...

L`Impero ottomano.pps - Centro per gli Studi di Politica Estera e

by user

on
Category: Documents
13

views

Report

Comments

Transcript

L`Impero ottomano.pps - Centro per gli Studi di Politica Estera e
L’Impero ottomano
1299–1922
L’espansione del mondo turco e la costruzione degli imperi dei nomadi
Il declino dell’Impero Ottomano dal 1807 al 1923
L’Impero Ottomano nel 1900
Sultano Selgiuchide sul trono (XIII sec.)
Il sultano Selgiuchide, Mehmed ibn Daud “Alp Arslan”
Alp Arslan e suo figlio Mälik Şhah
Battaglia di Manzikert - Alp
Arslan lascia il campo mentre i
suoi uomini sgominano i
bizantini di Romano IV (1071).
L'impero selgiuchide alla sua massima espansione (morte del sultano Malik Shah I).
Il sultanato dei Selgiuchidi di Rum nel 1190.
Il sultano Selgiuchide Malik Shah
(1072-1092)
Ertugrul Gazi
Ertuğrul, padre di Osman I, fondatore
dell’Impero Ottoman (statua eretta a
Söğüt).
Osman Gazi (1299-1324/26)
Osman o Othmān I Ghāzī, secondo
la trascrizione turca (Sukut 1259 Brussa 1326), fondatore
dell'Impero ottomano.
Brusah (Bursa), Hisar, tomba di
Osman I
Orhan Gazi (1324/26-60)
Murat I (1360-89)
Yildirim Bayazid I (1389-1403)
Battaglia di Kosovo 1389: I Turchi uccidono il cavallo dello Tsar Lazar (Adam Stefanović 1870)
Jean Froissart,
Battaglia di Nicopolis
Bruges XV sec.
Nel contesto della
Crociata antiturca,
bandita da Papa
Bonifacio IX, un esercito
franco-ungherese si
scontrò con gli ottomani
guidati da Bayazid I alle
porte della capitale
bulgara (25 settembre
1396)
Dopo la vittoria di
Nicopoli, Bayazid fa
uccidere 3000
prigionieri cristiani
per vendicare il
massacro degli
abitanti di Rahova ad
opera dei francesi
Il Sultano Bayazid imprigionato da Tamerlano (1878, Gallery of Art in Lviv)
Timur is the standing figure. He was lame, and is seen walking with a cane. He is also armed
with a sword. Bayazid appears to have an affect of depression. Bayazid is unarmed.
Mehmet I Çelebi (1403-21)
Brusah (Bursa), Yesil Cami
(moschea verde), tomba di
Mehmet I (1403-21)
Murat II (1421-44 e 144651)
Fatih Mehmet II
(1444-46 e 1451-81)
Gentile Bellini, Maometto II,
1480, National Gallery,
Londra
Il ritratto reca alla base la
scritta
VICTOR ORBIS
La sette corone (tre alla base
di ciascun pilastro dell’arco e
l’ultima ricamata sulla stoffa
che ricopre il parapetto)
simboleggiano la dinastia
ottomana, di cui Mehmet era
il settimo sultano.
Maometto II, medaglia disegnata da
Gentile Bellini
Fatih Mehmet II
(1444-46 e 1451-81)
Costanzo da Ferrara (?),
Ritratto di Mehmet II,
Libreria del Topkapı
Istanbul, Biblioteca del
Topkapi Sarayi Müzesi
Sinan Bey (?), Ritratto di
Fatih Mehmet II,
miniatura, Libreria del
Topkapı
L’attribuzione è incerta,
forse di Siblizade
Ahmed, pittore di corte
Fatih Mehmet II (144446 e 1451-81)
particolare
L’assedio di
Costantinopoli,
1453
Jean Chartier, Assedio di Costantinopoli, 1470 c.
Caduta di
Costantinopoli
1453
Costantino XI,
ultimo imperatore
bizantino
Bayazid II (1481-1512)
Yavuz Selim I (1512-20)
Suleyman I (1520-1566)
Il Sultano Suleiman
Kanuni ovvero il
Legislatore nella serie di
ritratti del pittore
Konstantin Kapıdağlı
Tughra di Solimano il Magnifico
Suleyman I (1520-66)
Suleyman I (1533)
Solimanus
Imperator
Turcharum
Jan Swaart, Dutch,
1526
Incisione di Agostino Veneziano con ritratto di
Solimano il Magnifico.
Si notino le 4 tiare sul copricapo (commissionato da
Solimano agli orafi veneziani) che simboleggiano
l’eccellenza del suo potere imperiale, superiore anche
a quello del papa incoronato solo da tre tiare
(Triregnum)
Il Triregnum papale è formato da tre corone
sovrapposte, che simboleggiano il triplo potere
del Papa, "padre dei principi e dei re, rettore del
mondo, vicario in terra di Cristo" .
