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Shock - Altervista
SHOCK SHOCK: definizioni storica: “a momentary pause in the act of death” (John Collins Warren, 1885) attuali: “alterazioni delle vie biochimiche/bioenergetiche o dell’espressione genica intracellulare” “una condizione in cui la riduzione grave e diffusa della perfusione efficace dei tessuti conduce a un danno cellulare inizialmente reversibile e successivamente irreversibile” “sindrome clinica da ipossia (= ridotta ossigenazione) tessutale per squilibrio fra apporto e necessità metaboiche (un tempo sindrome da ipoperfusione periferica) SHOCK: relazione fra distribuzione e consumo di O2 variazioni della PaO2 ≈160 mmHg O2 inspirato ≈ 120 mmHg alveolare ≈ 100 mmHg ematico tissutale ≈ 5-20 mmHg SHOCK: relazione fra distribuzione e consumo di O2 curva di dissociazione dell’Hb SHOCK: relazione fra consumo e distribuzione di O2 Consumo di ossigeno (VO2) Shock settico DO2 critico Shock cardiogeno ed ipovolemico supplementodipendenza Trasporto di ossigeno (DO2) SHOCK: CaO2 relazione fra distribuzione e consumo di O2 ossigenazione tissutale (Contenuto arterioso di O2) = [Hb] (1.34) (SaO2 / 100) + (PaO2) (0.003) = 20 ml O2 / dl SHOCK: relazione fra distribuzione e consumo di O2 ossigenazione tissutale DO2 = quantità di O2 che si libera nell’organismo nell’unità di tempo Determinanti: Gittata cardiaca (CO) contenuto totale di ossigeno nel sangue arterioso (CaO2) DO2 = CO × CaO2 VO2 = consumo sistemico di ossigeno Determinanti: Gittata cardiaca (CO) CaO2 contenuto di ossigeno nel sangue venoso (CvO2) CO × Hb x 1.38 x (SaO2 - SvmO2) x 10 1000 ml O2/min 250 ml O2/min SHOCK: relazione fra distribuzione e consumo di O2 ossigenazione tissutale EOR (rapporto di estrazione di O2) = VO2/DO2 = quantità di ossigeno utilizzata quantità di ossigeno liberata • • = SaO2 - SvO2 SaO2 questo rapporto è pari a 0,25 - 0,33 riflette una saturazione di O2 del sangue venoso misto pari al 6575% SHOCK: metabolismo energetico SHOCK: metabolismo energetico SHOCK: metabolismo energetico effetti cellulari dell’ischemia • acidosi cellulare • alterata distribuzione degli ioni (↑ ↑ del rapporto Ca2+/Na+ intracellulare) • rigonfiamento delle cellule • disorganizzazione del citoscheletro • diminuzione della concentrazione di ATP, fosfocreatina e glutatione • aumento della concentrazione di ipoxantina SHOCK: tipologie - SHOCK IPOVOLEMICO : emorragico deplezione di liquidi - SHOCK CARDIOGENO : miogeno meccanico aritmico - SHOCK DISTRIBUTIVO : settico anafilattico neurogeno spinale - SHOCK OSTRUTTIVO : tamponamento cardiaco tromboembolia polmonare pneumotorace SHOCK: tipologie per trattamento A) cause che richiedono primitivamente infusione di volume B) cause che richiedono primitivamente un miglioramento della funzione cardiocircolatoria sia con infusione di inotropi sia mediante rimozione della causa scatenante C) cause che richiedono primitivamente supporto di volume e supporto pressorio D) cause che richiedono una rimozione immediata dell'ostruzione della gittata cardiaca E) avvelenamento cellulare che richiede un trattamento con antidoti specifici SHOCK: sintomatologia clinica e indagini diagnostiche organo target cervello confusione mentale fino a coma cuore pallore tachicardia tachipnea rene oliguria crepitii polmonari shock cardiogeno ipo/ipertermia leucopenia/leucocitosi disfunzione d’organo manifestazioni cutanee shock settico esami diagnostici laboratorio emocromo, prove di coagulazione (CID), urea, creatinina, emogasanalisi, lattati, troponinia emocolture shock settico ecocardiografia (motilità del ventricolo sinistro, cavità pericardica) shock cardiogeno Tac polmonare (embolia polmonare) shock ostruttivo Risposte neuro-ormonali nello shock Fiaccadori, 2009 Shock: fasi cliniche • • • Preshock o shock “compensato” (non ipotensione in clinostatismo). I meccanismi di compenso cardiocircolatori sono ancora in grado di mantenere un certo grado di omeostasi circolatoria (per es. una perdita del 10% del volume ematico può associarsi a normotensione o ipotensione lieve concetto di golden hour per la terapia) Shock vero e proprio o fase di “Scompenso circolatorio acuto”. I meccanismi di regolazione della pressione arteriosa non sono più sufficienti a mantenere l’omeostasi e compaiono ipotensione in clinostatismo e segni di insufficienza di organo (reversibile). La comparsa di questi segni consegue, a seconda della patogenesi dello shock, a uno o più dei seguenti: riduzione del 20-25% della volemia efficace, una riduzione dell’indice cardiaco a < 2.5 L/min/m2, effetto dei mediatori della sepsi Shock irreversibile: sono presenti segni di insufficienza d’organo non reversibili in tempi brevi o a volte irreversibili (oliguria da necrosi tubulare acuta, coma da ipoperfusione cerebrale, insufficienza respiratoria da ARDS etc). Fiaccadori, 2009 SHOCK: gravità lieve ipoperfusione tessuti non primari (cute, muscolo, ossa) pallore stato mentale non alterato flusso urinario normale moderato ipoperfusione organi importanti (rene, polmone, intestino) MA non cuore cervello oliguria acidosi grave perfusione inadeguata di cervello e cuore oliguria vasocostrizione generalizzata acidosi ECG alterato sensorio alterato La “golden hour”: diagnosi e terapia precoce aumentano la sopravvivenza del paziente in stato di shock Fiaccadori, 2009 Mortalità % 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 EGDT: entro le prime 6 ore dal ricovero standard EGDT Fiaccadori, 2009 Parametri per la diagnosi ed il monitoraggio nello shock (1) EMODINAMICI • Pressione arteriosa (invasiva e noninvasiva) • Frequenza cardiaca • Pressione venosa centrale • Pressione di incuneamento polmonare • Portata o indice cardiaco • Resistenze vascolari perif e polmonari URINARI • Diuresi oraria o bioraria • Diuresi 24 ore • Peso specifico • Elettroliti urin. (Na, K) EMOGASANALITICI • pH art, PaO2, PaCO2, HCO3 LABORATORIO • Emocromo (Hb, Hct, piastrine, GB, GR etc.) • Creatininemia, azot • Glicemia • Coagulazione completa (PTT, AP etc.) • Acido lattico • Markers di necrosi miocardica (CKMB, troponina, mioglobina etc.) ECG Nello shock ipovolemico richiedere sempre gruppo sanguigno; anche prove crociate se shock emorragico Fiaccadori, 2009 Accessi vascolari per il monitoraggio invasivo della pressione arteriosa Fiaccadori, 2009 Monitoraggio invasivo della pressione arteriosa Fiaccadori, 2009 Fiaccadori, 2009 Fiaccadori, 2009 Fiaccadori, 2009 Il catetere di Swan-Ganz - catetere venoso centrale - consente