Se mai avete trascorso una notte sotto le stelle sapete che, quando
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Se mai avete trascorso una notte sotto le stelle sapete che, quando
04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 8-09-2009 8:59 Pagina 2 Francolino (Ph G.C.) Coturnice (fonte B.M.) Gallo forcello femmina (Ph G.C.) Se mai avete trascorso una notte sotto le stelle sapete che, quando dorme, un misterioso mondo si desta dalla solitudine e dal silenzio. Allora il canto delle sorgenti si fa più chiaro, gli stagni s’accendono di fiammelle. Tutti gli spiriti della montagna vagano liberamente, e vi sono nell’aria fruscii, impercettibili rumori, quasi si udissero i rami crescere, l’erba spuntare. Di giorno sono gli esseri a vivere, di notte vivono le cose. Quando non si è abituati, si ha paura… Alphonse Daudet Pernice bianca (Ph R.Z.) Gallo forcello (Ph G.C.) Spioncello (Ph E.S.) 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 8-09-2009 8:59 Pagina 3 Ph Giulio Compostella APRILE 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 8-09-2009 8:59 Pagina 4 Ph Roberto Zanette Grande gallo della taigà eurasiatica, irascibile signore delle peccete, dell’ombra muschiosa e dei cespuglietti di mirtillo. (M.Z.) 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 Ti ho sentito cantare una volta ed è stato come udire la voce stessa del bosco: forse un grido di strega o il richiamo di una fata. Una sorta di incantesimo, qualcosa di indescrivibile, che difficilmente potrò, riprovare. Gigliola Magrini 8-09-2009 8:59 Pagina 5 S ono passati più di vent’anni, ma ancora oggi ricordo il mio primo incontro con il gallo cedrone. Io ero poco più di un bambino e lui stava lì immobile e regale, poco lontano da me, all’ombra di un grosso faggio. All’epoca non avevo la benché minima idea di che animale fosse, ma rimasi subito affascinato da quell’uccello straordinario che sembrava portare ancora con sé i segni di un passato mitico e leggendario. Ho imparato col tempo a conoscerlo un po’ di più, ma da allora, ogni volta che lo incontro (purtroppo sempre meno), non ho smesso di guardarlo con gli occhi di un “bambino”. Etimologia. L’etimologia del suo nome scientifico, Tetrao urogallus, è incerta: il termine “Tetrao” deriverebbe dal verbo greco “tetrazo” che significa io schiamazzo-faccio rumore. “Urogallus” potrebbe indicare invece un gallo dalle grosse dimensioni. L’uro, infatti, era un leggendario ed imponente bovide che popolava un tempo alcune regioni europee. Il nome italiano sembra invece derivare da “cedro”, nome utilizzato una volta per chiamare le conifere. Origini. La sua presenza nel continente euroasiatico risale per lo meno al Pleistocene, periodo in cui si verificarono quattro glaciazioni ed un conseguente spostamento della vegetazione e della fauna dalle latitudini settentrionali a quelle meridionali. Anche i tetraonidi compirono questi spostamenti alla ricerca di ambienti più favorevoli. Circa 12.000 - 15.000 anni fa, con il regresso delle nevi, le zone meridionali erano ormai diventate troppo calde e gli animali iniziarono a tornare verso Nord. Il gallo cedrone, durante questa marcia, ha trovato nei rilievi montani dell’Europa meridionale clima e vegetazione ideali per la propria sopravvivenza. Alcuni resti fossili dei tetraonidi sono stati rinvenuti nelle celebri grotte dei Pirenei francesi di Poron de Cuèches, Gourdan, Lorthet, Arudy, Mas d’Azil, abitate nel Quaternario postwürmiano dai cacciatori di mammut. Qui vennero trovati anche utensili con raffigurazioni di gallo cedrone, come corna di renna o impugnature di lance. Le parate nuziali. Non si può non rimanere affascinati dalla IL GALLO CEDRONE IL SIGNORE DEI BOSCHI disegno di Marta da Stalliviere 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 8-09-2009 8:59 Pagina 6 magica atmosfera che si respira quando ad aprile, alle prime luci dell’alba si affrontano nell’arena di canto i maschi del gallo cedrone. Qui, lontano da occhi indiscreti, e si spera da ogni disturbo antropico, si ripete ogni anno un rito antico per sancire il diritto ad accoppiarsi. I terreni per le parate, che di solito si trovano su pendii in luoghi elevati o in prossimità di una cresta, non vengono scelti casualmente. Le stesse arene, che normalmente occupano un ettaro, vengono spesso utilizzate per anni, a volte anche per decenni consecutivi. Normalmente nelle arene italiane si contano da 1 a 2 maschi, anche se localmente il numero può essere maggiore. Già nel tardo inverno, quando il piumaggio ha raggiunto il massimo splendore cromatico e le caruncole sono diventate di un colore rosso-acceso, i maschi iniziano a raggiungere i territori di parata. I soggetti dominanti tendono a conquistare il centro, mentre quelli più giovani occupano le aree marginali. Se un maschio vuole conquistare un punto già occupato da un altro contendente, inizia ad ingaggiare con il rivale un duello ritualizzato che in caso di parità può sfociare in scontri violenti. All’inizio i due cedroni si fronteggiano al suolo assumendo una caratteristica postura: penne del collo e del mento erette, coda spiegata a ventaglio e tenuta quasi verticale, ali abbassate e chiazza bianca della spalla in evidenza. I maschi avanzano quindi l’uno contro l’altro, abbassando ripetutamente la testa, ed emettendo con un inchino un suono forte e gutturale della durata di un secondo “koor-keer-koor”. Appena i due maschi sono molto vicini fanno alcuni inchini per studiarsi e si scambiano dei colpi di becco. Se terminato questo primo confronto l’intruso non si allontana, si arriva allo scontro vero e proprio con furiosi colpi di becco e di ala. Al termine del combattimento che normalmente non supera i due minuti, il maschio perdente si ritira malconcio incalzato dal vincitore. L’epoca di canto, vero e proprio, inizia a fine marzo - inizi di aprile e dura generalmente da 3 a 4 settimane. I primi ad iniziare sono i maschi più vecchi seguiti, una decina di giorni dopo, da quelli più giovani. Il tetraonide canta generalmente da un vecchio abete o larice, che raggiunge appena dopo il tramonto e vi trascorre la notte al riparo dai predatori. Sebbene possa cantare in modo irregolare anche di notte, nascosto dall’oscurità, la tipica parata si svolge dalle prime ore del giorno fino al sorgere del sole, aumentando di durata nei giorni che precedono l’accoppiamento. Il canto amoroso mattutino si divide in tre fasi distinte: la prima consiste in un metallico “tech…tech…” emesso con frequenti pause, volgendo la testa ora a destra ora a sinistra. Nella seconda fase in cui il gallo alza la coda a ventaglio e tiene le ali abbassate, le pause si accorciano finché il canto diviene veloce e continuativo, convertendosi poi in un trillio forte e veloce che termina dopo pochi secondi con un sonoro “toch”. Segue poi la terza ed ultima fase in cui il gallo cedrone, tenendo il becco aperto, emette uno strano suono che dopo tre secondi 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 8-09-2009 8:59 Pagina 7 termina come troncato da una “t”. Durante quest’ultima strofa l’animale diventa completamente sordo per l’inturgidirsi di una piega cutanea situata nella parte posteriore del meato uditivo e la contrazione del muscolo depressore della mandibola che chiude le pareti del canale auricolare. Dopo un paio di ore di esibizioni sull’albero la parata canora continua al suolo dove assume una caratteristica postura: il collo è tenuto eretto, le penne del mento formano una sorta di barbetta, il becco viene puntato in alto, la coda è aperta a ventaglio, mentre le ali sono abbassate mostrando così la macchia bianca sulla spalla. Intanto, tra un richiamo e l’altro, compie una solenne marcia, che Gallo cedrone femmina (Ph Giulio Compostella). da lenta diviene sempre più veloce, o