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Tocchi Somatici e psicorintocchi
Tocchi Somatici e psico-rintocchi Relazione di: Giordan Signoretto Laurea in Scienze Motorie Osteopata D.O. MRO. I. studente iscritto alla Facoltà di Scienze e Tecniche Cognitive Università di Rovereto Abstract L’Osteopatia è una disciplina manuale che si serve di particolari test con l’obiettivo di cercare le zone di “restrizione di mobilità” del corpo e, attraverso tecniche correttive, ripristina la fisiologia di movimento tenendo conto dei parametri che costituiscono i normali ranges anatomo-fisiologici. Durante la ricerca delle disfunzioni somatiche, si entra in contatto stretto con il corpo del soggetto in esame e s’instaura una particolare relazione empatica tra operatore e persona in trattamento. Nel lavoro osteopatico quotidiano ho notato che in alcuni pazienti il ponte energetico tende a risuonare tra i corpi dei due soggetti appartenenti al setting, con aumento progressivo d’intensità soprattutto quando sono affiancato da un altro Operatore di area Psicoterapeutica. Il lavoro corporeo ha la peculiarità di risvegliare sensazioni non solo cenestesiche ma anche di tipo emotivo con forte valenza cognitiva per il soggetto in trattamento. Cenni di embriologia del tessuto cutaneo Lo sviluppo dell’epidermide deriva dalla parte di ectoderma che differenziandosi si separa dal neuro ectoderma dopo tre settimane di gestazione, il quale determina il disco neurale che darà luogo al sistema nervoso. Fino alla terza settimana di vita l’epidermide è costituita da uno strato indifferenziato di cellule in attiva moltiplicazione. Dopo il primo mese si può riconoscere il primo strato superficiale denominato periderma, finalizzato a definirne la funzione protettiva; si va strutturando anche lo strato profondo o basale con funzione proliferativa. Attorno alla fine del quarto mese si costituisce lo strato intermedio denominato periderma formato da cellule poliedriche ricche di glicogeno. La proliferazione di tale strato cellulare dà origine agli annessi. Alla sedicesima settimana l’epidermide s’ispessisce e genera lo strato spinoso. Alla diciassettesima settimana si completa l’epidermide e lo strato profondo diviene germinativo, il periderma scompare e viene sostituito dal corneo. Intorno all’ottava-decima settimana si assiste alla migrazione, all’interno dei tessuti epidermici, di cellule derivanti dalla cresta neurale: i melanoblasti i quali si trasformano successivamente in melanociti, responsabili del meccanismo pigmentario. Più tardivamente compaiono le cellule di Langherans, di derivazione mesenchimale e le cellule di Merkel da cui prendono origine i corpuscoli tattili. Lo sviluppo non avviene simultaneamente in ogni regione corporea; ad esempio, nelle labbra è più veloce mentre a livello del dorso, dell’addome e degli arti avviene più lentamente. Due foglietti di derivazione embrionale su tre, sono deputati alla costituzione della cute. L’epidermide deriva dall’ectoderma così come il tessuto nervoso. Possiamo quindi pensare che gli effetti degli stimoli che si manifestano sulla cute siano espressione di feedback neuronali. In tal caso tale tessuto diventerebbe luogo di manifestazione psicosomatica per eccellenza. 2 Cenni di neurologia Sull’epidermide si trovano i meccano recettori che sono deputati ad avvertire la pressione e il dolore. La pressione viene determinata e discriminata da strutture denominate dischi di Merkel. Si tratta di strutture toniche. Altre componenti deputate al rilevamento della pressione sono: A) i corpuscoli di Meissner (si trovano nei polpastrelli, nelle piante dei piedi, nelle labbra) sono molto sensibili alla pressione e sono di tipo fasico; sul corpo ci sono circa mezzo milione di corpuscoli di Meissner; B) i corpuscoli di Ruffini (molto diffusi), sono meno sensibili e si adattano molto lentamente; i corpuscoli di Pacini (si trovano in tendini e articolazioni), sensibili solo alla forte pressione e sono anch’essi di tipo fasico. I termocettori sono di due tipi: corpuscoli di Ruffini per il caldo, C) corpuscoli di Krause per il freddo. Il dolore viene percepito attraverso terminazioni nervose libere che vengono stimolate da sostanze prodotte nel corso della distruzione o infiammazione dei tessuti. Il senso della temperatura viene sentito attraverso i corpuscolo di Krause; il freddo e caldo vengono percepiti in punti diversi. La superficie del corpo ha circa 250.000 punti del freddo e solo 30.000 del caldo. Sensibilità profonda: altri tipi di sensibilità non sono limitati allo strato cutaneo ma comprendono altre parti del corpo. I muscoli e i tendini hanno dei D) recettori della tensione (apparato di Golgi e organi tendinei). La sensibilità viscerale appartiene al sistema nervoso autonomo ma vi sono zone cutanee particolari che sentono con discriminazione non ben definita quando un determinato organo interno é malato (zona di Head). Le terapie corporee: canali cenestesici che favoriscono l’empatia La caratteristica principale di ogni terapia a indirizzo corporeo è quella di utilizzare la componente cenestesica del sistema nervoso periferico come veicolo di informazioni riguardanti ciò che succede alla parte più esterna del nostro corpo. La pelle diventa così il confine tra il sé e il non sé o, se preferiamo, l’organo divisorio dell’interno dall’esterno, specializzato a fornire informazioni e a permettere l’estensione della consapevolezza di ciò che ci circonda. Le informazioni cenestesiche integrano in questi casi, quelle visive ed uditive. Il sé diviene più esteso e aumenta la gamma delle sensazioni che il corpo è in grado di percepire. Il bambino inizialmente si serve proprio del canale cenestesico per registrare le informazioni fornite dal mondo esterno ed interiorizzare primitive forme di conoscenza di ciò che lo circonda. Sperimenta il mondo attraverso la conoscenza del proprio corpo e del contatto con gli altri. Prima ancora della parola sono il gesto motorio e le sensazioni cenestesiche che vengono utilizzate per conoscere i confini tra sé e l’altro. La conoscenza inizia già nell’ambiente intrauterino che offre inoltre le caratteristiche di “base sicura”. Una delle funzioni del liquido amniotico è quella di attutire gli stimoli 3 meccanici per non creare situazioni di iper-stimolazione che il feto non sarebbe in grado di interpretare e sopportare, in quanto non può avere sviluppato ancora una conoscenza del mondo che lo circonda. Tuttavia è in grado di muoversi, succhiare il pollice, deglutire. Queste informazioni sono tutte di tipo cenestesico. Si è anche visto come in realtà sia in grado di sentire voci e suoni e come possa reagire a stimoli uditivi diversificati. Quindi prima ancora della visione il bambino sperimenta sensazioni utilizzando la funzione uditiva e cenestesica. È in grado di interpretare gli eventi esterni attraverso questi sistemi di funzionamento. Dopo la nascita, il linguaggio non verbale e il contatto con la madre forniscono gli strumenti primi per conoscere il mondo attraverso quelli che vengono definiti i modelli operativi interni. Lo sviluppo dei modelli operativi interni (M.O.I.) fa riferimento alla teoria dello sviluppo sensomotorio di Jean Piaget ed ai relativi processi di assimilazione e di accomodamento. Gli schemi interiorizzati del bambino, nei primi anni di vita, possono continuamente essere ridefiniti sulla base dei cambiamenti della realtà esterna e della relazione con la figura di attaccamento che interagisce continuamente e si modifica con il mutare del bambino. Il contatto fisico è determinante per lo sviluppo evolutivo, sia in termini fisici che psicologici. L’importanza del contatto tra madre (o care giver) e bambino Uno degli esperimenti più famosi di psicologia effettuati in laboratorio risale al 1958, anno in cui Harry Harlow illustrava, con una procedura etica discutibile ai giorni nostri, che il contatto tra madre e figlio, esplicàntesi attraverso l’attacamento, aveva una valenza che andava oltre il semplice comportamento di richiesta e soddisfacimento di nutrimento. Aveva infatti separato una scimmietta Rhesus dalla madre e l’aveva chiusa in una gabbietta con due sostituti materni: uno di peluche, caldo e morbido che non forniva latte e l’altro