misurazione gittata sistolica e portata cardiaca (termodiluizione) - misurazione delle pressioni nel circolo polmonare (pressione in arteria polmonare, pressione capillare polmonare) - la pressione capillare polmonare corrisponde alla pressione che si ottiene dalle misurazioni effettuate quando il palloncino che è alla punta del catetere è gonfio e la punta del catetere è incuneata nell’arteria polmonare - la pressione che si misura (pressione di incuneamento polmonare), corrisponde alla pressione capillare polmonare, che a sua volta,essendo in equilibrio con le pressioni in atrio sinistro, fornisce un indice di precarico del VS Fiaccadori, 2009 Siti di inserzione del catetere di Swan-Ganz V. Giugulare int. V succlavia V femorale Fiaccadori, 2009 Profili emodinamici nello shock Fiaccadori, 2009 Pressione venosa centrale • • • • • volume di sangue nelle vene centrali distensibilità e contrattilità della cavità cardiache destre tono vasale delle vene centrali pressione intratoracica pressione intrapleurica Come parametro di “riempimento” va quindi interpretato con cautela Fiaccadori, 2009 ESAMI DI LABORATORIO G. rossi G.bianchi piastrine CID: Emocoluture, urocolture glicemia Elettroliti Sodio Potassio Calcio Piastrine Fibrinogeno PTT FDP schistociti si riduce con molte terapie (espans.volume, diuretici) aumenta con il danno renale si riduce nell’alcalosi respiratoria, aumenta nell’acidosi lattica Creatininemia, azotemia Es.urine (cateterismo): Volume urinario Peso specifico (1010=isostenuria) Sedimento (emazie, cilindri) Es.colturale emogasanalisi: .….. Lattati Alcalosi respiratoria Acidosi metabolica Enzimi: epatici cardiaci SHOCK: principi di diagnosi e terapia diagnosi generale esami di laboratorio ( emocromo, PCR, ioni, transaminasi, creatinina emocolture, TP, TTP, troponina) Ecg Rx torace terapia shock cardiogeno Ecocardiografia embolia polmonare Tac toracica shock ipovolemico ecografia/Tac addominale shock settico emocolture, antitrombina III, proteina C e proteina S O2 fluidi supporto inotropo diuretici cristralloidi (soluzioni saline), colloidi (amidi, endpoint emodinamico a 1/3 della dose di cristalloidi emotrasfusioni (Hb < 6-7 g%) dopamina, noradrenalina, dobutamina SHOCK EMORRAGICO SHOCK EMORRAGICO: definizione e fattori definizione: ipoperfusione/ipossia tissutale consegue a diminuzione acuta e prolungata del volume ematico circolante sanguinamento esterno endoluminale in cavità corporee fattori determinanti la gravità: età comorbidità (cardiologica, ematologica, gastroenterologica) farmaci (antiaggreganti, anticoagulanti, betabloccanti) eziologia traumatica velocità con cui l’emorragia si sviluppa volume di sangue perduto efficacia dei meccanismi compensatori possibilità di controllo dell’emostasi SHOCK EMORRAGICO: fisiopatologia EMORRAGIA diminuzione del volume ematico intravascolare ↓ pressione media di riempimento del letto venoso ridotto ritorno venoso al cuore gittata cardiaca ridotta riduzione della pressione arteriosa media arco aortico seno carotideo MAP > 80-90 mm Hg MAP > 60 mm Hg stimolazione dei barocettori stimolazione recettori di stiramento dell’atrio destro e dell’arteria polmonare ↓ PaO2; ↑ PaCO2; ↓ pH stimolazione dei chemorecettori vascolari (aorta e carotide) MAP < 60 mm Hg; ↑ CO2 stimolazione dei chemorecettori midollari SHOCK EMORRAGICO: fisiopatologia RISPOSTA SIMPATICA neuro-ormonale ↑ epinefrina ↑ norepinefrina ↑ renina ↑ aldosterone IPOFISARIA ACTH - corticosurrene AVP EFFETTI spasmo delle arteriole costrizione delle vene del serbatoio venoso ridistribuzione del sangue dal distretto cutaneo, muscolare e gastroenterico a quello cerebrale, cardiaco e renale aumento dell'attività cardiaca SHOCK EMORRAGICO: costrizione arteriolare SHOCK EMORRAGICO: fisiopatologia ridistribuzione volemica SHOCK EMORRAGICO: fisiopatologia GC e PA SHOCK EMORRAGICO: fisiopatologia curve dissociazione dell’Hb SHOCK EMORRAGICO: acidosi pH = 7.30 – 7.35 (accettabile) PaCO2 diminuita PaO2 > 60 mmHg HCO3 - ridotti Base deficit < - 5 mmol/l compenso respiratorio : tachipnea parametri prognostici: acido lattico: > 2.5 mmol/l base deficit < - 8 mEq/l SHOCK EMORRAGICO: fisiopatologia effetto cardiaci • stimolazione adrenergica: TSV , BEV, ST anomalie • stimolazione vagale: bradicardia paradossa • ipoperfusione coronarica e ischemia • depressione miocardica e scompenso cardiaco da sostanze shock correlate SHOCK EMORRAGICO: fisiopatologia effetto renali • flusso mediamente autoregolato • perfusione glomerulare inizialmente mantenuta da ipertono arteriola afferente • vasocostrizione massimale arteriole preglomerulari : ischemia corticale iniziale e necrosi tubulare (ATN) tardiva • oliguria da ipoperfusione prerenale o da ATN ? • sedimento urinario • creatinina U/P > 40 Oliguria da ipoperfusione • creatinina U/P < 20 oliguria da ATN SHOCK EMORRAGICO: fisiopatologia effetti polmonari Aumento degli stimoli respiratori : • recettori J – chemorecettori carotidei • ipoperfusione centri respiratori midollari • tachipnea • aumento rapporto V/Q • resistenze polmonari inizialmente ridotte ma aumentate dalla ipossiemia • broncospasmo • flogosi • rischio di ARDS SHOCK EMORRAGICO: fisiopatologia Emorragia Diminuzione del flusso ematico Risposte neuroendocrine (catecolamine) Ipoperfusione regionale Adattamento Non adattamento Risposta microcircolatoria: Fenomeno vasocostrizione, no-flow vasodilatazione adattativa Vasodilatazione (NO, prostaglandine, oppioidi, cannabinoidi) Rallentamento e attivazione dei neutrofili Danno e paralisi capillare Ridistribuzione Shock del flusso compensato ematico Risposta infiammatoria, complemento, citochine Barriera intestinale alterata Shock non compensato Danno cellulare o morte Shock irreversibile SHOCK EMORRAGICO: diagnosi Criteri empirici Sospetto sanguinamento: Polso < 100 PA normale Frequenza respiratoria normale Sintomi aspecifici : dispnea, sincope, vertigini, dolore toracico Emorragia con ipoperfusione Frequenza cardiaca persistentemente > 100 b/min Base deficit < - 5 mEq/l Emorragia con shock Presenza di almeno 4 dei seguenti criteri: 1. 2. 3. 4. 5. 