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Tardo impero e inizio del medioevo
Il tardo impero Da Diocleziano alla caduta del’Impero romano d’occidente Diocleziano (284-305 d.C.) • Fine dell’anarchia militare • Rafforzamento dell’istituzione imperiale attraverso una politica di riforme: riforma dell’esercito riforma istituzionale riforma territoriale-amministrativa riforma fiscale (persecuzione dei cristiani) Riforma dell’esercito Risponde all’esigenza di diminuire la capacità di destabilizzazione politica da parte delle legioni diminuendo le forze militari assegnate a ciascun comandante, ma di aumentare il peso complessivo e l’efficienza dell’esercito, specialmente a supporto delle fasce deboli nelle frontiere • Aumento del numero degli effettivi arruolati; • Aumento del numero delle legioni; • Diminuzione degli effettivi per legione; • Divisione dei reparti: limitanei (permanentemente stanziati lungo il limes, con compiti di vigilanza e prima difesa delle frontiere) e comitatus (il nerbo dell’esercito, dislocato nel territorio sotto il comando dei vari generali, pronto a intervenire a supporto dei limitanei in caso di invasione dall’esterno) Riforma istituzionale: la tetrarchia Risponde all’esigenza di rafforzare il governo imperiale, sottraendo all’arbitrio delle legioni e agli interessi dinastici la successione, dislocando meglio sul territorio il controllo imperiale e ripartendo collegialmente le responsabilità di governo (pur all’interno di un sistema gerarchico, al cui vertice sta Diocleziano). • 2 augusti (d’Oriente: Diocleziano; d’Occidente Massimiano); • 2 cesari (in Oriente: Galerio, successore designato di Diocleziano; in Occidente: Costanzo Cloro, successore designato di Massimiano). Per ciascuna delle 4 aree dell’impero, ciascuna governata da uno dei due cesari o da uno dei due augusti, si individua una nuova capitale, vicina alle frontiere: Milano, sede dell’augusto Massimiano; Treviri, sede del cesare Costanzo Cloro; Nicomedia: sede dell’augusto Diocleziano; Sirmio: sede del cesare Galerio. • Fine della centralità politica e amministrativa di Roma • Fine del ruolo politico del Senato La ripartizione dell’impero Riforma territoriale-amministrativa Risponde all’esigenza di un controllo capillare del territorio e di creare una struttura burocratica rigidamente gerarchica di amministratori e funzionari imperiali: • Riorganizzazione delle province dell’impero; • Raggruppamento della varie province in 12 diocesi; • Raggruppamento delle 12 diocesi in 4 prefetture, ciascuna corrispondente a una delle quattro aree sottoposte al governo dei tetrarchi. Riforma fiscale Per fare fronte alle ingenti spese fisse l’impero aveva bisogno di entrate programmabili e certe, per cui in ogni provincia fu censita la terra coltivabile e a ogni estensione di terra (iugum) doveva corrispondere un cittadino da tassare (caput) con un importo determinato e immutabile. Analogamente avveniva nelle città, con il censimento delle professioni e dei mestieri e il calcolo complessivo della tassazione, del cui pagamento erano responsabili nei confronti dello stato i curiales. Conseguenza di questo provvedimento fu la fine di ogni mobilità sociale e sul territorio da parte dei cittadini e l’ereditarietà dei mestieri, poiché non doveva essere modificata la previsione di entrate per lo stato. Nel 301, inoltre, per fare fronte alla crescente inflazione, Diocleziano emanò l’edictum de pretiis, con il quale si stabiliva un prezzo massimo su circa mille prodotti commerciabili; tuttavia, questo ebbe l’effetto di fare presto scomparire dal mercato le merci a prezzo imposto e di alimentare un mercato di contrabbando con prezzi ancora maggiori. La fine della tetrarchia Nel 305 Diocleziano e Massimiano si ritirarono per fare subentrare i loro due cesari nel ruolo di augusti. Nel 306 l’augusto di Occidente, Costanzo Cloro, muore e le legioni della Britannia acclamano imperatore il figlio Costantino, che nel 312 nella battaglia di Ponte Milvio sconfigge Massenzio, suo rivale in Occidente. In Oriente, prevale invece Licinio, che affianca Costantino come Augusto fino al 