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“L`Adozione Mite entra in rete” VADEMECUM
STRUMENTI DI LAVORO “L’Adozione Mite entra in rete” VADEMECUM In collaborazione con Cooperativa Sociale A.E.P.E.R STRUMENTI DI LAVORO Il Vademecum è stato elaborato nell’ambito del progetto “L’Adozione Mite entra in rete”, un percorso di accompagnamento realizzato dalla Cooperativa Sociale A.E.P.E.R. di Bergamo con il sostegno di ASL finanziamenti L.R. 23/99 e Provincia di Bergamo – Settore Politiche Sociali. Coordinamento editoriale Silvano Gherardi Dirigente del Settore Politiche Sociali A cura di Barbara Avanzi –Pedagogista Lara Carrara- Assistente Sociale Silvio Marchetti – Psicologo Marco Ubiali - Assistente Sociale Manuela Zaltieri_ Assistente Sociale Stampa Tipolito Montello 2 “L’Adozione Mite entra in rete” VADEMECUM in collaborazione con Cooperativa Sociale A.E.P.E.R 2008 3 INDICE Premessa pag. Introduzione Presentazione del progetto “L’Adozione Mite entra in rete” Una possibile definizione dell’Adozione Mite a cura di Manuela Zaltieri Gli aspetti procedurali Risposte alle domande piu’ frequenti a cura di Marco Ubiali L’intervento del servizio sociale A cura di Lara Carrara “ Parole tra famiglie “ Da famiglia affidataria a famiglia adottiva A cura di Barbara Avanzi e Silvio Marchetti Testimonianza sull’Adozione Mite Allegato Bibliografia Collana Provincia 4 PRESENTAZIONE Nell’ambito del progetto “Reti familiari, affido, famiglie risorsa”, avviato con la legge 285/97, la Provincia Settore Politiche Sociali ha promosso, in collaborazione con il Servizio Famiglia dell’Azienda Sanitaria Locale della provincia di Bergamo, il Consultorio Diocesano, i Servizi affidi e le Reti familiari del territorio provinciale e la Cooperativa Sociale A.E.P.E.R., la realizzazione dell’iniziativa “L’adozione mite entra in rete”. L’attività - finalizzata all’approfondimento ed al confronto riguardo all’applicazione del istituto dell’adozione mite nel territorio provinciale – è consistita in un percorso formativo rivolto ad un gruppo di famiglie affidatarie coinvolte nell’adozione mite. Gli incontri, effettuati presso la sede di A.E.P.E.R. a Torre de’ Roveri , sono stati condotti da una pedagogista e uno psicologo e, a partire dalle diverse esperienze affidatarie e di adozione mite , quest’ultima con diversi livelli di attuazione, hanno accompagnato per diversi mesi il processo di attuazione e di elaborazione affrontato da queste famiglie. Durante gli incontri dei genitori, i figli naturali e i bambini e i ragazzi in affido hanno partecipato ad alcune attività ludiche e di animazione su tematiche affini condotti da un’ educatrice. Il progetto ha ricompreso un’attività di raccordo, monitoraggio e valutazione con la Provincia, l’ASL e il Tribunale per i Minorenni e l’attività di documentazione e restituzione ai servizi territoriali a conclusione del percorso formativo. Considerato lo sviluppo significativo di questo progetto nel corso del tempo, si è ritenuto importante pubblicare questo “Vademecum” a partire dalla documentazione prodotta dagli operatori e dalle famiglie coinvolti nel percorso formativo a supporto dell’attività di operatori e famiglie su questo tema. L’Assessore alle Politiche Sociali Bianco Speranza Il Presidente Valerio Bettoni 5 INTRODUZIONE A cura di Barbara Avanzi L’incontro professionale con le famiglie impegnate in esperienze di accoglienza di minori ha fatto emergere in molti operatori sociali la necessità di approfondire la tematica dell’adozione mite. A questo particolare tipo di adozione è poi connesso sia il tema della genitorialità sociale che implica discorsi innovativi di carattere pedagogico e politico - sia quello delle genitorialità “ non naturale” o adottiva che oggi occupa tanto spazio nell’opinione pubblica. Accanto a queste evidenze sono emerse, sia nel dibattito nazionale che locale, alcune considerazioni inerenti l’adozione mite che possono essere così sintetizzate: - questo strumento giuridico può essere un punto di partenza per sperimentare prassi che rientrano in un progetto culturale ampio di protezione dell’infanzia . Siamo infatti in una società complessa in cui sia i bisogni dei minori sia le risposte per farvi fronte si presentano complessi ( zona grigia dell’abbandono dei minori - bambini nel limbo..); a ciò si aggiunge la necessità di operare con strategie di consenso e collaborazione delle persone coinvolte - esistono nei territori risorse familiari con grandi capacità affettive ed educative, alcune di esse sono già impegnate in 6 esperienze di affido , altre famiglie potrebbero probabilmente essere ingaggiate nell’avvio di adozioni miti. In provincia di Bergamo vi sono numerose esperienze di reti di famiglie che sanno sostenere e lavorare, fianco a fianco, con le famiglie, anche quando esse compiono scelte impegnative nell’interesse dei minori che accolgono. Si evidenzia inoltre una pluralità sempre più vasta di modelli familiari e sociali non più ascrivibili in rigidi schemi a cui si potrebbe guardare con attenzione nell’interesse di tanti minori in situazioni di semi abbandono - si sente forte la necessità di un ruolo più ampio dei servizi sociali per i minori e le famiglie , servizi che possano accompagnare i soggetti in campo ( famiglie naturali, famiglie affidatarie o adottive, minori..) in significative trasformazioni in cui la tensione etica e professionale degli operatori non si abbassi , anzi possa specializzarsi e possa progettare sempre meglio interventi di cura e tutela. L’esperienza del progetto “L’adozione mite entra in rete” ha confermato l’importanza di individuare luoghi di confronto e approfondimento che coinvolgano soggetti del pubblico, del privato sociale e, soprattutto, le famiglie interessate per sostenere concretamente l’operatività rivolta a minori e famiglie. 7 L’ADOZIONE MITE ENTRA IN RETE Presentazione del progetto realizzato tra il 2005 ed il 2007 Il percorso di accompagnamento e formazione per le famiglie coinvolte nell’istituto giuridico dell’adozione non legittimante (ex art.44lettera D , previsto nella legge 149/2001) comunemente denominata ADOZIONE MITE, si è avviato sul territorio della provincia di Bergamo a seguito della presentazione del progetto da parte della Cooperativa Aeper “L’Adozione Mite entra in Rete” per il finanziamento della legge regionale 23/99 della Regione Lombardia. Si è trattato di riconoscere la necessità di aprire un contesto di confronto, formazione e coordinamento tra operatori dei servizi coinvolti ( Servizio adozioni dell’ASL, Consultori ,Servizi e Reti Affidi e Uffici Tutela Minori) nella prassi dell’Adozione Mite che è in fase di sperimentazione da parte del Tribunale per i Minorenni di Brescia. In particolare si è voluto intervenire per evitare ed arginare il disorientamento delle famiglie che si avviavano a passare da affidatarie ad adottive . Tale passaggio si è infatti rivelato molto delicato per tutti i soggetti coinvolti in quanto il passaggio dall’affido all’adozione 8 rappresenta un “cambio di identità” (per la coppia affidataria, per il minore, per la famiglia di origine, per il servizio sociale, per i figli naturali…) che va sostenuto attraverso l’accompagnamento e la cura di tali processi. Il progetto “L’adozione mite entra in rete” ha poi avuto uno sviluppo significativo nel corso del tempo. Esso ha via via consolidato la valenza provinciale attraverso la collaborazione con la Provincia di Bergamo Settore Politiche Sociali e il Centro Adozioni dell’ASL della provincia di Bergamo che sono diventati gli interlocutori privilegiati per affrontare e approfondire le questioni critiche emerse. In particolare,l’Ente gestore - Cooperativa Aeper - ha operato a fianco del Gruppo di lavoro interistituzionale, poi Gruppo di formazione, denominato “ Servizi Affidi e Reti Familiari “ Questo stile interistituzionale di lavoro ha permesso che si avviasse tra soggetti diversi del pubblico e del privato-sociale quel sistema di sinergia e connessione così necessario per il lavoro sociale in genere ed assolutamente indispensabile per sostenere lo strumento dell’Adozione Mite. La transizione dall’affido all’adozione richiede infatti un accompagnamento a medio-lungo termine in cui è assolutamente strategico “mettersi in rete” e quindi confrontarsi e lavorare insieme. A fronte del dibattito nazionale inerente l’Adozione Mite e per la complessità e novità delle esperienze appena avviate, si è anche delineata la necessità di aprire un confronto in itinere con il Tribunale per i Minorenni di Brescia. Tale confronto ha portato nel settembre 2006 a realizzare un incontro con la Dott.ssa Laura D’Urbino - Giudice presso il Tribunale per i Minorenni di Brescia- in cui sono 9 stati affrontati alcuni nodi cruciali dell’adozione mite. Per l’attività dell’anno 2007 si è scelto di coinvolgere anche il Consultorio Diocesano di Bergamo quale soggetto significativo nel quadro delle istituzioni di carattere provinciale che operano con attenzione sui temi della famiglia. Il progetto, di durata triennale, ha perciò usufruito di fonti di finanziamento diverse in relazione alle competenze dei vari soggetti istituzionali coinvolti (ASL legge regionale 23/99, Provincia di Bergamo Settore Politiche Sociali e Consultorio Familiare Diocesano) Si sottolinea infine che il coinvolgimento delle istituzioni locali e del Tribunale ha consentito al progetto di assumere un più ampio e riconosciuto valore formativo e divulgativo: ,ltre ad approfondire un nuovo modello di intervento nell’ambito della tutela dei minori, si è creata un’attenzione pubblica e politica verso queste esperienze che lungi dall’essere private, rivestono il carattere di bene comune. AZIONI DEL PROGETTO: 1- Individuazione e monitoraggio delle situazioni di adozione mite sul territorio provinciale Questa azione si realizza attraverso