si esibisce in salti e voli con fragorosi battiti di ala. Le femmine che già nei primi giorni fanno capolino sull’arena, diventano man mano più confidenti nei confronti del maschio dominante fino a concedersi per l’accoppiamento. Un maschio può unirsi nello stesso giorno con più femmine o con la stessa ripetutamente, anche per diverse giornate. Le femmine terminato l’accoppiamento abbandonano i luoghi della parata, mentre i maschi iniziano a ridurre l’impegno canoro, smettendo di cantare del tutto tra fine maggio e inizio giugno. PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO) 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 8-09-2009 8:59 39. GALLO CEDRONE Pagina 8 Nome scientifico Tetrao urogallus (Linnaeus, 1758) Classe Uccelli Ordine Galliformi Famiglia Tetraonidi CARATTERISTICHE: Dimensioni Lunghezza totale: 75-95 cm (M); 58-68 cm (F). Apertura alare 87-125 cm. Coda 28-35 cm (M); 16-20 cm (F). Becco 2,8-3,6 cm (M); 1,9 - 2,3 cm (F). Peso Maschio: 2600-5000 g; Femmina: 1595-2500 g. Aspetto Il maschio di gallo cedrone, caratterizzato da un aspetto massiccio, è grigio-scuro, con il dorso e le ali più marroni, e la parte alta del petto attraversata da una larga fascia color verde-bottiglia con riflessi metallici. Presenta una macchia bianca sulla spalla, una fascia bianca sui fianchi ed una sottile barra caudale, anch’essa bianca. Il becco è chiaro e l’occhio scuro è ricoperto da un rivestimento cutaneo nudo e papilloso color rosso-vivo, appena accennato nella femmina. La femmina, di dimensioni più piccole, sopra è marrone con una fine barratura nera, grigia e fulva. Sotto invece è color crema con barre nere e ruggine ed un’ampia macchia arancione sul petto. La coda color ruggine è rotonda e barrata, mentre il becco è grigio-scuro. Il maschio inizia la muta in maggio, mentre la femmina comincia tra fine maggio e primi di luglio. Il cambio del piumaggio che avviene in modo graduale e progressivo è ultimato tra settembre e ottobre. Il maschio esaurisce gran parte del proprio repertorio vocale nelle parate canore. Occasionalmente emette dei suoni rauchi o un “krek-krekek” quando è in stato di allarme. Anche la femmina raggiunge il suo apice vocale in primavera: il suo richiamo nelle arene è un chiocciare nasale ed eccitato “cook-cook” d’intensità, ritmo e timbro variabile. Emette un ripetuto “co-co-cok” per richiamare la nidiata e uno “york-york” quando questa è in pericolo. Il pulcino emette invece un lamentoso “siuu-siuu”. Canto e richiamo Tracce sul suolo: Raspature Impronte Fatte HABITAT ALIMENTAZIONE Ph Giulio Compostella Razzolando il gallo cedrone imprime qua e là nel bosco segni di raspature. Per allontanare i parassiti dal piumaggio effettua bagni di terra e sabbia che appaiono come depressioni sulla terra mossa, in cui si possono rinvenire anche alcune piume. L’orma che il maschio imprime sul terreno è lunga da 10 a 12 cm e larga da 7 a 11 cm; quella della femmina è invece più piccola di un terzo. Il dito interno e quello esterno sono molto divaricati rispetto a quello in mezzo, formando tra loro un angolo di 150-160°. Ingerendo una grande quantità di cibo vegetale povero di sostanze nutritive, l’uccello produce una notevole quantità di escrementi, rinvenibili generalmente sotto l’albero dove passa la notte o canta. Le fatte, consistenti al tatto, hanno forma cilindrica leggermente arcuata con una lunghezza che varia da 4 a 8 cm ed un diametro che si aggira tra 1-1,3 cm. Il colore e la consistenza dipendono dal tipo di alimentazione. Nidifica in vasti complessi forestali di conifere, puri o misti a latifoglie (abete rosso, abete bianco, larice, pino silvestre e faggio) con particolare predilezione per i boschi maturi, disetanei, freschi, con presenza di radure ed un fitto sottobosco in cui crescono arbusti a bacche, specialmente il mirtillo nero; posti su pendii accidentati non soggetti a disturbo antropico. Nella zona prealpina può occupare boschi quasi puri di latifoglie (faggete). Sulle Alpi abita il bosco tra i 700 ed i 2000 metri. Durante l’inverno, periodo in cui sosta prevalentemente appollaiato su gruppi di conifere, si nutre soprattutto di aghi e germogli di conifere. Predilige le aghi del pino silvestre, ma non disdegna quelle dell’abete rosso, dell’abete bianco e alle quote più alte quelle del pino cembro. In primavera invece la dieta diventa più ricca: i cedroni ricercano germogli e fiori di larice, getti di mirtillo nero, foglioline di ontano verde, le parti novelle degli arbusti e particolarmente appetite sono le gemme e le foglie del faggio. In estate le femmine, occupate ad allevare la prole, necessitano di un maggior numero di proteine e si nutrono pertanto di una gran quantità di insetti. Gli insetti sono anche alla base dell’alimentazione dei nuovi nati. La dieta delle femmine viene poi integrata con mirtilli neri e rossi ed altre essenze vegetali. I cedroni adulti non disdegnano neppure le fragole, i lamponi, le bacche di ribes, i mirtilli, l’uva ursina, il ginepro e la rosa canina, parti di gra- 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 RIPRODUZIONE Estate Inverno 4000 3000 2000 1000 300 IBRIDI PREDATORI LONGEVITÀ E MALATTIE CONSERVAZIONE DISTRIBUZIONE IN ITALIA 8-09-2009 8:59 Pagina 9 minacee, ciperacee, leguminose, apici e fiori di erica e rododendro. In autunno mangia prevalentemente mirtilli e uva ursina. Come abbiamo già visto l’accoppiamento avviene in aprile dopo una caratteristica parata nuziale che garantisce ai galli cedroni dominanti la possibilità di accoppiarsi. La deposizione delle uova inizia normalmente da metà aprile a metà maggio, su un terreno ben nascosto ai piedi di una pianta, tra i cespugli, vicino ad un masso o ad un albero caduto, nei pressi o distante dall’arena di canto. Il nido viene collocato in una lieve depressione del terreno, guarnito con qualche foglia secca, con qualche ago di conifera oppure con steli d’erba o piume. La femmina depone da 5 a 10 uova color bianco-gialliccio con macchie marroni che misurano mediamente 57x42 mm e pesano una cinquantina di grammi. Proverbiale è l’attenzione della femmina nella difesa della prole, utilizzando per lo scopo diverse strategie come rimanere immobile, reagire con colpi di becco o attirare dietro di sé il predatore fingendosi ferita. In giugno, dopo 24-28 giorni di incubazione, le uova si schiudono. Verso la fine dell’estate i giovani diventano sempre più indipendenti ed in autunno si allontanano definitivamente dalla famiglia. Riuniti in gruppi formati da individui dello stesso sesso i giovani cercano nuovi territori dove passare insieme l’inverno. In natura, anche se raramente, si può verificare l’accoppiamento tra esemplari di gallo cedrone e di gallo forcello. Si tratta generalmente di femmine di gallo cedrone che, in assenza di maschi della propria specie, possono accoppiarsi appunto con un maschio di gallo forcello. L’ibrido che ne nasce, chiamato tetraone mezzano, anche se probabilmente è sterile, rimane comunque escluso “socialmente” dalle arene di canto. Tra i suoi potenziali predatori c’è soprattutto la volpe che rappresenta un pericolo non solo per la femmina che cova, ma anche per le uova, per i pulcini e per i giovani inesperti. Per i maschi adulti rappresenta invece un pericolo concreto solo durante il periodo degli amori. La martora può predare femmine in cova e pulcini e grazie alla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi può sorprendere il gallo cedrone anche sui rami. I pulcini e le uova possono essere mangiati anche da altri mustelidi come la faina, la donnola e l’ermellino. Per non essere facile preda dei rapaci, l’urogallo tende a nascondersi tra i rami delle conifere. L’aquila reale è in grado di cacciare un gallo cedrone, anche se la possibilità di incontro tra le due