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08° Zadankai 22 aprile 10
TRATTO DAL NUOVO RINASCIMENTO N°370! 22 APRILE 2010 ZADANKAI Trasformare l’impossibile in possibile Credere in un mondo più giusto richiede coraggio e speranza, qualità che si acquisiscono con la pratica buddista. Solo "osando credere" si possono spazzare via paura e incertezza, si può provare a immaginare una realtà più felice e vedere se ciò che per noi è impossibile può diventare possibile. di Niccolò Cappe!i Praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin. Perché? È una domanda che dovremmo porci spesso, al fine di non cadere in una monotona abitudinarietà. Le risposte, ovviamente, sono molteplici, ma quando iniziai a praticare, appena sei anni fa, ricordo con chiarezza che la risposta più immediata che mi venne offerta a questa domanda fu allo stesso tempo semplice e meravigliosa: trasformare l'impossibile in possibile. È stato questo che mi ha fatto iniziare a praticare, la mia guida (non sempre seguita) nel pormi gli obiettivi; è stato questo che mi ha permesso nei momenti difficili della mia vita di non abbandonare la pratica ed è questa la visione del Buddismo che ancora oggi custodisco nel mio cuore. Non sempre però è così facile, scontato, e non sempre riesco a considerare questo atteggiamento mentale come la convinzione portante che deve stare alla base della mia determinazione nella preghiera, nell'attività e nella mia vita privata. Non solo, ho notato talvolta una generale tendenza a ridimensionare la trasformazione dell'impossibile in possibile, come se l'ambiente in definitiva fosse altro da me; dopotutto l'importante è stare bene! Certo che è importante stare bene, ma se sto così bene, perché il mio ambiente non prende la forma dei miei desideri più intimi? Scrive Daisaku Ikeda: «il Daishonin specifica che il Buddismo non è un'astrazione teorica che tocca unicamente lo spirito, né si tratta di una trasformazione soggettiva del proprio punto di vista che non tenga conto degli altri o di quanto ci circonda. La fortuna e i benefici che si creano sul piano interiore diventano evidenti anche su quello materiale. Sia nel corpo sia nella mente, sia in noi sia nel nostro ambiente, la nostra fede, invisibile, ha l'enorme potere di trasformare visibilmente ogni cosa nel miglior modo possibile, cioè nella direzione della felicità e della realizzazione di ogni desiderio. Chi mette in pratica questo principio è il Budda di assoluta libertà» (Gli eterni insegnamenti di Nichiren Daishonin, pagg. 165-166). Dunque, se il mio ambiente, nonostante il tempo passi e io mi sforzi, non cambia, forse non sto considerando con sufficiente accortezza qualche aspetto della mia pratica, forse ogni tanto qualche domanda sulla mia vita e sulla mia fede potrei rivolgermela. GRUPPO PROMONTORIO! PAGINA 1 TRATTO DAL NUOVO RINASCIMENTO N°370! 22 APRILE 2010 Non bisogna però fraintendere: è essenziale provare gratitudine per quello che abbiamo, per le piccole ma fondamentali conquiste che facciamo ogni giorno, lì per lì magari invisibili, ma che col passare del tempo rivelano tutta la loro potenza ed efficacia, come il singolo passo che seguito da altri singoli passi porta a coprire distanze immense. Ma un conto è la gratitudine, un altro la rassegnazione. Ogni piccolo miglioramento che vediamo sorgere nella nostra vita deve essere fonte di gratitudine. Ma se ci si accontenta, facendo finta che i nostri desideri fossero altri, l'ambiente non manifesterà altro che questo atteggiamento. Non dualità di vita e ambiente (esho funi), un aspetto di quella Legge che invochiamo ogni giorno, eterna e immutabile, vuol dire questo: esiste una stretta relazione fra il singolo e il proprio ambiente, micro o macro che sia. Quanto diviene evidente allora l'assoluta necessità di coltivare nella nostra vita la decisione di sperimentare l'impossibile. Da questo nasce tutto il resto. Quando il Daishonin scrive che «Nammyoho-renge-kyo è il mezzo meraviglioso per porre veramente fine agli ostacoli fisici e spirituali di tutti gli esseri viventi» (SND, 9, 119), quanto credo di essere compreso fra quei tutti? Quando dice che finché riponiamo la nostra fede in questo sutra tutti i nostri desideri si realizzeranno (SND, 8, 99), quanto credo che i miei desideri rientrino fra quei tutti? Credere a questo è la cosa più difficile per un essere umano, perché solo l'emergere della Buddità nella nostra vita permette di crederci davvero. E ogni giorno il lavoro rinizia. E alla lunga può risultare estremamente faticoso e mettere a dura prova la nostra determinazione. Non scordiamoci però, che la realizzazione della propria vita è intimamente collegata alla pratica per gli altri. Essere felici insieme agli altri; questo non è solo l'insegnamento buddista per ottenere la felicità, ma il solo possibile se abbiamo compreso la nostra inseparabilità dagli altri. La recitazione del Daimoku ci permette di percepire la nostra natura di Budda e di riconoscerla anche in chi ci circonda. Kosen-rufu è il nostro sogno impossibile. Ma da un piccolo seme è sempre più evidente che qualcosa di meraviglioso sta crescendo. Ai tempi di Toda, come ricorda Ikeda nella Rivoluzione umana, la Soka Gakkai veniva additata come "un'associazione di poveri e di malati". Oggi è mondialmente riconosciuta come promotrice di pace, cultura ed educazione. In soli cinquant'anni il nostro movimento si è diffuso tra le persone di tutto il mondo, recando felicità e speranza a milioni di persone, sono sorte scuole e università, centri di ricerca sulla pace, associazioni culturali e artistiche e una rete di dialogo che si sta espandendo a tutti i livelli della società. È uno sviluppo inimmaginabile per "un'accozzaglia di poveri e malati". Fermiamoci un attimo a riflettere. Nichiren Daishonin è stato insultato, picchiato, esiliato, condannato a morte per aver portato avanti la sua rivoluzione religiosa. Non era forse ai suoi tempi da ritenersi ragionevolmente impossibile che Nammyoho-renge-kyo si sarebbe diffuso in tutto il mondo? Non lo era per Makiguchi, morto in carcere come un martire della nostra religione? E per Toda pensare di convertire settecentocinquantamila famiglie in pochi anni? E per Ikeda, giovane ragazzo tubercolotico e senza soldi, parlare con le più alte autorità del mondo e costruire Centri culturali in centonovanta paesi? E ancora, non è ragionevole pensare che kosen-rufu sia l'ennesima illusione? È per questo che io ritengo indispensabile coltivare l'atteggiamento (ichinen) di trasformare l'impossibile in possibile. Se non mi sfido nella mia vita privata con questo atteggiamento, se non comprendo quanto sia di vitale importanza la mia pratica per gli altri, non mi sarà possibile credere davvero alla mia Buddità e a quella di ogni altro essere umano, a kosen-rufu, al nostro "sogno impossibile". Nel mondo continuano a esistere tutti i generi di ingiustizie e di mali, la missione dei giovani è di lottare contro questi mali. Coloro che hanno deciso di creare un mondo migliore di quello in cui viviamo ora, sono forti. Avere un tale senso di missione eleva la vostra vita. (Protagonisti, 2, 182) GRUPPO PROMONTORIO! PAGINA 2