Suleyman I negli
anni 30 del XVI sec.
Tiziano
Sultan Suleiman the
Magnificent during the
Siege of Rhodes (1522). He
is surrounded by his
Solaks. [Süleymanname,
Topkapı Palace Museum]
Sultan Suleiman the Magnificent during
the Siege of Rhodes (1522)
[Süleymanname, Topkapı Palace
Museum, Istanbul]
Sultan Suleiman the
Magnificent during the, Siege
of Estolnibelgrad in Hungary
(1543) [Süleymanname,
Topkapı Palace Museum,
Istanbul]
Sultan Suleiman the Magnificent during the Battle
of Mohacs (1526) [Süleymanname, Topkapı Palace
Museum, Istanbul]
A miniature depicting Suleiman the
Magnificent marching with army in
Nakhchivan, summer 1554
Sultan Suleiman the Magnificent
during the campaign on Nachivan in
the South Caucasus (1554) [
Süleymanname, Topkapı Palace
Museum, Istanbul]
particolare
Giovanni II d'Ungheria al
cospetto di Solimano nel
1556.
Mausoleo di Solimano I detto il Magnifico e della moglie Rosselana nel cimitero della Moschea di
Solimano in Istanbul
Primo assedio di Vienna nel 1529
Matteo Perez d' Aleccio, L’assedio di Malta. L’arrivo della flotta turca (16 s.)
(nella grande sala del Palazzo dei Signori della Valletta)
Ferdinando I
d’Asburgo
Andrea Doria nel 1526
Aleksandra Lisowska (c. 1510 - April 18,
1558), moglie di Solimano il Magnifico,
altrimenti nota come Roxelana, Roxolana,
Roxelane, Rossa, Ruziac, ma più spesso
ricordata con il suo nome turco Khourrem
(or Hürrem or Karima), ovvero “quella che
sorride".
Non esistono suoi ritratti dal vero. Questo
dipinto venne realizzato a Venezia sulla base
delle informazioni raccolte a Costantinopoli
dai suoi agenti consolari.
Le fonti del XVII secolo non sono prodighe di
informazioni sul suo nome di nascita ma,
successive tradizioni folkloristiche ucraine del
XIX secolo, riportano "Anastasia" (diminutivo
"Nastia") e tradizioni polacche, "Aleksandra
Lisowska". Ella fu comunque nota soprattutto
come Hürrem Sultan o Hürrem "balsaq" Sultan.
Nelle lingue europee fu comunque nota come
Roxolena, translitterato come "Roksolana",
Roxolana, Roxelane, Rossa, Ruziac. In turco
come Hürrem (dal persiano ‫ م‬Khurram,
"gioiosa") ed in arabo Karima (
‫آ‬, "nobile").
"Roxelana" o "Roksolana" era un soprannome,
riferito alla sua discendenza ucraina (cf. il
comune nome del tempo Ruslana). "Roxolany"
o "Roxelany" era il nome di una etnia slava
stanziata nell'attuale Ucraina, fino al XV secolo.
Pertanto il suo nome, tradotto letteralmente,
sarebbe "rutena".
Secondo fonti del tardo XVI secolo e del primo
XVII, come ad esempio il poeta polacco Samuel
Twardowski, che fece degli studi in Turchia,
Hürrem era figlia di un prete ucraino ("ruteno"
secondo la terminologia odierna) ortodosso.
Ella nacque a Rohatyn, 68 km a sud-est di Lviv,
una delle città più grandi della Rutenia rossa
(Chervona Rus) che era allora ubicata nel
territorio del Regno di Polonia, oggi
nell'occidente dell'Ucraina. Negli anni 1520
venne fatta prigioniera dai tatari di Crimea
durante una delle loro frequenti incursioni e
tradotta come schiava, probabilmente prima
nella città di Kaffa, centro della tratta degli
schiavi, e quindi ad Istanbul dove venne inserita
nell'harem di Solimano il Magnifico.
Riuscì ad attirare subito l'attenzione del sultano divenendo
oggetto di gelosia da parte delle rivali. Un giorno, la preferita
di Solimano, Mahidevran (chiamata anche "Gülbahar" - dove
Gül significa rosa e Bahar primavera), aggredì Hürrem e la
picchiò in modo violento. Sconvolto dal fatto, Solimano
bandì Mahidevran dalla capitale e la inviò a Manisa, assieme
a suo figlio, il principe Mustafa considerato l'erede al trono.
