizione esatta in caso di rilascio. Piccola novità estetica di Mountain Lion riguarda l’aspetto dei documenti nel corso della copia: in questo frangente, oltre alla finestra che indica il progresso della copia e una stima del tempo rimanente, i file soggetti a copia appaiono propri di icone semitrasparenti con la barra progressiva alla base dell’icona, in modo da poter controllare l’esito della copia anche senza vedere la finestra (che riporta la stima del tempo complessivo, mentre le icone riportano la stima per singolo documento). 48 Chi cerca trova: il Finder Figura 3.20 In Mountain Lion, nel corso di una copia, le icone dei documenti si mostrano semitrasparenti e con la barra di progressione alla base Figura 3.21 OS X Mountain Lion nel corso di un drag&drop di elementi ne mostra il numero e adatta, dinamicamente, la vista degli stessi alla cartella sovrapposta 49 C A P I TO L O 03 Sempre riguardo la copia di documenti, OS X possiede una caratteristica molto comoda, chiamata Cartelle ad impulso: questa si attiva quando, trascinando uno o più elementi sopra l’icona di un Volume o di una cartella per un secondo, questi si apre visualizzando l’interno, lasciando l’utente libero di cercare la destinazione anche dopo aver iniziato il trascinamento come di continuare a navigare all’interno di altre cartelle e sottocartelle. L’utilizzo del tasto Opzione nel corso del trascinamento forza la copia degli elementi, mentre con i tasti Opzione+Command ne crea un Alias. In alternativa al trascinamento è possibile effettuare operazioni di Copia e Incolla (tramite le apposite voci del menu Modifica) dei documenti tra cartelle. Quando una finestra del Finder (o di altre applicazioni, il comportamento in questo caso è lo stesso) è troppo piccola per visualizzare l’intero contenuto, è possibile dimensionarla, agendo sui bordi della finestra stessa, caratteristica che gli utenti Windows conoscono molto bene ma che all’interno dell’ambiente Mac è arrivata solo con la scorsa versione 10.7: insolita è invece la gestione delle barre laterali che indicano la percentuale di visualizzazione, permettendo nella loro forma classica di spostare il contenuto verso altre zone della finestra o anche di indicare la percentuale di visualizzazione (basandosi sulla grandezza della barra): in questo senso il grosso delle novità è arrivato con Lion, mentre Mountain Lion ha portato solamente qualche piccola modifica estetica. Gli utenti di Snow Leopard e chi proviene dal mondo Windows spesso si trovano impacciati in questo senso, ma è solo un fattore di abitudine che scema dopo pochissimi passaggi. Inizialmente, le barre di scorrimento appaiono nella finestra solamente nel corso di uno spostamento o con movimenti della rotellina del mouse o movimenti sulle superfici touch. Questo comportamento può ovviamente essere modificato agendo nel pannello Generali di Preferenze di sistema, dal quale è possibile forzare la situazione per mostrare sempre le barre di scorrimento, similmente alle versioni precedenti. È pur vero che la mancanza delle barre è stata ampiamente colmata con l’aggiunta di una nutrita serie di gesture, movimenti multitouch da sfruttare con dispositivi a superficie sensibile (di cui svisceriamo ogni più piccolo dettaglio nel Capitolo 7). Ma più importante ancora è che la direzione dello scorrimento delle finestre è stato cambiato adeguandolo al tipico scorrimento presente nei dispositivi multitouch, come iOS: per descrivere meglio questo effetto occorre, però, fare prima qualche considerazione. Nell’interazione più diffusa, tramite Mouse e Finestra, quando eseguiamo un movimento della rotella (oppure accarezzando la schiena del Magic Mouse) verso l’alto con OS X 10.6 e precedenti il contenuto della finestra scivola verso il basso ma la percezione è al contrario, poiché il cursore nella barra laterale invece scorre verso l’alto (seguendo il movimento). Il nostro cervello accetta questo movimento da una parte perché abituato, dall’altra perché l’interazione avviene da un dispositivo a distanza del monitor e non a diretto contatto. Sin dal primo modello di iPhone, invece, abbiamo sperimentato un’interazione più intuitiva, con movimenti verso l’alto che effettivamente spostavano il contenuto della pagina nella stessa direzione. La scelta effettuata da Apple, pur apparendo in controtendenza, serve a uniformare i due metodi selezionando quello più intuitivo, anche se meno diffuso. 