freddo, metallico erogante latte. La scimmietta dimostrò di preferire il surrogato di madre in peluche quando si sentiva minacciata e aveva bisogno di conforto, mentre ricorreva al surrogato metallico di madre solo per soddisfare i bisogni alimentari. Quando le mamme surrogate venivano portate via dalla stanza, gli effetti erano drammatici: i piccoli macachi perdevano ogni sicurezza, diventavano tristi e iniziavano ad agitarsi, gridare e piangere. Successive prove mostrarono gli effetti a lungo termine della deprivazione affettiva, che portava a stress psicologici ed emozionali e talvolta alla morte dei soggetti. Venne così assodato che la necessità di contatto fisico è un bisogno primario e indipendente da quello relativo al soddisfacimento dei bisogni fisiologici primari (come quello della fame). Successivamente, prese ampio spazio la teoria dell’attaccamento sviluppata da John Bowlby il quale scrisse: “…se il fatto che i bambini piccoli non siano mai completamente o troppo a lungo separati dai loro genitori fosse diventato parte della tradizione, allo stesso modo in cui il sonno regolare e la spremuta d’arancia sono diventate consuetudini nell’allevamento dei piccoli, credo che molti casi di sviluppo nevrotico del carattere sarebbero stati evitati.” (John Bowlby). Il comportamento di attaccamento è quella forma di comportamento che si manifesta in un bambino o in una persona che consegue e/o mantiene una prossimità nei confronti di un’altra persona, chiaramente identificata (madre o care giver), ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo adeguato. “Le coccole, i giochi, le intimità del poppare attraverso le quali il bambino impara la piacevolezza del corpo di sua madre, i rituali dell’essere lavati e vestiti con i quali il bambino impara il valore di sé stesso, attraverso l’orgoglio e la tenerezza della madre verso le sue piccole membra, queste sono le cose che mancano” (Bowlby). Tale teoria prese spunto dagli studi etologici di Lorenz sull’imprinting e dagli esperimenti di Harlow con i macachi Rhesus fornendo a Bowlby il fondamento scientifico che egli riteneva necessario per aggiornare la teoria psicoanalitica. Lorenz dimostrò come i piccoli di anatroccolo, privati della figura materna naturale, seguivano un essere umano o qualsiasi altro oggetto, nei confronti del quale sviluppavano un forte legame che andava oltre la semplice richiesta di nutrizione (dato che questo tipo di animale si nutre autonomamente di insetti). Harlow aveva dimostrato come, in una serie di esperimenti, i piccoli di scimmia, venivano messi a confronto con una “madre fantoccio” fatta di freddo metallo alla quale era attaccato un biberon e con un’altra “madre fantoccio” senza biberon, ma coperta di una stoffa morbida, 4 spugnosa e pelosa. Le piccole scimmie mostrarono una chiara preferenza per la madre “pelosa” passando fino a diciotto ore al giorno attaccate ad essa (come avrebbero fatto con le loro madri reali) anche se erano nutrite esclusivamente dalla madre fantoccio “allattante”(come descritto in precedenza). Il concetto di “base sicura” è stato elaborato da Bowlby nel 1969 osservando il comportamento dei macachi e quello dei bambini nei primi mesi di vita. Egli poté notare un perfetto parallelismo alla presenza degli stessi schemi di comportamento. In particolare verificò come la madre (e la relazione con la stessa) fornisse al bambino una “base sicura” dalla quale egli poteva allontanarsi per esplorare il mondo e farvi ritorno, intrattenendo forme di relazione con i membri della famiglia. La persona fidata, ossia la figura di attaccamento, è quella che “fornisce compagnia e una base sicura da cui operare”. Lo sviluppo della personalità risente della possibilità o meno di aver sperimentato una solida “base sicura”, oltre che della capacità soggettiva di riconoscere se una persona è fidata, può o non può offrire una base sicura. La personalità sana consente di far affidamento sulla persona giusta e, allo stesso tempo, di avere fiducia in sé e dare a propria volta sostegno. Nel momento in cui il bambino avverte una qualche minaccia, cessa l’esplorazione dell’ambiente e raggiunge prontamente la madre per poter ricevere conforto e sicurezza. Dopo questi brevi cenni di psicologia dello sviluppo, arrivo a definire il concetto che la terapia corporea effettuata ad esempio sull’adulto ma anche sul bambino in età evolutiva potrebbe ridefinire, “risvegliare”, rielaborare, i legami di attaccamento che il soggetto ha intrapreso in fase neonatale. Sappiamo dagli studi psicoanalitici di Anna Freud, soprattutto, ma anche dei successori post freudiani, che esistono meccanismi di difesa che preservano il nucleo del Sé e che funzionano attraverso processi automatici e inconsapevoli per la persona. Utilizzando le tecniche corporee è possibile far emergere tali meccanismi anticipando forse la modalità di risposta agli eventi che possono risultare stressanti per la persona stessa. Ad esempio una delle modalità difensive che mi ritrovo a notare soventemente è la regressione la quale riporta la persona ad uno stato arcaico nel momento in cui viene investita di sensazioni corporee cenestesiche che possono ricordare le prime cure materne. Ho notato, durante la pratica quotidiana, che tale processo scaturisce da quelle tecniche che hanno similitudine con le discipline massoterapiche. Così il lavoro effettuato sul tessuto fasciale diventa promotore di tale meccanismo di difesa. Talvolta è possibile notare, nella persona che magari sta raccontando un episodio per lei significativo, il cambio di tono di voce che assume una caratteristica fanciullesca. Il corpo rispecchia attraverso le tensioni miofasciali il vissuto emozionale della persona. A livello posturale si assiste a cambiamenti continui di stato della disposizione spaziale della figura in toto. Ovviamente esiste una predisposizione diatesica di quello che viene definito schema posturale. Non si può prescindere dalla componente genetica nel definire una certa posizione spaziale del corpo. Tuttavia l’ambiente diventa determinante nel modificare quegli atteggiamenti posturali che scaturiscono da posizioni che risentono della componente emotiva della persona. Esperimenti in laboratorio hanno dimostrato come la postura cambi a seconda dell’esperienza emotigena vissuta. Un evento esperito in positivo è in grado di modificare il comportamento del corpo nello spazio, ad esempio rendendo la marcia più veloce e modificando la postura in generale, di modo che il soggetto assuma una statura più dritta ed elevata (soggetto sicuro di sé). Al contrario stimoli emotigeni negativi sono in grado di generare una marcia più lenta e una generale propensione del soggetto ad assumere una postura più curva verso l’avanti (soggetto depresso). Da tempo si cerca di correlare la posizione che assume il corpo nello spazio con la predisposizione ad avere un determinato carattere o tipo psicologico. Già Reich prima e Lowen poi, correlarono il carattere della persona con lo sviluppo di una particolare propensione a formare un atteggiamento posturale in grado di modificare nel tempo la struttura anatomica stessa. Descrissero varie tipologie di posture che rispondono a tipi caratteriali diversi. Definirono corazza ciò che in posturologia viene chiamato schema posturale. La caratteristica di ogni corazza è quella di avere selezionate delle zone somatiche che sviluppano tensione mio-fasciale e che determinano le figure corporee caratteristiche relative alle varie tipologie di caratteri. Alexander Lowen, rifacendosi ai concetti di Reich delle “corazze caratteriali”, ha stabilito cinque suddivisioni di caratteri concernenti cinque tipi di strutture corporee: Schizoide, Orale, Masochista, Psicopatico, Rigido. Tali strutture corporee derivano da 5 cinque grandi categorie di “ferite psicologiche” che il soggetto si costruisce come difesa per non essere sopraffatto dalle emozioni negative cui va incontro fin dalle prime fasi di vita. Le Difese Caratteriali si strutturano con il corpo in un modo ben preciso e atto allo scopo di preservare l’organismo; hanno cioè una funzione adattiva. La ferita psicologica determina quindi la difesa che struttura il carattere: a. il carattere schizoide si forma a seguito di difese che prevedono