L'esilio venne giustificato ufficialmente come la normale
prassi di formazione dell'erede al trono. In seguito, Hürrem
divenne l'indiscussa preferita di Solimano o haseki.
L'influenza di Hürrem sul sultano divenne presto leggendaria
ed a ciò deve essere attribuita la nascita di cinque figli,
Mihrimah (figlia), Selim, Beyazit, Cihangir. Con una
sorprendente rottura della tradizione, divenne moglie legale
ufficiale del sultano, facendo di Solimano il primo imperatore
ottomano ad essersi sposato, dopo Orhan I. Questo rafforzò
la propria posizione nel palazzo e alla fine portò uno dei suoi
figli, Selim, a succedere a Solimano. Hürrem sembra sia stata
anche consulente di Solimano su questioni di stato, e
sembra avere avuto un'influenza sulla politica estera
dell'impero. Due delle sue lettere al re di Polonia Sigismondo
II Augusto sono giunte a noi e durante la sua vita, l'Impero
ottomano ebbe generalmente pacifiche relazioni con lo stato
polacco in una forma di pseudo alleanza polacco-ottomana.
Alcuni storici ritengono anche che lei potrebbe essere
intervenuta con il marito nel controllo degli schiavi tatari di
Crimea nella sua terra natale. Molti anni dopo, a causa di un
sentore di ribellione (probabilmente fomentata da Hürrem), il
sultano, credendo che il figlio volesse scalzarlo dal trono,
ordinò lo strangolamento di Mustafa. Dopo la morte del figlio,
appurato che nella trama vi era stato il coinvolgimento di
Roxelana, questa perse il suo status a palazzo (come madre
dell'erede apparente Selim) e venne inviata a Bursa.
Lettera della
Sultana Hürrem a
Sigismondo II
Augusto Jagellone,
per complimentarsi
per la sua ascesa al
trono di Polonia nel
1549.
Il Sultano Solimano
"Io che sono il Sultano dei Sultani, il Sovrano dei Sovrani, il
Distributore di Corone ai Monarchi del Globo, l'Ombra di Dio
sulla Terra, il Sultano ed il Padiscià del mar Bianco, del mar
Nero, della Rumelia, dell'Anatolia, della Caramania, del paese di
Rum, di Zulcadir, del Diarbekr, del Kurdistan, dell'Azerbaigiàn,
della Persia, di Damasco, di Aleppo, del Cairo, della Mecca, di
Medina, di Gerusalemme, di tutta l'Arabia, dello Yemen e di
molte altre contrade che i miei nobili avi e i miei illustri antenati
[...] conquistarono con la forza delle armi e che la mia Augusta
Maestà ha ugualmente conquistata con la spada fiammeggiante
e la sciabola vittoriosa”.
Lettera di Solimano a Francesco I.
Kapudan-i Derva Hayreddin Barbarossa.
Barbaros Hayreddin Pasha (1478-1546)
Il Kapudanpaşa Khayr al-Din, detto in Occidente
Ariadeno Barbarossa, in un ritratto quattrocentesco
Haydar Reis Nigari,
Ritratto dell’Ammiraglio
Khayr ad-din “Barbarossa”
Istanbul 1540-1545
Istanbul, Biblioteca del
Topkapi Sarayi Müzesi
Selim II (1566-1574)
Selim II (1566-1574)
Nigari Reis Haydar, Ritratto del Sultano Selim II
(1524-74) con arco e frecce
Selim II (1566-1574)
L’ammiraglio Khair-ed-Din, ritratto da
Nigari Reis Haydar [Topkapi Palace
Museum, Istanbul, Turkey]
Murad III (1574-95 )
Murad III (1574-95 )
Murad III (1574-95 ) si esercita con il
tiro all’arco
Paolo Veronese, Battaglia di Lepanto, 7
ottobre 1571
Battaglia di Lepanto, 7 ottobre 1571
Battaglia di Lepanto, 7 ottobre 1571
Battaglia di Lepanto, 7 ottobre
1571
Battaglia di Lepanto, 7 ottobre 1571
Fernando Bertelli, Battaglia di
Lepanto, Venezia 1572
Mehmet III (1595-1603)
La battaglia di Keresztes (1596) fece parte del Lungo Conflitto (1593–1606) che oppose l’Impero Ottomano e
quello Asburgico e che terminò con la vittoria Ottomana, sancita dalla pace di Zsitvatorok nel 1606.
Ahmed I (1603-1617)
Ahmed I (1603-1617)
Mustafa I (1617-1618 e 1622-1623)
Genc Osman II (1618-1622)
Genc Osman II (1618-1622)
Murad IV (1623-40)
Murad IV (1623-40)
Ritratto di Murad IV, Sultano
dell’Impero Ottomano (1623-1640).