la collaborazione tra l’Ente gestore del progetto ,il Gruppo provinciale delle Reti Familiari e Servizi Affidi ed il Servizio Famiglia dell’ASL E’ una complessa azione di raccolta “il più possibile ampia” delle esperienze in corso che è in grado di fornire una mappatura annualmente aggiornata - che consente di elaborare alcune riflessioni di tipo qualitativo e quantitativo da parte degli operatori sociali 10 che delle raccolta famiglie possibilità gruppo. famiglie stesse. Attraverso questa è possibile soprattutto offrire alle coinvolte nell’adozione mite la di beneficiare del lavoro formativo di 2- Accompagnamento psico-pedagogico delle famiglie attraverso il gruppo Il percorso che porta all’Adozione Mite si sviluppa per le famiglie su tempi medio-lunghi e pertanto l’azionei cura e l’accompagnamento di “tutta la famiglia” nell’assunzione consapevole di nuove modalità di relazione e di gestione delle dinamiche intrafamiliari risulta fondamentale. Sono processi di cambiamento che vanno monitorati in itinere e attraverso l’azione di supporto esercitata dal gruppo stesso delle famiglie che stanno vivendo la stessa esperienza. Il lavoro di gruppo è pertanto centrato a sostenere i vissuti presenti in questa fase di transizione ed a introdurre elementi conoscitivi utili a delineare la nuova identità e responsabilità di famiglia adottiva e non più affidataria. Nell’ambito formativo particolare attenzione si dedica al ruolo della famiglia di origine che a seguito dell’adozione mite assume una posizione diversa non solo giuridicamente ma anche simbolicamente sia nei confronti del figlio che della famiglia che lo adotta. Tutti questi elementi di complessità sono affrontati nel gruppo di formazione dove si è cerca di fare il più possibile unità tra i vincoli del sistema giuridico, le azioni dei servizi sociali ed i bisogni delle famiglie e dei minori. La modalità dell’azione formativa è quella caratterizzata dal laboratorio inteso come setting deputato a raccogliere ed a sviluppare competenze riflessive attraverso la conduzione 11 e il contributo di operatori professionali (uno psicologo ed un pedagogista). 3- Laboratorio di animazione con i figli delle famiglie La scelta familiare di intraprendere un’adozione mite vede ovviamente coinvolti anche i figli naturali. Pertanto il progetto prevede la realizzazione di un percorso educativo di gruppo finalizzato ad esplorare le dimensioni emotive ed affettive che l’adozione mite di un minore introduce nel sistema fraterno . Si tratta di affrontare in modo attivo e coinvolgente il tema dell’accoglienza, del riconoscimento della diversità, della gestione dei conflitti, dell’educazione ai sentimenti.. 4- Raccordo interistituzionale sul tema e sulla prassi dell’Adozione Mite Questa azione di raccordo e connessione con le istituzioni coinvolte si attua attraverso il rapporto di scambio e confronto avviato con il Gruppo provinciale “Servizi Affidi e Reti Familiari .Esso infatti consente di costruire occasioni in cui sia possibile far convergere e far lavorare insieme soggetti diversi su questo specifico tema. A tale proposito è stato realizzato - a metà progetto - un momento di restituzione e socializzazione con i vari operatori sociali e le famiglie . In tale occasione pubblica si è evidenziata l’attività svolta ed è stato possibile rielaborare alcuni contenuti e rilanciare nuove e condivise modalità operative. A fronte dei cambiamenti avvenuti sul territorio provinciale in questi anni, relativamente ai servizi competenti per la tutela minori e l’affido , il progetto è stato anche orientato alla realizzazione di un VADEMECUM . Esso 12 risponde alla necessità di fornire agli operatori sociali ed in parte anche alle famiglie , un materiale di tipo conoscitivo e operativo che, mutuando dalle esperienze in corso e dalla elaborazione delle stesse nelle varie sedi istituzionali, possa descrivere ed evidenziare sia le tematiche più frequenti della transizione affido-adozione mite - dal punto di vista delle famiglie, dei minori e dei servizi - sia le procedure e le prassi operative. 13 UNA POSSIBILE DEFINIZIONE DELL’ADOZIONE MITE A cura di Manuela Zaltieri Da qualche anno è in corso un dibattito sull’adozione e sull’affidamento familiare che ha comportato la ricerca di nuovi orientamenti e prassi operative da parte dei Tribunali per i Minorenni per l’applicazione dell’istituto della cosiddetta “adozione mite”, in attuazione del dettato legislativo che afferma il diritto del minore alla famiglia anche con l’apertura a nuove forme di accoglienza. Sempre più spesso i soggetti coinvolti nella gestione di situazioni familiari multiproblematiche si devono confrontare con una realtà molto complessa che comporta la necessità di operare delle scelte e di muoversi, in relazione ai casi concreti, con soluzioni che rispondano al superiore interesse dei minori collocati in affido familiare a tempo indeterminato. La legge del 2001 su adozione e affido lascia infatti un vuoto normativo rispetto alle situazioni molto diffuse dell’affido sine-die relative ai minori per i quali, spesso a distanza di anni dall’inizio dell’affido, non è possibile il rientro in famiglia a causa del permanere di profonde carenze rilevate sul versante delle competenze genitoriali. Questi casi rimangono privi di un inquadramento normativo perché la necessità di prolungare la permanenza del minore nella famiglia affidataria a tempo indeterminato snatura l’istituto dell’affido fondato sul principio della temporaneità, 14 facendo emergere la necessità di dare una nuova veste giuridica ad una situazione che si configura in modo diametralmente opposto a quello sopra delineato. Nel tempo si sono sviluppati ed affermati nuovi modelli di famiglia connotati dalla compresenza di legami che sorgono anche al di fuori della famiglia coniugale. Tali cambiamenti portano a valutare i rapporti esistenti tra una genitorialità biologica e una genitorialità sociale e a considerare prioritariamente che il senso di identità personale può essere preservato al minore solo se si permette a quest’ultimo di mantenere i legami che si sono costruiti nel tempo con una continuità di affetti. Negli ultimi vent’anni, le situazioni di abbandono, a fondamento delle dichiarazioni di adottabilità dei minori, si sono lentamente modificate. In sostanza, sono sempre meno i casi di adottabilità di minori in cui i genitori si sono del tutto disinteressati dei figli, mentre sempre più sono i casi di genitori che hanno stabilito con i figli relazioni interpersonali e condotte lesive e pregiudizievoli, tali da indurre il Tribunale per i Minorenni a ritenere che, nelle fattispecie, siano da configurarsi comunque quali situazioni di abbandono. Nell’ambito dell’attività di protezione dei minori si evidenzia una serie di situazioni grigie di “semi-abbandono permanente” di minori. Si tratta di situazioni inizialmente connotate da una difficoltà temporanea da parte dei genitori ad occuparsi dei figli, dovuta frequentemente ad una inadeguatezza sul fronte delle capacità educative e di accudimento dei figli, tale da condurre all’affidamento familiare. Queste situazioni evolvono in senso negativo, con un abbandono che si consolida progressivamente nel tempo, anche se gli incontri ed i rapporti tra il minore e la famiglia continuano. Ci si trova pertanto sempre più spesso di fronte a situazioni per le quali il Tribunale fatica a 15 decretare l’abbandono morale e materiale, pur in presenza di genitori con evidente incapacità educativa, con relazioni caratterizzate da condotta lesiva, trascurante e pregiudizievole, che però non sono tali da configurarsi come situazioni per le quali è possibile dichiarare lo stato di adottabilità. La legislazione vigente delinea un profilo dell’affidamento familiare sempre più caratterizzato dalla temporaneità dell’allontanamento del minore, fissandolo in un massimo di 24 mesi, prorogabile dal Tribunale per i Minorenni “qualora la sospensione dell’affidamento rechi pregiudizio al minore”, a fronte di un situazione caratterizzata da affidi che durano nel tempo e per i quali il rientro in famiglia appare impercorribile. Si fa rientrare nell’espressione “adozione aperta o mite” ogni forma di adozione non legittimante, che quindi conserva rapporti giuridici anche con la famiglia biologica e che, pertanto, riconosce la possibilità di evoluzioni adottive dei percorsi di affido familiare. Con l’espressione “adozione mite” si intende fare riferimento ad una delle quattro ipotesi dell’adozione in casi particolari, disciplinate dall’art. 44 lett. d della legge 4 maggio 1983,n.184 “Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori”, successivamente modificata dalla legge 28 marzo 2001, n.149 “Diritto del minore ad una famiglia”, riguardante i minori che, posti in affidamento familiare, restino presso l’affidatario anche dopo la scadenza del termine dell’affidamento perché il rientro nella famiglia di origine è risultato irrealizzabile, cosicchè l’affidamento temporaneo si trasforma in affidamento familiare giudiziario a tempo indeterminato. Proprio per le sue caratteristiche e i suoi effetti, questa adozione viene indicata come “mite” in contrapposizione all’adozione nazionale 16 “legittimante o “forte”, disciplinata dagli articoli dalla legge n.184/83 poi modificata dalla legge n.149/01, che interrompe definitivamente il rapporto giuridico genitore-figli e non ne prevede la perpetuazione, neanche in via di fatto. Lo spazio disciplinato dalla lettera d) dell’art. 44 delle leggi citate, che consente l’adozione di minori “quando vi sia la constatata impossibilità di affidamento preadottivo”, è riservato ai casi in cui i minori abbandonati si trovino già presso un’altra famiglia, a cui sono legati da un legame affettivo solido, tanto che un allontanamento determinerebbe per gli stessi un serio