una causa derivante dalla sensazione di rifiuto. Il periodo di riferimento si rifà alla vita prenatale dei primi otto, nove mesi. b. Il carattere orale si forma a seguito della sensazione di abbandono e s’instaura durante i primi diciotto mesi di vita. c. Il carattere masochista si struttura a seguito di una emozione negativa vissuta di umiliazione e compare nei primi due o tre anni di vita. d. Il carattere psicopatico viene generato da una emozione negativa di tradimento e si delinea a partire dai tre anni di vita fino ai sei. e. Infine il carattere rigido deriva da una sensazione di ingiustizia e si struttura nel periodo che va dai quattro ai sette anni. Tutte queste strutture presentano delle caratteristiche morfologicocorporee che rispecchiano la tipologia di carattere corrispondente. Ad esempio il carattere schizoide presenta un corpo stretto e contratto, alto, magro, freddo e pallido, asimmetrico e disarmonico. La parte destra può essere molto diversa dalla sinistra. La testa a volte è reclinata da un lato. Le labbra sono sottili. Il collo è lungo e sottile, sembra separato dalla testa come se ci fosse un taglio netto (separazione tra il pensiero e il sentire) che comporta una respirazione bloccata, superficiale, fatta solo per sopravvivere. Le spalle sono larghe ma vuote d’energia sono nella posizione tipica dell’”attaccapanni”. Il tronco presenta un taglio tra pancia e il diaframma, dovuto al blocco respiratorio e alla separazione del sentimento dalla sessualità. E’ evidente anche una zona di contrattura tra le scapole: esprime il profondo terrore dello schizoide nei confronti della vita. Questa struttura caratteriale ha come caratteristica principale la tendenza a scindere il pensiero dal sentire: l’individuo pensa di avere poca connessione tra ciò che sente in riferimento a come si comporta. Tende ad isolarsi dalla realtà e a rompere il contatto esterno. Il termine schizoide si riferisce quindi ad una persona con un Sé non esteso, un Io debole e un contatto limitato con il corpo e le sue sensazioni. La personalità nello stato più grave psicopatologico si rivela nella schizofrenia in cui si denota la scissione caratteristica di tale patologia. Ad esempio una persona di tipologia schizoide tende a negare la rabbia, a non percepirla del tutto in quanto non riesce a viverla come emozione primaria (negativa) per mancanza di contatto con la realtà. Ne viene travolto e sopraffatto. A livello Bioenergetico il corpo risulta diviso in due risultando evidente l’integrazione tra la parte superiore e quella inferiore. La zona di spaccatura si trova a livello diaframmatico. Le principali tensioni si rilevano alla base del cranio, alle spalle, gambe e pelvi ma soprattutto a livello diaframmatico. A livello psicologico il soggetto non si sente integrato dato che non si identifica con il proprio corpo. La persona ha un scarso senso del Sé ed è convinta di essere inadeguata. A livello eziologico si riscontra spesso nella prima infanzia un rifiuto da parte della madre vissuto come una minaccia alla propria esistenza. In questa struttura caratteriale viene messo in discussione il primo diritto alla vita: quello di esistere cioè di venire al mondo come essere individuale e unico. Mancano nell’infanzia le emozioni manifeste di gioia e spesso il soggetto si ritira in un mondo interno; viene espressa invece la rabbia attraverso esplosioni occasionali. La paura sottostante è quella di essere annientati, distrutti dall’altro che comporta una reale difficoltà a lasciarsi andare, ad essere vulnerabili e ad esporsi all’amore. Il carattere orale ha una struttura fisica che sembra mostrare un deficit energetico. Il corpo è sottile (assomiglia ad un fisico di un preadolescente), può essere alto o basso. Il sistema muscolare non è molto sviluppato e tende perciò all’ipotonia. Presenta estremità fredde per un deficit circolatorio e talvolta lamenta una sensazione di freddo anche in zona mediastinica. La testa può tendere a protrudere verso 6 l’avanti, creando tensioni alla zona cervicale che, se cronicizzate, provocano cefalee muscolo tensive. La struttura ossea di esile fattezza mostra un atteggiamento delle spalle verso il basso con braccia lunghe e sottili. Il torace si presenta con uno sterno che collassa verso l’interno o che si conforma a botte. Spesso si associa un ventre in ptosi che denota una propensione alla scarica energetica. Gli arti inferiori sono esili, con ginocchia valghe e caviglie deboli. Il secondo diritto fondamentale del bambino, che segue quello di esistere, è l’avere bisogno; il carattere orale ha inizio quando tale diritto viene disatteso. Il bisogno specifico che si struttura a seguito di questa mancanza è relativo al desiderio di ricevere accudienza, amore, tenerezza e rispecchiamento. Il carattere orale appartiene a chi ha subìto una situazione di carenza che si è sedimentata nella struttura della sua personalità. Paradossalmente per essere accettato, ha dovuto fondare la sua struttura nel bisogno di non mostrare bisogno. Tale personalità si sviluppa tra due polarità principali: rabbia contro l’oggetto d’amore che abbandona, dolore e paura di essere abbandonato. Quindi le polarità si riconoscono in una depressiva e in una euforica. Le contrazioni muscolari tipiche del carattere orale si sviluppano lungo tutto il canale alimentare (dall’esofago all’ano) e danno luogo a strutture difensive in supporto alla persona stessa. La negazione del bisogno è la base del carattere orale rimosso: per reprimere questo bisogno, la persona serra la mascella contraendo le labbra e tutto il tratto mascellare. Un’altra zona tipicamente in compenso è quella toracica. Caratteristico è il torace carenato con spasmo a livello diaframmatico. Le braccia assumono un ruolo secondario sviluppando tensione muscolare soprattutto nella zona scapolare che conferisce una rotazione anteriore della scapolo-omerale. Vista la caratteristica a sviluppare tensione nel tratto alimentare, sono tipici i disturbi tipo gastrite, duodenite e colite. Il carattere masochista presenta un corpo solido e muscoloso, determina la sensazione di una grande disponibilità energetica ma in stasi. Tende ad essere in sovrappeso, non molto alto. È il tipico corpo tarchiato che presenta notevoli tensioni muscolari. Il viso è rotondo e la mascella è spesso contratta e bloccata ad evidenziare una forte tensione muscolare. Il collo è di tipo taurino, le spalle mostrano una notevole propensione alla contrazione, tese, come se dovessero sostenere enormi pesi. Il torace è ben sviluppato e il busto è piuttosto tarchiato. Secondo Lowen il sistema familiare nel quale si sviluppa il carattere masochista è costituito da una madre dominante, un padre sottomesso e un bambino che entra in conflitto con il potere della madre. Così per ricercare l’amore, sceglie di non entrare in conflitto con la madre, facendola contenta ed annullando sé stesso. Il controllo della madre sul bambino avviene attraverso due canali: il primo riguarda il funzionamento volontario degli sfinteri (evacuazione), il secondo si rivolge all’assunzione di cibo. Le emozioni scorrono lungo lo stesso sistema dell’alimentazione perciò un’interferenza lungo il naturale processo emozionale si riflette sul tratto gastroenterico. La forzatura nell’assunzione delle quantità di cibo ingerita, determina la tensione a livello viscerale; il messaggio inviato al bambino è del tipo: “mando dentro e tengo giù”. Spesso la persona con carattere masochista dominante è in sovrappeso. Si lamenta di stitichezza in quanto non solo deve immettere cibo ma deve anche trattenere, comandare i riflessi di evacuazione per controllare e determinare un comando volontario. L’armatura è una parte di Sé, di conseguenza il carattere masochista si sente sé stesso solo quando mantiene costante la tensione e il controllo attraverso l’armatura. Tale carattere sviluppa emozioni negative di rabbia, vergogna, ansia, tristezza, sofferenza. La struttura corporea del carattere psicopatico ha la caratteristica di presentarsi divisa in due metà: la parte superiore appare larga, con spalle possenti, petto in fuori; la parte inferiore si presenta meno evidente, con gambe magre e natiche scariche, ipotoniche. Denota molta tensione muscolare alla base dell’occipite e al tratto cervicale. La mascella è serrata; la respirazione è piuttosto in inspirazione alta: toracica. Gli arti superiori sono ben sviluppati e possenti. 