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SI PARLA DI ASSOBIOTEC 50

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SI PARLA DI ASSOBIOTEC 50
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18-MAG-2016
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Data pubblicazione: 18/05/2016
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Biotecnologie: un settore da 9,4 miliardi che
chiede una regia nazionale
La fotografia delle oltre 500 imprese tricolori scattata da Assiobiotec ed Enea. Le prospettive di crescita sono
a doppia cifra, ma latitano i capitali a supportarne gli sviluppi. Lombardia regina d'Italia, gli affari
maggiori si fanno con la salute
18 maggio 2016
MILANO - Sono quasi 500 imprese, fatturano oltre 9,4 miliardi di euro e hanno
previsioni di crescita a due cifre per i prossimi anni. Investono un quarto del loro
fatturato in ricerca, euppure solo in piccolissime percentuali riescono a trovare la
sponda dei venture capital, le società che si occupano proprio di sostenere le
aziende nelle loro fasi iniziali assumendosi un rischio rifuggito da banche e
sistema tradizionale dei capitali. E' la fotografia scattata dal Rapporto 2016 "Le
imprese di biotecnologie in Italia", presentato da Assobiotec, l'Associazione
nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica, con
l'Enea.
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Data pubblicazione: 18/05/2016
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La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141),
investimenti in R&S (29,43% del totale) e fatturato biotech (51,11% del totale).
A livello dimensionale, si tratta di un cosmo estremamente frammentato: nella
grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro
(sotto 10 addetti) o di piccola dimensione, che rappresentano l’elemento
trainante dell’intero settore. Si diceva dei numeri della crescita: il fatturato
supera i 9,4 miliardi di euro e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un
+18,1% al 2019, "a conferma del rilevante contributo che l’introduzione di nuove
tecnologie e prodotti porterà allo sviluppo dell’industria biotech nei prossimi
anni", dice il rapporto.
ECCO DOVE SI CONCENTRA L'EXPORT DEL BIOTECH ITALIANO
Nel biotecnologico tricolore lavorano più di 9.200 persone, e il Rapporto
evidenzia che è un settore ad alta intensità di ricerca: rispetto all’industria
manifatturiera, infatti, la quota di addetti in ricerca e sviluppio (R&S) è 5 volte
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LAREPUBBLICA.IT
Data pubblicazione: 18/05/2016
maggiore. "Non solo: guardando la quota della spesa in R&S sul fatturato si
HiQPdf Evaluation 05/18/2016
registra come questa sia di 2,3 volte maggiore nel biotech. A conti fatti, gli
investimenti in R&S pesano "1,8 miliardi con un’incidenza del 25% sul fatturato
delle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano e punte che possono
raggiungere anche il 40% del giro d’affari".
Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata, più di
un quarto (26%) ha avuto accesso a contributi in conto capitale, pubblici o privati
(grants), il 16% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha
potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital. Le realtà impegnate nel
settore delle biotecnologie della salute sono poco più della metà delle imprese di
biotecnologie in Italia (53%), ma pesano per ben 7,1 miliardi di fatturato e 1,4
miliardi di investimenti in ricerca. I settori di eccellenza rintracciati sono le
malattie rare e le terapie avanzate. Con 119 imprese, le biotecnologie industriali
rappresentano per numerosità il 2° settore di applicazione delle biotecnologie in
Italia (24% del totale), seguite dal settore agricolo (9%).
LE FONTI DI FINANZIAMENTO DELLE BIOTECH
Oltre ai dati positivi e di crescita, il presidente di Assiobiotec, Riccardo
Palmisano, presentando il rapporto ha evidenziato alcuni tasti dolenti: "Quasi il
90% delle imprese dedicate alla R&S biotech sono e restano realtà piccole o
micro, una caratteristica che ostacola lo sviluppo delle grandi potenzialità della
biotecnologia in Italia. Inoltre burocrazia, frammentazione, poco trasferimento
tecnologico, misure di supporto strutturale ancora poco competitive frenano lo
sviluppo nel panorama internazionale". Necessario affrontare dei punti critici:
"Primo fra tutti, l'istituzione di una cabina di regia centrale e comune
dell'intero sistema che, sull'esempio di quanto già avviene nel Regno Unito,
possa coordinare ed armonizzare gli interventi su ricerca ed innovazione,
individuando le priorità, ma anche indirizzando le risorse disponibili". Da mettere
in lavorazione c'è poi "il rafforzamento delle competenze di trasferimento
tecnologico, attraverso, ad esempio, la costituzione di un centro nazionale di
Technology Transfer per le scienze della vita. Terzo punto quello legato al
miglioramento delle agevolazioni fiscali ad oggi presenti. Senza dimenticare la
necessità di far nascere un venture capital pubblico-privato".
assobiotec biotech biotecnologie imprese aziende venture capital
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Biotech made in Italy: 500 imprese e un
fatturato in salita a quota 9,4 mld.
Assobiotec: «Le priorità: regia unica per la
ricerca, technology transfer e un fisco amico»

di Rosanna Magnano
Biotecnologie
Ricerca
Medicina generale
Farmaci
Eccellenza della ricerca e capacità di trasformare le idee in
prodotti ad alto valore aggiunto. Sono queste le chiavi del
successo delle 500 imprese italiane del biotech - in
crescita costante dal 2000 - che nel 2015 hanno messo a
segno un fatturato pari a oltre 9,4 miliardi di euro, con
investimenti in R&S pari a 1,8 miliardi e un numero di
addetti pari 9.200 unità, il 73% dei quali laureati. E le
previsioni a breve termine sono ancora in salita sia per il
2017 che vede una crescita stimata del 12,8%, sia per il
2019 con un aumento del giro d’affari complessivo del 18,1
per cento. Si tratta per la maggior parte di piccole e medie eccellenze, oltre la metà (256)
focalizzate sulle attività di ricerca. Un orientamento all’innovazione che caratterizza più
in generale tutto il settore, dal momento che l'incidenza degli investimenti in R&S sul
fatturato delle imprese a capitale italiano è del 25%, con punte fino al 40 per cento.
Svetta la Lombardia con 141 realtà, seguono Piemonte (57), Lazio (45), Emilia Romagna
(44), Toscana (39) , Veneto (38) e Friuli Venezia Giulia (25). È questo il quadro che
emerge dal Rapporto 2016 «Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures»
realizzato da Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che
fa parte di Federchimica, in collaborazione con Enea e presentato oggi a Milano, presso
la sede Ice.
Eccellenti ma piccoli
«I dati del rapporto presentato oggi mostrano come l'industria biotecnologica in Italia
rappresenti un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica. Un
settore caratterizzato da un forte fermento e dinamismo, testimoniato dalla presenza di
quasi 500 aziende – dichiara Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec - ma gli
stessi dati confermano anche i punti di debolezza del settore: infatti, quasi il 90% delle
imprese dedicate alla R&S biotech sono e restano realtà piccole o micro, una
caratteristica che ostacola lo sviluppo delle grandi potenzialità della biotecnologia in
Italia».
Il 75% del totale delle imprese biotech italiane sono micro (meno di 10 addetti) o piccole
imprese (meno di 50). Una percentuale ancora più elevata nel settore Gpta. Metà delle
micro imprese sono spin off, prevalentemente generati da università. Unica eccezione è
il comparto Red, nel quale il 17% delle imprese dedicate alla R&S biotech sono di media o
grande dimensione.
Sebbene le imprese a capitale estero rappresentino solo il 14% del campione, pesano
però per il 78% sul fatturato totale. Tra le imprese a capitale italiano, l'80% del fatturato è
generato dal comparto Red.
Per spiccare il salto: cabina di regia sulla ricerca, un centro per il trasferimento
tecnologico e agevolazioni
Ma ci sono anche altri punti deboli a frenare lo sviluppo del biotech made in Italy nel
panorama internazionale: «burocrazia, frammentazione - elenca Assobiotec - poco
trasferimento tecnologico, misure di supporto strutturale ancora poco competitive».
«Sebbene negli ultimi anni siano stati fatti interventi concreti, - continua Palmisano -
SI PARLA DI ASSOBIOTEC
1
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Data pubblicazione: 17/05/2016
che rappresentano indubbi passi avanti, restano diversi punti critici, che a nostro avviso
HiQPdf Evaluation 05/17/2016
vanno affrontati rapidamente
per non rischiare di perdere il momentum che il biotech
sta offrendo anche al nostro Paese. Primo fra tutti, l'istituzione di una cabina di regia
centrale e comune dell'intero sistema che, sull'esempio di quanto già avviene nel Regno
Unito, possa coordinare e armonizzare gli interventi su ricerca e innovazione,
individuando le priorità, ma anche indirizzando le risorse disponibili. Altro tema chiave
è il necessario rafforzamento delle competenze di trasferimento tecnologico, attraverso,
ad esempio, la costituzione di un centro nazionale di Technology Transfer per le scienze
della vita. Terzo punto quello legato al miglioramento delle agevolazioni fiscali ad oggi
presenti. Senza dimenticare la necessità di far nascere un venture capital pubblicoprivato, in cui siano coinvolte le istituzioni, capace di supportare la creazione e lo
sviluppo di imprese biotecnologiche innovative e costituire un punto di riferimento per
operatori finanziari esteri interessati a co-investire nel nostro Paese».
Biotecnologie della salute: malattie rare e terapie avanzate punte di diamante Le Red
biotech sono la locomotiva del comparto, con 261 imprese (53% del totale) impegnate
nella ricerca di nuovi strumenti terapeutici e diagnostici, ricavi per 7,1 miliardi di euro e
investimenti in R&S per 1,4 miliardi di euro. Le biotecnologie della salute generano più
del 75% del fatturato biotech totale.
Portafoglio tricolore per ben 77 aziende, che vantano una pipeline terapeutica di 249
progetti, 190 dei quali già in fase di sviluppo preclinico (53%) o clinico (33%). Linee di
ricerca che per oltre il 40% riguardano farmaci biologici come anticorpi monoclonali,
proteine ricombinanti, vaccini, prodotti per terapie avanzate, destinati alla cura di
malattie che non hanno ancora risposte terapeutiche adeguate o a patologie di crescente
rilievo clinico ed epidemiologico, anche in relazione al generale invecchiamento della
popolazione.
Ma anche metodiche di diagnostica molecolare, attività di drug discovery e cosmetici.
Anche se una parte non trascurabile dell’attività dei ricercatori è indirizzata all’uso di
metodiche biotecnologiche per la messa a punto di nuovi principi attivi di sintesi
chimica.
Settori di eccellenza del biotech made in Italy sono le malattie rare e le terapie avanzate:
sono 7 le biotech italiane che hanno ottenuto una Designazione di Farmaco Orfano
(Odd) e 5 di queste sono già in Fase III. E va poi ricordato che il primo prodotto di terapia
avanzata approvato nel mondo occidentale è un farmaco a base di cellule staminali,
sviluppato da un'impresa biotech italiana.
Il ritorno di alcune malattie infettive, come la Tubercolosi, o le epidemie come quella
del virus Ebola, hanno poi accelerato gli investimenti anche verso lo sviluppo di vaccini
per la profilassi dell'infezione e la prevenzione di possibili pandemie.
Ma si fanno spazio anche le tecnologie bioinformatiche, i bio-chip e le produzioni
biofarmaceutiche. Tra gli emergenti si affaccia infatti un nuovo settore: quello delle Gpta
(Genomica, Proteomica e Tecnologie abilitanti) in cui operano 65 aziende impegnate sul
fronte dei big data e che contribuiscono alla definizione di nuovi modelli di medicina
personalizzata.
Le altre biotech
Anche per le Green biotech, la grande maggioranza (73%) delle 44 imprese attive in
questo
settore sono aziende dedicate alla ricerca con focus specifici in campo agricolo e
zootecnico, per il miglioramento del valore nutrizionale delle produzioni animali e
vegetali, e la sostenibilità dell'intera filiera alimentare italiana. E il campo spazia poi alle
biotecnologie industriali associate all'utilizzo di enzimi, prodotti da batteri, funghi e
alghe, in ambiti applicativi diversi come riqualificazione di processi industriali,
produzione di energia e bioprodotti, diagnostica e bonifica ambientale, restauro e
conservazione del patrimonio artistico. Circa la metà delle 119 imprese «White», sono
aziende dedicate alla R&S, attive nella selezione di enzimi in grado di trasformare la
biomassa vegetale in building block di origine biologica e biocarburanti. Punti di forza a
livello mondiale della Green Chemistry italiana la produzione di biolubrificanti,
pigmenti, solventi, detergenti, fitofarmaci, bioplastiche, fibre naturali e altri materiali
innovativi. E il linguaggio delle biotecnologie si declina anche nella Bioeconomia,
«intesa come modello di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, basato sull'utilizzo
delle biomasse per la produzione di biomateriale ed energia, è una realtà decisamente
consolidata, che già oggi vale circa 244 miliardi di euro e dà lavoro a più di 1,5 milioni di
persone».
Un settore ad alta intensità di ricerca
L'innovazione è il cuore del settore. Con una quota di addetti dedicati alla ricerca molto
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2
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Data pubblicazione: 17/05/2016
più elevata rispetto a quella dell'industria italiana nel suo complesso. In particolare,
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rispetto al settore manifatturiero:
la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore nel
settore biotech, e 13 volte maggiore nelle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale
italiano.
E il made in Italy spicca: la quota della spesa in ricerca sul fatturato totale è di 2,3 volte
maggiore nel settore, e di 14 volte più consistente nelle imprese biotech a capitale
italiano dedicate allo sviluppo di nuovi prodotti.
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Biotech made in Italy: 500 imprese e un
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–di Rosanna Magnano
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Eccellenza della ricerca e capacità di trasformare le idee in prodotti ad
alto valore aggiunto. Sono queste le chiavi del successo delle 500
imprese italiane del biotech - in crescita costante dal 2000 - che nel
2015 hanno messo a segno un fatturato pari a oltre 9,4 miliardi di

euro, con investimenti in R&S pari a 1,8 miliardi e un numero di

addetti pari 9.200 unità, il 73% dei quali laureati. E le previsioni a
breve termine sono ancora in salita sia per il 2017 che vede una
crescita stimata del 12,8%, sia per il 2019 con un aumento del giro
d'affari complessivo del 18,1 per cento. Si tratta per la maggior parte di
piccole e medie eccellenze, oltre la metà (256) focalizzate sulle attività
di ricerca. Un orientamento all'innovazione che caratterizza più in
generale tutto il settore, dal momento che l'incidenza degli
investimenti in R&S sul fatturato delle imprese a capitale italiano è del
25%, con punte fino al 40 per cento. Svetta la Lombardia con 141
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realtà, seguono Piemonte (57), Lazio (45), Emilia Romagna (44),
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Toscana (39) , Veneto (38) e Friuli Venezia Giulia (25). È questo il
quadro che emerge dal Rapporto 2016 «Le imprese di biotecnologie in
Italia – Facts&Figures» realizzato da Assobiotec, Associazione
nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di
Federchimica, in collaborazione con Enea e presentato oggi a Milano,
presso la sede Ice.
Eccellenti ma piccoli
«I dati del rapporto presentato oggi mostrano come l'industria
biotecnologica in Italia rappresenti un comparto di indiscussa
eccellenza, sia scientifica che tecnologica. Un settore caratterizzato da
un forte fermento e dinamismo, testimoniato dalla presenza di quasi
500 aziende – dichiara Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec
- ma gli stessi dati confermano anche i punti di debolezza del settore:
infatti, quasi il 90% delle imprese dedicate alla R&S biotech sono e
restano realtà piccole o micro, una caratteristica che ostacola lo
sviluppo delle grandi potenzialità della biotecnologia in Italia».
Il 75% del totale delle imprese biotech italiane sono micro (meno di 10
addetti) o piccole imprese (meno di 50). Una percentuale ancora più
elevata nel settore Gpta. Metà delle micro imprese sono spin off,
prevalentemente generati da università. Unica eccezione è il
comparto Red, nel quale il 17% delle imprese dedicate alla R&S biotech
sono di media o grande dimensione.
Sebbene le imprese a capitale estero rappresentino solo il 14% del
campione, pesano però per il 78% sul fatturato totale. Tra le imprese a
capitale italiano, l'80% del fatturato è generato dal comparto Red.
Per spiccare il salto: cabina di regia sulla ricerca
Ma ci sono anche altri punti deboli a frenare lo sviluppo del biotech
made in Italy nel panorama internazionale: «burocrazia,
frammentazione - elenca Assobiotec - poco trasferimento
tecnologico, misure di supporto strutturale ancora poco competitive».
«Sebbene negli ultimi anni siano stati fatti interventi concreti, continua Palmisano - che rappresentano indubbi passi avanti,
restano diversi punti critici, che a nostro avviso vanno affrontati
rapidamente per non rischiare di perdere il momentum che il biotech
sta offrendo anche al nostro Paese. Primo fra tutti, l'istituzione di una
cabina di regia centrale e comune dell'intero sistema che,
sull'esempio di quanto già avviene nel Regno Unito, possa coordinare
e armonizzare gli interventi su ricerca e innovazione, individuando le
priorità, ma anche indirizzando le risorse disponibili. Altro tema
chiave è il necessario rafforzamento delle competenze di
trasferimento tecnologico, attraverso, ad esempio, la costituzione di
un centro nazionale di Technology Transfer per le scienze della vita.
Terzo punto quello legato al miglioramento delle agevolazioni fiscali
ad oggi presenti. Senza dimenticare la necessità di far nascere un
venture capital pubblico-privato, in cui siano coinvolte le istituzioni,
capace di supportare la creazione e lo sviluppo di imprese
biotecnologiche innovative e costituire un punto di riferimento per
operatori finanziari esteri interessati a co-investire nel nostro Paese».
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Data pubblicazione: 17/05/2016
Biotecnologie della salute: malattie rare e terapie avanzate punte
di diamante
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Le Red biotech sono la locomotiva del comparto, con 261 imprese
(53% del totale) impegnate nella ricerca di nuovi strumenti terapeutici
e diagnostici, ricavi per 7,1 miliardi di euro e investimenti in R&S per
1,4 miliardi di euro. Le biotecnologie della salute generano più del
75% del fatturato biotech totale.
Portafoglio tricolore per ben 77 aziende, che vantano una pipeline
terapeutica di 249 progetti, 190 dei quali già in fase di sviluppo
preclinico (53%) o clinico (33%). Linee di ricerca che per oltre il 40%
riguardano farmaci biologici come anticorpi monoclonali, proteine
ricombinanti, vaccini, prodotti per terapie avanzate, destinati alla cura
di malattie che non hanno ancora risposte terapeutiche adeguate o a
patologie di crescente rilievo clinico ed epidemiologico, anche in
relazione al generale invecchiamento della popolazione.
Ma anche metodiche di diagnostica molecolare, attività di drug
discovery e cosmetici. Anche se una parte non trascurabile dell'attività
dei ricercatori è indirizzata all'uso di metodiche biotecnologiche per la
messa a punto di nuovi principi attivi di sintesi chimica.
Settori di eccellenza del biotech made in Italy sono le malattie rare e le
terapie avanzate: sono 7 le biotech italiane che hanno ottenuto una
Designazione di Farmaco Orfano (Odd) e 5 di queste sono già in Fase
III. E va poi ricordato che il primo prodotto di terapia avanzata
approvato nel mondo occidentale è un farmaco a base di cellule
staminali, sviluppato da un'impresa biotech italiana.