6. Aspetto del paziente definibile come grave Frequenza cardiaca superiore a 100 b / min oppure bradicardia paradossa Frequenza respiratoria > 22 R/ min o PaCo2 < 32 mmHg Lattato arterioso > 4 mmol/l e base deficit < - 5 mEq/l Diuresi inferiore a 0.5 ml/Kg/ ora Ipotensione arteriosa di durata superiore a 20 min SHOCK EMORRAGICO: classi di gravità I e II • Emorragia classe I: perdita fino al 15% del volume circolante – scarsa o nulla alterazione di PAO, FC, FR, pressione differenziale – meccanismi compensatori autonomi entro le 24 ore • Emorragia classe II: perdita dal 15 al 20% del volume circolante – comparsa di tachicardia(>100bpm), tachipnea,ridotta pressione differenziale – iniziali sintomi neurologici( ansia, irritabilità ) – diuresi mantenuta (20(20-30 cc/h) – inizialmente si può stabilizzare il paziente con cristalloidi la trasfusione di emazie può essere differita SHOCK EMORRAGICO: classi di gravità III e IV • Emorragia classe III: perdita dal 30 al 40% del vol. circolante – sempre presenti tachicardia, tachipnea e riduzione della pressione sistolica – sintomi neurologici evidenti (ansia grave, confusione) – necessità di infusione immediata di cristalloidi ed eventualmente di emazie in base alla risposta iniziale. • Emorragia classe IV: perdita di oltre il 40% del vol. circolante – tachicardia spiccata, grave riduzione della pressione sistolica e differenziale – oligo oligo--anuria – pallore algico – letargia sino al coma – necessità di trasfusione immediata ed infusione di liquidi massiva SHOCK EMORRAGICO: classi di gravità Perdita di sangue (ml) (%) Classe I emorragia <750 <15 Classe II emorragia 750-1500 15-30 Classe III emorragia 1500-2000 30-40 Classe IV emorragia 2000 >40 PA sistolica invariata normale diminuita molto bassa PA diastolica invariata aumentata diminuita molto bassa F C (b/min) <100 100-120 120 (polso debole) >120 (polso molto debole) Ricolorazione <2 normale >2 lenta >2 lenta >2 non rilevabile FR (r/min) normale normale >20 tachipnea >20 tachipnea Diuresi (mL/h) >30 20-30 10-20 0-10 Estremità normali pallide pallide pallide e fredde Colorito normale pallido pallido grigio Stato neurologico normale ansia o aggressività ansia o aggressività stato di coscienza alterato o coma capillare (s) SHOCK SETTICO (e sepsi e SIRS) SHOCK SETTICO: perché? sepsi, batteriemia,e setticemia siano stati usati come sinonimi, ma all’incirca 1/3 dei Pz affetti da sepsi evidenzia costantemente : • • • emocolture sterili in ordine decrescente dalla sepsi allo shock settico assenza di isolamenti microbiologici impossibilità di identificazione di un sito di infezione definita da Magri ( Ranges et al, 1995; Vincent et al., 1997; Angus et al, 2001) Sepsi/SIRS/SHOCK SETTICO: plurieziologia SEPSI PANCREATITE SEPSI SEVERA INFEZIONE SIRS USTIONI SHOCK SETTICO TRAUMI ALTRI da Concia (Bone et al., 1992) Sepsi/SIRS/SHOCK SETTICO: progressione SHOCK SETTICO: fisiopatologia Microorganismo (residui di parete, esotossine (G+), endotossine (G-) Attivazione del complemento (-->C3a, C5a, fatt.XII contatto) Attivazione macrofagi/monociti (citokine TNF, IL-1,IL-6,IL-8) risposta adattata allo stimolo risposta supera l’obiettivo autoregolazione perdita autoregolazione 1-Vasodilatazione = aumento NO e ”paralisi del simpatico” = vasoplegia 2-Aumento permeabilità capillare ipovolemia relativa, ipotensione 3-Ridotta capacità di estrazione dell’ossigeno in molte sedi corporee (disparità del flusso, edema intersitiziale, ipotensione...) 4-Disfunzione miocardica precoce (mascherata dall’ipovolemia/ipotensione) (endotossine?, TNF?) SHOCK SETTICO: fisiopatologia NO riduzione resistenza vascolare ipotensione aumento resistenza vascolare polmonare ipossia aumento permeabilità capillare ipovolemia IL1, IL3, IL6 attivazione “cascata” coagulativa coagulopatia da consumo C3 cardiomiopatia settica insufficienza cardiaca IFN-γ sepsi grave DISFUZIONE MULTIORGANO: meccanismi insulto cellule T e B cellule NK macrofagi risposta proinfiammatoria IL-1, IL-6, TNF-α risposta antiinfiammatoria IL-10, IL-4 diffusione sistemica stato di risposta proinfiammatoria stato di risposta antiinfiammatoria SIRS Sindrome da risposta infiammatoria sistemica CARS Sindrome da risposta antiinfiammatoria compensatoria Apoptosi da compromissione cardiovascolare (shock) Immunodepressione perdita omeostasi MODS Sepsi/SIRS/SHOCK SETTICO: definizioni SIRS (sindrome da risposta infiammatoria sistemica) (2 dei seguenti) SHOCK SETTICO SIRS più evidenza di infezione più evidenza di disfunzione di organo più ipotensione refrattaria decessi 90.000 mortalità 45% SEPSI SEVERA SIRS più evidenza di infezione più evidenza di disfunzione di organo decessi 60.000 mortalità 25% febbre > 38 o < 36 respiro > 20 leucociti > 12.000 o < 4.000 SEPSI SIRS più evidenza di infezione decessi 60.000 mortalità 15% 1,800 600 Casi di sepsi Severa Popolazione USA 1,600 500 1,400 1,200 400 1,000 300 800 2001 2025 Popolazione totale USA (mlioni) Casi di sepsi (x103) Proiezione della incidenza della Sepsi Severa in USA: 2001-2050 2050 Anni Incremento Sepsi severa di 1.5%/anno Angus DC, et al. JAMA 2000;284:2762-70; Angus DC, et al. Crit Care Med 2001;29:1303-10. da Magri ( Martin et al., 2003) SHOCK SETTICO: aumento incidenza sensibilizzazione sul “problema sepsi” invecchiamento della popolazione maggior sopravvivenza di pazienti con patologie croniche debilitanti aumento del ricorso ai dispositivi intravascolari (CVC per infusione di farmaci nutrizione parenterale,emodialisi, plasmaferesi, infusione) cateterismo vescicale maggiore indicazione alla terapia immunosoppressiva Sepsi/SIRS/SHOCK SETTICO: focolai sinusite intracranico dentario polmonare situazioni cliniche ad alto rischio endocardite interventi o trapianti d’organo terapia radiante o immunosoppressiva ascesso subfrenico impianti protesici colecistite cateterizzazione diverticolite Intubazione tracheale o tracheostomia UTI trasfusioni dialisi appendicite ulcere cutanee Microbiologia della sepsi da Magri (Fish et al., 2002) SHOCK distributivo (settico) SHOCK settico: tipi cause meningococcico: porpora ecchimotica, CID respiratorio (25%) addome e pelvi (25%) tratto urinario cateteri vascolari clinica terapia pneumococcico: frequente in infanzia chemioterapia, splenectomizzati fase iperdinamica (calda) aumento della gittata cardiaca vasodilatazione periferica aumento dell’estrazione dellO2 (pO2 normale) fase ipodinamica (fredda) come nello shock cardiogeno drenaggio chirurgico focolai di infezione terapia antibiotica empirica ad ampio spettro e rapido onset steroidi a dosi elevate L-NMMA vasopressina proteina C attivata emofiltrazione stafilococcico: tamponi interni, aborto, parto settico, febbre, vomito, diarrea salmonellosico: ipovolemico per diarrea vomito protratti Sepsi/SHOCK SETTICO : disfunzione multiorgano definizione cause alterata funzione di organo in pazienti acuti (sindrome da disfuzione multiorgano, ACCP/SCCM 