L`Impero ottomano.pps - Centro per gli Studi di Politica Estera e
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L`Impero ottomano.pps - Centro per gli Studi di Politica Estera e
L’Impero ottomano 1299–1922 L’espansione del mondo turco e la costruzione degli imperi dei nomadi Il declino dell’Impero Ottomano dal 1807 al 1923 L’Impero Ottomano nel 1900 Sultano Selgiuchide sul trono (XIII sec.) Il sultano Selgiuchide, Mehmed ibn Daud “Alp Arslan” Alp Arslan e suo figlio Mälik Şhah Battaglia di Manzikert - Alp Arslan lascia il campo mentre i suoi uomini sgominano i bizantini di Romano IV (1071). L'impero selgiuchide alla sua massima espansione (morte del sultano Malik Shah I). Il sultanato dei Selgiuchidi di Rum nel 1190. Il sultano Selgiuchide Malik Shah (1072-1092) Ertugrul Gazi Ertuğrul, padre di Osman I, fondatore dell’Impero Ottoman (statua eretta a Söğüt). Osman Gazi (1299-1324/26) Osman o Othmān I Ghāzī, secondo la trascrizione turca (Sukut 1259 Brussa 1326), fondatore dell'Impero ottomano. Brusah (Bursa), Hisar, tomba di Osman I Orhan Gazi (1324/26-60) Murat I (1360-89) Yildirim Bayazid I (1389-1403) Battaglia di Kosovo 1389: I Turchi uccidono il cavallo dello Tsar Lazar (Adam Stefanović 1870) Jean Froissart, Battaglia di Nicopolis Bruges XV sec. Nel contesto della Crociata antiturca, bandita da Papa Bonifacio IX, un esercito franco-ungherese si scontrò con gli ottomani guidati da Bayazid I alle porte della capitale bulgara (25 settembre 1396) Dopo la vittoria di Nicopoli, Bayazid fa uccidere 3000 prigionieri cristiani per vendicare il massacro degli abitanti di Rahova ad opera dei francesi Il Sultano Bayazid imprigionato da Tamerlano (1878, Gallery of Art in Lviv) Timur is the standing figure. He was lame, and is seen walking with a cane. He is also armed with a sword. Bayazid appears to have an affect of depression. Bayazid is unarmed. Mehmet I Çelebi (1403-21) Brusah (Bursa), Yesil Cami (moschea verde), tomba di Mehmet I (1403-21) Murat II (1421-44 e 144651) Fatih Mehmet II (1444-46 e 1451-81) Gentile Bellini, Maometto II, 1480, National Gallery, Londra Il ritratto reca alla base la scritta VICTOR ORBIS La sette corone (tre alla base di ciascun pilastro dell’arco e l’ultima ricamata sulla stoffa che ricopre il parapetto) simboleggiano la dinastia ottomana, di cui Mehmet era il settimo sultano. Maometto II, medaglia disegnata da Gentile Bellini Fatih Mehmet II (1444-46 e 1451-81) Costanzo da Ferrara (?), Ritratto di Mehmet II, Libreria del Topkapı Istanbul, Biblioteca del Topkapi Sarayi Müzesi Sinan Bey (?), Ritratto di Fatih Mehmet II, miniatura, Libreria del Topkapı L’attribuzione è incerta, forse di Siblizade Ahmed, pittore di corte Fatih Mehmet II (144446 e 1451-81) particolare L’assedio di Costantinopoli, 1453 Jean Chartier, Assedio di Costantinopoli, 1470 c. Caduta di Costantinopoli 1453 Costantino XI, ultimo imperatore bizantino Bayazid II (1481-1512) Yavuz Selim I (1512-20) Suleyman I (1520-1566) Il Sultano Suleiman Kanuni ovvero il Legislatore nella serie di ritratti del pittore Konstantin Kapıdağlı Tughra di Solimano il Magnifico Suleyman I (1520-66) Suleyman I (1533) Solimanus Imperator Turcharum Jan Swaart, Dutch, 1526 Incisione di Agostino Veneziano con ritratto di Solimano il Magnifico. Si notino le 4 tiare sul copricapo (commissionato da Solimano agli orafi veneziani) che simboleggiano l’eccellenza del suo potere imperiale, superiore anche a quello del papa incoronato solo da tre tiare (Triregnum) Il Triregnum papale è formato da tre corone sovrapposte, che simboleggiano il triplo potere del Papa, "padre dei principi e dei re, rettore del mondo, vicario in terra di Cristo" . Suleyman I negli anni 30 del XVI sec. Tiziano Sultan Suleiman the Magnificent during the Siege of Rhodes (1522). He is surrounded by his Solaks. [Süleymanname, Topkapı