La fluidoterapia durante lo shock: come ripristinare un circolo
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La fluidoterapia durante lo shock: come ripristinare un circolo
Close this window to return to IVIS www.ivis.org International Congress of the Italian Association of Companion Animal Veterinarians May 19 – 21 2006 Rimini, Italy Next Congress : 62nd SCIVAC International Congress & 25th Anniversary of the SCIVAC Foundation May 29-31, 2009 - Rimini, Italy Reprinted in IVIS with the permission of the Congress Organizers 53° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC 265 La fluidoterapia durante lo shock: come ripristinare un circolo efficace Deborah Silverstein DVM, Dipl ACVECC, Philadelphia, USA Lo “shock” è uno stato di grave alterazione emodinamica e metabolica caratterizzato da diminuzione della perfusione tissutale, compromissione dell’apporto di ossigeno ed inadeguata produzione di energia a livello cellulare. I suoi segni clinici possono variare, in gran parte a causa della condizione sottostante. Un elevato livello del tono simpatico è comunemente caratterizzato da pallore delle mucose, prolungamento del tempo di riempimento capillare, ottundimento del sensorio, polso di qualità scadente, estremità fredde e tachicardia (bradicardia nel gatto). Al contrario, lo shock settico è spesso causa di disfunzione vasomotoria e vasodilatazione periferica indotta da citochine, elevata gittata cardiaca ed iperemia delle mucose con riempimento capillare rapido. La normalizzazione del volume intravascolare, del precarico, della pressione arteriosa, della gittata cardiaca e del contenuto di ossigeno è di importanza cruciale per sostenere la perfusione tissutale, oltre che per porre sotto controllo o far regredire la causa scatenante dello shock. Un ritardo nel trattamento di un animale sotto shock può portare ad un danno organico irreversibile e potenzialmente alla morte. Il caposaldo della terapia dello shock non cardiogeno prevede un’aggressiva rianimazione volumetrica. Un aumento del volume intravascolare determina un incremento del volume telediastolico del ventricolo sinistro (precarico), della gittata sistolica e di quella cardiaca al fine di aumentare l’apporto di ossigeno a livello sistemico. La somministrazione endovenosa di fluidi attraverso un catetere corto e di grosso calibro costituisce il metodo più auspicabile per il trattamento dello shock. Se non è possibile ottenere un rapido accesso intravascolare, bisogna ricorrere ad una procedura di cutdown venoso o all’inserimento di un ago intraosseo. I cristalloidi isotonici, anche detti fluidi di ripristino, sono i liquidi più comunemente utilizzati per il trattamento dello shock. Si tratta di soluzioni che contengono elettroliti ed hanno una composizione simile a quella del fluido extracellulare (cloruro di sodio allo 0,9%, soluzione di Ringer lattato, Normosol-R e Plasmalyte-148). Esistono dati che depongono a favore dell’impiego del cloruro di sodio allo 0,9% negli animali con trauma cranico per evitare rapide variazioni dell’osmolalità, poiché questo è il cristalloide isotonico con il contenuto di sodio più elevato. Una dose di soluzione di cristalloidi isotonici per il trattamento dello shock corrisponde approssimativamente ad una volta il volume ematico: 90 ml/kg nel cane e 50 ml/kg nel gatto. Il fluido somministrato rapidamente si distribuisce nel comparto extracellulare in modo che solo il 25% circa del volume apportato rimane nello spazio intravascolare a distanza di 30 minuti dall’infusione. È importante non somministrare volumi eccessivi di liquidi per evitare un sovraccarico volumetrico. Generalmente si raccomanda di somministrare il più rapidamente possibile 1/3 – 1/2 della dose anti-shock, seguito da ulteriori boli secondo quanto indicato dai parametri clinici e da ripetuti esami clinici. Nei pazienti che sanguinano può anche essere vantaggioso eseguire una “rianimazione ipotensiva” (fino ad una pressione arteriosa media di circa 60 mm Hg) fino ad ottenere il controllo dell’emorragia, poiché una fluidoterapia aggressiva in questi casi può aggravare il sanguinamento e peggiorare l’esito del trattamento. Le soluzioni di colloidi sintetici facilmente reperibili sono il destrano 70 (D70) e l’amido eterificato (HES). I colloidi sono grandi molecole (peso molecolare > 20000 D) che non passano facilmente attraverso la membrana vascolare. Le particelle colloidali di queste soluzioni di sintesi sono sospese in cloruro di sodio allo 0,9%. Sono iperoncotiche rispetto all’animale normale e di conseguenza attirano il fluido nello spazio vascolare. Determinano quindi un aumento del volume ematico che è superiore a quello del volume infuso e concorre alla ritenzione di questo fluido nello spazio intravascolare negli animali con permeabilità capillare normale. La dose raccomandata dei colloidi di sintesi per il trattamento dello shock arriva fino a 20 ml/kg nel cane e fino a 10 ml/kg nel gatto (Nota: è stato segnalato che la somministrazione rapida di HES nel gatto è causa di vomito).Volumi eccessivi possono portare a sovraccarico volumetrico, coagulopatie ed emodiluizione. Questi fluidi vengono correttamente utilizzati per la terapia dello shock negli animali con ipoproteinemia acuta (proteine totali < 3,5 g/dl) con una diminuita pressione colloidosmotica. Possono anche essere