specie non è così frequente. Se la poiana e l’astore sono una minaccia solo per i pulcini, coraggiosamente difesi dalla madre, lo sparviere può predare anche gli adulti che per scampare al pericolo restano immobili tra i rami. Al calare della notte una ulteriore minaccia è rappresentata dal temibile gufo reale. Se in cattività può raggiungere i 16 anni, in natura difficilmente riesce a superare i 6-9 anni. Le malattie che colpiscono il gallo cedrone sono le infestazioni da nematodi (vermi cilindrici che si prendono attraverso l’ingestione delle loro uova), da cestodi (la trasmissione avviene tramite ingestione di piccoli invertebrati che ospitano al loro interno le larve dei cestodi), le coccidiosi (i coccidii penetrano nelle cellule della mucosa dell’intestino tenue o del cieco), e gli ectoparassiti presenti sul piumaggio. Minacce per la conservazione della specie sono provocate dalla distruzione, trasformazione e frammentazione dell’habitat, dall’utilizzo di tecniche selvocolturali inadeguate, dall’apertura di nuove strade forestali, dalla costruzione di teleferiche, linee elettriche ed impianti di risalita, dal prelievo venatorio, dalle uccisioni illegali e dagli atti di bracconaggio, dal disturbo antropico durante le fasi di canto e nidificazione. Specie politipica a distribuzione eurosibirica boreoalpina, in Italia è sedentaria e nidificante sulle Alpi centrali e orientali. La sua distribuzione frammentaria con ampi vuoti di areale, è più omogenea in Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, mentre si mostra più discontinua in Lombardia. L’areale storico di nidificazione non presenta sostanziali differenze nei settori centrali e orientali. Si è assistito nei primi decenni del Novecento ad una progressiva contrazione di areale con conseguente rarefazione che ha portato all’estinzione della specie sulle Alpi occidentali, dove gli ultimi individui sono stati rilevati negli anni trenta con presenze occasionali fino a metà anni cinquanta. Nelle Alpi Marittime l’ultima segnalazione risale al 1880. La popolazione di gallo cedrone alla fine degli anni novanta era stimata tra i 6.000 e gli 8.000 individui, con un rapporto maschifemmine, nelle arene di canto, in genere di 1:1-1,6. PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO) 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 8-09-2009 9:00 Pagina 10 DICONO È alla fine di aprile che aumentano gli ormoni e i galli, con sopraccigli rossi e nudi, si apprestano a scegliere le arene, i luoghi di canto, per attrarre l’attenzione delle femmine. Nella spettacolare parata nuziale i maschi aprono a ventaglio la coda nera e fanno la ruota, erigono le penne della barba, a volte anche quelle verdi lucenti del collo e abbassano le ali. È allora che le femmine cominciano ad arrivare. Prima si appoggiano sui rami di alberi vicini, poi scendono sul terreno: un rituale che comincia all’alba e può protrarsi fino alle prime ore della mattinata, anche verso le nove. Ma guai se arriva un altro maschio ed entra in competizione con quello dominante. Inizia un combattimento in cui i galli si affrontano faccia a faccia e combattono con le zampe a colpi di arpione giungendo anche a ferirsi. Una lotta che dura qualche minuto fino a quando chi ha la peggio è costretto ad allontanarsi. Può capitare che quando un gallo cedrone è in parata, ti possa saltare addosso perché difende il territorio da tutti, ed è più probabile che attacchi verso valle, visto che a monte gli è più difficile spiccare il volo. Mario Barito (Sulle tracce dello scoiattolo) DI ME E … ra ancora notte fonda quando sentii i primi versi del re, era sul suo trono, lassù in alto, verso la metà del vecchio larice vicino alla radura. Il gallo arrivò nell’arena quando il cielo incominciava a sbiadire, poi fu tutto un correre in cerchio, uno sbattere le ali, un susseguirsi di passi lenti, calcolati e fermati a mezz’aria. Il collo era gonfio e proteso verso il cielo, il becco si apriva a scatti e spandeva intorno faticosi e indefinibili suoni per gridare la primavera alla femmine. Le penne erano tutte spalancate per riempire l’arena di forza, armonia e bellezza. Giancarlo Ferron (Ho visto piangere gli animali) È in assoluto, secondo me, l’uccello che maggiormente esprime il mistero, la bellezza solenne e la malinconia degli habitat di alta montagna: è il gallo cedrone. Questi incredibili tetraonidi appartengono a popolazioni isolate, relitti di un gruppo di uccelli che prosperò nelle taighe glaciali e che è rimasto confinato nelle nostre foreste alpine. Essi hanno lo stesso valore paleozoologico delle pitture rupestri di bisonti nelle grotte preistoriche. Con la piccola differenza che i galli cedroni però sono vivi. L’urogallo è per i boschi ricchi di più specie legnose, maturi, con fustaie vecchie, con qualche radura. E poi vuole silenzio e pace. Ora tutto questo lo si è capito e gli operatori forestali ne stanno tenendo conto lasciando per lui delle macchie il più possibile naturali, e in certi luoghi, anche da noi, se ne stanno vedendo i risultati. Dalle mie parti i cacciatori hanno convenuto tra di loro, anche se la legge nazionale lo consente, di non cacciarlo più almeno fino alla sua sicura ripresa. Mario Rigoni Stern (Il libro degli animali) Daniela Castellani (Il popolo dell’aria) I “ l fenomeno dell’arena in un certo senso è uno spettacolo che alcune specie mettono in atto per motivi sessuali. Prendiamo per esempio l’arena dei combattenti. I maschi (di questi caradriformi) nella loro bella e variabile livrea nuziale, fanno la parte dei gladiatori in un rifacimento del circo degli antichi romani. Sì, se vedete l’arena dei combattenti, vi dà proprio quell’impressione, con gli uccelli che combattono battaglie altamente ritualizzate, ciascuno mantenendo una sua ben precisa posizione. Perchè l’arena (uno spazio ben riconoscibile per l’erba tutta calpestata) è suddivisa in tante “corti”, piccoli territori individuali ciascuno proprietà di un maschio diverso. Le femmine, attratte dall’incruenta tenzone, passano da una corte all’altra, esercitando lì le loro scelte sessuali.” Danilo Mainardi (Lo zoo aperto) 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 8-09-2009 APRILE 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 GIOVEDI VENERDI SABATO DOMENICA LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI SABATO DOMENICA LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI SABATO DOMENICA LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI SABATO DOMENICA LUNEDI MARTEDI MERCOLEDI GIOVEDI VENERDI 9:00 Pagina 11 2010 쐡 쐞 쐟 쐠 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 8-09-2009 40. FAGIANO DI MONTE GALLO FORCELLO 9:00 Pagina 12 Nome scientifico Tetrao tetrix (Linnaeus, 1758) Classe Uccelli Ordine Galliformi Famiglia Tetraonidi Caratteristiche. Lungo dai 40 (femmina) ai 55 cm (maschio), possiede un’apertura alare di 65-80 cm e un peso variabile dai 750 ai 1750 g. Il maschio ha un caratteristico piumaggio nero-blu brillante, la coda a forma di lira con evidente sottocoda bianco, una barra bianca sulle ali (visibile in volo) e il margine anteriore dell’ala bianco vicino al corpo. La femmina, notevolmente più piccola e di colore bruno, si distingue da quella del gallo cedrone per le dimensioni inferiori, per il peso che non presenta sfumature arancioni e per la coda piatta e biforcuta quando si alza in volo. I giovani sono simili alla femmina. Vola con rapidi battiti alari alternati a scivolate e quando spicca il volo frulla rumorosamente. Si posa abbastanza spesso sugli alberi, soprattutto in autunno ed in inverno. Habitat e diffusione. Sedentario in tutto il suo areale, in montagna frequenta la fascia intorno al limite superiore della vegetazione arborea (pascoli e mughete), in pianura le vaste zone paludose, le