Il ritorno di alcune malattie infettive, come la Tubercolosi, o le
epidemie come quella del virus Ebola, hanno poi accelerato gli
investimenti anche verso lo sviluppo di vaccini per la profilassi
dell'infezione e la prevenzione di possibili pandemie. Ma si fanno
spazio anche le tecnologie bioinformatiche, i bio-chip e le produzioni
biofarmaceutiche. Tra gli emergenti si affaccia infatti un nuovo
settore: quello delle Gpta (Genomica, Proteomica e Tecnologie
abilitanti) in cui operano 65 aziende impegnate sul fronte dei big data
e che contribuiscono alla definizione di nuovi modelli di medicina
personalizzata.
Le altre biotech
Anche per le Green biotech, la grande maggioranza (73%) delle 44
imprese attive in questo settore sono aziende dedicate alla ricerca con
focus specifici in campo agricolo e zootecnico, per il miglioramento
del valore nutrizionale delle produzioni animali e vegetali, e la
sostenibilità dell'intera filiera alimentare italiana. E il campo spazia
poi alle biotecnologie industriali associate all'utilizzo di enzimi,
prodotti da batteri, funghi e alghe, in ambiti applicativi diversi come
riqualificazione di processi industriali, produzione di energia e
bioprodotti, diagnostica e bonifica ambientale, restauro e
conservazione del patrimonio artistico. Circa la metà delle 119 imprese
«White», sono aziende dedicate alla R&S, attive nella selezione di
enzimi in grado di trasformare la biomassa vegetale in building block
di origine biologica e biocarburanti. Punti di forza a livello mondiale
della Green Chemistry italiana la produzione di biolubrificanti,
pigmenti, solventi, detergenti, fitofarmaci, bioplastiche, fibre naturali
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Data pubblicazione: 17/05/2016
e altri materiali innovativi. E il linguaggio delle biotecnologie si
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declina anche nella Bioeconomia, «intesa come modello di crescita
intelligente, sostenibile e inclusiva, basato sull'utilizzo delle biomasse
per la produzione di biomateriale ed energia, è una realtà
decisamente consolidata, che già oggi vale circa 244 miliardi di euro e
dà lavoro a più di 1,5 milioni di persone».
Un settore ad alta intensità di ricerca
L'innovazione è il cuore del settore. Con una quota di addetti dedicati
alla ricerca molto più elevata rispetto a quella dell'industria italiana
nel suo complesso. In particolare, rispetto al settore manifatturiero: la
quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore nel settore biotech, e 13
volte maggiore nelle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale
italiano. E il made in Italy spicca: la quota della spesa in ricerca sul
fatturato totale è di 2,3 volte maggiore nel settore, e di 14 volte più
consistente nelle imprese biotech a capitale italiano dedicate allo
sviluppo di nuovi prodotti.
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SCIENZE E TECNOLOGIE
Fatturato Biotech italiano supera 9
mld
15:04 (ANSA) - ROMA - Continua la corsa del biotech italiano: con quasi 500
imprese attive e oltre 9.000 addetti, il fatturato globale supera i 9,4 miliardi di
euro, con le previsioni che indicano un +12% al 2017 e un +18% al 2019. E'
quanto emerge dal Rapporto 2016 ''Le imprese di biotecnologie in Italia Facts & Figures'', realizzato da Assobiotec in collaborazione con l'Agenzia
nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico
sostenibile (Enea). Il documento fotografa una realtà fatta per lo più da
imprese micro o di piccole dimensioni, che però non rinunciano
all'innovazione: gli investimenti in ricerca e sviluppo, pari a 1,8 miliardi di
euro, incidono per il 25% sul fatturato delle imprese dedicate a ricerca e
sviluppo biotech a capitale italiano, con punte fino al 40%. Il motore trainante
rimane quello delle biotecnologie applicate alla salute, settore in cui opera il
53% delle imprese italiane con un fatturato di 7,1 miliardi di euro e
investimenti in ricerca e sviluppo pari a 1,4 miliardi di euro.
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ANSA > Scienza&Tecnica > Biotech > Biotech italiano al galoppo, fatturato supera 9 miliardi
Biotech italiano al galoppo, fatturato supera 9
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Rapporto Assobiotec-Enea, quasi 500 imprese e oltre 9.000 addetti
17 maggio, 14:20
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In decisa crescita il biotech in Italia (fonte: kaibara87)
Continua la corsa del biotech italiano: con quasi 500 imprese attive e oltre 9.000 addetti, il fatturato
globale supera i 9,4 miliardi di euro, con le previsioni che indicano un +12% al 2017 e un +18% al
2019. E' quanto emerge dal Rapporto 2016 ''Le imprese di biotecnologie in Italia - Facts & Figures'',
realizzato da Assobiotec in collaborazione con l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia
e lo sviluppo economico sostenibile (Enea).
Il documento fotografa una realtà fatta per lo più da imprese micro o di piccole dimensioni, che però
non rinunciano all'innovazione: gli investimenti in ricerca e sviluppo, pari a 1,8 miliardi di euro,
incidono per il 25% sul fatturato delle imprese dedicate a ricerca e sviluppo biotech a capitale
italiano, con punte fino al 40%.
Per il presidente dell'Assobiotec, Riccardo Palmisano, sono cifre che indicano che ''l'industria
biotecnologica in Italia continua a rappresentare un comparto di indiscussa eccellenza, sia
scientifica che tecnologica: un settore caratterizzato da un forte fermento e dinamismo''.
Nel libro "La nascita imperfetta
delle cose. La grande corsa alla
particella di Dio e la nuova fisica
che cambierà il mondo" (Rizzoli,
335 pagine, 19 euro), il fisico
Guido Tonelli racconta la storia
della scoperta del bone di Higgs in
una sorta di diario umano e
avvincente
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Assobiotec
Il motore trainante rimane quello delle biotecnologie applicate alla salute, settore in cui opera il 53%
delle imprese biotech italiane con un fatturato di 7,1 miliardi di euro e investimenti in ricerca e
sviluppo pari a 1,4 miliardi di euro.
La Lombardia è la prima Regione per numero di imprese (141), investimenti in ricerca e sviluppo
(29% del totale) e fatturato biotech (51% del totale).
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Il fatturato del biotech italiano supera i 9,4
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A fine 2015 sono quasi 500 le
imprese biotech attive in Italia. Un
comparto a elevata intensità di
innovazione, protagonista di uno
straordinario sviluppo, capace di
fungere da acceleratore di
occupazione nell’indotto, dinamico
e anticiclico: è questa, in estrema
sintesi la fotografia scattata nel
Rapporto 2016 “Le imprese di
biotecnologie in Italia - Facts&Figures” realizzato da Assobiotec, Associazione
nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica, in
collaborazione con Enea e presentato oggi a Milano.
Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro o
di piccola dimensione che rappresentano l’elemento trainante dell’intero settore. Il
fatturato supera i 9,4 miliardi di euro e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e
un +18,1% al 2019.
Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con
un’incidenza del 25% sul fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech a
capitale italiano e punte che possono raggiungere anche il 40% del giro d’affari. Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata, più di un
quarto (26%) ha avuto accesso a contributi in conto capitale, pubblici o privati
(grants), il 16% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha
potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital.
Il rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore ad alta intensità di
ricerca: rispetto all’industria manifatturiera, infatti, la quota di addetti in R&S è 5
volte maggiore (13 volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a
capitale italiano). Non solo: guardando la quota della spesa in R&S sul fatturato si
registra come questa sia di 2,3 volte maggiore nel biotech (14 volte se consideriamo
le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano). La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti
in R&S (29,43% del totale) e fatturato biotech (51,11% del totale).
Le biotecnologie della salute. Le realtà impegnate nel settore delle biotecnologie
della salute rappresentano, in termini numerici, poco più della metà delle imprese di
biotecnologie in Italia (53%) e continuano a essere un motore trainante del comparto
se si considera il fatturato totale (7,1 miliardi di euro) e il valore degli investimenti in
R&S (pari a 1,4 miliardi di euro). Dall’analisi del portafoglio di 77 aziende a capitale
italiano, emerge una pipeline terapeutica di 249 progetti, 190 dei quali già in fase di
sviluppo preclinico (53%) o clinico (33%). Quelli delle malattie rare e delle terapie avanzate sono tra i settori di eccellenza: da
un lato infatti la nostra ricerca accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni
scientifiche in materia di malattie rare; dall’altro il primo prodotto di terapia avanzata
approvato nel mondo occidentale è un farmaco a base di cellule staminali,
sviluppato da un’impresa biotech italiana.
Le biotecnologie industriali. Con 119 imprese le biotecnologie industriali
rappresentano per numerosità il 2° settore di applicazione delle biotecnologie in Italia
(24% del totale). Si tratta di realtà che utilizzano enzimi, prodotti da batteri, funghi
e alghe, in ambiti applicativi che vanno dalla riqualificazione di molti processi
industriali, alla produzione di energia e di bioprodotti, fino ad arrivare alla diagnostica
e bonifica ambientale, o al restauro e alla conservazione del patrimonio artistico. L’industria biobased italiana si è affermata, in termini di competitività tecnologica, a
livello mondiale nella produzione di biolubrificanti, pigmenti, solventi, detergenti,
fitofarmaci, bioplastiche, fibre naturali e altri materiali che costituiscono, già oggi,
una valida alternativa ai prodotti della petrolchimica tradizionale. Prodotti che hanno
contribuito a portare il valore delle bioeconomia in Italia a 244 miliardi di euro, con
1,5 milioni di occupati.
Le biotecnologie nel settore agricolo e zootecnico. Il settore green biotech
conta in Italia 44 imprese (9% del totale). La grande maggioranza delle aziende
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(73%) è costituita da realtà dedicate alla R&S biotech, di dimensione micro,
impegnate a valorizzare il potenziale applicativo delle biotecnologie in campo agricolo
e zootecnico, per il miglioramento del valore nutrizionale delle produzioni animali e
vegetali, e la sostenibilità dell’intera filiera alimentare italiana.
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(56%) delle imprese si è autofinanziata, più di un quarto (26%) ha avuto accesso a contributi in
11/05/2016
conto capitale, pubblici o privati (grants), il 16% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre
soltanto il 4% ha potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital. 2. Dax future: una rapida correzione
29/04/2016
Il rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore ad alta intensità di ricerca:
rispetto all'industria manifatturiera, infatti, la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13
3. Dax future: una nuova ondata ribassista
04/05/2016
volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano). Non
solo: guardando la quota della spesa in R&S sul fatturato si registra come questa sia di 2,3
4. Dax future: la situazione rimane precaria
volte maggiore nel biotech (14 volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a
06/05/2016
capitale italiano). La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141),
5. Dax future: una rapida correzione intraday
investimenti in R&S (29,43% del totale) e fatturato biotech (51,11% del totale).
12/05/2016
"I dati del rapporto presentato oggi mostrano come l'industria biotecnologica in Italia
rappresenti un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica. Un settore
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caratterizzato da un forte fermento e dinamismo, testimoniato dalla presenza di quasi 500
aziende", dichiara Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec, "ma gli stessi dati confermano
anche i punti di debolezza del settore: infatti, quasi il 90% delle imprese dedicate alla R&S
1. Renzi: banche venete, qualcuno ha
fatto sparire i soldi
04/05/2016
biotech sono e restano realtà piccole o micro, una caratteristica che ostacola lo sviluppo delle
grandi potenzialità della biotecnologia in Italia. Inoltre burocrazia, frammentazione, poco
trasferimento tecnologico, misure di supporto strutturale ancora poco competitive frenano lo
2. FtseMib future: spunti operativi per lunedì 9
maggio
09/05/2016
sviluppo nel panorama internazionale".
SI PARLA DI ASSOBIOTEC
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Data pubblicazione: 17/05/2016
"La collaborazione fra Assobiotec e l'Enea avviata con la realizzazione di questo rapporto va
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3. FtseMib future: spunti operativi per venerdì 13
maggio
nella direzione di creare un canale privilegiato per favorire ed incentivare scambi di
13/05/2016
conoscenze e tecnologie fra uno dei principali enti di ricerca del paese e le imprese attive nelle
4. FtseMib future: spunti operativi per mercoledì
biotecnologie", dichiara Marco Casagni, Vice Responsabile della Direzione Committenza
20 aprile
dell'Enea, "come Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico
20/04/2016
sostenibile abbiamo una consolidata tradizione in questa direzione, con particolare riferimento
5. FtseMib future: spunti operativi per giovedì 21
all'applicazione delle biotecnologie ai vari settori produttivi, per la messa a punto di prodotti e
aprile
servizi fortemente innovativi e per contribuire a processi più efficienti ed ambientalmente
21/04/2016
sostenibili, come ad esempio la formulazione di biofarmaci e vaccini di nuova generazione
prodotti in pianta, i processi per la produzione di bioetanolo ed idrogeno o il processo
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biotecnolologico per la rimozione di depositi di origine organica da opere d'arte".
"Se nel settore della salute l'applicazione delle biotecnologie è ormai consolidata, con
interessanti prospettive nel campo delle malattie rare e delle terapie avanzate, ancora più
promettenti sono le prospettive di sviluppo nelle applicazioni industriali e della green chemistry
in particolare", ha aggiunto Casagni, "per poter cogliere pienamente le opportunità che si
prospettano, è però necessario fare sistema nella ricerca e sostenere le imprese nella gestione
delle forti incertezze che caratterizzano soprattutto i settori più innovativi".
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Assobiotec: la ricerca deve imparare il ‘linguaggio’ degli investitori
Assobiotec: la ricerca deve imparare il
‘linguaggio’ degli investitori
MEDICINA I-TECH
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mag 18,2016 0 Comments
Non solo burocrazia, frammentazione e scarsa
competitività: ad affossare la ricerca italiana
è anche l’incapacità di parlare il ‘linguaggio’
del business per attirare gli investitori
internazionali. Per questo serve un centro
nazionale di trasferimento tecnologico per le
scienze della vita, che possa dare un supporto
ai centri di ricerca sul territorio aiutandoli a
elaborare i loro business plan. A lanciare la
proposta è il presidente di Assobiotec,
Riccardo Palmisano, in occasione della
presentazione del Rapporto 2016 ”Le imprese
di biotecnologie in Italia – Facts &
Figures”, realizzato in collaborazione con
l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea).
”L’Italia ha un’eccellenza scientifica indiscussa, ma resta fanalino di coda in Europa per quanto
riguarda la capacità di attrarre investimenti”, afferma Palmisano. ”Questo perché le università
italiane e gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs) hanno dei centri di
trasferimento tecnologico sottodimensionati e culturalmente non adeguati”. Per crescere ”non
basta la buona ricerca: serve una pianificazione del business. Gli investitori – aggiunge
il presidente di Assobiotec – vanno la’ dove c’è un’organizzazione che parla il loro linguaggio e che
sa dare le dimensioni del potenziale di mercato, una valutazione del rischio di investimento,
un’analisi della competitività”.
Per superare questa impasse, ”serve un centro nazionale per il trasferimento tecnologico
composto da esperti del settore, che possa offrire consulenza alle realtà sparse sul territorio su
specifici progetti, fornendo linee guida, best practice, aiuto nel percorso brevettuale e nella
creazione d’impresa”. Il centro, secondo Palmisano, dovrebbe essere gestito dai
ministeri interessati, ovvero il ministero per la ricerca, quello dello sviluppo economico, quello della
salute e quello dell’agricoltura. ”L’importante è che tutto sia coordinato e integrato – conclude
Palmisano – in modo da non generare ulteriore frammentazione”.
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Boom di imprese biotech: sono quasi 500 in
Italia e fatturano 9,4 miliardi di euro
I dati del rapporto 2016 Assobiotec- Enea. Quasi il 90% però sono realtà di
piccole o micro dimensioni e solo il 4% ha accesso a finanziamenti di venture
capital. Dominano le imprese del settore salute che investono in anticorpi
monoclonali e proteine ricombinanti e fatturano più di sette miliardi
di Redazione Aboutpharma Online
17 maggio 2016
Un esercito di quasi 500 aziende, nella
maggior parte dei casi di micro o piccole
dimensioni, che fattura più di 9,4 miliardi di
euro, ne investe 1,8 in ricerca e sviluppo
(R&S) e dà lavoro a più di 9.000 addetti. Con
questa fotografia si presenta il comparto
biotech italiano a fine 2015 nell’ultimo
rapporto “Le imprese di biotecnologie in
Italia 2016”, presentato a Milano e
realizzato da Assobiotec per la prima volta in collaborazione dell’Agenzia nazionale per le
nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea). Un’analisi che si è
rinnovata nei parametri e nei criteri adottati ma che conferma, ancora una volta, l’alta
intensità di ricerca e di innovazione che caratterizza il comparto: basti pensare che più
della metà delle imprese (256) è costituita da realtà che dedicano oltre il 75%
dell’investimento totale in R&S ad attività di ricerca biotech. Rispetto all’industria
manifatturiera, la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13 volte considerando
le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano) e la quota della spesa in R&S sul
fatturato è 2,3 volte maggiore nel biotech (14 volte per le imprese R&S biotech a capitale
italiano). E lo sviluppo del settore non è destinato a fermarsi: grazie all’introduzione di
nuove tecnologie e prodotti si prevede che l’industria crescerà del 12,8% al 2017 e 18,1%
al 2019.
Il red biotech si conferma alla guida
A trainare il comparto si confermano le imprese del settore salute che rappresentano più
delle metà del totale (53%) e fatturano più di sette miliardi e investono 1,4 miliardi in R&S.
Dall’analisi del portafoglio delle 77 aziende a capitale italiano emerge
una pipeline terapeutica di 249 progetti, dei quali 190 già in fase di sviluppo preclinico
(53%) o clinico (33%). Più del 40% dei progetti riguarda farmaci biologici: anticorpi
monoclonali, proteine ricombinanti, vaccini, prodotti per Terapie Avanzate. Gran parte dei
trial in corso (44%) riguarda lo sviluppo di anticorpi monoclonali per la cura di patologie
tumorali mentre il 24% allo sviluppo di proteine ricombinanti per il trattamento di malattie
oncologiche, infettive e metaboliche. Dopo il grande capitolo dell’oncologia, infatti, proprio
le malattie infettive rappresentano l’area terapeutica con il maggior interesse strategico
per le imprese biotech. “Il riemergere di alcune malattie infettive, quali la tubercolosi, o la
recrudescenza di epidemie quali quella associata al virus Ebola – delinea il report – sta
orientando gli investimenti anche verso lo sviluppo di vaccini per la profilassi dell’infezione
e la prevenzione di possibili pandemie”.