50 Chi cerca trova: il Finder A ogni modo, gli utenti scopriranno che abituarsi al nuovo tipo di scorrimento è molto più facile di quanto si pensi e che, dopo solo qualche ora, sembrerà strano utilizzare computer diversi, che invece mantengono ancora il sistema di scorrimento vecchio. Sempre all’interno delle Preferenze di sistema, nel pannello Mouse, è presente la voce Direzione scorrimento naturale, attivata di default, che consente appunto il rovesciamento della direzione di scorrimento. Disattivando questa funzione, l’interazione ritorna come in Snow Leopard e in tutti i computer Windows (che, a intuito, adotteranno anch’essi questo cambiamento a brevissimo). Figura 3.22 Lo scorrimento delle finestre nel nuovo Finder avviene al contrario sia rispetto alle vecchie versioni del sistema operativo sia rispetto ad altri sistemi operativi concorrenti: gli utenti che già posseggono un iPhone o iPad troveranno, invece, questo nuovo scorrimento più naturale Figura 3.23 Il pannello Mouse all’interno delle Preferenze di sistema, dove campeggia la voce Direzione scorrimento: disattivandola, la direzione verticale ritorna come in passato 51 C A P I TO L O 03 Il Dock, storia moderna Il Dock è stato uno degli elementi più chiacchierati dell’intera interfaccia di OS X sin dalla sua prima apparizione nella beta pubblica diffusa nel 2000. Al momento del lancio i pareri furono contrastanti: chi lo giudicava antiestetico e poco ergonomico, chi invece ne esaltava le comodità e chi, invece, lo giudicava un progetto interessante ma ancora da definire. La storia ha dato senza dubbio ragione a questi ultimi, dato che il Dock è cresciuto di versione in versione arricchendosi di nuove funzionalità e, di tanto in tanto, perdendone qualcuna. A dire il vero, però, il Dock non nasce con OS X: versioni primordiali di un approccio simile a questo tipo d’interfaccia si trovavano già nel progetto Lisa di Apple, poi tramontato a favore del più redditizio Macintosh. Negli anni seguenti interfacce più o meno simili al Dock apparirono su diverse piattaforme, non ultima quella NeXT, la base dalla quale è nato OS X. Lo scopo del Dock è di ospitare le applicazioni, le cartelle e i documenti utilizzati più di recente in modo che il Dock stesso sia editabile a piacere senza, per questo, compromettere la presenza o il destino degli elementi originali. La presenza del Dock nell’utilizzo delle applicazioni non è indispensabile, tanto che è anche possibile utilizzare un Dock a scomparsa affinché non disturbi, tuttavia la comodità del prodotto appare indubbia dopo pochissimi utilizzi. Figura 3.24 Uno degli aspetti più appariscenti del Dock è senza dubbio la capacità di ingrandire le icone al semplice passaggio del mouse (in questo caso è stata minimizzata la dimensione totale e massimizzata quella d’ingrandimento) La struttura del Dock si divide in due parti principali, una prima (tipicamente a sinistra, con il Dock posizionato in basso nello schermo) dedita alle applicazioni più utilizzate e a quelle attive e una seconda (tipicamente a destra) dove possono essere parcheggiate cartelle e documenti. Queste due parti non sono interscambiabili e sono ben divise da una barra che percorre il Dock nella sua lunghezza. Per aggiungere un elemento nel Dock basta trascinarlo dalla sua posizione originale all’interno della barra del Dock, tra gli elementi già presenti: quasi tutti gli elementi del Dock sono editabili nella posizione e nella presenza, tranne l’icona del Finder, che sosta obbligatoriamente a sinistra e quella del cestino, che invece è a destra. Questi due elementi sono gli unici che non possono essere rimossi, mentre per gli altri basta fare clic e tenere premuto il pulsante sull’icona dell’elemento e, dal menu contestuale, scegliendo la voce Rimuovi dal Dock. 52 ! Chi cerca trova: il Finder NOTA Sino alla scorsa versione, gli elementi potevano essere rimossi dal Dock semplicemente trascinandoli fuori: l’elemento spariva dal Dock, rimanendo però