brughiere ed i boschi radi. Nidifica dall’Europa settentrionale fino all’Asia orientale, localmente in Gran Bretagna, in Europa centrale (dove è in notevole regresso) ed in quella orientale. In Italia è nidificante nelle Alpi tra i 700 e i 2300 m di quota, a distribuzione ristretta e a presenza diffusa in aree non disturbate dall’uomo. Riproduzione. La femmina costruisce il nido sul terreno, ben nascosto tra la vegetazione. Depone, per una covata annua che avviene in maggio-giugno, generalmente 7-10 uova dal fondo di colore da giallo-pallido a bruno, con numerose macchie tra il giallastro e il marrone. La cova prosegue per 26-27 giorni, e i piccoli che ne nascono, nidifughi, sono autosufficienti a 4 settimane, ma rimangono spesso assieme fino all’inverno inoltrato. Canto e richiamo. Il maschio durante i corteggiamenti nelle arene, in primavera e in maniera limitata anche in autunno, emette i noti brontolii e gorgoglii e dei fischi stridenti. Nelle Alpi si sentono fino alla tarda mattinata i versi dei maschi che giungono dalle cime ricoperte di neve. Le femmine, invece, chiocciano in modo nasale. Abitudini e alimentazione. Poligamo, i due sessi vivono regolarmente assieme. Le femmine si occupano da sole della cova e dell’allevamento dei piccoli, mentre i maschi restano per quasi tutto l’anno nei pressi dei luoghi di corteggiamento. Gli apici dei corteggiamenti cadono in primavera (aprile-maggio). Diversi maschi, normalmente 2-3, (anche 40 a seconda della popolazione) si radunano prima dell’alba nell’arena di corPh Robero Zanette teggiamento, tenendosi ad una certa distanza l’uno dall’altro per difendere i propri minuscoli territori. Spiegano le penne nere della coda che contrastano con il sottocoda bianco e, tenendo il corpo proteso in avanti, emettono una specie di borbottio. Stazionano su piccoli rialzi o avanzano a piccoli passi, spesso in cerchio. Tra i tipici suoni fischianti, si minacciano vicendevolmente giungendo a volte a dei veri e propri combattimenti. I corteggiamenti possono durare delle ore. Le femmine arrivano nelle arene senza dare nell’occhio e, camminando, vanno nei territori delimitati dai maschi; quelli che tengono il centro dell’arena riescono così ad accoppiarsi più facilmente. Si cibano principalmente di vegetali che variano a seconda della stagione (germogli, gemme, foglie, aghi di conifere e, soprattutto, bacche), ma anche di piccoli insetti (soprattutto i pulcini). Curiosità. Con la distruzione delle paludi alte e basse delle pianure del centro Europa si è verificato un notevole regresso del gallo forcello, oggi disturbato anche nelle poche aree integre rimaste. I maschi non sono in grado di distinguere le femmine della propria specie da quelle di altri galliformi simili, mentre le femmine riconoscono i maschi. Numerosi sono quindi gli ibridi che ne nascono. In inverno si rifugia abitudinariamente sotto la neve per evitare perdite caloriche. LUCA DE BORTOLI (ON - CAI BELLUNO) 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 8-09-2009 41. PERNICE BIANCA 9:01 Pagina 13 Nome scientifico Lagopus mutus (Linnaeus, 1758) Classe Uccelli Ordine Galliformi Famiglia Tetraonidi Caratteristiche. A prima vista i due sessi sono molto simili per piumaggio e dimensioni. La pernice bianca è grande più o meno come un piccione, con un’apertura alare di circa 60 cm ed un peso che può variare dai 400 ai 600 grammi. La livrea del galliforme è in continua evoluzione durante tutto il corso dell’anno, in modo da risultare sempre perfettamente mimetica alle condizioni che presenta il suo ambiente di vita. È questo uno dei più mirabili adattamenti di cui l’evoluzione naturale ha dotato l’animale, per permettergli di vivere in ambienti aperti e poveri di nascondigli. Durante l’inverno, per circa 100 giorni, la pernice presenta un piumaggio completamente bianco, con piume molto sviluppate anche sulle zampe; l’unica parte del corpo che non cambia colore è la coda, che rimane nera, ma che è visibile solo quando l’animale è in volo. In primavera il tetraonide perde la sua colorazione candida per assumere la livrea nuziale. Il maschio presenta sul dorso, sul petto e sui fianchi una colorazione molto scura, con addome bianco e caruncole rosse evidenti sopra gli occhi. La femmina si ricopre di un piumaggio piuttosto mimetico (bruno barrato di nero), che le permette di essere praticamente invisibile quando è ferma a terra per la cova; al massimo si intravvedono le penne remiganti primarie delle bianche ali. In estate poi, sia maschi che femmine, assumono una colorazione grigio-brunastra sul dorso, sul petto e sui fianchi, con singole piume bianche, mentre l’addome e le remiganti primarie restano bianche tutto l’anno. In autunno il piumaggio viene nuovamente cambiato con gradualità, aumentando le piume bianche sino ad essere nuovamente bianco nel periodo invernale. Nonostante ci siano poche differenze, come detto, tra i due sessi, osservando bene gli esemplari c’è una caratteristica che differenzia sempre i maschi dalle femmine e cioè una barra di piume nere che parte dal becco (scuro e leggermente incurvato) e termina subito dietro all’occhio. Questa caratteristica è molto più evidente in inverno, quando spicca sul candido piumaggio dell’uccello. Habitat e diffusione. Il suo ambiente di vita è quello della tundra alpina, dei pascoli primari ricchi di affioramenti rocciosi, Ph Roberto Zanette delle creste sommitali, degli sfasciumi. Vive quindi solo al di sopra del limite superiore delle foreste a quote che variano tra i 1000 e i 3000 metri e oltre, con una fascia più frequentata tra i 2300-2800 metri. Riproduzione. Il periodo degli amori si ha nella tarda primavera, quando si formano le coppie ed il maschio effettua le parate nuziali, prima per attirare l’attenzione delle femmine, poi per conquistare i favori di una di esse, con cui si riprodurrà. La cova, che inizia a giugno, è a carico della sola femmina, mentre il maschio resta in zona per difenderla in caso di pericolo. Dopo circa 26-28 giorni nascono i piccoli, già in grado di seguire la madre e nutrirsi da soli. La madre li scalda e li conduce alla pastura, mentre il maschio abbandona la zona e sale più in alto raggruppandosi ad altri individui. Canto e richiamo. Abbastanza silenziosa, ma in caso di necessità, per segnare il territorio e nel periodo degli amori, emette un verso caratteristico, forte e rauco, che assomiglia ad una “racoeta” (dialetto veneto) o raganella (strumento in legno a manovella). La femmina comunica con i piccoli con una varietà di suoni più articolata. Abitudini e alimentazione. La pernice è un animale sociale che nel corso dell’anno spesso si associa ad individui della stessa specie. Nel periodo degli amori invece diviene monogama, formando coppie che difendono attivamente un territorio. Essa si nutre quasi esclusivamente dei vegetali che crescono in alta quota. I piccoli, nelle prime settimane di vita, hanno una dieta più ricca di proteine, attraverso la cattura di insetti nei pascoli. L’apparato digerente del galliforme è molto specializzato, dotato di due lunghi intestini ciechi, che gli permettono di digerire ed assimilare nutrimento da alimenti poverissimi e il più delle volte legnosi. I principali alimenti assunti consistono principalmente in germogli e foglioline di diverse specie di salici nani, rametti, foglie e bacche di ericacee (es. mirtillo nero, falso mirtillo, uva orsina, brugo, azalea nana, rododendro nano), timo serpillo, camedrio alpino e altri pulvini, oltre a diverse specie di graminoidi. Curiosità. La pernice bianca è arrivata alle nostre latitudini durante le grandi glaciazioni del Quaternario (l’ultima delle quali è stata quella Würmiana, terminata circa 10.000 anni fa) e si è poi insediata sulle Alpi, dove continua anche oggi a vivere. Durante i