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4°Zadankai 16 febbraio 2012

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4°Zadankai 16 febbraio 2012
TRATTO DAL NUOVO RINASCIMENTO N°438!
16 FEBBRAIO 2012
ZADANKAI
Il lato oscuro dell'amore
di Shin Yatomi, ex responsabile del Dipartimento di studio SGI-USA - tratto da World Tribune
In generale nessuno si
pone il problema se è
davvero capace di amare. Ci
ritroviamo quindi a vivere
l'amore così come siamo,
con le nostre insicurezze e le
nostre aspettative. Salvo poi
scoprire l'infinito potere
della natura di Budda che ci
mette in grado di entrare in
contatto anche con la nostra
debolezza, quel nostro modo
di amare viziato spesso
dall'oscurità insita in noi, e
di trasformarla in libertà,
creatività, valorizzazione e
scoperta di un sé ricco di
amore senza catene
di Shin Yatomi, ex responsabile del Dipartimento di studio SGI-USA - tratto da World Tribune Amore
non è amore (Shakespeare, Sonetto 116). Come scrive Shakespeare, ciò che sembra amore potrebbe non
esserlo affatto. Per quanto l'argomento "amore" occupi la mente di molte persone, la preoccupazione
principale in realtà sembra quella di trovare l'amore o di risultare amorevoli agli occhi degli altri, invece
di interrogarsi sul significato dell'amore o sulla propria capacità di amare. Il presupposto che sta alla base
di questo comportamento è l'idea diffusa che l'amore sia un sentimento di piacere suscitato da un oggetto esterno. Erich Fromm (1900-80), noto psicanalista e sociologo, considera l'amore un'arte che "richiede
conoscenza e impegno"; egli definisce l'amore come "la costante preoccupazione nella vita e la crescita di
ciò che amiamo". Se amore è la capacità di desiderare e agire per la felicità e la libertà di un'altra persona,
la chiave per risolvere le pene d'amore va cercata non all'esterno ma all'interno di noi stessi, sviluppando
il nostro carattere, cosa che ci renderà capaci di amare con maggiore sincerità.
Quando entra in scena il re demone
Uno dei più grandi ostacoli alla gioia di amare è il desiderio di controllo. Le persone talvolta scambiano
per amore il desiderio di controllare gli altri. Magari si considerano affettuosi, ma il loro "amore" forse è
solo un desiderio mascherato di manipolare gli altri a vantaggio personale. Nei suoi scritti, Nichiren
Daishonin spesso usa la metafora del re demone del sesto cielo, per indicare il radicato desiderio di controllo degli essere umani. Poiché la dipendenza è fondamentale per esercitare il controllo, il re demone
usa vari sistemi per rendere le persone dipendenti da lui. Uno dei suoi strumenti migliori è la manipolazione attraverso un affetto simulato. Nonostante il re demone in generale sia descritto come un mostro
feroce, in realtà è un esperto nell'apparire affettuoso. Per allettare le persone e tenerle sotto il proprio
dominio, si dice che assuma le sembianze di un Budda o di un genitore. Per esempio, Nichiren Daishonin
scrive: «Il re demone del sesto cielo è dotato dei trentadue aspetti del Budda e manifesta il corpo del
Budda».
GRUPPO PROMONTORIO!
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TRATTO DAL NUOVO RINASCIMENTO N°438!
16 FEBBRAIO 2012
Egli cita anche da un commentario buddista, che dice: «Fintanto che una persona non cerca di uscire dal
ciclo di nascita e morte e non aspira al veicolo del Budda, il demone veglierà su di lui come un genitore»
(Le azioni del devoto del Sutra del Loto, RSND, 1, 684). Coloro che sono usi a controllare gli altri spesso
appaiono affettuosi per renderli materialmente o emotivamente dipendenti.
