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Chi cerca trova: il Finder

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Chi cerca trova: il Finder
Chi cerca trova:
il Finder
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«L’ordine è il piacere dell’intelligenza.
Il disordine la delizia dell’immaginazione»
(Paul Claudel)
Finder e la metafora della Scrivania
Una volta finita l’installazione, creato il primo utente ed eseguito il Login, ci si trova
dinnanzi alla Scrivania, la rappresentazione dell’area di lavoro, e si comincia a interagire con la prima applicazione, il Finder.
Il Finder è presente nei sistemi Apple sin dalle prime versioni di Mac OS Classic, e ha
il compito di gestire i documenti, i loro contenitori (cartelle), i dischi e i volumi e di
lanciare le varie applicazioni, i servizi e le utility.
Finder è in pratica una rappresentazione grafica della riga di comando, seppur il suo
compito principale, quello appunto di cercare (dall’inglese To Find), è stato destituito
a favore di Spotlight.
Nonostante questo compito tutt’altro che facile, il Finder è un’applicazione come tutte
le altre: avviata dal sistema operativo una volta eseguito il Login e chiusa appena prima del Logout, può essere riavviata in caso di malfunzionamento sia in automatico
sia manualmente dall’utente. OS X non permette di chiudere manualmente il Finder,
anche se alcune applicazioni di terze parti mostrano questa possibilità: in realtà, con
il Finder chiuso diventa impossibile accedere al contenuto dei vari dischi e volumi e,
anche se le altre applicazioni continuerebbero a funzionare correttamente, sarebbe
impossibile per queste interagire con altri documenti.
L’utilizzo del Finder a ogni modo è del tutto trasparente e, nell’uso comune, è spesso
indicato volgarmente come il sistema operativo stesso.
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Figura 3.1
La Scrivania di OS X subito dopo l’installazione
Figura 3.2
Una finestra del Finder, l’applicazione di OS X che permette di navigare all’interno del disco
rigido e di interagire con documenti e cartelle
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Chi cerca trova: il Finder
La Scrivania, le finestre e le cartelle possono essere riassunte come una semplice metafora dell’architettura ad albero presente all’interno di OS X: una cartella non è un vero
e proprio contenitore fisico nel quale risiedono i documenti (che invece sono sparpagliati in singoli pezzetti qua e là nel disco rigido), ma più che altro un indirizzamento
degli stessi verso una sorta di gruppo, reso più morbido e gestibile dalla rappresentazione di una cartella: nel corso di questo manuale parleremo di Scrivania, Documenti
e Cartelle proprio in questo modo.
La Scrivania, che è il primo elemento ad apparire subito dopo il Login, è contraddistinta da un’immagine di sfondo (in OS X 10.8 è la galassia a spirale NGC 3190, nella
costellazione del Leone, indicata dalla NASA come Picture of the Day in data 3 maggio
2010), ma può essere modificata tramite il pannello Scrivania e Salvaschermo in Preferenze di Sistema) e da una serie di icone che rappresentano i dischi (volumi) che OS
X può gestire perché collegati (via cavo) o connessi (via rete), quali Hard disk interni
ed esterni, dischi ottici, chiavette USB ed eventuali volumi di rete. In genere, questi
dischi sono nascosti (ma visibili nelle finestre), ed è possibile farli apparire agendo
sulle Preferenze del Finder (dal menu Finder > Preferenze).
Nella parte bassa dello schermo trova posto il Dock, rappresentato da una Barra tridimensionale (inizialmente orizzontale ma posizionabile anche in verticale ai lati dello
schermo principale), nel quale sono parcheggiate le icone delle applicazioni più utilizzate (per un rapido richiamo), quelle in uso e, nella parte destra, anche cartelle,
documenti e finestre del Finder (queste solo temporaneamente).
In alto trova posto la Barra dei menu, un insieme di voci raggruppate all’interno di
una fascia bianca semitrasparente, al cui clic si aprono delle finestre ancorate, dette
“menu a tendina” (perché scendono come fossero, appunto, tendine), sormontati, nella parte più a sinistra, da una mela di colore nero (che apre il menu Apple, più volte
citato in questo manuale).
!
NOTA
La Barra dei menu ha la particolarità di apparire in modo
costante sia nell’utilizzo del Finder quanto in tutte le applicazioni: questa caratteristica differenzia il Mac dal sistema
operativo Windows, nel quale la Barra dei menu non è fissa
nella parte alta ma è ancorata alle finestre (e non appare in
Scelta risorse).
Figura 3.3
Il Dock, così come appare subito dopo l’installazione
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Tutte le interazioni tra il sistema operativo, l’utente e le operazioni sono svolte dal
Finder, che nelle ultime versioni ha subito qualche ritocco estetico oltre a una lunga
serie di convergenze di questa e di altre applicazioni verso il mondo iOS, specie per chi
arriva da Snow Leopard: ogni finestra del Finder visualizza parte del contenuto di un
volume, permettendo di modificare, aggiungere o eliminare elementi, quali altre cartelle o documenti. Ogni operazione di modifica effettuata attraverso una finestra del
Finder è visualizzata in tempo reale in tutte le altre finestre aperte: così, se due finestre
visualizzano il contenuto della stessa cartella, i cambiamenti effettuati in una saranno
riportati istantaneamente anche nell’altra.
Alcune particolarità del Finder appaiono all’interno di altri applicativi, anche di terze
parti, nei comandi Apri (Open), Inserisci (Insert/Include) o Salva (Save/Save as), laddove è necessario utilizzare una navigazione per individuare la cartella di destinazione
dove depositare o prelevare il documento di riferimento.