Kösem Sultan (1589–1651), madre di Murad IV,
esercitò una decisiva influenza sul figlio, governando
di fatto attraverso di lui
Kösem Mahpeyker / Kösem Sultan (ca 1589 – 1651)
Greek Ottoman Sultana: Vera Effigies Turcorum
Imperatoris Ibrahim Filii, Et Sultanae Eiusdem Matris
1647
Ibrahim I (1640-48)
Avci Mehmed IV (1648-87)
Avci Mehmed IV (1648-87)
Franz Geffels, Il secondo assedio di Vienna, 1683
Suleyman II (1687-1691)
Ahmed II (1691-95)
Mustafa II (1695-1703)
Mustafa II (1695-1703)
Mustafa II riceve l’ambasciatore francese Charles de Ferriol nel 1699 (dipinto di Jean-Baptiste van Mour)
Il Sultano Ahmed III in trono con a fianco il giovane erede.
(miniatura Ottomana, Topkapı Sarayı Müzesi, Istanbul)
Ahmed III (1703-1730)
Ahmed III riceve gli ambasciatori stranieri nel Palazzo Topkapi (dipinto di Jean-Baptiste van Mour)
Il Sultano Ahmed III riceve l’ambasciatore olandese Cornelis Calkoen nel Palazzo Topkapı nel 1727
(dipinto di Jean Baptiste Vanmour, 1727)
Jean-Baptiste van Mour, Partita di caccia con il Sultano Ahmed III, inizi del XVIII sec.
Mahmud I (1730-1754)
Osman III (1754-57)
Mustafa III (1757-1774)
Abdulhamid I (1774-89)
Selim III (1789-1807)
1806
Mustafa IV (1807-08)
Mahmud II (1808-39)
A lui si deve l’occidentalizzazione
dell’abbigliamento sultaniale
Durante il suo regno siglò nel 1812 la
pace di Bucarest con la Russia e
promosse l'eliminazione dei giannizzeri
nel 1826, perché di ostacolo alle riforme,
contrastate anche dalle rivolte interne, in
Grecia e Serbia del 1830, e dalla guerra
contro Mehmet Ali nel 1833, dopo la
quale Egitto, Siria e Cilicia si liberarono
del dominio dell'impero ottomano.
Mahmud II (1808-39)
Mahmud II started the modernization of Turkey by
paving the way for the Edict of Tanzimat in 1839
(implemented immediately after his death by his
son Sultan Abdülmecid) which instituted
European-style clothing, uniforms, weapons,
architecture, education, legislation, banking,
institutional organization, agricultural and
industrial innovations, new technologies in
transport and communications, and land reform.
Abdulmecit (1839-61)
The reign of Sultan Abdülmecid was marked
by the implementation of the Tanzimat
reforms; the Crimean War and first foreign
debt of the Ottoman Empire in 1854 (the
payments of which were completed by the
Republic of Turkey a century later, in
1954);[81] and the Treaty of Paris (1856)
which secured Ottoman control over the Balkan
peninsula and the Black Sea basin until the
Russo-Turkish War of 1877–1878.
Abdulaziz (1861-76)
Murad V (1876)
Abdulhamid II (1876-1909)
Abdulhamid II (1876-1909)
Mehmed V (1909-18)
Mehmed Vahdettin VI (1918-22)
Il Sultano Vahideddin (Mehmed VI) abbandona dalla porta di servizio il Palazzo Dolmabahçe a Istanbul. Pochi giorni dopo che questa
fotografia venne scattata, il Sultano venne deposto e mandato in esilio (insieme al figlio) prima a Malta su un nave inglese (17 Novembre
1922), quindi a San Remo, in Italia, dove morì nel 1926. Il suo corpo venne sepolto a Damasco nel cortile della Moschea di Solimano il
Magnifico. La Turchia venne dichiarata repubblica il 29 Ottobre 1923, e il nuovo capo di stato divenne il Presidente Mustafa Kemal Atatürk.