324, anno in cui sarà rovesciato militarmente dal collega, che resterà unico imperatore dell’impero. L’impero ai tempi della diarchia Costantino – Licinio (312-324 d.C.) Costantino (312-337 d.C.) I cardini dell’azione politica di Costantino sono, nelle premesse, non dissimili da quelli di Diocleziano: • • • solidità del potere centrale fine delle divisioni religiose e culturali efficienza dell’esercito Per rafforzare il consenso nei confronti del potere imperiale, a differenza dei predecessori, si appoggia all’elemento cristiano, notevolmente cresciuto di numero e ormai inserito in tutti gli strati della popolazione, soprattutto all’interno della classe dirigente e dell’esercito. Attua anche il rinnovo della classe dirigente e degli alti quadri militari favorendo in primo luogo l’inserimento di funzionari e comandanti cristiani di sua fiducia. Per quanto riguarda l’esercito, oltre a rafforzare ulteriormente l’esercito con l’arruolamento di numerosi contingenti di barbari, sostanzialmente mantiene la riforma dioclezianea, con un ulteriore rafforzamento del comitatus e un’organizzazione più funzionale dello stesso: • Predisposizione di reparti mobili variamente dislocati in prossimità delle aree a rischio lungo le frontiere; • Rafforzamento della cavalleria, dotata di grande forza d’urto e dotata di maggiore velocità di spostamento e di intervento sul territorio. • 313: emana, insieme a Licinio, l’editto di Milano, con il quale è concessa la libertà di culto a tutte le religioni all’interno dell’impero. Se ne avvantaggiano in primo luogo i cristiani, che sono favoriti anche attraverso altre concessioni: 1. l’esenzione dalle tasse per il clero; 2. la possibilità di beneficiare di lasciti testamentari e donazioni; 3. l’istituzione di un tribunale ecclesiastico operante in parallelo con quelli civili. • 324: con il pretesto delle discriminazioni attuate in Oriente da Licinio ai danni dei cristiani, muove guerra al collega e lo sconfigge militarmente. La diarchia si ritrasforma dunque nel potere assoluto di un unico imperatore. Subito dopo la sconfitta di Licinio inizia, nel sito dell’antica Bisanzio, la costruzione della nuova capitale Costantinopoli, che rappresentava la riedificazione dell’impero su nuove basi: a Roma, capitale occidentale, pagana e senatoria si oppone Costantinopoli, orientale, cristiana e imperiale. • 325: in qualità di autorità suprema del Cristianesimo, convoca il primo concilio ecumenico della cristianità, il Concilio di Nicea, con l’obiettivo di sanare le dispute interne al cristianesimo, in primo luogo quelle relative alla definizione della natura divina o umana di Cristo. Viene definita la doppia natura del Cristo, mentre le altre posizioni sono sconfessate come ereticali. Da Costantino a Teodosio • 337-350 d.C.: conflitti per la successione tra i figli di Costantino; • 350-361 d.C.: impero di Costanzo II; • 361-63 d.C.: impero di Giuliano l’Apostata; Tenta di ripristinare la preminenza del paganesimo, abolendo i privilegi concessi al cristianesimo da Costantino e dai suoi eredi. Intraprende una spedizione contro i Sasanidi per consolidare la supremazia territoriale in Oriente • 364-378 d. C.: imperatore d’Oriente Valente: crisi lungo il confine danubiano, determinata dalla pressione esercitata dagli Unni sulla popolazione germanica dei Visigoti I Visigoti chiedono di potersi stanziare entro il limes Valente,incapace di opporsi militarmente, accetta I Visigoti entrano in conflitto con l’autorità romana e danno inizio a una serie di rivolte Valente tenta di reprimerli militarmente, ma subisce una terribile sconfitta in Tracia ad Adrianopoli (378 d.C.). • 1. 2. 3. 378-395 d.C.: impero di Teodosio 380: Editto di Tessalonica (con il quale il cristianesimo diventa religione ufficiale dell’impero persecuzione del paganesimo e delle correnti ereticali del cristianesimo progressivo rafforzamento politico della chiesa in occidente e ribaltamento dei rapporti di forza con l’autorità imperiale); 382: accordo con i Visigoti (con il quale essi vengono ammessi in qualità di foederati a risiedere in Tracia in prossimità della frontiera danubiana, con funzione di difesa, e vengono integrati all’interno dell’esercito formazione in Oriente di una classe dirigente romano-germanica). 