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Le storie degli studenti - University of Milano

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Le storie degli studenti - University of Milano
Paola: «Voglio lavorare per l’arte e per la cultura»
Paola studia Comunicazione nei mercati dell’arte e della cultura presso l’Università IULM, un corso
di laurea scelto per coltivare la sua passione per l’arte.
Ci racconti come hai scelto il tuo percorso di studi?
Amo il teatro e dal momento che non vedevo possibilità di lavoro nella pratica artistica, ho deciso
di studiare la teoria. Fra le varie offerte formative ho preferito il corso interdisciplinare della IULM,
perché attratta dalla possibilità di studiare anche gli aspetti economici e della comunicazione,
importanti nel mondo del lavoro.
Ho scelto questo ateneo anche perché è molto comodo per chi, come me, ha problemi motori:
lezioni concentrate in un’unica sede, possibilità di parcheggio e numerosi ascensori e scale mobili.
Quali progetti hai per il tuo futuro?
Tra un mese mi laureo, poi mi iscriverò a una magistrale in linea con gli studi fatti nel settore.
Quali sono i tuoi interessi extrauniversitari?
Amo la cultura, mi piace andare al cinema, ai concerti, visitare le mostre. E poi adoro viaggiare e
dedicarmi alla cucina. Il mio sport preferito è il nuoto.
Cosa ne pensi dell’iniziativa delle dieci università lombarde di unirsi in un network per
sostenere gli studenti con disabilità?
L’iniziativa è interessante, anzi ottima. Spero che non si tratti solo di parole, ma che si riesca
veramente a fare qualcosa di utile.
Hai qualche suggerimento da dare alle università per migliorare i servizi ai
diversamente abili?
È necessario instaurare un dialogo maggiore con le famiglie degli studenti, per capire le esigenze
specifiche soprattutto di chi è fuori sede. Bisogna anche cercare di creare un clima amichevole, che
favorisca le interazioni fra gli studenti. Il servizio di assistenza al di fuori dell’orario delle lezioni per
chi risiede nei residence universitari dovrebbe essere garantito e gratuito. Ho visto casi di ragazzi
che non escono mai dalle loro stanze se non per le lezioni perché non possono farlo: non è giusto
che affrontino un percorso, necessario nella società attuale, come quello dell’università
completamente soli e abbandonati a loro stessi. E poi sono necessarie semplificazioni a livello
burocratico, risulta davvero difficile per alcuni andare in mille uffici diversi a consegnare moduli. Un
ultimo consiglio riguarda l’offerta di Stage: servono offerte mirate. A me è mancata l’opportunità di
inserirmi in ambienti culturali quali organizzazioni di eventi, gallerie e musei.
Dalla Sicilia al Politecnico di Milano per inseguire un sogno
Andrea (nome di fantasia), 26 anni, ha conseguito la laurea specialistica in Ingegneria Gestionale
presso il Politecnico di Milano e oggi lavora in una società di consulenza dove si occupa di
performance improvement and risk management.
Ci racconti come hai scelto il tuo percorso di studi?
Sono appassionato di nuove tecnologie e di materie a carattere scientifico-matematico da sempre.
Dopo il liceo, grazie alla competenza specifica acquisita in ambito informatico, insieme all’interesse
e all’orientamento personale verso la concretezza e verso gli aspetti pragmatici della quotidianità,
mi sono ritrovato a scegliere la facoltà di Ingegneria Informatica. Finita la triennale ho deciso di
trasferirmi a Milano per proseguire gli studi e iscrivermi alla Laurea Specialistica in Ingegneria
Gestionale presso il Politecnico di Milano, scelta dettata non solo dal desiderio di rendere più
completa la mia formazione individuale, ma anche da una valutazione fatta sui vantaggi in termini
di opportunità lavorative.
Quali sono i tuoi interessi extrauniversitari?
Durante il tempo libero mi dedico allo sport, soprattutto al calcio praticato a livello semiprofessionistico. Mi piace anche andare al cinema e trascorrere le serate con gli amici.
Quello che hai studiato è servito alla tua professione e a trovar lavoro?
Sicuramente quello che ho studiato è servito a trovare un impiego qualificante e soddisfacente e in
parte ha anche contribuito a sostenere le attività di cui sono responsabile attualmente.
