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Non puoi sentirlo fino a quando non ci vai. Lo porta il vento

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Non puoi sentirlo fino a quando non ci vai. Lo porta il vento
Itinerario Marche mary:Layout 1
15-09-2009
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Non puoi sentirlo fino a quando non ci vai.
Lo porta il vento, presenza costante nell’entroterra
e sul mare. Colline di silenzio e preghiera, frazioni
dove il tempo sembra essersi fermato. E i sapori?
Si assaggiano paese dopo paese, dalle specialità di
mare come il brodetto a quelle di terra, come la porchetta
o gli antipastini di verdure dal gusto stuzzicante e naturale.
Se poi ci abbini un bicchiere di Verdicchio
sarà difficile tornare indietro.
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i
itinerario enogastronomico
Le colline
del silenzio
Itinerari Le Colline del silenzio, nelle MArche
Itinerario Marche mary:Layout 1
Text: Maria Zanolli
Photo: Archivio fotografico Marche
Itinerario Marche mary:Layout 1
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informazioni
Viaggiare
nelle Marche
gli indirizzi:
Regione Marche
www.turismo.marche.it
dove dormire
Tenuta San Settimio
Palazzo di Arcevia (AN)
Tel. +39 0731 9905 / 9912 Fax +39 0731 9912
[email protected] www.sansettimio.it
Tra Arcevia e San Lorenzo in Campo, in un panorama
splendido in mezzo alle colline, non lontano da Corinaldo, Mondavio e Castellone di Suasa c’è la Tenuta San Settimio: resort, sporting club, spa e centro
benessere.
Lungo le curve
tra un borgo e l’altro
Non ero mai stata nelle Marche fino a qualche anno fa. Da lombarda mi ero abituata
a frequentare la Liguria o la Toscana, entrambe regioni incantevoli, e chissà perché,
andando verso Roma, non avevo mai pensato di fare tappa in quella regione di cui
oggi non posso fare a meno. È stato un veneto a portarmi. Per loro, da Padova, la
strada è più dritta, in tre ore sei già in provincia di Ancona.
Quello che forse ti colpisce di più di questa regione - fin dal nome, plurale - è trovarsi a un certo punto del viaggio sul pendio di una collina, girare lo sguardo a trecentossesanta gradi e vedere immense vallate (verdi, gialle o bianche a seconda
delle stagioni) così vaste da farti mancare il fiato. L’altra sorpresa, che scopri subito dopo, è accorgerti che sulle cime delle colline spuntano borghi
inaspettati, castelli “in aria”, tutti apparentemente simili e poi così diversi e variegati quando vai a visitarli.
Così mi sono innamorata delle Marche, ma c’è anche un altro motivo - e probabilmente è quello più forte - che mi porta ogni anno a tornarci: il silenzio.
In un rustico nell’entroterra, con le stelle che non vedi mai durante l’anno - e se sei
fortunato in compagnia di una volpe appena scesa dalla valle - con un vento fresco
da maglioncino capisci quanto rumore hai lasciato a casa e quanto “poco” basta per
ritrovare se stessi. Questa sensazione mistica la ritrovi passeggiando tra le viuzze
dei castelli medievali e dei borghi, visitando i santuari e i luoghi di Leopardi.
E anche se ad Ancona, ad Ascoli Piceno, a Macerata o a Pesaro-Urbino ritrovi forse
un po’ di quel rumore a cui siamo ormai assuefattti, ci sono sempre le colline e la natura ad abbracciarti o un’insenatura indimenticabile di mare verde-azzurro.
Poi c’è la gente e le loro tradizioni. Conosco una signora di Madonna del
Piano a Pergola che si chiama Olanda. Ha quasi 90 anni ed è davvero in gamba. Ogni
volta che passiamo da lei ci prepara una crostata con la marmellata. Ha una casa modesta, con le galline, l’orto e quello che basta per farsi da mangiare. Un altro dei
suoi piatti forti sono le verdure ripiene: melanzane, zucchine, fatte con il pane, e mentre le mangi senti il profumo dell’erba. Natalino, che vive non lontano dalla signora
Olanda, lavora nei campi, alleva i maiali e fa dei salami da far perdere la testa. Le tradizioni della cucina marchigiana si mantengono anche grazie a queste persone. La
regione si può conoscere attraverso i suoi sapori, passando, nell’entroterra, per il
tartufo di S. Angelo in Vado, di Acqualagna, di Sant’Agata Feltria, per il prosciutto di
Carpegna, per il salame di Fabriano, per il Verdicchio di Jesi, il Bianchello del Metauro,
il Rosso Piceno e Conero, per Lacrima a Morro d’Alba e, poi, lungo le coste, dove il
pesce la fa da padrone.