impiegati con i cristalloidi isotonici per mantenere un’adeguata espansione volumetrica del plasma con una minore espansione del volume del fluido interstiziale e per espandere lo spazio intravascolare con minori volumi in un arco di tempo più breve. Nonostante molteplici studi clinici condotti nell’uomo, non esiste alcuna documentazione definitiva del fatto che l’impiego dei colloidi sia superiore a quello dei cristalloidi per la rianimazione e il prezzo dei primi è significativamente superiore a quello dei secondi. La somministrazione di soluzione salina ipertonica (7,07,5%, HS) provoca uno spostamento osmotico transitorio dell’acqua dal comparto extravasale a quello intravasale. Si somministra in piccoli volumi, 5 ml/kg, nell’arco di 5-10 minuti. Oltre allo spostamento del comparto fluido causato dall’HS, vi sono dati che indicano che può anche essere utile per ridurre il rigonfiamento endoteliale, aumentare la contrattilità cardiaca, causare una lieve vasodilatazione periferica e ridurre la pressione intracranica. A causa della 266 53° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC diuresi osmotica e della rapida ridistribuzione dei cationi sodici che si verifica dopo la somministrazione dell’HS, l’espansione del volume intravascolare è transitoria (< 30 minuti); di conseguenza, all’HS va abbinata una fluidoterapia aggiuntiva. Al fine di attrarre fluidi nello spazio vascolare e prolungare l’effetto dell’espansione volumetrica intravascolare, per la rianimazione in caso di shock si somministra comunemente una miscela di HS/colloide di sintesi. Un rapporto 1:2,5 di HS al 23,4% con destrano 70 (HSD) o amido eterificato consente di ottenere una miscela salina al 7,5% (cioè 17 ml di soluzione salina al 23,4% aggiunti a 43 ml di destrano 70). In medicina veterinaria sono stati condotti e pubblicati numerosi studi che depongono a favore dell’utilità dell’impiego del HSD per la rianimazione nei cani con shock traumatico, piometra con shock settico, ustioni, shock emorragico, endotossiemia e dilatazione/torsione dello stomaco. La necessità di ricorrere agli emoderivati durante la rianimazione dipende dal processo patologico del paziente. La maggior parte dei soggetti con shock che risponde all’infusione di fluidi tollera un’emodiluizione acuta fino ad un ematocrito < 20%. Negli animali che non rispondono alla sola fluidoterapia, l’ematocrito va mantenuto > 30% per massimizzare la capacità di trasporto di ossigeno. Eccessivi incrementi dell’ematocrito sono da evitare perché ciò determina un aumento della viscosità ematica. La maggior parte degli animali può tollerare una perdita acuta del 10-15% del volume ematico senza aver bisogno di una trasfusione di sangue. Un’emorragia acuta superiore al 20% del volume ematico richiede spesso una terapia trasfusionale, oltre alla rianimazione iniziale mediante fluidi discussa più sopra. Negli animali con perdita ematica acuta che necessitano di una terapia trasfusionale bisogna utilizzare sangue fresco intero o emazie concentrate e plasma fresco congelato, nel tentativo di stabilizzare i segni clinici dello shock e mantenere l’ematocrito al di sopra del 25% e i tempi di coagulazione entro i limiti normali. Le emazie concentrate ed il plasma fresco congelato si somministrano alla dose di 10-15 ml/kg ed il sangue fresco intero alla dose di 20-25 ml/kg. Il plasma conservato in frigorifero o quello congelato da più di un anno non contengono più piastrine né fattori labili della coagulazione (V, VIII e di von Willebrand). Le piastrine sono presenti solo nel sangue fresco entro 6 ore dal prelievo e il loro uso è indicato negli animali con disordini emorragici indotti da trombocitopenia o emorragie imponenti. I prodotti plasmatici si utilizzano più comunemente negli animali con profonde perdite ematiche, coagulopatie o grave ipoalbuminemia. In confronto a quella dei colloidi di sintesi iperoncotici, la loro capacità di aumentare la pressione colloidosmotica è limitata, ma apportano albumina, un importante carrier di certi farmaci, ormoni, metalli, composti chimici, tossine ed enzimi. Se non è possibile effettuare l’emotipizzazione ± le prove di compatibilità crociata, i cani devono essere sottoposti all’infusione di sangue DEA 1.1 negativo. I gatti non sottoposti a tipizzazione non devono ricevere emoderivati perché si possono verificare reazioni potenzialmente letali. Negli animali con emorragia eccessiva nella cavità pleurica o peritoneale, si deve prendere in considerazione il ricorso alle autotrasfusioni di sangue intero. Questo viene aspirato delicatamente, trattato con anticoagulanti e filtrato prima della somministrazione. Le emorragie dovute a processi neoplastici o settici non devono essere trattate mediante autotrasfusione. I fluidi vanno somministrati il più rapidamente possibile, effettuando una continua rivalutazione e monitoraggio. La rianimazione iniziale mediante fluidi va completata entro 15 minuti dalla prima visita. Se necessario, si possono impiegare ripetuti boli, ma bisogna evitare la iperidratazione. Bibliografia disponibile su richiesta Indirizzo per la corrispondenza: Deborah Silverstein Matthew J Ryan Veterinary Hospital University of Pennsylvania 3900 Delancey Street Philadelphia, PA 19104-6010 This manuscript is reproduced in the IVIS website with the permission of the Congress Organizing Committee