1992) MODS (multiorgan dysfunction syndrome): alterata funzionalità multiorgano MOF (multiorgan failure): insufficienza d’organo infezione batteriemia viremia fungiemia infezioni protozoarie trauma politrauma postoperatoio ischemia viscerale cranico infiammazione pancreatite vasculite HIV eclampsia neoplasia reazioni da trasfusioni reazioni a farmaci by-pass cardiopolmonare Sepsi/SHOCK SETTICO : disfunzione multiorgano (MODS) SNC: agitazione, stato confusionale, sopore, coma (encefalopatia da shock) Cuore: tachicardia, aritmie ventricolari (negli stadi avanzati bradicardia, fino all’ACC); ischemia miocardica; depressione contrattilità miocardica Polmone: insufficienza respiratoria acuta (ALI,ARDS) Rene: insufficienza renale (meccanismo prerenale, ma anche necrosi tubulare auta) GI: ileo paralitico, gastrite erosiva, pancreatite, emorragie sottomucose intestinali, traslocazione batterica, ischemia intestinale, epatite ischemica (“fegato da shock”, caratterizzato da un quadro di colestasi intra-epatica) Sangue: DIC, trombocitopenia Metabolico: iperglicemia (glicogenolisi, gluconeogenesi), ipoglicemia (tardiva), ipertrigliceridemia Sistema immunitario: depressione immunità cellulare e umorale da Polati Sepsi/SHOCK SETTICO : gravità clinica • tachicardia shock lieve • PAM buona • diuresi conservata • irrequietezza, agitazione shock moderato • cute marezzata • iniziale contrazione diuresi • sopore, coma shock grave • aritmie • insufficienza respiratoria • oligo-anuria • CID Sepsi/SHOCK SETTICO: markers Conta leucocitaria Proteina C reattiva (PCR) Procalcitonina (PCT) Endotossina Citochine (IL-1; IL-2;IL-4, IL-6; IL-8; IL-10; TNF; INFγ, PAF) Antagonisti del recettore di IL-1; recettore di IL-1 Fattori del complemento Endotelina-1 ICAM-1; VCAM-1 Fosfolipasi A2 PGE2 Lattoferrina Neopterina Elastasi Nitrati/Nitriti Vincent JL et al. Minerva Anestesiologica 2006;72:87-96 Sepsi/SHOCK SETTICO : procalcitonina • prodotta dalle cellule C della tiroide e cellule neuroendocrine extratiroidee: - polmone - intestino - fegato soprattutto in corso di infezione in cui è escluso un coinvolgimento tiroideo • emivita di 25-30 h • prodotta selettivamente in risposta ad infezioni batteriche (stimolo più potente è l’endotossina batterica) e in corso di MOFs • • non aumenta (o aumenta poco) in infezioni fungine, virali, malattie autoimmunitarie e neoplasie individuo sano: indosabile o < 0.1 ng/mL paziente infetto: 1 - 1000 ng/mL aumenta anche in: politrauma post-operati cardiochirurgici o di chirurgia generale infarto miocardio arresto cardiocircolatorio ustione • da Concia Sepsi/SHOCK SETTICO : procalcitonina -livelli plasmatici iniziano ad aumentare 2-3 ore dopo l’iniezione di endotossina -raggiungono il plateau dopo 6-12 ore - rimangono elevati per circa 48 ore -tornano ai valori basali entro i successivi 2 giorni concentrazioni plasmatiche di PCT (ng/mL) in 5 pazienti dopo 3 somministrazioni e.v. di endotossina (Salmonella Abortus equi. 4 ng/kg di peso corporeo, a 0h, 24h e 48h). cisultati espressi come valore medio + deviazione standard dalla media da Concia (Meisner, 2000) Sepsi/SHOCK SETTICO : procalcitonina In caso di sepsi severa, la concentrazione plasmatica di procalcitonina è direttamente proporzionale alla gravità del quadro clinico da Concia Sepsi/SHOCK SETTICO : procalcitonina da Concia (Meissner M, 1999) Sepsi/SHOCK SETTICO : terapia PRINCIPI GENERALI 1. 2. 3. mantenere adeguata ossigenazione e perfusione identificare e controlla il focolaio di infezione blocca la cascata infiammatoria MISURE GENERALI 1. 2. 3. 4. ricovero in UTI monitoraggio continuo ECG, pulsossimetro, PA EGA seriate ed esami di laboratorio seriati assicura vie aeree e ventilazione adeguata Sepsi/SHOCK SETTICO : fasi del trattamento FASE I: FASE II: FASE III: fluidoterapia ripristino della capacità di trasporto dell’O2 ripristino dei componenti emostatici Sepsi/SHOCK SETTICO: terapia Espansione del volume intravascolare : a. fluidi 24/h fino a 6 -10 litri di cristalloidi o 2 - 4litri di colloidi b. colloidi dopo che due litri si cristalloidi non hanno dato risultato Supporto vasoattivo o inotropico d. se l’ipotensione non si risolve con liquidi dopamina o norepinefrina e. usa dobutamina + dopamino o + norepinefrina se non ottieni risulatato e l’indice cardiaco è basso f. nell’ipotensione refrattaria alle catecolamine usa vasopressina g. Valuta se il caso di trasfondere Sepsi/SHOCK SETTICO: terapia Terapia antiinfettiva : a. Antibiotici ad ampio spettro b. Adegua dosi ed intervalli di somministrazione Terapia antipirettica : a. Riduce la domanda e il consumo di ossigeno b. Farmaco di scelta ipobrifene Sedazione : a. Considera nel paziente intubato Corticosteroidi a. Considera dosi fisiologiche Proteina C attivata a. se non snguinamento 24 mcg/Kg/ per 96 ore TERAPIA EMPIRICA DELLE SEPSI SEPSI AD ORIGINE IGNOTA PAZIENTE DI COMUNITA • CEFOTAXIME CEFTRIAXONE CEFEPIME ✚ • GENTAMICINA * AMOXICILLINA/CLAVULANATO * AMPICILLILAN SULBACTAM ✚ GENTAMICINA SEPSI AD ORIGINE IGNOTA PAZIENTE OSPEDALIZZATO • CEFTAZIDIME CEFEPIME IMPIPENEM / MEROPENEM PIPERACILLINA / TAZOBACTAM ✚ • AMIKACINA CIPROFLOXACINA LEVOFLOXACINA ✚/━ • VANCOMICINA TEICOPLANINA SEPSI VEROSIMILMENTE CATETERE CORRELATA •TEICOPLANINA VANCOMICINA ✚ BETALATTAMINA AD AMPIO SPETTRO TERAPIA EMPIRICA DELLE SEPSI SEPSI ORIGINE DAL POLMONE PAZIENTE DI COMUNITA’ CEFOTAXIME CEFTRIAXONE ✚ CLARITROMICINA AZITROMICINA LEVOFLOXACINA SEPSI ORIGINE DAL POLMONE POLMONITE OSPEDALIERA CEFTAZIDIME CEFEPIME IMIP / MEROPENEM PIP / TAZOBACTAM ✚/━ AMIKACINA CIPROFLOXACINA LEVOFLOXACINA ✚ VANCOMICINA TEICOPLANINA TERAPIA EMPIRICA DELLE SEPSI UROSEPSI PAZIENTE DI COMUNITA’ AMOXICILLINA/CLAVULANATO CIPROFLOXACINA/LEVOFLOXACINA CEFTAXIME UROSEPSI PAZIENTE OSPEDALIZZATO FLUORCHINOLONE CIPROFLOXACINA/LEVOFLOXACINA CEFTAZIDIME/CEFEPIME PIPERACILLINA / TAZOBACTAM ✚/━ AMINOSIDE STEROIDI e SEPSI SEVERA/SHOCK SETTICO • l’impiego di steroidi ad alte dosi (es. METILPREDNISOLONE 30 mg/Kg o IDROCORTISONE > 300 mg/die) non migliora la sopravvivenza potendo risultare, al contrario, dannosa per il rischio di infezione cui espone Cronin L et al. Crit Care Med 1995;23:1430-9 Dellinger RP et al. Intensive Care Med 2004;30:536-55 Hotchkiss RS et al N Engl J Med 2003;348:138-50 STEROIDI e SEPSI SEVERA/SHOCK SETTICO • L’impiego di steroidi a dosi “fisiologiche” può ridurre la mortalità di pazienti con shock settico refrattario per i quali è necessario l’impiego di vasopressori e ventilazione meccanica prolungata. - IDROCORTISONE 