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Se mai avete trascorso una notte sotto le stelle sapete che, quando

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Se mai avete trascorso una notte sotto le stelle sapete che, quando
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Francolino (Ph G.C.)
Coturnice (fonte B.M.)
Gallo forcello femmina (Ph G.C.)
Se mai avete trascorso una notte sotto le stelle sapete che, quando dorme, un misterioso mondo si desta dalla solitudine e dal silenzio.
Allora il canto delle sorgenti si fa più chiaro, gli stagni s’accendono di fiammelle. Tutti gli spiriti della montagna vagano liberamente,
e vi sono nell’aria fruscii, impercettibili rumori, quasi si udissero i rami crescere, l’erba spuntare. Di giorno sono gli esseri a vivere, di
notte vivono le cose. Quando non si è abituati, si ha paura…
Alphonse Daudet
Pernice bianca (Ph R.Z.)
Gallo forcello (Ph G.C.)
Spioncello (Ph E.S.)
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Ph Giulio Compostella
APRILE
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Ph Roberto Zanette
Grande gallo della taigà eurasiatica,
irascibile signore delle peccete,
dell’ombra muschiosa
e dei cespuglietti di mirtillo.
(M.Z.)
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Ti ho sentito cantare
una volta ed è stato
come udire la voce stessa
del bosco: forse
un grido di strega
o il richiamo di una fata.
Una sorta di incantesimo,
qualcosa di indescrivibile,
che difficilmente potrò,
riprovare.
Gigliola Magrini
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S
ono passati più di vent’anni, ma ancora oggi ricordo il mio
primo incontro con il gallo cedrone. Io ero poco più di un
bambino e lui stava lì immobile e regale, poco lontano da me,
all’ombra di un grosso faggio. All’epoca non avevo la benché
minima idea di che animale fosse, ma rimasi subito affascinato
da quell’uccello straordinario che sembrava portare ancora con
sé i segni di un passato mitico e leggendario. Ho imparato col
tempo a conoscerlo un po’ di più, ma da allora, ogni volta che
lo incontro (purtroppo sempre meno), non ho smesso di guardarlo con gli occhi di un “bambino”.
Etimologia. L’etimologia del suo nome scientifico, Tetrao urogallus, è incerta: il termine “Tetrao” deriverebbe dal verbo
greco “tetrazo” che significa io schiamazzo-faccio rumore.
“Urogallus” potrebbe indicare invece un gallo dalle grosse dimensioni. L’uro, infatti, era un leggendario ed imponente bovide che popolava un tempo alcune regioni europee. Il nome
italiano sembra invece derivare da “cedro”, nome utilizzato una
volta per chiamare le conifere.
Origini. La sua presenza nel continente euroasiatico risale per
lo meno al Pleistocene, periodo in cui si verificarono quattro
glaciazioni ed un conseguente spostamento della vegetazione
e della fauna dalle latitudini settentrionali a quelle meridionali.
Anche i tetraonidi compirono
questi spostamenti alla ricerca di
ambienti più favorevoli. Circa
12.000 - 15.000 anni fa, con il regresso delle nevi, le zone meridionali erano ormai diventate
troppo calde e gli animali iniziarono a tornare verso
Nord. Il gallo cedrone, durante questa marcia, ha
trovato nei rilievi montani dell’Europa meridionale clima e vegetazione ideali per la propria sopravvivenza.
Alcuni resti fossili dei
tetraonidi sono stati
rinvenuti nelle celebri
grotte dei Pirenei francesi di Poron de Cuèches,
Gourdan, Lorthet, Arudy,
Mas d’Azil, abitate nel
Quaternario postwürmiano dai cacciatori di mammut.
Qui vennero trovati anche utensili con raffigurazioni di gallo cedrone, come corna di renna o impugnature di lance.
Le parate nuziali. Non si può non rimanere affascinati dalla
IL GALLO CEDRONE
IL SIGNORE DEI BOSCHI
disegno di Marta da Stalliviere
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magica atmosfera che si respira quando ad aprile, alle prime
luci dell’alba si affrontano nell’arena di canto i maschi del gallo
cedrone. Qui, lontano da occhi indiscreti, e si spera da ogni disturbo antropico, si ripete ogni anno un rito antico per sancire
il diritto ad accoppiarsi. I terreni per le parate, che di solito si trovano su pendii in luoghi elevati o in prossimità di una cresta,
non vengono scelti casualmente. Le stesse arene, che normalmente occupano un ettaro, vengono spesso utilizzate per
anni, a volte anche per decenni consecutivi. Normalmente nelle
arene italiane si contano da 1 a 2 maschi, anche se localmente
il numero può essere maggiore.
Già nel tardo inverno, quando il piumaggio ha raggiunto il massimo splendore cromatico e le caruncole sono diventate di un
colore rosso-acceso, i maschi iniziano a raggiungere i territori di
parata. I soggetti dominanti tendono a conquistare il centro,
mentre quelli più giovani occupano le aree marginali. Se un maschio vuole conquistare un punto già occupato da un altro contendente, inizia ad ingaggiare con il rivale un duello ritualizzato
che in caso di parità può sfociare in scontri violenti. All’inizio i
due cedroni si fronteggiano al suolo assumendo una caratteristica postura: penne del collo e del mento erette, coda spiegata a ventaglio e tenuta quasi verticale, ali abbassate e chiazza
bianca della spalla in evidenza. I maschi avanzano quindi l’uno
contro l’altro, abbassando ripetutamente la testa, ed emettendo con un inchino un suono forte e gutturale della durata di
un secondo “koor-keer-koor”. Appena i due maschi sono molto
vicini fanno alcuni inchini per studiarsi e si scambiano dei colpi
di becco. Se terminato questo primo confronto l’intruso non si
allontana, si arriva allo scontro vero e proprio con furiosi colpi
di becco e di ala. Al termine del combattimento che normalmente non supera i due minuti, il maschio perdente si ritira malconcio incalzato dal vincitore. L’epoca di canto, vero e proprio,
inizia a fine marzo - inizi di aprile e dura generalmente da 3 a 4
settimane. I primi ad iniziare sono i maschi più vecchi seguiti,
una decina di giorni dopo, da quelli più giovani.
Il tetraonide canta generalmente da un vecchio abete o larice,
che raggiunge appena dopo il tramonto e vi trascorre la notte
al riparo dai predatori.
Sebbene possa cantare in modo irregolare anche di notte, nascosto dall’oscurità, la tipica parata si svolge dalle prime ore
del giorno fino al sorgere del sole, aumentando di durata nei
giorni che precedono l’accoppiamento. Il canto amoroso mattutino si divide in tre fasi distinte: la prima consiste in un metallico “tech…tech…” emesso con frequenti pause, volgendo
la testa ora a destra ora a sinistra.
Nella seconda fase in cui il gallo alza la coda a ventaglio e tiene
le ali abbassate, le pause si accorciano finché il canto diviene
veloce e continuativo, convertendosi poi in un trillio forte e veloce che termina dopo pochi secondi con un sonoro “toch”.
Segue poi la terza ed ultima fase in cui il gallo cedrone, tenendo
il becco aperto, emette uno strano suono che dopo tre secondi
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termina come troncato da una “t”. Durante quest’ultima strofa
l’animale diventa completamente sordo per l’inturgidirsi di una
piega cutanea situata nella parte posteriore del meato uditivo
e la contrazione del muscolo depressore della mandibola che
chiude le pareti del canale auricolare. Dopo un paio di ore di
esibizioni sull’albero la parata canora continua al suolo dove assume una caratteristica postura: il collo è tenuto eretto, le
penne del mento formano una sorta di barbetta, il becco viene
puntato in alto, la coda è aperta a ventaglio, mentre le ali sono
abbassate mostrando così la macchia bianca sulla spalla. Intanto, tra un richiamo e l’altro, compie una solenne marcia, che
Gallo cedrone femmina (Ph Giulio Compostella).
da lenta diviene sempre più veloce, o si esibisce in salti e voli
con fragorosi battiti di ala. Le femmine che già nei primi giorni
fanno capolino sull’arena, diventano man mano più confidenti
nei confronti del maschio dominante fino a concedersi per l’accoppiamento.
Un maschio può unirsi nello stesso giorno con più femmine o
con la stessa ripetutamente, anche per diverse giornate. Le
femmine terminato l’accoppiamento abbandonano i luoghi della
parata, mentre i maschi iniziano a ridurre l’impegno canoro,
smettendo di cantare del tutto tra fine maggio e inizio giugno.
PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO)
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39. GALLO CEDRONE
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Nome scientifico
Tetrao urogallus
(Linnaeus, 1758)
Classe Uccelli
Ordine Galliformi
Famiglia Tetraonidi
CARATTERISTICHE:
Dimensioni
Lunghezza totale: 75-95 cm (M); 58-68 cm (F).
Apertura alare
87-125 cm.
Coda
28-35 cm (M); 16-20 cm (F).
Becco
2,8-3,6 cm (M); 1,9 - 2,3 cm (F).
Peso
Maschio: 2600-5000 g; Femmina: 1595-2500 g.
Aspetto
Il maschio di gallo cedrone, caratterizzato da un aspetto massiccio, è grigio-scuro, con il
dorso e le ali più marroni, e la parte alta del petto attraversata da una larga fascia color
verde-bottiglia con riflessi metallici. Presenta una macchia bianca sulla spalla, una fascia
bianca sui fianchi ed una sottile barra caudale, anch’essa bianca. Il becco è chiaro e l’occhio scuro è ricoperto da un rivestimento cutaneo nudo e papilloso color rosso-vivo, appena accennato nella femmina. La femmina, di dimensioni più piccole, sopra è marrone
con una fine barratura nera, grigia e fulva. Sotto invece è color crema con barre nere e
ruggine ed un’ampia macchia arancione sul petto. La coda color ruggine è rotonda e barrata, mentre il becco è grigio-scuro. Il maschio inizia la muta in maggio, mentre la femmina comincia tra fine maggio e primi di luglio. Il cambio del piumaggio che avviene in
modo graduale e progressivo è ultimato tra settembre e ottobre.
Il maschio esaurisce gran parte del proprio repertorio vocale nelle parate canore. Occasionalmente emette dei suoni rauchi o un “krek-krekek” quando è in stato di allarme.
Anche la femmina raggiunge il suo apice vocale in primavera: il suo richiamo nelle arene
è un chiocciare nasale ed eccitato “cook-cook” d’intensità, ritmo e timbro variabile.
Emette un ripetuto “co-co-cok” per richiamare la nidiata e uno “york-york” quando questa è in pericolo. Il pulcino emette invece un lamentoso “siuu-siuu”.
Canto e richiamo
Tracce sul suolo:
Raspature
Impronte
Fatte
HABITAT
ALIMENTAZIONE
Ph Giulio Compostella
Razzolando il gallo cedrone imprime qua e là nel bosco segni di raspature. Per allontanare i parassiti dal piumaggio effettua bagni di terra e sabbia che appaiono come depressioni sulla terra mossa, in cui si possono rinvenire anche alcune piume.
L’orma che il maschio imprime sul terreno è lunga da 10 a 12 cm e larga da 7 a 11 cm;
quella della femmina è invece più piccola di un terzo. Il dito interno e quello esterno sono
molto divaricati rispetto a quello in mezzo, formando tra loro un angolo di 150-160°.
Ingerendo una grande quantità di cibo vegetale povero di sostanze nutritive, l’uccello
produce una notevole quantità di escrementi, rinvenibili generalmente sotto l’albero dove
passa la notte o canta. Le fatte, consistenti al tatto, hanno forma cilindrica leggermente
arcuata con una lunghezza che varia da 4 a 8 cm ed un diametro che si aggira tra 1-1,3
cm. Il colore e la consistenza dipendono dal tipo di alimentazione.
Nidifica in vasti complessi forestali di conifere, puri o misti a latifoglie (abete rosso, abete
bianco, larice, pino silvestre e faggio) con particolare predilezione per i boschi maturi, disetanei, freschi, con presenza di radure ed un fitto sottobosco in cui crescono arbusti a
bacche, specialmente il mirtillo nero; posti su pendii accidentati non soggetti a disturbo
antropico. Nella zona prealpina può occupare boschi quasi puri di latifoglie (faggete).
Sulle Alpi abita il bosco tra i 700 ed i 2000 metri.
Durante l’inverno, periodo in cui sosta prevalentemente appollaiato su gruppi di conifere, si nutre soprattutto di aghi e germogli di conifere. Predilige le aghi del pino silvestre, ma non disdegna quelle dell’abete rosso, dell’abete bianco e alle quote più alte
quelle del pino cembro. In primavera invece la dieta diventa più ricca: i cedroni ricercano
germogli e fiori di larice, getti di mirtillo nero, foglioline di ontano verde, le parti novelle
degli arbusti e particolarmente appetite sono le gemme e le foglie del faggio. In estate
le femmine, occupate ad allevare la prole, necessitano di un maggior numero di proteine
e si nutrono pertanto di una gran quantità di insetti. Gli insetti sono anche alla base dell’alimentazione dei nuovi nati. La dieta delle femmine viene poi integrata con mirtilli neri
e rossi ed altre essenze vegetali. I cedroni adulti non disdegnano neppure le fragole, i
lamponi, le bacche di ribes, i mirtilli, l’uva ursina, il ginepro e la rosa canina, parti di gra-
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RIPRODUZIONE
Estate
Inverno
4000
3000
2000
1000
300
IBRIDI
PREDATORI
LONGEVITÀ
E MALATTIE
CONSERVAZIONE
DISTRIBUZIONE
IN ITALIA
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minacee, ciperacee, leguminose, apici e fiori di erica e rododendro. In autunno mangia
prevalentemente mirtilli e uva ursina.
Come abbiamo già visto l’accoppiamento avviene in aprile dopo una caratteristica parata nuziale che garantisce ai galli cedroni dominanti la possibilità di accoppiarsi. La deposizione delle uova inizia normalmente da metà aprile a metà maggio, su un terreno
ben nascosto ai piedi di una pianta, tra i cespugli, vicino ad un masso o ad un albero caduto, nei pressi o distante dall’arena di canto. Il nido viene collocato in una lieve depressione del terreno, guarnito con qualche foglia secca, con qualche ago di conifera
oppure con steli d’erba o piume. La femmina depone da 5 a 10 uova color bianco-gialliccio con macchie marroni che misurano mediamente 57x42 mm e pesano una cinquantina di grammi. Proverbiale è l’attenzione della femmina nella difesa della prole,
utilizzando per lo scopo diverse strategie come rimanere immobile, reagire con colpi di
becco o attirare dietro di sé il predatore fingendosi ferita. In giugno, dopo 24-28 giorni
di incubazione, le uova si schiudono. Verso la fine dell’estate i giovani diventano sempre più indipendenti ed in autunno si allontanano definitivamente dalla famiglia. Riuniti
in gruppi formati da individui dello stesso sesso i giovani cercano nuovi territori dove
passare insieme l’inverno.
In natura, anche se raramente, si può verificare l’accoppiamento tra esemplari di gallo
cedrone e di gallo forcello. Si tratta generalmente di femmine di gallo cedrone che, in
assenza di maschi della propria specie, possono accoppiarsi appunto con un maschio
di gallo forcello. L’ibrido che ne nasce, chiamato tetraone mezzano, anche se probabilmente è sterile, rimane comunque escluso “socialmente” dalle arene di canto.
Tra i suoi potenziali predatori c’è soprattutto la volpe che rappresenta un pericolo non
solo per la femmina che cova, ma anche per le uova, per i pulcini e per i giovani inesperti. Per i maschi adulti rappresenta invece un pericolo concreto solo durante il periodo degli amori. La martora può predare femmine in cova e pulcini e grazie alla sua
abilità di arrampicarsi sugli alberi può sorprendere il gallo cedrone anche sui rami. I pulcini e le uova possono essere mangiati anche da altri mustelidi come la faina, la donnola e l’ermellino. Per non essere facile preda dei rapaci, l’urogallo tende a nascondersi
tra i rami delle conifere. L’aquila reale è in grado di cacciare un gallo cedrone, anche se
la possibilità di incontro tra le due specie non è così frequente. Se la poiana e l’astore
sono una minaccia solo per i pulcini, coraggiosamente difesi dalla madre, lo sparviere
può predare anche gli adulti che per scampare al pericolo restano immobili tra i rami.
Al calare della notte una ulteriore minaccia è rappresentata dal temibile gufo reale.