pregiudizio, e riconosce il diritto del minore ad una stabilità futura personale e familiare, creando condizioni di certezza sotto il profilo giuridico. Al contempo, il mantenimento del rapporto con la famiglia di origine permette a questi minori di prendere gradualmente coscienza, in prima persona, e non per “sentito dire”, dei limiti e delle incapacità della famiglia di origine, rendendo loro più comprensibili ed accettabili le ragioni dell’allontanamento e dell’adozione successiva da parte della famiglia affidataria. Questo modo di concepire l’adozione all’interno di un contesto di relazioni familiari complesse, può divenire l’esperienza di una differenza, di una riorganizzazione dei rapporti tra famiglia adottiva e di origine, in una prospettiva che non crea una frattura totale da un precedente sistema familiare e la sostituzione con un altro. La valenza innovativa dell’adozione mite consiste pertanto in una soluzione che ha, come sua caratteristica, quella di non rompere il rapporto giuridico di filiazione (mantenimento del cognome) e di consentire al minore di continuare, o riprendere, i rapporti con i suoi genitori e i parenti, trasferendo però interamente agli adottanti la responsabilità e la 17 cura del minore, con i relativi obblighi di mantenerlo, istruirlo ed educarlo. In tali casi, la relazione interpersonale tra il minore e la sua famiglia di origine non viene interrotta del tutto, ma si realizza, se viene fatta specifica richiesta, secondo modalità eventualmente indicate nel provvedimento di adozione dal Tribunale per i Minorenni. Questa adozione può essere effettuata da una coppia o da persona singola e non prevede alcun limite massimo di differenza di età tra adottanti e adottato. Al cognome del minore si antepone quello dell’adottante. L’adozione mite non interrompe il rapporto di filiazione (al contrario dell’adozione legittimante) tra minore e genitori di origine, ma ne aggiunge un secondo conseguente all’adozione e la potestà spetta all’adottante. In tal modo si assicura al minore una tutela adeguata e stabile, senza cancellare del tutto la famiglia di origine da cui si può ottenere l’adesione al progetto adottivo. Il minore non diventa quindi figlio legittimo degli adottanti e non stabilisce alcun rapporto di parentela con i componenti della famiglia adottiva. L’adozione mite presuppone il consenso del minore , se ultra quattordicenne, o dei genitori naturali, se esercitano la potestà sul minore, oppure del tutore, se i genitori sono dichiarati decaduti dalla potestà genitoriale. Il Tribunale per i Minorenni può promuovere l’adozione anche contro l’assenso dei genitori “ove ritenga il rifiuto ingiustificato o contrario all’interesse dell’adottando”. L’adozione può essere inoltre revocata anche se per gravi motivi. L’adozione mite si pone nella prospettiva di superare il rischio di pensare all’adozione come “una seconda nascita” , con una cancellazione di ogni riferimento al passato del bambino, ai suoi legami affettivi. Il non recidere totalmente i rapporti può indurre le famiglie di origine ad 18 assumere un atteggiamento più favorevole nei confronti dell’adozione , sapendo che potranno continuare ad avere notizie circa i loro figli, magari anche ad incontrarli. In materia di adozione in casi particolari, è da evidenziare il recente intervento della Corte Costituzionale (Ordinanza n. 347 del 29/07/2005) che ha riconosciuto l’applicabilità dell’istituto dell’adozione in questione anche a favore dei minori stranieri. Il ragionamento sotteso merita di essere sottolineato: la Corte ha infatti sostenuto che “l’adozione in casi particolari, che ha effetti più limitati dell’adozione legittimante, non presenta aspetti di eccezionalità o almeno peculiarità tali da impedirne l’estensione agli stranieri”. Sembra potersi desumere quindi il principio generale per cui - per evidenti ragioni di eguaglianza, equità e giustizia - gli istituti giuridici di diritto nazionale a favore dei minori italiani possano ben applicarsi anche ai minori stranieri, laddove non sussistano ostacoli o impedimenti al loro riconoscimento all’interno dell’ordinamento giuridico straniero di appartenenza/riferimento. 19 GLI ASPETTI PROCEDURALI RISPOSTE ALLE DOMANDE PIU’ FREQUENTI Intervista alla Dr.ssa Laura D’Urbino Giudice del Tribunale per i Minorenni di Brescia A cura di Marco Ubiali Quale possibile definizione dell’adozione mite e perché viene utilizzata? Questo “istituto” è stato riscoperto dalla giurisprudenza negli ultimi anni perché la legge 149/01 su adozione e affido lascia un vuoto normativo rispetto a situazioni molto diffuse che sono quelle dell’affido sine-die . L’affido è sempre stato contemplato dal legislatore come un istituto temporaneo anche se, nella prassi fino al 2001, non sempre era temporaneo. Oggi non è possibile, per legge, che in un decreto del Tribunale per i Minorenni si trovi scritto: “affido dei minori alla famiglia fino alla maggiore età”. Di fatto è risaputo che sono tante le situazioni in cui, fin dall’inizio, l’affido è tutt’altro che temporaneo, cioè non ci saranno mai le condizioni per un rientro del minore in famiglia. Queste situazioni sono rimaste prive quindi di un inquadramento normativo per cui si procede ogni due anni a riconvocare genitori, minore, affidatari e si provvede con proroghe biennali degli affidi, ma poi, fatte due proroghe, ci si rende conto che l’istituto viene snaturato perché la prima proroga viene già contemplata come eccezionale. 20 La giurisprudenza ha quindi riscoperto un istituto che non era più utilizzato, quello dell’art. 44 della legge sull’adozione che prevede quattro casi e, di questi, quello che è stato “riscoperto” è previsto alla lettera d che consente di offrire una soluzione a quelle situazioni in cui un bambino è inserito ormai da tempo, a pieno titolo, nella famiglia affidataria e non si intravede nessuna possibilità, neanche in futuro, che possa rientrare nella famiglia naturale. Con l’adozione mite si dà veste giuridica ad una situazione che non rientra più nell’istituto dell’affido, quale intervento temporaneo, e quindi consente di chiudere, da un punto di vista giuridico, certe situazioni e di dare tranquillità ad un ragazzino che, in realtà, una famiglia naturale ce l’ha solo sulla carta. Con l’adozione mite si interviene su situazioni di questo genere in modo positivo da tutti i punti di vista: psicologico, morale ed economico. Il ragazzo si sente inserito in una famiglia a pieno titolo e non è in una situazione in cui ogni due anni deve recarsi in Tribunale, non sa se l’affido verrà prorogato e attende con ansia di conoscere l’esito della valutazione del Tribunale. In realtà, purtroppo, non sono molte le sentenze di adozione mite per una serie di ragioni che emergeranno successivamente . In quali casi si fa ricorso all’adozione mite? In genere i casi di adozione mite sono situazioni in cui la famiglia d’origine è poco presente o assente da tempo e viene dato facilmente il consenso; sono situazioni limite in cui la famiglia non frappone ostacoli, casi in cui è prevedibile un’evoluzione positiva. Andare a forzare i casi in cui l’affido va bene, volerlo 21 trasformare in adozione mite, non sempre è la soluzione migliore. La legge prevede che l’affido sia biennale con una possibilità eccezionale di proroga, ma la prassi sta diventando che le proroghe vengono effettuate perché bisogna prendere atto che la situazione è questa: nel momento in cui i minori non possono rientrare in famiglia, cambiare famiglia non serve, è inutile, stanno bene dove si trovano per cui si proroga l’affido motivata dall’interesse del minore. Per il minore la scelta dell’adozione mite, nel suo interesse, è auspicabile, ma è improponibile l’adozione mite per ogni affido in scadenza, dopo 2 o 4 anni. In alcune situazioni limite in cui, soprattutto, c’è una famiglia naturale particolarmente assente, quando non ci sono le condizioni per pronunciare l’adozione legittimante, con l’adozione mite si assicura tranquillità al minore. Cosa prevede l’articolo 44 della Legge 184/83 così come sostituito dalla Legge 149/01? L’articolo che è stato valorizzato l’articolo 44 che prevede quattro ipotesi di adozione mite di cui quella più usata è la lettera b, cioè l’adozione speciale del coniuge, dell’altro genitore. E’ il caso della mamma nubile che ha riconosciuto da sola un figlio e poi si sposa con un uomo che non è il padre del bambino oppure della donna straniera che viene in Italia con il bambino, il padre resta in patria e se ne disinteressa da anni, la donna si risposa e il coniuge adotta il bambino. Questi sono casi usuali e molto diffusi numericamente. La nostra attenzione è invece concentrata sulla lettera d quando cioè vi sia la constatata 22 impossibilità dell’affidamento pre-adottivo, ossia per quelle situazioni di affidi sine-die in cui l’adozione forse poteva essere proposta ma, di fatto, non lo è stata per una serie di motivazioni: non c’è stato inizialmente il coraggio di avviare la procedura l’adozione è stata riformata dalla Corte d’Appello si trattava di una situazione limite ragioni varie. Quali sono le condizioni applicare l’art 44 lettera d? per poter Le condizioni per la pronuncia sono, anzitutto, che si sia radicato l’inserimento del minore nella famiglia affidataria. E’ impensabile che, collocato il ragazzino in affido eterofamiliare, dopo sei mesi si presenti domanda per un’adozione mite; ci deve essere stata almeno una proroga biennale di un affido già biennale, poi, dopo quattro anni, si decide di far presentare la domanda. E’ necessario poi che gli aspiranti genitori adottivi, la coppia che ha accolto il ragazzino in affido, presentino domanda di adozione. Di quanto tempo dispongono i genitori naturali per impugnare la sentenza ? Dal momento in cui ai genitori viene notificata la sentenza decorrono