Figura 3.4
Alcune funzionalità del Finder sono presenti anche nelle finestre di dialogo Apri e Salva di applicazioni di terze parti, laddove sia necessario localizzare una determinata cartella o un documento
Per aprire una nuova finestra di navigazione si può agire in tre modi: con un clic sull’icona del Finder nel Dock, tramite il comando Nuova finestra del Finder dal menu
File (quando il Finder è in primo piano) oppure con un doppio clic sull’icona di una
cartella o di un disco (oppure un Alias). Da ogni singola finestra del Finder si raggiungono tutte le aree di tutti i volumi collegati o connessi e, tramite le giuste credenziali,
anche di quelli non connessi ma raggiungibili attraverso la rete (le tematiche relative
alla gestione dei dischi di rete saranno esplorate nel Capitolo 5).
Ogni finestra del Finder è sostanzialmente divisa in tre parti: la prima in alto ospita i principali pulsanti per la navigazione (cartella precedente e successiva) e il tipo di visualizzazio38
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ne del contenuto della finestra e il campo di ricerca di Spotlight (la tecnologia d’indicizzazione e ricerca che vive all’intero di OS X e ne regola molte funzioni, esamineremo meglio
alcune di queste nel prossimo capitolo). La parte centrale è divisa in due colonne: quella a
sinistra riporta, dall’alto in basso, l’elenco delle cartelle all’interno del proprio utente (Preferiti), l’elenco degli altri computer presenti nella stessa rete locale (Condivisi) e, infine,
l’elenco dei volumi e dei dischi locali collegati al Mac (Dispositivi).
Gli utenti di Snow Leopard noteranno la diversa disposizione degli elementi nella
colonna a sinistra delle finestre del Finder: con Mountain Lion Apple offre maggiore
importanza alle cartelle dell’utente (che ora sono nella parte alta) che non ai volumi
(posti in basso), un chiaro invito all’utente a utilizzare maggiormente lo spazio privato
rispetto a quello pubblico. Funzioni come Launchpad e Stack, che vedremo di seguito, rendono spesso futile la pura navigazione della cartella Applicazioni.
Figura 3.5
Una finestra del Finder di Mountain Lion (a sinistra), posta a confronto con una di Snow Leopard
(a destra): la diversa disposizione degli elementi nella parte sinistra pone l’accento sulla necessità di utilizzare meglio lo spazio utente rispetto a quello totale
Sempre riguardo a Snow Leopard scompare il pulsante superiore destro, che nascondeva la colonna laterale sinistra riportando le finestre alla visualizzazione delle prime
versioni di OS X, dove scompariva anche la Barra superiore.
La finestra del Finder è ancora personalizzabile in vari modi tramite il menu Vista: da
qui è possibile variare la visualizzazione del contenuto della colonna centrale (come
vedremo più avanti), modificare l’ordine in cui sono mostrati gli elementi al suo interno (Organizza per) oppure eseguire un riordinamento manuale (Riordina per).
Infine, è possibile nascondere la colonna laterale e la Barra superiore agendo con i rispettivi comandi alla fine del menu Vista. Nella parte più in alto della finestra trovano
posto tre pulsanti colorati, che servono rispettivamente a chiudere (rosso), contrarre
nel dock (giallo) e ridimensionare la finestra (verde): gli stessi pulsanti sono presenti
in tutte le finestre di OS X e delle applicazioni di Apple o di terze parti.
Il pulsante di chiusura della finestra offre un funzionamento perlomeno intuitivo, mentre
per quello di ridimensionamento i risultati non sono costanti ma contestuali al tipo di
contenuto. Per esempio, può capitare che la visualizzazione di una finestra sia limitata solo
a una parte degli elementi, presentando delle barre di scorrimento che mostrano alternativamente gli altri: il pulsante verde allarga o stringe le dimensioni della finestra cercando,
per quanto possibile (molto dipende anche dal monitor), di mostrare tutto il contenuto.
Un clic successivo sullo stesso pulsante riporta la finestra allo stato precedente.
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Figura 3.6
I possibili stati delle finestre del Finder
Figura 3.7
I pulsanti di chiusura, compressione e ridimensionamento sono presenti sia nel Finder sia nei
vari applicativi
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Figura 3.8
Il pulsante di ridimensionamento cerca di allargare o stringere la finestra in modo da mostrare
tutto il contenuto (e non di più)
La Barra superiore del Finder può essere ulteriormente personalizzata in due modi:
tramite il comando Personalizza la barra strumenti (menu Vista), che apre una finestra ancorata alla Barra con all’interno una serie di icone, facilmente trascinabili dentro e fuori per modificarla. Ognuna di queste si riferisce a una specifica funzione: alla
base della finestra di personalizzazione è presente una Barra standard che riporta la
situazione allo stato iniziale e un menu a tendina, che definisce il tipo di visualizzazione delle icone (solo icone, icone e testo, solo testo). Questo tipo di comando è presente
in moltissime altre applicazioni di Apple e di terze parti, quando previsto.
È anche possibile inserire, trascinandolo, un elemento personale (non presente nella
finestra di personalizzazione) nella posizione voluta all’interno della Barra, creandone
così un richiamo (Alias), che apparirà in tutte le cartelle. In Leopard e Snow Leopard,
questo movimento necessitava di un’attesa di un secondo, dopo il trascinamento, per
visualizzare il cambiamento mentre a partire da Lion il posizionamento è immediato.