7 Nello sviluppo della struttura del carattere psicopatico avviene che il genitore ha più bisogno di ricevere supporto dal bambino di quanto non riesca a fornire al bambino stesso. È un genitore che manipola il bisogno del bambino illudendolo di ricevere supporto mentre in realtà è il bambino che supporta il bisogno d’amore del genitore. Spesso riguarda quei genitori assenti ad esempio per lavoro o, nella nostra cultura, i genitori separati. Il carattere psicopatico incarna l’immagine del dominio della mente sul corpo. L’atteggiamento è di tipo seduttivo-controllante. Spesso la mascella è contratta per questo fattore di controllo: deve controllare tutto quello che dice, deve reprimere il movimento di suzione, deve inibire la rabbia mordace. Conseguenza della mandibola serrata può essere il grado di tensione che questo soggetto sviluppa a livello del rachide cervicale e dello stretto toracico superiore. Coerentemente con il bisogno di mostrarsi potente tende a sviluppare un torace ampio, enfatizzato da un diaframma in inspirazione alta (stato cronico di contrazione). Siccome tutta l’energia è trattenuta verso l’alto, la parte bassa del corpo sviluppa una muscolatura meno evidente e questo conferisce l’aspetto di un corpo diviso in due. L’energia è spesa quindi in dinamiche di controllo e di potere. Lo stato diaframmatico favorisce spesso una tensione muscolo-scheletrica nella zona lombare (lombalgico cronico) La struttura corporea del carattere rigido appare armoniosa e compatta determinando l’idea di un corpo ben proporzionato. Il movimento è equilibrato e coordinato. Il cranio è alto (propende cioè verso lo stato di estensione). La mandibola è forte e prominente (in terza classe dentale). Il collo è lungo, la colonna è eretta e rigida con tensioni in zona sacrale. I muscoli paravertebrali sono spesso contratti e rigidi. Le scapole si avvicinano alla linea mediana e le spalle si presentano nella tipica postura ad “attaccapanni”. Il ventre è piatto e gli arti inferiori sono spesso contratti con tensione notevole a livello adduttorio. Il carattere rigido si sviluppa nella fase edipica dello sviluppo. La situazione quindi è relativa alla triade bambino-genitori. Sotto la denominazione di carattere rigido vengono raccolti stili somato-caratteriali diversi: fallico-narcisita, isterico, ossessivo-compulsivo, passivo-femminile, mascolino-aggressivo, paranoide. L’ossessivo-compulsivo è il più colpito in quanto hanno prevalso aspetti educativi repressivi, punitivi, con interiorizzazione di norme morali spesso a carattere sessuofobico. Viene enfatizzata l’inibizione, l’autocontrollo nell’espressione e nei sentimenti. Il meccanismo educativo utilizzato è di tipo punitivo e gratificante attuato attraverso il rinforzo e l’esempio. Dal punto di vista somatico la contrazione cronica dei muscoli paravertebrali deriva dal fatto che il carattere rigido si trattiene dalle situazioni soprattutto quelle sentimentali, per non “cadere” nella rete dell’innamoramento. Il rischio sarebbe quello di perdere l’oggetto d’amore. Questo meccanismo di protezione gli evita l’apertura della parte anteriore del corpo: l’apertura del cuore. Di profilo, la sensazione derivante dalla postura che il corpo assume nello spazio, è quella di alterità. È evidente la tensione che si sviluppa a livello della cintura addominale. A livello neurovegetativo prevale lo stato di simpaticotonia che si traduce a livello muscolare attraverso due impulsi contrastanti: “agisci” e “trattieni”. Morfologia dei corpi e psicologia dei caratteri La vita è mobilità, crescita e progressione quindi ogni forma è il risultato di una spinta vitale che si relaziona continuamente con le forze dell’ambiente. La morfopsicologia studia il rapporto tra i parametri morfologici del viso considerando il principio della legge fondamentale di ritrazione e dilatazione. Questo concetto si ritrova perfettamente in biologia se consideriamo il movimento di espansione e retrazione che ogni cellula biologica possiede. Infatti la membrana cellulare stessa presenta tale meccanismo di compensazione che le permette l’espandersi o il ritrarsi ad ogni scambio tra l’ambiente intracellulare ed extracellulare. Louis Corman è stato il fondatore della morfopsicologia e uno tra gli psicologi e psicoterapeuti ad indirizzo corporeo che ha sviluppato il concetto di espansione e ritrazione. 8 Tutti gli autori ad indirizzo corporeo sono accomunati dal concetto che il corpo o soma si modifichi a seconda del tipo di struttura psicologica presente. Nello specifico la morfopsicologia ha studiato i caratteri somatici del viso e ne ha correlato le varie caratteristiche psicologico-caratteriali. Tutto ciò risulta chiaramente collegato ai concetti osteopatici di flessione ed estensione craniale, alle definizioni omeopatiche espresse nelle varie tipologie di costituzioni, allo yin e yang della tradizione cinese. Claude Sigaud, medico lionese, avanzò un’ipotesi riguardante la legge di dilatazione e ritrazione. Osservò che le malattie si differenziavano nell’evoluzione a seconda che si instaurassero in pazienti magri o grassi. Stabilì che a queste opposte morfologie corporali dovessero corrispondere differenti processi di difesa contro le aggressioni esterne. Distinse le persone grasse come tipologie di dilatati, iposensibili, con reazioni di difesa mediocri, caratterizzati dall’assorbire tutti gli elementi dell’ambiente, anche quelli nocivi. Definiremmo in Osteopatia questi soggetti come caratterizzati da un sistema neurovegetativo che tende all’iper-parasimpatico-tonia. All’opposto del continuum descrisse i magri come dei soggetti ritrattati cioè degli ipersensibili, caratterizzati da difese esacerbate, che li spingono a rifiutare, ritrattando appunto, tutti gli elementi dell’ambiente esterno. Definiremmo in Osteopatia come soggetti caratterizzati da un sistema neurovegetativo tendente all’iper-ortosimpatico-tonia. Quindi sia la dilatazione che la ritrazione sono meccanismi di difesa che preservano l’organismo dalla comparsa di lesioni suscettibili di mettere in pericolo la vita. Avrebbero quindi una funzione di conservazione dell’energia e di funzione adattativa. Louis Corman prende queste considerazioni per rapportarle alla morfologia del viso considerando tale differenziazione degli opposti come corrispondente a due istinti primordiali: l’istinto di espansione e l’istinto di conservazione. Descrive l’istinto di espansione come una forza che imprime all’organismo una espansione vitale che determina l’accrescimento. Questo istinto si oggettiva morfologicamente attraverso la dilatazione. L’istinto di conservazione invece si oggettiva attraverso la ritrazione in cui il soggetto che si trova in una situazione di pericolo, si richiude in se stesso isolandosi dall’ambiente circostante. Conserva l’energia portandola tutta verso l’interno per conservare le funzioni vitali essenziali. I due fattori essenziali che determinano tali meccanismi di difesa sono stabiliti dall’ereditarietà e dall’ambiente circostante. L’ereditarietà stabilisce già a priori la struttura corporea che si verrà a formare durante l’evoluzione e la crescita. L’ambiente invece determina le difese secondo gli eventi più o meno favorevoli. Correlati neuro-biologici della personalità Secondo gli studi di Robert Cloninger, (metà anni ottanta) la struttura della personalità si riconduce ad alcuni substrati biologici determinati dalla prevalenza di alcuni neurormoni legati principalmente all’attività dopaminergica, serotoninergica e noradrenergica. Stabilisce quindi delle relazioni tra le tipologie di personalità e la disponibilità soggettiva alla prevalenza di uno dei tre sistemi neurormonali. Descrive quindi tre tipologie di dimensioni di personalità: 1. Ricerca di novità – NS, novelty seeking: l’interazione con l’ambiente viene caratterizzata dalla continua ricerca di stimolazioni. Il neuro modulatore è il sistema dopaminergico che attiva il sistema cerebrale. 2. Evitamento del danno – HA, harm avoidance: la modalità comportamentale è quella della tendenza ad evitare qualsiasi situazione che possa portare a punizione o frustrazione. Il principale neuro modulatore è il sistema serotoninergico che inibisce il sistema cerebrale. 