Sicuramente devo ringraziare i due anni di magistrale, determinanti per creare quelle conoscenze e
competenze specialistiche più facilmente reinvestibili in ambito professionale. Per questo motivo
vorrei consigliare a tutti i miei colleghi di non abbandonare mai l’idea di specializzarsi, nonostante il
percorso possa risultare spesso impegnativo e faticoso, specialmente quando si unisce studio e
lavoro come nel mio caso. Ma la soddisfazione finale ripaga tutte le fatiche.
Di cosa ti occupi e come sei arrivato a fare questo lavoro?
Da un paio di anni lavoro in una importante società di consulenza e mi occupo di performance
improvement and risk management per clienti privati e pubblica amministrazione. Partecipo a
progetti che durano mediamente da tre a sei mesi e collaboro sempre in team di lavoro. Questa
organizzazione interna mi permette di sperimentarmi in molteplici attività e di confrontarmi con
persone diverse.
Cosa ti piace del tuo lavoro?
Il momento più piacevole del mio lavoro riguarda sicuramente la trasferta, che rappresenta non
solo una divertente alternativa alla vita da ufficio, ma anche la preziosa opportunità di conoscere
nuovi ambienti di lavoro e l’occasione di relazionarsi con figure professionali differenti. In generale
mi sento felice, gratificato e motivato nella crescita individuale e professionale. L’azienda in questi
due anni mi ha già riconosciuto due promozioni e l’ambiente di lavoro si presenta giovane,
collaborativo e particolarmente stimolante. Questo tuttavia non esclude la continua curiosità verso
il mercato esterno, la voglia di rinnovarsi e il pensiero che in un lontano futuro possa un giorno
tornare a vivere in Sicilia.
Qual è la tua giornata tipo?
Quasi tutte le mie giornate vengono scandite dagli impegni lavorativi e per tale motivo si possono
distinguere essenzialmente in due tipi. La giornata trascorsa in ufficio, dove mi occupo
prevalentemente di riordinare documenti, elaborare dati, organizzare le presentazioni e partecipare
ad eventuali riunioni. Solitamente verso le 18.00 la giornata si conclude e posso così dedicarmi
alle attività di tempo libero (ad esempio l’altra sera grande sfida a calcetto con i colleghi).
Diversamente si caratterizza la giornata di lavoro in trasferta, che in qualche modo stravolge tutte
le abitudini quotidiane, a partire dagli orari. Si affronta la giornata con uno spirito diverso, più
predisposti agli imprevisti a ai cambiamenti, anche perché spesso ci si avventura in brevi viaggi o
si trascorrono le notti in albergo.
Cosa ne pensi dell’iniziativa delle dieci università lombarde di unirsi in un network per
sostenere gli studenti con disabilità?
Non conosco nel dettaglio tutte le proposte e le iniziative legate a questo coordinamento avendo
usufruito – in termini di coordinamento lombardo - solo del portale CALDjob per rimanere
aggiornato in merito alle offerte lavorative presenti sul territorio di Milano e provincia. Penso si
tratti di una valida iniziativa, specialmente immaginata nell’ottica di riuscire a creare nuove sinergie
e un più ampio ventaglio di opportunità e alternative per noi utenti e per noi disabili.
Hai qualche suggerimento da dare alle università per migliorare i servizi ai
diversamente abili?
Credo che ogni ateneo dovrebbe continuare ad erogare supporti tecnologici, strumentazioni, ausili
e tutoraggio per permettere a tutti di frequentare i corsi e sostenere gli esami. Per quanto riguarda
la mia esperienza personale vorrei solo sottolineare l’importanza della qualità delle persone che ci
affiancano durante questo lungo percorso. Oltre al sostegno didattico e tecnologico, che sono stati
certamente indispensabili, in alcuni momenti critici sono stati fondamentali anche un sostegno
psicologico, un incoraggiamento e un rinforzo personale. Fortunatamente la mia disabilità non
compromette in modo importante la sfera di autonomia e di indipendenza ma particolari condizioni
cliniche avrebbero impedito la regolare frequentazione e la conquista di competenze professionali
per me tanto fondamentali in assenza di attenzioni e strategie mirate alla mia persona e alle mie
difficoltà. Ognuno di noi viene inoltre da vissuti diversi, da esperienze magari di privazione,
esclusione o limitazione che potrebbero rendere più fragili alcuni aspetti legati alla sicurezza
personale, alla motivazione e all’autostima. Scoprire un ambiente che sostiene e che ‘normalizza’ le
differenze consente un percorso di vita scolastico e propedeutico alla futura vita adulta. Questo è
il beneficio più prezioso di cui poter usufruire.