Adel_Majid, successore di
Mehmed Vahdettin VI solo in
quanto Califfo
Mustafa Kemal Ataturk
(Salonicco, 12 marzo 1881 –
Istanbul, 10 novembre 1938)
L’amministrazione dell’Impero
Custode della suprema legge Coranica, regolatore mediante
disposizioni e ordinanze dei territori a lui sottoposti, il sultano era il
capo assoluto dell'Impero ottomano che fu, contrariamente a quanto
accadeva negli imperi del mondo cattolico, tollerante nei confronti
dei non musulmani e ben organizzato gerarchicamente. Il palazzo
del sultano di Istanbul, Topkapi, ospitava il consiglio di governo
(Divano), presieduto dal gran visir scelto dal sovrano ed a lui
soggetto interamente, ma dal quale dipendevano tutte le scelte di
tattica politica. Una serie di uffici burocratici centrali, detti della
Sublime Porta (bâb-i-Ali), erano poi il fulcro della vita
amministrativa. I dominii erano divisi in province (governate da
beylerbeyi) e in distretti, retti da sanjaq beyi. Una casta di militari
professionisti (sipahi) avevano la facoltà di riscuotere le imposte su
determinati territori così da poter reclutare, pagandoli, un certo
numero di soldati. L'armata turca poteva contare anche su un
formidabile corpo di soldati scelti, votati al celibato e fedelissimi del
sultano: i giannizzeri. L'obbedienza e il costante richiamo alla legge
coranica (sunna) era garantito da giudici (gadi) formatisi in apposite
scuole giuridico-religiose (madrase).
State organisation of the Ottoman Empire
House of
Osman
Ottoman Dynasty (Ottoman Caliphate) · Imperial Harem · Palace Schools
Central System
(Military
administration)
Divan (Porte)
Grand Vizier · Viziers · Finance
Government:
Provincial
System
(Civil
administration)
Centr
al
Millets (Muslims ( Sheikh ul-Islam) · Christians ( Orthodox Patriarch · Armenian Patriarch · Syriac
Orthodox) · Jews)
Local
Beylerbey · Bey · Elder (Meclis-i Umumi)
Vassal and tributary states
Thomas Allom, Bâb-ı Âlî, the Sublime Porte, 1840.
The Sublime Porte, also Ottoman Porte or High Porte (in Ottoman Turkish Bab-ı Ali), is a synecdoche for the central
government of the Ottoman Empire, by reference to the High Gate of the Divan (court).
The particular term was used in the context of diplomacy by Western states, as their diplomats were received at the porte
(meaning gate). During the constitution period (see Young Turk Revolution), the functions of the Divan were replaced by the
imperial government, and "porte" came to refer to the Foreign Ministry. During this period, Grand vizier came to refer to the
position of a Prime Minister and viziers became the Ottoman Senate.
The Sublime Porte was the name of the open court of the sultan, led by the Grand Vizier. It got its name from the gate to the headquarters of the Grand
Vizier in Topkapı Palace in Istanbul, where the sultan held the greeting ceremony for foreign ambassadors. It was an ancient Ottoman practice to make
the gates of cities and kings' palaces places of assembly.
Later the name came to refer to the Foreign Ministry. In contemporary times, it is used for the office of the governor (Vali) of Istanbul Province. This
name has also been interpreted as referring to the Empire's position as gateway between Europe and Asia.
The High Porte, in contrast, referred to the private court of the sultan. Porte is French for "gate"; therefore, the term High Porte is a bilingual
combination of English High and French Porte, that is equivalent to Bab-ı Ali.
Devşirme
Registrazione dei bambini per il devşirme. I sei
bambini vestiti di rosso sono I prescelti per “la
raccolta”. Sulla sinistra un ufficiale prende nota dei
loro nomi, mentre sulla destra I parenti dei ragazzi e
un giannizzero assistono alla scena. Miniatura
Ottomana tratta da Süleymanname. (1558)
Jasyr
In un processo chiamato “il raccolto
della steppa“ i Tatari di Crimea
riducevano in schiavitù i contadini
Slavi
Kapikulu
Kulu = servitore
Kapi = porta
Gentile Bellini,
Giannizzero
Giannizzeri Ottomani
all’assedio di Rodi,
difesa dai cavalieri di San
Giovanni, 1522
Giannizzeri
Lala Mustafa Pascha banchetta con gli
ufficiali dei giannizzeri durante una
spedizione militare (16°sec.)
Il ciambellano di Murad IV con giannizzeri
Ufficiali dei
giannizzeri nel
XVI sec.
Ufficiale dei
giannizzeri nel
XVII sec.
Giannizzero, Norimberga 1703
Aga, ufficiale in capo dei Giannizzeri
Corbachi (capitano) dei Giannizzeri
Ağa dei giannizzeri nel 1768.
Due membri della guardia scelta di Solaks
(giannizzeri arcieri) dei sultani ottomani
Banchetto offerto ai Giannizzeri dal Sultano
(Safranpilav). Se rifiutato, il Sultano doveva
temere forme più o meno gravi di
disobbedienza.
Da una miniatura Ottomana, tratta da "Surname-ı
Vehbi" (1720). Palazzo Topkapı, Istanbul.