383-395: dopo la morte dell’augusto di Occidente Graziano, rimane unico imperatore di tutto l’impero. Da Teodosio alla caduta dell’Impero d’Occidente (476 d.C.) La divisione dell’impero: Occidente e Oriente Nonostante i precedenti tentativi di divisione dell’impero per esigenze amministrative e militari, la divisione politica definitiva dell’unità territoriale si ebbe nel 395 d.C., alla morte dell’imperatore Teodosio, anno in cui l’impero viene diviso tra i due figli, entrambi minorenni: Onorio in Occidente, Arcadio in Oriente. Il confine seguiva, da nord a sud, una linea ideale che dal medio corso del Danubio, dividendo in due il Mar Ionio, arrivava al golfo della Sirte, in Africa. Tale divisione non fu artificiosa, ma sanciva una situazione di fatto, che vedeva nella parte orientale strutture sociali ed economiche migliori di quelle dell’occidente, più romanizzato ma più arretrato, esposto a una grave crisi economica e alle invasioni. L’impero diviso I successori di Teodosio • In qualità di tutore del giovane Onorio è nominato il comandante delle truppe d’occidente, il generale vandalo Stilicone, uomo di grandi capacità militari; • Viene revocata la politica di integrazione dell’elemento germanico portata avanti da Teodosio e si vogliono espellere i barbari dai ruoli di comando; • Offensiva dei Visigoti, guidati da Alarico, che penetrano in Italia; • Trasferimento della capitale d’Occidente da Milano a Ravenna (401 d.C.); • Valido intervento di Stilicone, che ricaccia indietro i Visigoti, ma lascia sguarnito il fronte renano invasione da parte di Franchi, Burgundi, Suebi e Vandali e loro stanziamento all’interno di Gallia, Spagna e Africa; • Organizzazione di gruppi di potere autonomi da parte dei barbari; • Prevale nella corte imperiale l’atteggiamento intransigente verso i barbari e viene condannato a morte Stilicone; • Sacco di roma ad opera dei Visigoti (410 d.C.) Rotte e destinazioni delle migrazioni Le popolazioni germaniche: invasioni o migrazioni? Nel IV e V secolo il limes dell’impero cede a più riprese sul fronte reno-danubiano sotto la spinta di popolazioni germaniche. Si tratta di Goti (divisi in un gruppo occidentale, i Visigoti, e un gruppo orientale, gli Ostrogoti), Franchi, Burgundi, Alamanni, Svevi e Vandali, nomadi che, spinti a loro volta dagli Unni e dalla crescita demografica, alla ricerca di nuove terre e attratti dalla ricchezza e dal prestigio dell’impero romano, si muovono in blocco con le loro famiglie e i loro averi per insediarsi all’interno dei confini dell’impero. I cittadini dell’impero la percepiscono come invasione, ma si tratta propriamente di un fenomeno migratorio prolungato, di massa, con carattere stabile, inizialmente conflittuale e successivamente assorbito con nuove forme di integrazione. La fine dell’Impero romano d’occidente (476 d.C.) Nel corso del V secolo si assiste nella parte occidentale dell’impero ai seguenti fenomeni: • sgretolamento dell’impero dalla Britannia all’Africa e perdita del controllo territoriale e politico; • Invasioni degli Unni, guidati da Attila (452 d.C.) • Saccheggio di Roma da parte dei Vandali (455 d.C.); • Crisi irreversibile del potere politico centrale e deposizione dell’ultimo imperatore “fantoccio” (476 d.C.), ad opera del comandante delle truppe germaniche Odoacre. • Odoacre invia all’imperatore di oriente Zenone le insegne imperiali, a significare il riconoscimento della sua come autorità suprema. Zenone lo delega a governare in suo nome l’occidente. L’ingresso nel medioevo: questioni di cronologia Convenzionalmente con il 476 d.C. si fa iniziare l’età medievale, che – altrettanto convenzionalmente – si fa terminare con la scoperta dell’America nel 1492. All’interno del medioevo si è soliti riconoscere due fasi: • Alto medioevo: VI – X sec. • Basso medioevo: XI – XV sec. Un nuovo scenario geopolitico All’indomani della caduta dell’impero romano d’occidente (fine V – VI secolo), in quei territori si registrano elementi di continuità