nella sua posizione originale. Diversi utenti alle prime armi però faticano a capire che il Dock non ospita gli elementi originali ma solo il loro richiamo ritenendo, erroneamente, di averlo perduto. Così la soluzione migliore è stata quella di bloccare la rimozione, se non tramite comando da menu, in modo da evitare eliminazioni accidentali (e successive immotivate crisi di panico). Figura 3.25 Un elemento parcheggiato nel Dock, in questo caso una Applicazione, una volta rimossa, non è cancellata, ma rimane nella sua posizione originale, dato che il Dock è solamente una sorta di richiamo degli elementi Per quanto riguarda le Applicazioni, quelle attive mostrano un pallino bianco alla base (inizialmente rimosso con la versione precedente, poi ripristinato con un update minore, riposizionato più in basso e in forma più discreta con questa versione): tutte le applicazioni attive risiedono sempre nel Dock, con la differenza che quelle parcheggiate inizialmente, una volta chiuse vi rimangono (al loro posto) mentre quelle avviate non dal Dock, una volta chiuse scompaiono (ma possono essere richiamate all’occorrenza). Le applicazioni che risiedono nel Dock solamente nel periodo di attività sostano nella parte che va dalla barra di mezzeria al Finder. Per conservare una applicazione nel Dock anche dopo la chiusura, basta attivare la voce Mantieni nel Dock nel menu contestuale dell’applicazione. Dallo stesso menu è anche possibile aprire la cartella che contiene l’elemento originale e indicare che l’applicazione o il documento siano aperti in automatico a ogni Login. Nella parte destra del Dock, separati da una linea verticale tratteggiata, risiedono il Cestino e alcuni altri elementi, come documenti, cartelle o finestre. Per quanto riguarda i documenti e le finestre parcheggiati, un clic su di essi ne provoca l’apertura o l’espansione, mentre per le cartelle sono previste più opportunità: in genere, la rappresentazione delle cartelle nel Dock mostra, impilate, le icone dei documenti contenuti all’interno, anche se il tutto è modificabile tramite le varie voci del menu a tendina che compare tenendo premuto il pulsante destro del mouse per un secondo con il puntatore sulla cartella nel Dock. 53 C A P I TO L O 03 Figura 3.26 Facendo clic e tenendo premuto il pulsante del mouse sull’icona di un’applicazione aperta nel Dock, questa mostra un menu a tendina con alcune opzioni specifiche Nello stesso menu è anche indicato in che modo la cartella deve mostrare il proprio contenuto una volta selezionata (nel Dock). In questo senso vi sono diversi tipi di visualizzazione, chiamati Stack, e vale la pena esaminarli. Ventaglio: mostra il contenuto della cartella in una pila che, dalla cartella stessa, scorre verso l’alto. Una volta aperto, questo rimane immutato fino a un successivo clic. L’ultima icona in alto, a forma della freccia nera, permette di aprire la cartella, nonché di mostrare tutti i documenti all’interno che non possono essere visualizzati per questioni di spazio. Ventaglio è indicata per cartelle con pochi file (meno di dieci). Griglia: mostra l’elenco completo degli elementi in una griglia, circondati da un’area di colore nero semitrasparente. Una volta aperta una Griglia, è possibile navigare all’interno delle cartelle, e di tornare anche alla cartella radice tramite i tasti freccia posti nella parte superiore. ! 54 NOTA A partire da OS X 10.6.5, una funzione nascosta permette di alterare il funzionamento dello Stack a Griglia rendendo il movimento elastico verso l’alto: per attivare questa funzione basta fare clic e trascinare il puntatore sopra il titolo nella finestra a griglia verso destra (non apparirà nessun feedback visivo), dopodiché la visualizzazione delle icone tornerà verso l’alto a ogni tentativo di scorrimento verticale, come un elastico. La situazione torna normale chiudendo e riaprendo lo Stack. Chi cerca trova: il Finder Figura 3.27 La visualizzazione a Ventaglio è molto bella ma perlopiù adatta a cartelle con pochi elementi Figura 3.28 Griglia è una visualizzazione più completa e pratica, poiché consente di navigare anche all’interno delle sottocartelle 55 C A P I TO L O 03 Elenco: questa visualizzazione è molto