Se in cattività può raggiungere i 16 anni, in natura difficilmente riesce a superare i 6-9
anni. Le malattie che colpiscono il gallo cedrone sono le infestazioni da nematodi (vermi
cilindrici che si prendono attraverso l’ingestione delle loro uova), da cestodi (la trasmissione avviene tramite ingestione di piccoli invertebrati che ospitano al loro interno
le larve dei cestodi), le coccidiosi (i coccidii penetrano nelle cellule della mucosa dell’intestino tenue o del cieco), e gli ectoparassiti presenti sul piumaggio.
Minacce per la conservazione della specie sono provocate dalla distruzione, trasformazione e frammentazione dell’habitat, dall’utilizzo di tecniche selvocolturali inadeguate, dall’apertura di nuove strade forestali, dalla costruzione di teleferiche, linee
elettriche ed impianti di risalita, dal prelievo venatorio, dalle uccisioni illegali e dagli atti
di bracconaggio, dal disturbo antropico durante le fasi di canto e nidificazione.
Specie politipica a distribuzione eurosibirica boreoalpina, in Italia è sedentaria e nidificante sulle Alpi centrali e orientali. La sua distribuzione frammentaria con ampi vuoti di
areale, è più omogenea in Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, mentre si
mostra più discontinua in Lombardia. L’areale storico di nidificazione non presenta sostanziali differenze nei settori centrali e orientali. Si è assistito nei primi decenni del Novecento ad una progressiva contrazione di areale con conseguente rarefazione che ha
portato all’estinzione della specie sulle Alpi occidentali, dove gli ultimi individui sono stati
rilevati negli anni trenta con presenze occasionali fino a metà anni cinquanta. Nelle Alpi
Marittime l’ultima segnalazione risale al 1880. La popolazione di gallo cedrone alla fine
degli anni novanta era stimata tra i 6.000 e gli 8.000 individui, con un rapporto maschifemmine, nelle arene di canto, in genere di 1:1-1,6.
PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO)
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DICONO
È alla fine di aprile che aumentano gli ormoni e i
galli, con sopraccigli rossi e nudi, si apprestano a
scegliere le arene, i luoghi di canto, per attrarre l’attenzione delle femmine. Nella spettacolare parata
nuziale i maschi aprono a ventaglio la coda nera e
fanno la ruota, erigono le penne della barba, a volte
anche quelle verdi lucenti del collo e abbassano le
ali. È allora che le femmine cominciano ad arrivare.
Prima si appoggiano sui rami di alberi vicini, poi
scendono sul terreno: un rituale che comincia all’alba e può protrarsi fino alle prime ore della mattinata, anche verso le nove. Ma guai se arriva un
altro maschio ed entra in competizione con quello
dominante. Inizia un combattimento in cui i galli si
affrontano faccia a faccia e combattono con le
zampe a colpi di arpione giungendo anche a ferirsi.
Una lotta che dura qualche minuto fino a quando
chi ha la peggio è costretto ad allontanarsi. Può capitare che quando un gallo cedrone è in parata, ti
possa saltare addosso perché difende il territorio da
tutti, ed è più probabile che attacchi verso valle,
visto che a monte gli è più difficile spiccare il volo.
Mario Barito (Sulle tracce dello scoiattolo)
DI
ME
E
… ra ancora notte fonda quando sentii i primi versi del re, era sul suo trono,
lassù in alto, verso la metà del vecchio
larice vicino alla radura. Il gallo arrivò
nell’arena quando il cielo incominciava
a sbiadire, poi fu tutto un correre in cerchio, uno sbattere le ali, un susseguirsi
di passi lenti, calcolati e fermati a mezz’aria. Il collo era gonfio e proteso verso
il cielo, il becco si apriva a scatti e spandeva intorno faticosi e indefinibili suoni
per gridare la primavera alla femmine.
Le penne erano tutte spalancate per
riempire l’arena di forza, armonia e bellezza.
Giancarlo Ferron
(Ho visto piangere gli animali)
È in assoluto, secondo me, l’uccello che maggiormente
esprime il mistero, la bellezza solenne e la malinconia
degli habitat di alta montagna: è il gallo cedrone.
Questi incredibili tetraonidi appartengono a popolazioni
isolate, relitti di un gruppo di uccelli che prosperò nelle
taighe glaciali e che è rimasto confinato nelle nostre foreste alpine.
Essi hanno lo stesso valore paleozoologico delle pitture
rupestri di bisonti nelle grotte preistoriche.
Con la piccola differenza che i galli cedroni però sono vivi.
L’urogallo è per i boschi ricchi
di più specie legnose, maturi,
con fustaie vecchie, con qualche
radura. E poi vuole silenzio e
pace. Ora tutto questo lo si è capito e gli operatori forestali ne
stanno tenendo conto lasciando
per lui delle macchie il più possibile naturali, e in certi luoghi,
anche da noi, se ne stanno vedendo i risultati. Dalle mie parti
i cacciatori hanno convenuto tra
di loro, anche se la legge nazionale lo consente, di non cacciarlo più almeno fino alla sua
sicura ripresa.
Mario Rigoni Stern
(Il libro degli animali)
Daniela Castellani (Il popolo dell’aria)
I
“ l fenomeno dell’arena in un certo senso è uno spettacolo che alcune specie mettono in atto per
motivi sessuali. Prendiamo per esempio l’arena dei combattenti. I maschi (di questi caradriformi)
nella loro bella e variabile livrea nuziale, fanno la parte dei gladiatori in un rifacimento del circo degli
antichi romani. Sì, se vedete l’arena dei combattenti, vi dà proprio quell’impressione, con gli uccelli
che combattono battaglie altamente ritualizzate, ciascuno mantenendo una sua ben precisa posizione. Perchè l’arena (uno spazio ben riconoscibile per l’erba tutta calpestata) è suddivisa in tante
“corti”, piccoli territori individuali ciascuno proprietà di un maschio diverso. Le femmine, attratte
dall’incruenta tenzone, passano da una corte all’altra, esercitando lì le loro scelte sessuali.”
Danilo Mainardi (Lo zoo aperto)
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GIOVEDI
VENERDI
SABATO
DOMENICA
LUNEDI
MARTEDI
MERCOLEDI
GIOVEDI
VENERDI
SABATO
DOMENICA
LUNEDI
MARTEDI
MERCOLEDI
GIOVEDI
VENERDI
SABATO
DOMENICA
LUNEDI
MARTEDI
MERCOLEDI
GIOVEDI
VENERDI
SABATO
DOMENICA
LUNEDI
MARTEDI
MERCOLEDI
GIOVEDI
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쐡
쐞
쐟
쐠
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40. FAGIANO DI MONTE
GALLO FORCELLO
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Nome scientifico
Tetrao tetrix
(Linnaeus, 1758)
Classe Uccelli
Ordine Galliformi
Famiglia Tetraonidi
Caratteristiche. Lungo dai 40 (femmina) ai 55 cm (maschio), possiede un’apertura alare di 65-80 cm e un peso variabile dai
750 ai 1750 g. Il maschio ha un caratteristico piumaggio nero-blu brillante, la coda a forma di lira con evidente sottocoda
bianco, una barra bianca sulle ali (visibile in volo) e il margine anteriore dell’ala bianco vicino al corpo. La femmina, notevolmente più piccola e di colore bruno, si distingue da quella del gallo cedrone per le dimensioni inferiori, per il peso che non
presenta sfumature arancioni e per la coda piatta e biforcuta quando si alza in volo. I giovani sono simili alla femmina. Vola
con rapidi battiti alari alternati a scivolate e quando spicca il volo frulla rumorosamente. Si posa abbastanza spesso sugli alberi, soprattutto in autunno ed in inverno.
Habitat e diffusione. Sedentario in tutto il suo areale, in montagna frequenta la fascia intorno al limite superiore della vegetazione arborea (pascoli e mughete), in pianura le vaste zone paludose, le brughiere ed i boschi radi. Nidifica dall’Europa
settentrionale fino all’Asia orientale, localmente in Gran Bretagna, in Europa centrale (dove è in notevole regresso) ed in quella
orientale. In Italia è nidificante nelle Alpi tra i 700 e i 2300 m di quota, a distribuzione ristretta e a presenza diffusa in aree
non disturbate dall’uomo.
Riproduzione. La femmina costruisce il nido sul terreno, ben nascosto tra la vegetazione. Depone, per una covata annua
che avviene in maggio-giugno, generalmente 7-10 uova dal fondo di colore da giallo-pallido a bruno, con numerose macchie
tra il giallastro e il marrone. La cova prosegue per 26-27 giorni, e i piccoli che ne nascono, nidifughi, sono autosufficienti a
4 settimane, ma rimangono spesso assieme fino all’inverno inoltrato.