con il tardo impero e elementi di novità: • Continuità: condizione delle campagne, crisi dell’economia, arretramento delle città; • Cambiamento: apporti etnici e culturali nuovi, integrazione dell’elemento romano con quello germanico, nascita di nuove forme di organizzazione del territorio e del potere. I regni romano - germanici • • • • • • Italia: Ostrogoti Gallia settentrionale e occidentale: Franchi Gallia centrale: Burgundi; Gallia meridionale e Spagna: Visigoti Spagna nord-occidentale: Svevi Africa settentrionale: Vandali I regni romano-germanici Cosa sono? Sono regni che vedono la fusione dell’elemento romano con quello germanico in nuove forme di collaborazione: all’elemento germanico è riservato il potere politico e militare, mentre i romani, forti di una tradizione amministrativostatale millenaria, gestiscono l’amministrazione, la cancelleria, la cultura, e forniscono i tecnici. Fa eccezione il regno dei Vandali, in Africa, che smantella il preesistente apparato amministrativo e fa piazza pulita della classe dirigente romana, rifiutando qualsiasi integrazione. L’Italia nell’alto medioevo: le dominazioni straniere • • • • Ostrogoti: 488-552 d.C.; Bizantini: 554-568 d.C.; Longobardi: 568-774 d.C.; Franchi (dinastia carolingia): 774-II metà X sec. d.C. 774-843: Sacro Romano Impero 843-II metà X sec.: Regno di Lotario (e dei discendenti carolingi) Dal 568 il territorio italiano rimarrà sempre diviso sotto il controllo di diversi soggetti politici Tabella cronologica sinottica: Italia – Impero bizantino Italia 488: l’imperatore Zenone incarica Teodorico di cacciare Odoacre e di governare l’Italia in proprio nome. 493-526: Teodorico è re degli Ostrogoti; integrazione tra l’elemento germanico e quello romano 535-554: guerra greco-gotica: Gli eserciti bizantini invadono la penisola per cacciarne gli Ostrogoti Impero bizantino 476-491: è imperatore Zenone 491-527: è imperatore Giustino; inizia una politica di intolleranza verso l’arianesimo e il re ostrogoto Teodorico. 527-565: è imperatore Giustiniano: aspira alla riunificazione dell’Impero romano, sia dal punto di vista religioso e culturale che da quello politico e territoriale L’Impero Bizantino sotto Giustiniano La Chiesa di Roma Dopo l’affermazione del cristianesimo come religione di stato, nel V secolo il vescovo di Roma, nel vuoto di potere lasciato dalla debolezza degli ultimi imperatori d’Occidente, costituisce l’autorità con la quale interloquiscono i barbari e i capi politici. Anche la Chiesa, con la sua struttura organizzativa, costituisce un surrogato dello stato in crisi. Formalmente è dipendente dall’Imperatore d’Oriente, di cui il vescovo di Roma sarebbe un suddito, sia sotto gli Ostrogoti che sotto i Bizantini. Di fatto, però, il vescovo e la Chiesa di Roma si comportano come un’istituzione autonoma per le seguenti ragioni: • Roma era l’antica capitale imperiale; • Il vescovo di Roma in Occidente aveva svolto e continuava a svolgere un importante ruolo politicodiplomatico; • La Chiesa aveva incamerato un ingente patrimonio di beni e di terre; • A partire dal VI sec. si diffonde capillarmente sul territorio con l’istituto del monachesimo e con la progressiva diffusione del cristianesimo niceno ai danni dell’arianesimo; • Il vescovo di Roma, in quanto si considera successore di Pietro e dunque vicario di Cristo, non riconosce autorità morali o religiose superiori a sé. Roma era l’antica capitale imperiale Il vescovo di Roma in Occidente aveva svolto e continuava a svolgere un importante ruolo politico-diplomatico La Chiesa aveva incamerato un ingente patrimonio di beni e di terre A partire dal VI sec. si diffonde capillarmente sul territorio con l’istituto del monachesimo e con la progressiva diffusione del cristianesimo niceno ai danni dell’arianesimo Il vescovo di Roma, in quanto si considera successore di Pietro e dunque vicario di Cristo, non riconosce autorità spirituali o religiose superiori a sé Progressivo distacco politico e religioso dall’Impero bizantino e dalla Chiesa d’Oriente, i cui vertici e i cui indirizzi dottrinali erano indicati dall’imperatore di Costantinopoli