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I punti di debolezza
Se è indubbio che il settore sia caratterizzato da un forte fermento e dinamismo, sono
ancora tante le difficoltà e i punti di debolezza che ostacolano lo sviluppo delle potenzialità
delle biotecnologie italiane e la competitività nel confronto internazionale. A ricordarle nel
corso dell’intervento è il neopresidente di Assobiotec, Riccardo Palmisano: “Burocrazia,
frammentazione, poco trasferimento tecnologico, misure di supporto strutturale ancora
poco competitive frenano ancora il settore. Restano diversi punti critici, che a nostro
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avviso vanno affrontati rapidamente per non rischiare di perdere il momentum che il
biotech sta offrendo anche al nostro Paese”. Tra le proposte chiave richieste
dell’Associazione, già lanciate nel corso del BioInItaly Investment Forum, figura la
necessità di creare un venture capital pubblico-privato, in cui siano coinvolte le istituzioni,
capace di supportare la creazione e lo sviluppo di imprese biotecnologiche innovative e
costituire un punto di riferimento per operatori finanziari esteri interessati a co-investire
nel nostro Paese. Dall’analisi del report emerge infatti che nel corso del 2014 soltanto il
4% ha potuto accedere a finanziamenti di venture capital, mentre oltre la metà (56%)
delle imprese si è autofinanziata, più di un quarto (26%) ha avuto accesso a contributi in
conto capitale, pubblici o privati (grants) e il 16% ha fatto ricorso al capitale di debito.
Data pubblicazione: 17/05/2016
Reports First Quarter 2016 Financial
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Endo Announces Change to Senior Management
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Endo Announces Appointment of Douglas S.
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gestione della
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Non sono mancati negli ultimi anni interventi concreti , ammette Palmisano, che hanno
rappresentato indubbi passi avanti. “ Primo fra tutti, il credito d’imposta che sta
funzionando e avendo un impatto significativo sulle imprese. Seguito dal patent box che
rappresenta sicuramente una buona iniziativa, seppure con qualche limite. Per il momento,
infatti, la maggior parte delle richieste è legata al design e alla moda; servirebbe un
provvedimento specifico destinato ai brevetti e alla ricerca”. Infine non è mancato, in
chiusura dell’evento, anche un commento su Human Technopole: “Si sa ancora poco dei
contenuti specifici del progetto. La nostra richiesta – ha dichiarato Palmisano – è di essere
chiamati per spiegare i bisogni delle nostre imprese. Quindi Technopole sì, a patto che
vengano coinvolte le imprese, capendo quali sono le reali esigenze ed investendo sulla
focalizzazione, in modo da non generare ulteriore frammentazione. Bisogna investire dove
ci sono eccellenze e specializzazioni perché è importante creare una massa critica. Ad
esempio, abbiamo presentato un progetto all’interno del cluster Alisei che prevede
opportunità di collaborazioni pubblico-private che possono convogliare nello Human
Technopole”.
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Biotech: in Italia 489 imprese, oltre 9mila addetti e
9,4 mld di fatturato. E il settore salute fa da traino. Il
Rapporto Assobiotec
Poco più della metà delle imprese di biotecnologie in Italia (53%) si occupano di
salute e continuano ad essere un motore trainante del comparto se si considera il
fatturato totale (7,1 mld) e il valore degli investimenti in R&S (pari a 1,4 miliardi
di euro). Lombardia al top della classifica. Palmisano: “Settore in crescita il
problema è che le realtà industriali sono piccole e ciò ostacola lo sviluppo”. IL
RAPPORTO
18 MAG - A fine 2015 sono quasi 500 le imprese biotech attive in Italia. Un
comparto ad elevata intensità di innovazione, protagonista di uno straordinario
sviluppo, capace di fungere da acceleratore di occupazione nell’indotto,
dinamico e anticiclico: è questa, in estrema sintesi la fotografia scattata nel
Rapporto 2016 “Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures” realizzato
da Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa
parte di Federchimica, in collaborazione con Enea e presentato ieri a Milano,
presso la sede Ice.
Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese
micro o di piccola dimensione che rappresentano l’elemento trainante dell’intero
settore. Il fatturato supera i 9,4 miliardi di euro e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un +18,1% al
2019, a conferma del rilevante contributo che l’introduzione di nuove tecnologie e prodotti porterà allo
sviluppo dell’industria biotech nei prossimi anni.
Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con un’incidenza del 25% sul
fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano e punte che possono raggiungere anche
il 40% del giro d’affari.
Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è
autofinanziata, più di un quarto (26%) ha avuto accesso
a contributi in conto capitale, pubblici o privati (grants), il
16% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre soltanto
il 4% ha potuto accedere a finanziamenti di Venture
Capital.
Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un
settore ad alta intensità di ricerca: rispetto all’industria
manifatturiera, infatti, la quota di addetti in R&S è 5 volte
maggiore (13 volte se consideriamo le imprese dedicate
alla R&S biotech a capitale italiano). Non solo:
guardando la quota della spesa in R&S sul fatturato si
registra come questa sia di 2,3 volte maggiore nel
biotech (14 volte se consideriamo le imprese dedicate
alla R&S biotech a capitale italiano).
La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti in R&S (29,43% del
totale) e fatturato biotech (51,11% del totale).
"I dati del rapporto presentato oggi mostrano come l'industria biotecnologica in Italia rappresenti un
comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica. Un settore caratterizzato da un forte
fermento e dinamismo, testimoniato dalla presenza di quasi 500 aziende – dichiara Riccardo Palmisano,
Presidente di Assobiotec - Ma gli stessi dati confermano anche i punti di debolezza del settore: infatti, quasi
il 90% delle imprese dedicate alla R&S biotech sono e restano realtà piccole o micro, una caratteristica che
ostacola lo sviluppo delle grandi potenzialità della biotecnologia in Italia. Inoltre burocrazia, frammentazione,
poco trasferimento tecnologico, misure di supporto strutturale ancora poco competitive frenano lo sviluppo
nel panorama internazionale. Sebbene negli ultimi anni siano stati fatti interventi concreti, che
rappresentano indubbi passi avanti, restano diversi punti critici, che a nostro avviso vanno affrontati
rapidamente per non rischiare di perdere il momentum che il biotech sta offrendo anche al nostro Paese.
Primo fra tutti, l'istituzione di una cabina di regia centrale e comune dell'intero sistema che, sull'esempio di
quanto già avviene nel Regno Unito, possa coordinare ed armonizzare gli interventi su ricerca ed
innovazione, individuando le priorità, ma anche indirizzando le risorse disponibili. Altro tema chiave è il
necessario rafforzamento delle competenze di trasferimento tecnologico, attraverso, ad esempio, la
costituzione di un centro nazionale di Technology Transfer per le scienze della vita. Terzo punto quello
legato al miglioramento delle agevolazioni fiscali ad oggi presenti. Senza dimenticare la necessità di far
nascere un venture capital pubblico-privato, in cui siano coinvolte le istituzioni, capace di supportare la
creazione e lo sviluppo di imprese biotecnologiche innovative e costituire un punto di riferimento per
operatori finanziari esteri interessati a co-investire nel nostro Paese.”
‘’La collaborazione fra Assobiotec e l’ENEA avviata con la realizzazione di questo rapporto va nella direzione
di creare un canale privilegiato per favorire ed incentivare scambi di conoscenze e tecnologie fra uno dei
SI PARLA DI ASSOBIOTEC
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QUOTIDIANOSANITA.IT
Data pubblicazione: 18/05/2016
principali enti di ricerca del paese e le imprese attive nelle biotecnologie - dichiara Marco Casagni, Vice
Responsabile della Direzione Committenza dell’ENEA - Come Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,
l’energia e lo sviluppo economico sostenibile abbiamo una consolidata tradizione in questa direzione, con
particolare riferimento all’applicazione delle biotecnologie ai vari settori produttivi, per la messa a punto di
prodotti e servizi fortemente innovativi e per contribuire a processi più efficienti ed ambientalmente
sostenibili, come ad esempio la formulazione di biofarmaci e vaccini di nuova generazione prodotti in pianta,
i processi per la produzione di bioetanolo ed idrogeno o il processo biotecnolologico per la rimozione di
depositi di origine organica da opere d’arte. Se nel settore della salute l’applicazione delle biotecnologie è
ormai consolidata, con interessanti prospettive nel campo delle malattie rare e delle terapie avanzate,
ancora più promettenti sono le prospettive di sviluppo nelle applicazioni industriali e della green chemistry in
particolare - ha aggiunto Casagni. ‘’Per poter cogliere pianamente le opportunità che si prospettano, è però
necessario fare sistema nella ricerca e sostenere le imprese nella gestione delle forti incertezze che
caratterizzano soprattutto i settori più innovativi.”
Le biotecnologie della salute
Le realtà impegnate nel settore delle biotecnologie della salute rappresentano, in termini numerici, poco più
della metà delle imprese di biotecnologie in Italia (53%) e continuano ad essere un motore trainante del
comparto se si considera il fatturato totale (7,1 miliardi di euro) e il valore degli investimenti in R&S (pari a
1,4 miliardi di euro).
Dall’analisi del portafoglio di 77 aziende a capitale italiano, emerge una pipeline terapeutica di 249 progetti,
190 dei quali già in fase di sviluppo preclinico (53%) o clinico (33%).
Quelli delle Malattie Rare e delle Terapie Avanzate sono tra i settori di eccellenza: da un lato infatti la nostra
ricerca accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni scientifiche in materia di Malattie Rare; dall’altro
il primo prodotto di Terapia Avanzata approvato nel mondo occidentale è un farmaco a base di cellule
staminali, sviluppato da un’impresa biotech italiana.
In parte riconducibile alle biotecnologie della salute è anche il settore emergente delle GPTA in cui operano
65 aziende (13% del totale) prevalentemente impegnate in ambito big data che contribuiscono
all’affermazione dei nuovi modelli di Medicina Personalizzata.
Non solo, la carica innovativa delle red biotech trova applicazione anche in campo diagnostico attraverso lo
sviluppo di metodiche che permettono sia di correlare la diagnosi a schemi terapeutici specificamente mirati
sulle caratteristiche del paziente, sia di monitorarne costantemente l’efficacia.
Le biotecnologie industriali Con 119 imprese le biotecnologie industriali rappresentano per numerosità il 2° settore di applicazione delle
biotecnologie in Italia (24% del totale). Si tratta di realtà che utilizzano enzimi, prodotti da batteri, funghi e
alghe, in ambiti applicativi che vanno dalla riqualificazione di molti processi industriali, alla produzione di
energia e di bioprodotti, fino ad arrivare alla diagnostica e bonifica ambientale, o al restauro e alla
conservazione del patrimonio artistico.
L’industria biobased italiana si è affermata, in termini di competitività tecnologica, a livello mondiale nella
produzione di biolubrificanti, pigmenti, solventi, detergenti, fitofarmaci, bioplastiche, fibre naturali e altri
materiali che costituiscono, già oggi, una valida alternativa ai prodotti della petrolchimica tradizionale.
Prodotti che hanno contribuito a portare il valore delle bioeconomia in Italia a 244 miliardi di euro, con 1,5
milioni di occupati
Le biotecnologie nel settore agricolo e zootecnico
Il settore green biotech conta in Italia 44 imprese (9% del totale). La grande maggioranza delle aziende
(73%) è costituita da realtà dedicate alla R&S biotech, di dimensione micro, impegnate a valorizzare il
potenziale applicativo delle biotecnologie in campo agricolo e zootecnico, per il miglioramento del valore
nutrizionale delle produzioni animali e vegetali, e la sostenibilità dell’intera filiera alimentare italiana.
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18 maggio 2016
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Biotech: in Italia 489 imprese, oltre 9mila
addetti e 9,4 mld di fatturato. E il settore
salute fa da traino. Il Rapporto Assobiotec
Poco più della metà delle imprese di biotecnologie in Italia (53%) si occupano di salute e
continuano ad essere un motore trainante del comparto se si considera il fatturato totale
(7,1 mld) e il valore degli investimenti in R&S (pari a 1,4 miliardi di euro). Lombardia al top
della classifica. Palmisano: “Settore in crescita il problema è che le realtà industriali sono
piccole e ciò ostacola lo sviluppo”. IL RAPPORTO
18 MAG - A fine 2015 sono quasi 500 le imprese biotech attive in Italia. Un
comparto ad elevata intensità di innovazione, protagonista di uno straordinario
sviluppo, capace di fungere da acceleratore di occupazione nell’indotto, dinamico
e anticiclico: è questa, in estrema sintesi la fotografia scattata nel Rapporto
2016“Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures” realizzato da
Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa
parte di Federchimica, in collaborazione con Enea e presentato ieri a Milano,
presso la sede Ice.
Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro o di piccola
dimensione che rappresentano l’elemento trainante dell’intero settore. Il fatturato supera i 9,4
miliardi di euro e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un +18,1% al 2019, a conferma del
rilevante contributo che l’introduzione di nuove tecnologie e prodotti porterà allo sviluppo
dell’industria biotech nei prossimi anni.
Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con un’incidenza del 25%
sul fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano e punte che possono
raggiungere anche il 40% del giro d’affari.
Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata, più di un quarto (26%) ha
avuto accesso a contributi in conto capitale, pubblici o privati (grants), il 16% ha fatto ricorso al
capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital.
iPiùLetti [ultimi 7 giorni]
Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore ad alta intensità di ricerca: rispetto
all’industria manifatturiera, infatti, la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13 volte se
consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano). Non solo: guardando la quota
della spesa in R&S sul fatturato si registra come questa sia di 2,3 volte maggiore nel biotech (14
in Aula al Senato. Le novità per le farmacie
volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano).
3 - Il nemico dentro: demenza e Parkinson
1 - Ddl Lorenzin. Il 18 maggio l'esame del testo
2 - Decreto scuola. Via libera dal Senato. Si
sbloccano le scuole specializzazione non
mediche, ma senza risorse per i contratti.
Mandelli (Fi) e D’Ambrosio Lettieri (CoR):
“Farmacisti penalizzati”
sono malattie autoimmuni?
La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti in R&S (29,43%
del totale) e fatturato biotech (51,11% del totale).
4 - Le donne che vanno spesso in chiesa
"I dati del rapporto presentato oggi mostrano come l'industria biotecnologica in Italia rappresenti un
comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica. Un settore caratterizzato da un
forte fermento e dinamismo, testimoniato dalla presenza di quasi 500 aziende – dichiara Riccardo
Palmisano, Presidente di Assobiotec - Ma gli stessi dati confermano anche i punti di debolezza del
settore: infatti, quasi il 90% delle imprese dedicate alla R&S biotech sono e restano realtà piccole o
5 - Formazione specialistica. Mandelli
micro, una caratteristica che ostacola lo sviluppo delle grandi potenzialità della biotecnologia in Italia.
Inoltre burocrazia, frammentazione, poco trasferimento tecnologico, misure di supporto strutturale
ancora poco competitive frenano lo sviluppo nel panorama internazionale. Sebbene negli ultimi anni
siano stati fatti interventi concreti, che rappresentano indubbi passi avanti, restano diversi punti
critici, che a nostro avviso vanno affrontati rapidamente per non rischiare di perdere il momentum
che il biotech sta offrendo anche al nostro Paese. Primo fra tutti, l'istituzione di una cabina di regia
centrale e comune dell'intero sistema che, sull'esempio di quanto già avviene nel Regno Unito, possa
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vivono più a lungo. E si ammalano meno di
cancro e di malattie cardiovascolari. Uno
studio Usa
(Fofi): “Troppe criticità per scuole di area non
medica”
6 - Formazione specialistica. “Bene Dl scuola.
Urgente sbloccare scuole di specializzazione
per garantire diritto allo studio ed evitare gravi
ricadute per il Ssn”. Intervista a Novelli (Crui)
7 - Bonus bebè. Lorenzin: “Serve cura choc.
Ipotesi di 160 euro per il primo figlio e 240 per
il secondo”
8 - Eterologa. Arrestato Severino Antinori.
L'accusa è di aver prelevato ovuli ad una
ragazza contro la sua volontà
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coordinare ed armonizzare gli interventi su ricerca ed innovazione, individuando le priorità, ma anche
indirizzando le risorse disponibili. Altro tema chiave è il necessario rafforzamento delle competenze di
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trasferimento tecnologico, attraverso, ad esempio, la costituzione di un centro nazionale di
Technology Transfer per le scienze della vita. Terzo punto quello legato al miglioramento delle
agevolazioni fiscali ad oggi presenti. Senza dimenticare la necessità di far nascere un venture
capital pubblico-privato, in cui siano coinvolte le istituzioni, capace di supportare la creazione e lo
sviluppo di imprese biotecnologiche innovative e costituire un punto di riferimento per operatori
finanziari esteri interessati a co-investire nel nostro Paese.”
Data pubblicazione: 18/05/2016
9 - Governance farmaceutica. Garattini,
Remuzzi e Bertelè (Ist. Mario Negri): “Bene
Regioni. Valutazione grado di innovazione e
prezzo europeo dei nuovi farmaci per rendere
sostenibile il Ssn”
10 - Le donne e il cancro. Intervista al
ginecologo Moscarini: “Oggi si può guarire,
preservando fertilità, bellezza e aspettativa di
vita”
‘’La collaborazione fra Assobiotec e l’ENEA avviata con la realizzazione di questo rapporto va nella
direzione di creare un canale privilegiato per favorire ed incentivare scambi di conoscenze e tecnologie
fra uno dei principali enti di ricerca del paese e le imprese attive nelle biotecnologie - dichiara Marco
Casagni, Vice Responsabile della Direzione Committenza dell’ENEA - Come Agenzia nazionale per le
nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile abbiamo una consolidata tradizione in
questa direzione, con particolare riferimento all’applicazione delle biotecnologie ai vari settori
produttivi, per la messa a punto di prodotti e servizi fortemente innovativi e per contribuire a
processi più efficienti ed ambientalmente sostenibili, come ad esempio la formulazione di biofarmaci e
vaccini di nuova generazione prodotti in pianta, i processi per la produzione di bioetanolo ed idrogeno
o il processo biotecnolologico per la rimozione di depositi di origine organica da opere d’arte. Se nel
settore della salute l’applicazione delle biotecnologie è ormai consolidata, con interessanti prospettive
nel campo delle malattie rare e delle terapie avanzate, ancora più promettenti sono le prospettive di
sviluppo nelle applicazioni industriali e della green chemistry in particolare - ha aggiunto Casagni. ‘’Per
poter cogliere pianamente le opportunità che si prospettano, è però necessario fare sistema nella
ricerca e sostenere le imprese nella gestione delle forti incertezze che caratterizzano soprattutto i
settori più innovativi.”
Le biotecnologie della salute
Le realtà impegnate nel settore delle biotecnologie della salute rappresentano, in termini numerici,
poco più della metà delle imprese di biotecnologie in Italia (53%) e continuano ad essere un motore
trainante del comparto se si considera il fatturato totale (7,1 miliardi di euro) e il valore degli
investimenti in R&S (pari a 1,4 miliardi di euro).
Dall’analisi del portafoglio di 77 aziende a capitale italiano, emerge una pipeline terapeutica di 249
progetti, 190 dei quali già in fase di sviluppo preclinico (53%) o clinico (33%).
Quelli delle Malattie Rare e delle Terapie Avanzate sono tra i settori di eccellenza: da un lato infatti la
nostra ricerca accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni scientifiche in materia di Malattie
Rare; dall’altro il primo prodotto di Terapia Avanzata approvato nel mondo occidentale è un farmaco
a base di cellule staminali, sviluppato da un’impresa biotech italiana.
In parte riconducibile alle biotecnologie della salute è anche il settore emergente delle GPTA in cui
operano 65 aziende (13% del totale) prevalentemente impegnate in ambito big data che
contribuiscono all’affermazione dei nuovi modelli di Medicina Personalizzata.
Non solo, la carica innovativa delle red biotech trova applicazione anche in campo diagnostico
attraverso lo sviluppo di metodiche che permettono sia di correlare la diagnosi a schemi terapeutici
specificamente mirati sulle caratteristiche del paziente, sia di monitorarne costantemente l’efficacia.