Canto e richiamo. Il maschio durante i corteggiamenti nelle arene, in
primavera e in maniera limitata anche in autunno,
emette i noti brontolii e
gorgoglii e dei fischi stridenti. Nelle Alpi si sentono fino alla tarda
mattinata i versi dei maschi che giungono dalle
cime ricoperte di neve.
Le femmine, invece,
chiocciano in modo nasale.
Abitudini e alimentazione. Poligamo, i due
sessi vivono regolarmente assieme. Le femmine si occupano da sole
della cova e dell’allevamento dei piccoli, mentre
i maschi restano per
quasi tutto l’anno nei
pressi dei luoghi di corteggiamento. Gli apici dei
corteggiamenti cadono
in primavera (aprile-maggio). Diversi maschi, normalmente 2-3, (anche 40
a seconda della popolazione) si radunano prima
dell’alba nell’arena di corPh Robero Zanette
teggiamento, tenendosi
ad una certa distanza
l’uno dall’altro per difendere i propri minuscoli territori. Spiegano le penne nere della coda che contrastano con il sottocoda bianco e, tenendo il corpo
proteso in avanti, emettono una specie di borbottio. Stazionano su piccoli rialzi o avanzano a piccoli passi, spesso in cerchio.
Tra i tipici suoni fischianti, si minacciano vicendevolmente giungendo a volte a dei veri e propri combattimenti. I corteggiamenti possono durare delle ore. Le femmine arrivano nelle arene senza dare nell’occhio e, camminando, vanno nei territori
delimitati dai maschi; quelli che tengono il centro dell’arena riescono così ad accoppiarsi più facilmente. Si cibano principalmente di vegetali che variano a seconda della stagione (germogli, gemme, foglie, aghi di conifere e, soprattutto, bacche),
ma anche di piccoli insetti (soprattutto i pulcini).
Curiosità. Con la distruzione delle paludi alte e basse delle pianure del centro Europa si è verificato un notevole regresso
del gallo forcello, oggi disturbato anche nelle poche aree integre rimaste. I maschi non sono in grado di distinguere le femmine della propria specie da quelle di altri galliformi simili, mentre le femmine riconoscono i maschi. Numerosi sono quindi
gli ibridi che ne nascono. In inverno si rifugia abitudinariamente sotto la neve per evitare perdite caloriche.
LUCA DE BORTOLI (ON - CAI BELLUNO)
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41. PERNICE BIANCA
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Nome scientifico
Lagopus mutus
(Linnaeus, 1758)
Classe Uccelli
Ordine Galliformi
Famiglia Tetraonidi
Caratteristiche. A prima vista i due sessi sono molto simili per piumaggio e dimensioni. La pernice bianca è grande più o
meno come un piccione, con un’apertura alare di circa 60 cm ed un peso che può variare dai 400 ai 600 grammi. La livrea
del galliforme è in continua evoluzione durante tutto il corso dell’anno, in modo da risultare sempre perfettamente mimetica alle condizioni che presenta il suo ambiente di vita. È questo uno dei più mirabili adattamenti di cui l’evoluzione naturale ha dotato l’animale, per permettergli di vivere in ambienti aperti e poveri di nascondigli. Durante l’inverno, per circa 100
giorni, la pernice presenta un piumaggio completamente bianco, con piume molto sviluppate anche sulle zampe; l’unica parte
del corpo che non cambia colore è la coda, che rimane nera, ma che è visibile solo quando l’animale è in volo. In primavera
il tetraonide perde la sua colorazione candida per assumere la livrea nuziale. Il maschio presenta sul dorso, sul petto e sui
fianchi una colorazione molto scura, con addome bianco e caruncole rosse evidenti sopra gli occhi. La femmina si ricopre
di un piumaggio piuttosto mimetico (bruno barrato di nero), che le permette di essere praticamente invisibile quando è
ferma a terra per la cova; al massimo si intravvedono le penne remiganti primarie delle bianche ali. In estate poi, sia maschi
che femmine, assumono una colorazione grigio-brunastra sul dorso, sul petto e sui fianchi, con singole piume bianche, mentre l’addome e le remiganti primarie restano bianche tutto l’anno. In autunno il piumaggio viene nuovamente cambiato con
gradualità, aumentando le piume bianche sino ad essere nuovamente bianco nel periodo invernale. Nonostante ci siano
poche differenze, come detto, tra i due sessi, osservando bene gli esemplari c’è una caratteristica che differenzia sempre
i maschi dalle femmine e cioè una barra di piume nere che parte dal becco (scuro e leggermente incurvato) e termina subito dietro all’occhio. Questa caratteristica è molto più evidente in inverno, quando spicca sul candido piumaggio dell’uccello.
Habitat e diffusione. Il suo ambiente di vita è quello della tundra alpina, dei pascoli primari ricchi di affioramenti rocciosi,
Ph Roberto Zanette
delle creste sommitali, degli sfasciumi. Vive quindi solo al di
sopra del limite superiore delle foreste a quote che variano tra
i 1000 e i 3000 metri e oltre, con una fascia più frequentata
tra i 2300-2800 metri.
Riproduzione. Il periodo degli amori si ha nella tarda primavera, quando si formano le coppie ed il maschio effettua le
parate nuziali, prima per attirare l’attenzione delle femmine,
poi per conquistare i favori di una di esse, con cui si riprodurrà. La cova, che inizia a giugno, è a carico della sola femmina, mentre il maschio resta in zona per difenderla in caso
di pericolo. Dopo circa 26-28 giorni nascono i piccoli, già in
grado di seguire la madre e nutrirsi da soli. La madre li scalda
e li conduce alla pastura, mentre il maschio abbandona la
zona e sale più in alto raggruppandosi ad altri individui.
Canto e richiamo. Abbastanza silenziosa, ma in caso di necessità, per segnare il territorio e nel periodo degli amori,
emette un verso caratteristico, forte e rauco, che assomiglia
ad una “racoeta” (dialetto veneto) o raganella (strumento in legno a manovella). La femmina comunica con i piccoli con una
varietà di suoni più articolata.
Abitudini e alimentazione. La pernice è un animale sociale che nel corso dell’anno spesso si associa ad individui della
stessa specie. Nel periodo degli amori invece diviene monogama, formando coppie che difendono attivamente un territorio. Essa si nutre quasi esclusivamente dei vegetali che crescono in alta quota. I piccoli, nelle prime settimane di vita, hanno
una dieta più ricca di proteine, attraverso la cattura di insetti nei pascoli. L’apparato digerente del galliforme è molto specializzato, dotato di due lunghi intestini ciechi, che gli permettono di digerire ed assimilare nutrimento da alimenti poverissimi e il più delle volte legnosi.
I principali alimenti assunti consistono principalmente in germogli e foglioline di diverse specie di salici nani, rametti, foglie
e bacche di ericacee (es. mirtillo nero, falso mirtillo, uva orsina, brugo, azalea nana, rododendro nano), timo serpillo, camedrio alpino e altri pulvini, oltre a diverse specie di graminoidi.
Curiosità. La pernice bianca è arrivata alle nostre latitudini durante le grandi glaciazioni del Quaternario (l’ultima delle quali
è stata quella Würmiana, terminata circa 10.000 anni fa) e si è poi insediata sulle Alpi, dove continua anche oggi a vivere.