periodi glaciali, gli areali settentrionali del globo in cui essa viveva sono stati ricoperti interamente dai ghiacci, così che, insieme ad altri animali oggi definiti “relitti” (tra cui la lepre variabile, gli altri tetraonidi, il picchio tridattilo, la civetta nana ecc.), dovette scendere verso Sud, seguendo il lento ed inesorabile spostamento del suo habitat, arrivando in migliaia di anni sino alle nostre latitudini. In quel periodo infatti le Alpi erano coperte dai ghiacci, mentre la zona dove oggi si trova la Pianura Padana presentava l’ambiente adatto per la pernice, che è sostanzialmente quello della tundra. Successivamente, con la fine delle glaciazioni ed il ritiro dei ghiacci, l’ambiente adatto si spostò nuovamente verso Nord e verso le quote più alte delle Alpi. Gli esemplari che si stabilizzarono sulla catena alpina si può dire siano stati “ingannati” nel loro ritiro verso la patria d’origine dalle opportunità offerte dalle Alpi, dove rimasero isolati dalla popolazione di origine e tuttora riescono a vivere e riprodursi. La grande specializzazione della pernice alla vita in condizioni estreme, oltre che predisporla di un piumaggio folto perfettamente isolante (ogni singola piuma di contorno alla base ne presenta un’altra più piccola), l’ha dotata anche di piume che ricoprono le narici, in modo da riscaldare l’aria inspirata. Analizzando il suo nome scientifico notiamo inoltre che Lagopus significa “piede di lepre”, perchè le sue zampe ricordano quelle della lepre, essendo caratterizzate dall’essere completamente ricoperte di piume che le permettono di deambulare efficacemente sulla neve proteggendo gli arti dal freddo. Altra caratteristica è quella di passare in inverno molto tempo in buche scavate nella neve o lasciarsi ricoprire dalle nevicate, in modo da disperdere meno calore e ripararsi durante le rigide notti invernali. DAVIDE BERTON (ON - CAI CAMPOSAMPIERO) APRILE 2010 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 8-09-2009 9:01 Pagina 14 42. COTURNICE Nome scientifico Caratteristiche. Uccello dell’ordine dei galliformi, la coturnice ha le dimensioni di un piccione domestico, corporatura tozza, ali corte e arrotondate. Lunghezza variabile tra 32 e 38 cm, ha un’apertura alare compresa tra 45 e 53 cm con un peso che oscilla tra i 400 e 800 g. Il piumaggio presenta una colorazione prevalentemente grigia, con barrature gialle e nerastre sui fianchi. La parte superiore è grigia sfumata di bruno, con sopraccigli neri che scendono ai lati del collo fin nella parte superiore del petto, il collo e le guance sono bianche. La parte inferiore è grigia, con barrature chiare e scure sui fianchi. Il piumaggio cosi formato risulta mimetico quando si nasconde tra erbe e sassi negli ambienti dove vive. Il becco e le zampe (dotate di speroni nei madisegno schi) sono rosso di Valentino corallo cosi come una Camiletti sottile linea intorno agli occhi. Negli individui più giovani, il piumaggio superiore ha ombre giallo-scuro, con barrature irregolari sui fianchi. nei Tetraonidi) lasciano subito il nido (molto vulnerabili nei confronti dei predatori) per seguire la madre alla ricerca del cibo per circa 30 giorni. In caso di disturbo, la coturnice abbandona la covata, e ricorre a una nuova deposizione. Habitat e diffusione. Le coturnici vivono in comunità che possono contare fino a qualche decina di individui; sono stanziali (compiono solo “migrazioni altitudinali”, spostandosi a quote più basse nella cattiva stagione). Vivono su versanti montani aperti, soleggiati e pietrosi con scarsa vegetazione e solo pochi cespugli isolati di zone collinari e montane. Riproduzione. Durante il periodo riproduttivo, le coturnici vivono al di sopra del limite del bosco mentre nel periodo invernale possono anche abbassarsi ad altitudini di 700-800 m. L’accoppiamento avviene tra maggio e giugno; nidificano in buche rivestite con erbe secche, muschio e piume, tra i 1500 e i 2000 metri di quota; alla base di rocce o cespugli, deponendo in ogni buca da 8 a 11 uova che vengono covate da entrambi gli individui. I maschi sono molto attivi per difendere la propria femmina e il proprio territorio. La cova dura poco più di 3 settimane ed i pulcini (come Alectoris graeca (Meisner, 1804) Classe Uccelli Ordine Galliformi Famiglia Fasianidi Canto e richiamo. Il canto, tipico della coturnice è molto metallico. All’alba e al tramonto può essere un prezioso aiuto per localizzare gli esemplari di questa specie. Il canto è particolarmente intenso durante il periodo primaverile quando il maschio lo utilizza per delimitare il suo territorio e richiamare una femmina per formare la coppia. Abitudini e alimentazione. Presferisce alimentarsi all’alba e al tramonto e si ciba di bacche selvatiche, vegetali freschi (foglie, semi, grani, erbe, germogli, bacche) in estate ed autunno; erbe secche durante l’inverno, ma anche invertebrati come ragni, coleotteri e larve. Si può spingere fino ad altitudini di 3000 metri, dove ricerca soprattutto gemme di ginepro e di altri arbusti alpini, diverse qualità di bacche e di semi, erbe e germogli. Le nevicate invernali le spingono alle quote più basse rimaste scoperte, anche al limite dei boschi. Il volo della coturnice è fragoroso e rapido con frequenti battute d’ala e lunghe planate; corre sul terreno quando è disturbata e si alza in volo solo se si sente minacciata da vicino. Curiosità. Fino al XIX secolo in Italia la si incontrava anche a basse quote, in ambienti incolti e sassosi, ma la caccia e la distruzione degli habitat hanno causato una forte diminuzione della specie, oggi presente solo sulle Alpi, sull’Appennino centro-meridionale e in Sicilia, l’unica regione dove è ancora presente anche al livello del mare. DAVIDE BERTI (ON - CAI BASSANO DEL GRAPPA) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 G V S D L M M G V S D L M M G 8-09-2009 GIOVEDÌ 11 S. Ugo di G. 13 . 91 - 274 6,06 18,50 9:01 12 Pagina 15 VENERDÌ S. Francesco di P. 6,04 18,52 13 . 92- 273 Coturnice Pernice bianca SABATO 13 S. Riccardo 13 . 93 - 272 14 Pasqua di Risurr. 6,00 13 . 94 - 271 18,55 DOMENICA Gallo forcello 2700 - 2000 m 2000 - 1500 m 2100 - 1600 m Gallo cedrone 1600 - 1000 m 6,02 18,53 Francolino di monte Ginepro 1400 - 700 m Rododendro Mirtillo Uva ursina 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 V S D L M M G V S D L M M G V APRILE 2010 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 APRILE 2010 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 15 8-09-2009 LUNEDÌ dell’Angelo 14 . 95 - 270 5,58 18,57 9:01 6 Pagina 16 MARTEDÌ S. Virginia 14 . 96 - 269 5,56 18,58 17 MERCOLEDÌ S. Giov. B. de la Salle 5,54 19,00 14 . 