Hotel Bonconte
Urbino
via delle Mura 28
Tel +39 0722 2463 Fax +39 0722 4782
[email protected] www.viphotels.it
Nel centro storico di Urbino, l’ideale per conoscere
da dentro la città.
Agriturismo Casa Rossi
60026 Numana (AN)
Via Marina II 6
Tel/Fax +39 071 7391456
www.agriturismocasarossi.it
Situata nelle colline di Marcelli di Numana, "Casa
Rossi" offre uno dei più bei paesaggi marchigiani, sorgendo infatti nell'area del Parco del Conero. È possibile ammirare alle sue spalle la bellezza di paesi
come Castelfidardo, Recanati e Loreto. A due passi
c'è il mare, reso unico dal caratteristico contorno
del Monte Conero. Solo 10 camere per un soggiorno
intimo.
Bed & Breakfast
Podere del fagiano
contrada rofanello, 28 Tolentino (MC)
Zona: Lago delle Grazie
Telefono: 0733 967622
Itinerario Marche mary:Layout 1
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Dove andare, cosa fare
Grotte
di Frasassi
A Genga c’è uno spettacolo da non perdere, uno dei complessi carsici più affascinanti e noti d’Italia. Stalattiti sospese che
ti guardano dall’alto, trasparenze d’alabastro, colonne, atmosfere suggestive e
uniche: è un viaggio affascinante quello
nelle famose Grotte di Frasassi. Un percorso sotteraneo dentro grotte, cunicoli,
androni, piani sovrapposti. La cavità maggiore, la Grotta grande del vento,
fu scoperta nel 1971 dal Gruppo Speleologico marchigiano del CAI di Ancona. Le
grotte sono state via via attrezzate e dal
1974 aperte ai visitatori per una lunghezza
di circa 1500 metri. Il consiglio è di chiamare e prenotare la visita guidata (75 minuti). Tra le grotte imponenti, l’Abisso
Ancona (180x120m) è una delle più vaste
di tutta Europa.
www.frasassi.com
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Dove andare, cosa fare
Dove andare, cosa fare
Quando segui la strada sulle colline e
giungi al piccolo paese marchigiano rimani
impressionato dall’antica cinta muraria
che lo racchiude. Se ti capita, poi, di assistere a una rievocazione storica, lo spettacolo è garantito.
Da visitare a Mondavio è la Rocca (148292) che rivela la mano di Francesco
di Giorgio Martini; al suo interno è
allestito il Museo di Rievocazione storica e Armeria, con manichini in costume e armi dal ‘400 al ‘700. Su
piazza Matteotti prospettano il Palazzo municipale, dove è custodita
una Madonna col bambino di
Carlo da Camerino e il chiostro
del convento di San Francesco in cui è allestito il Museo Civico: qui troviamo
le tele di Giuliano Presutti e Federico Barocci e ceramiche di produzione marchigiana con un tabernacolo
in legno del 1610. Nei dintorni non dimenticatevi di visitare Corinaldo: rimarrete affascinati dalle sue mura (tra le
meglio conservate della regione) e dal suo
centro storico, già consistente a metà ´300
quando venne distrutto per volere di Egidio Albornoz e ricostruito adattandolo
alla morfologia del luogo.
Sono ancora le mura, innalzate dai Montefeltro nei primi anni del Cinquecento, ad
accoglierti in una delle città più belle
d’Italia (patrimonio dell’umanità Unesco):
Urbino. Tra i luoghi da non perdere, passeggiando nelle viuzze di questo gioiello,
c’è il Palazzo Ducale dove risiedette
Federico da Montefeltro, una dimora che, racconta Montaigne “contiene
tante stanze quanti sono i giorni dell’anno” e Giorgio Vasari giudicò “mirabile”.