Durante i periodi glaciali, gli areali settentrionali del globo in cui essa viveva sono stati ricoperti interamente dai ghiacci, così
che, insieme ad altri animali oggi definiti “relitti” (tra cui la lepre variabile, gli altri tetraonidi, il picchio tridattilo, la civetta nana
ecc.), dovette scendere verso Sud, seguendo il lento ed inesorabile spostamento del suo habitat, arrivando in migliaia di anni
sino alle nostre latitudini. In quel periodo infatti le Alpi erano coperte dai ghiacci, mentre la zona dove oggi si trova la Pianura Padana presentava l’ambiente adatto per la pernice, che è sostanzialmente quello della tundra. Successivamente, con
la fine delle glaciazioni ed il ritiro dei ghiacci, l’ambiente adatto si spostò nuovamente verso Nord e verso le quote più alte
delle Alpi. Gli esemplari che si stabilizzarono sulla catena alpina si può dire siano stati “ingannati” nel loro ritiro verso la patria d’origine dalle opportunità offerte dalle Alpi, dove rimasero isolati dalla popolazione di origine e tuttora riescono a vivere
e riprodursi. La grande specializzazione della pernice alla vita in condizioni estreme, oltre che predisporla di un piumaggio
folto perfettamente isolante (ogni singola piuma di contorno alla base ne presenta un’altra più piccola), l’ha dotata anche di
piume che ricoprono le narici, in modo da riscaldare l’aria inspirata. Analizzando il suo nome scientifico notiamo inoltre che
Lagopus significa “piede di lepre”, perchè le sue zampe ricordano quelle della lepre, essendo caratterizzate dall’essere
completamente ricoperte di piume che le permettono di deambulare efficacemente sulla neve proteggendo gli arti dal
freddo. Altra caratteristica è quella di passare in inverno molto tempo in buche scavate nella neve o lasciarsi ricoprire dalle
nevicate, in modo da disperdere meno calore e ripararsi durante le rigide notti invernali.
DAVIDE BERTON (ON - CAI CAMPOSAMPIERO)
APRILE 2010
04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1
8-09-2009
9:01
Pagina 14
42. COTURNICE
Nome scientifico
Caratteristiche. Uccello dell’ordine dei galliformi,
la coturnice ha le dimensioni di un piccione domestico, corporatura tozza, ali corte e arrotondate.
Lunghezza variabile tra 32 e 38 cm, ha un’apertura alare compresa tra 45 e 53 cm con un peso
che oscilla tra i 400 e 800 g. Il piumaggio presenta
una colorazione prevalentemente grigia, con barrature gialle e nerastre sui fianchi. La parte superiore è grigia sfumata di bruno, con sopraccigli neri
che scendono ai lati del collo fin nella parte superiore del petto, il collo e le guance sono bianche.
La parte inferiore è grigia, con barrature chiare e
scure sui fianchi. Il piumaggio cosi formato risulta
mimetico quando si nasconde tra erbe e sassi
negli ambienti dove vive. Il becco e le zampe (dotate di speroni nei madisegno
schi) sono rosso di Valentino
corallo cosi come una Camiletti
sottile linea intorno
agli occhi. Negli individui più giovani, il piumaggio superiore ha
ombre giallo-scuro,
con barrature irregolari
sui fianchi.
nei Tetraonidi) lasciano subito il nido (molto vulnerabili nei confronti dei predatori) per seguire la
madre alla ricerca del cibo per circa 30 giorni. In
caso di disturbo, la coturnice abbandona la covata,
e ricorre a una nuova deposizione.
Habitat e diffusione.
Le coturnici vivono in
comunità che possono contare fino a
qualche decina di individui; sono stanziali
(compiono solo “migrazioni altitudinali”,
spostandosi a quote
più basse nella cattiva stagione). Vivono su versanti montani aperti, soleggiati e pietrosi con
scarsa vegetazione e solo pochi cespugli isolati di
zone collinari e montane.
Riproduzione. Durante il periodo riproduttivo, le
coturnici vivono al di sopra del limite del bosco
mentre nel periodo invernale possono anche abbassarsi ad altitudini di 700-800 m. L’accoppiamento avviene tra maggio e giugno; nidificano in
buche rivestite con erbe secche, muschio e
piume, tra i 1500 e i 2000 metri di quota; alla base
di rocce o cespugli, deponendo in ogni buca da 8
a 11 uova che vengono covate da entrambi gli individui. I maschi sono molto attivi per difendere
la propria femmina e il proprio territorio. La cova
dura poco più di 3 settimane ed i pulcini (come
Alectoris graeca
(Meisner, 1804)
Classe Uccelli
Ordine Galliformi
Famiglia Fasianidi
Canto e richiamo. Il canto, tipico della coturnice
è molto metallico. All’alba e al tramonto può essere un prezioso aiuto per localizzare gli esemplari
di questa specie. Il canto è particolarmente intenso durante il periodo primaverile quando il maschio lo utilizza per delimitare il suo territorio e
richiamare una femmina per formare la coppia.
Abitudini e alimentazione. Presferisce alimentarsi all’alba e al tramonto e si ciba di
bacche selvatiche,
vegetali freschi (foglie, semi, grani,
erbe, germogli, bacche) in estate ed autunno; erbe secche
durante l’inverno, ma
anche invertebrati come ragni, coleotteri e
larve. Si può spingere
fino ad altitudini di
3000 metri, dove ricerca soprattutto
gemme di ginepro e
di altri arbusti alpini,
diverse qualità di bacche e di semi, erbe e
germogli. Le nevicate
invernali le spingono alle quote più basse rimaste
scoperte, anche al limite dei boschi. Il volo della
coturnice è fragoroso e rapido con frequenti battute d’ala e lunghe planate; corre sul terreno
quando è disturbata e si alza in volo solo se si
sente minacciata da vicino.
Curiosità. Fino al XIX secolo in Italia la si incontrava anche a basse quote, in ambienti incolti e
sassosi, ma la caccia e la distruzione degli habitat
hanno causato una forte diminuzione della specie, oggi presente solo sulle Alpi, sull’Appennino
centro-meridionale e in Sicilia, l’unica regione
dove è ancora presente anche al livello del mare.
DAVIDE BERTI
(ON - CAI BASSANO DEL GRAPPA)
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
G V S D L M M G V S D L M M G
8-09-2009
GIOVEDÌ
11
S. Ugo di G.
13 . 91 - 274
6,06
18,50
9:01
12
Pagina 15
VENERDÌ
S. Francesco di P. 6,04
18,52
13 . 92- 273
Coturnice
Pernice
bianca
SABATO
13
S. Riccardo
13 . 93 - 272
14
Pasqua di Risurr. 6,00
13 . 94 - 271
18,55
DOMENICA
Gallo
forcello
2700 - 2000 m
2000 - 1500 m
2100 - 1600 m
Gallo
cedrone
1600 - 1000 m
6,02
18,53
Francolino
di monte
Ginepro
1400 - 700 m
Rododendro
Mirtillo
Uva ursina
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30
V S D L M M G V S D L M M G V
APRILE 2010
04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1
APRILE 2010
04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1
15
8-09-2009
LUNEDÌ
dell’Angelo
14 . 95 - 270
5,58
18,57
9:01
6
Pagina 16
MARTEDÌ
S. Virginia
14 . 96 - 269
5,56
18,58
17
MERCOLEDÌ
S. Giov. B. de la Salle 5,54
19,00
14 . 97 - 268
Classe Uccelli
Ordine Galliformi
Famiglia Tetraonidi
43. FRANCOLINO DI MONTE
Nome scientifico
Caratteristiche. Uccello dell’ordine dei galliformi,
lungo circa 35-40 cm e con peso sui 450 grammi: è
il più piccolo tetraonide delle Alpi. È finemente ornato, con le parti superiori prevalentemente grigie,
ali marrone e parti inferiori bianche e screziate color
marrone, con frequenti striature più chiare ed appariscenti. In volo è molto ben visibile anche una barra
nera all’estremità della coda. La femmina ha un piumaggio screziato sui toni marroni più o meno chiari,
mentre il maschio (di taglia leggermente più grande),
si evidenzia per un ampio sottogola nero bordato di
bianco. Il maschio possiede anche una piccola cresta di penne erettili mostrata soprattutto durante i
corteggiamenti nuziali.
Habitat e diffusione. L’habitat principale è rappresentato dai boschi di conifere e latifoglie, in particolare con presenza di radure con sottobosco di
rododendri e bacche selvatiche. La sua presenza diventa più probabile nella fascia altitudinale tra i 600
ed i 1400 - 1900 m.
Riproduzione. È un uccello monogamo, le coppie si
formano durante l’inverno e all’arrivo della primavera
sono già insediate nei luoghi di riproduzione. La femmina tra la metà di aprile e la metà di maggio depone
le uova, in numero molto variabile (da 3 a 12, mediamente da 5 a 10), in una semplice buca sul terreno rivestita da piume e fogliame e posta al riparo di un
tronco. La cova dura circa 3 settimane ed i pulcini al
momento della schiusa abbandonano il nido e seguono la madre alla ricerca di cibo. La femmina alleva una sola nidiata e i piccoli sono già in grado di
volare dopo due settimane e ancora prima si rifugiano già sugli alberi per trascorrervi le ore notturne.