Cosa non è l'amore
È facile confondere il controllo e la dipendenza con l'amore. L'aspetto dell'amore egoistico, come quello
del re demone, è ingannevole perché il suo egoismo non si palesa finché il destinatario del suo affetto
rimane docile. Come sottolinea Nichiren Daishonin, il re demone è affettuoso "fintanto che la persona
non cerca di uscire" dal suo controllo. Alcune persone sono anche capaci di dare qualunque cosa ai loro
"amati" pur di tenerli legati a loro. Chi è ossessionato dal controllo, comunque, di solito trova difficile
augurare agli altri una sincera felicità e indipendenza. Al contrario, spera di vederli in una posizione di
svantaggio per esercitare il suo potere. Come scrive Nichiren Daishonin: «È nella natura di questo re
demone rallegrarsi quando le persone creano il karma dei tre cattivi sentieri e rattristarsi quando creano
il karma dei tre buoni sentieri» (I quattro debiti di gratitudine, RSND, 1, 37). In una relazione basata sul
dominio e la sottomissione si nasconde un profondo senso di insicurezza e impotenza da entrambe le
parti. Coloro che amano dominare hanno bisogno di colmare il proprio vuoto interiore con la sensazione
di soggiogare l'altro. Parimenti, coloro che si sottomettono facilmente a un'autorità esterna non riescono a vedere il proprio valore di per sé, e hanno bisogno di sentirsi parte di qualcuno che sentono "migliore" e "più forte", mettendo quindi in secondo piano la propria personalità e identità. Per le persone
docili, il controllo altrui funge da protezione contro la propria insicurezza non essendo in grado di tollerare il vuoto che deriva da non avere nessuno per cui vivere. Cercano un oggetto esterno con cui fondere
la propria identità per evitare così di affrontare la debolezza della loro vita. Questa relazione simbiotica
tra il dominatore e il remissivo viene disturbata quando la parte sottomessa scopre il proprio valore e
sviluppa la forza interiore per diventare indipendente. Allora l'insicurezza della parte dominante emerge
sotto forma di frustrazione e rabbia. Le seguenti descrizioni di Nichiren Daishonin illustrano la profonda paura e ansia del re demone al riguardo: «Quando siamo vicini a conseguire la Buddità, [...] il re demone del sesto cielo, che governa il triplice mondo, pensa: "Se questa persona diventa un Budda, io subirò due perdite: la prima, se costui si libera dal triplice mondo, sfuggirà al mio controllo; la seconda, se
diventa un Budda, anche i suoi genitori e fratelli lasceranno il mondo di saha. Come posso impedire che
questo accada?"» (Risposta a Jibu-bo, RSND, 1, 969); «Se una persona comune dell'ultima epoca [...] è
pronta a conseguire la Buddità, questo demone, vedendo ciò, è assai sorpreso e dice tra sé e sé: "Non
deve succedere! Se gli permetterò di rimanere nel mio dominio, costui non solo si libererà dal ciclo di
nascita e morte, ma condurrà anche gli altri [alla salvezza]. Inoltre, si impadronirà del mio
regno e lo trasformerà in una terra pura. Cosa posso fare?"» (Lettera a
Misawa, RSND, 1, 793).
Riconoscere il proprio valore
Il re demone non vuole che nessuno ottenga l'Illuminazione,
perché questo rappresenterebbe un doloroso ricordo della sua
impotenza. Il paradosso di questo re demone è che egli è controllato dal suo stesso desiderio di controllare. Il re demone è un
dominatore che non sa dominare se stesso. Più controllo ha, più
gliene occorre. È eternamente guidato dalla sua intima debolezza
e insicurezza, e non si sente mai appagato. È prigioniero della prigione che egli stesso ha creato, non è mai libero nella realtà più segreta della sua vita. Il re demone, quindi, è incapace di
amare. Come sapeva William Blake: L'amore pensa solo a se stesso / a incatenare un altro al suo piacere /
gode se qualcun altro perde la pace / e costruisce un inferno a dispetto del Cielo. Per amare veramente
bisogna essere liberi. Per essere liberi, quindi, si deve scoprire il nostro valore innato. Nel sonetto di
Shakespeare citato in apertura, si legge anche: Nulla a nozze di veri sentimenti / sia d'ostacolo. Uno dei
maggiori ostacoli alla capacità di amare è la difficoltà di riconoscere la nostra Buddità. Una simile illusione, personificata dal re demone, conduce all'impotenza e alla dipendenza. Come scrive Nichiren:
«L'oscurità fondamentale si manifesta come re demone del sesto cielo" (Curare la malattia, RSND, 1,
988). Far luce su questa oscurità fondamentale rafforzando la nostra natura di Budda è quindi un percorso obbligato per iniziare ad amare.
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