i trenta giorni per impugnare l’atto. 23 Cosa fare se il dispositivo della sentenza contiene errori? Un eventuale errore nel dispositivo, ad esempio è sbagliato il nome del minore, rappresenta un problema per l’ufficiale di stato civile del comune per le necessarie trascrizioni. E’ importante che si riceva l’atto e che il dispositivo sia corretto. La correzione dell’errore materiale delle sentenze avviene se c’è errore nel dispositivo. Per la pubblicazione possono esserci inoltre tempi lunghi per il carico di lavoro cui deve far fronte la Cancelleria. I genitori naturali devono dare il consenso all’adozione mite ? Il punto più delicato di questa procedura è che è richiesto il consenso dei genitori, il genitore deve essere comunque sentito, lo stabilisce la legge: “per l’adozione è necessario l’assenso dei genitori e del coniuge dell’adottando”. Se il genitore dà il consenso si può procedere, se il genitore - che non è decaduto dalla potestà è contrario, la mancata prestazione del consenso impedisce la pronuncia dell’adozione. Il Giudice non può fare nessuna valutazione, ma prende atto che non è stato dato il consenso e ciò impedisce l’accoglimento della domanda. Come è possibile procedere in assenza di consenso da parte dei genitori d’origine/naturali ? L’unico éscamotage per superare la mancata prestazione del consenso è questo: se il 24 genitore viene convocato e non dà il consenso si parla del genitore non decaduto dalla potestà - si lascia sospeso il procedimento volto all’eventuale pronuncia di adozione e, a latere, si avvia un procedimento civile per la decadenza della potestà del genitore. Bisogna però fare attenzione perché i genitori adottanti, gli affidatari, non sono legittimati a chiedere la decadenza della potestà del genitore naturale, non possono proporre la domanda. In questi casi bisogna chiedere al Pubblico Ministero di proporre la domanda perché è legittimato a farlo. Resta pertanto sospeso il procedimento volto all’eventuale adozione mite, si attende che diventi definitiva la pronuncia di decadenza del genitore naturale e poi si procede. Quale è la procedura se i genitori naturali sono decaduti dalla potestà ? Se i genitori naturali sono decaduti dalla potestà, l’art. 46 della legge prevede che il Tribunale per i Minorenni possa valutare se questa mancata prestazione del consenso sia conforme all’interesse del minore e, nel caso in cui il genitore non abbia agito conformemente all’interesse del minore, è possibile superare la contrarietà motivando il dissenso. E’ pertanto necessario l’intervento del Giudice che deve motivare, magari con il supporto dei Servizi Sociali che svolgeranno un’indagine mirata su questo punto e del Pubblico Ministero che, a latere, deve promuovere la decadenza della potestà. Infatti l’art. 46 dice “ per l’adozione è necessario il consenso dei genitori. Quando è negato l’assenso previsto dal 1° comma, il tribunale, sentiti gli interessati su istanza dell’adottante, può, ove ritenga il rifiuto ingiustificato o contrario all’interesse 25 dell’adottato, pronunciare adozione salvo che l’assenso sia stato pronunciato dai genitori esercenti la potestà”. I Servizi Sociali dispongono di un canale diretto col Pubblico Ministero e, spesso, il Pubblico Ministero apre procedimenti sulla base sulla base di una loro segnalazione. I minori devono all’adozione ? esprimere l’assenso Ci vuole l’assenso del ragazzo se ha compiuto i quattordici anni d’età e va comunque sentito se ne ha compiuti dodici. E’previsto inoltre dall’art. 45 che venga sentito il tutore. Quale ruolo possono svolgere i servizi affidi ? Potrebbe trattarsi di un ruolo significativo, considerato che, per il Tribunale, si tratta di casi marginali e le famiglie sono poco informate. Si vede molto positivamente il fatto che sia il servizio che segue la famiglia affidataria che, ad un certo punto, valuta con la famiglia stessa la possibilità di concludere l’esperienza di affido con l’adozione mite questo perché è il servizio territoriale che effettivamente conosce le situazioni meglio di chiunque altro. E’ il servizio che deve informare gli affidatari riguardo a questa possibilità. La famiglia affidataria deve presentare domanda di adozione per avviare la procedura di adozione mite? L’adozione mite richiede che la coppia presenti presso la Cancelleria del Tribunale per i Minorenni la domanda di idoneità all’adozione. 26 Quando va presentata adozione mite ? la domanda di Nel momento in cui è stato prorogato l’affido per un anno, è opportuno far presentare la domanda in modo che si possa disporre di un anno di tempo per le necessarie indagini, l’udienza, la sentenza e gli adempimenti della Cancelleria. Se invece si avvia l’iter in prossimità della scadenza dell’affido, può essere tardi e può verificarsi un periodo in cui il minore è nella famiglia affidataria, ma non si capisce più se è in affido o in adozione. Quale iter segue alla presentazione della domanda da parte della famiglia affidataria? Dal punto di vista amministrativo il fascicolo della proroga dell’affido è un fascicolo diverso da quello dell’adozione mite, sono due Cancellerie differenti e, spesso, sono Giudici diversi che se ne occupano. In qualsiasi momento la coppia affidataria maturi questa decisione, può recarsi in Cancelleria e depositare la domanda di adozione. Con la presentazione della domanda viene composto un fascicolo che viene assegnato al Giudice togato. Il Giudice invia la richiesta d’indagine al Servizio Sociale competente. E’ chiaro che non va effettuata un’indagine in astratto: se la coppia è idonea all’adozione. Sulla famiglia, scelta dal Servizio Sociale, interessa conoscere, soprattutto, l’andamento positivo dell’affido, a tal punto da vederne favorevolmente una trasformazione. Ciò che interessa al Tribunale, visto che la famiglia è 27 stata scelta dal Servizio Sociale, è sapere se per l’adozione si ritiene una buona famiglia. Il Tribunale non chiede, come dice la legge, l’indagine patrimoniale, ma è interessato a conoscere alcune informazioni di base. Indagine patrimoniale dunque nei limiti, cioè se dispongono di quel minimo di reddito per mantenere il bambino, se hanno una casa adeguata, non di più. È importante anche conoscere, attraverso l’indagine dei Carabinieri, se queste persone che richiedono l’adozione mite, godono di stima, di ottima reputazione, se hanno dei precedenti penali. E’chiaro che se, ad esempio, risultano dei precedenti di pedofilia, la coppia non verrà scelta. È necessario che i genitori naturali abbiano perso potestà genitoriale per procedere? Con l’adozione mite non necessariamente il genitore naturale è decaduto dalla potestà. Se un genitore che non è decaduto dà il suo consenso, viene pronunciata l’adozione e, da quel momento, la potestà sul minore, anche se non c’è stata formalmente una pronuncia di decadenza della potestà nei confronti del genitore naturale, viene esercitata dalla famiglia adottiva. La famiglia naturale può incontrare bambino dopo l’adozione ? il La famiglia naturale ha il diritto di incontrare il minore su decisione della famiglia adottiva. I genitori naturali non conservano la potestà, non c’è una pronuncia di decadenza in procedimento a latere che diventa necessaria se non danno il consenso, non ci sarà un decreto che li dichiara decaduti ma, automaticamente, con la pronuncia di adozione mite, la potestà viene esercitata da altri 28 genitori, cioè dai genitori adottivi che esercitano senza limitazione, a pieno titolo. la Dopo l’adozione mite quali legami permangono tra il minore e la sua famiglia naturale ? Rispetto all’adozione legittimata, dove la famiglia d’origine scompare del tutto, resta il cognome che diviene il secondo cognome del bambino, mentre il primo è quello della famiglia adottiva. Vi è poi la possibilità, non disciplinata dalla legge, di dar seguito ai rapporti tra la famiglia naturale e il minore. Mentre nell’adozione legittimata vi è un divieto di rapporti sanzionato dalla legge, in quella mite non c’è ed è la famiglia adottiva che, nell’ambito della sua discrezionalità, dei suoi poteri, dei suoi criteri educativi, del suo rapporto con questo minore, decide se, come e quando far incontrare il minore con la famiglia d’origine. Con un limite: se la famiglia d’origine è scontenta perché, ad esempio, la famiglia adottiva nega queste possibilità d’incontro che avvenivano in precedenza, magari mensilmente, può ricorrere al Tribunale per i Minorenni chiedendo di avere un diritto di visita disciplinato. In questo caso si apre un procedimento civile per il controllo della potestà, come se ci fosse un nonno che si lamenta del genitore che non gli fa mai vedere il nipote. Il Tribunale valuta se la potestà della famiglia adottiva è esercitata in modo consono . Cosa cambia tra il servizio sociale e la famiglia affidataria con la sentenza di adozione mite ? 