Figura 3.9
La personalizzazione della Barra superiore è ottenibile tramite il comando omonimo dal menu Vista
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Una delle novità di questa versione di Mountain Lion è il pulsante Condivisione,
posto inizialmente in alto a destra nelle finestre del Finder e in molti altri punti del sistema operativo: questo pulsante permette di condividere un elemento selezionato in
vari modi, come per esempio ponendolo come allegato a un messaggio email oppure
a un invito tramite Messaggi, postandolo attraverso Twitter, Flickr o, più avanti, anche
Facebook. Lo stesso pulsante è presente anche nella barra Notifiche, che vedremo nel
prossimo capitolo.
Figura 3.10
È possibile inserire diversi tipi di elementi nella barra dei menu, come documenti, cartelle oppure Applicazioni
Nella Barra, il pulsante con disegnato un ingranaggio mostra una serie di funzioni
relative agli elementi selezionati o alla cartella visualizzata nella parte centrale della
finestra, similmente al menu contestuale, mentre la griglia di quattro pulsanti orizzontali offre i diversi modi in cui è possibile visualizzare l’interno delle cartelle.
Vediamoli di seguito nel dettaglio.
Icone: in questa visualizzazione i documenti e le cartelle sono disposti a griglia. L’ordine
di visualizzazione può essere modificato tramite i comandi appositi dal menu Vista.
Questo tipo di visualizzazione è utile quando è necessario confrontare più file velocemente: la grandezza delle anteprime è regolabile tramite un piccolo cursore posto alla
base della finestra (è necessario attivare la visualizzazione della Barra di stato dal menu
Vista) e può arrivare anche a una larghezza massima di 512 pixel, tanto che in alcuni casi
le icone delle Applicazioni mostrano dei piccoli camei legati più o meno al mondo Apple. Generalmente, questa visualizzazione mostra l’anteprima dei documenti contenuti
all’interno, di cui è possibile sfogliare il contenuto (per PDF e PowerPoint) tramite le
apposite frecce che appaiono spostando il cursore sopra il documento, oppure è possibile
riprodurlo direttamente dall’icona stessa (per filmati e documenti audio): in questo caso
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un’icona di riproduzione appare sovrapposta al filmato vero e proprio e, durante la riproduzione dell’anteprima, una Barra circolare ne mostra la progressione.
Figura 3.11
Il nuovo pulsante di condivisione
Figura 3.12
La vista a Icone può presentare sorprese, come nel caso di TextEdit, che mostra il testo, attribuito
a Steve Jobs, relativo alla pubblicità “1984”, che presentò il primo Macintosh
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Figura 3.13
Nella vista a Icone alcuni tipi di documenti offrono comode anteprime senza interpellare l’applicazione di riferimento
Elenco: questa visualizzazione mostra gli elementi in un elenco verticale, ordinato in
base a diversi criteri: le icone sono più piccole della modalità precedente, ma sopra
ogni colonna è presente un pulsante che facilita l’ordinamento. Le cartelle sono identificate da piccoli triangoli alla sinistra dell’icona: un clic assieme al tasto Opzione apre,
oltre alla cartella, anche tutte le sue eventuali sottocartelle.
Figura 3.14
La vista a Elenco permette di ordinare gli elementi in base al tipo di attributo
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Figura 3.15
Nella vista a Elenco è possibile attivare Organizzazioni diverse, tramite l’apposito comando dal
menu Vista
Colonne: simile per certi aspetti alla modalità Elenco, qui l’unico ordinamento possibile è per nome: il vantaggio di questa visualizzazione sta nella possibilità di navigare
all’interno delle varie cartelle senza lasciare la finestra; inoltre, è possibile utilizzare
l’ultima colonna per avere un’anteprima dei documenti, a dimensione variabile.
Figura 3.16
La vista come Colonne consente una navigazione nidificata ed è molto utile per scorrere velocemente un archivio con molte cartelle
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CoverFlow: introdotta con la versione 10.5 di OS X, è sostanzialmente identica alla
vista a Elenco, con l’aggiunta, nella parte superiore, di una rappresentazione degli elementi sottostanti, più grandi, disposti orizzontalmente a ventaglio. Qui l’icona selezionata è mostrata centralmente, con a sinistra quelle precedenti e a destra quelle successive. È possibile spostarsi tra le icone in tutti i modi di scorrimenti previsti, inclusi
i tasti freccia, la rotella del mouse o un movimento orizzontale per i dispositivi touch
e ovviamente un clic del mouse.
Figura 3.17
CoverFlow offre un impatto decisamente cinematografico, garantito anche dall’anteprima in
tempo reale di tutti i documenti
Tutte le visualizzazioni condividono la possibilità di personalizzare le caratteristiche
della finestra, come dimensioni del testo e delle icone, tipologie di colonne e tipo di
ordinamento. Aperta una finestra e selezionata la vista preferita, il pannello Opzioni
Vista (menu Vista) definisce tutti questi parametri (che sono diversi di vista in vista)
e imposta il default per tutte le nuove finestre create (in basso). Novità di OS X 10.7 e
mutuata anche in questa versione 10.8 è la possibilità di ottenere un doppio ordinamento all’interno della stessa vista: dal pannello Opzioni Vista è adesso disponibile
un doppio menu a tendina per definire l’ordinamento in modo da visualizzare, per
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esempio, gli elementi per tipologia (Applicazioni, Cartelle, Documenti) e, all’interno
dei gruppi, elencarli per data o per nome. In alcune Organizzazioni sono mostrate delle etichette di colore grigio indicanti il tipo di visualizzazione (per esempio, nell’Ordinamento per Applicazioni è indicato il nome dell’applicazione prima dei documenti).