Pentolone del rancio dei Giannizzeri. Se
rovesciato indicava il rifiuto di obbedire al
Sultano ed era spesso segnale di una rivolta.
Giannizzeri in marcia al suono delle melodie
marziali suonate dalla loro banda musicale detta
mehterhane.
La banda accompagnava i Giannizzeri in marcia e
in battaglia suonando inni o melodie idonee al
momento. La musica serviva anche come mezzo di
comunicazione, perchè indicava il momento
dell’attacco o della ritirata.
Da una miniatura Ottomana, tratta da "Surname-ı
Vehbi" (1720). Topkapı Sarayı Müzesi, Istanbul.
Giannizzeri (17 sec.)
Istanbul, Palazzo Topkapi, L’albero dei Giannizzeri
L’albero dei giannizzeri oggi. Cortile dei giannizzeri, Palazzo Topkapi
Armi da fuoco turche in
uso presso i giannizzeri
(1750-1800).
Giannizzeri in una foto dei primi del Novecento, quando la Guardia Imperiale era già stata sciolta
Kemal Ataturk con indosso la tradizionale
uniforme dei Giannizzeri.
Il lembo di grandi dimensioni del
copricapo era stato immaginato a imitazione
del manicotto di Hajji Bektash, fondatore dei
dervisci Bektashi, che aveva la consuetudine di
benedire i primi Giannizzeri ponendo loro la
mano sul capo.
Cavaliere turco con corazza leggera, arco
composito e kilij (scimitarra).
Scontro fra cavalieri tedeschi ed ottomani (16 sec.)
Armatura di un Sipahi Ottomano (1480-1500)
Cavalleria pesante Ottomana (1550 c.)
Cavalleria ottomana impegnata nella
conquista dell’Ungheria
Sipahis all’assedio di Vienna
Un Sipahi ottomano (Woodcut by Melchior Lorch
(1646), originally engraved in 1576. Bibliothèque
Nationale, Paris)
Pargali Damat Ibrahim Pascha, riding a horse with a
translation of a letter sent by Ibrahim to the
commanders of Vienna during the siege of 1529.
Drawing by Hans Sebald Beham (abt. 1530). Original in
Museum Boijmans van Beuningen, Rotterdam.
Il matrimonio di Pargali Damat Ibrahim
Pascha con la sultana Hatice alla presenza di
Solimano il Magnifico
Sokollu Memhed Pascià (1505-1579), Gran Vizir
ottomano.
ca. 1570
Fonte: J. Schrenck, Augustissimorum
imperatorium ...., Innsbruck 1601
Moschea di Sokollu Mehmet Pasha a Istanbul
Il ponte di Višegrad, la più famosa realizzazione di Sokollu Mehmet Pasha (1577)
Il Palazzo Topkapi
corte imperiale
Il Palazzo Topkapi ad Istanbul
Il Palazzo Topkapi ad Istanbul affacciato sul Corno d’Oro
Esteso per circa 70 ettari il Topkapi divenne luogo di rappresentanza, sede del governo e abitazione dei sultani.
Poiché un portone dava accesso a una fonderia di cannoni, l’intero complesso fu chiamato "Topkapi Sarai", palazzo
della Porta del cannone.
La porta Imperiale (Bâb-ı Hümâyûn). Partendo dal primo cortile esterno si sottopassa la porta "dell’Accoglienza", vero e proprio accesso al
palazzo, e si entra nel secondo cortile. Da questo punto in poi era proibito parlare in presenza del sultano. Da una parte ci si può dirigere verso
gli ambienti di servizio: le vecchie cucine, che ospitano attualmente la più ricca collezione di porcellane cinesi al di fuori della Cina. Dall’altra si
aprono le sale di rappresentanza, come la "sala Kubbe Alti", dove si riuniva il Consiglio di Stato presieduto dal gran visir. Il sultano non vi
prendeva parte di persona, ma al caso si metteva in ascolto da una loggia segreta. Nell’edificio adiacente è ora allestito il "Mueso delle Armi". Si
visitano anche le ex scuderie, dietro la corte degli Alabardieri, dove sono esposte le carrozze cerimoniali del sultano.
Porta dell’Accoglienza (Bâb-üs
Selâm), ingresso al secondo cortile
del Palazzo Topkapı
Il Palazzo Topkapı fu la dimora
ufficiale e prevalente dei Sultani
ottomani dal 1465 al 1856, anno in
cui il Sultano Abdülmecid I si trasferì
nel Palazzo Dolmabahçe.