Matteo: «Voglio diventare un giornalista»
Matteo (nome di fantasia) ha scelto di iscriversi al corso di studio in Scienze della Comunicazione
presso l’Università dell’Insubria per diventare un giornalista.
Ci racconti come hai scelto il tuo percorso di studi?
Dopo il diploma ho deciso di iscrivermi al corso di laurea in Scienze della Comunicazione per
diventare un giornalista. All’inizio pensavo di frequentare come uditore, poi ho chiesto al Servizio
studenti disabili di ricevere sostegno durante le lezioni e di essere affiancato da un tutor alla pari,
un compagno di corso, cioè, che mi aiutasse nello studio. L’Università, inoltre, mi ha concesso un
piano educativo personalizzato ed ora ho quasi completato tutti gli esami. Devo dire che è stato
fondamentale il supporto dei docenti, dal personale dell’Ateneo, dell’Ufficio disabili e dei miei
compagni di corso. Un’altra esperienza gratificante, tuttora in corso, è lo stage presso la Biblioteca
della Facoltà di Medicina, Scienze Matematiche Fisiche e Naturali e presso la Biblioteca della
Facoltà di Economia.
Quali sono i tuoi interessi extrauniversitari?
Faccio parte degli scout, un ambiente che mi ha permesso di socializzare ma anche di imparare a
conoscere e aiutare gli altri.
Quali progetti hai per il tuo futuro?
Entro il prossimo anno voglio laurearmi.
Cosa ne pensi dell’iniziativa delle dieci università lombarde di unirsi in un network per
sostenere gli studenti con disabilità?
È importante che gli Atenei facciano squadra per condividere esperienze e buone pratiche.
Hai qualche suggerimento da dare alle università per migliorare i servizi ai
diversamente abili?
Gli Atenei potrebbero dar più risalto all’esperienza formativa universitaria degli studenti con
disabilità, anche per far conoscere le storie di successo a livello formativo e professionale. Inoltre,
sarebbe importante che, anche in ambito universitario, venissero concesse delle opportunità
lavorative agli studenti con disabilità.
«Voglio aprire un'agenzia viaggi», il progetto di Samuele Frasson
Samuele Frasson, 26 anni, è iscritto al corso di laurea in scienze linguistiche e letterature
straniere, indirizzo gestione delle organizzazioni turistiche presso l'Università Cattolica di Milano e
sogna di aprire un'agenzia viaggi.
Ci racconti come hai scelto il tuo percorso di studi?
La scelta del corso di studi è stata molto semplice: fin da bambino le mie passioni sono sempre
state i viaggi e le lingue straniere. Leggendo i piani di studio dei vari atenei, sono rimasto
incuriosito dalla proposta dell’università Cattolica. Alla triennale, il mio corso si chiamava Esperto
Linguistico per il Management e il Turismo. Si trattava di un corso adatto a me in quanto mi
permetteva di proseguire la mia formazione linguistica, iniziata al liceo, e di approfondire il tema
del turismo. Inoltre, al servizio integrazione studenti disabili ho trovato persone molto competenti
che mi hanno rassicurato sulle difficoltà e hanno dimostrato di poter aiutare un ragazzo non
vedente ad affrontare il cammino di studi in totale tranquillità.
Quali sono i tuoi interessi extrauniversitari?
I miei interessi extrauniversitari rispecchiano quelli di un ragazzo della mia età: mi piace ascoltare
musica, leggere libri (soprattutto fantasy), viaggiare e informarmi sull’attualità. Tra l’altro, lavoro
saltuariamente come guida presso la mostra “dialogo nel buio”, che si tiene all’istituto dei ciechi di
Milano.
Come immagini il tuo futuro?