29 Nel momento in cui è pronunciata l’adozione la famiglia affidataria-adottiva assume maggiori responsabilità, non è destinataria di un aiuto predeterminato, né rimane in carico al Servizio Sociale. Nel momento in cui sorgessero dei problemi, la famiglia può rivolgersi al Servizio Sociale. Qualora dovesse intervenire il Tribunale si tratterebbe di un intervento d’autorità che postula anche la possibilità di limitazioni della potestà. La famiglia adottiva deve sapere che, dal momento in cui il minore è adottato con adozione mite, la sua posizione rispetto alla famiglia naturale cambia completamente perché la potestà è esercitata dalla famiglia adottiva. In precedenza il minore è accolto in condizioni precarie perché, per legge, l’affido è temporaneo, è volto ad un rientro del minore nella famiglia d’origine, anche in situazioni in cui sarebbe meglio che non ci fossero rapporti. Con l’adozione mite cambia tutto perché la famiglia adottiva ha la potestà piena e quindi può decidere di non far incontrare il minore con i genitori naturali. La legge impone che i rapporti sussistano nel caso dell’affido che è diverso dall’adozione. Esiste un orientamento specifico del Tribunale per i Minorenni di Brescia nel perseguire, nello sviluppare l’istituto dell’adozione mite? Il Tribunale è vincolato alla domanda della famiglia affidataria quindi, finché la famiglia affidataria non propone la domanda, il Tribunale non può avviare alcuna procedura. E’ chiaro che le domande vengono viste con favore proprio perché si ritiene che siano sempre conformi all’interesse del minore, che è quello che persegue il Tribunale che si adopera in tutti i modi possibili e nei limiti delle 30 possibilità giuridiche perché la domanda venga accolta. Il limite del Tribunale è che deve attendere la domanda della famiglia affidataria e non può forzare in nessun modo questa scelta perché deve essere una scelta maturata, anche per le conseguenze rilevanti. Dalla ricognizione effettuata dalla Provincia Settore Politiche Sociali risulta che gli affidi a lungo termine sono numerosi, quindi questa è una grossa area di lavoro per i servizi che devono relazionare, chiedere le proroghe, supportare. L’esperienza dell’affido sine-die è numericamente importante, rappresenta un carico di lavoro non indifferente, le famiglie affidatarie sono in una posizione piuttosto precaria che cambia completamente con l’adozione. Anche i ragazzi in affido, che sono sempre un po’ con la valigia in mano, devono crescere, affrontare la preadolescenza, l’adolescenza con questa incertezza, proprio quando hanno più bisogno di tranquillità, di individuare delle direzioni in cui collocare la propria storia rispetto ad una vita più adulta. E’ altresì importante tener presente che occorre una maturazione, una forte sensibilità, oltre che la conoscenza, degli operatori rispetto a questa possibilità e magari anche delineare delle funzioni più di accompagnamento, laddove si intraveda una risposta più adeguata ai bisogni di crescita dei ragazzi, aprendo un’area di lavoro specifica per affrontare il tema degli affidi a lungo termine che rappresentano una realtà numericamente significativa. 31 L’INTERVENTO DEL SERVIZIO SOCIALE A cura di Lara Carrara La definizione del progetto di adozione mite Il progetto di adozione mite di un minore scaturisce dalla valutazione di irrecuperabilità della sua famiglia d’origine, le cui cause possono essere diverse (malattie fisiche, patologie psichiatriche, dipendenze da sostanze, incapacità ad assumere un ruolo genitoriale adeguato, ecc…), ma tutte riconducibili all’incapacità, da parte dei genitori, di garantire al figlio un ambiente familiare idoneo a riaccoglierlo. Il minore, allontanato dalla famiglia d’origine e collocato in affidamento, ha quindi già in atto una significativa relazione affettiva con gli affidatari, in genere resa più solida dal lungo periodo di tempo trascorso in affido. L’adozione mite è un percorso che richiede tempo affinché tutti i soggetti coinvolti maturino l’idea che questo progetto sia lo strumento più adeguato ai bisogni del minore, che gli garantisca stabilità affettiva, abitativa, relazionale. Gli operatori del servizio minori, verificata l’irrecuperabilità genitoriale, delineano, di concerto con il Tribunale per i Minorenni, il progetto di adozione mite e le varie fasi che lo compongono: informazione, preparazione e accompagnamento/sostegno di tutte le parti coinvolte. 32 I problemi aperti : criteri per definire l’irrecuperabilità della famiglia d’origine individuazione delle condizioni e del tempo opportunI per avviare il percorso di adozione mite. L’informazione, la preparazione e il sostegno alla fattibilità del progetto E’ necessario informare i soggetti coinvolti (famiglia d’origine, affidataria e minore) di cos’è l’adozione mite e fare chiarezza sull’iter necessario a realizzarla. Si tratta infatti di far capire ai vari attori di questo processo cosa succederà, quali diritti verranno salvaguardati e quali doveri ognuno dovrà rispettare. E’ una fase che non può essere forzata, ma bisogna lasciare il tempo necessario affinché venga capita, metabolizzata, accettata; forzare i tempi potrebbe portare alla rottura del progetto e all’impossibilità a procedere all’adozione. I problemi aperti: scarsa/insufficiente chiarezza sull’esatto iter burocratico che la famiglia affidataria e la famiglia d’origine devono attivare, essendo un istituto giuridico di recente applicazione. La preparazione della famiglia d’origine all’adozione mite del proprio figlio Per molte famiglie d’origine la parola adozione riporta a degli immaginari di separazione totale e definitiva dal proprio figlio; è quindi difficile, almeno inizialmente, parlare di adozione mite in un momento in 33 cui il figlio viene ancora vissuto come “proprietà” personale. Ci possono essere reazioni di rifiuto, di contrarietà, di opposizione netta al progetto, reazioni nei confronti degli operatori e anche nei confronti della famiglia affidataria, vissuta come l’elemento-causa della possibile adozione del figlio. Compito degli operatori è quello di far comprendere alla famiglia d’origine il significato dell’adozione mite. Non bisogna avere fretta ma, rispettando i tempi di assimilazione di ogni singola famiglia, accompagnarla a riflettere sugli aspetti positivi che l’adozione mite comporta, in particolare per il bambino che non recide completamente i rapporti con la sua famiglia d’origine. I problemi aperti: necessità di stabilire con la famiglia d’origine una sufficiente collaborazione che permetta di affrontare, con la giusta trasparenza, il progetto di adozione del figlio. La preparazione della famiglia affidataria al percorso dell’adozione Analogamente la preparazione della famiglia affidataria all’adozione del minore già inserito nel proprio nucleo familiare, è un processo che richiede tempo per comprendere le trasformazioni che l’adozione mite comporta. Se a livello affettivo può essere più semplice dichiarare la propria disponibilità, sorgono altri problemi pratici e di natura giuridica che devono essere affrontati con l’aiuto degli operatori. È importante che vengano affrontati alcuni aspetti cruciali quali: il senso di colpa per “portare via il bambino” ai suoi genitori; la 34 paura che possa peggiorare il rapporto con la famiglia d’origine del minore; la irrevocabilità dell’adozione rispetto alla temporaneità dell’affido; gli aspetti legali dell’eredità, del cognome; la disponibilità e/o l’opposizione dei propri figli e della famiglia allargata ad accogliere come proprio “parente” il bambino; il diverso ruolo dei Servizi Sociali e le paure legate alla gestione diretta dei rapporti con i genitori (visite, contatti) senza la mediazione degli operatori anche in situazioni problematiche degli stessi. I problemi aperti: cambiamento affidatario a sempre. del ruolo da genitore genitore adottivo, per L’accompagnamento della famiglia nel percorso adottivo concreto Compito del servizio sociale non è solo preparare ed accompagnare dal punto di vista psicologico e sociale, ma accompagnare la famiglia nel disbrigo delle pratiche amministrative. Il percorso: - - - la domanda di adozione mite deve essere redatta direttamente dalla famiglia affidataria, indicando il minore che vuole adottare ex art. 44 lettera d; la domanda va depositata presso la Cancelleria adozioni del Tribunale per i Minorenni; alla coppia verrà consegnato l’elenco della documentazione da presentare (es. certificazioni sanitarie, relazioni…); quando la documentazione richiesta è pronta, va depositata in Tribunale, il 35 - - Giudice incarica il Servizio Sociale a svolgere la relazione psico-sociale sulla famiglia affidataria; successivamente il Giudice del Tribunale per i Minorenni convocherà tutte le parti (famiglia affidataria, genitori, minore e, se del caso, il Servizio Sociale) per verificare e confermare, attraverso la stesura e la sottoscrizione del verbale, la disponibilità a dare seguito all’adozione del minore; il Tribunale per i Minorenni decide di emettere il decreto di adozione del minore, decreto che viene notificato alla famiglia d’origine, alla famiglia affidataria, ma non al Servizio Sociale. I problemi aperti: difficoltà di ordine amministrativo nel disbrigo delle diverse pratiche. Il ruolo del Servizio Sociale successivamente all’adozione mite Una volta chiuso l’iter adottivo con l’emissione di un decreto che dichiara il minore adottato dalla ex-famiglia affidataria, il ruolo del Servizio Sociale viene concretamente a finire e perde ogni funzione prescrittiva nei confronti della famiglia d’origine. Qualsiasi decisione in ordine alla gestione del minore è lasciata alla famiglia adottiva che può, di fronte all’insorgere di eventuali difficoltà con il minore, chiedere di nuovo l’aiuto degli operatori per una diversa presa in carico. I problemi aperti: 36 aiuto alle famiglie perché possano esercitare appieno il ruolo di genitori adottivi difficoltà degli operatori ad assumere un nuovo atteggiamento nei confronti della famiglia. 37 “ PAROLE TRA FAMIGLIE “ Da famiglia affidataria a famiglia adottiva esperienze familiari di adozione mite raccontate in gruppo a cura di Barbara Avanzi e Silvio Marchetti Il gruppo delle famiglie In relazione all’attività di accompagnamento psicopedagogico delle famiglie adottive, attraverso lo strumento del gruppo, si ritiene importante fornire una breve presentazione delle famiglie stesse e dell’evoluzione del loro percorso adottivo e genitoriale, così come esse stesse le hanno narrate. Chi siamo Presenza di figli naturali Il Figlio adottivo: tempo dell’affido e dell’adozione Rapporti con la famiglia naturale 1 Cristiano e Tiziana C. S., M. Luisa, 9 anni , in affido dall’ottobre del 2000 Decreto di adozione dicembre 2003 2 Luciana e Fabio R. No figli Gianni e Angelo, 9 anni, in affido naturali dal 2001 Decreto di adozione dicembre 2004 Luisa vede 4 volte l’anno il suo papà negli incontri protetti . La mamma non la vede da molti anni. Circa due volte l’anno , quando i genitori lo chiedono al Servizio. 