97 - 268 Classe Uccelli Ordine Galliformi Famiglia Tetraonidi 43. FRANCOLINO DI MONTE Nome scientifico Caratteristiche. Uccello dell’ordine dei galliformi, lungo circa 35-40 cm e con peso sui 450 grammi: è il più piccolo tetraonide delle Alpi. È finemente ornato, con le parti superiori prevalentemente grigie, ali marrone e parti inferiori bianche e screziate color marrone, con frequenti striature più chiare ed appariscenti. In volo è molto ben visibile anche una barra nera all’estremità della coda. La femmina ha un piumaggio screziato sui toni marroni più o meno chiari, mentre il maschio (di taglia leggermente più grande), si evidenzia per un ampio sottogola nero bordato di bianco. Il maschio possiede anche una piccola cresta di penne erettili mostrata soprattutto durante i corteggiamenti nuziali. Habitat e diffusione. L’habitat principale è rappresentato dai boschi di conifere e latifoglie, in particolare con presenza di radure con sottobosco di rododendri e bacche selvatiche. La sua presenza diventa più probabile nella fascia altitudinale tra i 600 ed i 1400 - 1900 m. Riproduzione. È un uccello monogamo, le coppie si formano durante l’inverno e all’arrivo della primavera sono già insediate nei luoghi di riproduzione. La femmina tra la metà di aprile e la metà di maggio depone le uova, in numero molto variabile (da 3 a 12, mediamente da 5 a 10), in una semplice buca sul terreno rivestita da piume e fogliame e posta al riparo di un tronco. La cova dura circa 3 settimane ed i pulcini al momento della schiusa abbandonano il nido e seguono la madre alla ricerca di cibo. La femmina alleva una sola nidiata e i piccoli sono già in grado di volare dopo due settimane e ancora prima si rifugiano già sugli alberi per trascorrervi le ore notturne. La loro dieta nei primi giorni di vita è composta da insetti e larve, poi sostituiti da bacche, frutti e germogli. Canto e richiamo. Il richiamo del maschio è un ti-titi-ti-ti acuto mentre la femmina modula un tettettettettet più morbido. I richiami, o il frullio delle ali dell’uccello in volo, sono spesso la sola indicazione della sua presenza, dato che la timidezza e l’habitat del bosco fitto lo rendono difficile da vedere. Abitudini e alimentazione. Si nutre sul terreno, assumendo prevalentemente vegetali ma talvolta anche qualche insetto. Il maschio è molto territoriale e può intraprendere anche violenti scontri per difendere la propria femmina e il proprio dominio da un eventuale rivale. Tra i tetraonidi è senza dubbio la Bonasa bonasia (Linnaeus, 1758) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 G V S D L M M G V S D L M M G 18 8-09-2009 GIOVEDÌ S. Dionigi 14 . 98 - 267 5,52 19,02 19 9:01 Pagina 17 VENERDÌ S. Maria Cleofe 14 . 99 - 266 5,50 19,03 Ph Giulio Compostella specie più arboricola, trascorrendo buona parte della giornata sui rami più bassi degli alberi. Questa strategia gli consente spesso di sfuggire all’occhio dei suoi numerosi predatori, principalmente la volpe, i mustelidi ed i rapaci. Curiosità. Unico tetraonide strettamente monogamo, il francolino SABATO 110 S. Terenzio M. 14 . 100 - 265 111 In Albis 14 . 101 - 264 5,48 19,05 DOMENICA di monte vive in territori difesi tutto l’anno. Il maschio effettua delle parate territoriali durante le quali emette il caratteristico canto consistente in un fischio acuto. La sua vita media è di circa 7 anni ed è un uccello diurno. DAVIDE BERTI (ON - CAI BASSANO DEL GRAPPA) 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 V S D L M M G V S D L M M G V 5,46 19,07 APRILE 2010 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 APRILE 2010 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 112 8-09-2009 LUNEDÌ S. Zeno 15 . 102 - 263 5,44 19,08 13 9:02 Pagina 18 MARTEDÌ S. Martino I 15 . 103 - 262 5,42 19,10 114 MERCOLEDÌ S. Tiburzio 15 . 104 - 261 5,40 19,11 44. SPIONCELLO Nome scientifico Caratteristiche. Piccolo uccello dell’ordine dei Passeriformi, appartenente al gruppo delle pispole. È lungo 16-17 cm ed ha un aspetto slanciato, con il becco piuttosto lungo e le zampe scure; il dito posteriore è munito di un’unghia molto lunga. La sottospecie montana in estate ha il petto rosato senza strie, le parti superiori grigiastre, le timoniere esterne bianche; d’inverno invece mostra il petto biancastro striato di bruno e il sopracciglio bianco. Le sottospecie costiere sono più scure, vagamente olivastre e con le parti inferiori fittamente striate. Habitat e diffusione. È presente, con sottospecie diverse, sia in montagna (A. spinoletta) che sulle coste marine (A.s. petrosus“spioncello marino”) di quasi tutta l’Europa. In montagna si trova oltre il limite della vegetazione arborea. In Italia è comune sulle Alpi e in vaste zone dell’Appennino; risulta presente anche in Sardegna. È migratore parziale; sverna in aperta campagna, nelle zone paludose o fangose, lungo i corsi d’acqua e sui litorali marini. Riproduzione. Costruisce il nido nelle crepe delle rocce e ai fianchi delle scarpate, oppure al suolo fra l’erba e i sassi; il nido è una coppa di rametti, steli d’erba secca, muschio, crini. In montagna la depo- sizione avviene a partire dalla metà di maggio; vengono deposte 3-6 uova di color grigio-verdastro, pesantemente punteggiate di nerastro, spesso con delle sottili striature nere e un disegno di macchie a corona in corrispondenza dell’estremità più larga. L’incubazione è curata unicamente dalla femmina e dura circa 15 giorni, dopo altri 15 giorni i piccoli lasciano il nido, nascondendosi fra l’erba e le pietre. Si hanno due covate l’anno. Canto e richiamo. Il canto è un sottile tsip, giip o tsiip-ip; in volo emette una ripetizione di note: vittvitt-vitt-vitt...tritritri...tsiatsiatsia. Abitudini e alimentazione. È un uccello terrestre. Durante la stagione riproduttiva, si ciba soprattutto di insetti (coleotteri, ditteri, larve) e ragni; d’inverno invece si alimenta con piccoli molluschi, alghe verdi e semi. Quando un essere umano si avvicina al nido, si alza in volo cantando. Curiosità. In tedesco è chiamato Wasserpieper o Strandpieper, in francese Pipit spioncelle, in inglese Rock pipit, in spagnolo Bisbita ribereño. Anthus spinoletta (Linnaeus, 1758) Classe Uccelli Ordine Passeriformi Famiglia Motacillidi GIUSEPPE BORZIELLO (ON - CAI MESTRE) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 G V S D L M M G V S D L M M G 115 8-09-2009 GIOVEDÌ S. Annibale 15 . 105 - 260 5,38 19,13 9:02 116 Pagina 19 VENERDÌ S. Lamberto 15 . 106 - 259 5,37 19,14 SABATO 117 S. Giacomo da C. 5,35 19,16 15 . 107 - 258 118 S. Galdino 15 . 108 - 257 DOMENICA 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 V S D L M M G V S D L M M G V 5,33 19,17 APRILE 2010 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 APRILE 2010 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 119 8-09-2009 LUNEDÌ S. Emma di G. 16 . 109 - 256 5,31 19,19 20 9:02 Pagina 20 MARTEDÌ S. Adalgisa 16 . 110 - 255 5,29 19,20 121 MERCOLEDÌ S. Anselmo v. 16 . 111 - 254 5,28 19,22 Classe Uccelli Ordine Caradriformi Famiglia Scolopacidi 45. BECCACCIA Nome scientifico Caratteristiche. La beccaccia misura fino a 34 cm, pesa 300-450 g ed ha un piumaggio color foglia morta, con barre trasversali nere su capo e collo. Gli occhi sono grandi e collocati molto indietro sulla testa rotonda, tali da permetterle un campo visivo di quasi 360 gradi. Il becco è lungo 6-8 cm, robusto e arrotondato all’estremità. Le zampe sono corte e ricoperte di piumaggio sino al calcagno. L’udito è particolarmente sviluppato e le cavità auricolari sono situate, invece che dietro gli occhi come in tutti gli uccelli, sotto e un po’ davanti agli occhi e sono protette dal piumaggio. Ha un’andatura lenta e strisciante in quanto cammina con passi brevi e dorso incurvato. Per i lunghi spostamenti utilizza il volo, nel quale è agilissima. È dotata di sensi molto acuti e sfrutta spesso il colore mimetico del piumaggio per nascondersi al minimo segnale di pericolo, accovacciandosi contro il suolo. Habitat e diffusione. È diffusa in tutta l’Europa e nell’Asia centro-settentrionale. D’inverno migra in Europa meridionale, India e Cina. In Italia è comune come uccello di passo invernale. Frequenta boschi e terreni cespugliosi dove possa perforare col becco il suolo umido in cerca di prede, gradisce quindi i boschi del settentrione misti a caducifoglie e le macchie sempreverdi, soprattutto dove la vegetazione è più fitta. Riproduzione. Durante il periodo degli amori il comportamento della beccaccia è particolarmente agitato e compie lunghi giri sul terreno. L’incontro di due maschi dà vita a battaglie aeree accompagnate dall’emissione di fischi. Di solito nidifica nei boschi silenziosi e solitari, specialmente nelle radure cosparse di cespugli isolati, scavando nel terreno una piccola conca che riveste con pochi steli secchi e muschio. La femmina vi depone solitamente 4 uova, grosse, lisce ed opache, che cova con assiduità per circa venti giorni non allontanandosi mai dal nido. Canto e richiamo. Durante il volo nuziale sopra gli alberi, all’alba e al crepuscolo, il maschio produce un soffice, gracidante “orrrt, orrrt” ed un acuto starnutito “tsiuick”. Abitudini e alimentazione. Di giorno non esce mai all’aperto e solo al crepuscolo entra in attività cominciando a frugare tra le foglie alla ricerca di cibo. La Scolopax rusticola (Linnaeus, 1758) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 G V S D L M M G V S D L M M G 122 8-09-2009 GIOVEDÌ S. Leonida 16 . 