200-300 mg/die per 7 gg (diviso in 4 dosi giornaliere) - FLUDROCORTISONE 50 µg/die per 7 gg • Il razionale di questo trattamento risiede nell’ipotesi della insufficienza adrenergica relativa di questi pazienti, nonostante il riscontro di livelli elevati di cortisolo circolante • Concentrazioni plasmatiche di cortisolo < 20µ µg/dL devono fare sospettare una inadeguata risposta adrenergica allo stress PROTEINA C ATTIVATA RICOMBINANTE • Primo agente anti-infiammatorio dimostratosi efficace nel trattamento della sepsi • Inibisce i fattori Va e VIIa della coagulazione inibizione alla sintesi della TROMBINA Inibisce :attivazione piastrinica attivazione dei GB neutrofili degranulazione dei mastociti • Inbisce l’adesione cellulare all’endotelio vasale • Blocca la sintesi citochinica dei monociti • Azione antiapoptotica Bernard GR, Vincent JL. et al. N Engl J Med 2001;344:699-709 SEPSI e CONTROLLO GLICEMICO • In pazienti critici post-chirurgici, mantenere i livelli di glicemia compresi tra 80 e 110 mg/dL si associa ad una minore morbidità e mortalità • Mortalità per batteriemia 12.5% vs 29.5% nei pazienti sotto stretto controllo glicemico rispetto ai controlli • Insulina in infusione continua, rischio di IPOGLICEMIA! Monitoraggio glicemico stretto! (ogni 60 min all’inizio del trattamento e ogni 4 h una volta stabilizzati i livelli di glicemia) • Glicemie < 150 mg/dL migliorano comunque l’outcome e riducono il rischio di ipoglicemia Van den Berge G et al. N Engl J Med 2001;345:1359-67 Van den Berge G et al. Crit Care Med 2003;31<.359-66 Proteina C attivata ricombinante • Approvata dalla FDA per - adulti - sepsi severa ad alto rischio di morte (APACHE II > 25 o MOFs) PS: documentata l’assenza di un reale vantaggio in pazienti con sepsi severa ma APACHE II < 25 o con una sola insufficienza d’organoAbraham E et al. N Engl J Med 2005;353:1332-41 In caso di procedura chirurgica in corso di rhAPC: . Sospendere l’infusione 2 h prima . riprendere l’infusione 12 h dopo di adeguata emostasi SHOCK ANAFILATTICO SHOCK ANAFILATTICO: anafilassi SHOCK ANAFILATTICO: organi del sistema immunitario SHOCK ANAFILATTICO: classificazione di Gell e Coombs SHOCK ANAFILATTICO: malattie da ipersensibilità immediata SHOCK ANAFILATTICO: principali allergeni SHOCK ANAFILATTICO: farmaci Bertorelli Bertorelli Bertorelli SHOCK ANAFILATTICO: cellule del sistema immunitario SHOCK ANAFILATTICO: mediatori delle cellule immunitarie SHOCK ANAFILATTICO: ruolo promotore dei mastociti SHOCK ANAFILATTICO: reazioni SHOCK ANAFILATTICO: fisiopatologia Bertorelli SHOCK ANAFILATTICO: allergia da imenotteri Bertorelli SHOCK ANAFILATTICO: grading reazioni SHOCK ANAFILATTICO: da imenotteri Bertorelli SHOCK ANAFILATTICO e allergia: da imenotteri diagnosi SHOCK ANAFILATTICO: clinica SINTOMI & SEGNI 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. ipotensione/shock circolatorio emoconcentrazione edema laringeo/ostruzione acidosi metabolica broncospasmo ipossia insufficienza respiratoria acuta alcalosi repiratoria orticaria/angioedema eosinofilia nausea, vomito, diarrea, crampi addominali perdita di coscienza, convulsioni La ripresa dei sintomi si può verificare dopo 6 – 12 ore dall’anafilassi (reazione tardiva) per il rilascio di mediatori cellulari SHOCK distributivo (anafilattico) Cause AMPLE (Allergy, Medications, Past illness, Last meal, Environment) mezzi di contrasto iodati farmaci (es penicillina) puntura di insetti perdita di coscienza orticaria edema della lingua clinica Terapia vasodilatazione cutanea ipotensione reazioni cutanee (eritema e orticaria) sintomi ostruttivi vie aeree edema della laringe O2 idrocortisone 100-500 mg adrenalina (500 mcg) intramuscolo, ripetibile ogni 5’ antistaminici (clorfeniramina 10-20 mg) rash cutaneo orticaria SHOCK ANAFILATTICO: trattamento SHOCK ANAFILATTICO: trattamento SHOCK ANAFILATTICO: trattamento SHOCK ANAFILATTICO: terapia SHOCK ANAFILATTICO: terapia assicurare pervietà vie aeree, se necessario intubazione o cricotiroidotomia; accesso venoso rianimazione cardiopolmonare se indicata; adrenalina : per casi severi da 3 a 5 ml di una soluzione 1: 10.000 per casi di media gravità da 0.3 a 0.5 ml di una soluzione 1:1.000 sottocute SHOCK ANAFILATTICO: terapia cristallidi e colloidi per emoconcentrazione e ripristino di volume PVC guidata idrocortisone 100 – 200 mg e.v. per prevenire la reazione tardiva bloccanti i recettori istaminici H1 : difenidramina da 25 a50 mg e.v. o per os bloccanti recettori H2 istamina e.v. se non controindicazioni vasopressori ed inotropi se indicati per ipotensione severa beta2 agonisti e anticolinergici per broncospamsmo rimuovi tossina : lavaggio cute, rimozione insetto laccio per rallentare il ritorno venoso dall’arto leso SHOCK IPOVOLEMICO/EMORRAGICO SHOCK IPOVOLEMICO: definizione definizione : ipoperfusione/ipossia tessutale conseguente a diminuzione acuta e prolungata del volume plasmatico circolante eziologia: perdita di plasma: ustioni, diarrea, ileo, pancreatite perdita di acqua ed elettroliti : gastrointestinali, renali (diabete, insufficienza corticosurrenalica), disprotidemia da sdr. nefrosica) provvedimenti immediati: 2/3 cristalloidi e 1/3 colloidi regola l’infusione di liquidi in base alla PVC : < 8 cm H2O comincia con 200 ml in 10 min < 12 cm H2O comincia con 100 ml in 10 min >12 H2O 50 ml in 10 min SHOCK IPOVOLEMICO (emorragico) Anamnesi specie se emorragia non evidente – Trauma chiuso, preesistente patologia gastroenterica, t. anticoagulante o con FANS Constatazione dell’emorragia Ricerca emorragia: SNG, Imaging, Angiografia, Puntura-lavaggio peritoneale SHOCK IPOVOLEMICO/EMORRAGICO: altre cause • Disidratazione Extra Cellulare – Diarrea, vomito – K.A. diabetica, Diabete insipido – Ustioni • Ipoprotidemia grave – S. nefrosica, cirrosi epatica • Emolisi intravascolare brutale SHOCK IPOVOLEMICO/EMORRAGICO: fisiopatologia Volemia reazione adrenergica Ritorno venoso vasocostrizione art . e ven.periferica frequenza cardiaca P. riempimento cardiache V. Eiezione Sistolica Gettata Cardiaca Meccanismi di compenso efficaci fino a riduzione volemia del 20% SHOCK: principi di gestione Generali accessi venosi due accessi venosi (G16) posizionare il paziente posizione supina, lieve Trendelenbug, coperta !! cateterismo urinario monitoraggio EKG cercare causa specifica !! ossigenare maschera facciale (O2 5-10 l/min) o intubazione tamponare emorragie correzione acidosi fiale di bicarbonato fluidi colloidi (stesso endpoint emodinamico a 1/3 della dose dei