Palace Museum] Sultan Suleiman the Magnificent during the Siege of Rhodes (1522) [Süleymanname, Topkapı Palace Museum, Istanbul] Sultan Suleiman the Magnificent during the, Siege of Estolnibelgrad in Hungary (1543) [Süleymanname, Topkapı Palace Museum, Istanbul] Sultan Suleiman the Magnificent during the Battle of Mohacs (1526) [Süleymanname, Topkapı Palace Museum, Istanbul] A miniature depicting Suleiman the Magnificent marching with army in Nakhchivan, summer 1554 Sultan Suleiman the Magnificent during the campaign on Nachivan in the South Caucasus (1554) [ Süleymanname, Topkapı Palace Museum, Istanbul] particolare Giovanni II d'Ungheria al cospetto di Solimano nel 1556. Mausoleo di Solimano I detto il Magnifico e della moglie Rosselana nel cimitero della Moschea di Solimano in Istanbul Primo assedio di Vienna nel 1529 Matteo Perez d' Aleccio, L’assedio di Malta. L’arrivo della flotta turca (16 s.) (nella grande sala del Palazzo dei Signori della Valletta) Ferdinando I d’Asburgo Andrea Doria nel 1526 Aleksandra Lisowska (c. 1510 - April 18, 1558), moglie di Solimano il Magnifico, altrimenti nota come Roxelana, Roxolana, Roxelane, Rossa, Ruziac, ma più spesso ricordata con il suo nome turco Khourrem (or Hürrem or Karima), ovvero “quella che sorride". Non esistono suoi ritratti dal vero. Questo dipinto venne realizzato a Venezia sulla base delle informazioni raccolte a Costantinopoli dai suoi agenti consolari. Le fonti del XVII secolo non sono prodighe di informazioni sul suo nome di nascita ma, successive tradizioni folkloristiche ucraine del XIX secolo, riportano "Anastasia" (diminutivo "Nastia") e tradizioni polacche, "Aleksandra Lisowska". Ella fu comunque nota soprattutto come Hürrem Sultan o Hürrem "balsaq" Sultan. Nelle lingue europee fu comunque nota come Roxolena, translitterato come "Roksolana", Roxolana, Roxelane, Rossa, Ruziac. In turco come Hürrem (dal persiano مKhurram, "gioiosa") ed in arabo Karima ( آ, "nobile"). "Roxelana" o "Roksolana" era un soprannome, riferito alla sua discendenza ucraina (cf. il comune nome del tempo Ruslana). "Roxolany" o "Roxelany" era il nome di una etnia slava stanziata nell'attuale Ucraina, fino al XV secolo. Pertanto il suo nome, tradotto letteralmente, sarebbe "rutena". Secondo fonti del tardo XVI secolo e del primo XVII, come ad esempio il poeta polacco Samuel Twardowski, che fece degli studi in Turchia, Hürrem era figlia di un prete ucraino ("ruteno" secondo la terminologia odierna) ortodosso. Ella nacque a Rohatyn, 68 km a sud-est di Lviv, una delle città più grandi della Rutenia rossa (Chervona Rus) che era allora ubicata nel territorio del Regno di Polonia, oggi nell'occidente dell'Ucraina. Negli anni 1520 venne fatta prigioniera dai tatari di Crimea durante una delle loro frequenti incursioni e tradotta come schiava, probabilmente prima nella città di Kaffa, centro della tratta degli schiavi, e quindi ad Istanbul dove venne inserita nell'harem di Solimano il Magnifico. Riuscì ad attirare subito l'attenzione del sultano divenendo oggetto di gelosia da parte delle rivali. Un giorno, la preferita di Solimano, Mahidevran (chiamata anche "Gülbahar" - dove Gül significa rosa e Bahar primavera), aggredì Hürrem e la picchiò in modo violento. Sconvolto dal fatto, Solimano bandì Mahidevran dalla capitale e la inviò a Manisa, assieme a suo figlio, il principe Mustafa considerato l'erede al trono. L'esilio venne giustificato ufficialmente come la normale prassi di formazione dell'erede al trono. In seguito, Hürrem divenne l'indiscussa preferita di Solimano o haseki. L'influenza di Hürrem sul sultano divenne presto leggendaria ed a ciò deve essere attribuita la nascita di cinque figli, Mihrimah (figlia), Selim, Beyazit, Cihangir. Con una sorprendente rottura della tradizione, divenne moglie legale ufficiale del sultano, facendo