Nell’immediato futuro prima di tutto vorrei laurearmi; poi mi piacerebbe trovare un lavoro che sia
inerente al mio percorso di studi, e che esuli un po’ dalle tipiche professioni che spesso i non
vedenti sono costretti a svolgere. In particolare, mi piacerebbe lavorare a contatto con le persone
e parlare le lingue studiate, ossia inglese e spagnolo. Il sogno nel cassetto è quello di creare
un’agenzia viaggi che organizzi soggiorni in tutto il mondo fruibili in autonomia anche dai ciechi.
Cosa ne pensi dell’iniziativa delle dieci università lombarde di unirsi in un network per
sostenere gli studenti con disabilità?
Credo che l’idea di creare un network delle università lombarde per sostenere gli studenti disabili
sia assolutamente ottima, poiché lo scambio di conoscenze ed esperienze può portare ad offrire un
servizio sempre migliore, più qualificato e idoneo alle esigenze degli studenti.
Hai qualche suggerimento da dare alle università per migliorare i servizi ai
diversamente abili?
Non ho particolari suggerimenti da dare per migliorare i servizi ai disabili, mi auspico solo che si
continui a mettere questi studenti nelle condizioni di affrontare gli studi al pari degli altri, fornendo
accompagnamenti ed eventualmente ausili dove necessario. Inoltre, dovrebbero essere sviluppate
ovunque iniziative in favore dell’integrazione, come quella che è stata organizzata lo scorso maggio
all’Università Cattolica, intitolata “mettimi nei miei panni”. In una giornata, gli studenti normodotati
hanno potuto provare bendati o in carrozzina percorsi semplici e abituali come andare ai servizi,
prendere l’ascensore, richiedere un libro in prestito, accompagnati da studenti disabili. A mio
avviso, questi eventi sono molto utili per sensibilizzare in maniera simpatica gli studenti sulle
esigenze di chi è più in difficoltà.
Stefano, dalla Bocconi al corporate controller
Stefano Valent, 28 anni, ha conseguito la laurea magistrale in Economia e management delle
Amministrazioni Pubbliche e delle Istituzioni Internazionali presso l'Università Bocconi. Attualmente
lavora come corporate controller presso la R.F. Celada, azienda che commercia macchine utensili.
Ci racconti come hai scelto il tuo percorso di studi?
Dato il mio forte interesse per l’area economico-aziendale, ho scelto di iscrivermi all’Università
Bocconi, ateneo prestigioso e dall’innovativo modello didattico, già durante il quarto anno di liceo
scientifico. E analizzando l’offerta formativa della Bocconi, ho deciso d’intraprendere la
specializzazione in public management, attratto dal carattere poliedrico delle materie di studio
nonché dall’influenza dell’interesse collettivo locale ed internazionale nell’analisi economica.
Quali sono i tuoi interessi extrauniversitari?
I miei interessi spaziano dalla storia, con le sue fasi di transizione geopolitiche, alla filosofia, con
particolare riguardo al dibattito sul cosiddetto principio di responsabilità, passando per
l’antropologia, con lo studio delle minoranze. Inoltre, mi piace viaggiare e visitare luoghi
d’interesse artistico, magari per vedere qualche esposizione surrealista.
Quello che hai studiato è servito alla tua professione e a trovar lavoro?
Gli studi che ho compiuto mi hanno permesso, nel giro di pochissimo tempo, di trovare un lavoro
pienamente coerente con quanto studiato, anche grazie al contributo del Career Service
dell’Università che mi ha messo in contatto con i recruiters; così a settembre, nel giro di due mesi
dalla cerimonia di proclamazione, ero già proiettato nel mondo del lavoro, all’interno della Divisione
Public Entities di una società di consulenza americana. Dopo più di due anni nella società di
consulenza, scaduto il contratto, ho trovato lavoro vicino a casa presso R.F. Celada, azienda che
commercializza macchine utensili. Entrato in contatto tramite un’agenzia di lavoro, dopo tre mesi
mi è stata proposta l’assunzione diretta a tempo indeterminato come corporate controller.
Cosa ti piace del tuo lavoro?
Il ruolo che ricopro é interessante perché, oltre che ad essere tutt’altro che routinario, mi permette
di approfondire le tematiche del controllo di gestione per un’azienda coinvolta in un processo di
internazionalizzazione e di espansione.
Qual è la tua giornata tipo?
La mia giornata inizia con sveglia alle 7:30, entrata alle 8:30, riunione con il mio responsabile, il
Direttore operativo, alle 10:00, pausa pranzo 12:30 – 13.15 e uscita alle 17:15. Nel tardo
pomeriggio jogging lungo la pista ciclabile del Naviglio ed il mercoledì sera nuoto in piscina.