cristalloidi) cristalloidi terapia inotropa adrenalina dobutamina dopamina noradrenalina (EC iperglicemia, ipokaliemia, iperprolattinemia) (EC ridotta secrezione GH, TRH, PRL, ipoperfusione mucosa intestinale e midollare surrene) SHOCK IPOVOLEMICO/EMORRAGICO: approccio • COSE da FARE: – Fermare emorragia (laccio,Blackmore,compressione etc.) – Sollevare arti inferiori o applicare M.A.S.T. – Apertura di 1 - 2 vie venose con cateteri di calibro adeguato – Emogruppo, esami ematologici ed ematochimici – Rimpiazzo volemico SHOCK: principi di gestione Specifiche shock ipovolemico controllo emorragia cristalloidi (Ringer lattato, elettrolitica 1- 4 L) colloidi (emazie concentrate o sangue intero 3-4 sacche, emagel) shock settico drenaggio chirurgico focolai di infezione dopamina terapia antibiotica empirica ad ampio spettro e rapido onset steroidi a dosi elevate eparina se coagulazione intravascolare disseminata L-NMMA vasopressina proteina C attivata emofiltrazione shock embolico ipossia RESISTENTE a O2 shock cardiogeno trombolisi, PTCA contropulsatore aortico SHOCK IPOVOLEMICO/EMORRAGICO: colloidi e cristalloidi Infusione di fluidi CRISTALLOIDI ICF COLLOIDI ECF Plasma ICF ECF Plasma VOLUME RICHIESTO Cristalloidi vs Colloidi: efficacia Cristalloidi Colloidi SHOCK IPOVOLEMICO/EMORRAGICO: colloidi e cristalloidi colloidi volemia cristalloidi tempo Wang et al. J Surg Res 50: 163. 1991 SHOCK IPOVOLEMICO/EMORRAGICO: amine DOBUTAMINA (DOBUTREX fl 250 mg/20 ml) • catecolamina sintetica • effetto inotropo positivo con vasodilatazione riflessa che (< post-carico e > portata cardiaca, lieve aumento della FC e scarso aumento delconsumo di O2) • non effetti vascolari periferici , la PA resta costante • assenza di effetti renali • diversi dosaggi , massimo effetto dopo 10 minuti - basso 2,5 mcg/Kg/min - medio 5 mcg/Kg/min - alto 10 mcg/Kg/min DOPAMINA (REVIVAN fl 200mg/5ml) • amina simpaticomimetica • effetti dopaminergici (prevale la vasodilatazione renale) <5 mcg/Kg/min • effetti β-stimolanti (prevale l’effetto inotropo) 5-10 mcg/Kg/min • α-stimolanti (aumentano le resistenze periferiche, perdita della vasodilatazione renale) >10 mcg/Kg/min ADRENALINA (fl 1mg/1ml) amina simpaticomimetica effetti β1-stimolanti - attività elettrica - contrattilità miocardica - ridotta soglia effetti β2-stimolanti: broncodilatazione effetti α-stimolanti : vasocostrizione con > flusso cerebrale e cardiaco dosaggio : - 0,5 - 1 mg SC ripetibile dopo 10 - 15 minuti - 0,3 - 0,5 mg EV (1fl a 10 ml di fis ) ripetibile dopo 10 - 15 minuti effetti collaterali: aritmie, cefalea, ipertensione, angor SHOCK IPOVOLEMICO/EMORRAGICO: corticosteroidi numerosissimi effetti ( antiinfiammatori, immunologici, metabolici) shock anafilattico : utili per prevenire il fenomeno dell’anafilassi protratta (ripresa tardiva della sintomatologia), Idrocortisone ( Flebocortid ) 250 - 500 mg ripetibili dopo 6 ore Metilprednisolone ( Urbason ) 50 - 250 mg ripetibili dopo 6 ore shock settico : non modificano la prognosi , utili per insufficienza surrenalica Metilprednisolone ( Urbason ) 30 mg/Kg (max /4 ore shock spinale : Metilprednisolone ( Urbason ) 30mg/Kg in 15 minuti durante la prima ora ,poi 5,4 mg/Kg/h per le successive 23 ore SHOCK CARDIOGENO: definizione stato di insufficienza circolatoria di origine cardiaca, associata a ipoperfusione in presenza di volume intravascolare adeguato. SHOCK CARDIOGENO: eziologia cause IMA massivo (40% del ventricolo sinistro) cardiomiopatie valvulopatie mixoma atriale rigetto di cuore trapiantato difetti del setto interventricolare aritmie (fib ventricolare) fase terminale dello scompenso gravità mortalità elevata (75% se associato a ima) clinica vasocostrizione periferica cianosi oliguria ipotensione SHOCK CARDIOGENO: clinica ipotensione protratta PA sistolica < 90 mm Hg per più di 30 minuti o che necessita di vasopressori per essere mantenuta a 90 mm Hg o più segni di stasi polmonare clinici e radiologici segni di ipoperfusione cianosi, cute fredda, oliguria, alterazioni del sensorio presenza dolore toracico ECG tachicardia sinusale, bradicardia quando presente IMA inferiore con blocchi di conduzione, aritmie ventricolari, alterazioni del tratto ST tachiaritmie che richiedono cardioversione SHOCK CARDIOGENO: diagnostica Rx torace stasi polmonare; fascio cardiovascolare non sempre aumentato ( es. shock in IMA) Ecocardiografia alterazioni regionali della motilità di parete in caso di ischemia; disfunzione ventricolare totale in caso di cardiomiopatie o miocardite; essenziale per la diagnosi di patologia del setto o difetti valvolari acuti Emodinamica pressione di occlusione dell’arteria polmonare > 18 mm Hg indice cardiaco < a 2.2 l/min/m2 frazione di eiezione usualmente ridotta Laboratorioa acido lattico aumentato enzimi di danno miocardico elevati iponatriemia azotemia e creatinina normali in una prima fase SHOCK CARDIOGENO: keypoint • è un’emergenza che richiede una terapia supportiva immediata • è importante identificarne la cause per definire la terapia appropriata • il paziente con shock cardiogeno va trasferito immediatamente in luogo idoneo per monitoraggio invasivo e per rivascolarizzazione • il miocardio ibernato ma vitale contribuisce allo shock cardiogeno • la riperfusione precoce previene lo shock cardiogeno SHOCK CARDIOGENO: diagnostica PROVVEDIMENTI TERAPEUTICI : Supporto emodinamico: Vasopressori portare e mantenere PAS > 90 mm Hg o MAP > a 65 mm Hg: dopamina o dopamina e dobutamina in combinazione, norepinefrina Dopamina: inizio con 5-10 mcg/Kg/min, aggiustamento (1 – 4 mcg/Kg/min ogni 10-30 min) in base alla risposta. Dose utile per mantenere un buon flusso coronarico in corso di shock da IMA è 16 – 18 mcg /Kg/min. In caso di mancata risposta cambia con Norepinefrina: 0.5 mcg/Kg/min e aggiusta la dose per MAP > 60 mm Hg SHOCK CARDIOGENO: trattamento Supporto inotropo: Dobutamina : inizia quando PA S > 80 mm Hg perché vasodilata Dose 8 - 10 mcg/Kg/min e aggiusta la dose in base alla risposta. Inibitori della fosfodiesterasi : Amrinone : Dose carico : 1° bolo : 0.75 mg/Kg in 3 – 5 min; 2° bolo dopo ½ ora Mantenimento : 5-10 mcg/Kg/min Milrinone : Bolo 50 mcg/Kg min Mantenimento : 0.35 – 075 mcg/Kg/min SHOCK CARDIOGENO: trattamento Vasodilatori: Nitroprussiato : 5 - 10 mcg/min e aggiusta la dose (2.5-5 mcg/min) in base alla risposta fermando l’infusione quando la PAS < a 100 mm Hg Nitroglicerina: 10 mcg/min , aumentare di 5-10 mcg/min ogni 5-10 min ANALGESICI : Morfina solfato : 1- 2 mg e.v. da ripetere