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L`Europa dica la sua sulla Rete

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L`Europa dica la sua sulla Rete
DELLE
www.corrierecomunicazioni.it
n°8. 12 maggio 2014
[email protected]
13
Ilfuturo
futurodiInternet
Internet
«L’Europa dica la sua sulla Rete»
► Maura Gambassi (Iscom): «Sull’Internet governance la strategia più efficace sarà quella concordata
con gli Stati europei. Importante chiudere la transizione prima della scadenza del mandato di Obama».
L’Italia avrà voce in capitolo come gli altri? «Sulla carta sì». Ma va fatta chiarezza sui ruoli
vertici ?
Fino al 30 settembre 2015, data di scadenza del contratto tra Icann e governo
Usa, ci saranno molti eventi in cui si parlerà dell’argomento. L’Istituto Superiore è coinvolto nella problematica
in diverse sedi, quindi sicuramente
vi sarà una nostra partecipazione ad
altri appuntamenti internazionali, tra
cui il prossimo meeting Icann di Londra a giugno cui parteciperà Rita Forsi,
direttore dell’Istituto Superiore Cti, rappresentante aggiunto nella Governmental
Advisory Committee di Icann.
Esiste il rischio che Paesi come
l’Italia abbiano meno voce in capitolo?
Almeno sulla carta no.
L’Agenda di Tunisi stabilisce che tutti i governi
debbano essere sullo stesso
piano (“on equal footing”). Ora
la discussione è sul campo di azione di
questa espressione: lo sono solo i governi
o anche gli tutti gli stakeholder? Il paragrafo 4 dello Statement di San Paolo,
lucianamaci
Sull’Internet governance la strategia più efficace sarà quella “concordata
con gli altri Stati membri europei”: a
dirlo è Maura Gambassi, funzionario
dell’Istituto superiore delle comunicazioni e tecnologie dell’informazione
del Mise, che ha preso parte in rappresentanza dell’Italia a NETmundial, la
conferenza internazionale sul futuro del
governo della Rete andata in scena dal
23 al 24 aprile a Sao Paulo. Una tappa
importante nel percorso di consultazione
internazionale avviato dall’Icann (Internet Corporation for Assigned Names and
Numbers), organizzazione californiana preposta a sicurezza, stabilità e
interoperabilità di Internet, dopo
lo storico annuncio del 17 marzo:
in quella data l’amministrazione
Obama ha fatto sapere che, entro
settembre 2015, passerà “alla comunità globale dei multistakeholder le
funzioni fondamentali legate al Domain
Naming System (Dns)”, sistema che as-
Il modello Usa-centrico è ormai
anacronistico; Internet è una
risorsa globale e pubblica e tale
deve essere la sua governance
sicura a chi digita l’indirizzo di un sito di
finire nel posto giusto. Da allora è iniziata una consultazione globale coordinata
dall’Icann e caratterizzata da incontri in
varie parti del mondo in cui tutti gli stakeholder - governi, imprese, esperti di Ict,
accademici, associazioni no profit - sono
chiamati a dare il loro contributo. Anche
l’Italia, appunto, che in questo contesto
ritiene importante concordare un punto
di vista comune nell’ambito dell’Unione
europea.
Gambassi, cosa è emerso dal vertice?
È stato il primo incontro sull’Internet
governance con approccio davvero multistakeholder, sin dalle fasi preparatorie
del meeting. Il punto di partenza per i
lavori dei partecipanti al meeting è stato
il documento di sintesi redatto sulla base degli oltre 180 contributi provenienti
da settore privato, governi, accademici,
comunità tecnica e dalla società civile di
tutto il mondo e poi esposto a ulteriore
pubblica consultazione. Con un po’ di
ottimismo si potrebbe dire che questo
evento ha segnato l’inizio ufficiale una
governance di Internet di tipo bottom-up,
in cui le decisioni vengono prese sulla
base dei contributi e delle esigenze di tutti
coloro che sono coinvolti nella tematica e
non sono più imposte dall’alto. È stato un
evento che ha anche garantito apertura e
inclusività: trasmissione streaming delle
sessioni plenarie, traduzione simultanea
in sette lingue, drafting session aperte ai
partecipanti, interventi in partecipazione
remota garantiti come quelli dei presenti.