112 - 253 5,26 19,23 9:02 123 Pagina 21 VENERDÌ S. Giorgio 16 . 113 - 252 5,24 19,25 Ph Michele Zanetti sua dieta comprende larve, insetti e vermi che cattura tra le foglie smosse con il lungo becco o direttamente nel sottosuolo del bosco. Talvolta fruga anche tra lo sterco dei bovini. Curiosità. In Italia è specie cacciabile ed è considerata la regina del bosco tanta è la sua maesto- SABATO 124 S. Fedele da S. 16 . 114 - 251 125 S. Marco Evang. 16 . 115 - 250 5,22 19,26 DOMENICA sità, la difficoltà nella cattura e la squisitezza delle carni. Nelle piume dell’ala della beccaccia esiste una particolare penna detta “ pennino del pittore“ che appunto serve ai pittori per le rifiniture di precisione sulle tele. VALENTINA VERCELLI (ON, OTAM - CAI ARENZANO) 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 V S D L M M G V S D L M M G V 5,20 19,27 APRILE 2010 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 APRILE 2010 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 126 8-09-2009 LUNEDÌ S. Marcellino 17 . 116 - 249 5,19 19,29 27 9:02 Pagina 22 MARTEDÌ S. Zita 17 . 117 - 248 5,17 19,30 128 MERCOLEDÌ S. Pietro Chanel 17 . 118 - 247 5,16 19,31 Classe Uccelli Ordine Galliformi Famiglia Fasianidi 46. STARNA Nome scientifico Caratteristiche. Nel gruppo dei fasianidi la si può descrivere come di medie dimensioni. Il corpo ha una lunghezza tra 29 e 33 cm, l’apertura alare è di circa 45-48 cm. Il peso medio è di poco superioe a 400 g, con lievi differenze tra maschi e femmine a seconda della fase del ciclo annuale. Il dimorfismo sessuale è relativo soprattutto ad alcune caratteristiche della livrea. Il maschio infatti ha una macchia bruno-scura sul petto a forma di ferro di cavallo, comune comunque anche al 50% delle femmine, anche se in quest’ultime la macchia è più chiara e solitamente incompleta. Per poter stabilire il sesso con sicurezza si devono osservare la colorazione e la striatura delle penne scapolari (le femmine presentano una striatura a forma di croce lorenese), oppure durante il periodo riproduttivo la striscia periorbitale arancione dei maschi. Il piumaggio è principalmente di color grigio azzurro e castano-rossiccio, i giovani sono più chiari degli aduti. I pulcini hanno una colorazione fulva con punteggiature e striscie nere. introdotta in Canada e negli Stati Uniti settentrionali per scopi venatori. Nella zona eurasiatica si riconoscono tre specie del genere Perdix ognuna tipica di un distinto areale geografico: P. durice si trova nelle steppe mongole e in Russia; P. hodgsoniae è tipica di Nepal, Cina e India; in Europa si trova la specie P. perdix. All’interno della specie P. perdix sono generalmente riconosciute 7 sottospecie anch’esse tipiche di specifiche zone geografiche. In Europa è presente la P. perdix perdix. Alcuni autori riconoscono anche una sottospecie italica. La starna è un uccello originario di steppe fredde, l’Italia centrale e i balcani sono l’areale più meridionale in cui vive. Studi condotti su starne centroeuropee dimostrano infatti che una temperatura media superiore a 22°C durante il periodo estivo fa aumentare la mortalità dei pulcini fino all’80%. Habitat e diffusione. La starna è una specie politipica. La sua distribuzione è prevalentemente euroasiatica anche se nei primi del Novecento è stata Perdix perdix (Linnaeus, 1758) Riproduzione. La starna è strettamente monogama e la coppia, una volta formata, può restare unita per tutta la vita (che peraltro in natura non supera in media i 2 anni). Intorno al mese di febbraio comincia la fase preriproduttiva territoriale con la formazione delle coppie 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 G V S D L M M G V S D L M M G 129 8-09-2009 GIOVEDÌ S. Caterina da S. 17 . 119 - 246 5,14 19,32 9:03 130 Pagina 23 APRILE 2010 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 VENERDÌ S. Pio V 17 . 120 - 245 5,13 19,34 Ph Giulio Compostella e la disgregazione delle brigate invernali. Nel mese di aprile comincia la costruzione del nido che solitamente è una depressione del terreno tappezzata di foglie. La deposizione avviene ad intervalli regolari di uno-due giorni e il totale di uova deposte varia da 4 a 30, con una media di circa 15 a stagione riproduttiva. Le uova sono covate principalmente dalla femmina e schiudono in 23-25 gg, le nascite sono concentrate in giugno, ma le schiuse possono andare avanti fino ad agosto. I pulcini sono nidifughi ed il gruppo familiare rimane omogeneo fino a 60 giorni dalla schiusa, dopo tende ad includere adulti soli o coppie che non si sono riprodotte. Le ali durante il volo sono arcuate. Per quanto riguarda l’alimentazione le starne si nutrono principalmente di semi e germogli, ma la componente animale (piccoli invertebrati) ha un’importanza notevole nelle prime tre settimane di vita dei pulcini e durante la fase riproduttiva. Le preferenze ambientali della starna sono solitamente spazi aperti in cui colture tradizionali di cereali e foraggere sono intervallate da piccoli frutteti e vigneti, molto importante è che vicino alle aree di foraggiamento vi siano degli incolti erbosi o cespugliati con siepi basse e piccoli boschi che non superino un terzo della grandezza del territorio. Canto e richiamo. Emette vari richiami, il più comune dei quali è quello territoriale, emesso dai maschi soprattutto al crepuscolo all’inizio della priprimavera. La voce è tipica, una nota bassa metallica stridente e ritmica. Curiosità. In Italia la starna si trova in uno stato di decremento continuo perdurante da mezzo secolo. I motivi del declino della specie sono riscontabili nell’aumento di superficie agricola coltivata a monocoltura intensiva nelle zone di pianura, nell’abbandono dei terreni agricoli collinari e montani e in un eccessivo prelievo venatorio negli ultimi trent’anni. Le popolazioni di starna più cospicue si trovano nel Nord e lungo l’Appennino centro-settentrionale. Abitudini e alimentazione. La starna è un animale stanziale e gregario, le dimensioni del gruppo hanno andamento stagionale, in inverno infatti per razionalizzare lo sfruttamento delle scarse risorse alimentari si possono fondere più gruppi familiari per formare brigate composte da più di 30 individui. Il volo è radente, veloce e alterna rapidi battiti a brevi planate. VALENTINA VERCELLI (ON, OTAM - CAI ARENZANO) 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 V S D L M M G V S D L M M G V 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 8-09-2009 9:03 Pagina 24 47. QUAGLIA COMUNE Nome scientifico Caratteristiche. La quaglia è un Galliforme dalle dimensioni molto ridotte, appena 18 cm ed un’apertura alare di 32-35 cm. Il piumaggio è grigio-bruno con striature nere, bianche e gialle o marroncine sui fianchi; il capo è striato. La differenza tra maschio e femmina non è evidente, ad eccezione di un collarino e di una macchia nera sul petto del maschio, inoltre il petto del maschio presenta le piume tendenti al rosso-mattone. dono dopo una ventina di giorni e i piccoli crescono talmente velocemente da poter seguire gli adulti nell’annuale migrazione ad appena 5-6 settimane di età. Nei luoghi di riproduzione i maschi anticipano le femmine e difendono in modo agguerrito il loro territorio ed emettono dei particolari richiami per