Agli architetti islamici era
concettualmente estranea l’idea
occidentale di sfoggiare potenza e
ricchezza attraverso una singola
costruzione monumentale. Il Topkapi
era infatti, secondo la tradizione
orientale, un ‘serraglio’, vale a dire
un’enorme città – palazzo, con edifici
non molto alti e stilisticamente
diversificati, giardini, cortili e
passaggi, che pressoché ogni
sultano successivo rimaneggiò e
ampliò a suo piacimento. L’apparato
decorativo del complesso è
straordinario: tra le mura erano e
sono tuttora racchiuse ricchezze
inestimabili.
La Porta della Felicità (bab-üs Saadet) posta fra il secondo e il terzo cortile (Topkapı Palace, Istanbul)
Il Sultano Selim III riceve in udienza di fronte alla Porta della Felicità. I membri della Corte sono riuniti
secondo uno strettissimo ordine protocollare (Oil on canvas. Topkapı Sarayı Müzesi, Istanbul)
Palazzo Topkapi: Ingresso alla Sala del Consiglio Imperiale (Divan-ı Hümâyûn)
Palazzo Topkapi: Ingresso alla Sala del Consiglio Imperiale (Divan-ı Hümâyûn)
Soffitto del corridoio d’ingresso alla Sala del Consiglio Imperiale (Divan-ı Hümâyûn), nel secondo
cortile del Palazzo Topkapi.
Palazzo
del
Consiglio
Imperiale
(Kubbealti)
La Sala del Consiglio Imperiale (Divan-ı Hümâyûn) dove i
Vizirs sedevano a consiglio con il Sultano. The hearth al
centro serviva a scaldare gli ufficiali. La finestra d’oro (in
alto a destra) consentiva al Sultano o alla Valide Sultan di
ascoltare le conversazioni senza essere veduti.
Sala della Camera Privata o Camera delle Udienze (Arz Odası), dove il sultano riceveva gli ambasciatori stranieri. Sul terzo
cortile del Palazzo Topkapi si affacciano anche le stanze delle Reliquie e del Tesoro. Nelle prime vengono custoditi la
spada e il mantello del profeta Maometto, nelle seconde gli sfarzosi abiti indossati dai sultani, un tesoro in pietre preziose
(compreso un diamante di 86 carati), troni e miniature, ma anche le sorprendenti carte geografiche di Piri Reis, navigatore
del Cinquecento, in cui sono tracciate montagne ghiacciate dell’Antartide scoperte "ufficialmente" solo nel 1952.
Entrata principale alla Sala delle Udienze. A destra la piccola fontana di Solimano I.
Sala dell’Imperatore. Interni della sala del Trono (Hünkar Sofası). Palazzo Topkapi. La galleria superiore era
riservata per la Valide Sultan e per le donne dell’Harem.
Sala del Trono (Hünkậr Sofasi)
Corte delle favorite: appartamenti delle donne dell’Harem
Corte delle Odalische (schiave di pelle bianca, donate al Sultano o comprante perché lo servissero)
Corte delle Concubine
Cortili di passaggio dell’Harem
Harem del Palazzo Topkapı dipinto da Franz Herman, 1654. Pera Museum, Istanbul.
Corte delle favorite: appartamenti delle donne dell’Harem
Corte delle favorite: appartamenti delle donne dell’Harem
Appartamenti della Valide Sultan (madre dell’Imperatore)
Porta della gabbia dorata del bagno privato
della Valide Sultan (madre dell’Imperatore).
Lei sola possedeva la chiave della gabbia, così
da potersi chiudere durante il bagno e non
essere minacciata o uccisa.
Corte degli Eunuchi nell’Harem
Corpo di guardia degli eunuchi neri
Sala della Fontana (Ṣadirvanli Sofa), rinnovata nel 1666 dopo un incendio, fungeva da ingresso all’Harem.
Cartolina postale (1912). Foto dell’Eunuco Capo del Sultano Abdul Hamid II davanti ad una delle porte dell’Harem.
Il Qizlar Agha era, fino al 1908, uno dei più potenti e spesso dei più ricchi sudditi dell’Impero Ottomano. Fra I suoi compiti, oltre quello di
controllare l’Harem del Sultano, vi era quello di controllare I principi imperiali, le finanze di corte, le moschee della capitale e delle città sante
di Mecca e Medina. In quanto Ciambellano del Sultano controllava chiunque potesse accedere al trono.
‘Kafes‘, meglio note come “Gabbie dei principi imperiali”, dove i possibili eredi
vivevano reclusi anche tutta la vita.
‘Kafes‘, meglio note come “Gabbie
dei principi imperiali”, dove i
possibili eredi vivevano reclusi
anche tutta la vita.