Il palazzo è sede della Galleria nazionale
delle Marche che custodisce capolavori
noti in tutto il mondo: la Muta e
S.Caterina d’Alessandria di
Raffaello, il Cristo benedicente del Bramantino, l’Ultima
cena e la Risurrezione di Tiziano. Un altro luogo da scoprire è
l’Oratorio di San Giovanni Battista, una chiesa tardotrecentesca con
un complesso di affreschi definito come il
più bello dello stile gotico internazionale
italiano.
Mondavio e
Corinaldo
Urbino
Dove andare, cosa fare
Sirolo e Numana
Sono i due gioielli - insieme a Portonovo – che caratterizzano la
Riviera del Cònero. Fortificato dalla famiglia dei Cortesi
nell’XI secolo Sirolo fu poi ceduto ad Ancona nel 1225. Di tipica
struttura castrense, il paesino è una terrazza sul mare pulitissimo
del Cònero, dove possiamo trovare interessanti architetture: la
Chiesa della Madonna del Rosario, la chiesa del
SS. Sacramento con il portale quattrocentesco e la parrocchiale di San Nicolò (1765). Arrivati a Sirolo non si può perdere
il borghetto vicino, Numana, antico porto piceno risalente all’VIII secolo a.C. Qui si può ammirare il santuario del Crocifisso, l’ex
Palazzo
vescovile,
l’Antiquarium e la torre del Pincio. Tra questi paesi,
da scoprire sono le splendide e appartate insenature.
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Dove andare, cosa fare
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Dove andare, cosa fare
San Leo
Pellegrinaggio
a Loreto
Eventi da segnalare:
Calendario
Eventi
nelle Marche
Enogastronomia
A Senigallia
PANE NOSTRUM
FESTA INTERNAZIONALE DEL PANE
17-20 settembre
www.panenostrum.com
“Un solo papa, un solo Dio, un sol forte di
San Leo”. Così, e in molti altri modi, è stato
definito il borgo di San Leo. Eppure sembra
non abbastanza. Collocato sopra un
enorme masso calcareo, esprime ancora
oggi l’essenza di un luogo inaccessibile.
L’origine del nome si fa derivare dal
santo dalmata, compagno di San Marino, che nel IV secolo avrebbe evangelizzato la zona diventando primo vescovo.
Furono prima i longobardi e i bizantini e
poi i guelfi e i ghibellini a contendersi queste terre. I Carpegna ebbero qui un
feudo dal XIII secolo fino al Cinquecento.
Passò poi ai Della Rovere e dopo il 1631,
allo Stato della Chiesa divenendo
una prigione che venne chiusa solo nei
primi anni del XX secolo. Nel centro del
borgo è da visitare Piazza Dante, la Pieve,
il Duomo e il Forte.
Unica per il suo mare, invidiata per la distesa di vallate gialle e verdi, romantica
per i suoi “castelli” in aria, la regione delle
Marche è speciale anche per un altro
aspetto: quello religioso. Disseminata
di luoghi di fede, la meta simbolo è senza
dubbio Loreto. La prima notizia di un
luogo di culto nella città ha origini più
antiche di quelle di Lourdes: è del 1294
e la tradizione dice che qui arrivò, dalla
Palestina, dopo una breve sosta in terra
istriana, la casa di Nazareth dove
Gesù visse dopo il ritorno dall’Egitto. Visitata da circa 200 santi e beati, e da numerosi Papi, il santuario della Santa
Casa di Loreto è un edificio dalla
straordinaria valenza artistica che vide
all’opera gli architetti e gli artisti più importanti del tempo: Baccio Puntelli,
Bramante, Andrea Sansovino,
Giuliano da Sangallo e Antonio da Sangallo il Giovane. L’interno (un’aula lunga 93 metri e larga 60) è
uno spazio pensato per accogliere l’enorme
massa di fedeli. Tra i gioielli del santuario
c’è la Santa Casa: il rivestimento
marmoreo disegnato da Bramante come reliquario che celebra le glorie della vita
terrena della Madonna.