di Solimano il primo imperatore ottomano ad essersi sposato, dopo Orhan I. Questo rafforzò la propria posizione nel palazzo e alla fine portò uno dei suoi figli, Selim, a succedere a Solimano. Hürrem sembra sia stata anche consulente di Solimano su questioni di stato, e sembra avere avuto un'influenza sulla politica estera dell'impero. Due delle sue lettere al re di Polonia Sigismondo II Augusto sono giunte a noi e durante la sua vita, l'Impero ottomano ebbe generalmente pacifiche relazioni con lo stato polacco in una forma di pseudo alleanza polacco-ottomana. Alcuni storici ritengono anche che lei potrebbe essere intervenuta con il marito nel controllo degli schiavi tatari di Crimea nella sua terra natale. Molti anni dopo, a causa di un sentore di ribellione (probabilmente fomentata da Hürrem), il sultano, credendo che il figlio volesse scalzarlo dal trono, ordinò lo strangolamento di Mustafa. Dopo la morte del figlio, appurato che nella trama vi era stato il coinvolgimento di Roxelana, questa perse il suo status a palazzo (come madre dell'erede apparente Selim) e venne inviata a Bursa. Lettera della Sultana Hürrem a Sigismondo II Augusto Jagellone, per complimentarsi per la sua ascesa al trono di Polonia nel 1549. Il Sultano Solimano "Io che sono il Sultano dei Sultani, il Sovrano dei Sovrani, il Distributore di Corone ai Monarchi del Globo, l'Ombra di Dio sulla Terra, il Sultano ed il Padiscià del mar Bianco, del mar Nero, della Rumelia, dell'Anatolia, della Caramania, del paese di Rum, di Zulcadir, del Diarbekr, del Kurdistan, dell'Azerbaigiàn, della Persia, di Damasco, di Aleppo, del Cairo, della Mecca, di Medina, di Gerusalemme, di tutta l'Arabia, dello Yemen e di molte altre contrade che i miei nobili avi e i miei illustri antenati [...] conquistarono con la forza delle armi e che la mia Augusta Maestà ha ugualmente conquistata con la spada fiammeggiante e la sciabola vittoriosa”. Lettera di Solimano a Francesco I. Kapudan-i Derva Hayreddin Barbarossa. Barbaros Hayreddin Pasha (1478-1546) Il Kapudanpaşa Khayr al-Din, detto in Occidente Ariadeno Barbarossa, in un ritratto quattrocentesco Haydar Reis Nigari, Ritratto dell’Ammiraglio Khayr ad-din “Barbarossa” Istanbul 1540-1545 Istanbul, Biblioteca del Topkapi Sarayi Müzesi Selim II (1566-1574) Selim II (1566-1574) Nigari Reis Haydar, Ritratto del Sultano Selim II (1524-74) con arco e frecce Selim II (1566-1574) L’ammiraglio Khair-ed-Din, ritratto da Nigari Reis Haydar [Topkapi Palace Museum, Istanbul, Turkey] Murad III (1574-95 ) Murad III (1574-95 ) Murad III (1574-95 ) si esercita con il tiro all’arco Paolo Veronese, Battaglia di Lepanto, 7 ottobre 1571 Battaglia di Lepanto, 7 ottobre 1571 Battaglia di Lepanto, 7 ottobre 1571 Battaglia di Lepanto, 7 ottobre 1571 Battaglia di Lepanto, 7 ottobre 1571 Fernando Bertelli, Battaglia di Lepanto, Venezia 1572 Mehmet III (1595-1603) La battaglia di Keresztes (1596) fece parte del Lungo Conflitto (1593–1606) che oppose l’Impero Ottomano e quello Asburgico e che terminò con la vittoria Ottomana, sancita dalla pace di Zsitvatorok nel 1606. Ahmed I (1603-1617) Ahmed I (1603-1617) Mustafa I (1617-1618 e 1622-1623) Genc Osman II (1618-1622) Genc Osman II (1618-1622) Murad IV (1623-40) Murad IV (1623-40) Ritratto di Murad IV, Sultano dell’Impero Ottomano (1623-1640). Kösem Sultan (1589–1651), madre di Murad IV, esercitò una decisiva influenza sul figlio, governando di fatto attraverso di lui Kösem Mahpeyker / Kösem Sultan (ca 1589 – 1651) Greek Ottoman Sultana: Vera Effigies Turcorum Imperatoris Ibrahim Filii, Et Sultanae Eiusdem Matris 1647 Ibrahim I (1640-48) Avci Mehmed IV (1648-87) Avci Mehmed IV (1648-87) Franz Geffels, Il secondo assedio di Vienna, 1683 Suleyman II (1687-1691) Ahmed II (1691-95) Mustafa II (1695-1703) Mustafa II (1695-1703) Mustafa II riceve