3 Rita e Gianni R M. F. 4 Giusy e Antonio M M. C. Fabrizio, 8 anni, in affido dal 2002 Fabrizio non vede la Decreto di adozione dicembre 2004. mamma , vede generalmente le zie 2 volte l’anno . I fratelli li sente di rado . Vede la nonna e la Vincenza, 11 anni, in affido dal mamma circa ogni 1997 Decreto di adozione novembre 2004 mese e mezzo. Con la sorella si vede 38 5 Abele e Luisa A. A. 6 Angela e Francesco S. No figli Davide, 8 anni, in affido dal 2003 naturali Decreto di adozione ottobre 2007 7 Claudio e Antonella L. M. A. 8 G.Battista e Patrizia G. No figli Riccardo, 14 anni, in affido dal naturali 2001 Inoltrata domanda di adozione mite. Lamera Claudio e Mora Antonella Da due anni non vede più i genitori 9 Franco e Livia B. L R Mara, 11 anni, in affido dal dicembre 1998 Domanda di adozione mite non ancora inoltrata Fabrizia, 9 anni, in affido dal 2002 Domanda di adozione mite non ancora inoltrata Noemi, 16 anni, in affido dal 1994 Non ancora inoltrata la domanda di adozione mite Mara incontra la mamma ogni 3 settimane attraverso una visita protetta Incontra i genitori ogni 15 giorni attraverso visite protette. Vede il padre ogni 15 giorni Anna, 13 anni, in affido dal 1998 Non ancora inoltrata la domanda di adozione mite Vede il padre ogni 15 giorni 10 Angelo e Rita L. M. F. 11 Camilla N G M. F. M. F. M. F. 12 Filippo e Silvia S. Paola, 16 anni, in affido dal 1993 Decreto di adozione luglio 2007 saltuariamente. Col papà circa 1 volta l’anno . Incontra la madre circa 1 volta al mese (anche con i due fratellini) alla presenza dei genitori adottivi D. ha una sorellina e la incontra una volta la mese. In quella circostanza a volte incontra anche la nonna o la mamma. Rientra presso la madre Giorgio, 7 anni, in affido dal 2004 una giornata ogni quindici giorni Non ancora inoltrata la domanda al TM 39 SENTIMENTI ED EMOZIONI DELLE FAMIGLIE DI FRONTE ALLA POSSIBILITÀ DI DIVENTARE GENITORI ADOTTIVI DEI BAMBINI IN AFFIDO I sentimenti più frequenti sono quelli della felicità insieme alla preoccupazione di una nuova e definitiva responsabilità genitoriale che coinvolge spesso anche i figli naturali. Alcune volte le famiglie pensano che i sentimenti e le fatiche di questi bambini sono legate ai traumi e perciò percepiscono la loro crescita molto diversa da quella degli altri ragazzi ed adolescenti .in realtà il loro vissuto conta ma conta soprattutto il loro percorso evolutivo La scelta di diventare genitori adottivi attraverso l’adozione mite porta a riflettere sulla domanda : ma di chi è figlio un bambino ? Le famiglie hanno risposto che il figlio è di chi lo ama. Infatti La relazione genitore figlio si costruisce sempre, non è qualcosa di già dato una volta per tutte . Frequentemente le relazione tra famiglie e figli adottivi sono piene di provocazioni che ci dicono del continuo processo di pacificazione che i bambini ed i ragazzi vogliono ottenere nell’appartenere alle due famiglie, nel trovare la loro identità e appartenenza , che è già stata messa alla prova nel corso della loro storia . È un lavoro di cammino reciproco nel crescere insieme non sono i legami di sangue che permettono una relazione significativa..sono i legami di cuore Rita : Ci spaventa un poco l’idea di una figlia così piccola , saremo in grado di seguirla , 40 saremo in grado di essere buoni genitori anche come adottivi ? ti viene da chiederti a volte se il giudice vuole chiudere il percorso di affido così non ci pensa più. Ad oggi la spinta all’adozione mite da parte dei giudici sembra quella di dare sicurezza al futuro del bambino . Luisa : Questa estate è stato difficilissimo , mio marito ed io siamo andati molto in crisi. Siamo dentro agli anni di contestazione adolescenziale , ti viene da interrogarti . P. ad un certo punto ha fatto le valigie e voleva andarsene . scontro diretto . Ho avuto la grossa paura che avesse interiorizzato modalità di inadeguatezza della madre naturale. Ha modalità furtive e nascoste che prima non aveva mostrato con conseguenze a volte anche un po’ pesanti Ci sono aspetti che ci fanno arrabbiare , e ci tocca intervenire mettendo paletti e protezione. Silvia : La nostra famiglia ha ricevuto tanto da A. e se possiamo restituire qualcosa anche a lei è una buona opportunità . A. desidera da tanto avere il cognome nostro . Cristiano e Tiziana : L’adozione Mite come l’affido non va fatta mai da soli , perché è per sempre . Fa un po’ paura . Molte sono le tappe che siamo tenuti ad affrontare (ad es. come preparare il bambino alle visite col genitore , come fargliele rielaborare , quale atteggiamento assumere verso i figli naturali .. ). Anche il percorso di aiuto fatto tra famiglie ha accompagnato l’evolversi del nostro ruolo genitoriale 41 I CAMBIAMENTI IN UNA FAMIGLIA CHE INTRAPRENDE L’ESPERIENZA DI ADOZIONE MITE Tra i vari sentimenti ambivalenti della famiglia adottiva, quali la paura , la competizione, la compassione, è presente anche un sentimento di gratitudine nei confronti della famiglia di origine , anche perché alcune delle coppie affidatarie sono diventate madre e padre grazie al fatto che altri genitori naturali hanno dato la vita a questi bambini. Anche i bambini, accanto ai sentimenti di abbandono, sono stati capaci di sviluppare sentimenti di gratitudine nei confronti della loro “ mamma della pancia “ per averli fatti nascere”. Il tema dell’asse ereditario e del coinvolgimento della famiglie allargate dei genitori adottivi aprono nuovi pensieri e interrogativi .I nonni non sempre manifestano accordo sulla scelta della adozione. Le loro perplessità riguardano l’appartenenza al clan famigliare, ma anche una minore eventuale disponibilità ad essere accuditi dai figli in età avanzata . un’altra resistenza si è aperta per l’eredità di un patrimonio da risuddividere . Fabio e Luciana: I nostri figli hanno avuto la fortuna di avere una madre che ha dato loro la vita e dei genitori che hanno poi acconsentito, che loro potessero essere adottati da una famiglia più competente e che offrisse loro un futuro migliore . La mamma naturale di G.e A. , in un’occasione ha detto loro: “Ascoltate sempre la mamma (riferendosi a me),.. fate i bravi ..”. Questo ci 42 può aiutare a riconoscere stima ai genitori naturali i e a rappresentarli bene anche ai nostri figli adottivi. Ciò nonostante, rimane non facile per noi, riuscire a voler bene a questa madre , riconoscere il regalo che ci ha fatto come genitori ed esprimere ai nostri figli, che noi vogliamo bene alla loro mamma . Un giorno mi hanno detto: “tu mamma sei stata fortunata , tu hai desiderato avere due gemelli e Z. ha esaudito il tuo desiderio.” L’esperienza di porsi sullo stesso piano e in posizione di reciproco rispetto può aiutare i nostri figli a conciliare le due famiglie . Cristiano e Tiziana È stata Laura ad aiutarci a prendere in considerazione l’idea di provare tenerezza e empatia verso i genitori . Patrizia: Con l’adozione Mite ci rassicura l’idea che i nostri figli oggi sono protetti , ma la loro famiglia che fine sta facendo : “questo ci preoccupa un poco anche per lui “. Un giorno R. ci chiederà della sua famiglia e forse non saremo in grado di dare informazioni rassicuranti . Silvia : Abbiamo comunicato ai figli anche la condivisione dell’eventuale eredità della casa. La risposta che mi è stata data : “Questo è forse un problema ?” I sentimenti di riconoscimento manifestati dalla gente che ci dice “bravi”, ci imbarazzano . Ci aiuta di più pensare che sia stata “brava” Anna e bravi i nostri figli nel condividere la stanza . Diventando Anna, sorella dei miei figli, mi consente maggiormente di tutelarla ed offrirle protezione. 43 COSA È CAMBIATO NEL BAMBINO IN AFFIDO CHE È DIVENTATO FIGLIO ADOTTIVO I bambini hanno bisogno di tempo per sentirsi appartenenti, le famiglie se ne rendono conto via via essi compiono scelte autonome e diverse da quelle che invece caratterizzano la loro famiglia naturale. Questi bambini camminano pian piano verso l’autonomia e si prendono piccole responsabilità di identità e di differenziazione, continuando il processo di individuazione. Per i più grandi l’adozione rappresenta una conferma di aver messo radici , appartenenza e sicurezza. E le provocazioni messe in atto fanno parte del loro percorso evolutivo. In alcuni casi, essi sono diventati primogeniti ,con l’impegno che ne consegue. Alcuni bambini , andati in affido piccolissimi , invece hanno approfondito la loro storia famigliare solo dopo l’adozione Mite, quando hanno raggiunto i 6 anni circa . La verità proposta è stata accolta con qualche mal di pancia , ma tutto sommato sembra in una fase che sta provando a digerire questa nuova rilettura della sua storia. Qualche cedimento a scuola , ma a tratti ci sono aspetti di recupero. Manifestano comunque aspetti di maggiore sicurezza. Altro problema è quello del doppio cognome : alcuni dei ragazzi riferiscono dell’intenzione di togliere il cognome originario quando saranno maggiorenni . 44 Francesco: D. da quando si è definita l’adozione sembra molto sereno e ha bisogno di mettere un po’ più in ombra la sua famiglia di origine. Mi è capitato per la prima volta di metterlo in punizione e di avere uno scontro un po’ più forte .