Da ognuna di queste visualizzazioni è possibile accedere alla funzionalità chiamata
QuickLook (Visualizzazione rapida), che mostra un’anteprima del contenuto di uno
o più documenti direttamente dal Finder, senza aprire l’applicazione che li ha creati,
selezionandoli e premendo la Barra spazio (anche a tutto schermo tramite il tasto Opzione assieme a Barra spazio). QuickLook sarà approfondito meglio nel Capitolo 11.
Figura 3.18
Il pannello Opzioni vista varia alcuni parametri aggiuntivi nelle varie viste
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Figura 3.19
QuickLook, una delle funzioni più comode di OS X, visualizza l’anteprima di un documento direttamente dal Finder, senza passare per l’applicazione di riferimento
I vari gruppi di elementi sono condensabili tramite un clic sul pulsante Nascondi,
che appare spostando il cursore sopra il nome del gruppo, e come per la Barra degli
strumenti è possibile inserire documenti o cartelle nella sezione Preferiti tramite un
semplice drag&drop dalla stessa finestra oppure da un’altra.
La cartella (virtuale) Tutti i documenti mostra i documenti utilizzati non considerando eventuali nidificazioni in cartelle, mentre la voce AirDrop consente lo scambio
di documenti tra computer nelle vicinanze senza la necessità di configurare alcunché
(per quest’ultima funzione, meglio attendere il Capitolo 6).
Il Finder si occupa anche di alcuni processi per muovere, copiare, eliminare o duplicare gli elementi tra le cartelle: selezionando uno o più documenti in una cartella e trascinandoli, questi mostrano il loro numero a fianco del cursore (all’interno di un’icona
tonda rossa), mentre la forma, la presenza dell’anteprima e la disposizione cambiano
dinamicamente in base alle impostazioni della finestra alla quale sono sovrapposti.
Nel corso del trascinamento, le varie cartelle e finestre mostrano un’evidenziazione
che indica la posizione esatta in caso di rilascio.
Piccola novità estetica di Mountain Lion riguarda l’aspetto dei documenti nel corso
della copia: in questo frangente, oltre alla finestra che indica il progresso della copia e
una stima del tempo rimanente, i file soggetti a copia appaiono propri di icone semitrasparenti con la barra progressiva alla base dell’icona, in modo da poter controllare
l’esito della copia anche senza vedere la finestra (che riporta la stima del tempo complessivo, mentre le icone riportano la stima per singolo documento).
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Figura 3.20
In Mountain Lion, nel corso di una copia, le icone dei documenti si mostrano semitrasparenti e con la barra di progressione alla base
Figura 3.21
OS X Mountain Lion nel corso di un drag&drop di elementi ne mostra il numero e adatta,
dinamicamente, la vista degli stessi alla cartella sovrapposta
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Sempre riguardo la copia di documenti, OS X possiede una caratteristica molto comoda, chiamata Cartelle ad impulso: questa si attiva quando, trascinando uno o più
elementi sopra l’icona di un Volume o di una cartella per un secondo, questi si apre
visualizzando l’interno, lasciando l’utente libero di cercare la destinazione anche dopo
aver iniziato il trascinamento come di continuare a navigare all’interno di altre cartelle
e sottocartelle.
L’utilizzo del tasto Opzione nel corso del trascinamento forza la copia degli elementi,
mentre con i tasti Opzione+Command ne crea un Alias. In alternativa al trascinamento è possibile effettuare operazioni di Copia e Incolla (tramite le apposite voci del
menu Modifica) dei documenti tra cartelle.
Quando una finestra del Finder (o di altre applicazioni, il comportamento in questo
caso è lo stesso) è troppo piccola per visualizzare l’intero contenuto, è possibile dimensionarla, agendo sui bordi della finestra stessa, caratteristica che gli utenti Windows
conoscono molto bene ma che all’interno dell’ambiente Mac è arrivata solo con la
scorsa versione 10.7: insolita è invece la gestione delle barre laterali che indicano la
percentuale di visualizzazione, permettendo nella loro forma classica di spostare il
contenuto verso altre zone della finestra o anche di indicare la percentuale di visualizzazione (basandosi sulla grandezza della barra): in questo senso il grosso delle novità è
arrivato con Lion, mentre Mountain Lion ha portato solamente qualche piccola modifica estetica. Gli utenti di Snow Leopard e chi proviene dal mondo Windows spesso si
trovano impacciati in questo senso, ma è solo un fattore di abitudine che scema dopo
pochissimi passaggi.
Inizialmente, le barre di scorrimento appaiono nella finestra solamente nel corso di
uno spostamento o con movimenti della rotellina del mouse o movimenti sulle superfici touch. Questo comportamento può ovviamente essere modificato agendo nel
pannello Generali di Preferenze di sistema, dal quale è possibile forzare la situazione
per mostrare sempre le barre di scorrimento, similmente alle versioni precedenti.
È pur vero che la mancanza delle barre è stata ampiamente colmata con l’aggiunta di
una nutrita serie di gesture, movimenti multitouch da sfruttare con dispositivi a superficie sensibile (di cui svisceriamo ogni più piccolo dettaglio nel Capitolo 7).
Ma più importante ancora è che la direzione dello scorrimento delle finestre è stato
cambiato adeguandolo al tipico scorrimento presente nei dispositivi multitouch, come
iOS: per descrivere meglio questo effetto occorre, però, fare prima qualche considerazione.