l’ambasciatore francese Charles de Ferriol nel 1699 (dipinto di Jean-Baptiste van Mour) Il Sultano Ahmed III in trono con a fianco il giovane erede. (miniatura Ottomana, Topkapı Sarayı Müzesi, Istanbul) Ahmed III (1703-1730) Ahmed III riceve gli ambasciatori stranieri nel Palazzo Topkapi (dipinto di Jean-Baptiste van Mour) Il Sultano Ahmed III riceve l’ambasciatore olandese Cornelis Calkoen nel Palazzo Topkapı nel 1727 (dipinto di Jean Baptiste Vanmour, 1727) Jean-Baptiste van Mour, Partita di caccia con il Sultano Ahmed III, inizi del XVIII sec. Mahmud I (1730-1754) Osman III (1754-57) Mustafa III (1757-1774) Abdulhamid I (1774-89) Selim III (1789-1807) 1806 Mustafa IV (1807-08) Mahmud II (1808-39) A lui si deve l’occidentalizzazione dell’abbigliamento sultaniale Durante il suo regno siglò nel 1812 la pace di Bucarest con la Russia e promosse l'eliminazione dei giannizzeri nel 1826, perché di ostacolo alle riforme, contrastate anche dalle rivolte interne, in Grecia e Serbia del 1830, e dalla guerra contro Mehmet Ali nel 1833, dopo la quale Egitto, Siria e Cilicia si liberarono del dominio dell'impero ottomano. Mahmud II (1808-39) Mahmud II started the modernization of Turkey by paving the way for the Edict of Tanzimat in 1839 (implemented immediately after his death by his son Sultan Abdülmecid) which instituted European-style clothing, uniforms, weapons, architecture, education, legislation, banking, institutional organization, agricultural and industrial innovations, new technologies in transport and communications, and land reform. Abdulmecit (1839-61) The reign of Sultan Abdülmecid was marked by the implementation of the Tanzimat reforms; the Crimean War and first foreign debt of the Ottoman Empire in 1854 (the payments of which were completed by the Republic of Turkey a century later, in 1954);[81] and the Treaty of Paris (1856) which secured Ottoman control over the Balkan peninsula and the Black Sea basin until the Russo-Turkish War of 1877–1878. Abdulaziz (1861-76) Murad V (1876) Abdulhamid II (1876-1909) Abdulhamid II (1876-1909) Mehmed V (1909-18) Mehmed Vahdettin VI (1918-22) Il Sultano Vahideddin (Mehmed VI) abbandona dalla porta di servizio il Palazzo Dolmabahçe a Istanbul. Pochi giorni dopo che questa fotografia venne scattata, il Sultano venne deposto e mandato in esilio (insieme al figlio) prima a Malta su un nave inglese (17 Novembre 1922), quindi a San Remo, in Italia, dove morì nel 1926. Il suo corpo venne sepolto a Damasco nel cortile della Moschea di Solimano il Magnifico. La Turchia venne dichiarata repubblica il 29 Ottobre 1923, e il nuovo capo di stato divenne il Presidente Mustafa Kemal Atatürk. Adel_Majid, successore di Mehmed Vahdettin VI solo in quanto Califfo Mustafa Kemal Ataturk (Salonicco, 12 marzo 1881 – Istanbul, 10 novembre 1938) L’amministrazione dell’Impero Custode della suprema legge Coranica, regolatore mediante disposizioni e ordinanze dei territori a lui sottoposti, il sultano era il capo assoluto dell'Impero ottomano che fu, contrariamente a quanto accadeva negli imperi del mondo cattolico, tollerante nei confronti dei non musulmani e ben organizzato gerarchicamente. Il palazzo del sultano di Istanbul, Topkapi, ospitava il consiglio di governo (Divano), presieduto dal gran visir scelto dal sovrano ed a lui soggetto interamente, ma dal quale dipendevano tutte le scelte di tattica politica. Una serie di uffici burocratici centrali, detti della Sublime Porta (bâb-i-Ali), erano poi il fulcro della vita amministrativa. I dominii erano divisi in province (governate da beylerbeyi) e in distretti, retti da sanjaq beyi. Una casta di militari professionisti (sipahi) avevano la facoltà di riscuotere le imposte su determinati territori così da poter reclutare, pagandoli, un certo numero di soldati. L'armata turca poteva contare anche su