Qual è stato il contributo del
governo italiano al dibattito sulla
maura gambassi
funzionaria Iscom (Mise)
roadmap per l’evoluzione dell’Internet governance?
L’Italia, attraverso l’Istituto Superiore
delle Comunicazioni e delle Tecnologie
dell’Informazione (Cti), ha partecipato
attivamente ai lavori di preparazione coordinati dalla Commissione Ue, durante
il meeting, è intervenuta rinnovando la
propria adesione al modello multi-stakeholder, con la speranza che il risultato
di NETmundial costituisca una base comune e una visione condivisa per tutti
gli stakeholder. Il nostro Paese, in linea
con la posizione della Ue, ritiene necessario che la Rete sia singola, aperta, libera, sicura, affidabile e non frammentata.
Sarebbe auspicabile, tuttavia, maggiore
chiarezza nella definizione dei ruoli e delle responsabilità degli stakeholder nella
gestione delle risorse Internet, anche considerando che i governi sono responsabili
delle politiche pubbliche.
Cosa significherà in concreto per
l’Italia il passaggio da un modello
Usa-centrico a un modello multistakeholder?
Il modello Usa-centrico è ormai anacronistico. Come ha detto il commissario europeo all’Agenda digitale Neelie
Kroes, Internet è una risorsa globale,
comune e pubblica e, quindi, tale deve
essere la sua governance. È importante
che nel nuovo modello multistakeholder
anche i processi decisionali siano multistakehodler e non più top down. Ancora non si sa cosa cambierà nel nuovo
modello multistakeholder, quindi non
è possibile dire se e cosa cambierà per
l’utente finale. Per ora le premesse sembrano buone, visto che nello Statement di
San Paolo vengono ribaditi, tra gli altri,
il principio della libertà di espressione e
il principio dell’accessibilità di Internet
in cui si stabilisce che anche le persone
con disabilità debbano godere di pieno
accesso alla Rete.
Non c’è il rischio che il controllo
finisca in parte nelle mani di governi autoritari e quindi inclini alla
censura del web?
La speranza è avere una rete Internet
più sicura e trasparente. Fortunatamente a NETmundial i governi che si sono
pronunciati a favore della sovranità nazionale anche su Internet rappresentano
ancora una minoranza.
Come intende incidere l’Italia sul
processo di consultazione internazionale che sta intraprendendo l’Icann? C’è una strategia in merito?
L’Istituto Superiore sta monitorando
le principali sedi in cui viene affrontata
la problematica e ritiene che una strategia concordata con gli altri Stati membri
europei potrebbe rivelarsi quella più efficace. Intendete partecipare a ulteriori
In Italia occorre promuovere
la partecipazione di tutti
gli attori per affrontare il tema
dell’Internet governance
“Punti da discutere ulteriormente dopo
NETmundial”, pone questo come il primo problema da affrontare.
Prevede un percorso agevole o
accidentato?
Tutto dipenderà dai tempi di implementazione della transizione. Se necessario, il contratto che scade a settembre
2015 potrebbe essere prorogabile per altri
due anni. Le prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti saranno nel 2016.
Nonostante gli attacchi è ragionevole
pensare che Obama non torni indietro sulle proprie decisioni: è importante quindi
che la transizione si chiuda prima della
scadenza del suo mandato.
In definitiva sta risultando efficace questa modalità di consultazione collettiva?
Sì e i numeri parlano da soli: 180 contributi iniziali, circa 1400 commenti al
documento, poco meno di 1000 delegati
presenti fisicamente a San Paolo. E nemmeno un mese prima c’era stato il meeting di Singapore dell’Icann, a cui avevano partecipato molte delle persone che
poi sono intervenute anche a San Paolo.
Ma è un argomento per addetti
ai lavori o a suo parere dovrebbe
avere maggiore risonanza nel panorama politico italiano?
In Italia occorre promuovere la partecipazione e sensibilizzazione di tutti gli
attori coinvolti per affrontare l’Internet
governance in tutte le sue accezioni tecniche, politiche, sociali, legali, discusse
in una molteplicità di forum tra cui quelli
dell’Itu, dell’Igf (Internet governance forum) e dell’Hlig (High Level Group on
Internet governance).
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