La loro dieta nei primi giorni di vita è composta da
insetti e larve, poi sostituiti da bacche, frutti e germogli.
Canto e richiamo. Il richiamo del maschio è un ti-titi-ti-ti acuto mentre la femmina modula un tettettettettet più morbido. I richiami, o il frullio delle ali
dell’uccello in volo, sono spesso la sola indicazione
della sua presenza, dato che la timidezza e l’habitat
del bosco fitto lo rendono difficile da vedere.
Abitudini e alimentazione. Si nutre sul terreno, assumendo prevalentemente vegetali ma talvolta
anche qualche insetto. Il maschio è molto territoriale
e può intraprendere anche violenti scontri per difendere la propria femmina e il proprio dominio da un
eventuale rivale. Tra i tetraonidi è senza dubbio la
Bonasa bonasia
(Linnaeus, 1758)
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
G V S D L M M G V S D L M M G
18
8-09-2009
GIOVEDÌ
S. Dionigi
14 . 98 - 267
5,52
19,02
19
9:01
Pagina 17
VENERDÌ
S. Maria Cleofe
14 . 99 - 266
5,50
19,03
Ph Giulio Compostella
specie più arboricola, trascorrendo buona parte della giornata
sui rami più bassi degli alberi.
Questa strategia gli consente
spesso di sfuggire all’occhio dei
suoi numerosi predatori, principalmente la volpe, i mustelidi ed i
rapaci.
Curiosità. Unico tetraonide strettamente monogamo, il francolino
SABATO
110
S. Terenzio M.
14 . 100 - 265
111
In Albis
14 . 101 - 264
5,48
19,05
DOMENICA
di monte vive in territori difesi
tutto l’anno. Il maschio effettua
delle parate territoriali durante le
quali emette il caratteristico canto
consistente in un fischio acuto. La
sua vita media è di circa 7 anni ed
è un uccello diurno.
DAVIDE BERTI
(ON - CAI BASSANO DEL
GRAPPA)
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30
V S D L M M G V S D L M M G V
5,46
19,07
APRILE 2010
04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1
APRILE 2010
04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1
112
8-09-2009
LUNEDÌ
S. Zeno
15 . 102 - 263
5,44
19,08
13
9:02
Pagina 18
MARTEDÌ
S. Martino I
15 . 103 - 262
5,42
19,10
114
MERCOLEDÌ
S. Tiburzio
15 . 104 - 261
5,40
19,11
44. SPIONCELLO
Nome scientifico
Caratteristiche. Piccolo uccello dell’ordine dei Passeriformi, appartenente al gruppo delle pispole. È
lungo 16-17 cm ed ha un aspetto slanciato, con il
becco piuttosto lungo e le zampe scure; il dito posteriore è munito di un’unghia molto lunga. La sottospecie montana in estate ha il petto rosato senza
strie, le parti superiori grigiastre, le timoniere esterne
bianche; d’inverno invece mostra il petto biancastro
striato di bruno e il sopracciglio bianco. Le sottospecie costiere sono più scure, vagamente olivastre
e con le parti inferiori fittamente striate.
Habitat e diffusione. È presente, con sottospecie
diverse, sia in montagna (A. spinoletta) che sulle
coste marine (A.s. petrosus“spioncello marino”) di
quasi tutta l’Europa. In montagna si trova oltre il limite della vegetazione arborea. In Italia è comune
sulle Alpi e in vaste zone dell’Appennino; risulta presente anche in Sardegna. È migratore parziale;
sverna in aperta campagna, nelle zone paludose o
fangose, lungo i corsi d’acqua e sui litorali marini.
Riproduzione. Costruisce il nido nelle crepe delle
rocce e ai fianchi delle scarpate, oppure al suolo fra
l’erba e i sassi; il nido è una coppa di rametti, steli
d’erba secca, muschio, crini. In montagna la depo-
sizione avviene a partire dalla metà di maggio; vengono deposte 3-6 uova di color grigio-verdastro, pesantemente punteggiate di nerastro, spesso con
delle sottili striature nere e un disegno di macchie a
corona in corrispondenza dell’estremità più larga.
L’incubazione è curata unicamente dalla femmina e
dura circa 15 giorni, dopo altri 15 giorni i piccoli lasciano il nido, nascondendosi fra l’erba e le pietre. Si
hanno due covate l’anno.
Canto e richiamo. Il canto è un sottile tsip, giip o
tsiip-ip; in volo emette una ripetizione di note: vittvitt-vitt-vitt...tritritri...tsiatsiatsia.
Abitudini e alimentazione. È un uccello terrestre.
Durante la stagione riproduttiva, si ciba soprattutto di
insetti (coleotteri, ditteri, larve) e ragni; d’inverno invece si alimenta con piccoli molluschi, alghe verdi e
semi. Quando un essere umano si avvicina al nido,
si alza in volo cantando.
Curiosità. In tedesco è chiamato Wasserpieper o
Strandpieper, in francese Pipit spioncelle, in inglese
Rock pipit, in spagnolo Bisbita ribereño.
Anthus spinoletta
(Linnaeus, 1758)
Classe Uccelli
Ordine Passeriformi
Famiglia Motacillidi
GIUSEPPE BORZIELLO (ON - CAI MESTRE)
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
G V S D L M M G V S D L M M G
115
8-09-2009
GIOVEDÌ
S. Annibale
15 . 105 - 260
5,38
19,13
9:02
116
Pagina 19
VENERDÌ
S. Lamberto
15 . 106 - 259
5,37
19,14
SABATO
117
S. Giacomo da C. 5,35
19,16
15 . 107 - 258
118
S. Galdino
15 . 108 - 257
DOMENICA
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30
V S D L M M G V S D L M M G V
5,33
19,17
APRILE 2010
04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1
APRILE 2010
04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1
119
8-09-2009
LUNEDÌ
S. Emma di G.
16 . 109 - 256
5,31
19,19
20
9:02
Pagina 20
MARTEDÌ
S. Adalgisa
16 . 110 - 255
5,29
19,20
121
MERCOLEDÌ
S. Anselmo v.
16 . 111 - 254
5,28
19,22
Classe Uccelli
Ordine Caradriformi
Famiglia Scolopacidi
45. BECCACCIA
Nome scientifico
Caratteristiche. La beccaccia misura fino a 34 cm,
pesa 300-450 g ed ha un piumaggio color foglia
morta, con barre trasversali nere su capo e collo. Gli
occhi sono grandi e collocati molto indietro sulla testa
rotonda, tali da permetterle un campo visivo di quasi
360 gradi. Il becco è lungo 6-8 cm, robusto e arrotondato all’estremità. Le zampe sono corte e ricoperte di piumaggio sino al calcagno. L’udito è
particolarmente sviluppato e le cavità auricolari sono
situate, invece che dietro gli occhi come in tutti gli
uccelli, sotto e un po’ davanti agli occhi e sono protette dal piumaggio. Ha un’andatura lenta e strisciante in quanto cammina con passi brevi e dorso
incurvato. Per i lunghi spostamenti utilizza il volo, nel
quale è agilissima. È dotata di sensi molto acuti e
sfrutta spesso il colore mimetico del piumaggio per
nascondersi al minimo segnale di pericolo, accovacciandosi contro il suolo.
Habitat e diffusione. È diffusa in tutta l’Europa e
nell’Asia centro-settentrionale. D’inverno migra in Europa meridionale, India e Cina. In Italia è comune
come uccello di passo invernale. Frequenta boschi e
terreni cespugliosi dove possa perforare col becco il
suolo umido in cerca di prede, gradisce quindi i boschi del settentrione misti a caducifoglie e le macchie sempreverdi, soprattutto dove la vegetazione è
più fitta.
Riproduzione. Durante il periodo degli amori il comportamento della beccaccia è particolarmente agitato
e compie lunghi giri sul terreno. L’incontro di due maschi dà vita a battaglie aeree accompagnate dall’emissione di fischi.
Di solito nidifica nei boschi silenziosi e solitari, specialmente nelle radure cosparse di cespugli isolati,
scavando nel terreno una piccola conca che riveste
con pochi steli secchi e muschio. La femmina vi depone solitamente 4 uova, grosse, lisce ed opache,
che cova con assiduità per circa venti giorni non allontanandosi mai dal nido.
Canto e richiamo. Durante il volo nuziale sopra gli alberi, all’alba e al crepuscolo, il maschio produce un
soffice, gracidante “orrrt, orrrt” ed un acuto starnutito “tsiuick”.