un formidabile corpo di soldati scelti, votati al celibato e fedelissimi del sultano: i giannizzeri. L'obbedienza e il costante richiamo alla legge coranica (sunna) era garantito da giudici (gadi) formatisi in apposite scuole giuridico-religiose (madrase). State organisation of the Ottoman Empire House of Osman Ottoman Dynasty (Ottoman Caliphate) · Imperial Harem · Palace Schools Central System (Military administration) Divan (Porte) Grand Vizier · Viziers · Finance Government: Provincial System (Civil administration) Centr al Millets (Muslims ( Sheikh ul-Islam) · Christians ( Orthodox Patriarch · Armenian Patriarch · Syriac Orthodox) · Jews) Local Beylerbey · Bey · Elder (Meclis-i Umumi) Vassal and tributary states Thomas Allom, Bâb-ı Âlî, the Sublime Porte, 1840. The Sublime Porte, also Ottoman Porte or High Porte (in Ottoman Turkish Bab-ı Ali), is a synecdoche for the central government of the Ottoman Empire, by reference to the High Gate of the Divan (court). The particular term was used in the context of diplomacy by Western states, as their diplomats were received at the porte (meaning gate). During the constitution period (see Young Turk Revolution), the functions of the Divan were replaced by the imperial government, and "porte" came to refer to the Foreign Ministry. During this period, Grand vizier came to refer to the position of a Prime Minister and viziers became the Ottoman Senate. The Sublime Porte was the name of the open court of the sultan, led by the Grand Vizier. It got its name from the gate to the headquarters of the Grand Vizier in Topkapı Palace in Istanbul, where the sultan held the greeting ceremony for foreign ambassadors. It was an ancient Ottoman practice to make the gates of cities and kings' palaces places of assembly. Later the name came to refer to the Foreign Ministry. In contemporary times, it is used for the office of the governor (Vali) of Istanbul Province. This name has also been interpreted as referring to the Empire's position as gateway between Europe and Asia. The High Porte, in contrast, referred to the private court of the sultan. Porte is French for "gate"; therefore, the term High Porte is a bilingual combination of English High and French Porte, that is equivalent to Bab-ı Ali. Devşirme Registrazione dei bambini per il devşirme. I sei bambini vestiti di rosso sono I prescelti per “la raccolta”. Sulla sinistra un ufficiale prende nota dei loro nomi, mentre sulla destra I parenti dei ragazzi e un giannizzero assistono alla scena. Miniatura Ottomana tratta da Süleymanname. (1558) Jasyr In un processo chiamato “il raccolto della steppa“ i Tatari di Crimea riducevano in schiavitù i contadini Slavi Kapikulu Kulu = servitore Kapi = porta Gentile Bellini, Giannizzero Giannizzeri Ottomani all’assedio di Rodi, difesa dai cavalieri di San Giovanni, 1522 Giannizzeri Lala Mustafa Pascha banchetta con gli ufficiali dei giannizzeri durante una spedizione militare (16°sec.) Il ciambellano di Murad IV con giannizzeri Ufficiali dei giannizzeri nel XVI sec. Ufficiale dei giannizzeri nel XVII sec. Giannizzero, Norimberga 1703 Aga, ufficiale in capo dei Giannizzeri Corbachi (capitano) dei Giannizzeri Ağa dei giannizzeri nel 1768. Due membri della guardia scelta di Solaks (giannizzeri arcieri) dei sultani ottomani Banchetto offerto ai Giannizzeri dal Sultano (Safranpilav). Se rifiutato, il Sultano doveva temere forme più o meno gravi di disobbedienza. Da una miniatura Ottomana, tratta da "Surname-ı Vehbi" (1720). Palazzo Topkapı, Istanbul. Pentolone del rancio dei Giannizzeri. Se rovesciato indicava il rifiuto di obbedire al Sultano ed era spesso segnale di una rivolta. Giannizzeri in marcia al suono delle melodie marziali suonate dalla loro banda musicale detta mehterhane. La banda accompagnava i Giannizzeri in marcia e in battaglia suonando