Cosa ne pensi dell’iniziativa delle dieci università lombarde di unirsi in un network per
sostenere gli studenti con disabilità?
La creazione di un network per il sostegno degli studenti con disabilità è un passo che va nella
giusta direzione perché permette di creare le giuste sinergie e scambiarsi le best practices al fine di
rendere più accessibile e valorizzare l’esperienza universitaria per un’utenza con disabilità.
Hai qualche suggerimento da dare alle università per migliorare i servizi ai
diversamente abili?
I servizi erogati dalle università sono migliorati negli ultimi anni; tuttavia l’eliminazione delle
barriere architettoniche e, più in generale, l’accessibilità sono ancora delle criticità. Come prossimo
step si dovrebbero risolvere i problemi legati al trasporto e all’housing, collaborando con società di
servizi e organizzazioni di volontariato.
«Voglio aiutare gli altri». La storia di Cristina
Cristina, 28 anni, ha una laurea triennale in Scienze dell’Educazione e a breve conseguirà anche la
laurea specialistica in Consulenza Pedagogica e Ricerca Educativa presso l’Università degli Studi di
Bergamo. E sempre presso l’Università di Bergamo, in attesa di laurearsi, lavora come centralinista
e addetta alla portineria.
Ci racconti come hai scelto il tuo percorso di studi?
Alle scuole superiori ho frequentato il liceo socio-psico-pedagogico, le materie di questo indirizzo di
studi mi sono sempre interessate e così ho deciso di approfondirle iscrivendomi al corso
universitario in Scienze dell’educazione. Il mondo del sociale, il poter costruire qualcosa per
aiutare, far star bene gli altri mi ha sempre affascinato.
Quali sono i tuoi interessi extrauniversitari?
Dal 2005 faccio parte di un gruppo di volontariato denominato “Noialtri onlus” che ha l’obiettivo di
far trascorrere alcune ore di divertimento a dieci ragazzi con diverse disabilità. Ci incontriamo due
volte al mese e organizziamo gite, cene, feste e nel mese di agosto anche una minivacanza.
Sempre dal 2005 faccio anche parte del complesso polifonico vocale e strumentale “Legictimae
Suspicionis” composto da una ventina di elementi. Cantiamo diversi generi dal sacro al profano, dal
moderno al contemporaneo. All’attivo abbiamo circa una quarantina di concerti, abbiamo
partecipato a Verona alla ventesima edizione del concorso internazionale per canto corale
classificandoci secondi nella nostra categoria. Abbiamo anche fatto diverse trasferte in particolare
due gemellaggi in Polonia e a Bolzano. Sono un’appassionata lettrice di romanzi fantasy, amo il
teatro e i musical.
Quello che hai studiato è servito alla tua professione e a trovar lavoro?
Non necessariamente. Il lavoro è arrivato per caso e non avrei mai pensato di fare questa
professione, ma per il momento va bene così. Spero un domani di poter fare qualcosa che mi
soddisfi un po’ di più.
Di cosa ti occupi e come sei arrivato a fare questo lavoro?
Lavoro presso l’Università degli Studi di Bergamo da l novembre del 2006. La mia mansione
principale è quella di centralinista, poi al bisogno mi sposto in portineria o all’ufficio delle
spedizioni, anche se qui non sono di grande aiuto perché i macchinari non sono dotati di software
ingrandenti, sono ipovedente. Sono arrivata a fare questo lavoro grazie ad un’e-mail inviatami
dall’ufficio servizio ai disabili dell’università, che mi informava di un concorso riservato a persone
disabili.
Cosa ti piace del tuo lavoro?
Del mio lavoro mi piace potermi mettere a disposizione degli altri, degli studenti
matricole che non si sanno bene orientare nella struttura universitaria.
soprattutto
Qual è la tua giornata tipo?
Sveglia alle 6:00. Vado al lavoro con i mezzi pubblici e ci impiego circa 1:30 sia all’andata che al
ritorno. Ci sono giorni in cui lavoro sia la mattina sia il pomeriggio, altri solo mezza giornata. I
pomeriggi liberi sono dedicati allo studio, sto preparando la tesi per la laurea specialistica.