Nell’interazione più diffusa, tramite Mouse e Finestra, quando eseguiamo un movimento della rotella (oppure accarezzando la schiena del Magic Mouse) verso l’alto con
OS X 10.6 e precedenti il contenuto della finestra scivola verso il basso ma la percezione
è al contrario, poiché il cursore nella barra laterale invece scorre verso l’alto (seguendo
il movimento). Il nostro cervello accetta questo movimento da una parte perché abituato, dall’altra perché l’interazione avviene da un dispositivo a distanza del monitor
e non a diretto contatto.
Sin dal primo modello di iPhone, invece, abbiamo sperimentato un’interazione più
intuitiva, con movimenti verso l’alto che effettivamente spostavano il contenuto della
pagina nella stessa direzione.
La scelta effettuata da Apple, pur apparendo in controtendenza, serve a uniformare i
due metodi selezionando quello più intuitivo, anche se meno diffuso.
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A ogni modo, gli utenti scopriranno che abituarsi al nuovo tipo di scorrimento è molto più facile di quanto si pensi e che, dopo solo qualche ora, sembrerà strano utilizzare
computer diversi, che invece mantengono ancora il sistema di scorrimento vecchio.
Sempre all’interno delle Preferenze di sistema, nel pannello Mouse, è presente la voce
Direzione scorrimento naturale, attivata di default, che consente appunto il rovesciamento della direzione di scorrimento. Disattivando questa funzione, l’interazione
ritorna come in Snow Leopard e in tutti i computer Windows (che, a intuito, adotteranno anch’essi questo cambiamento a brevissimo).
Figura 3.22
Lo scorrimento delle finestre nel nuovo Finder avviene al contrario sia rispetto alle vecchie versioni del sistema operativo sia rispetto ad altri sistemi operativi concorrenti: gli utenti che già
posseggono un iPhone o iPad troveranno, invece, questo nuovo scorrimento più naturale
Figura 3.23
Il pannello Mouse all’interno delle Preferenze di sistema, dove campeggia la voce Direzione
scorrimento: disattivandola, la direzione verticale ritorna come in passato
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Il Dock, storia moderna
Il Dock è stato uno degli elementi più chiacchierati dell’intera interfaccia di OS X sin
dalla sua prima apparizione nella beta pubblica diffusa nel 2000. Al momento del
lancio i pareri furono contrastanti: chi lo giudicava antiestetico e poco ergonomico,
chi invece ne esaltava le comodità e chi, invece, lo giudicava un progetto interessante
ma ancora da definire. La storia ha dato senza dubbio ragione a questi ultimi, dato che
il Dock è cresciuto di versione in versione arricchendosi di nuove funzionalità e, di
tanto in tanto, perdendone qualcuna.
A dire il vero, però, il Dock non nasce con OS X: versioni primordiali di un approccio simile a questo tipo d’interfaccia si trovavano già nel progetto Lisa di Apple, poi
tramontato a favore del più redditizio Macintosh. Negli anni seguenti interfacce più
o meno simili al Dock apparirono su diverse piattaforme, non ultima quella NeXT, la
base dalla quale è nato OS X.
Lo scopo del Dock è di ospitare le applicazioni, le cartelle e i documenti utilizzati più
di recente in modo che il Dock stesso sia editabile a piacere senza, per questo, compromettere la presenza o il destino degli elementi originali. La presenza del Dock nell’utilizzo delle applicazioni non è indispensabile, tanto che è anche possibile utilizzare
un Dock a scomparsa affinché non disturbi, tuttavia la comodità del prodotto appare
indubbia dopo pochissimi utilizzi.
Figura 3.24
Uno degli aspetti più appariscenti del Dock è senza dubbio la capacità di ingrandire le icone al
semplice passaggio del mouse (in questo caso è stata minimizzata la dimensione totale e massimizzata quella d’ingrandimento)
La struttura del Dock si divide in due parti principali, una prima (tipicamente a sinistra, con il Dock posizionato in basso nello schermo) dedita alle applicazioni più
utilizzate e a quelle attive e una seconda (tipicamente a destra) dove possono essere
parcheggiate cartelle e documenti. Queste due parti non sono interscambiabili e sono
ben divise da una barra che percorre il Dock nella sua lunghezza.
Per aggiungere un elemento nel Dock basta trascinarlo dalla sua posizione originale
all’interno della barra del Dock, tra gli elementi già presenti: quasi tutti gli elementi
del Dock sono editabili nella posizione e nella presenza, tranne l’icona del Finder, che
sosta obbligatoriamente a sinistra e quella del cestino, che invece è a destra. Questi
due elementi sono gli unici che non possono essere rimossi, mentre per gli altri basta
fare clic e tenere premuto il pulsante sull’icona dell’elemento e, dal menu contestuale,
scegliendo la voce Rimuovi dal Dock.
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NOTA
Sino alla scorsa versione, gli elementi potevano essere rimossi dal Dock semplicemente trascinandoli fuori: l’elemento spariva dal Dock, rimanendo però nella sua posizione
originale. Diversi utenti alle prime armi però faticano a capire che il Dock non ospita gli elementi originali ma solo il loro
richiamo ritenendo, erroneamente, di averlo perduto. Così la
soluzione migliore è stata quella di bloccare la rimozione, se
non tramite comando da menu, in modo da evitare eliminazioni accidentali (e successive immotivate crisi di panico).