inni o melodie idonee al momento. La musica serviva anche come mezzo di comunicazione, perchè indicava il momento dell’attacco o della ritirata. Da una miniatura Ottomana, tratta da "Surname-ı Vehbi" (1720). Topkapı Sarayı Müzesi, Istanbul. Giannizzeri (17 sec.) Istanbul, Palazzo Topkapi, L’albero dei Giannizzeri L’albero dei giannizzeri oggi. Cortile dei giannizzeri, Palazzo Topkapi Armi da fuoco turche in uso presso i giannizzeri (1750-1800). Giannizzeri in una foto dei primi del Novecento, quando la Guardia Imperiale era già stata sciolta Kemal Ataturk con indosso la tradizionale uniforme dei Giannizzeri. Il lembo di grandi dimensioni del copricapo era stato immaginato a imitazione del manicotto di Hajji Bektash, fondatore dei dervisci Bektashi, che aveva la consuetudine di benedire i primi Giannizzeri ponendo loro la mano sul capo. Cavaliere turco con corazza leggera, arco composito e kilij (scimitarra). Scontro fra cavalieri tedeschi ed ottomani (16 sec.) Armatura di un Sipahi Ottomano (1480-1500) Cavalleria pesante Ottomana (1550 c.) Cavalleria ottomana impegnata nella conquista dell’Ungheria Sipahis all’assedio di Vienna Un Sipahi ottomano (Woodcut by Melchior Lorch (1646), originally engraved in 1576. Bibliothèque Nationale, Paris) Pargali Damat Ibrahim Pascha, riding a horse with a translation of a letter sent by Ibrahim to the commanders of Vienna during the siege of 1529. Drawing by Hans Sebald Beham (abt. 1530). Original in Museum Boijmans van Beuningen, Rotterdam. Il matrimonio di Pargali Damat Ibrahim Pascha con la sultana Hatice alla presenza di Solimano il Magnifico Sokollu Memhed Pascià (1505-1579), Gran Vizir ottomano. ca. 1570 Fonte: J. Schrenck, Augustissimorum imperatorium ...., Innsbruck 1601 Moschea di Sokollu Mehmet Pasha a Istanbul Il ponte di Višegrad, la più famosa realizzazione di Sokollu Mehmet Pasha (1577) Il Palazzo Topkapi corte imperiale Il Palazzo Topkapi ad Istanbul Il Palazzo Topkapi ad Istanbul affacciato sul Corno d’Oro Esteso per circa 70 ettari il Topkapi divenne luogo di rappresentanza, sede del governo e abitazione dei sultani. Poiché un portone dava accesso a una fonderia di cannoni, l’intero complesso fu chiamato "Topkapi Sarai", palazzo della Porta del cannone. La porta Imperiale (Bâb-ı Hümâyûn). Partendo dal primo cortile esterno si sottopassa la porta "dell’Accoglienza", vero e proprio accesso al palazzo, e si entra nel secondo cortile. Da questo punto in poi era proibito parlare in presenza del sultano. Da una parte ci si può dirigere verso gli ambienti di servizio: le vecchie cucine, che ospitano attualmente la più ricca collezione di porcellane cinesi al di fuori della Cina. Dall’altra si aprono le sale di rappresentanza, come la "sala Kubbe Alti", dove si riuniva il Consiglio di Stato presieduto dal gran visir. Il sultano non vi prendeva parte di persona, ma al caso si metteva in ascolto da una loggia segreta. Nell’edificio adiacente è ora allestito il "Mueso delle Armi". Si visitano anche le ex scuderie, dietro la corte degli Alabardieri, dove sono esposte le carrozze cerimoniali del sultano. Porta dell’Accoglienza (Bâb-üs Selâm), ingresso al secondo cortile del Palazzo Topkapı Il Palazzo Topkapı fu la dimora ufficiale e prevalente dei Sultani ottomani dal 1465 al 1856, anno in cui il Sultano Abdülmecid I si trasferì nel Palazzo Dolmabahçe. Agli architetti islamici era concettualmente estranea l’idea occidentale di sfoggiare potenza e ricchezza attraverso una singola costruzione monumentale. Il Topkapi era infatti, secondo la tradizione orientale, un ‘serraglio’, vale a dire un’enorme città – palazzo, con edifici non molto alti e stilisticamente diversificati, giardini, cortili e passaggi, che pressoché ogni sultano successivo rimaneggiò e ampliò a suo piacimento. L’apparato decorativo del complesso è straordinario: tra le mura erano e sono tuttora racchiuse ricchezze inestimabili. La Porta della Felicità (bab-üs Saadet) posta fra il secondo e il terzo cortile (Topkapı Palace, Istanbul) Il Sultano Selim III riceve in udienza di fronte alla Porta della Felicità. I membri della Corte sono riuniti secondo uno strettissimo ordine protocollare (Oil on canvas. Topkapı Sarayı Müzesi, Istanbul) Palazzo Topkapi: Ingresso alla Sala del Consiglio Imperiale (Divan-ı Hümâyûn) Palazzo Topkapi: Ingresso alla Sala del Consiglio Imperiale (Divan-ı Hümâyûn) Soffitto del corridoio d’ingresso alla Sala del Consiglio Imperiale (Divan-ı Hümâyûn), nel secondo cortile del Palazzo Topkapi. Palazzo del Consiglio Imperiale (Kubbealti) La Sala del Consiglio Imperiale (Divan-ı Hümâyûn) dove i Vizirs sedevano a consiglio con il Sultano. The hearth al centro serviva a scaldare gli ufficiali. La finestra d’oro (in alto a destra) consentiva al Sultano o alla Valide Sultan di ascoltare le conversazioni senza essere veduti. Sala della Camera Privata o Camera delle Udienze (Arz Odası), dove il sultano riceveva gli ambasciatori stranieri. Sul terzo cortile del Palazzo Topkapi si affacciano anche le stanze delle Reliquie e del Tesoro. Nelle prime vengono custoditi la spada e il mantello del profeta Maometto, nelle seconde gli sfarzosi abiti indossati dai sultani, un tesoro in pietre preziose (compreso un diamante di 86 carati), troni e miniature, ma anche le sorprendenti carte geografiche di Piri Reis, navigatore del Cinquecento, in cui sono tracciate montagne ghiacciate dell’Antartide scoperte "ufficialmente" solo nel 1952. Entrata principale alla Sala delle Udienze. A destra la piccola fontana di Solimano I. Sala dell’Imperatore. Interni della sala del Trono (Hünkar Sofası). Palazzo Topkapi. La galleria superiore era riservata per la Valide Sultan e per le donne dell’Harem. Sala del Trono (Hünkậr Sofasi) Corte delle favorite: appartamenti delle donne dell’Harem Corte delle Odalische (schiave di pelle bianca, donate al Sultano o comprante perché lo servissero) Corte delle Concubine Cortili di passaggio dell’Harem Harem del Palazzo Topkapı dipinto da Franz Herman, 1654. Pera Museum, Istanbul. Corte delle favorite: appartamenti delle donne dell’Harem Corte delle favorite: appartamenti delle donne dell’Harem Appartamenti della Valide Sultan (madre dell’Imperatore) Porta della gabbia dorata del bagno privato della Valide Sultan (madre dell’Imperatore). Lei sola possedeva la chiave della gabbia, così da potersi chiudere durante il bagno e non essere minacciata o uccisa. Corte degli Eunuchi nell’Harem Corpo di guardia degli eunuchi neri Sala della Fontana (Ṣadirvanli Sofa), rinnovata nel 1666 dopo un incendio, fungeva da ingresso all’Harem. Cartolina postale (1912). Foto dell’Eunuco Capo del Sultano Abdul Hamid II davanti ad una delle porte dell’Harem. Il Qizlar Agha era, fino al 1908, uno dei più potenti e spesso dei più ricchi sudditi dell’Impero Ottomano. Fra I suoi compiti, oltre quello di controllare l’Harem del Sultano, vi era quello di controllare I principi imperiali, le finanze di corte, le moschee della capitale e delle città sante di Mecca e Medina. In quanto Ciambellano del Sultano controllava chiunque potesse accedere al trono. ‘Kafes‘, meglio note come “Gabbie dei principi imperiali”, dove i possibili eredi vivevano reclusi anche tutta la vita. ‘Kafes‘, meglio note come “Gabbie dei principi imperiali”, dove i possibili eredi vivevano reclusi anche tutta la vita. Pareti in ceramica dipinta nelle 'Kafes' dei principi imperiali Porte in madreperla nelle 'Kafes' dei principi imperiali Camino laminato d’oro con alari sui due lati decorati in madreperla in una delle sale delle 'kafes' (gabbie) imperiali Palazzo Topkapi, Harem - Camera dei frutti di Selim III Appartamenti del principe ereditario, visti dal