( quasi a significare un più forte attaccamento che porta con se richieste relazionali anche più intense) Giusi e Antonio Dopo l’adozione Mite, l’appartenenza di V. alla nostra famiglia si è fatta ancora più forte e ha portato ad un allentamento del legame con la famiglia di origine. Questa doppia appartenenza a volte la porta a fare maggiore fatica durante gli incontri con la nonna ed il papà. Cristiano e Tiziana La conferma della presenza della figure genitoriali adottive “per sempre” aiuta a superare il sentimento di insicurezza, anche se per L. permangono tratti ancora di incertezza. Rita e Gianni Per F. aver acquisito il cognome della nostra famiglia accanto al proprio ha suscitato un maggior sentimento di sicurezza e di appartenenza, “tanto io ero già della famiglia”. diverso è anche il comportamento all’agenzia delle entrate : qualcuno ignora il doppio cognome ( Ragnoli e Rizzi ) altri lo considerano . 45 I RAPPORTI DELLE FAMIGLIE SERVIZIO SOCIALE CON IL Alcune famiglie hanno avuto e mantengono rapporti buoni con il servizio sociale e/o la rete con cui hanno avviato l’esperienza di affido; altre non si sono sentite accompagnate nel loro percorso adottivo. Soprattutto all’inizio alcune storie hanno visto la presenza massiccia dei servizi , anche per la loro complessità. Quando arriva l’adozione mite i servizi non hanno più titolarità nell’accompagnare le famiglie e molte di esse temono di non riuscire a far fronte , da sole, al mantenimento dei rapporti con la famiglia naturale . E’ spesso gravosa la discrezionalità attribuita alla famiglia adottiva nel definire la calendarizzazione delle visite . Si ritiene più adeguata, nella fase iniziale , una indicazione da parte del T.M. rispetto alla cadenza degli incontri ( protetti o meno ) con i genitori e i parenti. Come per le altre adozioni, è bene accompagnare le famiglie per supportarle in alcuni momenti critici e fisiologici nel percorso di crescita, quali ad esempio quelli dell’adolescenza . Altri problemi vengono indotti dalla famiglia di origine, ancora presente e coinvolta in disagi di tipo sociale e psichico. La presenza inoltre di fratelli e sorelle naturali con storie complesse costituisce spesso un’area di fragilità da affrontare. A gran voce viene richiesto dalle famiglie una sorta di accompagnamento psicopedagogico e sociale continuo ,anche attraverso la forma l’opportunità del gruppo di mutuo aiuto Claudio e Antonella. Gi è sempre rientrato a casa ogni 15 giorni e, la mamma telefona spesso durante la settimana L’adozione mite ci preoccupa per il rischio di non avere più il supporto del servizio 46 sociale , quando dovremo ridefinire i rientri a casa e le richieste delle madre. Patrizia: Inizialmente il servizio sociale è stato molto attento con R. ,anche con la sua mamma; poi con la ristrutturazione de servizio sociale dell’ambito si sono persi i riferimenti storici . Anche le famiglie di origine oggi sembrano non più accompagnate. Tiziana e Cristiano: I servizi sociali non dovrebbero chiudere il loro intervento a fianco delle famiglie che prima erano affidatarie perché proprio l’adozione mite apre nuove difficoltà. Anche i riferimenti territoriali cambiano e questo per una famiglia può complicare le cose. Ecco perché sono molto determinanti degli incontri prima della scelta adottiva. La formazione deve consentire alle famiglie di essere più consapevoli della scelta che realizzeranno. 47 TESTIMONIANZE SULL’ADOZIONE MITE Interviste a famiglie affidatarie Intervista a famiglia 1 Cosa vi ha regalato l’esperienza affidataria con il bambino in affido? È sempre difficile fare un bilancio di un’esperienza: è comunque soddisfacente quando si può fare affermare che essa è risultata positiva sia per me che per mio marito e mio figlio A. Questo non significa che non ci siano state difficoltà, a volte dubbi, ma sempre affrontati insieme, con amore e per amore della bimba che ci era stata affidata. Cosa ci ha regalato questa esperienza affidataria? Per prima cosa ha rinsaldato i nostri vincoli familiari già collaudati e improntati all’amore, al rispetto reciproco. Insieme abbiamo accolto ed amato questa bambina che, con la sua fragilità e innocenza, ci ha conquistati. Avevamo tutti e tre un tesoro di bene da donare e c’era una bambina che aveva bisogno di noi, proprio di noi, una famiglia unita da profondo affetto che ha saputo aprire il cuore alla nuova arrivata, che ci portava problemi, ma anche tanta gioia. Quali sentimenti avete provato nel conoscere la possibilità di diventare genitori adottivi del bambino in affido? (Sentimenti di responsabilità, di sicurezza per i bambini e per i genitori, con gli altri figli). 48 Quando abbiamo saputo di avere la possibilità di diventare genitori adottivi di P., la bimba in affido, diventata ormai una ragazza, una preadolescente, abbiamo avvertito più viva la nostra responsabilità, anche se fondamentalmente non cambiava molto, in quanto da tempo la consideravamo a tutti gli effetti figlia nostra. La responsabilità, sostenuta da un bene gioioso, è facile da portare e, in questi lunghi anni, il rapporto tra noi e P. si è rinsaldato molto: è diventato forte e questo non solo da parte nostra, ma anche della bambina che desiderava ardentemente poter portare il cognome di famiglia e farne parte integrante. Anche il mio primo figlio l’ha accettata con gioia, perché P. era da tempo, per lui, una sorella desiderata, aiutata, sostenuta, amata. Che cosa è cambiato in voi genitori adottivi (anche nei papà)? (Sentimenti di sicurezza verso il figlio e sentimenti di colpa verso la famiglia di origine)? Come ho sopra illustrato, il cambiamento avvenuto nei nostri rapporti con la bambina non ha modificato, tantomeno stravolto la nostra vita con lei: da tempo era nato in noi il desiderio che una così lunga vicenda di affido potesse concludersi naturalmente con una adozione, che potesse donare a P. quella completa sicurezza che noi abbiamo sempre cercato di trasmetterle. Non abbiamo avvertito particolari sentimenti di colpa, in quanto abbiamo accettato di “condividere” con la mamma naturale la crescita della bambina. Le abbiamo offerto l’opportunità di vederla, di far “parte” della sua vita, l’abbiamo aiutata, sostenuta nelle sue difficoltà, fino a farci carico, nei momenti di 49 bisogno, in particolari occasioni, di occuparci dei figli nati dopo P. Il nostro sostegno non le è mancato e P. “serenamente” ha capito ed accettato la sua decisione di affidarla ad una famiglia in grado di darle tutto ciò di cui un bambino ha necessità: amore, sostegno, attenzione, rispetto, valori, cura… Cosa è cambiato nel bambino in affido che è diventato vostro figlio? Non c’è stato per P. un cambiamento radicale: ha vissuto la sua nuova condizione come naturale conseguenza di un affido protratto nel tempo (come ho spiegato sopra). Logicamente l’attuale condizione la soddisfa pienamente e la rende più sicura di sé e del suo valore, più aperta verso le compagne che può trattare alla pari: anche lei ha una famiglia, una madre, un padre, un fratello maggiore attenti e coinvolti, per amore, nella sua vita. Di chi è figlio un bambino? Il figlio è di chi lo ama. Bisogna compensare il cordone ombelicale? La relazione di figlità è una relazione che si costruisce. Per mia esperienza personale, mi sento di affermare che un bambino è figlio di chi lo ama. La relazione che lo lega alla madre naturale non è così forte, soprattutto se il rapporto viene interrotto (come nel caso di P.), nei primissimi mesi di vita. Il cordone ombelicale crea un legame profondo se la relazione madre naturale – figlio si sviluppa in modo continuativo e non viene interrotta bruscamente. Comunque, proprio perché ho avuto la fortuna di avere in affido P. nei primissimi mesi della 50 sua vita, non ho avvertito, nel corso del tempo, di aver interrotto un rapporto indissolubile, ma solo l’opportunità di instaurare e di costruire, con questa figlia, un legame di affetto, di complicità che trascende quello creato dai vincoli di sangue con la madre naturale (che peraltro conosce e frequenta, in tempi prestabiliti, senza manifestare il desiderio di avvicinarsi di più a lei, neppure nei momenti più critici dell’affido). Relazioni di fraternità. Cosa può significare il buon rapporto con un servizio sociale? Al termine di questa testimonianza, desiderio manifestare la mia amarezza nei confronti dei servizi sociali. Perché una volta che viene completata la pratica di adozione, i genitori adottivi vengono abbandonati a loro stessi? Capisco che non siano possibili incontri frequenti, come nel periodo dell’affido e delle pratiche di adozione, ma ritengo umanamente importante che vengano mantenuti i contatti con le famiglie. I servizi sociali, nelle persone della psicologia e di tutti gli organi competenti, dovrebbero essere un punto di riferimento, per i genitori adottivi, nei momenti in cui sorgano dubbi, difficoltà ( e ce ne sono!). Non tagliamo troppo bruscamente il legame che li unisce: è ras sicuramente sentirsi seguiti, (anche se in tempi limitati), con interesse e competenza, da persone che sono state coinvolte nelle vicende della famiglia, prima affidataria, ora adottiva. 51 Intervista a famiglia 2 Quali sentimenti avete provato nel conoscere la possibilità di diventare genitori adottivi del bambino che era da voi in affido ? ( sentimenti di responsabilità , di sicurezza per i bambini e per i genitori, con gli altri figli …) Sicuramente tanta gioia e tanti nuovi problemi quotidiani. Grande gioia, grandissima preoccupazione per l'incertezza legata alle decisioni del Tribunale. Ansia e tensione quando si avvicinava il momento. Anche un po' di scoramento rispetto ad una famiglia che si e' vista togliere un figlio. Non avendo figli abbiamo "forse" imparato ad essere genitori. Abbiamo dovuto convivere con una famiglia d'origine piena di problemi e - sovente - ci siamo dovuti sostituire ai servizi sociali nelle decisioni. Abbiamo preso D. molto piccolo e costruito un percorso comune che poi si e' concretizzato con l'adozione mite. Il traguardo possibile - poi raggiunto significava anche certezze per noi e per D. La proposta di adozione ha significato una prospettiva di solidità ma soprattutto una nuova famiglia; la possibilità ora reale di fare scelte, di dare sicurezza anche a D. consolidando amicizie, rendendo reali progetti e desideri. Ci ha consentito di rendere evidenti alcune scelte definitive anche su aspetti organizzativi come l'acquisto della cameretta. Che cosa è cambiato in voi genitori adottivi? ( sicurezze ,sensi di colpa?