in base stato emodinamico Marzocchi, 2009 Arterie coronariche Con lesioni arterosclerotiche Lievi e gravi Emorragia in una placca aterosclerotica Trombosi intracoronarica Solo parte delle patologie coronariche sono riferibili a lesioni morfologicamente documentabili INFARTO MIOCARDICO: dolore toracico sintomo più frequente presente nell’85% dei casi intenso e prolungato (NO in diabete) irrequietezza sudorazione astenia nausea/vomito dispnea durata superiore a 20-30 min. INFARTO MIOCARDICO: incidenza in Italia 2.000.000 pz con dolore toracico 800.000 (40%) 1.200.000 dimessi come non cardiaci eziologia cardiaca 60 % 10.000 IMA(1,2%) 80.000 Morte improvvisa 220.000 (18%) 300.000 IMA SCA (S.Coron.Acuta) 600.000 non cardiaca INFARTO MIOCARDICO: dolore toracico Il dolore è il sintomo con cui l’infarto si manifesta più frequentemente al suo esordio; è presente nell’85% dei casi e ha le caratteristiche tipiche del dolore anginoso, ma più intenso e prolungato, spesso accompagnato da irrequietezza, sudorazione, astenia, nausea, più raramente vomito e dispnea. La durata del dolore di solito è superiore a 20-30 min. INFARTO MIOCARDICO: sedi del dolore usuale localizzazione del dolore miocardico ischemico mascella dato destro epigastrio Sedi meno frequenti del dolore miocardico ischemico dorso INFARTO MIOCARDICO: vie del dolore toracico nervi cardiaci gangli del simpatico rami comunicanti bianchi radici posteriori midollo spinale fascio spino-talamico DOLORE TORACICO: eziologia cardiaco aorta arterie polmonari cuore non cardiaco bronchi pleura esofago mediastino aneurisma dissecante embolia polmonare ischemia cardiata (angina-IMA),crisi ipertensiva, pericardite pneumotorace, neoplasia polmonare pleurite reflusso gastro-esofageo, spasmo, esofagite, ernia jatale mediastinopatie, masse mediastiniche parietale outlet toracico radicolopatie sindrome costo-condro-sternale psicogeno ansia riferito gastriti, ulcera peptica colestite INFARTO MIOCARDICO: sedi del dolore Di origine cardiaca Ischemico Cause coronariche aterosclerosi spasmo trombosi cocaina alterazioni del microcircolo Cause non coronariche tachicardia ↑ postcarico ↑ precarico Non ischemico Pericardite Dissezione aortica Di origine non cardiaca Gastroenterico spasmo esofageo reflusso gastroesofageo ulcera peptica pancreatite Psicogeno ansia, attacchi di panico depressione Polmonare-pleurico embolia polmonare pneumotorace Mediastinico Neuromuscolare costocondrite herper zooster sindrome dello stretto toracico superiore INFARTO MIOCARDICO: interferenza del dolore esofageo • una patologia può simularne un altra • due patologie possono coesistere e infuenzarsi: – il reflusso esofageo può ridurre la soglia per il dolore ischemico – test stimolativi (ergonovina) possono indurre spasmo esofageo – farmaci cardiologici (nitrati) possono risolvere lo spasmo esofageo INFARTO MIOCARDICO: il tempo …. “L’ORA PREZIOSA” O GOLDEN HOUR. Percentuale di muscolo cardiaco che può essere salvato da un intervento precoce in terapia intensiva in base alla rapidità dell’intervento INFARTO MIOCARDICO: il tempo …. Isidori, 2007 INFARTO MIOCARDICO: sindrome coronariche • Sindromi coronariche stabili: • Angina da sforzo • Sindromi coronariche acute (instabili): • • • • • Angina instabile Angina di nuova insorgenza Angina postinfartuale Angina in crescendo Angina variante (vasospastica) di Prinzmetal INFARTO MIOCARDICO: sindrome anginosa stabile • QUADRO CLINICO – Anamnesi – Dolore: • costrizione, oppressione, peso, bruciore • associazione con malessere generale ed ansia • sede tipica retrosternale • irradiazione lungo l'avambraccio e mano sinistra, dorso, mandibola, collo, entrambe le braccia • altre sedi: epigastrio, emitorace e avambraccio destro • insorgenza graduale, massima intensità entro 1’, remissione dopo 210 minuti (riposo, cessazione del fattore scatenante o somministrazione s.l. di nitrati) Classificazione funzionale dell’A. P. STABILE (Società CV Canadese) • Classe I: la normale attività fisica non induce A. • Classe II: modesta limitazione dell’attività ordinaria. L’A. insorge camminando in fretta, dopo i pasti, al freddo, al vento • Classe III: forte limitazione dell’attività ordinaria. L’A. insorge camminando per 2 isolati o salendo 1 piano di scale • Classe IV: impossibilità di compiere qualsiasi attività. L’A. insorge anche a riposo INFARTO MIOCARDICO: fisiopatologia placca ateromasica associata a vasospasmo INFARTO MIOCARDICO: sindrome coronariche • • Dolore > 20-30 min Complicazione della placca Enzimi Angina instabile Infarto non Q Infarto Q Angina variante -/+ ECG ↓T + ↓T, ↑ST, non Q ++ ↓T, ↑ST, Q - ↑ST IMA Q (Transmurale) Quadro clinico: – dolore anginoso >20-30 min – ECG : onda Q > 30 ms ST sopraslivellato (> 1 mm) Enzimi: – aumento degli enzimi di necrosi IMA non Q Enzimi – aumento di almeno il doppio degli enzimi sierici (CPK, LDM, CPK-MB) – prelievi per curva enzimatica (ogni 3 ore nelle prime 24 ore, ogni 6-8 ore per 48-72 ore) Presenza onda Q Assenza onda Q Presente con elevazione segm ST Presente con depressione del segm ST Alta mortalità ospedaliera Bassa mortalità ospedaliera Bassa probabilità reinfarto dopo dimissione Probabile reinfarto dopo dimissione Risponde alla Trombolisi Non risponde alla Trombolisi Importante occlusione coronarie Comune una riperfusione spontanea Grossa dimensione infarto Infarto piccolo Comuni complicazioni acute Rare complicazioni acute Mortalità a 1 mese 10%-15% Mortalità a 1 mese 3%-5% Mortalità a 2 anni 30% Mortalità a 2 anni 30% Ischemia Miocardica La comparsa d’ischemia determina nel miocardio un’alterazione della ripolarizzazione che si esprime in genere come variazioni del tratto ST e dell’onda T. Dal punto di vista elettrocardiografico si possono evidenziare alterazioni legate ad un’ischemia di tipo acuto o cronico che si manifestano con le tipiche alterazioni del tratto ST (sopra o sottoslivellamento) ed un’eventuale inversione di polarità dell’onda T. R ECG NORMALE T P Q S ISCHEMIA Ischemia Miocardica Ischemia transmurale Ischemia subendocardica R ECG NORMALE T P Q S ISCHEMIA LESIONE caratteristiche tipiche sono la elevazione del segmento ST, inversione dell’onda T e un allargamento dell’onda Q. Onde Q con valore patologico 1 mm di ampiezza ( >30 ms ) 1/3 in altezza del QRS ISCHEMIA LESIONE INFARTO (+ lesione) Infarto Miocardico Acuto STEMI (ovvero con sopraslivellamento del tratto ST) La presenza di un’onda Q anomala è l’alterazione elettrocardiografica più tardiva, che permette anche l’eventuale