Cosa ne pensi dell’iniziativa delle dieci università lombarde di unirsi in un network per
sostenere gli studenti con disabilità?
È un’ottima iniziativa. Secondo me è fondamentale che ci sia uno scambio, un confronto, un
dialogo tra le 10 università. Così facendo ci si può rendere conto dei diversi servizi presenti sul
territorio e collaborare con le università più carenti per renderle più accessibili a tutti. Spero che
questa iniziativa non sia solo una convenzione che rimanga sulla carta ma che venga sfruttata al
meglio.
Hai qualche suggerimento da dare alle università per migliorare i servizi ai
diversamente abili?
Un consiglio è quello di creare una rete di scambio dei testi audio per facilitare lo studio sia a chi
ha disabilità visive sia a chi soffre di dislessia.
«La mia vita tra università e teatro». La storia di Patrizia
Patrizia ha 47 ed è iscritta al terzo anno del corso di laurea in filosofia presso l’Università degli
Studi di Milano. Per 25 anni ha lavorato come infermiera presso alcuni ospedali della città, oggi si
divide tra lo studio e la sua passione per il teatro.
Ci racconti come hai scelto il tuo percorso di studi?
Ho scelto questo corso di laurea perché sono interessata alle materie filosofiche e soprattutto
perché credo sia un percorso di studi che possa tener allenata la mente e allargare i mie orizzonti
di pensiero.
Quali sono i tuoi interessi extrauniversitari?
Amo il teatro e quando posso assisto dal vivo agli spettacoli, in particolare di Beckett, Moliere,
Ceckov: li adoro. Sono così affascinata dal palcoscenico che quest’anno mi sono iscritta a un corso
di teatro tenuto dalla compagnia “Salpasipario”. Ma non è la mia sola passione: una volta a
settimana, infatti, seguo un corso di cucina per imparare a creare dei piatti elaborati.
Quali progetti hai per il tuo futuro?
Voglio concludere gli studi e rendermi autonoma.
Cosa ne pensi dell’iniziativa delle dieci università lombarde di unirsi in un network per
sostenere gli studenti con disabilità?
È un’iniziativa importante, molto utile per gli studenti in quanto possono essere supportati nel loro
percorso di studi e possono socializzare con altre persone.
Hai qualche suggerimento da dare alle università per migliorare i servizi ai
diversamente abili?
Sarebbe auspicabile che venisse istituito un tutoraggio continuativo nella preparazione degli esami.
Inoltre, avere più aule e più spazi dedicati alla disabilità, potrebbe incrementare la possibilità di
studiare con più profitto e migliorerebbe le relazioni sociali. Inoltre, le università potrebbero
organizzare delle iniziative per il tempo libero, sia nella conoscenza del territorio e delle iniziative
presenti nel milanese, sia nell’organizzazione di vacanze in gruppo o momenti ricreativi.
Gabriele, lo studente che parteciperà alle Paralimpiadi di Londra
Gabriele Ferrandi, 28 anni, è iscritto al Corso di Laurea di Neurobiologia presso la Facoltà di
Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi di Pavia ed è un’atleta del centro
universitario sportivo di Pavia. Nel 2012 parteciperà alle Paralimpiadi di Londra.
Ci racconti come hai scelto il tuo percorso di studi?
Già da piccolo ero appassionato di animali e natura. Con il passare del tempo, nonostante abbia
coltivato svariati interessi, al momento di scegliere il corso di studi, ho optato per la cosa che mi
appassiona di più: la biologia.
Quali sono i tuoi interessi extrauniversitari?
Al primo posto vi è sicuramente lo sport. In particolare il tiro con l’arco, attività che pratico ormai
dal 2005 quando il Servizio di Assistenza ed Integrazione degli Studenti Disabili dell’Università di
Pavia ha avviato uno specifico programma di avviamento alle attività motorie per gli studenti con
differenti disabilità. Ma non è il mio unico interesse: sono infatti appassionato di musica, canto e
computer.
Quali progetti hai per il tuo futuro?
Sicuramente laurearmi entro breve e poi partecipare alle prossime Paralimpiadi di Londra 2012.