Pareti in ceramica dipinta nelle 'Kafes' dei principi imperiali
Porte in madreperla nelle 'Kafes' dei principi imperiali
Camino laminato d’oro con alari sui due lati decorati in madreperla in una delle sale delle 'kafes' (gabbie) imperiali
Palazzo Topkapi, Harem - Camera dei frutti di Selim III
Appartamenti del principe ereditario, visti dal cortile delle Concubine, Palazzo Topkapi
Esterno della Casa delle Circoncisioni
Interni della Casa della Circoncisione
Interni della Casa delle
Circoncisioni
Il Grande Padiglione (Mecidiye
Köşkü) nel quarto cortile interno del
Palazzo Topkapi Palace
La Moschea Blu ad
Istanbul
(Turchia).
La Sultan Ahmet
camii (conosciuta come
la Moschea blu, il colore
dominante nel tempio) è
una delle più importanti
moschee di Istanbul. Ha sei
minareti.
Padiglione del Conquistatore ove è conservato il
Tesoro imperiale
Diamante a cucchiaio
Kasikci Elmasi, Diamante di 86 carati,
Museo di Topkapi ad Istanbul (Turchia).
Trono in stile Mughal conservato nel tesoro del Palazzo Topkapi, donato ai Sultani Ottomani da Nadir Shah. Si pensa abbia fatto parte
del bottino prelevato a Delhi in occasione del sacco della città
Il trono è un capolavoro d’arte indiana. Ha la forma di un tavolo ovale a bordi rilevati poggiante su quattro piedi. Il sovrano vi sedeva “alla turca”.
Davanti si trova uno sgabello su cui potevano essere poggiati i piedi. Sul trono è deposto un cuscino ricamato con perle e fili d’oro. L’intera
superficie del trono è coperta di smalti rossi e verdi su fondo d’oro e decorata con rubini, smeraldi e perle.
Daga
Reliquiario contenente il dente del Profeta
Reliquiari contenenti mano e ossa del braccio di San Giovanni il Battista
Aigrette con piume,
perle e diamanti per
decorare i turbanti
imperiali
Caffetano cerimoniale (XVI sec.)
Padiglione di Bagdad, (Bagdat Köskü) costruito per ordine del Sultano dopo la spedizione a Bagdad nel 1639.
View of Dolmabahçe Palace from the Bosphorus
Dolmabahçe Palace was ordered by the Empire's 31st Sultan, Abdülmecid I, and built between the years 1843 and 1856. Hacı Said Ağa was
responsible for the construction works, while the project was realized by architects Garabet Balyan, his son Nigoğayos Balyan, and Evanis
Kalfa. The construction cost five million Ottoman mecidiye gold coins, the equivalent of 35 tonnes of gold. Fourteen tonnes of gold in the
form of gold leaf were used to gild the ceilings of the 45,000 square metre monoblock palace, which stands on an area of 110,000 m².
The design contains eclectic elements from the Baroque, Rococo and Neoclassical styles, blended with traditional Ottoman architecture to
create a new synthesis. The palace layout and décor reflect the increasing influence of European styles and standards on Ottoman culture
and art during the Tanzimat period.
La scala di cristallo. Ringhiera in cristallo Baccarat nel Palazzo Dolmabahce
Sala degli Ambasciatori
(Süfera Salonu) nel
Palazzo Dolmabahçe
Sala delle cerimonie
(Muayede Salonu) nel
Palazzo Dolmabahçe
Trono
Porta del Sultano che immette nel Palazzo Dolmabahçe
Donne nell’Impero
Favorite del Sultano, 1590 c.
Cesare Vecellio, La favorita del Turco, Venezia
1528, Venezia, Museo Correr
1682, abitante greca
dell’Impero
1682, abitante bulgara
dell’Impero
1682, abitante valacca dell’Impero
Donna Ungherese (durante il periodo di
dominazione ottomana), 1570
Agli inizi del XVII sec. la maggiore
novità nell’abbigliamento femminile
rispetto al secolo precedente sta nella
nuova foggia dei cappelli, che non
assomigliano più a un portapillole. Il
cappello è ora più alto, e si restringe
man mano che sale. C'è anche un
maggiore utilizzo di aigrets
(decorazioni di piume).
Nel XVII sec. i cappelli delle donne turche di
rango cambiano ancora e sono costituiti da un
largo disco appoggiato su una base lunga e
stretta, spesso inclinato in avanti.
Donna di rango che si reca ai bagni seguita da
una schiava che reca un pacco di abiti avvolti in
un panno
Fustigazione di una
donna per mano di un
giannizzero
Metà del XVI sec.
Donne e bambini che si recano ai bagni
accompagnati da un eunuco. Una schiava
(sulla destra) reca sul capo una cesta piena
di abiti puliti.
Donne di Corte
La Sultana Haseki
Fly UP