Abitudini e alimentazione. Di giorno non esce mai
all’aperto e solo al crepuscolo entra in attività cominciando a frugare tra le foglie alla ricerca di cibo. La
Scolopax rusticola
(Linnaeus, 1758)
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
G V S D L M M G V S D L M M G
122
8-09-2009
GIOVEDÌ
S. Leonida
16 . 112 - 253
5,26
19,23
9:02
123
Pagina 21
VENERDÌ
S. Giorgio
16 . 113 - 252
5,24
19,25
Ph Michele Zanetti
sua dieta comprende larve, insetti
e vermi che cattura tra le foglie
smosse con il lungo becco o direttamente nel sottosuolo del
bosco. Talvolta fruga anche tra lo
sterco dei bovini.
Curiosità. In Italia è specie cacciabile ed è considerata la regina
del bosco tanta è la sua maesto-
SABATO
124
S. Fedele da S.
16 . 114 - 251
125
S. Marco Evang.
16 . 115 - 250
5,22
19,26
DOMENICA
sità, la difficoltà nella cattura e la
squisitezza delle carni. Nelle
piume dell’ala della beccaccia esiste una particolare penna detta “
pennino del pittore“ che appunto
serve ai pittori per le rifiniture di
precisione sulle tele.
VALENTINA VERCELLI
(ON, OTAM - CAI ARENZANO)
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30
V S D L M M G V S D L M M G V
5,20
19,27
APRILE 2010
04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1
APRILE 2010
04 Aprile 2010 RIDOTTA:Layout 1
126
8-09-2009
LUNEDÌ
S. Marcellino
17 . 116 - 249
5,19
19,29
27
9:02
Pagina 22
MARTEDÌ
S. Zita
17 . 117 - 248
5,17
19,30
128
MERCOLEDÌ
S. Pietro Chanel
17 . 118 - 247
5,16
19,31
Classe Uccelli
Ordine Galliformi
Famiglia Fasianidi
46. STARNA
Nome scientifico
Caratteristiche. Nel gruppo dei fasianidi la si può descrivere come di medie dimensioni. Il corpo ha una
lunghezza tra 29 e 33 cm, l’apertura alare è di circa
45-48 cm. Il peso medio è di poco superioe a 400 g,
con lievi differenze tra maschi e femmine a seconda
della fase del ciclo annuale. Il dimorfismo sessuale
è relativo soprattutto ad alcune caratteristiche della livrea. Il maschio infatti ha una macchia bruno-scura
sul petto a forma di ferro di cavallo, comune comunque anche al 50% delle femmine, anche se in quest’ultime la macchia è più chiara e solitamente
incompleta. Per poter stabilire il sesso con sicurezza
si devono osservare la colorazione e la striatura delle
penne scapolari (le femmine presentano una striatura a forma di croce lorenese), oppure durante il periodo riproduttivo la striscia periorbitale arancione dei
maschi. Il piumaggio è principalmente di color grigio
azzurro e castano-rossiccio, i giovani sono più chiari
degli aduti. I pulcini hanno una colorazione fulva con
punteggiature e striscie nere.
introdotta in Canada e negli Stati Uniti settentrionali
per scopi venatori. Nella zona eurasiatica si riconoscono tre specie del genere Perdix ognuna tipica di
un distinto areale geografico: P. durice si trova nelle
steppe mongole e in Russia; P. hodgsoniae è tipica di
Nepal, Cina e India; in Europa si trova la specie P. perdix. All’interno della specie P. perdix sono generalmente riconosciute 7 sottospecie anch’esse tipiche
di specifiche zone geografiche. In Europa è presente
la P. perdix perdix. Alcuni autori riconoscono anche
una sottospecie italica. La starna è un uccello originario di steppe fredde, l’Italia centrale e i balcani sono
l’areale più meridionale in cui vive. Studi condotti su
starne centroeuropee dimostrano infatti che una
temperatura media superiore a 22°C durante il periodo estivo fa aumentare la mortalità dei pulcini fino
all’80%.
Habitat e diffusione. La starna è una specie politipica. La sua distribuzione è prevalentemente euroasiatica anche se nei primi del Novecento è stata
Perdix perdix
(Linnaeus, 1758)
Riproduzione. La starna è strettamente monogama
e la coppia, una volta formata, può restare unita per
tutta la vita (che peraltro in natura non supera in
media i 2 anni).
Intorno al mese di febbraio comincia la fase preriproduttiva territoriale con la formazione delle coppie
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
G V S D L M M G V S D L M M G
129
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GIOVEDÌ
S. Caterina da S.
17 . 119 - 246
5,14
19,32
9:03
130
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APRILE 2010
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VENERDÌ
S. Pio V
17 . 120 - 245
5,13
19,34
Ph Giulio Compostella
e la disgregazione delle brigate invernali. Nel mese di
aprile comincia la costruzione del nido che solitamente è una depressione del terreno tappezzata di
foglie. La deposizione avviene ad intervalli regolari di
uno-due giorni e il totale di uova deposte varia da 4 a
30, con una media di circa 15 a stagione riproduttiva.
Le uova sono covate principalmente dalla femmina e
schiudono in 23-25 gg, le nascite sono concentrate in
giugno, ma le schiuse possono andare avanti fino ad
agosto. I pulcini sono nidifughi ed il gruppo familiare
rimane omogeneo fino a 60 giorni dalla schiusa, dopo
tende ad includere adulti soli o coppie che non si
sono riprodotte.
Le ali durante il volo sono arcuate. Per quanto riguarda l’alimentazione le starne si nutrono principalmente di semi e germogli, ma la componente
animale (piccoli invertebrati) ha un’importanza notevole nelle prime tre settimane di vita dei pulcini e durante la fase riproduttiva. Le preferenze ambientali
della starna sono solitamente spazi aperti in cui colture tradizionali di cereali e foraggere sono intervallate da piccoli frutteti e vigneti, molto importante è
che vicino alle aree di foraggiamento vi siano degli
incolti erbosi o cespugliati con siepi basse e piccoli
boschi che non superino un terzo della grandezza del
territorio.
Canto e richiamo. Emette vari richiami, il più comune dei quali è quello territoriale, emesso dai maschi soprattutto al crepuscolo all’inizio della priprimavera. La voce è tipica, una nota bassa metallica
stridente e ritmica.
Curiosità. In Italia la starna si trova in uno stato di
decremento continuo perdurante da mezzo secolo. I
motivi del declino della specie sono riscontabili nell’aumento di superficie agricola coltivata a monocoltura intensiva nelle zone di pianura, nell’abbandono
dei terreni agricoli collinari e montani e in un eccessivo prelievo venatorio negli ultimi trent’anni. Le popolazioni di starna più cospicue si trovano nel Nord e
lungo l’Appennino centro-settentrionale.
Abitudini e alimentazione. La starna è un animale
stanziale e gregario, le dimensioni del gruppo hanno
andamento stagionale, in inverno infatti per razionalizzare lo sfruttamento delle scarse risorse alimentari
si possono fondere più gruppi familiari per formare
brigate composte da più di 30 individui. Il volo è radente, veloce e alterna rapidi battiti a brevi planate.
VALENTINA VERCELLI
(ON, OTAM - CAI ARENZANO)
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30
V S D L M M G V S D L M M G V
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47. QUAGLIA COMUNE
Nome scientifico
Caratteristiche. La quaglia è un Galliforme dalle dimensioni
molto ridotte, appena 18 cm ed un’apertura alare di 32-35
cm. Il piumaggio è grigio-bruno con striature nere, bianche e gialle o marroncine
sui fianchi; il capo è striato. La differenza tra maschio e femmina non è
evidente, ad eccezione di un collarino e di una macchia nera sul petto
del maschio, inoltre il petto del maschio
presenta le piume tendenti al rosso-mattone.
dono dopo una ventina di giorni e i piccoli crescono talmente
velocemente da poter seguire gli adulti nell’annuale migrazione ad appena 5-6 settimane di età. Nei luoghi di riproduzione i maschi anticipano le femmine e difendono in modo
agguerrito il loro territorio ed emettono dei particolari richiami
per attirare l’attenzione delle femmine in arrivo. Se queste
sono numerose regna la poligamia (quindi ogni maschio si
accoppia con più femmine); contrariamente, se scarseggiano, ogni maschio è monogamo (si accoppia con una
sola partner).