Le biotecnologie industriali Con 119 imprese le biotecnologie industriali rappresentano per numerosità il 2° settore di
applicazione delle biotecnologie in Italia (24% del totale). Si tratta di realtà che utilizzano enzimi,
prodotti da batteri, funghi e alghe, in ambiti applicativi che vanno dalla riqualificazione di molti
processi industriali, alla produzione di energia e di bioprodotti, fino ad arrivare alla diagnostica e
bonifica ambientale, o al restauro e alla conservazione del patrimonio artistico.
L’industria biobased italiana si è affermata, in termini di competitività tecnologica, a livello mondiale
nella produzione di biolubrificanti, pigmenti, solventi, detergenti, fitofarmaci, bioplastiche, fibre
naturali e altri materiali che costituiscono, già oggi, una valida alternativa ai prodotti della
petrolchimica tradizionale. Prodotti che hanno contribuito a portare il valore delle bioeconomia in Italia
a 244 miliardi di euro, con 1,5 milioni di occupati
Le biotecnologie nel settore agricolo e zootecnico
Il settore green biotech conta in Italia 44 imprese (9% del totale). La grande maggioranza delle
aziende (73%) è costituita da realtà dedicate alla R&S biotech, di dimensione micro, impegnate a
valorizzare il potenziale applicativo delle biotecnologie in campo agricolo e zootecnico, per il
miglioramento del valore nutrizionale delle produzioni animali e vegetali, e la sostenibilità dell’intera
filiera alimentare italiana.
18 maggio 2016
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Biotech, in Italia 500 imprese, 9mila addetti e 9,4
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acceleratore di occupazione nell'indotto: è questa, in estrema
sintesi, la fotografia scattata nel Rapporto 2016 "Le imprese di
biotecnologie in Italia - Facts&Figures" realizzato da Assobiotec,
Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa
Biotech, in Italia 500 imprese,
9mila addetti e 9,4 mld fatturato
parte di Federchimica, in collaborazione con Enea e presentato oggi
a Milano, presso la sede Ice.
Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro o di piccola
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miliardi di euro e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un +18,1% al 2019, a conferma - si legge
nel rapporto - del rilevante contributo che l'introduzione di nuove tecnologie e prodotti porterà allo
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sul fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano e punte che possono
raggiungere anche il 40% del giro d'affari. Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è
autofinanziata, più di un quarto (26%) ha avuto accesso a contributi in conto capitale, pubblici o
privati (grants), il 16% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha potuto accedere
a finanziamenti di Venture Capital.
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17 maggio 2016
Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con un’incidenza del 25% sul fatturato
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Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata, più di un quarto (26%) ha avuto accesso a
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17 maggio 2016
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4% ha potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital.
Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore ad alta intensità di ricerca: rispetto all’industria
16 ottobre 2009
manifatturiera, infatti, la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13 volte se consideriamo le imprese dedicate
alla R&S biotech a capitale italiano). Non solo: guardando la quota della spesa in R&S sul fatturato si registra come
questa sia di 2,3 volte maggiore nel biotech (14 volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a
capitale italiano).
La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti in R&S (29,43% del totale) e
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LAVORO – Social game:
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26 dicembre 2009
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fatturato biotech (51,11% del totale).
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WELFARE AZIENDALEIncentivi: nel nuovo libro di
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indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica. Un settore caratterizzato da un forte fermento e dinamismo,
testimoniato dalla presenza di quasi 500 aziende – dichiara Riccardo Palmisano ( nella foto di aperturaò@
27 ottobre 2015
Imagoeconomica), Presidente di Assobiotec - Ma gli stessi dati confermano anche i punti di debolezza del settore:
infatti, quasi il 90% delle imprese dedicate alla R&S biotech sono e restano realtà piccole o micro, una caratteristica
che ostacola lo sviluppo delle grandi potenzialità della biotecnologia in Italia. Inoltre burocrazia, frammentazione,
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poco trasferimento tecnologico, misure di supporto strutturale ancora poco competitive frenano lo sviluppo nel
panorama internazionale. Sebbene negli ultimi anni siano stati fatti interventi concreti, che rappresentano indubbi
15 dicembre 2014
passi avanti, restano diversi punti critici, che a nostro avviso vanno affrontati rapidamente per non rischiare di
perdere il momentum che il biotech sta offrendo anche al nostro Paese. Primo fra tutti, l’istituzione di una cabina di
regia centrale e comune dell’intero sistema che, sull’esempio di quanto già avviene nel Regno Unito, possa
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coordinare ed armonizzare gli interventi su ricerca ed innovazione, individuando le priorità, ma anche indirizzando
le risorse disponibili. Altro tema chiave è il necessario rafforzamento delle competenze di trasferimento tecnologico,
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attraverso, ad esempio, la costituzione di un centro nazionale di Technology Transfer per le scienze della vita.
Terzo punto quello legato al miglioramento delle agevolazioni fiscali ad oggi presenti. Senza dimenticare la
necessità di far nascere un venture capital pubblico-privato, in cui siano coinvolte le istituzioni, capace di
supportare la creazione e lo sviluppo di imprese biotecnologiche innovative e costituire un punto di riferimento per
operatori finanziari esteri interessati a co-investire nel nostro Paese.”
‘’La collaborazione fra Assobiotec e l’ENEA avviata con la realizzazione di questo rapporto va nella direzione di creare
un canale privilegiato per favorire ed incentivare scambi di conoscenze e tecnologie fra uno dei principali enti di
ricerca del paese e le imprese attive nelle biotecnologie – dichiara Marco Casagni, Vice Responsabile della
Direzione Committenza dell’ENEA - Come Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo
economico sostenibile abbiamo una consolidata tradizione in questa direzione, con particolare riferimento
all’applicazione delle biotecnologie ai vari settori produttivi, per la messa a punto di prodotti e servizi fortemente
innovativi e per contribuire a processi più efficienti ed ambientalmente sostenibili, come ad esempio la
formulazione di biofarmaci e vaccini di nuova generazione prodotti in pianta, i processi per la produzione di
bioetanolo ed idrogeno o il processo biotecnolologico per la rimozione di depositi di origine organica da opere
d’arte. Se nel settore della salute l’applicazione delle biotecnologie è ormai consolidata, con interessanti prospettive
nel campo delle malattie rare e delle terapie avanzate, ancora più promettenti sono le prospettive di sviluppo nelle
applicazioni industriali e della green chemistry in particolare – ha aggiunto Casagni. ‘’Per poter cogliere pianamente
le opportunità che si prospettano, è però necessario fare sistema nella ricerca e sostenere le imprese nella gestione
delle forti incertezze che caratterizzano soprattutto i settori più innovativi.”
FOCUS PER SETTORE DI APPLICAZIONE DELLE BIOTECNOLOGIE
Le biotecnologie della salute
Le realtà impegnate nel settore delle biotecnologie della salute rappresentano, in termini numerici, poco più della
metà delle imprese di biotecnologie in Italia (53%) e continuano ad essere un motore trainante del comparto se si
considera il fatturato totale (7,1 miliardi di euro) e il valore degli investimenti in R&S (pari a 1,4 miliardi di euro).
Dall’analisi del portafoglio di 77 aziende a capitale italiano, emerge una pipeline terapeutica di 249 progetti, 190 dei
quali già in fase di sviluppo preclinico (53%) o clinico (33%).
Quelli delle Malattie Rare e delle Terapie Avanzate sono tra i settori di eccellenza: da un lato infatti la nostra
ricerca accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni scientifiche in materia di Malattie Rare; dall’altro il
primo prodotto di Terapia Avanzata approvato nel mondo occidentale è un farmaco a base di cellule staminali,
sviluppato da un’impresa biotech italiana.
In parte riconducibile alle biotecnologie della salute è anche il settore emergente delle GPTA in cui operano 65
aziende (13% del totale) prevalentemente impegnate in ambito big data che contribuiscono all’affermazione dei
nuovi modelli di Medicina Personalizzata.
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Non solo, la carica innovativa delle red biotech trova applicazione anche in campo diagnostico attraverso lo
sviluppo di metodiche che permettono sia di correlare la diagnosi a schemi terapeutici specificamente mirati sulle
caratteristiche del paziente, sia di monitorarne costantemente l’efficacia.
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Con 119 imprese le biotecnologie industriali rappresentano per numerosità il 2° settore di applicazione delle
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biotecnologie in Italia (24% del totale). Si tratta di realtà che utilizzano enzimi, prodotti da batteri, funghi e alghe, in
ambiti applicativi che vanno dalla riqualificazione di molti processi industriali, alla produzione di energia e di
bioprodotti, fino ad arrivare alla diagnostica e bonifica ambientale, o al restauro e alla conservazione del patrimonio
artistico.
L’industria biobased italiana si è affermata, in termini di competitività tecnologica, a livello mondiale nella
produzione di biolubrificanti, pigmenti, solventi, detergenti, fitofarmaci, bioplastiche, fibre naturali e altri materiali
che costituiscono, già oggi, una valida alternativa ai prodotti della petrolchimica tradizionale. Prodotti che hanno
contribuito a portare il valore delle bioeconomia in Italia a 244 miliardi di euro, con 1,5 milioni di occupati[4].
Le biotecnologie nel settore agricolo e zootecnico
Il settore green biotech conta in Italia 44 imprese (9% del totale). La grande maggioranza delle aziende (73%) è
costituita da realtà dedicate alla R&S biotech, di dimensione micro, impegnate a valorizzare il potenziale applicativo
delle biotecnologie in campo agricolo e zootecnico, per il miglioramento del valore nutrizionale delle produzioni
animali e vegetali, e la sostenibilità dell’intera filiera alimentare italiana.
Assobiotec
Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica, rappresenta
oltre 140 imprese e parchi tecnologici e scientifici che operano in Italia nei diversi settori di applicazione delle
biotecnologie. Assobiotec promuove, sostiene e tutela lo sviluppo delle biotecnologie in tutte le loro aree di
applicazione: salute (red biotech), agricoltura e alimentazione (green biotech), ambiente, processi industriali,
biomateriali, bioenergie e restauro (white biotech).
ENEA
ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, è un ente pubblico di
ricerca che opera nei settori dell’innovazione tecnologica e nella prestazione di servizi avanzati alla Pubblica
amministrazione, alle imprese e ai cittadini. L’Agenzia, che dispone di 14 tra centri di ricerca e laboratori sul
territorio nazionale, è attiva negli ambiti dell’efficienza energetica, operando anche come Agenzia nazionale, e delle
fonti rinnovabili; dispone di competenze e strutture di innovazione tecnologica anche nei settori dei beni culturali,
cooperazione allo sviluppo, agroalimentare, ambiente, clima, salute, security, fusione e sicurezza nucleare.
[1] Sono aziende micro quelle nelle quali il numero degli addetti è < di 10; piccole quelle con numero di addetti < di
50
[2] Dati al 31/12/2014
[3]Aziende che dedicano oltre il 75% dell’investimento totale in R&S ad attività di ricerca biotech.
[4]
Per maggiori informazioni vedi “La bioeconomia in Europa – 2° rapporto” Intesa Sanpaolo –
Assobiotec
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straordinario sviluppo, capace di fungere da acceleratore di occupazione nell’indotto,
dinamico e anticiclico: è questa, in estrema sintesi la fotografia scattata nel Rapporto
2016 “ Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures” realizzato da Assobiotec,
Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica,
in collaborazione con ENEA e presentato oggi a Milano, presso la sede ICE. Nella grande
maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro o di piccola
dimensione che rappresentano l’elemento trainante dell’intero settore. Il fatturato
supera i 9,4 miliardi di euro e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un +18,1% al
2019, a conferma del rilevante contributo che l’introduzione di nuove tecnologie e
prodotti porterà allo sviluppo dell’industria biotech nei prossimi anni. Gli addetti
superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con un’incidenza del
25% sul fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano e punte che
possono raggiungere anche il 40% del giro d’affari.
REDAZIONE:
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Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata, più di un
quarto (26%) ha avuto accesso a contributi in conto capitale, pubblici o privati (grants),
il 16% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha potuto accedere a
finanziamenti di Venture Capital. Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale
è un settore ad alta intensità di ricerca: rispetto all’industria manifatturiera, infatti, la
quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13 volte se consideriamo le imprese
dedicate alla R&S biotech a capitale italiano). Non solo: guardando la quota della spesa
in R&S sul fatturato si registra come questa sia di 2,3 volte maggiore nel biotech (14
volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano).
La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti in
R&S (29,43% del totale) e fatturato biotech (51,11% del totale). “I dati del rapporto
presentato oggi mostrano come l’industria biotecnologica in Italia rappresenti un
comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica. Un settore
caratterizzato da un forte fermento e dinamismo, testimoniato dalla presenza di quasi
500 aziende – dichiara Riccardo Palmisano, Presidente di Assobiotec – Ma gli stessi dati
confermano anche i punti di debolezza del settore: infatti, quasi il 90% delle imprese
dedicate alla R&S biotech sono e restano realtà piccole o micro, una caratteristica che
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ostacola lo sviluppo delle grandi potenzialità della biotecnologia in Italia. Inoltre
burocrazia, frammentazione, poco trasferimento tecnologico, misure di supporto
strutturale ancora poco competitive frenano lo sviluppo nel panorama internazionale.
Sebbene negli ultimi anni siano stati fatti interventi concreti, che rappresentano
indubbi passi avanti, restano diversi punti critici, che a nostro avviso vanno affrontati
rapidamente per non rischiare di perdere il momentum che il biotech sta offrendo anche
al nostro Paese. Primo fra tutti, l’istituzione di una cabina di regia centrale e comune
dell’intero sistema che, sull’esempio di quanto già avviene nel Regno Unito, possa
coordinare ed armonizzare gli interventi su ricerca ed innovazione, individuando le
priorità, ma anche indirizzando le risorse disponibili. Altro tema chiave è il necessario
rafforzamento delle competenze di trasferimento tecnologico, attraverso, ad esempio, la
costituzione di un centro nazionale di Technology Transfer per le scienze della vita.
Terzo punto quello legato al miglioramento delle agevolazioni fiscali ad oggi presenti.
Senza dimenticare la necessità di far nascere un venture capital pubblico-privato, in cui
siano coinvolte le istituzioni, capace di supportare la creazione e lo sviluppo di
imprese biotecnologiche innovative e costituire un punto di riferimento per operatori
finanziari esteri interessati a co-investire nel nostro Paese.” ‘’La collaborazione fra
Assobiotec e l’ENEA avviata con la realizzazione di questo rapporto va nella direzione di
creare un canale privilegiato per favorire ed incentivare scambi di conoscenze e
tecnologie fra uno dei principali enti di ricerca del paese e le imprese attive nelle
biotecnologie – dichiara Marco Casagni, Vice Responsabile della Direzione Committenza
dell’ENEA – Come Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo
economico sostenibile abbiamo una consolidata tradizione in questa direzione, con
particolare riferimento all’applicazione delle biotecnologie ai vari settori produttivi, per
la messa a punto di prodotti e servizi fortemente innovativi e per contribuire a processi
più efficienti ed ambientalmente sostenibili, come ad esempio la formulazione di
biofarmaci e vaccini di nuova generazione prodotti in pianta, i processi per la produzione
di bioetanolo ed idrogeno o il processo biotecnolologico per la rimozione di depositi di
origine organica da opere d’arte. Se nel settore della salute l’applicazione delle
biotecnologie è ormai consolidata, con interessanti prospettive nel campo delle malattie
rare e delle terapie avanzate, ancora più promettenti sono le prospettive di sviluppo
nelle applicazioni industriali e della green chemistry in particolare – ha aggiunto
Casagni. ‘’Per poter cogliere pianamente le opportunità che si prospettano, è però
necessario fare sistema nella ricerca e sostenere le imprese nella gestione delle forti
incertezze che caratterizzano soprattutto i settori più innovativi.”
HiQPdf Evaluation 05/17/2016
FOCUS PER SETTORE DI APPLICAZIONE DELLE BIOTECNOLOGIE
Le biotecnologie della salute .Le realtà impegnate nel settore delle biotecnologie della
salute rappresentano, in termini numerici, poco più della metà delle imprese di
biotecnologie in Italia (53%) e continuano ad essere un motore trainante del comparto
se si considera il fatturato totale (7,1 miliardi di euro) e il valore degli investimenti in
R&S (pari a 1,4 miliardi di euro). Dall’analisi del portafoglio di 77 aziende a capitale
italiano, emerge una pipeline terapeutica di 249 progetti, 190 dei quali già in fase di
sviluppo preclinico (53%) o clinico (33%). Quelli delle Malattie Rare e delle Terapie
Avanzate sono tra i settori di eccellenza: da un lato infatti la nostra ricerca accademica
vanta il maggior numero di pubblicazioni scientifiche in materia di Malattie Rare;
dall’altro il primo prodotto di Terapia Avanzata approvato nel mondo occidentale è un
farmaco a base di cellule staminali, sviluppato da un’impresa biotech italiana. In parte
riconducibile alle biotecnologie della salute è anche il settore emergente delle GPTA in
cui operano 65 aziende (13% del totale) prevalentemente impegnate in ambito big data
che contribuiscono all’affermazione dei nuovi modelli di Medicina Personalizzata. Non
solo, la carica innovativa delle red biotech trova applicazione anche in campo diagnostico
attraverso lo sviluppo di metodiche che permettono sia di correlare la diagnosi a schemi
terapeutici specificamente mirati sulle caratteristiche del paziente, sia di monitorarne
costantemente l’efficacia.
Le biotecnologie industriali
Con 119 imprese le biotecnologie industriali rappresentano per numerosità il 2° settore
di applicazione delle biotecnologie in Italia (24% del totale). Si tratta di realtà che
utilizzano enzimi, prodotti da batteri, funghi e alghe, in ambiti applicativi che vanno
dalla riqualificazione di molti processi industriali, alla produzione di energia e di
bioprodotti, fino ad arrivare alla diagnostica e bonifica ambientale, o al restauro e alla
conservazione del patrimonio artistico.
L’industria biobased italiana si è affermata, in termini di competitività tecnologica, a
livello mondiale nella produzione di biolubrificanti, pigmenti, solventi, detergenti,
fitofarmaci, bioplastiche, fibre naturali e altri materiali che costituiscono, già oggi, una
valida alternativa ai prodotti della petrolchimica tradizionale. Prodotti che hanno
contribuito a portare il valore delle bioeconomia in Italia a 244 miliardi di euro, con 1,5
milioni di occupati[4].
Le biotecnologie nel settore agricolo e zootecnico
Il settore green biotech conta in Italia 44 imprese (9% del totale). La grande
maggioranza delle aziende (73%) è costituita da realtà dedicate alla R&S biotech, di
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dimensione micro, impegnate a valorizzare il potenziale applicativo delle biotecnologie in
campo agricolo e zootecnico, per il miglioramento del valore nutrizionale delle
produzioni animali e vegetali, e la sostenibilità dell’intera filiera alimentare italiana.
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Assobiotec
Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di
Federchimica, rappresenta oltre 140 imprese e parchi tecnologici e scientifici che
operano in Italia nei diversi settori di applicazione delle biotecnologie. Assobiotec
promuove, sostiene e tutela lo sviluppo delle biotecnologie in tutte le loro aree di
applicazione: salute (red biotech), agricoltura e alimentazione (green biotech),
ambiente, processi industriali, biomateriali, bioenergie e restauro (white biotech).