Sono diventato infatti un atleta agonista e gareggio per il Centro Universitario Sportivo di Pavia. Ho
partecipato nel 2011 ai campionati mondiali a Torino classificandomi nono e successivamente sono
stato convocato per la gara internazionale di Stoke Mandeville classificandomi sesto. Ed è così che
ho ottenuto la qualificazione per le Paralimpiadi di Londra 2012.
Cosa ne pensi dell’iniziativa delle dieci università lombarde di unirsi in un network per
sostenere gli studenti con disabilità?
È sicuramente una bella iniziativa che permetterà a diversi studenti disabili di interagire e
confrontarsi a 360 gradi, aiutando così le università a migliorare i propri servizi.
Hai qualche suggerimento da dare alle università per migliorare i servizi ai
diversamente abili?
Si potrebbe migliorare la formazione del personale volontario, parlo dei ragazzi che svolgono il
servizio civile o che sono in part time, in modo da migliorare ancora di più i servizi ai ragazzi
diversamente abili.
Alessandra Grotta: «Dopo il dottorato voglio dedicarmi alla ricerca»
Alessandra Grotta, 26 anni, è una giovane biostatistica con la passione per il teatro. Tra un anno
completerà il dottorato presso la Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università degli Studi di MilanoBicocca (attualmente si trova in Svezia dove sta lavorando alla tesi di dottorato) e poi si dedicherà
alla ricerca in ambito clinico.
Ci racconti come hai scelto il tuo percorso di studi?
Ho sempre avuto la passione per i numeri, sin da piccola. Quando ho conseguito la maturità
scientifica ero però indecisa tra Statistica e Scienze dei Beni Culturali, la scelta è poi ricaduta sul
corso di studi che mi avrebbe dato maggiori opportunità lavorative.
Quali sono i tuoi interessi extrauniversitari?
Sono molto concentrata sullo studio e sulla ricerca, ma ho frequentato alcuni corsi di teatro.
Cosa ti piace del tuo lavoro?
Il dottorato mi dà la possibilità di lavorare a stretto contatto con persone motivate che si occupano
di diversi ambiti: informatico, medico, statistico. E poi, quello della ricerca, è un settore in cui tutti
hanno voglia di collaborare e di condividere le proprie professionalità. Insomma, rendersi conto
che un medico, ad esempio, ha bisogno delle tue competenze, è davvero una bella soddisfazione
professionale.
Ci racconti la tua giornata tipo?
Cambia ogni giorno: solitamente la mattina seguo i corsi o sono al Galeazzi dove sto facendo uno
stage, altri giorni lavoro in università o da casa.
Come lo immagini il tuo futuro?
Mi piacerebbe lavorare in un Istituto di Ricerca, magari nell’ambito clinico - medico. Ora però
guardo agli obiettivi più immediati: fino a giugno sarò in Svezia per lavorare alla mia tesi di
dottorato.
In cosa consiste il lavoro della tua tesi?
Sto sviluppando delle metodologie statistiche finalizzate a valutare le relazioni causa/effetto in
ambito medico.
Cosa ne pensi dell’iniziativa delle dieci università lombarde di unirsi in un network per
sostenere gli studenti con disabilità?
È fondamentale che ogni Ateneo metta la propria esperienza a disposizione di altre università. Io
sono arrivata in Bicocca dieci anni fa, quando l’Ufficio disabili era appena nato: ho seguito la
crescita e l’evoluzione dell’ufficio. Adesso ha davvero tutto. Penso però ad un ateneo che deve
creare un Ufficio disabili dal nulla: è imprescindibile il supporto di un altro ente che abbia già
esperienza in tal senso.
Hai qualche suggerimento da dare alle università per migliorare i servizi ai
diversamente abili?
Non bisogna limitarsi ad abbattere le barriere architettoniche, bisogna pensare anche ad abbattere
le barriere relazionali che potrebbero venirsi a creare in strutture non adeguate: mi riferisco, ad
esempio, alla tipica aula universitaria, quella con i gradoni. Ecco, in quelle aule chi ha una disabilità
motoria si deve sedere in fondo o davanti alla cattedra. E in quel caso come ci si relaziona con i
compagni? Nella mia classe eravamo in pochi, ma mi son sempre chiesta cosa sarebbe successo se
avessi scelto un corso di studio con tanti iscritti. Insomma, sono in classe ma come ci sono? Penso
sia davvero necessario abbattere le barriere a 360 gradi.
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