identificazione di un infarto avvenuto in precedenza. Essa rappresenta una sorta di cicatrice elettrocardiografica. (In presenza di un’onda Q in D3 è fondamentale fare inspirare il paziente. Se durante tale manovra l’onda Q si riduce essa non va considerata di origine infartuale). Inspirazione Infarto Miocardico: Sede L’individuazione delle sedi elettrocardiografiche in cui siano presenti le alterazioni citare ovvero sopraslivellamento del tratto ST ed eventuale onda Q nell’Infarto STEMI, ed il sottoslivellamento del tratto ST con eventuale inversione dell’onda T nell’infarto NSTEMI ne consente di definirne con buona approssimazione la sede anatomica. Pertanto in caso d’infarto miocardico acuto sarà l’anomalia del tratto ST e dell’onda T, nel pregresso la presenza di onda Q a caratterizzarne la sede. Infarto Miocardico Acuto STEMI (ovvero con sopraslivellamento del tratto ST) Basale Dopo alcune ore Dopo alcune settimane Nell’infarto STEMI (con sopraslivellamento del tratto ST) compaiono le caratteristiche alterazione del tratto ST-T successivamente appare l’onda Q. Dopo alcuni giorni Dopo alcuni mesi In particolare il sopraslivellamento del tratto ST è l’alterazione elettrocardiografica che permette di identificare un infarto STEMI nella fase acuta e di attivare il sistema dell’emergenzaurgenza (118) al fine di mettere in pratica tutte le procedure di riperfusione necessarie. Infarto Miocardico: 1. Infarto Anteriore Un infarto miocardico che ha colpito la parte anteriore del ventricolo sinistro causa la comparsa di un’onda Q nelle derivazioni che fronteggiano il cuore - V2-V4 o V5 Infarto Miocardico: 2. Infarto Laterale Se l’infarto miocardico coinvolge la parete laterale del cuore, le onde di lesione saranno presenti nelle derivazioni che fronteggiano la superficie laterale DI, aVL e V5-V6. Infarto Miocardico: 3. Infarto Inferiore L’infarto miocardico localizzato a livello della parete inferiore (diaframmatica) del cuore determina la comparsa di onde Q nelle derivazioni che guardano il cuore dal basso - DIII ed aVF. LDH Fig. 1: Results of cardiovascular MRI with delayed contrast enhancement in myocardial infarction (MI) INFARTO MIOCARDICO: RNM Marcu, C. B. et al. CMAJ 2006;175:911-917 Copyright ©2006 Canadian Medical Association or its licensors Sindromi coronariche: definizioni Patologie legate allo sviluppo di placche ateromasiche nelle arterie coronarie Angina stabile dolore toracico da ischemia cardiaca che compare dopo esercizione e scompare con il riposo Angina instabile insorta da meno di due mesi ingravescente (di durata più lunga, più frequente o per sforzi più lievi) a riposo Infarto cardiaco necrosi tissutale Infarto cardiaco non Q patologia multivasale dolore suggestivo alterazioni Ecg diffuse (sottoslivellamento ST e/o inversione onda T diffuse) più frequente negli anziani Infarto cardiaco Q dolore più prolungato alterazioni Ecg localizzate (sopraslivellamento ST, onda T negativa, ondaQ) INFARTO MIOCARDICO: stent Attualmente sono disponibili a questo scopo due tipi di trattamento: 1. Farmacologico (fibrinolisi) 2. Meccanico (rivascolarizzazione PTCA) Isidori, 2007 Trombolisi: vantaggi e svantaggi Vantaggi Vantaggi Rapidità Rapiditàd’impiego d’impiego Più Piùfacilmente facilmentedisponibile disponibile Effettuabile anche Effettuabile anchein insede sede preospedaliera preospedaliera Efficacia Efficacianon nondipendente dipendente dall’esperienza dall’esperienzadell’operatore dell’operatore Non Nonnecessità necessitàdi didati dati anatomici anatomici Svantaggi Svantaggi Percentuali Percentualirelativamente relativamente modeste modestedi diricanalizzazione ricanalizzazione Flusso dei FlussoTIMI TIMI2-2-33nel nel60-70% 60-70% deicasi casi Completa Completariperfusione riperfusionedel delmicrocircolo microcircolo nel 35-40% dei casi nel 35-40% dei casi Maggior Maggiorincidenza incidenzadi direinfarti reinfarti Rischio Rischiodi dicomplicanze complicanze Emorragiche Emorragiche Incidenza Incidenzadel del55––6% 6% – 1% Emorragie Emorragieintracraniche intracranichedello dello0.5 0.5 – 1% PCI: vantaggi e svantaggi Vantaggi Vantaggi Svantaggi Svantaggi Riperfusione Riperfusione più piùcompleta completa Flusso TIMI 3 > 90% dei casi Effettuabile Effettuabilesolo soloin inpochi pochiospedali ospedali Flusso TIMI 3 > 90% dei casi Minore Minoreincidenza incidenzadi direinfarti reinfarti Efficacia Efficaciafortemente fortementedipendente dipendente dall’esperienza dall’esperienzadell’operatore dell’operatore Minore Minoreincidenza incidenzadi diemorragie emorragie Tempi Tempipiù piùlunghi lunghidi ditrattamento trattamento Migliore Miglioreprognosi prognosiin inpresenza presenza di shock cardiogeno di shock cardiogeno (trasferimento) (trasferimento) incidenza incidenzadi direstenosi restenosi Necessità Necessitàdi didati datianatomici anatomici Isidori, 2007 INFARTO MIOCARDICO: stent stent,, linee guida ESC • …la PCI (percutaneous coronary intervention) primaria è da preferire (I-A) per tutti i pz STEMI o BBS ex novo che si presentino entro 12 ore dall’inizio dei sintomi se può essere effettuata entro 90’ dal primo contatto medico… INFARTO MIOCARDICO: stent, stent, linee guida ES STEMI • ..per i pazienti che si presentano entro 3 ore dall’esordio dei sintomi, la PCI primaria è preferibile alla trombolisi sistemica SOLO quando la differenza tra il door-to-balloon time e il door-to needle time è inferiore a 60’.. • ..qualora si superi tale tempo la PCI è ancora da preferire se shock, scompenso cardiaco o controindicazioni a trombolisi.. INFARTO MIOCARDICO: stent stent,, linee guida ESC PCI = percutaneous coronary intervention INFARTO MIOCARDICO: stent Marzocchi, 2009 INFARTO MIOCARDICO: stent Marzocchi, 2009 INFARTO MIOCARDICO: ristenosi Marzocchi, 2009 Marzocchi, 2009 Marzocchi, 2009 INFARTO MIOCARDICO: bypass aorto aorto--coronarico • • • • • • • • • • Disfunzione contrattile Aritmie Rottura miocardica Pericardite Infarto del VD Estensione ed espansione dell’infarto Trombo murale Aneurisma ventricolare Disfunzione del muscolo papillare Insufficienza cardiaca progressiva INFARTO MIOCARDICO: bypass aorto aorto--coronarico IMA: rotture di cuore dopo 3-7 gg come: rottura parete libera del ventricolo, emopericardio e tamponamento cardiaco setto interventricolare con shunt sinistro-destro. muscolo papillare con insufficienza mitralica acuta di grado severo INFARTO MIOCARDICO: pericardite dopo 2-3 gg come: reazione fibrinosa o fibrino-emorragica si risolve con cicatrizzazione dell’infarto