classica, e permette di visualizzare il contenuto in modo gerarchico, con un effetto più primitivo rispetto ai precedenti, ma molto duttile e veloce. Presente già dai tempi di OS X 10.4 (Tiger), era stata tolta in OS X 10.5 e poi introdotta nello stesso in uno degli aggiornamenti minori. Questa visualizzazione si presta per cartelle con molti file e molte sottocartelle, anche nidificate. Automatico: attivando questa voce, il Dock seleziona automaticamente il tipo di visualizzazione per ogni cartella, basandosi sul numero di elementi inclusi all’interno (Ventaglio per pochi elementi, Griglia per un numero consistente ed Elenco per cartelle con un numero molto alto di elementi). Figura 3.29 La visualizzazione a Elenco, anche se graficamente un po’ datata, è pratica e funzionale e perfetta per rappresentare cartelle piene di sottocartelle e documenti 56 Chi cerca trova: il Finder Figura 3.30 Facendo clic con il pulsante destro sull’icona di una cartella nel Dock, compare un menu a tendina che permette di stabilire alcuni parametri di visualizzazione Gli altri elementi parcheggiabili nel Dock, come le finestre, di solito provvedono a un trattamento temporaneo, spesso per lasciare spazio alla Scrivania o ad altre finestre (anche se per questa funzione si prestano molto meglio le funzioni di Mission Control). Per contrarre le finestre e portarle nel Dock basta un clic sul pulsante giallo (centrale) presente in alto a sinistra nelle finestre. La finestra contratta è depositata nella parte più a destra del Dock, evidenziata da un’icona piccola riportante l’icona dell’applicativo. Un clic sulla finestra contratta la riporta allo stato originale. La contrazione delle finestre può essere personalizzata nelle Preferenze di sistema nel pannello Dock: in particolare è possibile cambiare il movimento di contrazione da Genio (preimpostato), molto appariscente ma un po’ lento, in Scala, più semplice e austero, indicare che tale movimento possa avvenire con un doppio clic sulla barra del titolo in aggiunta al clic sul pulsante giallo (come avveniva nel sistema Classic, dove un doppio clic sulla barra di una finestra la contraeva celandone il contenuto) ed infine, attivare la funzione che permette di contrarre le finestre di una applicazione all’interno dell’icona dell’App stessa nel Dock, funzione utile per chi ha un Mac con monitor di dimensioni contenute (tipicamente i portatili). 57 C A P I TO L O 03 Figura 3.31 L’effetto di contrazione di una finestra ! 58 NOTA La contrazione di una finestra è un effetto particolarmente avvincente, ma oramai presente da molte versioni di OS X, quindi parco di novità. Eppure c’è una particolarità che non molti conoscono: si tratta di rallentare l’animazione per osservarne meglio i dettagli. Questo effetto si ottiene tenendo premuto il tasto Maiuscolo mentre si fa clic sul pulsante giallo. Il rallentamento funziona allo stesso modo per la visualizzazione degli Stack a Ventaglio e a Griglia. Chi cerca trova: il Finder Il Dock può essere liberamente posizionato anche ai lati dello schermo, oltre che nella parte centrale. Un clic sulla linea divisoria assieme al tasto Control mostra le opzioni di Posizionamento sullo schermo: a sinistra, a destra o in basso. Il comportamento del Dock è sempre lo stesso sia per applicazioni sia per file e cartelle: il posizionamento è puramente soggettivo. In caso di più monitor collegati in Estensione scrivania, il Dock si posiziona ai lati della scrivania virtuale quindi facilmente nei monitor esterni. Figura 3.32 I tre tipi di posizionamento del Dock: centrale, a sinistra e a destra Figura 3.33 In caso di secondo o terzo monitor, il Dock si posiziona sempre ai bordi della scrivania virtuale 59 C A P I TO L O 03 La presenza del Dock nell’utilizzo di OS X ha oramai abituato gli sviluppatori, che se ne aspettano le forme: spesso le finestre delle applicazioni, anche se aperte al massimo, si fermano nella parte bassa del monitor appena sopra il Dock, ampliandosi al di sotto di esso (mai al di sopra) solo tramite l’intervento manuale dell’utente. Tra l’altro, la personalizzazione del Dock è molto ampia e permette di ottimizzare lo spazio anche in monitor piccoli: anzitutto è