Altri eventi
t
Marche
A Civitanova stival-expò | Graphicfes
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Domo 360
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24-27 settembr .com
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A San Sisto
MOSTRA MICOLOGICA REGIONALE
26 settembre-4 ottobre
www.sansistofungo.it
A Sant’Angelo in Vado
46° MOSTRA NAZIONALE
DEL TARTUFO BIANCO
dal 10 ottobre al 1 novembre
www.mostratartufo.it
A Cantiano (PU)
MOSTRA MERCATO
DEL TARTUFO BIANCO
della Valle del Balbano e Bicchiere della Staffa
www.tartufobianco.eu
A Cupramontana
SAGRA DELL’UVA
Prima domenica di ottobre
www.sagradelluva.com
A Morro d’Alba
FESTA DEL LACRIMA
E TARTUFO DI AQUALAGNA
Ogni terzo fine settimana di ottobre
Info: 0731/63013
A Macerata
LEGUMINARIA
ottobre 2009
Mostra mercato e sagra dei legumi, prodotti tipici e mostra micologica.
www.leguminaria.it
A Montemonaco
SAGRA E MOSTRA MERCATO
DELLA CASTAGNA
www.montemonaco.com
A Montefortino
FESTIVAL DEL TARTUFO
DEI MONTI SIBILIINI
www.iltartufodeisibillini.it
Ad Ancona
FIERA DELLA PESCA
21-23 maggio 2010
www.fieradellapesca.it
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Coniglio al finocchio selvatico
tradizionale di San Leo
INGREDIENTI per 4 porzioni
1 coniglio grosso (tenendo anche il
fegato e i reni)
3 spicchi d’aglio
1 hg di pancetta
finocchio selvatico fresco (un mazzetto consistente)
vino bianco secco
olio, sale e pepe
È la ricetta tipica di San Leo. Si
prende un coniglio grosso e si lavora bene tagliando la testa e facendolo scolare. Nel frattempo si
prepara un infuso con il finocchio
selvatico e gli spicchi d’aglio pelati e
lasciati interi. Si scola il finocchio selvatico e l’aglio, tenendo l’acqua di
cottura. Tritare aglio e finocchio e
impastare insieme alla pancetta tritata. Salare e pepare abbondantemente il coniglio dentro e fuori.
Spalmare l’interno del coniglio con
l’impasto di pancetta, inserire anche
il fegato e i reni interi oppure tagliuzzati. Chiudere il ventre del coniglio
con stuzzicadenti e legare con lo
spago per arrosti. Cuocere in forno,
precedentemente riscaldato, a 120°
per circa due o tre ore bagnandolo
spesso con il vino bianco e l’infuso.
l’idea in più ...
Ricette marchigiane consigliate da Pane Nostrum
Lo Chef della “Trattoria Rimante” di Senigallia propone:
Passatelli fatti in casa
con crema di ortiche
e Casciotta di Urbino
INGREDIENTI per 10 porzioni
1kg di pan grattato
12 uova intere
150 gr farina 00
80 gr burro
10 gr. noce moscata
30 gr di sale
200 gr di Grana Padano
500 gr di ortica
250 gr di besciamella
Casciotta di Urbino
a scagliette
per completare il piatto
Mettere il pane grattato a fontana e riempire il centro della buca con le
uova; aggiungere il parmigiano, una grattata di noce moscata, e sale.
Amalgamare con le mani gli ingredienti fino a far raggiungere all'impasto
una certa compattezza; intanto portare ad ebollizione il brodo. Far riposare l'impasto almeno cinque minuti.
Passare l'impasto a pezzetti nello schiaccia patate a buchi grossi. (sarebbe meglio usare l'apposito attrezzo che consiste in un disco concavo con due maniglie da premere sui pezzi d'impasto ricavandone i
passatelli) ricavare i passatelli. Allinearli su un vassoio di carta. Farli cuocere nel brodo fino a quando affioreranno in superficie.
Lessare le foglie di ortica in abbondante acqua salata, scolarla e tritarla finemente, aggiungendo la salsa basciamella per creare un
composto omogeneo.
Scolare i passatelli, aggiungere la salsa e decorare con scaglie di
casciotta di Urbino.