ENEA
ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico
sostenibile, è un ente pubblico di ricerca che opera nei settori dell’innovazione
tecnologica e nella prestazione di servizi avanzati alla Pubblica amministrazione, alle
imprese e ai cittadini. L’Agenzia, che dispone di 14 tra centri di ricerca e laboratori sul
territorio nazionale, è attiva negli ambiti dell’efficienza energetica, operando anche
come Agenzia nazionale, e delle fonti rinnovabili; dispone di competenze e strutture di
innovazione tecnologica anche nei settori dei beni culturali, cooperazione allo sviluppo,
agroalimentare, ambiente, clima, salute, security, fusione e sicurezza nucleare.
Twitter @assobiotec
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Enea e Assobiotech: Biotech in Italia 489 imprese, oltre 9mila addetti e 9,4 mld di fatturato
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ENERGIE ALTERNATIVE
Enea, Biotech: in Italia 489 imprese, oltre
9mila addetti e 9,4 mld di fatturato
articolo pubblicato il 17 maggio 2016 - 16.52 in Focus, Prodotti e Aziende, Dati
A fine 2015 sono quasi 500 le imprese biotech attive in Italia. Un
comparto ad elevata intensità di innovazione, protagonista di uno
straordinario sviluppo, capace di fungere da acceleratore di
occupazione nell’indotto, dinamico e anticiclico: è questa, in
estrema sintesi la fotografia scattata nel Rapporto 2016 “Le
imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures” realizzato da
In Evidenza
Clima, Galletti (min. Ambiente): "Italia
porta a Bonn esperienza ambientale
Expo, priorità a sostenibilità ed
economia circolare"
17/05/2016, 17:01
Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di
Federchimica, in collaborazione con ENEA e presentato oggi a Milano, presso la sede ICE. Nella
grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro o di piccola
dimensione 1 che rappresentano l’elemento trainante dell’intero settore. Il fatturato supera i 9,4
miliardi di euro 2 e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un +18,1% al 2019, a conferma del
L’esperienza di Expo arriva al
rilevante contributo che l’introduzione di nuove tecnologie e prodotti porterà allo sviluppo
negoziato europeo come esempio
dell’industria biotech nei prossimi anni. Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S
di sostenibilità [...]
gli 1,8 miliardi con un’incidenza del 25% sul fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech 3 a
GSE, Prezzi minimi garantiti: online la
sezione web per richiedere la
convenzione per impianti che cedono
energia elettrica al mercato libero
capitale italiano e punte che possono raggiungere anche il 40% del giro d’affari. Nel corso del
17/05/2016, 16:57
di debito, mentre soltanto il 4% ha potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital. Il Rapporto
Il GSE informa gli operatori
evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore ad alta intensità di ricerca: rispetto
interessati che è online sul
Portale RID la [...]
2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata, più di un quarto (26%) ha avuto
accesso a contributi in conto capitale, pubblici o privati (grants), il 16% ha fatto ricorso al capitale
all’industria manifatturiera, infatti, la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13 volte se
consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano). Non solo: guardando la
Energia, in Commissione Ue progetto su
allacciamento a reti pubbliche di
distribuzione di energia elettrica a bassa
tensione
17/05/2016, 10:34
Il Lussemburgo ha presentato in
quota della spesa in R&S sul fatturato si registra come questa sia di 2,3 volte maggiore nel
biotech (14 volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano). La
Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti in R&S (29,43%
del totale) e fatturato biotech (51,11% del totale). ‘’La collaborazione fra Assobiotec e l’ENEA
Commissione Ue un progetto
avviata con la realizzazione di questo rapporto va nella direzione di creare un canale privilegiato
recante requisiti [...]
per favorire ed incentivare scambi di conoscenze e tecnologie fra uno dei principali enti di ricerca
Borsa elettrica, ad aprile prezzo medio di
acquisto in calo del 33%
del paese e le imprese attive nelle biotecnologie - dichiara Marco Casagni, Vice Responsabile
della Direzione Committenza dell’ENEA – Come Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,
16/05/2016, 15:14
l’energia e lo sviluppo economico sostenibile abbiamo una consolidata tradizione in questa
Ad aprile, il prezzo medio di
direzione, con particolare riferimento all’applicazione delle biotecnologie ai vari settori produttivi,
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promuovere azioni contro
spopolamento aree rurali per
valorizzazione filiere energie
rinnovabili
per la messa a punto di prodotti e servizi fortemente innovativi e per contribuire a processi più
efficienti ed ambientalmente sostenibili, come ad esempio la formulazione di biofarmaci e vaccini
di nuova generazione prodotti in pianta, i processi per la produzione di bioetanolo ed idrogeno o il
processo biotecnolologico per la rimozione di depositi di origine organica da opere d’arte. Se nel
settore della salute l’applicazione delle biotecnologie è ormai consolidata, con interessanti
prospettive nel campo delle malattie rare e delle terapie avanzate, ancora più promettenti sono le
prospettive di sviluppo nelle applicazioni industriali e della green chemistry in particolare - ha
aggiunto Casagni. ‘’Per poter cogliere pianamente le opportunità che si prospettano, è però
necessario fare sistema nella ricerca e sostenere le imprese nella gestione delle forti incertezze
che caratterizzano soprattutto i settori più innovativi”. H2OIL
16/05/2016, 10:22
“La Camera, premesso che: lo
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martedì 17 maggio 2016
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BIOTECH SETTORE DA 9.4 MLD, PALMISANO "SERVE CABINA REGIA"
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17 maggio 2016
Sono quasi 500 le imprese che in Italia si
occupano di biotecnologie e che
sviluppano 9,4 miliardi di euro di fatturato,
dando lavoro a circa 9 mila addetti. E'
quanto emerge dal rapporto "Le imprese di
biotecnologie in Italia - Facts and Figures"
realizzato da Assobiotec (Associazione
nazionale per lo sviluppo delle
biotecnologie) e da Enea, presentato oggi a
Milano. Le aziende biotech attive in Italia
sono 489, si tratta in gran parte di imprese
di piccole e micro dimensioni, in grado però
di generare un fatturato superiore ai 9,4
miliardi di euro, con previsioni che indicano un'ulteriore espansione nei prossimi anni (+12,8% nel 2017, +18,1% nel
2019). Un settore, quello delle biotecnologie, capace di fungere anche da acceleratore di occupazione, visto che gli
addetti superano le 9.200 unità, e di generare innovazione e sviluppo, come testimoniano gli investimenti in ricerca
che superano gli 1,8 miliardi di euro, con un'incidenza del 25% sul fatturato, con punte del 40% del giro d'affari. Il
numero di addetti alla ricerca e sviluppo del settore è di cinque volte maggiore rispetto a quelli dell'industria
manifatturiera. Nel corso del 2014 oltre la metà di queste imprese si è auto nanziata, più di un quarto ha potuto
usufruire di contributi pubblici o privati (grants) e il 16% ha fatto ricorso al capitale di debito. La regione italiana in cui
questo tipo di aziende hanno maggiore diffusione è la Lombardia (141 imprese per il 51% del fatturato).
Detrazione fiscale box auto 2016
Isee 2016, documenti necessari
Spese di rappresentanza per professionisti e start up
FOTO
"Il rapporto dimostra che l'industria biotecnologica italiana è indubbiamente un settore d'eccellenza scienti ca e
tecnologica, caratterizzato da fermento e dinamismo - ha spiegato il presidente di Assobiotec Riccardo Palmisano -.
Gli stessi dati però, dimostrano anche i nostri punti di debolezza, in particolare quello legato alle piccole dimensioni
delle nostre aziende, che ostacola fortemente lo sviluppo delle nostre potenzialità. Sebbene negli ultimi anni siano
stati fatti interventi concreti e passi avanti in questa direzione, i punti critici vanno affrontati rapidamente per non
rischiare di perdere il treno". Secondo il presidente dell'associazione del biotech italiano, serve in primis una cabina di
regia del sistema che, sull'esempio di quanto già avviene in altri paesi europei come l'Inghilterra, possa coordinare e
armonizzare gli interventi su ricerca e innovazione, indirizzando al meglio le risorse disponibili. Tra le proposte di
Assobiotec anche la costituzione di un centro nazionale di Technology Transfer per le scienze della vita, la richiesta di
ulteriori agevolazioni fiscali e la nascita di venture Capital pubblico-privato per sostenere le aziende del settore.
(ITALPRESS).
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giovanile, alle opportunità di formazione e di
impiego in Italia e all’estero.
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sociali italiane ed estere.
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Il futuro è biotech
Diagnostica in crescita
Le prospettive dell’Italia? Si Guarda sempre più alle biotecnologie.
Gli investitori punteranno molto «sulla trasformazione delle
biomasse vegetali
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biotecnologie, biotech, verdi, Palmisano, Italia
, sviluppo
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Dalla produzione di energia pulita alla bonifica ambientale, dalla
riqualificazione dei processi industriali alla conservazione del patrimonio
artistico: il settore del «white biotech» è destinato ad avere un grande
sviluppo nel prossimo futuro. Lo afferma Riccardo Palmisano, presidente
di Assobiotec, a margine della presentazione del Rapporto 2016 «Le
imprese di biotecnologie in Italia - Facts & Figures», realizzato in
collaborazione con l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e
lo sviluppo economico sostenibile (Enea).
«Nel breve e medio periodo, la crescita del biotech italiano sarà trainata
ancora dalle biotecnologie applicate alla salute. Non solo vaccini, farmaci
innovativi come anticorpi monoclonali e proteine ricombinanti, o terapie
cellulari, geniche e rigenerative: crescerà molto anche il settore della
diagnostica», spiega Palmisano. «Nel lungo periodo, però, l’Italia potrà
giocare un ruolo di primo piano anche nel settore del white biotech: ad
oggi ci sono già buone basi di partenza, che fanno pensare ad un grande
potenziale di sviluppo per il futuro».
Riparte la corsa di Stefano
Fassina per il Campidoglio.
MONDO 17 MAG 2016
Circa 12 mila lavoratori sono stati
invitati a lasciare i pi
CRONACA 17 MAG 2016
Ottanta nuovi assunti grazie al
Progettone.
BUSINESS 17 MAG 2016
Dalla produzione di energia
pulita alla bonifica ambientale,
BUSINESS 17 MAG 2016
Il gruppo Poli aggancia la ripresa.
Gli investitori punteranno molto «sulla trasformazione delle biomasse
vegetali, con biotecnologie che potranno avere molte applicazioni che
vanno dalla chimica alla farmaceutica, dall’industria cartaria a quella del
tessile e del legno: tutti settori - sottolinea il presidente di Assobiotec - in
cui l’Italia ha una forte tradizione industriale». Anche la chimica verda
italiana, «con le sue moderne bioraffinerie, guarda alle biotecnologie aggiunge Palmisano - per la produzione di biolubrificanti, colori, solventi,
detergenti, fitofarmaci, bioplastiche, fibre naturali e altri materiali
innovativi che costituiscono già oggi una valida alternativa ai prodotti della
petrolchimica tradizionale».
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Biotech: in Italia 489 imprese, oltre 9mila addetti e 9,4 mld fatturato
Biotech: in Italia 489 imprese, oltre 9mila
addetti e 9,4 mld fatturato
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Pubblicato il: maggio 17, 2016
Roma, 17 mag. (AdnKronos Salute) – A fine 2015 sono quasi 500 le imprese biotech attive in Italia. Un comparto a elevata
intensità di innovazione, protagonista di uno straordinario sviluppo, capace di fungere da acceleratore di occupazione
nell’indotto, dinamico e anticiclico: è la fotografia scattata nel Rapporto 2016 ‘Le imprese di biotecnologie in Italia –
Facts&Figures’ realizzato da Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di
Federchimica, in collaborazione con Enea e presentato oggi a Milano. Le realtà impegnate nelle biotecnologie della salute
rappresentano poco più della metà delle imprese di biotecnologie in Italia (53%) e continuano a essere un motore
trainante del comparto se si considera il fatturato totale (7,1 miliardi di euro) e il valore degli investimenti in R&S (pari a
1,4 miliardi di euro).
Dall’analisi del portafoglio di 77 aziende a capitale italiano, emerge una pipeline terapeutica di 249 progetti, 190 dei quali
già in fase di sviluppo preclinico (53%) o clinico (33%). Quelli delle malattie rare e delle terapie avanzate sono tra i settori
di eccellenza: da un lato infatti la nostra ricerca accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni scientifiche in
materia di malattie rare; dall’altro il primo prodotto di terapia avanzata approvato nel mondo occidentale è un farmaco a
base di cellule staminali, sviluppato da un’impresa biotech italiana. Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è
costituito da imprese micro o di piccola dimensione che rappresentano l’elemento trainante dell’intero settore. Il
fatturato totale complessivo supera i 9,4 miliardi di euro e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un +18% al 2019, a
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conferma del rilevante contributo che l’introduzione di nuove tecnologie e prodotti porterà allo sviluppo dell’industria
biotech nei prossimi anni.
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Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con un’incidenza del 25% sul fatturato delle
imprese dedicate alla R&S biotech3 a capitale italiano e punte che possono raggiungere anche il 40% del giro d’affari. Nel
corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata, più di un quarto (26%) ha avuto accesso a contributi
in conto capitale, pubblici o privati (grants), il 16% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha potuto
accedere a finanziamenti di Venture Capital.
Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore ad alta intensità di ricerca: rispetto all’industria
manifatturiera, infatti, la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13 volte se consideriamo le imprese dedicate alla
R&S biotech a capitale italiano). Non solo: guardando la quota della spesa in R&S sul fatturato si registra come questa sia
di 2,3 volte maggiore nel biotech (14 volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano). La
Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti in R&S (29,43% del totale) e fatturato
biotech (51,11% del totale).
“I dati del rapporto – dichiara Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec – mostrano come l’industria biotecnologica
in Italia rappresenti un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica”. Eppure “burocrazia,
frammentazione, poco trasferimento tecnologico, misure di supporto strutturale ancora poco competitive frenano lo
sviluppo nel panorama internazionale. Sebbene negli ultimi anni siano stati fatti interventi concreti, che rappresentano
indubbi passi avanti, restano diversi punti critici, che a nostro avviso vanno affrontati rapidamente per non rischiare di
perdere il momentum che il biotech sta offrendo anche al nostro Paese”.
“Primo fra tutti – evidenzia Palmisano – l’istituzione di una cabina di regia centrale e comune dell’intero sistema che,
sull’esempio di quanto già avviene nel Regno Unito, possa coordinare e armonizzare gli interventi su ricerca ed
innovazione, individuando le priorità, ma anche indirizzando le risorse disponibili. Altro tema chiave è il necessario
rafforzamento delle competenze di trasferimento tecnologico, attraverso, ad esempio, la costituzione di un centro
nazionale di Technology Transfer per le scienze della vita. Terzo punto quello legato al miglioramento delle agevolazioni
fiscali a oggi presenti. Senza dimenticare la necessità di far nascere un venture capital pubblico-privato, in cui siano
coinvolte le istituzioni, capace di supportare la creazione e lo sviluppo di imprese biotecnologiche innovative e costituire
un punto di riferimento per operatori finanziari esteri interessati a co-investire nel nostro Paese”. “Per poter cogliere
pianamente le opportunità che si prospettano – conclude Marco Casagni, Vice Responsabile della Direzione
Committenza dell’Enea – è necessario fare sistema nella ricerca e sostenere le imprese nella gestione delle forti
incertezze che caratterizzano soprattutto i settori più innovativi”.
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Biotech : in Italia il fatturato supera 9 miliardi
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Lorenzin, vicenda Antinori non è legata ad assenza ovociti
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Biotech : in Italia il fatturato supera 9 miliardi
Posted by Redazione
Date: maggio 17, 2016
Rapporto Assobiotec-Enea, quasi 500 imprese e
oltre 9.000 addetti
Continua la corsa del biotech italiano: con quasi 500
imprese attive e oltre 9.000 addetti, il fatturato globale
supera i 9,4 miliardi di euro, con le previsioni che
indicano un +12% al 2017 e un +18% al 2019. E’ quanto emerge dal Rapporto 2016
Biotech : in Italia il
fatturato supera 9
miliardi
maggio 17, 2016
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”Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts & Figures”, realizzato da
Assobiotec in collaborazione con l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,
l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea).
Il documento fotografa una realtà fatta per lo più da imprese micro o di piccole
dimensioni, che però non rinunciano all’innovazione: gli investimenti in ricerca e
sviluppo, pari a 1,8 miliardi di euro, incidono per il 25% sul fatturato delle imprese
dedicate a ricerca e sviluppo biotech a capitale italiano, con punte fino al 40%.
Per il presidente dell’Assobiotec, Riccardo Palmisano, sono cifre che indicano che
”l’industria biotecnologica in Italia continua a rappresentare un comparto di
indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica: un settore caratterizzato da un
forte fermento e dinamismo”
. Il motore trainante rimane quello delle biotecnologie applicate alla salute, settore in
I centenari nascondono
un segreto nella flora
batterica
Read more...
cui opera il 53% delle imprese biotech italiane con un fatturato di 7,1 miliardi di euro
e investimenti in ricerca e sviluppo pari a 1,4 miliardi di euro.
La Lombardia è la prima Regione per numero di imprese (141), investimenti in
ricerca e sviluppo (29% del totale) e fatturato biotech (51% del totale).
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Caltagirone, Asp 3 Catania.
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Con il taglia-incolla del
Dna ‘cancellate’ le
corna alle mucche
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Con la presidenza del dott. Gaetano Gulino, direttore
dell'UOC di Ortopedia e Traumatologia dell'Ospedale
di Biancavilla-Paternò (Catania) a Taormina, nel
palazzo Duchi di Santo Stefano, si è svolto il
congresso dal tema "La Rigenerazione Tissutale in
Ortopedia e Traumatologia". Segreteria organizzativa
e provider Ecm "Av Eventi e Formazione", l'evento ha
visto le relazioni di molti specialisti intervenuti per
illustrare i progressi ottenuti nel campo
dell'applicazione delle cellule staminali e del gel
piastrinico per la rigenerazione tissutale. Guarda
l'intervista integrale al dott. Gaetano Gulino.
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Biotech: in Italia 489 imprese, oltre 9mila addetti
e 9,4 miliardi di fatturato
Di Filomena Fotia - 17 maggio 2016 - 15:30
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Delfini: un rifugio in mare sulle
coste italiane
A ne 2015 sono quasi 500 le imprese biotech attive in Italia. Un comparto ad elevata intensità di
innovazione, protagonista di uno straordinario sviluppo, capace di fungere da acceleratore di
occupazione nell’indotto, dinamico e anticiclico: è questa, in estrema sintesi la fotogra a scattata nel
Rapporto 2016 “Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures” realizzato da Assobiotec,
Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica, i n
collaborazione con ENEA e presentato oggi a Milano, presso la sede ICE.
Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro o di piccola
dimensione[1] che rappresentano l’elemento trainante dell’intero settore. Il fatturato supera i 9,4
miliardi di euro[2] e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un +18,1% al 2019, a conferma del
rilevante contributo che l’introduzione di nuove tecnologie e prodotti porterà allo sviluppo
dell’industria biotech nei prossimi anni.
Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con un’incidenza del 25% sul
fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech[3] a capitale italiano e punte che possono raggiungere
anche il 40% del giro d’affari.
Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata, più di un quarto (26%) ha avuto
accesso a contributi in conto capitale, pubblici o privati (grants), il 16% ha fatto ricorso al capitale di
debito, mentre soltanto il 4% ha potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital.
Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech
nazionale è un settore ad alta intensità di ricerca:
rispetto all’industria manifatturiera, infatti, la
quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13 volte
se consideriamo le imprese dedicate alla R&S
biotech a capitale italiano). Non solo: guardando la
quota della spesa in R&S sul fatturato si registra
come questa sia di 2,3 volte maggiore nel biotech
(14 volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano).
La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti in R&S (29,43% del
totale) e fatturato biotech (51,11% del totale).
“I dati del rapporto presentato oggi mostrano come l’industria biotecnologica in Italia rappresenti un
comparto di indiscussa eccellenza, sia scienti ca che tecnologica. Un settore caratterizzato da un forte
fermento e dinamismo, testimoniato dalla presenza di quasi 500 aziende – dichiara Riccardo
Palmisano, Presidente di Assobiotec – Ma gli stessi dati confermano anche i punti di debolezza del
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settore: infatti, quasi il 90% delle imprese dedicate alla R&S biotech sono e restano realtà piccole o
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micro, una caratteristica che ostacola lo sviluppo delle grandi potenzialità della biotecnologia in Italia.
Inoltre burocrazia, frammentazione, poco trasferimento tecnologico, misure di supporto strutturale
ancora poco competitive frenano lo sviluppo nel panorama internazionale. Sebbene negli ultimi anni
siano stati fatti interventi concreti, che rappresentano indubbi passi avanti, restano diversi punti critici,
che a nostro avviso vanno affrontati rapidamente per non rischiare di perdere il momentum che il
biotech sta offrendo anche al nostro Paese. Primo fra tutti, l’istituzione di una cabina di regia centrale e
comune dell’intero sistema che, sull’esempio di quanto già avviene nel Regno Unito, possa coordinare
ed armonizzare gli interventi su ricerca ed innovazione, individuando le priorità, ma anche indirizzando
le risorse disponibili. Altro tema chiave è il necessario rafforzamento delle competenze di trasferimento
tecnologico, attraverso, ad esempio, la costituzione di un centro nazionale di Technology Transfer per le
scienze della vita. Terzo punto quello legato al miglioramento delle agevolazioni scali ad oggi presenti.
Senza dimenticare la necessità di far nascere un venture capital pubblico-privato, in cui siano coinvolte
le istituzioni, capace di supportare la creazione e lo sviluppo di imprese biotecnologiche innovative
e costituire un punto di riferimento per operatori nanziari esteri interessati a co-investire nel nostro
Paese.”
‘’La collaborazione fra Assobiotec e l’ENEA avviata con la realizzazione di questo rapporto va nella
direzione di creare un canale privilegiato per favorire ed incentivare scambi di conoscenze e tecnologie
fra uno dei principali enti di ricerca del paese e le imprese attive nelle biotecnologie – dichiara Marco
Casagni, Vice Responsabile della Direzione Committenza dell’ENEA – Come Agenzia nazionale per le
nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile abbiamo una consolidata tradizione in
questa direzione, con particolare riferimento all’applicazione delle biotecnologie ai vari settori
produttivi, per la messa a punto di prodotti e servizi fortemente innovativi e per contribuire a processi
più ef cienti ed ambientalmente sostenibili, come ad esempio la formulazione di biofarmaci e vaccini di
nuova generazione prodotti in pianta, i processi per la produzione di bioetanolo ed idrogeno o il
processo biotecnolologico per la rimozione di depositi di origine organica da opere d’arte. Se nel settore
della salute l’applicazione delle biotecnologie è ormai consolidata, con interessanti prospettive nel
campo delle malattie rare e delle terapie avanzate, ancora più promettenti sono le prospettive di
sviluppo nelle applicazioni industriali e della green chemistry in particolare – ha aggiunto Casagni. ‘’Per
poter cogliere pianamente le opportunità che si prospettano, è però necessario fare sistema nella
ricerca e sostenere le imprese nella gestione delle forti incertezze che caratterizzano soprattutto i
settori più innovativi.”
Focus per settore di appricazione delle biotecnologie
Le biotecnologie della salute
Le realtà impegnate nel settore delle biotecnologie
della salute rappresentano, in termini numerici,
poco più della metà delle imprese di biotecnologie
in Italia (53%) e continuano ad essere un motore
trainante del comparto se si considera il fatturato
totale (7,1 miliardi di euro) e il valore degli
investimenti in R&S (pari a 1,4 miliardi di euro).
Dall’analisi del portafoglio di 77 aziende a capitale italiano, emerge una pipeline terapeutica di 249
progetti, 190 dei quali già in fase di sviluppo preclinico (53%) o clinico (33%).
Quelli delle Malattie Rare e delle Terapie Avanzate sono tra i settori di eccellenza: da un lato infatti la
nostra ricerca accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni scienti che in materia di Malattie
Rare; dall’altro il primo prodotto di Terapia Avanzata approvato nel mondo occidentale è un farmaco a
base di cellule staminali, sviluppato da un’impresa biotech italiana.
In parte riconducibile alle biotecnologie della salute è anche il settore emergente delle GPTA in cui
operano 65 aziende (13% del totale) prevalentemente impegnate in ambito big data che contribuiscono
all’affermazione dei nuovi modelli di Medicina Personalizzata.
Non solo, la carica innovativa delle red biotech trova applicazione anche in campo diagnostico
attraverso lo sviluppo di metodiche che permettono sia di correlare la diagnosi a schemi terapeutici
specificamente mirati sulle caratteristiche del paziente, sia di monitorarne costantemente l’efficacia.
Le biotecnologie industriali
Con 119 imprese le biotecnologie industriali rappresentano per numerosità il 2° settore di applicazione
delle biotecnologie in Italia (24% del totale). Si tratta di realtà che utilizzano enzimi, prodotti da batteri,
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funghi e alghe, in ambiti applicativi che vanno dalla riquali cazione di molti processi industriali, alla
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produzione di energia e di bioprodotti, no ad arrivare alla diagnostica e boni ca ambientale, o al
restauro e alla conservazione del patrimonio artistico.
L’industria biobased italiana si è affermata, in termini di competitività tecnologica, a livello mondiale
nella produzione di biolubri canti, pigmenti, solventi, detergenti, tofarmaci, bioplastiche, bre
naturali e altri materiali che costituiscono, già oggi, una valida alternativa ai prodotti della
petrolchimica tradizionale. Prodotti che hanno contribuito a portare il valore delle bioeconomia in
Italia a 244 miliardi di euro, con 1,5 milioni di occupati[4].
Le biotecnologie nel settore agricolo e zootecnico
Il settore green biotech conta in Italia 44 imprese (9% del totale). La grande maggioranza delle aziende
(73%) è costituita da realtà dedicate alla R&S biotech, di dimensione micro, impegnate a valorizzare il
potenziale applicativo delle biotecnologie in campo agricolo e zootecnico, per il miglioramento del
valore nutrizionale delle produzioni animali e vegetali, e la sostenibilità dell’intera liera alimentare
italiana.
[1] Sono aziende micro quelle nelle quali il numero degli addetti è < di 10; piccole quelle con numero di
addetti < di 50
[2] Dati al 31/12/2014
[3]Aziende che dedicano oltre il 75% dell’investimento totale in R&S ad attività di ricerca biotech.
[4]
Per maggiori informazioni vedi “La bioeconomia in Europa – 2° rapporto” Intesa Sanpaolo
– Assobiotec
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Filomena Fotia
Nata a Reggio Calabria il 29 Gennaio 1988, è un'esperta di scienza e letteratura.
Laureata nel 2012, scrive per MeteoWeb dal 2013.
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L’industria biotecnologica italiana è protagonista di uno straordinario sviluppo,
riconducibile a diversi fattori tra i quali l’indiscussa eccellenza della nostra
ricerca accademica e industriale, e la straordinaria capacità delle imprese di trasformare
l’innovazione in prodotti di valore.
A fine 2015, sono quasi 500 in Italia le imprese di biotecnologie, attive in tutti i settori di
applicazione. Più della metà di queste (256) è costituita da imprese dedicate alla R&S
biotech, vale a dire da aziende che dedicano oltre il 75% dell’investimento totale in R&S
ad attività di ricerca biotech.
La grande maggioranza delle imprese biotech italiane (75%) è costituita da aziende di
micro o di piccola dimensione; una percentuale che sale al 90% quando si considerino le
sole aziende dedicate alla R&S biotech, che costituiscono, quindi, l’elemento trainante
dell’intero settore.
Il fatturato biotech totale supera i 9,4 miliardi di euro, gli investimenti in R&S gli 1,8
miliardi e il numero totale degli addetti biotech le 9.200 unità.
L’industria biotecnologica è un comparto ad alta intensità di ricerca: l’incidenza degli
investimenti in R&S biotech sul fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech a
capitale italiano è del 25%, con punte fino al 40% per molte di queste.
Questi i dati principali del Biotech italiano, secondo quanto riportato nel consueto
report “BioInItaly Report 2016″ elaborato dal Centro Studi Assobiotec in collaborazione
con ENEA.
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Assobiotec, Riccardo Palmisano, ha sottolineato come oggi in Italia “si può fare” grazie al
rinnovato interesse per le eccellenze italiane da parte degli investitori e delle nuove
politiche di crescita del settore.
IFIB 2015: a Lodi si incontra la
bioeconomia italiana
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Biotech: in Italia 489 imprese, oltre 9mila
addetti e 9,4 mld di fatturato
Admin  Mag 17, 2016  Cronaca  0
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A fine 2015 sono quasi 500 le
imprese biotech attive in Italia. Un
comparto ad elevata intensità di
innovazione, protagonista di uno
straordinario sviluppo, capace di
fungere da acceleratore di
occupazione nell’indotto, dinamico e
anticiclico: è questa, in estrema
sintesi la fotografia scattata nel
Rapporto 2016 “Le imprese di
biotecnologie in Italia –
Facts&Figures” realizzato da
Assobiotec, Associazione nazionale
per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica, in collaborazione con
ENEA e presentato oggi a Milano, presso la sede ICE.
Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro o di
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piccola dimensione che rappresentano l’elemento trainante dell’intero settore. Il
fatturato supera i 9,4 miliardi di euro e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un
+18,1% al 2019, a conferma del rilevante contributo che l’introduzione di nuove
tecnologie e prodotti porterà allo sviluppo dell’industria biotech nei prossimi anni.
Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con
un’incidenza del 25% sul fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale
italiano e punte che possono raggiungere anche il 40% del giro d’affari.
Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata, più di un
quarto (26%) ha avuto accesso a contributi in conto capitale, pubblici o privati (grants),
il 16% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha potuto accedere a
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finanziamenti di Venture Capital.
Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore ad alta intensità di
ricerca: rispetto all’industria manifatturiera, infatti, la quota di addetti in R&S è 5 volte
maggiore (13 volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale
italiano). Non solo: guardando la quota della spesa in R&S sul fatturato si registra come
questa sia di 2,3 volte maggiore nel biotech (14 volte se consideriamo le imprese
dedicate alla R&S biotech a capitale italiano).
La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti in
R&S (29,43% del totale) e fatturato biotech (51,11% del totale).
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“I dati del rapporto presentato oggi mostrano come l’industria biotecnologica in Italia
rappresenti un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica. Un
settore caratterizzato da un forte fermento e dinamismo, testimoniato dalla presenza
di quasi 500 aziende – dichiara Riccardo Palmisano, Presidente di Assobiotec – Ma gli
stessi dati confermano anche i punti di debolezza del settore: infatti, quasi il 90% delle
imprese dedicate alla R&S biotech sono e restano realtà piccole o micro, una
caratteristica che ostacola lo sviluppo delle grandi potenzialità della biotecnologia in
Italia. Inoltre burocrazia, frammentazione, poco trasferimento tecnologico, misure di
supporto strutturale ancora poco competitive frenano lo sviluppo nel panorama
internazionale. Sebbene negli ultimi anni siano stati fatti interventi concreti, che
rappresentano indubbi passi avanti, restano diversi punti critici, che a nostro avviso
vanno affrontati rapidamente per non rischiare di perdere il momentum che il biotech
sta offrendo anche al nostro Paese. Primo fra tutti, l’istituzione di una cabina di regia
centrale e comune dell’intero sistema che, sull’esempio di quanto già avviene nel Regno
Unito, possa coordinare ed armonizzare gli interventi su ricerca ed innovazione,
individuando le priorità, ma anche indirizzando le risorse disponibili. Altro tema chiave
è il necessario rafforzamento delle competenze di trasferimento tecnologico,
attraverso, ad esempio, la costituzione di un centro nazionale di Technology Transfer
per le scienze della vita. Terzo punto quello legato al miglioramento delle agevolazioni
fiscali ad oggi presenti. Senza dimenticare la necessità di far nascere un venture
capital pubblico-privato, in cui siano coinvolte le istituzioni, capace di supportare la
creazione e lo sviluppo di imprese biotecnologiche innovative e costituire un punto di
riferimento per operatori finanziari esteri interessati a co-investire nel nostro Paese.”
‘’La collaborazione fra Assobiotec e l’ENEA avviata con la realizzazione di questo
rapporto va nella direzione di creare un canale privilegiato per favorire ed incentivare
scambi di conoscenze e tecnologie fra uno dei principali enti di ricerca del paese e le
imprese attive nelle biotecnologie – dichiara Marco Casagni, Vice Responsabile della
Direzione Committenza dell’ENEA – Come Agenzia nazionale per le nuove tecnologie,
l’energia e lo sviluppo economico sostenibile abbiamo una consolidata tradizione in
questa direzione, con particolare riferimento all’applicazione delle biotecnologie ai vari
settori produttivi, per la messa a punto di prodotti e servizi fortemente innovativi e per
contribuire a processi più efficienti ed ambientalmente sostenibili, come ad esempio la
formulazione di biofarmaci e vaccini di nuova generazione prodotti in pianta, i processi
per la produzione di bioetanolo ed idrogeno o il processo biotecnolologico per la
rimozione di depositi di origine organica da opere d’arte. Se nel settore della salute
l’applicazione delle biotecnologie è ormai consolidata, con interessanti prospettive nel
campo delle malattie rare e delle terapie avanzate, ancora più promettenti sono le
prospettive di sviluppo nelle applicazioni industriali e della green chemistry in
particolare – ha aggiunto Casagni. ‘’Per poter cogliere pianamente le opportunità che si
prospettano, è però necessario fare sistema nella ricerca e sostenere le imprese nella
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continuano ad essere un motore trainante del comparto se si considera il fatturato
totale (7,1 miliardi di euro) e il valore degli investimenti in R&S (pari a 1,4 miliardi di
euro).
Dall’analisi del portafoglio di 77 aziende a capitale italiano, emerge una pipeline
terapeutica di 249 progetti, 190 dei quali già in fase di sviluppo preclinico (53%) o
clinico (33%).
Quelli delle Malattie Rare e delle Terapie Avanzate sono tra i settori di eccellenza: da
un lato infatti la nostra ricerca accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni
scientifiche in materia di Malattie Rare; dall’altro il primo prodotto di Terapia Avanzata
approvato nel mondo occidentale è un farmaco a base di cellule staminali, sviluppato
da un’impresa biotech italiana.
In parte riconducibile alle biotecnologie della salute è anche il settore emergente delle
GPTA in cui operano 65 aziende (13% del totale) prevalentemente impegnate in ambito
big data che contribuiscono all’affermazione dei nuovi modelli di Medicina
Personalizzata.
Non solo, la carica innovativa delle red biotech trova applicazione anche in campo
diagnostico attraverso lo sviluppo di metodiche che permettono sia di correlare la
diagnosi a schemi terapeutici specificamente mirati sulle caratteristiche del paziente,
sia di monitorarne costantemente l’efficacia.
Le biotecnologie industriali
Con 119 imprese le biotecnologie industriali rappresentano per numerosità il 2° settore
di applicazione delle biotecnologie in Italia (24% del totale). Si tratta di realtà che
utilizzano enzimi, prodotti da batteri, funghi e alghe, in ambiti applicativi che vanno
dalla riqualificazione di molti processi industriali, alla produzione di energia e di
bioprodotti, fino ad arrivare alla diagnostica e bonifica ambientale, o al restauro e alla
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conservazione del patrimonio artistico.
Data pubblicazione: 17/05/2016
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L’industria biobased italiana si è affermata, in termini di competitività tecnologica, a
livello mondiale nella produzione di biolubrificanti, pigmenti, solventi, detergenti,
fitofarmaci, bioplastiche, fibre naturali e altri materiali che costituiscono, già oggi, una
valida alternativa ai prodotti della petrolchimica tradizionale. Prodotti che hanno
contribuito a portare il valore delle bioeconomia in Italia a 244 miliardi di euro, con 1,5
milioni di occupati .
Le biotecnologie nel settore agricolo e zootecnico
Il settore green biotech conta in Italia 44 imprese (9% del totale). La grande
maggioranza delle aziende (73%) è costituita da realtà dedicate alla R&S biotech, di
dimensione micro, impegnate a valorizzare il potenziale applicativo delle biotecnologie
in campo agricolo e zootecnico, per il miglioramento del valore nutrizionale delle
produzioni animali e vegetali, e la sostenibilità dell’intera filiera alimentare italiana.
Assobiotec
Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di
Federchimica, rappresenta oltre 140 imprese e parchi tecnologici e scientifici che
operano in Italia nei diversi settori di applicazione delle biotecnologie. Assobiotec
promuove, sostiene e tutela lo sviluppo delle biotecnologie in tutte le loro aree di
applicazione: salute (red biotech), agricoltura e alimentazione (green biotech),
ambiente, processi industriali, biomateriali, bioenergie e restauro (white biotech).
ENEA
ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico
sostenibile, è un ente pubblico di ricerca che opera nei settori dell’innovazione
tecnologica e nella prestazione di servizi avanzati alla Pubblica amministrazione, alle
imprese e ai cittadini. L’Agenzia, che dispone di 14 tra centri di ricerca e laboratori sul
territorio nazionale, è attiva negli ambiti dell’efficienza energetica, operando anche
come Agenzia nazionale, e delle fonti rinnovabili; dispone di competenze e strutture di
innovazione tecnologica anche nei settori dei beni culturali, cooperazione allo sviluppo,
agroalimentare, ambiente, clima, salute, security, fusione e sicurezza nucleare.
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Biotech in Italia, un mercato da oltre 9 miliardi di
euro
Quasi 500 le imprese biotech attive in Italia con oltre 9mila addetti e un fatturato che supera i 9,4
miliardi di euro. Questi i dati sul biotech presentato dal report di ENEA e Assobiotec
REDAZIONE (AFV) martedì 17 maggio 2016 - 17:36
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occupazione nell’indotto, dinamico e anticiclico: è questa, in estrema
sintesi la fotografia scattata nel Rapporto 2016 «Le imprese di
biotecnologie in Italia – Facts&Figures» realizzato da Assobiotec,
crowdfunding
presso la sede ICE.
