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PESTO FRESCO REFRIGERATO: PROBLEMATICHE
PESTO FRESCO REFRIGERATO: PROBLEMATICHE MICROBIOLOGICHE Il pesto ligure è una salsa da condimento a base di olio di oliva, basilico, anacardi, noci, formaggio grana o pecorino, a seconda della ricetta, sale pinoli e aglio. La conservabilità del prodotto è affidata all’applicazione controllata dei principali parametri chimico-fisici quali pH, attività dell’acqua (aw), temperatura di conservazione ed eventuale trattamento termico. Poiché il calore esercita una azione dannosa sul basilico, soprattutto sull’aroma e sul colore, diverse aziende hanno scelto la via della refrigerazione come unico sistema di conservazione, con conseguente riduzione della vita commerciale del prodotto. Da un punto di vista microbiologico, il pesto refrigerato è fortemente a rischio in quanto può essere contaminato da microrganismi derivanti sia dalle materie prime che dai processi di lavorazione. La contaminazione del basilico da parte di microrganismi patogeni quali Salmonella sp., Listeria monocytogenes ed Escherichia coli O157:H7 dipende molto spesso dall’irrigazione dei campi con acque inquinate o dalla fertilizzazione con letame o residui di liquame (Previdi et al., 1997). Sono pertanto di fondamentale importanza la qualità delle materie prime, il rispetto di Buone Pratiche di Lavorazione, l’applicazione del sistema HACCP e il rigoroso mantenimento della catena del freddo fino al consumo. Da uno studio condotto sul comportamento di tali patogeni, non sporigeni, inoculati in pesto fresco refrigerato del commercio, è emerso che nelle condizioni di aw (0,85 – 0,94), pH (5,2 – 5,4) ed alla temperatura di refrigerazione di 4°C non si è osservato alcun accrescimento di tali microrganismi e nei 90 giorni di osservazione si è osservata una inattivazione di circa 2,1 riduzioni decimali per L. monocytogenes, 1,3 per E. coli O157:H7 e 1,0 per Salmonella (Previdi et al., 2002). Per quanto riguarda il Clostridium botulinum, essendo ubiquitario lo si ritrova in un’ampia varietà di alimenti, sia di origine animale che vegetale. La presenza di spore, in numero ridotto, è pressoché inevitabile ma non rappresenta un pericolo per il consumatore in quanto il botulismo è causato dall’ingestione della neurotossina prodotta in seguito alla germinazione e crescita del patogeno nell’alimento a valori elevati (≥105 ufc/g). La germinazione delle spore presenti e la crescita del batterio possono essere inibite dal pH, dall’attività dell’acqua, dalla combinazione dei due fattori, di conservanti , dalla temperatura e dal tempo di conservazione (EFSA, 2005). I ceppi di C. botulinum sono suddivisi in quattro gruppi, i più importanti dal punto di vista sanitario appartengono al gruppo I (proteolitici, mesofili) e gruppo II (non proteolici, saccaroliti, psicrotrofi). Il valore minimo di pH necessario per la crescita dei ceppi proteolitici è 4,6, mentre per i ceppi non proteolitici il limite è sopra pH 5,0; i ceppi proteolitici sono incapaci di crescere quando il valore di aw è < 0,94, mentre i ceppi non proteolitici non crescono ad aw < 0,97 (Tab. 1). Per ridurre il pericolo del C. botulinum negli alimenti “minimally processed” si può ricorrere a molte differenti combinazioni di pH e aw inoltre per alimenti non pastorizzati, quali il pesto fresco, anche la temperatura di conservazione e la shelf-life sono fattori fondamentali e critici per il controllo della sicurezza microbiologica (Rational and Harmonization Report, 1999). TAB. 1- CONDIZIONI MINIME DI ACCRESCIMENTO Fattori Temperatura pH Attività dell’acqua (aw) Group I (ceppi proteolitici, mesofili) 10°C 4.6 0.94 (10% NaCl) Group II ( ceppi non-proteolitici, psicrotrofi) 3.0°C 5.0 0.97 (5% NaCl) Considerando solo la temperatura come fattore di controllo, il valore minimo di crescita per i ceppi proteolitici risulta essere 10°C e per quelli non proteolitici 3,3°C. Le temperature di conservazione degli alimenti refrigerati normalmente utilizzate (4-8°C) perciò possono da sole essere un accettabile fattore di sicurezza contro il botulismo se si fissano appropriati tempi di conservazione. Nel caso dei ceppi non proteolitici la crescita si ha solo se la shelf-life è lunga, mentre per i proteolitici si ha solo se si realizza un moderato o grave abuso della temperatura di conservazione (De Felip, 2001). Pertanto sulla base dei valori limite di accrescimento di C. botulinum si può dichiarare che nel pesto fresco refrigerato l’accrescimento e la conseguente produzione di tossina dei ceppi non proteolitici saranno controllati da valori di aw del prodotto≤0,96 mentre per i ceppi proteolitici il controllo sarà effettuato attraverso una temperatura di conservazione <10°C. Inoltre per valutare la possibilità di accrescimento del microrganismo a diverse combinazioni di pH, aw e temperatura, possono essere utilizzati modelli predittivi liberamente disponibili; un esempio ”Combase Predictor” (www.combase.cc). A titolo esemplificativo è riportato un grafico, elaborato attraverso i modelli di predizione, in cui si evidenzia una linea di confine tra crescita e non crescita di microrganismi sporigeni in rapporto alla combinazione dei fattori aw e pH, in alimenti che richiedono un controllo tempo/temperatura per la sicurezza (FDA). Riferimenti bibliografici • • • • • • M.P.Previdi, I.Riccardi, E.Cerati , Ind.Conserve, 2002 77, 127 M.P.Previdi, E.Vicini, N.Squarcina, C. Lusardi, Ind.Conserve, 1997 73, 272 The EFSA Journal (2005) 199, 1-65 “Clostridium spp in foodstuffs” G.De Felip (2001). In : Recenti sviluppi di igiene e microbiologia degli alimenti. 1aedizione Tecniche nuove EUROPEAN COMMISSION – Harmonization of Safety Criteria for Minimally Processed Foods, Rational and Harmonization Report FAIR Concerted Action FAIR CT96-1020, 1999 FDA - Evaluation and Definition of Potentially Hazardous Foods - Appendix C. Scientific Data Used to Develop the Framework. www.fda.gov Last Updated: 06/03/2013 Dipartimento di Microbiologia Maria Paola Previdi Silvana Barbuti Parma, 28 Agosto 2013