Eventi da segnalare:
Calendario
Eventi
nelle Marche
Mostre
A Macerata
Palazzo dei Cardinali Pallotta
LE STANZE DEL CARDINALE
CARAVAGGIO, RENI, GUERCINO, PRETI
A cura di Vittorio Sgarbi
23 maggio-12 novembre 2009
www.lestanzedelcardinale.it
A Gradara
SULLE ORME DEL CIRCO
28 febbraio -1 novembre 2009
www.gradarainnova.com
Rievocazioni Storiche
www.rievocazionimarche.it
Musica e danza
A Castelfiardo (Ancona)
FESTIVAL INTERNAZIONALE
DELLA FISARMONICA
13-18 ottobre
www.festivalcastelfidardo.it
A Civitanova
CIVITANOVA DANZA.
FESTIVAL INTERNAZIONALE
NEL NOME DI ENRICO CECCHETTI.
www.civitanovadanza.it
A Pesaro
GAD, FESTIVAL NAZIONALE
D’ARTE DRAMMATICA
www.festivalgadpesaro.it
A Fano
FANO FILM FESTIVAL
19-24 ottobre 2009
www.fanofilmfestival.it
A Corinaldo
HALLOWEEN
LA FESTA DELLE STREGHE CORINALDO
29-31ottobre
www.missstrega.it
l’idea in più ...
Dolce povero
(per quattro persone)
4 fette di pane fresco marchigiano casereccio meglio se cotto a legna
Vino Lacrima di Morro d’Alba q.b.
Zucchero q.b.
Tagliare il pane in diagonale cercando di fare delle fette lunghe,
metterle in un piatto spolverare con lo zucchero e bagnare il pane
con la lacrima di Morro D’Alba.
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Tipicità Locali
Territorio: Senigallia
Pane
del Duca
Il Pane del Duca è dedicato a Giovanni
Della Rovere, nominato Signore di Senigallia, in provincia di Ancona, nel 1474 da
Papa Sisto IV. Viene preparato con farina di
grano tenero da agricoltura biologica certificata, acqua dei monti opportunamente
decalcificata e un lievito ottenuto dal
quotidiano rinnovamento del lievito
madre.
Curiosità
non c’è
pane marchigiano
Per assaggiare il che visitare la fiera internamiglior occasione um (dal 17 al 20 settembre
zionale Pane Nostr ni marchigiani di filiera troa Senigallia). Tra i parro, il Pane da Agricoltura
allo.
verete il Pane al Fa
del Duca e il Pang
Biologica, il Pane
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Curiosità
nelle
lla casciotta avviene
La preparazione de
me ieri, seco
gi
og
e
res
sa
pe
il comcampagne del
e affida alla donna
condo l’usanza ch ione del formaggio, come
raz
ito di
pito della prepa
mpre affidato il comp
all’uomo viene da se
.
macinare il grano
Verdicchio
Di Jesi
Territorio: Urbino
Casciotta
di Urbino
La vera “Casciotta d’Urbino” è prodotta
esclusivamente nel territorio della provincia di Pesaro-Urbino, secondo tecniche
casearie di radici antiche, consolidate nei
secoli, rigidamente regolamentate. L’area
geografica in cui è viene prodotta, dal
punto di vista pedo-climatico è tranquilla
e ha sempre garantito la produzione, in
primavera, di un formaggio pregiato. È un
formaggio grasso a pasta semicotta, ottenuto con latte di pecora intero in misura
variabile da un minimo del 70 ad un massimo dell’80%, e di latte di vacca intero per
il restante 20-30% proveniente da due mungiture giornaliere.
Il sapore è dolce, caratteristico del latte
di provenienza.
Territorio: Marche
È una tecnica antica quella del Verdicchio, proposta per la prima volta dagli
etruschi e poi perfezionata dai galli senoni.
Così il vitigno ha iniziato a essere coltivato nelle Marche. Lungo i pendii che
stringono la valle dell’Esino il clone originario si è ben acclimatato: la natura del
terreno di medio impasto con prevalenza di
sabbia, le ore di soleggiamento e i regolari
andamenti metereologici contribuiscono
alla presentazione di un eccellente vino
bianco dall’aspetto cristallino, dal tenue
colore giallo con evidenti riflessi verdognoli. Si caratterizza, inoltre, dall’ampio e
fragrante aroma con ricordo dell’albicocca dal gusto saporoso e intenso.