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Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da
imprese micro o di piccola dimensione che rappresentano l’elemento
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E' boom di micro-droni, ma in Italia il futuro è incerto
trainante dell’intero settore. Il fatturato supera i 9,4 miliardi di euro e le
previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un +18,1% al 2019, a conferma
del rilevante contributo che l’introduzione di nuove tecnologie e prodotti
porterà allo sviluppo dell’industria biotech nei prossimi anni. Gli addetti
superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con
un’incidenza del 25% sul fatturato delle imprese dedicate alla R&S
biotech a capitale italiano e punte che possono raggiungere anche il 40%
del giro d’affari. Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si
è autofinanziata, più di un quarto (26%) ha avuto accesso a contributi
in conto capitale, pubblici o privati (grants), il 16% ha fatto ricorso al
capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha potuto accedere a
finanziamenti di Venture Capital.
Biotech e ricerca
Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore ad alta
intensità di ricerca: rispetto all’industria manifatturiera, infatti, la quota
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di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13 volte se consideriamo le imprese
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dedicate alla R&S biotech a capitale italiano). Non solo: guardando la
quota della spesa in R&S sul fatturato si registra come questa sia di 2,3
volte maggiore nel biotech (14 volte se consideriamo le imprese dedicate
alla R&S biotech a capitale italiano). La Lombardia è la prima regione in
Italia per numero di imprese (141), investimenti in R&S (29,43% del
totale) e fatturato biotech (51,11% del totale). "I dati del rapporto
presentato oggi mostrano come l'industria biotecnologica in Italia
rappresenti un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che
tecnologica. Un settore caratterizzato da un forte fermento e
dinamismo, testimoniato dalla presenza di quasi 500 aziende – dichiara Riccardo Palmisano, Presidente di Assobiotec - Ma gli stessi dati
confermano anche i punti di debolezza del settore: infatti, quasi il 90%
delle imprese dedicate alla R&S biotech sono e restano realtà piccole o
micro, una caratteristica che ostacola lo sviluppo delle grandi
potenzialità della biotecnologia in Italia. Inoltre burocrazia,
frammentazione, poco trasferimento tecnologico, misure di supporto
strutturale ancora poco competitive frenano lo sviluppo nel panorama
internazionale. Sebbene negli ultimi anni siano stati fatti interventi
concreti, che rappresentano indubbi passi avanti, restano diversi punti
critici, che a nostro avviso vanno affrontati rapidamente per non
rischiare di perdere il momentum che il biotech sta offrendo anche al
nostro Paese. Primo fra tutti, l'istituzione di una cabina di regia centrale
e comune dell'intero sistema che, sull'esempio di quanto già avviene nel
Regno Unito, possa coordinare ed armonizzare gli interventi su ricerca
ed innovazione, individuando le priorità, ma anche indirizzando le
risorse disponibili. Altro tema chiave è il necessario rafforzamento delle
competenze di trasferimento tecnologico, attraverso, ad esempio, la
costituzione di un centro nazionale di Technology Transfer per le scienze
della vita. Terzo punto quello legato al miglioramento delle agevolazioni
fiscali ad oggi presenti. Senza dimenticare la necessità di far nascere un
venture capital pubblico-privato, in cui siano coinvolte le istituzioni,
capace di supportare la creazione e lo sviluppo di
imprese biotecnologiche innovative e costituire un punto di riferimento
per operatori finanziari esteri interessati a co-investire nel nostro Paese.»
Le biotecnologie della salute
Le realtà impegnate nel settore delle biotecnologie della salute
rappresentano, in termini numerici, poco più della metà delle imprese di
biotecnologie in Italia (53%) e continuano ad essere un motore
trainante del comparto se si considera il fatturato totale (7,1 miliardi di
euro) e il valore degli investimenti in R&S (pari a 1,4 miliardi di euro).
Dall’analisi del portafoglio di 77 aziende a capitale italiano, emerge una
pipeline terapeutica di 249 progetti, 190 dei quali già in fase di sviluppo
preclinico (53%) o clinico (33%).Quelli delle Malattie Rare e delle
Terapie Avanzate sono tra i settori di eccellenza: da un lato infatti la
nostra ricerca accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni
scientifiche in materia di Malattie Rare; dall’altro il primo prodotto di
Terapia Avanzata approvato nel mondo occidentale è un farmaco a base
di cellule staminali, sviluppato da un’impresa biotech italiana.In parte
riconducibile alle biotecnologie della salute è anche il settore emergente
delle GPTA in cui operano 65 aziende (13% del totale) prevalentemente
impegnate in ambito big data che contribuiscono all’affermazione dei
nuovi modelli di Medicina Personalizzata. Non solo, la carica innovativa
delle red biotech trova applicazione anche in campo diagnostico
attraverso lo sviluppo di metodiche che permettono sia di correlare la
diagnosi a schemi terapeutici specificamente mirati sulle caratteristiche
del paziente, sia di monitorarne costantemente l’efficacia.
Le biotecnologie industriali
Con 119 imprese le biotecnologie industriali rappresentano per
numerosità il 2° settore di applicazione delle biotecnologie in Italia (24%
del totale). Si tratta di realtà che utilizzano enzimi, prodotti da batteri,
funghi e alghe, in ambiti applicativi che vanno dalla riqualificazione di
molti processi industriali, alla produzione di energia e di bioprodotti, fino
ad arrivare alla diagnostica e bonifica ambientale, o al restauro e alla
conservazione del patrimonio artistico. L’industria biobased italiana si è
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affermata, in termini di competitività tecnologica, a livello mondiale
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nella produzione di biolubrificanti, pigmenti, solventi, detergenti,
fitofarmaci, bioplastiche, fibre naturali e altri materiali che
costituiscono, già oggi, una valida alternativa ai prodotti della
petrolchimica tradizionale. Prodotti che hanno contribuito a portare il
valore delle bioeconomia in Italia a 244 miliardi di euro, con 1,5 milioni
di occupati.
Le biotecnologie nel settore agricolo e zootecnico
Il settore green biotech conta in Italia 44 imprese (9% del totale). La
grande maggioranza delle aziende (73%) è costituita da realtà dedicate
alla R&S biotech, di dimensione micro, impegnate a valorizzare il
potenziale applicativo delle biotecnologie in campo agricolo e zootecnico,
per il miglioramento del valore nutrizionale delle produzioni animali e
vegetali, e la sostenibilità dell’intera filiera alimentare italiana.
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Martedì 17 Maggio 2016
Bilancio nazionale
Nel Biotech vi sono 489 imprese
Con oltre 9mila addetti e 9,4 miliardi di fatturato. Gli investimenti
in R&S: 25% del fatturato con punte fino al 40%. Lombardia al top
della classifica. Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle
imprese si è autofinanziata, più di un quarto (26%) ha avuto
accesso a contributi in conto capitale, pubblici o privati (grants), il
16% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha
potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital
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A fine 2015 sono quasi 500 le imprese
biotech attive in Italia. Un comparto ad
elevata intensità di innovazione,
protagonista di uno straordinario
sviluppo, capace di fungere da acceleratore di occupazione nell'indotto, dinamico e
anticiclico: è questa, in estrema sintesi la fotografia scattata nel Rapporto 2016 «Le
imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures» realizzato da Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle
biotecnologie che fa parte di Federchimica, in collaborazione con Enea e presentato oggi a Milano, presso la sede Ice.
Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro o di piccola dimensione1 che
rappresentano l'elemento trainante dell'intero settore. Il fatturato supera i 9,4 miliardi di euro2 e le previsioni indicano un
+12,8% al 2017 e un +18,1% al 2019, a conferma del rilevante contributo che l'introduzione di nuove tecnologie e prodotti
porterà allo sviluppo dell'industria biotech nei prossimi anni.
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Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con un'incidenza del 25% sul fatturato delle
imprese dedicate alla R&S biotech3 a capitale italiano e punte che possono raggiungere anche il 40% del giro d'affari.
Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata, più di un quarto (26%) ha avuto accesso a
contributi in conto capitale, pubblici o privati (grants), il 16% ha fatto ricorso al capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha
potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital.
Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore ad alta intensità di ricerca: rispetto all'industria
manifatturiera, infatti, la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13 volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S
biotech a capitale italiano). Non solo: guardando la quota della spesa in R&S sul fatturato si registra come questa sia di 2,3
volte maggiore nel biotech (14 volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano).
La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti in R&S (29,43% del totale) e fatturato
biotech (51,11% del totale).
«I dati del rapporto presentato oggi mostrano come l'industria biotecnologica in Italia rappresenti un comparto di indiscussa
eccellenza, sia scientifica sia tecnologica. Un settore caratterizzato da un forte fermento e dinamismo, testimoniato dalla
presenza di quasi 500 aziende – dichiara Riccardo Palmisano, Presidente di Assobiotec -. Ma gli stessi dati confermano
anche i punti di debolezza del settore: infatti, quasi il 90% delle imprese dedicate alla R&S biotech sono e restano realtà
piccole o micro, una caratteristica che ostacola lo sviluppo delle grandi potenzialità della biotecnologia in Italia. Inoltre
burocrazia, frammentazione, poco trasferimento tecnologico, misure di supporto strutturale ancora poco competitive frenano
lo sviluppo nel panorama internazionale. Sebbene negli ultimi anni siano stati fatti interventi concreti, che rappresentano
indubbi passi avanti, restano diversi punti critici, che a nostro avviso vanno affrontati rapidamente per non rischiare di
perdere il momentum che il biotech sta offrendo anche al nostro Paese. Primo fra tutti, l'istituzione di una cabina di regia
centrale e comune dell'intero sistema che, sull'esempio di quanto già avviene nel Regno Unito, possa coordinare ed
armonizzare gli interventi su ricerca ed innovazione, individuando le priorità, ma anche indirizzando le risorse disponibili.
Altro tema chiave è il necessario rafforzamento delle competenze di trasferimento tecnologico, attraverso, ad esempio, la
costituzione di un centro nazionale di Technology Transfer per le scienze della vita. Terzo punto quello legato al
miglioramento delle agevolazioni fiscali ad oggi presenti. Senza dimenticare la necessità di far nascere un venture capital
pubblico-privato, in cui siano coinvolte le istituzioni, capace di supportare la creazione e lo sviluppo di imprese
biotecnologiche innovative e costituire un punto di riferimento per operatori finanziari esteri interessati a co-investire nel
nostro Paese».
«La collaborazione fra Assobiotec e l'Enea avviata con la realizzazione di questo rapporto va nella direzione di creare un
canale privilegiato per favorire ed incentivare scambi di conoscenze e tecnologie fra uno dei principali enti di ricerca del
paese e le imprese attive nelle biotecnologie - dichiara Marco Casagni, Vice Responsabile della Direzione Committenza
dell'Enea -. Come Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile abbiamo una
consolidata tradizione in questa direzione, con particolare riferimento all'applicazione delle biotecnologie ai vari settori
produttivi, per la messa a punto di prodotti e servizi fortemente innovativi e per contribuire a processi più efficienti ed
ambientalmente sostenibili, come ad esempio la formulazione di biofarmaci e vaccini di nuova generazione prodotti in
pianta, i processi per la produzione di bioetanolo ed idrogeno o il processo biotecnolologico per la rimozione di depositi di
origine organica da opere d'arte. Se nel settore della salute l'applicazione delle biotecnologie è ormai consolidata, con
interessanti prospettive nel campo delle malattie rare e delle terapie avanzate, ancora più promettenti sono le prospettive di
sviluppo nelle applicazioni industriali e della green chemistry in particolare - ha aggiunto Casagni -. Per poter cogliere
pianamente le opportunità che si prospettano, è però necessario fare sistema nella ricerca e sostenere le imprese nella
gestione delle forti incertezze che caratterizzano soprattutto i settori più innovativi».
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Qualità dell'aria
Le biotecnologie della salute
Le realtà impegnate nel settore delle biotecnologie della salute rappresentano, in termini numerici, poco più della metà
delle imprese di biotecnologie in Italia (53%) e continuano ad essere un motore trainante del comparto se si considera il
fatturato totale (7,1 miliardi di euro) e il valore degli investimenti in R&S (pari a 1,4 miliardi di euro).
Dall'analisi del portafoglio di 77 aziende a capitale italiano, emerge una pipeline terapeutica di 249 progetti, 190 dei quali già
in fase di sviluppo preclinico (53%) o clinico (33%).
Quelli delle Malattie Rare e delle Terapie Avanzate sono tra i settori di eccellenza: da un lato infatti la nostra ricerca
accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni scientifiche in materia di Malattie Rare; dall'altro il primo prodotto di
Terapia Avanzata approvato nel mondo occidentale è un farmaco a base di cellule staminali, sviluppato da un'impresa
biotech italiana.
In parte riconducibile alle biotecnologie della salute è anche il settore emergente delle Gpta in cui operano 65 aziende (13%
del totale) prevalentemente impegnate in ambito big data che contribuiscono all'affermazione dei nuovi modelli di Medicina
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Personalizzata.
Non solo, la carica innovativa delle red biotech trova applicazione anche in campo diagnostico attraverso lo sviluppo di
metodiche che permettono sia di correlare la diagnosi a schemi terapeutici specificamente mirati sulle caratteristiche del
paziente, sia di monitorarne costantemente l'efficacia.
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Le biotecnologie industriali
Con 119 imprese le biotecnologie industriali rappresentano per numerosità il 2° settore di applicazione delle biotecnologie
in Italia (24% del totale). Si tratta di realtà che utilizzano enzimi, prodotti da batteri, funghi e alghe, in ambiti applicativi che
vanno dalla riqualificazione di molti processi industriali, alla produzione di energia e di bioprodotti, fino ad arrivare alla
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L'industria biobased italiana si è affermata, in termini di competitività tecnologica, a livello mondiale nella produzione di
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oggi, una valida alternativa ai prodotti della petrolchimica tradizionale. Prodotti che hanno contribuito a portare il valore delle
bioeconomia in Italia a 244 miliardi di euro, con 1,5 milioni di occupati4 .
Le biotecnologie nel settore agricolo e zootecnico
Il settore green biotech conta in Italia 44 imprese (9% del totale). La grande maggioranza delle aziende (73%) è costituita da
realtà dedicate alla R&S biotech, di dimensione micro, impegnate a valorizzare il potenziale applicativo delle biotecnologie in
campo agricolo e zootecnico, per il miglioramento del valore nutrizionale delle produzioni animali e vegetali, e la sostenibilità
dell'intera filiera alimentare italiana.
1 Sono aziende micro quelle nelle quali il numero degli addetti è < di 10; piccole quelle con numero di addetti < di 50
2 Dati al 31/12/2014
3 Aziende che dedicano oltre il 75% dell'investimento totale in R&S ad attività di ricerca biotech.
4 Per maggiori informazioni vedi «La bioeconomia in Europa – 2° rapporto» Intesa Sanpaolo – Assobiotec
(Fonte Enea)
Tags: enea, assobiotech, biotecnologie, sanità, agricoltura
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A fine 2015 sono quasi 500 le imprese biotech attive in Italia. Un comparto ad elevata intensità
di innovazione, protagonista di uno straordinario sviluppo, capace di fungere da acceleratore di
occupazione nell’indotto, dinamico e anticiclico: è questa, in estrema sintesi la fotografia scattata
nel Rapporto 2016 “Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures” realizzato da
Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di
Federchimica, in collaborazione con ENEA e presentato oggi a Milano, presso la sede ICE.
Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro o di piccola
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dimensione[1] che rappresentano l’elemento trainante dell’intero settore. Il fatturato supera i
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9,4 miliardi di euro[2] e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un +18,1% al 2019, a
conferma del rilevante contributo che l’introduzione di nuove tecnologie e prodotti porterà allo
sviluppo dell’industria biotech nei prossimi anni.
Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con un’incidenza del
25% sul fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech[3] a capitale italiano e punte che possono
raggiungere anche il 40% del giro d’affari.
Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata, più di un quarto
(26%) ha avuto accesso a contributi in conto capitale, pubblici o privati (grants), il 16% ha fatto
ricorso al capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha potuto accedere a finanziamenti di Venture
Capital.
Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore ad alta intensità di ricerca:
rispetto all’industria manifatturiera, infatti, la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13
volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano). Non solo: guardando
la quota della spesa in R&S sul fatturato si registra come questa sia di 2,3 volte maggiore nel
biotech (14 volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano).
La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti in R&S
(29,43% del totale) e fatturato biotech (51,11% del totale).
“I dati del rapporto presentato oggi mostrano come l’industria biotecnologica in Italia rappresenti
un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica. Un settore caratterizzato da
un forte fermento e dinamismo, testimoniato dalla presenza di quasi 500 aziende – dichiara
Riccardo Palmisano ( nella foto di aperturaò@ Imagoeconomica), Presidente di Assobiotec –
Ma gli stessi dati confermano anche i punti di debolezza del settore: infatti, quasi il 90% delle
imprese dedicate alla R&S biotech sono e restano realtà piccole o micro, una caratteristica che
ostacola lo sviluppo delle grandi potenzialità della biotecnologia in Italia. Inoltre burocrazia,
frammentazione, poco trasferimento tecnologico, misure di supporto strutturale ancora poco
competitive frenano lo sviluppo nel panorama internazionale. Sebbene negli ultimi anni siano stati
fatti interventi concreti, che rappresentano indubbi passi avanti, restano diversi punti critici, che a
nostro avviso vanno affrontati rapidamente per non rischiare di perdere il momentum che il
biotech sta offrendo anche al nostro Paese. Primo fra tutti, l’istituzione di una cabina di regia
centrale e comune dell’intero sistema che, sull’esempio di quanto già avviene nel Regno Unito,
possa coordinare ed armonizzare gli interventi su ricerca ed innovazione, individuando le priorità,
ma anche indirizzando le risorse disponibili. Altro tema chiave è il necessario rafforzamento delle
competenze di trasferimento tecnologico, attraverso, ad esempio, la costituzione di un centro
nazionale di Technology Transfer per le scienze della vita. Terzo punto quello legato al
miglioramento delle agevolazioni fiscali ad oggi presenti. Senza dimenticare la necessità di far
nascere un venture capital pubblico-privato, in cui siano coinvolte le istituzioni, capace di
supportare la creazione e lo sviluppo di imprese biotecnologiche innovative e costituire un punto
di riferimento per operatori finanziari esteri interessati a co-investire nel nostro Paese.”
‘’La collaborazione fra Assobiotec e l’ENEA avviata con la realizzazione di questo rapporto va nella
direzione di creare un canale privilegiato per favorire ed incentivare scambi di conoscenze e
tecnologie fra uno dei principali enti di ricerca del paese e le imprese attive nelle biotecnologie –
dichiara Marco Casagni, Vice Responsabile della Direzione Committenza dell’ENEA – Come
Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile abbiamo
una consolidata tradizione in questa direzione, con particolare riferimento all’applicazione delle
biotecnologie ai vari settori produttivi, per la messa a punto di prodotti e servizi fortemente
innovativi e per contribuire a processi più efficienti ed ambientalmente sostenibili, come ad
esempio la formulazione di biofarmaci e vaccini di nuova generazione prodotti in pianta, i processi
per la produzione di bioetanolo ed idrogeno o il processo biotecnolologico per la rimozione di
depositi di origine organica da opere d’arte. Se nel settore della salute l’applicazione delle
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Data pubblicazione: 18/05/2016
biotecnologie è ormai consolidata, con interessanti HiQPdf Evaluation 05/18/2016
prospettive nel campo delle malattie rare e
delle terapie avanzate, ancora più promettenti sono le prospettive di sviluppo nelle applicazioni
industriali e della green chemistry in particolare – ha aggiunto Casagni. ‘’Per poter cogliere
pianamente le opportunità che si prospettano, è però necessario fare sistema nella ricerca e
sostenere le imprese nella gestione delle forti incertezze che caratterizzano soprattutto i settori
più innovativi.”