Figura 3.25
Un elemento parcheggiato nel Dock, in questo caso una Applicazione, una volta rimossa, non è
cancellata, ma rimane nella sua posizione originale, dato che il Dock è solamente una sorta di
richiamo degli elementi
Per quanto riguarda le Applicazioni, quelle attive mostrano un pallino bianco alla base
(inizialmente rimosso con la versione precedente, poi ripristinato con un update minore, riposizionato più in basso e in forma più discreta con questa versione): tutte le
applicazioni attive risiedono sempre nel Dock, con la differenza che quelle parcheggiate inizialmente, una volta chiuse vi rimangono (al loro posto) mentre quelle avviate
non dal Dock, una volta chiuse scompaiono (ma possono essere richiamate all’occorrenza). Le applicazioni che risiedono nel Dock solamente nel periodo di attività
sostano nella parte che va dalla barra di mezzeria al Finder.
Per conservare una applicazione nel Dock anche dopo la chiusura, basta attivare la
voce Mantieni nel Dock nel menu contestuale dell’applicazione.
Dallo stesso menu è anche possibile aprire la cartella che contiene l’elemento originale e
indicare che l’applicazione o il documento siano aperti in automatico a ogni Login.
Nella parte destra del Dock, separati da una linea verticale tratteggiata, risiedono il Cestino e alcuni altri elementi, come documenti, cartelle o finestre. Per quanto riguarda i
documenti e le finestre parcheggiati, un clic su di essi ne provoca l’apertura o l’espansione,
mentre per le cartelle sono previste più opportunità: in genere, la rappresentazione delle
cartelle nel Dock mostra, impilate, le icone dei documenti contenuti all’interno, anche se il
tutto è modificabile tramite le varie voci del menu a tendina che compare tenendo premuto il pulsante destro del mouse per un secondo con il puntatore sulla cartella nel Dock.
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Figura 3.26
Facendo clic e tenendo premuto il pulsante del mouse sull’icona di un’applicazione aperta nel
Dock, questa mostra un menu a tendina con alcune opzioni specifiche
Nello stesso menu è anche indicato in che modo la cartella deve mostrare il proprio
contenuto una volta selezionata (nel Dock). In questo senso vi sono diversi tipi di visualizzazione, chiamati Stack, e vale la pena esaminarli.
Ventaglio: mostra il contenuto della cartella in una pila che, dalla cartella stessa, scorre verso l’alto. Una volta aperto, questo rimane immutato fino a un successivo clic.
L’ultima icona in alto, a forma della freccia nera, permette di aprire la cartella, nonché
di mostrare tutti i documenti all’interno che non possono essere visualizzati per questioni di spazio. Ventaglio è indicata per cartelle con pochi file (meno di dieci).
Griglia: mostra l’elenco completo degli elementi in una griglia, circondati da un’area
di colore nero semitrasparente. Una volta aperta una Griglia, è possibile navigare all’interno delle cartelle, e di tornare anche alla cartella radice tramite i tasti freccia posti
nella parte superiore.
!
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NOTA
A partire da OS X 10.6.5, una funzione nascosta permette
di alterare il funzionamento dello Stack a Griglia rendendo
il movimento elastico verso l’alto: per attivare questa funzione basta fare clic e trascinare il puntatore sopra il titolo
nella finestra a griglia verso destra (non apparirà nessun
feedback visivo), dopodiché la visualizzazione delle icone
tornerà verso l’alto a ogni tentativo di scorrimento verticale,
come un elastico. La situazione torna normale chiudendo e
riaprendo lo Stack.
Chi cerca trova: il Finder
Figura 3.27
La visualizzazione a Ventaglio è molto bella ma perlopiù adatta a cartelle con pochi elementi
Figura 3.28
Griglia è una visualizzazione più completa e pratica, poiché consente di navigare anche all’interno delle sottocartelle
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Elenco: questa visualizzazione è molto classica, e permette di visualizzare il contenuto
in modo gerarchico, con un effetto più primitivo rispetto ai precedenti, ma molto duttile e veloce. Presente già dai tempi di OS X 10.4 (Tiger), era stata tolta in OS X 10.5 e
poi introdotta nello stesso in uno degli aggiornamenti minori. Questa visualizzazione
si presta per cartelle con molti file e molte sottocartelle, anche nidificate.
Automatico: attivando questa voce, il Dock seleziona automaticamente il tipo di visualizzazione per ogni cartella, basandosi sul numero di elementi inclusi all’interno
(Ventaglio per pochi elementi, Griglia per un numero consistente ed Elenco per cartelle con un numero molto alto di elementi).
Figura 3.29
La visualizzazione a Elenco, anche se graficamente un po’ datata, è pratica e funzionale e perfetta per rappresentare cartelle piene di sottocartelle e documenti
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Chi cerca trova: il Finder
Figura 3.30
Facendo clic con il pulsante destro sull’icona di una cartella nel Dock, compare un menu a tendina che permette di stabilire alcuni parametri di visualizzazione
Gli altri elementi parcheggiabili nel Dock, come le finestre, di solito provvedono a
un trattamento temporaneo, spesso per lasciare spazio alla Scrivania o ad altre finestre (anche se per questa funzione si prestano molto meglio le funzioni di Mission
Control). Per contrarre le finestre e portarle nel Dock basta un clic sul pulsante giallo
(centrale) presente in alto a sinistra nelle finestre. La finestra contratta è depositata
nella parte più a destra del Dock, evidenziata da un’icona piccola riportante l’icona
dell’applicativo. Un clic sulla finestra contratta la riporta allo stato originale.