3. Dipendenza dalla ricompensa – RD, reward dependance: in questo caso la tendenza è quella di rispondere attivamente ai segnali di approvazione sociale. Il neuro modulatore è il sistema noradrenergico che ha funzione modulatoria del sistema cerebrale. 9 Successivamente a questa suddivisione, Cloninger modifica lo schema introducendo sia il temperamento che il carattere e trasformando il tutto in uno schema a sette dimensioni e aggiungendo un altro elemento cioè la Persistenza. In questo modo la combinazione delle tre dimensioni di base dà origine a otto tipi di personalità: NS HA RD ricerca della novità evitamento del danno 1 2 3 4 5 alta alta alta alta bassa bassa bassa alta alta bassa dipendenza dalla ricompensa bassa alta alta bassa alta 6 bassa alta alta 7 8 bassa bassa alta bassa bassa bassa Personalità corrispondente Antisociale Istrionico Passivo-Aggressivo Schizoide (Esplosivo) Ciclotimico Passivo-Dipendente, Evitante Ossessivo-Compulsivo Schizoide (Imperturbabile) Da questa sistematizzazione si potrebbe ricavare una correlazione tra il funzionamento prevalente di uno dei tre sistemi neuro ormonali e la struttura cranica. Se partiamo dall’ipotesi che la struttura governa la funzione (A.T.Still1, legge osteopatica), potrebbe essere possibile che la prevalenza di uno dei tre sistemi sia determinata da una conformazione anatomica agente sull’asse ipotalamo – ipofisario. L’ipotesi si basa sul fatto che l’ipofisi si trova anatomicamente situata in strutture rigide, le quali avrebbero una funzione protettiva. Infatti, la sella turcica composta dalle pareti ossee dell’osso sfenoidale costituisce il pavimento e le pareti laterali le quali racchiudono l’ipofisi stessa. La tenda dell’ipofisi, costituita da un’estensione del tentorio, il quale s’inserisce sui processi clinoidei dello sfenoide, sarebbe l’unica parte in grado di avere una possibilità di adattamento. Infatti subisce le tensioni durameriche date dalle differenze di costituzione anatomica tra la parte destra del cranio e la parte sinistra. Ad esempio in una lateroflessione destra2, la tenda del tentorio si trova in uno stato di maggior stiramento sul lato destro. Questo potrebbe determinare delle differenze pressorie a livello della tenda dell’ipofisi e generare quindi differenti stati di funzione in quanto si verrebbe a modificare l’irrorazione arteriosa e venosa e quindi il flusso attraverso cui si esplica l’azione ormonale. Quindi sia la produzione di ormoni che la veicolazione stessa potrebbero risentire di questo stato strutturale. 1 Andrew Taylor Still MD, DO (August 6, 1828 – December 12, 1917) is considered the father of osteopathy and osteopathic medicine. He was also a physician & surgeon, author, inventor and Kansas territorial & state legislator. He was one of the founders of Baker University, the oldest 4-year college in the state of Kansas and was the founder of the American School of Osteopathy (now A.T. Still University), the world's first osteopathic medical school, in Kirksville, MO. Fonte: Wikipedia. 2 La lateroflessione dx-sx è un particolare stato strutturale e/o funzionale che assume il cranio, valutato in Osteopatia, secondo dei parametri di rèpere dati dalla posizione che occupano nello spazio le ossa del cranio e del massiccio facciale. Oltre la lateroflessione si trovano la torsione dx-sx, lo strain verticale o orizzontale, la compressione, uniti all’estensione o alla flessione. I parametri determinano particolari posizioni dell’articolazione sfeno-basilare formata dall’osso sfenoidale e dalla apofisi basilare dell’occipitale. 10 Collegando il ragionamento alle costituzioni generate dagli stati cranici e dalla morfopsicologia, si potrebbe comprendere la differenza tra i vari tipi psicologici e caratteriali. Anche ciò che ha osservato l’Omeopatia in relazione ai rimedi omeopatici applicati alle tipologie costituzionali potrebbe trovare una spiegazione razionale a questa ipotesi. La struttura governa la funzione Questa breve descrizione precisa come sia estremamente complesso agire sul soma utilizzando le terapie corporee. Anche nell’Osteopatia si ritrovano zone del corpo che non rispondono ai canoni dei normali ranges anatomo-fisiologici di movimento. Si ricerca per l’appunto proprio la zona di minor mobilità e attraverso varie tecniche, ci si prefigge l’obiettivo di ripristinare la mobilità nel rispetto però della struttura sottostante. Per struttura intendo proprio la conformazione del corpo con le sue asimmetrie, nella considerazione assoluta della diversità anatomico-costituzionale, caratteristica di ogni personalità. Still diceva:”la struttura governa la funzione”. Infatti una determinata struttura è conformata per esprimersi in un modo che probabilmente per quel corpo, rappresenta il massimo rendimento con il minor dispendio energetico. Voler modificare una struttura significa cambiare una sommatoria di informazioni che sono necessarie, per quell’organismo, all’adattamento. Quindi modificare un assetto posturale implica anche modificare una predisposizione di caratterialità. Al contrario, modificare una funzione, significa tener conto della diatesi strutturale, anche se talvolta è possibile che si modifichi un aspetto caratteriale precipuo per quella persona specifica. È questo il motivo per cui lavorando sul corpo si riesce a determinare una risposta di tipo psicologico. Il titolo “tocchi somatici e psico-rintocchi” vuole esprimere in sintesi questo concetto. Quando lavoriamo sul soma siamo abituati a pensare di toccare una struttura ben definita: tocchiamo la pelle, lavoriamo sui muscoli, manipoliamo delle articolazioni, possiamo lavorare il tessuto fasciale fino a spingerci oltre con la “pretesa” di lavorare il cranio con le tecniche cranio-sacrali derivate dall’Osteopatia. Tutto questo risponde ad una struttura cellulare tangibile, a dei tessuti che sono contattabili e che a seconda dell’abilità palpatoria dell’operatore, rispondono a sollecitazioni anche minime restituendo feedback di tipo cenestesico. Da tempo però ci si sta spingendo oltre, grazie ai concetti della fisica quantistica in primis e a quella dei frattali ultimamente. Non sono certo in grado di addentrarmi in tale complessità ma mi pongo con un senso di apertura mentale e nello stesso tempo critico da un punto di vista scientifico, quando osservo certi fenomeni inspiegabili che avvengono in setting. Le percezioni o se si preferisce le intuizioni che mi trovo ad osservare si rifanno alla teoria dei campi elettromagnetici che il corpo sarebbe in grado di registrare oltre che di emettere. Ad esempio se consideriamo i canali dell’agopuntura possiamo immaginarli come dei campi elettromagnetici che generano una sorta di mappa tridimensionale del corpo. Le medicine Orientali ci hanno abituato ormai a considerare questi punti come dei sistemi energetici in grado di riequilibrare l’organismo, se trattati opportunamente. Da tempo conosciamo e confrontiamo i concetti delle antiche tradizioni cinesi (vedi l’agopuntura o la moxibustione) o della medicina indiana (vedi il concetto di chakra) o delle tradizioni tibetane (vedi gli otto tibetani o i riequilibri attraverso i suoni delle campane tibetane o la meditazione). Siamo sempre più propensi a pensare che forse c’è un’esistenza energetica che va oltre la materia. Del resto anche la materia stessa è energia: Einstein lo ha dimostrato con la famosa formula E=mc². Se 11 consideriamo che l’atomo è costituito da un nucleo che risulta essere molto piccolo in confronto alla forma globale data dall’orbitare degli elettroni, possiamo immaginare che potremmo avere la capacità di percepire forme di energia non ancora conosciute, non interpretabili attraverso i sensi a cui siamo abituati a fare affidamento. La Neurologia ci insegna che gli strumenti di cui dispone il corpo umano per gestire le informazioni cenestesiche sono di tipo pressorio, vibratorio, termico, nocicettivo… ma potrebbe esserci anche la possibilità che il corpo sia in grado di percepire, attraverso il campo elettromagnetico, altre forme di energia non ancora catalogate e misurabili. Se così fosse, si potrebbero spiegare quei