…) 52 Maggiore responsabilità. Si e' creato un grande feeling tra mia moglie e D. anche complicità. Il mio rapporto con mio figlio e' gradualmente decollato. Lui si e' lentamente sciolto e condividiamo tante cose. Con me ha ancora un po' di difficoltà a confidarsi mentre con mia moglie è molto più naturale. Lei e' sicuramente il perno educativo, ha investito e sta investendo molto su D. e credo che - pur tra diverse difficoltà - stia ottenendo grandi risultati. Rispetto ai sensi di colpa devo dire che oggi non ne esistono perchè abbiamo verificato in questi mesi che la percezione della perdita di D. non ha modificato i loro atteggiamenti. Erano e sono tuttora assenti rispetto a D. e tutto il nucleo familiare è ora concentrato sulla sorella nel tentativo di mantenerla nell'ambito parentale. Che cosa è cambiato nel bambino in affido che è diventato vostro figlio? A nostro avviso ha capito - pur essendo ancora piccolo - che siamo i suoi nuovi genitori. Si sente sicuro. Ha certezze rispetto al futuro immediato, fa progetti, da forza al fatto di essere figlio di Francesco e Angela. E' tranquillo che questo sia il suo mondo, questo è l'ambito dove scegliere amicizie. Ha una visione precisa del suo percorso scolastico. Intanto non chiede più di S. e M. - i genitori naturali - anzi e' disturbato quando li sente. Un episodio: la settimana scorsa non ha riconosciuto la sua mamma naturale al telefono. Mantiene molto forte il legame con sua sorella che noi del resto intendiamo alimentare. Di chi è figlio un bambino? 53 Di chi lo ama sicuramente. C'è un aspetto biologico che molte volte viene superato dai sentimenti e dalle situazioni. Noi crediamo che il cordone ombelicale vada rotto nella misura in cui nostro figlio ritiene corretta questa cosa. E' ancora piccolo e credo che non vada forzato nei due sensi rottura o contatto. La compensazione viene in modo naturale. Crediamo che il suo percorso lo porterà ad interrogarsi sul passato, sulla sua famiglia d'origine e sui perchè di quello che e' successo. Noi non vogliamo - forse egoisticamente alimentare degli alibi ai suoi genitori naturali. Il tempo gli porrà delle domande e delle profonde riflessioni. Noi vogliamo che cresca sereno e saremo al suo fianco nella crescita. Ci aspettiamo ovviamente momenti difficili e critici che affronteremo a tempo debito. Cosa può significare il buon rapporto con il servizio sociale? Nasce dalla reciproca stima. Dal chiarire tutti gli aspetti del problema. Dal non delegare alla famiglia affidataria compiti del servizio. Dal non utilizzare la famiglia affidataria come schermo verso la famiglia d'origine. Spesso siamo stati usati. 54 ALLEGATO Documento Coordinamento Servizi Affidi (CNSA) Nazionale Adozione aperta e adozione mite Premesse Il Coordinamento Nazionale dei Servizi Affido, considerato il DDL n° 5724 “Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di adozione aperta e di adozione mite”, esprime le proprie osservazioni tecniche in merito a tali temi. Il CNSA, coordinamento di tecnici impegnati nell’affido familiare, costantemente attivi per garantire i diritti dei minori e rispondere ai loro bisogni, aveva già da tempo affrontato il problema degli affidi sine die, predisponendo, nel 2002, uno specifico documento. Erano stati evidenziati vantaggi e rischi nel promuovere un affido a tempo indeterminato: * Per il minore, i vantaggi, attinenti a tematiche profonde della psiche del bambino, quali il bisogno d’appartenenza, di sicurezza, il senso di realtà nei confronti della sua famiglia, si ritrovano nella possibilità di: non perdere le tracce della propria famiglia conoscerne pregi e difetti, accettandola al meglio per quello che può dare 55 mantenere un rapporto accettabile almeno con uno dei due genitori e/o altri componenti della famiglia avere un’alternativa alle istituzionalizzazioni sine die. I rischi possono riguardare la mancata elaborazione ed accettazione della storia personale in relazione alla sua famiglia, con conseguente costituzione di un falso sé e di un sentimento di non appartenenza a nessuna famiglia. * Per la famiglia d’origine, si ritiene che tale scelta: possa ridurre le opposizioni, presenti invece in caso di adozione “tradizionale”; consenta la salvaguardia del rapporto dei genitori/e con il figlio; consenta il mantenimento di rapporti con i Servizi, funzionale al sostegno della propria genitorialità. Occorre prestare attenzione, però, a che non vi sia una delega completa nei confronti della famiglia affidataria e/o dei Servizi. * Per la famiglia affidataria, tale affido consente: di prefigurarsi, in fase di disponibilità all’affido, un percorso modulare che viene esplicitato. Il rischio è “l’inglobamento”, in altre parole il perdere memoria della storia del bambino, non consentendo neanche a lui di rielaborarla. Alla luce di tali riflessioni e per la professionalità e l’esperienza che ci caratterizzano, riteniamo perciò doveroso contribuire al dibattito e all’elaborazione di proposte, perché l’impegno profuso possa realmente raggiungere l’obiettivo di tutelare i minori e garantirne i diritti. 56 Osservazioni in merito alla proposta di legge su “Adozione aperta e adozione mite” Occorre innanzitutto sottolineare come sia assolutamente condivisa la finalità prima dei percorsi denominati adozione aperta ed adozione mite, cioè, dare “dignità legislativa”, nell’interesse superiore del minore e dei suoi diritti fondamentali fra cui quello di vivere in famiglia (supportandolo quando questo non sia possibile), agli interventi per tutte quelle situazioni che sono denominate di “semiabbandono permanente” e che, come operatori del settore, ben conosciamo, nel numero e nella loro problematicità, riportando al suo significato originario il ricorso all’art. 44. Rilevante è, infatti, la possibilità di un’adozione legittimante, anche in presenza di un rapporto fra il minore e la sua famiglia. Si apprezza la valenza innovativa dell’adozione “aperta” che prevede, per la definizione del percorso per il minore, la partenza da una diagnosi iniziale, e riconosce il diritto del minore ad una stabilità personale e familiare. Per quanto concerne l’adozione “mite”, la proposta è importante, perché riconosce la possibilità d’evoluzioni adottive dei percorsi d’affido. Rispetto a quest’ultima, però, la denominazione mite sembra contrapporre l’intervento proposto all’adozione “tradizionale”, configurando questa come nociva, mentre andrebbe positivamente sottolineata (così come nella definizione di adozione aperta) la nuova possibilità. Si ritiene, tuttavia, che vi siano punti che richiedono particolare attenzione, per evitare possibili rischi e conseguenze non positive: 57 * la sorveglianza su questi percorsi da parte del Tribunale per i Minorenni, attuata anche attraverso i Servizi degli Enti Locali e della Aziende Sanitarie Locali, è essenziale: sarebbe quindi opportuno prevedere anche al Capo I quater “dell’adozione mite” quando indicato al comma 3 dell’art. 7-quater del Capo I - ter “dell’adozione aperta”; * per meglio uniformare gli interventi su tutto il territorio nazionale, si reputa utile un approfondimento dei parametri per la definizione dello stato di semi abbandono; * nel percorso di valutazione delle famiglie disponibili per questa particolare adozione, occorrerà porre l’accento sulla necessaria disponibilità alla relazione con il nucleo d’origine del minore; * è imprescindibile una valutazione approfondita, dedicando tempo ed attenzione (anche attraverso momenti formativi) a tale aspetto, non previsto nei percorsi di valutazione per l’adozione “tradizionale”, e formando famiglie, inizialmente disponibili all’affido, ad eventuali evoluzioni adottive del progetto per il minore; * poiché la proposta prevede la possibilità, in caso di semiabbandono permanente, d’adozione aperta o mite anche a single, si corre il rischio di creare “precedenti” per adozioni di single, attualmente non previsti dalla normativa. 58 BIBLIOGRAFIA Aa.Vv., Pro/contro: adozione mite. Atti della Tavola Rotonda organizzata dalla Camera Minorile di Milano, in: “La rivista di diritto minorile”, 1 (aprile 2006) La presentazione dell’adozione mite (I. La circolare del Presidente del Tribunale per i minorenni di Bari ai servizi territoriali II. Il foglio illustrativo dell’adozione mite consegnato nel Tribunale per i minorenni di Bari ai coniugi disponibili all’adozione), in: “Minori Giustizia”, 1/2003 Occhiogrosso Franco, L’adozione mite due anni dopo, in: Minori Giustizia, 3/2005 Santanera Francesco, L’adozione mite: come valorizzare la vera adozione, in: “Prospettive Assistenziali”, 147 (luglio – settembre 2004) Lazzaro Gigante, Le funzioni positive dell’adozione mite, in: Minori Giustizia, 2/2007 Pini Milena, Proposte di riforma in materia di adozione, in: “La rivista aiaf”, 1/2005 Laera Laura, Chi ha paura della adozione mite, in: Minori Giustizia, 2/2007 Aa.Vv., Le adozioni aperte, Zaltieri 59 Santanero Francesco, L’adozione mite: come valorizzare la vera adozione, in: Prospettive assistenziali, 147/2004 Francioli Cesaro, Perrino Paola, Introduzione all’adozione mite, in: Ceccarelli ed. Camera minorile di Milano Aa.Vv., Mosè, uno dei primi casi di affidamento familiare. Un esempio da seguire, in: Don Benzi, Adozione: segnali di “apertura”, in: 60 COLLANA Documento per stesura della Carta dei Servizi degli Spazi per bambini e adulti L'immigrazione. Facilitare l'accesso ai servizi Poster In che cosa posso esserle utile? 61 Finito di stampare nel Mese di settembre 2008 da Tipolito Montello - RETRO COPERTINA 62