La contrazione delle finestre può essere personalizzata nelle Preferenze di sistema nel
pannello Dock: in particolare è possibile cambiare il movimento di contrazione da
Genio (preimpostato), molto appariscente ma un po’ lento, in Scala, più semplice e
austero, indicare che tale movimento possa avvenire con un doppio clic sulla barra
del titolo in aggiunta al clic sul pulsante giallo (come avveniva nel sistema Classic,
dove un doppio clic sulla barra di una finestra la contraeva celandone il contenuto)
ed infine, attivare la funzione che permette di contrarre le finestre di una applicazione
all’interno dell’icona dell’App stessa nel Dock, funzione utile per chi ha un Mac con
monitor di dimensioni contenute (tipicamente i portatili).
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C A P I TO L O
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Figura 3.31
L’effetto di contrazione di una finestra
!
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NOTA
La contrazione di una finestra è un effetto particolarmente
avvincente, ma oramai presente da molte versioni di OS X,
quindi parco di novità. Eppure c’è una particolarità che non
molti conoscono: si tratta di rallentare l’animazione per osservarne meglio i dettagli. Questo effetto si ottiene tenendo premuto il tasto Maiuscolo mentre si fa clic sul pulsante
giallo.
Il rallentamento funziona allo stesso modo per la visualizzazione degli Stack a Ventaglio e a Griglia.
Chi cerca trova: il Finder
Il Dock può essere liberamente posizionato anche ai lati dello schermo, oltre che nella
parte centrale. Un clic sulla linea divisoria assieme al tasto Control mostra le opzioni
di Posizionamento sullo schermo: a sinistra, a destra o in basso. Il comportamento
del Dock è sempre lo stesso sia per applicazioni sia per file e cartelle: il posizionamento è puramente soggettivo.
In caso di più monitor collegati in Estensione scrivania, il Dock si posiziona ai lati
della scrivania virtuale quindi facilmente nei monitor esterni.
Figura 3.32
I tre tipi di posizionamento del Dock: centrale, a sinistra e a destra
Figura 3.33
In caso di secondo o terzo monitor, il Dock si posiziona sempre ai bordi della scrivania virtuale
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C A P I TO L O
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La presenza del Dock nell’utilizzo di OS X ha oramai abituato gli sviluppatori, che se
ne aspettano le forme: spesso le finestre delle applicazioni, anche se aperte al massimo,
si fermano nella parte bassa del monitor appena sopra il Dock, ampliandosi al di sotto
di esso (mai al di sopra) solo tramite l’intervento manuale dell’utente.
Tra l’altro, la personalizzazione del Dock è molto ampia e permette di ottimizzare lo
spazio anche in monitor piccoli: anzitutto è possibile ridimensionarne la forma facendo clic e trascinando lateralmente l’estremità della linea di separazione, per renderlo
più grande (la larghezza massima si ferma a quella del monitor) o più piccolo (larghezza e altezza si modificano proporzionalmente). Con un clic su di essa assieme al
tasto Control (oppure aprendo Preferenze di Sistema > Dock) è possibile impostare il
Dock affinché scompaia e ricompaia solamente quando il cursore si trova nella parte
inferiore del monitor, offendo così alle finestre delle applicazioni il maggior spazio
possibile per tutte quelle applicazioni che non mostrano la funzione A tutto schermo.
Anche l’ingrandimento delle icone al passaggio del mouse può essere attivato, disattivato e regolato nella sua forza dallo stesso controllo nelle Preferenze di Sistema. La
presenza dell’ingrandimento è interessante e gradevole per l’utente alle prime armi,
ma perlopiù una scocciatura per l’utente professionale o esperto: anche Apple se ne è
accorta e disabilita questa funzione di default, pur lasciandola disponibile.
Figura 3.34
Nascondere il Dock può rivelarsi un ottimo metodo per ottimizzare lo spazio dello schermo
quando si utilizzano applicazioni che non mostrano la funzione A tutto schermo (nell’immagine Toast di Roxio)
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Chi cerca trova: il Finder
Figura 3.35
Il Dock attiva in automatico la funzione a scomparsa quando una App è mostrata a tutto schermo
Compito del Dock è anche quello di ospitare il Cestino (posizionato forzatamente
nella parte più a destra). Elemento molto diffuso nei sistemi operativi a interfaccia
grafica è nato per impedire all’utente di eliminare i dati in modo troppo frettoloso:
attualmente questa locazione funziona come una sorta di purgatorio, dove sono parcheggiati tutti gli elementi in procinto di essere eliminati. Sino a che gli elementi rimangono all’interno del Cestino, sono perfettamente rintracciabili dal sistema operativo e rimangono integri, anche se per aprirli o eseguirli è necessario spostarli al di
fuori del Cestino.
Una volta trascinato un documento nel Cestino, questo può ritornare nella cartella
originale o in un’altra cartella senza conseguenze, mentre per eliminarlo, basta attivare
il comando Vuota il Cestino oppure Vuota il Cestino in modo sicuro (entrambi dal
menu Finder) che, oltre a eliminare il documento, ne sovrascrive il contenuto (l’operazione potrebbe risultare sensibilmente più lenta della prima).
L’icona del Cestino è anche una delle poche icone nel Finder a cambiare la propria immagine a seconda degli stati: oltre allo stato Cestino vuoto/Cestino pieno, facilmente
intuibili, il cestino si trasforma in una icona di espulsione durante il trascinamento di
un volume nella Scrivania, in modo da espellerlo. Con le cartelle di Masterizzazione,
l’icona cambia in un cerchio radioattivo, perché il processo di masterizzazione “brucia” la superficie del CD o DVD (la verve ironica degli ingegneri di Apple è una delle
caratteristiche più curiose di OS X).