possibile ridimensionarne la forma facendo clic e trascinando lateralmente l’estremità della linea di separazione, per renderlo più grande (la larghezza massima si ferma a quella del monitor) o più piccolo (larghezza e altezza si modificano proporzionalmente). Con un clic su di essa assieme al tasto Control (oppure aprendo Preferenze di Sistema > Dock) è possibile impostare il Dock affinché scompaia e ricompaia solamente quando il cursore si trova nella parte inferiore del monitor, offendo così alle finestre delle applicazioni il maggior spazio possibile per tutte quelle applicazioni che non mostrano la funzione A tutto schermo. Anche l’ingrandimento delle icone al passaggio del mouse può essere attivato, disattivato e regolato nella sua forza dallo stesso controllo nelle Preferenze di Sistema. La presenza dell’ingrandimento è interessante e gradevole per l’utente alle prime armi, ma perlopiù una scocciatura per l’utente professionale o esperto: anche Apple se ne è accorta e disabilita questa funzione di default, pur lasciandola disponibile. Figura 3.34 Nascondere il Dock può rivelarsi un ottimo metodo per ottimizzare lo spazio dello schermo quando si utilizzano applicazioni che non mostrano la funzione A tutto schermo (nell’immagine Toast di Roxio) 60 Chi cerca trova: il Finder Figura 3.35 Il Dock attiva in automatico la funzione a scomparsa quando una App è mostrata a tutto schermo Compito del Dock è anche quello di ospitare il Cestino (posizionato forzatamente nella parte più a destra). Elemento molto diffuso nei sistemi operativi a interfaccia grafica è nato per impedire all’utente di eliminare i dati in modo troppo frettoloso: attualmente questa locazione funziona come una sorta di purgatorio, dove sono parcheggiati tutti gli elementi in procinto di essere eliminati. Sino a che gli elementi rimangono all’interno del Cestino, sono perfettamente rintracciabili dal sistema operativo e rimangono integri, anche se per aprirli o eseguirli è necessario spostarli al di fuori del Cestino. Una volta trascinato un documento nel Cestino, questo può ritornare nella cartella originale o in un’altra cartella senza conseguenze, mentre per eliminarlo, basta attivare il comando Vuota il Cestino oppure Vuota il Cestino in modo sicuro (entrambi dal menu Finder) che, oltre a eliminare il documento, ne sovrascrive il contenuto (l’operazione potrebbe risultare sensibilmente più lenta della prima). L’icona del Cestino è anche una delle poche icone nel Finder a cambiare la propria immagine a seconda degli stati: oltre allo stato Cestino vuoto/Cestino pieno, facilmente intuibili, il cestino si trasforma in una icona di espulsione durante il trascinamento di un volume nella Scrivania, in modo da espellerlo. Con le cartelle di Masterizzazione, l’icona cambia in un cerchio radioattivo, perché il processo di masterizzazione “brucia” la superficie del CD o DVD (la verve ironica degli ingegneri di Apple è una delle caratteristiche più curiose di OS X). 61 C A P I TO L O 03 Menu di sistema e menu contestuali Uno degli elementi che sin dalla prima occhiata differenzia OS X da Windows (o da altri sistemi operativi) è la presenza, anche nel Finder, della Barra dei menu, quella striscia orizzontale che, posizionata nella parte in alto dello schermo, rimane pressoché identica in tutte le applicazioni, pur cambiando il numero e il tipo di voci al suo interno. Questa mostra una serie di comandi, suddivisi in gruppi (identificati dalle voci), eseguibili dall’applicazione in primo piano, sia essa il Finder o un’applicazione qualsiasi (iTunes, Word, Photoshop o Anteprima). Ci sono però delle costanti, come il menu Apple, rappresentato appunto da una mela alla estrema sinistra del monitor, seguito subito dal nome dell’applicazione: quest’ultima voce serve a capire quale tra le applicazioni aperte è quella in primo piano, quindi con l’interazione diretta dell’utente. A parte il menu Apple, tutti gli altri menu cambiano di applicazione in applicazione, perché mostrano i comandi specifici e le relative scorciatoie da tastiera (appaiono appena a destra del comando, solitamente assieme ai tasti Command, Control, Opzione e Maiuscole). Alcuni comandi tendono a essere abbastanza