fenomeni che avvengono tra persone quando si riesce ad instaurare quel legame energetico particolare che definiamo empatia. Fatichiamo a comprendere dal punto di vista scientifico certe premonizioni o sensazioni (mi riferisco al famoso sesto senso) o non ci spieghiamo come possano avvenire ad esempio guarigioni spontanee da malattie certificate da analisi strumentali definite certe. Sta di fatto che da tempo si cerca di spiegare certi fenomeni definiti paranormali. La psicologia stessa da tempo si sta occupando di comprendere cosa accade durante tali manifestazioni. Certamente si è caduti spesso nel tranello del banale, delle dimostrazioni fasulle, dei falsi veggenti. Ma non sempre risulta essere una truffa o un inganno da illusionista ben preparato. Esperienze pratiche Dopo aver sperimentato la metodica3 messa a punto con il Dott. R. Cacciacarne nell’anno 2008 e continuata fino ad oggi, mi rendo sempre più conto del significato che assumono le parole vibrate congiunte al trattamento Osteopatico. La persona offre la possibilità di comprendere ciò che quotidianamente esperisce in termini di emozioni e vissuti personali; attraverso il racconto emergono gli stati interni, più o meno consapevoli, che vengono comparati alle situazioni disfunzionali del corpo che deve adattarsi alle varie situazioni emotigene correlate. Rabbia, frustrazione, sentimenti di sconforto, gelosia, gioia, paura, si mostrano assieme alle reazioni fisiologiche del soma determinando i feedback soggettivi emergenti dai significati cognitivi associati. Durante il lavoro in setting si riporta la persona ad esperire sensazioni sia fisiche che emotive, presenti prima della situazione disfunzionale, più modulate, generando uno stato di ben-essere che riporta il soggetto ad uno stato arcaico, emotivo e fisico, forse simile a quello che provava quando interagiva con la madre o con il care giver con cui entrava in stretta relazione. La persona vive così il setting come una base sicura dalla quale può attingere energie che sono in grado di riportare il sistema psico-fisico in equilibrio, nel rispetto di quelle che sono le configurazioni genetiche, in termini di personalità e costituzione posturale. L’attenzione è sempre volta a non modificare gli stati costituzionali di entrambe le componenti ma di far collimare quelle che sono le predisposizioni genetiche con le dinamiche relazionali. Si ricerca la coerenza tra il sistema e l’ambiente, i desideri, le aspettative della persona, cercando di far comprendere che non si può modificare una struttura (sia psichica che corporea) senza dover imbattersi in situazioni che potrebbero dimostrarsi più destabilizzanti della disfunzione stessa. L’attenzione quindi dovrebbe essere rivolta a comprendere la modalità di funzionamento psico-fisico del soggetto, apportando successivamente quelle correzioni che sono in grado di riportare il sistema ad uno stato di coerenza sia energetica che molecolare. Attraverso le tecniche Osteopatiche cerco di riequilibrare il sistema osteo-articolare in primis, sfruttando la leva cinestesica come prima porta di entrata per favorire una relazione empatica con la persona. A volte solo attraverso i test si instaura quel legame affettivo che determina la fiducia da parte del soggetto a lasciarsi andare al trattamento successivo. Il contatto delle mani, necessario per effettuare la presa di conoscenza delle eventuali disfunzioni articolari, vertebrali o di altri distretti, dà e riceve informazioni globali sullo stato del sistema somatico in relazione. Per la persona può essere questo un momento particolarmente 3 Dott. Rocco Cacciacarne, Medico e Psicoterapeuta – Dott. Giordan Signoretto, Laureato in Scienze Motorie, Osteopata DO.MRO.I. “Verso il se’ integrato a due mani ed una voce con uso sinergico di parole guidate e manipolazioni craniosacrali”. [Resoconto e metanalisi di una recente ricerca condotta, in team, da uno Psicoterapeuta ed un Osteòpata per un totale di n° 50 sedute] 12 importante per avere la prima impressione sulla autenticità o meno del rapporto con il terapeuta. Qui si rivivono le prime impressioni di contatto con l’altro che sicuramente rimangono impresse nella memoria esperienziale, procedurale, le quali determinano la percezione prima e la sensazione poi, dell’interpretazione di cura materna e di attaccamento. La predisposizione della persona a lasciarsi toccare infatti si percepisce sin da questi primi momenti. In questa fase è da porre una precisa attenzione, altamente selettiva, nel tentativo di capire se c’è predisposizione al contatto e soprattutto a quale tipo di contatto. Capire questa principale informazione serve a dirigere il trattamento correttivo successivo. Ci sono persone ad esempio, che non tollerano le tecniche manipolatorie dirette, i così detti thrust. Questo può dipendere da un pregiudizio della persona stessa che crede, secondo una’inferenza cognitiva fallace, che la tecnica manipolatoria possa in qualche modo creare un danno alle strutture stesse. In realtà, se eseguita correttamente e soprattutto preparata adeguatamente, non può nuocere a meno di non essere in presenza di patologie che non sono emerse in anamnesi o addirittura sconosciute alla persona stessa. L’operatore conosce l’anatomia e la fisiologia di movimento ed esegue le tecniche sempre nel rispetto dei parametri fisiologici. Spesso è proprio il pregiudizio che determina la resistenza ma altre volte può, a mio avviso, essere una predisposizione del soggetto a preferire altri tipi di approcci. Infatti credo che il soggetto che ha esperito un attaccamento di tipo sicuro, sia più propenso a fidarsi del professionista che ha di fronte, si lascia andare e si affida alle mani che sente ed interpreta come sicure. A differenza invece di chi ha come imprinting un attaccamento di tipo insicuro-ansioso che, non fidandosi a priori del mondo che lo circonda, rimane sospettoso e soprattutto in uno stato di ansia costante che gli impedisce di rilassarsi e lasciarsi andare alle sensazioni ricevute. Questo tipo di persona ha difficoltà a ottenere un rilassamento sia durante che dopo la seduta. Spesso riferisce, alla successiva sessione di trattamento, la mancata sensazione di cambiamento, anche se dai test emerge la modificazione dei parametri di movimento determinati precedentemente. Sono soggetti a cui manca o è diminuita la percezione del proprio corpo, proprio perché vivono in uno stato di simpaticotonia che impedisce loro di sentire i cambiamenti di tensione, sia in positivo e sia in negativo. Il loro stato di attivazione è talmente elevato che si trovano in una situazione di compenso tale da non avere possibilità di fare emergere il cambio di tono neurovegetativo. Anche il racconto del loro vissuto è intriso di situazioni emotive ansiogene che spesso sfociano negli ormai ben conosciuti meccanismi degli attacchi di panico. La persona con attaccamento insicuro ambivalente o evitante invece, rimane scettica alla possibilità di cambiamento e spesso abbandona la terapia prima ancora di vederne i possibili esiti sia in termini di riuscita del trattamento che in termini di non riuscita. Se consideriamo la cosa dal punto di vista psicologico credo che tali differenze possano essere considerate dei meccanismi che tengano in considerazione le difese adattive di ogni persona messe in atto nel momento in cui si deve effettuare il cambiamento. Quando ci si trova a dover modificare un atteggiamento, uno stile di vita, un qualche elemento in grado di agire sul corpo e sulla psiche, si necessita di un cambio di fase repentino che costa, in termini energetici, molta fatica sia nella gestione del cambiamento della passata situazione, sia nella gestione della nuova dimensione creata successivamente. Questa esperienza la si incontra in ogni caso di alterazione della struttura a causa di un trauma o di un intervento chirurgico. L’evento non programmato, improvviso, determina nella persona un’iniziale difficoltà, in quanto si trova a riorganizzare le nuove informazioni in relazione all’ambiente che la/lo circonda. Il corpo reagisce alla nuova situazione ricercando un nuovo equilibrio. I tempi di riorganizzazione sono assolutamente soggettivi perché hanno a che fare con le capacità intrinseche della struttura di reagire e trovare nuove soluzioni adattive. Si pongono certamente limiti dovuti al tipo di struttura, al tipo di trauma, se temporaneo o permanente, al tipo di personalità e a tutte quelle situazioni caratteriali che determinano le modalità differenti di reazione alla difficoltà stessa. È d’obbligo quindi per il terapeuta saper individuare quali potrebbero essere gli approcci efficaci a stabilire una relazione empatica iniziale relativa alla persona in oggetto. Non si può standardizzare un trattamento uguale per qualsiasi soggetto anche se la patologia o il trauma sono simili, o nel caso di uguale intervento chirurgico. Non è possibile stabilire a priori quale sarà la reazione del soggetto, soprattutto se non si tiene conto delle variabili psicologiche. Inoltre in momenti diversi la persona non si trova nello stesso stato sia emotivo che corporeo. 