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Menu di sistema e menu contestuali
Uno degli elementi che sin dalla prima occhiata differenzia OS X da Windows (o da
altri sistemi operativi) è la presenza, anche nel Finder, della Barra dei menu, quella
striscia orizzontale che, posizionata nella parte in alto dello schermo, rimane pressoché identica in tutte le applicazioni, pur cambiando il numero e il tipo di voci al suo
interno. Questa mostra una serie di comandi, suddivisi in gruppi (identificati dalle
voci), eseguibili dall’applicazione in primo piano, sia essa il Finder o un’applicazione
qualsiasi (iTunes, Word, Photoshop o Anteprima).
Ci sono però delle costanti, come il menu Apple, rappresentato appunto da una mela
alla estrema sinistra del monitor, seguito subito dal nome dell’applicazione: quest’ultima voce serve a capire quale tra le applicazioni aperte è quella in primo piano, quindi
con l’interazione diretta dell’utente.
A parte il menu Apple, tutti gli altri menu cambiano di applicazione in applicazione,
perché mostrano i comandi specifici e le relative scorciatoie da tastiera (appaiono appena a destra del comando, solitamente assieme ai tasti Command, Control, Opzione
e Maiuscole). Alcuni comandi tendono a essere abbastanza lineari tra i vari applicativi, come Seleziona tutto (Command+A), Undo o Torna indietro di un passo
(Command+Z), Salva (Command+S) o Esci dall’applicazione (Command+Q). Apple fornisce solamente dei suggerimenti ai vari sviluppatori, che sono liberi di personalizzare il numero, il tipo e i comandi da tastiera a piacere: per esempio, il comando
Contrai (Command+M) funziona nella maggior parte delle applicazioni contraendo
la finestra in primo piano nel Dock, tuttavia in tutti i giochi Blizzard (Diablo, Starcraft, Word of Warcraft), la stessa scorciatoia alterna lo stato da Pieno schermo a finestra. Diverse applicazioni professionali permettono anche all’utente di personalizzare
il proprio set di comandi per meglio velocizzare le sessioni di lavoro.
Resta uguale invece l’usabilità, che divide i comandi in attuabili (di colore nero) e non
attuabili (di colore grigio).
Nella parte destra della barra dei menu sono presenti alcune icone, riferite ognuna
a uno specifico servizio, comode per richiamare o modificare al volo funzioni che
altrimenti necessiterebbero dei singoli pannelli all’interno delle Preferenze di sistema.
Il numero e il tipo di icone è variabile a seconda del tipo di Mac, dei servizi attivi e
delle periferiche installate (anche applicazioni di terze parti possono installare icone
di servizi nella barra). Solo alcuni servizi sono fissi e non modificabili come Spotlight
e Notifiche, che risiedono all’estrema destra della barra.
Alcune icone sono personalizzabili nella forma e nell’aspetto, mentre altre offrono
funzioni formali se attivate direttamente e altre se attivate tramite il tasto Opzione: per
esempio, il controllo Volume mostra il volume se attivato normalmente e la selezione
dei diversi dispositivi di ingresso e uscita se attivato tramite il tasto Opzione.
Con un clic su di esse con il tasto Command è possibile modificarne la posizione le
une sulle altre (pur lasciandole nella parte destra).
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Chi cerca trova: il Finder
Figura 3.36
Le icone nella barra dei menu: alcune di esse aprono un menu con una descrizione del comando
o con opzioni di personalizzazione
Figura 3.37
Alcuni moduli della Barra dei menu sono più utili di altri: il modulo per il controllo Wi-Fi, per
esempio, permette di monitorare lo stato della potenza di trasmissione dei diversi network presenti nelle vicinanze e di accedervi direttamente
Figura 3.38
Una finezza che sicuramente sarà apprezzata: alcuni moduli della barra dei menu, se selezionati
assieme al tasto Opzione, mostrano un menu alternativo (qui il modulo del volume)
Interessanti sono anche i Menu contestuali: come dice il nome, sono offerti all’utente
quando, selezionato un elemento nel Finder oppure in un’applicazione, si esegue un
clic con il pulsante destro del mouse (oppure un clic con il tasto Control o due dita su
di una superficie Touch). Il menu a tendina che risulta mostra solamente le opzioni
specifiche per l’elemento, risultando alla fine molto più pratico nell’uso quotidiano dei
menu di sistema. In base al tipo documento sul quale si basano, i menu contestuali
possono presentare anche dei sottomenu.
OS X propone alcune interessanti implementazioni nei menu contestuali: per esempio,
selezionando un gruppo di documenti nel Finder, la prima voce nel menu contestuale
permette di Creare una cartella in cui includerli. Copiando gli stessi elementi, e poi spostandosi in una nuova cartella, il comando Incolla elementi permette di incollarne una
copia nella nuova cartella: lo stesso comando, tramite il tasto Opzione, diviene Sposta elementi qui, provocando così uno spostamento più che una copia (la stessa operazione può
essere compiuta con un trascinamento degli stessi tenendo premuto il tasto Command).
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C A P I TO L O
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Se il documento selezionato è un filmato, il comando Codifica documento multimediale permette di convertire il filmato in un documento Mpeg4 compatibile con
iTunes (senza passare per QuickTime).
Figura 3.39
Un esempio di menu contestuale
Figura 3.40
Il comando Codifica documento multimediale permette di convertire al volo un filmato senza
passare per QuickTime: una finestra chiede di definire i dettagli più importanti del nuovo documento prima di procedere
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