Territorio: Morro d’Alba (provincia di Ancona)
Tartufo
bianco e nero
Territorio:Jesi
Lacrima di Morro
Curiosità
d’Alba
rico Barche nel 1167 Fede
Narra la leggenda zzare questo vino allorché,
barossa poté appre città di Ancona, scelse
posto l'assedio allaora il Castello di Morro
come propria dim
d'Alba.
Tra i prodotti tipici delle Marche il tartufo bianco e nero è uno dei più rinomati.
La sua produzione è legata alla natura del
terreno, al clima, all’esposizione, alle specie legnose o erbacee con cui il tubero vive:
se quello bianco è legato ai terreni marmoso-calcarei e argillosi, quello nero vive
in suoli con una componente calcarea elevata. Tutta la zona dell’Appennino pesarese - e in particolare l’alta valle del
Metàuro con Sant’Angelo in Vado - è ricca
di tartufo bianco pregiato.
Curiosità
tunno,
lta del tartufo, in au
Nel periodo di racco rose fiere nazionali tra cui
si concentrano numelo in Vado, sede del cenquella di Sant’Angetartuficultura all’avanguartro sperimentale diie di microrizzazione.
dia per le tecnolog
Nasce da un vitigno autoctono antico, il
Lacrima, che veniva tradizionalmente maritato all'olmo e all'acero e si coltivava
nelle ricche alberate che caratterizzavano le colline del territorio di produzione. Il nome Lacrima deriva dal fatto che
la buccia dell'uva, quando arriva al punto
di maturazione, si fende, lasciando gocciolare (lacrimare), il succo contenuto. Alla
vista si presenta colore rosso rubino carico
con riflessi violacei. All'olfatto ha un profumo gradevole intenso abbastanza persistente, ampio, fruttato con riconoscimenti
di frutta /ciliegia e prugna) e di fiori (rosa
appassita e viola mammola). Al gusto è
asciutto, leggermente tannico, leggero di
corpo abbastanza equilibrato. È un vino
che si sposa con i primi piatti tradizionali
della regione, con antipasti di pesce azzurro marinato o in carpione con lo stesso
vino, con le carni bianche. Va bevuto alla
temperatura di 18°C.
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l’itinerario
Scopriamo
la valle del Metàuro,
da Fano a Urbino
Si tratta di un percorso adatto per chi ha voglia di attraversare le colline
marchigiane alla scoperta di centri minori che hanno comunque molto
da raccontare. Partiamo da Fano e dalle sue viuzze dove si passeggia
volentieri scoprendo la sua antica storia. Bisogna tornare indietro nel
tempo fino a Giulio Cesare che, varcato il Rubicone occupò nel 49 a.C.
“Fanum”. Col passare degli anni, poi, troviamo i combattimenti di Federico I Barbarossa, le lotte tra guelfi e ghibellini, il dominio dei Malatesta. Nel borgo ci sono i segni di queste vicende: l’Arco di Augusto, il
Palazzo Malatesta, le Arche malatestiane e la Rocca, ma anche edifici
interessanti più recenti come il Teatro della Fortuna.
Nei dintorni di Fano, verso Mondavio, si può visitare l’eremo di Monte Giove,
fondazione camaldolese del 1650.
Attraversando le colline si arriva a Orciano di Pesaro, un borgo in cui merita una visita la chiesa di S. Maria Nuova (attribuita a Baccio Pontelli). Siete
così alle porte di Mondavio, un altro borgo delizioso caratterizzato dalla sua
poderosa Rocca. Oltre il fiume Cesano vi consiglio di dirigervi verso Corinaldo e il pretesto per una visita al paese può essere la Contesa del Pozzo
della Polenta (week-end di luglio), una manifestazione che rievoca i festeggiamenti dopo la vittoria riportata dai corinaldesi nell’estate del 1517
contro l’esercito di Francesco Maria I Della Rovere che per venti giorni aveva
posto l’assedio al castello senza però riuscire ad espugnarlo.