13 Transfert e controtransfert nella relazione corporea Secondo Glen O. Gabbard4 il transfert si attiva ad ogni relazione significativa per cui elementi di transfert esistono fin dal primo incontro nella relazione terapeutica e non. Il transfert può svilupparsi perfino prima del contatto iniziale (cfr. Thomä, Kächele, 1978). Il meccanismo di transfert è di tipo proiettivo perché la persona attribuisce al terapeuta determinate caratteristiche che derivano da esperienze pregresse, spesso si rifà a script di comportamenti messi in atto in passato, determinati da relazioni e/o atteggiamenti vissuti come rigidità esperite nei confronti di figure autorevoli (genitoriali di norma, ma anche persone con cui si è instaurata una relazione significativa e duratura). Anche stereotipi scaturiti da mezzi di informazione o pareri avuti da persone considerate esperte, possono creare situazioni transferali in quanto si tratta di messaggi persuasivi che hanno il potere di condizionare le forme di credenza della persona stessa. Il transfert è quindi una ripetizione di uno schema (script) cognitivo che viene associata ad una figura del passato e rivissuta in setting. L’immagine che la persona si fa del terapeuta è una ripetizione di sentimenti che ha esperito nel passato. La relazione persona-terapeuta è una miscela di transfert e relazione reale (n.d.r.). A sua volta il terapeuta vive, con lo stesso meccanismo, il contro-transfert ma conoscendo il fenomeno dovrebbe determinare se le sensazioni che vive in setting facciano parte di un vissuto personale o scaturiscano dalla relazione empatica con la persona in trattamento. Ciascuno porta un passato personale nel presente e proietta aspetti interni di rappresentazioni di Sé e dell’oggetto nell’altro (cfr. Langs, 1976). La mia formazione non è ancora di tipo psicoterapeutica ma attraverso lo studio della Psicologia inizio a comprendere tali meccanismi. L’impressione che ricevo da queste informazioni è che nelle terapie corporee, visto il contatto stretto, necessario per effettuare le tecniche, il transfert e controtransfert vengono accentuati dal contesto relazionale. Non tener conto di queste componenti comporta atteggiamenti, comportamenti, da parte del terapista, che possono sfociare in dinamiche poco etiche. Allo stesso tempo è importante saper gestire le sensazioni emotive generate dal transfert per non umiliare la persona che molto probabilmente ignora la possibilità di essere o l’artefice o il ricevente (se è il terapeuta a generare per primo il transfert) di sensazioni più o meno consce che determinano una risposta comportamentale che potrebbe destabilizzare la persona stessa. Sarebbe importante effettuare un’esperienza di trattamento analitico personale per comprendere a pieno tali meccanismi e rendersi consapevoli dei propri stati interni. Tale formazione dovrebbe essere prevista nel corso degli studi propedeutici a qualsiasi attività abbia a che fare con la cura della persona, a partire dalle professioni mediche fino a tutte le altre figure preposte ad attività terapeutiche. Purtroppo ancora ad oggi tale studio è lasciato alla soggettiva iniziativa e sensibilità. Una competente conoscenza dei meccanismi psicologici è invece d’obbligo per poter affrontare con impegno e consapevolezza tutte le relazioni d’aiuto, per evitare l’inconsapevole mancanza di considerazione del potere della relazione poiché ogni messaggio può rivelarsi persuasivo sia in positivo che in negativo. Le parole lasciano un segno indelebile nel corpo di una persona, non solo nella mente, e possono essere causa di riuscita di una terapia o fallimento, a seconda del tipo di personalità del soggetto con cui si ha a che fare. Conclusioni L’Osteopatia è una disciplina che risale alla fine dell’ottocento. Nasce in America per mano di un medico: Andrew Taylor Still, che, sfidando la medicina del tempo, sviluppa un metodo manuale per trattare le malattie e ridare al corpo la facoltà di auto guarire. In Italia è una disciplina non riconosciuta, spesso considerata non scientifica, non valida dal punto di vista terapeutico. Ho trovato alcune volte, la strada sbarrata dal pregiudizio e dalla scarsa conoscenza del metodo stesso. Inoltre ci tengo a precisare quanto riguarda la formazione di un Osteopata: frequentare una scuola italiana accreditata dal R.O.I. (Registro Italiano degli Osteopati) significa trascorrere un tempo pari a sei anni. Cinque dei quali passati allo studio dettagliato della fisiologia del movimento articolare, fasciale, dell’anatomia e fisiologia nonché della 4 Glen. O. Gabbard, “Psichiatria psicodinamica”, quarta edizione – Raffaello Cortina Editore, 2007 14 neurologia e delle materie mediche ad esclusione della farmacologia e dell’utilizzo dei farmaci, assolutamente non previsti per questo tipo di attività. Tali materie vengono svolte da medici professionisti che dedicano parte del loro tempo libero alla formazione dell’Osteopata, con il principale compito di impartire le conoscenze adatte a discriminare le competenze con lo scopo di rispettare il primo principio che è quello di non nuocere alla persona. Le ore di studio riguardanti le tecniche manuali vengono monitorate in continuazione, provate sugli e tra gli studenti stessi. Alla fine del sesto anno è previsto un esame pratico-clinico (si tratta di effettuare una seduta osteopatica su un soggetto sconosciuto effettuando anamnesi osteopatica e relativo trattamento) che si svolge di fronte ad una commissione d’esame rappresentata da tre insegnanti di tre scuole diverse appartenenti al R.O.I. stesso. È riconosciuta in Europa in alcuni paesi che hanno stabilito un pari grado universitario con le altre discipline sanitarie ed è quindi a tutti gli effetti una professione sanitaria con responsabilità ed obblighi ma anche con i privilegi che caratterizzano tali discipline. Negli ultimi quattro anni ho conosciuto alcuni medici che hanno riposto in me e nel metodo una fiducia professionale e una stima che non può essere che reciproca. Un ringraziamento particolare lo devo al Dott. Rocco Cacciacarne che ha accolto il sottoscritto e un altro Osteopata, nella sezione SIMP Veronese “G.Guantieri”, inoltre, andando certamente oltre il pregiudizio, ha accettato di collaborare ad uno studio effettuato presso il suo ambulatorio medico unendo l’esperienza di Psicoterapeuta, andando oltre la regola che vede il setting composto da due persone: lo psicoterapeuta e la persona coinvolta nella richiesta di aiuto. A tutt’oggi, se il caso lo richiede, trattiamo con la metodica “Una voce e due mani”5 unendo le competenze di ciascuno, certi entrambi della considerazione che ognuno ripone nella propria professione. Nel mio caso ritengo implicito il rispetto massimo della privacy del paziente, visto che ripone fiducia nell’esporre il vissuto profondo alla presenza di una figura che non è uno psicoterapeuta. 