Habitat e diffusione. È diffusa in Europa,
Africa e Asia centrale. Buona volatrice migra
fino all’Africa e Asia meridionale. In Italia è
anche nidificante, e più abbondante d’estate
per il sopraggiungere dei migratori. Vive nella
vegetazione bassa, prati pascoli e zone steppiche. Si è addatata alle culture cerealicole e foraggere.
Riproduzione. Le femmine depongono le
uova in numero da 7 a 12 in un incavo del terreno previamente rivestito con fili d’erba ed esclusivamente
la femmina si occupa della cova (18-19 giorni) e della crescita delle giovani quaglie. Nel corso della stagione calda
essa può accudire a due successive covate. Le uova schiu-
Coturnix coturnix
(Linnaeus, 1758)
Classe Uccelli
Ordine Galliformi
Famiglia Fasianidi
Canto e richiamo. I maschi emettono dei particolari richiami (richiamo trisillabico “tuì tuitui”) per attirare l’attenzione delle
femmine in arrivo.
Abitudini e alimentazione. Migratore, si nutre di insetti, vermi
e semi.
Curiosità. La quaglia, nonostante non sia considerata
una buona volatrice, è in grado in una sola notte di coprire una distanza di 600 km ad una velocità di 60 km/orari.
Se qualcosa l’allarma preferisce fuggire con una rapida corsa,
anziché prendere il volo.
CLAUDIA PALANDRI (ON - CAI FERRARA)
48. ZIGOLO MUCIATTO
Nome scientifico
Caratteristiche. Piccolo uccello dell’ordine dei Passeriformi,
lungo circa 16 cm. Il maschio adulto ha un caratteristico disegno a strie nere sul capo grigio-cenere; anche la gola è grigia, le parti
superiori sono bruno-rossicce rigate di
nero, mentre le parti inferiori e il groppone sono color fulvo-arancio. La femmina ha una colorazione più uniforme
e più bruna. Le timoniere esterne
sono bianche, visibili quando l’uccello
muove la coda; il becco è corto, le
zampe sono bruno-rosate.
aprile, al suolo o comunque vicino al terreno, utilizzando steli
secchi di graminacee e crini per foderarlo all’interno; ai primi
di maggio vi depone 3-5 uova (raramente 6) di color grigio -pallido, violaceo
o biancastro, con filamenti bruni e qualche piccola macchia bruna o grigio-violacea. I piccoli nascono dopo 12-13
giorni e restano nel nido per un periodo
corrispondente.
Canto e richiamo. La vocalizzazione è
uno ziit secco e sottile. Canta solitamente da un punto elevato e ben esposto, emettendo una serie variata di note
acute: zi-zi-zi-zirrr, con l’ultima nota più
alta.
Emberiza cia
(Linnaeus, 1766)
Classe Uccelli
Ordine Passeriformi
Famiglia Emberizidi
Habitat e diffusione. È piuttosto comune in montagna; il suo ambiente
preferito è rappresentato dai versanti
aridi o rocciosi e ben esposti, con rada
vegetazione arborea e arbustiva,
anche vigneti. Sverna a quote inferiori,
nei fondovalle. È diffuso con sottospecie nell’Europa meridionale (Spagna, Francia meridionale, Italia, penisola balcanica), nell’Africa nord-occidentale e nell’Asia meridionale. È presente in Sicilia, ma assente dalla Sardegna e dalle isole
minori italiane.
Curiosità. In tedesco è chiamato Zippammer, in francese Bruant fou, in inglese Rock bunting, in
spagnolo E- scribano montesino.
Riproduzione. La femmina costruisce il nido alla fine di
GIUSEPPE BORZIELLO (ON - CAI MESTRE)
Abitudini e alimentazione. Spesso si posa al suolo, dove cerca il cibo:
mentre si sposta tiene spesso la coda
aperta; sta però anche sugli alberi. Si
ciba soprattutto di semi, ma anche di
piccoli insetti.
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49. LUÌ VERDE
Nome scientifico
Caratteristiche. Passeriforme dal piumaggio brillante, di un
colore verde-acceso nella parte superiore e di un colore
bianco-candido nella parte inferiore. La gola e la parte alta
del petto sono invece di un giallo che può essere più o
meno intenso. Le lunghe ali, soprattutto le secondarie,
hanno una evidente marginatura giallino-verdastro.
Per quanto riguarda il capo,
il luì verde presenta un
ampio sopracciglio giallozolfo ed un tipico becco da
insettivoro breve ed esile di
color brunastro. Dimorfismo sessuale non evidente. La sua lunghezza
totale si aggira intorno ai 12
cm, l’apertura alare varia invece da 19 a 21 cm, mentre il peso può andare da
8,5 a 12,5 grammi.
un nido costruito sul terreno in mezzo al sottobosco o in una
cavità da 4 a 8 uova biancastre con macchie scure. Il nido,
a forma di cupola con ingresso laterale, viene costruito con
foglie morte, fili d’erba e fibre di corteccia. All’incubazione
che dura 13 giorni partecipa solo la femmina che, durante
l’allevamento della prole,
viene invece aiutata dal
maschio. I piccoli abbandonano il nido dopo 11-13
giorni.
Habitat e diffusione. È diffuso in Eurasia su tutta l’area alpina generalmente fino ai
1200 metri sul livello del mare dove frequenta le aree erbose, boscose (prevalentemente faggete) con ricco sottobosco e quelle cespugliate.
Riproduzione. La femmina depone da maggio a giugno in
Phylloscopus sibilatrix
(Bechstein, 1793)
Classe Uccelli
Ordine Passeriformi
Famiglia Silvidi
Canto e richiamo. Emette
un verso praticamente monosillabico swiii.
Abitudini e alimentazione. Svolge attività prevalentemente diurna e
solitaria, che diviene invece
notturna durante la migrazione. Sverna in Africa.
L’alimentazione è prevalentemente insettivora.
Curiosità. È generalmente possibile osservarlo da aprilemaggio fino ad agosto.
PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO)
50. LUÌ PICCOLO
Nome scientifico
Caratteristiche. Paffuto e vivace passeriforme con lunghezza totale intorno agli 11 cm, apertura alare che si aggira intorno ai 17 cm e peso Ph Giulio Compostella
compreso tra 7 e 10 grammi.
Il piumaggio nella parte superiore varia da un marroncinooliva ad un marrone-grigiastro, mentre la parte inferiore
è di un giallino-paglierinosoffuso negli adulti e più
gialla nei giovani. La testa rotonda presenta un anello perioculare biancastro ed un
sopracciglio di color chiaro,
più giallo e visibile nei juvenes. La coda viene spesso
battuta nervosamente verso
il basso. Il volo è battuto, ondulato e spesso svolazzante.
Habitat e diffusione. Diffuso
in tutta Europa, nella metà settentrionale dell’Asia ed in
Africa del Nord. In Italia è largamente diffuso nelle zone collinari e montane di boschi di conifere, misti e cedui fino a
quasi 2000 metri. In pianura frequenta i parchi, i giardini, i
frutteti e le siepi.
Riproduzione. La riproduzione ha inizio in aprile con la costruzione del nido. Collocato a terra o in un piccolo cespuglio, è chiuso superiormente ed è costruito con erba secca,
rametti, foglie, muschio, strisce di fibra di tiglio e piume. Il
luì piccolo depone da 4 a 7 uova biancastre con piccole macchie scure che cova per circa
13 giorni. I piccoli lasciano il
nido dopo due settimane.
Possono avvenire due covate
all’anno.
Canto e richiamo. Emette un
canto caratteristico facilmente distinguibile costituito
da due note forti e ripetute:
chiff-chaff, chiff-chaff. In autunno i giovani emettono un
sottile siip.
Abitudini e alimentazione.
Uccello attivo ed irrequieto
alla continua ricerca di cibo.
Ha una alimentazione insettivora ed è particolarmente
ghiotto di pidocchi delle
piante e di afidi. Caccia insetti sia a terra che in volo. Svernante, migratore regolare, nidificante migratore, nidificante
sedentario parziale.
Curiosità. Sia in inglese che in tedesco il luì piccolo viene
chiamato con un nome onomatopeico, che riproduce cioè il
suono emesso dal volatile: Chiffchaff in inglese e Zilpzalp
in tedesco.
PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO)
Phylloscopus collybita
(Vieillot, 1817)
Classe Uccelli
Ordine Passeriformi
Famiglia Silvidi
Fly UP