Si prosegue poi per San Lorenzo in Campo dove merita una visita la chiesa
di S.Lorenzo, iniziata nel VII-VIII secolo. Le colline e il silenzio continua e le
stradine si fanno sempre più strette e suggestive nel panorama marchigiano. La direzione è per Pèrgola, fondata con molta probabilità all’inizio del
XIII secolo. Qui è d’obbligo una sosta culturale al Museo dei Bronzi Dorati
da Cartoceto, è l'unico gruppo di bronzo dorato esistente al mondo giunto
dall’età romana ai nostri giorni.
Il complesso rappresenta un probabile gruppo familiare, composto in origine da due coppie di figure femminili ammantate e velate, e da due cavalieri in veste militare d’alto rango, con cavalli riccamente ornati.
Ma le sorprese di quest’area non sono finite qui. Non lontano, attraversando una valle di boschi, ai piedi del monte Càtria, c’è un luogo che Dante
citò nel canto XXI del Paradiso: è l’eremo di Fonte Avellana.
continua///
Nelle immagini, in alto una veduta della Serra S.Abbondio,
eremo di fonte Avellana, nell’immagine a sinistra invece, uno
scatto delle sale interne del Teatro della Fortuna a Fano.
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Tipicità Locali
Territorio: Marche
la porchetta
e il salame
Tra i simboli della cucina dell’entroterra,
la porchetta alla marchigiana viene preparata sia nella misura piccola sia in quella
grossa. Per imbottirla si adoperano finocchio selvatico, molto aglio a spicchi interi,
rosmarino, sale e pepe, il tutto imbevuto di
vino bianco secco. Un altro prodotto tipico
della regione è la soppressata di Fabriano:
si prepara con carne magra macinata e rimacinata unita a dadi di pancetta, salata,
impepata, insaccata nelle budella dello
stesso maiale, quindi affumicata e poi stagionata. A Fabriano si trova pure un ottimo
salame di carne della coscia non tritata ma
tagliata col coltello.
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La chiesa romanico-gotica ha pianta a croce
latina e cinquecentesco
è il Crocifisso sull’altare
maggiore. A destra c’è
la cappella di S. Pier Damiani e l’ingresso all’eremo. Un busto del
poeta e una lapide indicano che qui soggiornò
Dante. Continuando nell’itinerario
incontriamo
Frontone e poi Cagli dove
svetta il bellissimo Torrione
ellissoidale (l’unico elemento
rimasto della Rocca commissionata a Francesco di Giorgio Martini dai Montefeltro).
La città è famosa per il Palio
dell’Oca che si tiene ad agosto, ma anche per ricercare le
opere della pittura settecentesca di Gaetano Lapis, nativo del
luogo. Tra gli edifici da visitare c’è il Palazzo Comunale e la Chiesa di San
Giovanni Battista. Da non perdere il percorso nella Galleria del Furlo, scavata
dai romani quando era imperatore Vespasiano.
Dopo questo viaggio “sotto la storia” si incontra un altro borgo, Fossombrone,
la “residenza di campagna” dei signori di Urbino. Nel 1444 arrivarono qui i
Montefeltro e prima era di proprietà dei Malatesta che fecero costruire la
Rocca nella Cittadella, tuttora visibile. Fossombrone è l’ultimo paese nelle
colline marchigiane prima di Urbino, una delle più affascinanti città delle Marche, se non la più bella dove si trovano alcuni dei capolavori della pittura mondiale, come la Muta di Raffaello.
Lo Chef della “Trattoria Rimante”
di Senigallia propone:
La Panzanella
Curiosità
iale è
gastronomico il ma
Dal punto di vista te della regione appennil’elemento unificanto di Carpegna al salame
nica, dal prosciut ppa che si lavora ancora
di Fabriano, alla cori.
con ricette familia
Preparata con pane raffermo messo in ammollo
con aceto e acqua, poi
condito con verdure tritate (sedano, carote, cetriolil, pomodori) e un filo
d’olio extravergine
d’oliva, sale e pepe.
Si può degustare come
antipasto o accompagnata con arrosti di carne
o pesce marinato.
“Un viaggio nelle Marche, non frettoloso,
porta a vedere meraviglie…”
G. Piovene, Viaggio in Italia, 1957
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