5 “Verso il Sè integrato a due mani ed una voce con uso sinergico di parole guidate e manipolazioni cranio-sacrali”, [resoconto e metanalisi di una recente ricerca condotta, in team, da uno psicoterapeuta ed un osteòpata per un totale di n° 50 sedute] - http://www.lopsicoterapeuta.it 15 Allego uno studio che ho effettuato seguendo un corso presso l’Università degli Studi di Milano, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Centro di Ricerche in Bioclimatologia Medica Biotecnologie – Medicine Naturali. Corso di perfezionamento in: “Regolazione biologica e medicine complementari (avanzato)”. Titolo della tesi: “Omeopatia ad indirizzo psico-morfologico-costituzionale comparata con gli stati del cranio osteopatici”. Stati del cranio osteopatici Costituzioni omeopatiche Morfopsicologia Costituzione Carbonica Somatizzazione dei caratteri bioenergetici Carattere Masochista Dilatato Rimedio: Calcarea Carbonica Stato di Flessione Correlati neurobiologici della personalità HA Sistema serotoninergico Costituzione Fosforica Stato di Estensione Correlati neurobiologici della personalità NS Sistema dopaminergico Costituzione Sulfurica Rimedio: Calcarea Fluorica Stato di Torsione Correlati neurobiologici della personalità RD Sistema noradrenergico Foglietto embriologico endodermico Jung: Estroverso Cervello rettiliano: (archi pallio) istintivo, enterico Funzione: EST – EFS - EFN Carattere Schizoide Ritrattato Rimedio: Calcarea Phosphorica Aree psicosomatiche Jung: Introverso Funzione: INT - ITS Foglietto embriologico ectodermico Cervello neocortex: mentale, cerebrale Tipi Misti Jung: EstroversiIntroversi Funzione: Foglietto embriologico mesodermico Cervello limbico: emozionale, immunitario ETS – ETN – ENT ITN – INT - INF 16 Carattere Psicopatico Costituzione Fluorica Rimedio: Calcarea Fluorica Stato di Lateroflessione-rotazione Correlati neurobiologici della personalità RD Tipi Misti Soggetti che potrebbe avere correlati neurobiologici di tipo alto per tutti e tre i tipi di dimensioni di personalità: NS – HA - RD Jung: EstroversiIntroversi Funzione: ENT – INT - ITN Sistema noradrenergico Strain verticale alto = terza classe dentaria Carattere Rigido Strain verticale alto-basso Non hanno una prevalenza Costituzionale ma una serie di caratteristiche di ogni Costituzione La personalità corrispondente potrebbe essere quindi di tipo Possono essere tipi misti con prevalenza di stati craniali di Estensione o di Flessione Strain verticale basso = seconda classe dentaria Carattere Orale PASSIVO AGGRESSIVO o PASSIVO DIPENDENTE - EVITANTE 17 Tipo psicologico Orientamento dell’energia psichica Funzione dominante Funzione d’appoggio Funzione terza Funzione inferiore ETS ETN EFS EFN EST ESF ENT ENF ITS ITN IFS IFN IST ISF INT INF Estroverso Estroverso Estroverso Estroverso Estroverso Estroverso Estroverso Estroverso Introverso Introverso Introverso Introverso Introverso Introverso Introverso Introverso Pensiero Pensiero Sentimento Sentimento Sensazione Sensazione Intuizione Intuizione Pensiero Pensiero Sentimento Sentimento Sensazione Sensazione Intuizione Intuizione Sensazione Intuizione Sensazione Intuizione Pensiero Sentimento Pensiero Sentimento Sensazione Intuizione Sensazione Intuizione Pensiero Sentimento Pensiero Sentimento Intuizione Sensazione Intuizione Sensazione Sentimento Pensiero Sentimento Pensiero Intuizione Sensazione Intuizione Sensazione Sentimento Pensiero Sentimento Pensiero Sentimento Sentimento Pensiero Pensiero Intuizione Intuizione Sensazione Sensazione Sentimento Sentimento Pensiero Pensiero Intuizione Intuizione Sensazione Sensazione Tendenza giudicante o percettiva Giudicante Giudicante Giudicante Giudicante Percettiva Percettiva Percettiva Percettiva Giudicante Giudicante Giudicante Giudicante Percettiva Percettiva Percettiva Percettiva C. G. Jung divide le tipologie di personalità in due categorie: gli introversi e gli estroversi. Distingue inoltre quattro tipologie di funzioni psichiche: il pensiero, il sentimento, la sensazione e l’intuizione. La combinazione di questi parametri dà luogo a sedici tipi di combinazioni diverse di tipologie di personalità. pensiero Introversi sensazione intuizione Estroversi sentimento Per quanto riguarda il significato delle sigle HA, NS, RD si rimanda a pagina 10 in cui vengono descritti i correlati neurobiologici della personalità di Cloninger. 18 Bibliografia essenziale 1. AA.VV., Neuroscienze e Spiritualità in Medicina Psicosomatica; atti del convegno SIMP – Sez. Veronese “G. Guantieri”, “Terapia osteopatica e interazione tra sfere emotive sinergiche”, Giordan Signoretto, pagg. 110 - 122; Ed. Fede & Cultura, Verona 29/11/’08 2. AA.VV., Cosa fare quando le emozioni bloccano la persona, SIMP – Sez. Veronese “G. Guantieri”, “Osteopatia ed empatia:strumenti facilitatori per il riequilibrio emozionale”, Giordan Signoretto, pagg 170 – 187, Edizioni Stimmgraf, 2010 3. AA.VV., Psicosomatica ed Energia Vitale, atti del congresso “Psicosomatica ed Energia Vitale”, “Energie che si muovono durante la relazione tra osteopata e soggetto in trattamento”, Giordan Signoretto, pagg. 87 – 95, Padova 3 ottobre 2010 4. Vittorio Lingiardi, La personalità e i suoi disturbi, Il Saggiatore S.p.A. Milano, 2004 5. Luciano Marchino – Monique Mizrahil, Il corpo non mente, saggi Frassinelli 2004 6. Louis Corman, Viso e Carattere, iniziazione alla morfopsicologia, ed. mediterranee, 2003 7. Valter Masci, L’Omeopatia per tutt”, tecniche Nuove ed., 1996 8. Philip M. Bailey, Psicologia Omeopatica, Salus Infirmorum, 2006 9. Nitamo Montecucco Federico, Psicosomatica olistica, ed. Mediterranee, aprile 2010 10. D.H.Ford – R.M.Lerner, “Teoria dei Sistemi Evolutivi, un approccio integrato”, Raffaello Cortina Editore, 1995 11. Considerazioni e spunti teorici tratti dal Corso di “Regolazione biologica e medicine complementari” (Università degli studi di Milano, Dipartimento di Morfologia Umana e Scienze Biomediche, “Città Studi”, Centro di Ricerche in Bioclimatologia medica, biotecnologie medicine naturali, World Health Organization Collaborating Centre for Traditional Medicine, anno accademico 2010-11) 12. E. R. Kandell-J. H. Schwartz-T.M. Jessel, Principi di Neuroscienze. Casa Editrice Ambrosiana, III edizione 2007 13. David Boadella-Jerome Liss, La psicoterapia del corpo. Le nuove frontiere tra mente e corpo. 1986 Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini editore, Roma 14. Angelico Brugnoli, Stato di coscienza totalizzante. Alla ricerca del profondo sé. La Grafica Editrice, Verona 2004 15. Stanislav Grof, La mente olotropica. Red Edizioni 2007 16. Alexander Lowen, Bioenergetica. Feltrinelli, terza edizione marzo 2005 17. Alexander Lowen, Il linguaggio del corpo. Feltrinelli, settima edizione gennaio 2007 18. Gerda Boyesen, Tra psiche e soma. Introduzione alla psicologia biodinamica. Casa Editrice Astrolabio, Ubaldini Editore 1999 19. Mark Solms-Oliver Turnbull, Il cervello e il mondo interno. Raffaello Cortina Editore 2004 20. John Upledger - Jon D. Vredevoogd, Terapia cranio sacrale. Teoria e metodo. RED Edizioni, Milano 1996, 2002 21. Pierre Tricot, Osteopatia fasciale - Approccio e tecniche tissutali per un’Osteopatia della coscienza. Marrapese Editore 22. John E. Upledger, Il trauma e la mente: rilassameno somatoemozionale e oltre. Marrapese Editore, 1998 23. E. Mossi-F. Marelli, Trattato di Osteopatia Craniosacrale e metodologia pratica. Marrapese Edizioni, Roma 2002 24. J. E. Upledger, Terapia Craniosacrale: oltre la dura madre. Marrapese Edizioni, Roma 1997 25. Vilayanur S. Ramachandran, Che cosa sappiamo della mente. Mondatori 2004. 26. J. Le Doux, Il sè sinaptico. Raffaello Cortina Editore 27. J. Le Doux, Il cervello emozionale. Alle origini delle emozioni. Baldini e Castaldi, Milano 1998 28. G. Rizzolatti-C. Sinigaglia, So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni a specchio. Raffaello Cortina Editore 2006 29. B. Libet, Mind Time. Raffaello Cortina Editore 2007 30. E. Boncinelli, Il cervello, la mente e l’anima. Mondadori Edizioni S.p.a., Milano 1999. 19 31. J.P.Changeux, L’uomo neuronale. Feltrinelli, 1998 VI Edizione 32. S. Rose, Il cervello del ventunesimo secolo. Codice Edizioni, Torino 2005 33. B. H. Lipton, La biologia delle credenze. Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula. Macro Edizioni, II ristampa luglio 2007 34. M. Talbot, Tutto è uno. L’ipotesi della scienza olografica. ed. Urra, Milano, 1997 35. Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin, Don D. Jackson,Pragmatica della comunicazione umana Astrolabio, 1971 36. Edward T. Hall, La dimensione nascosta. Vicino e lontano: il significato delle distanze tra le persone. Bompiani, Milano, 2001 37. Luigi Negro, La relazione nella terapia corporea. 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