lineari tra i vari applicativi, come Seleziona tutto (Command+A), Undo o Torna indietro di un passo (Command+Z), Salva (Command+S) o Esci dall’applicazione (Command+Q). Apple fornisce solamente dei suggerimenti ai vari sviluppatori, che sono liberi di personalizzare il numero, il tipo e i comandi da tastiera a piacere: per esempio, il comando Contrai (Command+M) funziona nella maggior parte delle applicazioni contraendo la finestra in primo piano nel Dock, tuttavia in tutti i giochi Blizzard (Diablo, Starcraft, Word of Warcraft), la stessa scorciatoia alterna lo stato da Pieno schermo a finestra. Diverse applicazioni professionali permettono anche all’utente di personalizzare il proprio set di comandi per meglio velocizzare le sessioni di lavoro. Resta uguale invece l’usabilità, che divide i comandi in attuabili (di colore nero) e non attuabili (di colore grigio). Nella parte destra della barra dei menu sono presenti alcune icone, riferite ognuna a uno specifico servizio, comode per richiamare o modificare al volo funzioni che altrimenti necessiterebbero dei singoli pannelli all’interno delle Preferenze di sistema. Il numero e il tipo di icone è variabile a seconda del tipo di Mac, dei servizi attivi e delle periferiche installate (anche applicazioni di terze parti possono installare icone di servizi nella barra). Solo alcuni servizi sono fissi e non modificabili come Spotlight e Notifiche, che risiedono all’estrema destra della barra. Alcune icone sono personalizzabili nella forma e nell’aspetto, mentre altre offrono funzioni formali se attivate direttamente e altre se attivate tramite il tasto Opzione: per esempio, il controllo Volume mostra il volume se attivato normalmente e la selezione dei diversi dispositivi di ingresso e uscita se attivato tramite il tasto Opzione. Con un clic su di esse con il tasto Command è possibile modificarne la posizione le une sulle altre (pur lasciandole nella parte destra). 62 Chi cerca trova: il Finder Figura 3.36 Le icone nella barra dei menu: alcune di esse aprono un menu con una descrizione del comando o con opzioni di personalizzazione Figura 3.37 Alcuni moduli della Barra dei menu sono più utili di altri: il modulo per il controllo Wi-Fi, per esempio, permette di monitorare lo stato della potenza di trasmissione dei diversi network presenti nelle vicinanze e di accedervi direttamente Figura 3.38 Una finezza che sicuramente sarà apprezzata: alcuni moduli della barra dei menu, se selezionati assieme al tasto Opzione, mostrano un menu alternativo (qui il modulo del volume) Interessanti sono anche i Menu contestuali: come dice il nome, sono offerti all’utente quando, selezionato un elemento nel Finder oppure in un’applicazione, si esegue un clic con il pulsante destro del mouse (oppure un clic con il tasto Control o due dita su di una superficie Touch). Il menu a tendina che risulta mostra solamente le opzioni specifiche per l’elemento, risultando alla fine molto più pratico nell’uso quotidiano dei menu di sistema. In base al tipo documento sul quale si basano, i menu contestuali possono presentare anche dei sottomenu. OS X propone alcune interessanti implementazioni nei menu contestuali: per esempio, selezionando un gruppo di documenti nel Finder, la prima voce nel menu contestuale permette di Creare una cartella in cui includerli. Copiando gli stessi elementi, e poi spostandosi in una nuova cartella, il comando Incolla elementi permette di incollarne una copia nella nuova cartella: lo stesso comando, tramite il tasto Opzione, diviene Sposta elementi qui, provocando così uno spostamento più che una copia (la stessa operazione può essere compiuta con un trascinamento degli stessi tenendo premuto il tasto Command). 63 C A P I TO L O 03 Se il documento selezionato è un filmato, il comando Codifica documento multimediale permette di convertire il filmato in un documento Mpeg4 compatibile con iTunes (senza passare per QuickTime). Figura 3.39 Un esempio di menu contestuale Figura 3.40 Il comando Codifica documento multimediale permette di convertire al volo un filmato senza passare per QuickTime: una finestra chiede di definire i dettagli più importanti del nuovo documento prima di procedere 64