attirare l’attenzione delle femmine in arrivo. Se queste sono numerose regna la poligamia (quindi ogni maschio si accoppia con più femmine); contrariamente, se scarseggiano, ogni maschio è monogamo (si accoppia con una sola partner). Habitat e diffusione. È diffusa in Europa, Africa e Asia centrale. Buona volatrice migra fino all’Africa e Asia meridionale. In Italia è anche nidificante, e più abbondante d’estate per il sopraggiungere dei migratori. Vive nella vegetazione bassa, prati pascoli e zone steppiche. Si è addatata alle culture cerealicole e foraggere. Riproduzione. Le femmine depongono le uova in numero da 7 a 12 in un incavo del terreno previamente rivestito con fili d’erba ed esclusivamente la femmina si occupa della cova (18-19 giorni) e della crescita delle giovani quaglie. Nel corso della stagione calda essa può accudire a due successive covate. Le uova schiu- Coturnix coturnix (Linnaeus, 1758) Classe Uccelli Ordine Galliformi Famiglia Fasianidi Canto e richiamo. I maschi emettono dei particolari richiami (richiamo trisillabico “tuì tuitui”) per attirare l’attenzione delle femmine in arrivo. Abitudini e alimentazione. Migratore, si nutre di insetti, vermi e semi. Curiosità. La quaglia, nonostante non sia considerata una buona volatrice, è in grado in una sola notte di coprire una distanza di 600 km ad una velocità di 60 km/orari. Se qualcosa l’allarma preferisce fuggire con una rapida corsa, anziché prendere il volo. CLAUDIA PALANDRI (ON - CAI FERRARA) 48. ZIGOLO MUCIATTO Nome scientifico Caratteristiche. Piccolo uccello dell’ordine dei Passeriformi, lungo circa 16 cm. Il maschio adulto ha un caratteristico disegno a strie nere sul capo grigio-cenere; anche la gola è grigia, le parti superiori sono bruno-rossicce rigate di nero, mentre le parti inferiori e il groppone sono color fulvo-arancio. La femmina ha una colorazione più uniforme e più bruna. Le timoniere esterne sono bianche, visibili quando l’uccello muove la coda; il becco è corto, le zampe sono bruno-rosate. aprile, al suolo o comunque vicino al terreno, utilizzando steli secchi di graminacee e crini per foderarlo all’interno; ai primi di maggio vi depone 3-5 uova (raramente 6) di color grigio -pallido, violaceo o biancastro, con filamenti bruni e qualche piccola macchia bruna o grigio-violacea. I piccoli nascono dopo 12-13 giorni e restano nel nido per un periodo corrispondente. Canto e richiamo. La vocalizzazione è uno ziit secco e sottile. Canta solitamente da un punto elevato e ben esposto, emettendo una serie variata di note acute: zi-zi-zi-zirrr, con l’ultima nota più alta. Emberiza cia (Linnaeus, 1766) Classe Uccelli Ordine Passeriformi Famiglia Emberizidi Habitat e diffusione. È piuttosto comune in montagna; il suo ambiente preferito è rappresentato dai versanti aridi o rocciosi e ben esposti, con rada vegetazione arborea e arbustiva, anche vigneti. Sverna a quote inferiori, nei fondovalle. È diffuso con sottospecie nell’Europa meridionale (Spagna, Francia meridionale, Italia, penisola balcanica), nell’Africa nord-occidentale e nell’Asia meridionale. È presente in Sicilia, ma assente dalla Sardegna e dalle isole minori italiane. Curiosità. In tedesco è chiamato Zippammer, in francese Bruant fou, in inglese Rock bunting, in spagnolo E- scribano montesino. Riproduzione. La femmina costruisce il nido alla fine di GIUSEPPE BORZIELLO (ON - CAI MESTRE) Abitudini e alimentazione. Spesso si posa al suolo, dove cerca il cibo: mentre si sposta tiene spesso la coda aperta; sta però anche sugli alberi. Si ciba soprattutto di semi, ma anche di piccoli insetti. 04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1 8-09-2009 9:03 Pagina 25 49. LUÌ VERDE Nome scientifico Caratteristiche. Passeriforme dal piumaggio brillante, di un colore verde-acceso nella parte superiore e di un colore bianco-candido nella parte inferiore. La gola e la parte alta del petto sono invece di un giallo che può essere più o meno intenso. Le lunghe ali, soprattutto le secondarie, hanno una evidente marginatura giallino-verdastro. Per quanto riguarda il capo, il luì verde presenta un ampio sopracciglio giallozolfo ed un tipico becco da insettivoro breve ed esile di color brunastro. Dimorfismo sessuale non evidente. La sua lunghezza totale si aggira intorno ai 12 cm, l’apertura alare varia invece da 19 a 21 cm, mentre il peso può andare da 8,5 a 12,5 grammi. un nido costruito sul terreno in mezzo al sottobosco o in una cavità da 4 a 8 uova biancastre con macchie scure. Il nido, a forma di cupola con ingresso laterale, viene costruito con foglie morte, fili d’erba e fibre di corteccia. All’incubazione che dura 13 giorni partecipa solo la femmina che, durante l’allevamento della prole, viene invece aiutata dal maschio. I piccoli abbandonano il nido dopo 11-13 giorni. Habitat e diffusione. È diffuso in Eurasia su tutta l’area alpina generalmente fino ai 1200 metri sul livello del mare dove frequenta le aree erbose, boscose (prevalentemente faggete) con ricco sottobosco e quelle cespugliate. Riproduzione. La femmina depone da maggio a giugno in Phylloscopus sibilatrix (Bechstein, 1793) Classe Uccelli Ordine Passeriformi Famiglia Silvidi Canto e richiamo. Emette un verso praticamente monosillabico swiii. Abitudini e alimentazione. Svolge attività prevalentemente diurna e solitaria, che diviene invece notturna durante la migrazione. Sverna in Africa. L’alimentazione è prevalentemente insettivora. Curiosità. È generalmente possibile osservarlo da aprilemaggio fino ad agosto. PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO) 50. LUÌ PICCOLO Nome scientifico Caratteristiche. Paffuto e vivace passeriforme con lunghezza totale intorno agli 11 cm, apertura alare che si aggira intorno ai 17 cm e peso Ph Giulio Compostella compreso tra 7 e 10 grammi. Il piumaggio nella parte superiore varia da un marroncinooliva ad un marrone-grigiastro, mentre la parte inferiore è di un giallino-paglierinosoffuso negli adulti e più gialla nei giovani. La testa rotonda presenta un anello perioculare biancastro ed un sopracciglio di color chiaro, più giallo e visibile nei juvenes. La coda viene spesso battuta nervosamente verso il basso. Il volo è battuto, ondulato e spesso svolazzante. Habitat e diffusione. Diffuso in tutta Europa, nella metà settentrionale dell’Asia ed in Africa del Nord. In Italia è largamente diffuso nelle zone collinari e montane di boschi di conifere, misti e cedui fino a quasi 2000 metri. In pianura frequenta i parchi, i giardini, i frutteti e le siepi. Riproduzione. La riproduzione ha inizio in aprile con la costruzione del nido. Collocato a terra o in un piccolo cespuglio, è chiuso superiormente ed è costruito con erba secca, rametti, foglie, muschio, strisce di fibra di tiglio e piume. Il luì piccolo depone da 4 a 7 uova biancastre con piccole macchie scure che cova per circa 13 giorni. I piccoli lasciano il nido dopo due settimane. Possono avvenire due covate all’anno. Canto e richiamo. Emette un canto caratteristico facilmente distinguibile costituito da due note forti e ripetute: chiff-chaff, chiff-chaff. In autunno i giovani emettono un sottile siip. Abitudini e alimentazione. Uccello attivo ed irrequieto alla continua ricerca di cibo. Ha una alimentazione insettivora ed è particolarmente ghiotto di pidocchi delle piante e di afidi. Caccia insetti sia a terra che in volo. Svernante, migratore regolare, nidificante migratore, nidificante sedentario parziale. Curiosità. Sia in inglese che in tedesco il luì piccolo viene chiamato con un nome onomatopeico, che riproduce cioè il suono emesso dal volatile: Chiffchaff in inglese e Zilpzalp in tedesco. PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO) Phylloscopus collybita (Vieillot, 1817) Classe Uccelli Ordine Passeriformi Famiglia Silvidi