cortile delle Concubine, Palazzo Topkapi Esterno della Casa delle Circoncisioni Interni della Casa della Circoncisione Interni della Casa delle Circoncisioni Il Grande Padiglione (Mecidiye Köşkü) nel quarto cortile interno del Palazzo Topkapi Palace La Moschea Blu ad Istanbul (Turchia). La Sultan Ahmet camii (conosciuta come la Moschea blu, il colore dominante nel tempio) è una delle più importanti moschee di Istanbul. Ha sei minareti. Padiglione del Conquistatore ove è conservato il Tesoro imperiale Diamante a cucchiaio Kasikci Elmasi, Diamante di 86 carati, Museo di Topkapi ad Istanbul (Turchia). Trono in stile Mughal conservato nel tesoro del Palazzo Topkapi, donato ai Sultani Ottomani da Nadir Shah. Si pensa abbia fatto parte del bottino prelevato a Delhi in occasione del sacco della città Il trono è un capolavoro d’arte indiana. Ha la forma di un tavolo ovale a bordi rilevati poggiante su quattro piedi. Il sovrano vi sedeva “alla turca”. Davanti si trova uno sgabello su cui potevano essere poggiati i piedi. Sul trono è deposto un cuscino ricamato con perle e fili d’oro. L’intera superficie del trono è coperta di smalti rossi e verdi su fondo d’oro e decorata con rubini, smeraldi e perle. Daga Reliquiario contenente il dente del Profeta Reliquiari contenenti mano e ossa del braccio di San Giovanni il Battista Aigrette con piume, perle e diamanti per decorare i turbanti imperiali Caffetano cerimoniale (XVI sec.) Padiglione di Bagdad, (Bagdat Köskü) costruito per ordine del Sultano dopo la spedizione a Bagdad nel 1639. View of Dolmabahçe Palace from the Bosphorus Dolmabahçe Palace was ordered by the Empire's 31st Sultan, Abdülmecid I, and built between the years 1843 and 1856. Hacı Said Ağa was responsible for the construction works, while the project was realized by architects Garabet Balyan, his son Nigoğayos Balyan, and Evanis Kalfa. The construction cost five million Ottoman mecidiye gold coins, the equivalent of 35 tonnes of gold. Fourteen tonnes of gold in the form of gold leaf were used to gild the ceilings of the 45,000 square metre monoblock palace, which stands on an area of 110,000 m². The design contains eclectic elements from the Baroque, Rococo and Neoclassical styles, blended with traditional Ottoman architecture to create a new synthesis. The palace layout and décor reflect the increasing influence of European styles and standards on Ottoman culture and art during the Tanzimat period. La scala di cristallo. Ringhiera in cristallo Baccarat nel Palazzo Dolmabahce Sala degli Ambasciatori (Süfera Salonu) nel Palazzo Dolmabahçe Sala delle cerimonie (Muayede Salonu) nel Palazzo Dolmabahçe Trono Porta del Sultano che immette nel Palazzo Dolmabahçe Donne nell’Impero Favorite del Sultano, 1590 c. Cesare Vecellio, La favorita del Turco, Venezia 1528, Venezia, Museo Correr 1682, abitante greca dell’Impero 1682, abitante bulgara dell’Impero 1682, abitante valacca dell’Impero Donna Ungherese (durante il periodo di dominazione ottomana), 1570 Agli inizi del XVII sec. la maggiore novità nell’abbigliamento femminile rispetto al secolo precedente sta nella nuova foggia dei cappelli, che non assomigliano più a un portapillole. Il cappello è ora più alto, e si restringe man mano che sale. C'è anche un maggiore utilizzo di aigrets (decorazioni di piume). Nel XVII sec. i cappelli delle donne turche di rango cambiano ancora e sono costituiti da un largo disco appoggiato su una base lunga e stretta, spesso inclinato in avanti. Donna di rango che si reca ai bagni seguita da una schiava che reca un pacco di abiti avvolti in un panno Fustigazione di una donna per mano di un giannizzero Metà del XVI sec. Donne e bambini che si recano ai bagni accompagnati da un eunuco. Una schiava (sulla destra) reca sul capo una cesta piena di abiti puliti. Donne di Corte La Sultana Haseki