FOCUS PER SETTORE DI APPLICAZIONE DELLE BIOTECNOLOGIE
Le biotecnologie della salute
Le realtà impegnate nel settore delle biotecnologie della salute rappresentano, in termini
numerici, poco più della metà delle imprese di biotecnologie in Italia (53%) e continuano ad essere
un motore trainante del comparto se si considera il fatturato totale (7,1 miliardi di euro) e il valore
degli investimenti in R&S (pari a 1,4 miliardi di euro).
Dall’analisi del portafoglio di 77 aziende a capitale italiano, emerge una pipeline terapeutica di 249
progetti, 190 dei quali già in fase di sviluppo preclinico (53%) o clinico (33%).
Quelli delle Malattie Rare e delle Terapie Avanzate sono tra i settori di eccellenza: da un lato
infatti la nostra ricerca accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni scientifiche in materia
di Malattie Rare; dall’altro il primo prodotto di Terapia Avanzata approvato nel mondo occidentale
è un farmaco a base di cellule staminali, sviluppato da un’impresa biotech italiana.
In parte riconducibile alle biotecnologie della salute è anche il settore emergente delle GPTA in cui
operano 65 aziende (13% del totale) prevalentemente impegnate in ambito big data che
contribuiscono all’affermazione dei nuovi modelli di Medicina Personalizzata.
Non solo, la carica innovativa delle red biotech trova applicazione anche in campo diagnostico
attraverso lo sviluppo di metodiche che permettono sia di correlare la diagnosi a schemi
terapeutici specificamente mirati sulle caratteristiche del paziente, sia di monitorarne
costantemente l’efficacia.
Le biotecnologie industriali
Con 119 imprese le biotecnologie industriali rappresentano per numerosità il 2° settore di
applicazione delle biotecnologie in Italia (24% del totale). Si tratta di realtà che utilizzano
enzimi, prodotti da batteri, funghi e alghe, in ambiti applicativi che vanno dalla riqualificazione di
molti processi industriali, alla produzione di energia e di bioprodotti, fino ad arrivare alla
diagnostica e bonifica ambientale, o al restauro e alla conservazione del patrimonio artistico.
L’industria biobased italiana si è affermata, in termini di competitività tecnologica, a livello
mondiale nella produzione di biolubrificanti, pigmenti, solventi, detergenti, fitofarmaci,
bioplastiche, fibre naturali e altri materiali che costituiscono, già oggi, una valida alternativa ai
prodotti della petrolchimica tradizionale. Prodotti che hanno contribuito a portare il valore delle
bioeconomia in Italia a 244 miliardi di euro, con 1,5 milioni di occupati[4].
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Data pubblicazione: 18/05/2016
Le biotecnologie nel settore agricolo e zootecnico
HiQPdf Evaluation 05/18/2016
Il settore green biotech conta in Italia 44 imprese (9% del totale). La grande maggioranza delle
aziende (73%) è costituita da realtà dedicate alla R&S biotech, di dimensione micro, impegnate a
valorizzare il potenziale applicativo delle biotecnologie in campo agricolo e zootecnico, per il
miglioramento del valore nutrizionale delle produzioni animali e vegetali, e la sostenibilità
dell’intera filiera alimentare italiana.
Assobiotec
Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di
Federchimica, rappresenta oltre 140 imprese e parchi tecnologici e scientifici che operano in Italia
nei diversi settori di applicazione delle biotecnologie. Assobiotec promuove, sostiene e tutela lo
sviluppo delle biotecnologie in tutte le loro aree di applicazione: salute (red biotech), agricoltura e
alimentazione (green biotech), ambiente, processi industriali, biomateriali, bioenergie e restauro
(white biotech).
ENEA
ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, è
un ente pubblico di ricerca che opera nei settori dell’innovazione tecnologica e nella prestazione di
servizi avanzati alla Pubblica amministrazione, alle imprese e ai cittadini. L’Agenzia, che dispone di
14 tra centri di ricerca e laboratori sul territorio nazionale, è attiva negli ambiti dell’efficienza
energetica, operando anche come Agenzia nazionale, e delle fonti rinnovabili; dispone di
competenze e strutture di innovazione tecnologica anche nei settori dei beni culturali,
cooperazione allo sviluppo, agroalimentare, ambiente, clima, salute, security, fusione e sicurezza
nucleare.
[1] Sono aziende micro quelle nelle quali il numero degli addetti è < di 10; piccole quelle con
numero di addetti < di 50
[2] Dati al 31/12/2014
[3]Aziende che dedicano oltre il 75% dell’investimento totale in R&S ad attività di ricerca biotech.
[4]
Per maggiori informazioni vedi “La bioeconomia in Europa – 2° rapporto” Intesa
Sanpaolo – Assobiotec
Fonte: impresamia.com
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TASI e IMU 2016: ecco cosa sapere prima della scadenza del 16 giugno »
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BIOTECH: IN ITALIA 489 IMPRESE, OLTRE 9MILA
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Gabapentin, basta una dose
per ridurre gli oppioidi negli
interventi di artroscopia della
spalla
18 maggio 2016
Poco più della metà delle imprese di biotecnologie in Italia
(53%) si occupano di salute e continuano ad essere un motore
trainante del comparto se si considera il fatturato totale (7,1
mld) e il valore degli investimenti in R&S (pari a 1,4 miliardi di
euro). Lombardia al top della classifica. Palmisano: “Settore in
crescita il problema è che le realtà industriali sono piccole e ciò
ostacola lo sviluppo”. IL RAPPORTO
18 MAG - A fine 2015 sono quasi 500 le imprese biotech attive in Italia. Un
comparto ad elevata intensità di innovazione, protagonista di uno straordinario
sviluppo, capace di fungere da acceleratore di occupazione nell’indotto, dinamico
e anticiclico: è questa, in estrema sintesi la fotografia scattata nel Rapporto 2016
“Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures” realizzato da Assobiotec,
Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di
Federchimica, in collaborazione con Enea e presentato ieri a Milano, presso la
sede Ice.
Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro
o di piccola dimensione che rappresentano l’elemento trainante dell’intero settore.
Il fatturato supera i 9,4 miliardi di euro e le previsioni indicano un +12,8% al 2017
e un +18,1% al 2019, a conferma del rilevante contributo che l’introduzione di
nuove tecnologie e prodotti porterà allo sviluppo dell’industria biotech nei prossimi
anni.
Fonte: Quotidiano sanità
Tratto da: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?
articolo_id=39813
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Data pubblicazione: 18/05/2016
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Biotech: in Italia 489 imprese, oltre 9mila addetti e 9,4
mld di fatturato
ENEA - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile
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Gli investimenti in R&S: 25% del fatturato con punte fino al 40% – Lombardia al top della classifica
A fine 2015 sono quasi 500 le imprese biotech attive in Italia. Un comparto ad elevata intensità di
innovazione, protagonista di uno straordinario sviluppo, capace di fungere da acceleratore di
occupazione nell’indotto, dinamico e anticiclico: è questa, in estrema sintesi la fotografia scattata nel
Rapporto 2016 ‘Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures‘ realizzato da Assobiotec,
Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica, in
collaborazione con ENEA e presentato oggi a Milano, presso la sede ICE.
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Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro o di piccola
dimensione che rappresentano l’elemento trainante dell’intero settore. Il fatturatosupera i 9,4
miliardi di euro] e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un +18,1% al 2019, a conferma del
rilevante contributo che l’introduzione di nuove tecnologie e prodotti porterà allo sviluppo dell’industria
biotech nei prossimi anni.
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Gli addetti superano le 9.200 unità , gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con un’incidenza del
25% sul fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano e punte che possono
raggiungere anche il 40% del giro d’affari.
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Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata, più di un quarto (26%)
ha avuto accesso a contributi in conto capitale, pubblici o privati (grants), il 16% ha fatto ricorso al
capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital.
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Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore ad alta intensità di ricerca: rispetto
all’industria manifatturiera, infatti, la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13 volte se
consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano). Non solo: guardando la quota
della spesa in R&S sul fatturato si registra come questa sia di 2,3 volte maggiore nel biotech (14
volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano).
La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti in R&S (29,43%
del totale) e fatturato biotech (51,11% del totale).
‘I dati del rapporto presentato oggi mostrano come l’industria biotecnologica in Italia rappresenti un
comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica. Un settore caratterizzato da un forte
fermento e dinamismo, testimoniato dalla presenza di quasi 500 aziende - dichiara Riccardo
Palmisano, Presidente di Assobiotec -cabina di regia centrale e comune dell’intero sistema
che, sull’esempio di quanto già avviene nel Regno Unito, possa coordinare ed armonizzare gli interventi
su ricerca ed innovazione, individuando le priorità, ma anche indirizzando le risorse disponibili. Altro
tema chiave è il necessario rafforzamento delle competenze di trasferimento tecnologico, attraverso, ad
esempio, la costituzione di un centro nazionale di Technology Transfer per le scienze della vita.
Terzo punto quello legato al miglioramento delle agevolazioni fiscali ad oggi presenti. Senza
dimenticare la necessità di far nascere un venture capital pubblico-privato, in cui siano coinvolte le
istituzioni, capace di supportare la creazione e lo sviluppo di imprese biotecnologiche innovative e
costituire un punto di riferimento per operatori finanziari esteri interessati a co-investire nel nostro
Paese.’
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”La collaborazione fra Assobiotec e l’ENEA avviata con la realizzazione di questo rapporto va nella
direzione di creare un canale privilegiato per favorire ed incentivare scambi di conoscenze e tecnologie
fra uno dei principali enti di ricerca del paese e le imprese attive nelle biotecnologie – dichiaraMarco
Casagni, Vice Responsabile della Direzione Committenza dell’ENEA -Come Agenzia nazionale
per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile abbiamo una consolidata
tradizione in questa direzione, con particolare riferimento all’applicazione delle biotecnologie ai vari
settori produttivi, per la messa a punto di prodotti e servizi fortemente innovativi e per contribuire a
processi più efficienti ed ambientalmente sostenibili, come ad esempio la formulazione di biofarmaci e
vaccini di nuova generazione prodotti in pianta, i processi per la produzione di bioetanolo ed idrogeno
o il processo biotecnolologico per la rimozione di depositi di origine organica da opere d’arte. Se nel
settore della salute l’applicazione delle biotecnologie è ormai consolidata, con interessanti prospettive
nel campo delle malattie rare e delle terapie avanzate, ancora più promettenti sono le prospettive di
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Data pubblicazione: 18/05/2016
sviluppo nelle applicazioni industriali e della green chemistry in particolare - ha aggiunto Casagni. ”Per
poter cogliere pianamente le opportunità che si prospettano, è però necessario fare sistema nella
ricerca e sostenere le imprese nella gestione delle forti incertezze che caratterizzano soprattutto i
settori più innovativi.’
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FOCUS PER SETTORE DI APPLICAZIONE DELLE BIOTECNOLOGIE
Le biotecnologie della salute
Le realtà impegnate nel settore delle biotecnologie della salute rappresentano, in termini numerici,
poco più della metà delle imprese di biotecnologie in Italia (53%) e continuano ad essere un motore
trainante del comparto se si considera il fatturato totale (7,1 miliardi di euro) e il valore degli
investimenti in R&S (pari a 1,4 miliardi di euro).
Dall’analisi del portafoglio di 77 aziende a capitale italiano, emerge una pipeline terapeutica di 249
progetti, 190 dei quali già in fase di sviluppo preclinico (53%) o clinico (33%).
Quelli delle Malattie Rare e delle Terapie Avanzate sono tra i settori di eccellenza: da un lato
infatti la nostra ricerca accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni scientifiche in materia di
Malattie Rare; dall’altro il primo prodotto di Terapia Avanzata approvato nel mondo occidentale è un
farmaco a base di cellule staminali, sviluppato da un’impresa biotech italiana.
In parte riconducibile alle biotecnologie della salute è anche il settore emergente delle GPTA in cui
operano 65 aziende (13% del totale) prevalentemente impegnate in ambito big data che
contribuiscono all’affermazione dei nuovi modelli di Medicina Personalizzata.
Non solo, la carica innovativa delle red biotech trova applicazione anche in campo diagnostico
attraverso lo sviluppo di metodiche che permettono sia di correlare la diagnosi a schemi terapeutici
specificamente mirati sulle caratteristiche del paziente, sia di monitorarne costantemente l’efficacia.
Le biotecnologie industriali
Con 119 imprese le biotecnologie industriali rappresentano per numerosità il 2° settore di
applicazione delle biotecnologie in Italia (24% del totale). Si tratta di realtà che utilizzano enzimi,
prodotti da batteri, funghi e alghe, in ambiti applicativi che vanno dalla riqualificazione di molti processi
industriali, alla produzione di energia e di bioprodotti, fino ad arrivare alla diagnostica e bonifica
ambientale, o al restauro e alla conservazione del patrimonio artistico.
biobased italiana si è affermata, in termini di competitività tecnologica, a livello mondiale nella
produzione di biolubrificanti, pigmenti, solventi, detergenti, fitofarmaci, bioplastiche, fibre naturali e altri
materiali che costituiscono, già oggi, una valida alternativa ai prodotti della petrolchimica tradizionale.
Prodotti che hanno contribuito a portare il valore delle bioeconomia in Italia a 244 miliardi di euro, con
1,5 milioni di occupati.
Le biotecnologie nel settore agricolo e zootecnico
Il settore green biotech conta in Italia 44 imprese (9% del totale). La grande maggioranza delle
aziende (73%) è costituita da realtà dedicate alla R&S biotech, di dimensione micro, impegnate a
valorizzare il potenziale applicativo delle biotecnologie in campo agricolo e zootecnico, per il
miglioramento del valore nutrizionale delle produzioni animali e vegetali, e la sostenibilità dell’intera
filiera alimentare italiana.
Assobiotec
Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica,
rappresenta oltre 140 imprese e parchi tecnologici e scientifici che operano in Italia nei diversi settori di
applicazione delle biotecnologie. Assobiotec promuove, sostiene e tutela lo sviluppo delle biotecnologie
in tutte le loro aree di applicazione: salute (red biotech), agricoltura e alimentazione (green biotech),
ambiente, processi industriali, biomateriali, bioenergie e restauro (white biotech).
ENEA
ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, è un
ente pubblico di ricerca che opera nei settori dell’innovazione tecnologica e nella prestazione di servizi
avanzati alla Pubblica amministrazione, alle imprese e ai cittadini. L’Agenzia, che dispone di 14 tra
centri di ricerca e laboratori sul territorio nazionale, è attiva negli ambiti dell’efficienza energetica,
operando anche come Agenzia nazionale, e delle fonti rinnovabili; dispone di competenze e strutture di
innovazione tecnologica anche nei settori dei beni culturali, cooperazione allo sviluppo, agroalimentare,
ambiente, clima, salute, security, fusione e sicurezza nucleare.
Per informazioni
Assobiotec
Francesca Pedrali
Email: [email protected]
Tel. 02 34565215
Twitter @assobiotec
ENEA – Ufficio stampa e Rapporti con i media
Resp. Roberto De Ritis
Tel. 06 3627 2362
Cell. 335 6493433
Mail [email protected]
Web ENEA per la stampa
Facebook EneaUfficioStampa
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Sono aziende micro quelle nelle quali il numero degli addetti è < di 10; piccole quelle con numero di
addetti < di 50
Dati al 31/12/2014
Aziende che dedicano oltre il 75% dell’investimento totale in R&S ad attività di ricerca biotech.
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Per maggiori informazioni vedi ‘La bioeconomia in Europa – 2° rapporto ‘ Intesa Sanpaolo – Assobiotec
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e lo sviluppo economico sostenibile in data 17 May 2016. La fonte e’ unica responsabile dei
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addetti-e-9-4-mld-di-fatturato
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Pubblicato: 18 Maggio 2016
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A fine 2015 sono quasi 500 le imprese biotech attive in Italia. Un comparto ad elevata intensità di
innovazione, protagonista di uno straordinario sviluppo, capace di fungere da acceleratore di
occupazione nell’indotto, dinamico e anticiclico: è questa, in estrema sintesi la fotografia scattata
nel Rapporto 2016 “Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures”
realizzato da Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte
di Federchimica, in collaborazione con ENEA e presentato a Milano, presso la sede ICE.
Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito da imprese micro o di piccola
dimensione che rappresentano l’elemento trainante dell’intero settore. Il fatturato supera i 9,4
miliardi di euro e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un +18,1% al 2019, a conferma del
rilevante contributo che l’introduzione di nuove tecnologie e prodotti porterà allo sviluppo
dell’industria biotech nei prossimi anni.
Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con un’incidenza del
25% sul fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano e punte che
possono raggiungere anche il 40% del giro d’affari.
Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata, più di un quarto (26%)
ha avuto accesso a contributi in conto capitale, pubblici o privati (grants), il 16% ha fatto ricorso al
capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha potuto accedere a finanziamenti di Venture Capital.
Il Rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore ad alta intensità di ricerca:
rispetto all’industria manifatturiera, infatti, la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13 volte
se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano). Non solo: guardando
la quota della spesa in R&S sul fatturato si registra come questa sia di 2,3 volte maggiore nel
biotech (14 volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano).
La Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti in R&S
(29,43% del totale) e fatturato biotech (51,11% del totale).
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Imprese biotech: in Italia sviluppo
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A fine 2015 sono quasi 500 le
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imprese biotech attive in
Italia.
Un comparto a elevata
intensità di innovazione,
protagonista di uno
straordinario sviluppo, capace
di fungere da acceleratore di
occupazione nell’indotto,
dinamico e anticiclico: è
questa, in estrema sintesi la
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Rapporto 2016 Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts&Figures realizzato da
Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di
Federchimica, in collaborazione con ENEA.
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Nella grande maggioranza dei casi le imprese biotech italiane sono costituite da realtà
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fatturato supera i 9,4 miliardi di euro e le previsioni indicano un +12,8% al 2017 e un
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e prodotti porterà allo sviluppo dell’industria biotech nei prossimi anni.
Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi con un’incidenza
del 25% sul fatturato delle imprese biotech a capitale italiano e punte che possono
raggiungere anche il 40% del giro d’affari. Nel corso del 2014, oltre la metà (56%) delle
imprese si è autofinanziata, più di un quarto (26%) ha avuto accesso a contributi in conto
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oltre 9.000 addetti, il fatturato globale supera i 9,4 miliardi di euro, con le previsioni che
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indicano un +12% al 2017 e un +18% al 2019.
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Secondo il Rapporto 2016, “Le imprese di biotecnologie in Italia – Facts & Figures”,
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realizzato da Assobiotec in collaborazione con l’Agenzia nazionale per le nuove
BIOTECH ITALIANO: RISULTATI ECCELLENTI
tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), nel nostro Paese ci sono soprattutto imprese micro o
di piccole dimensioni.
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Queste, tuttavia, non rinunciano all’innovazione: gli investimenti in ricerca e sviluppo, pari a 1,8 miliardi di euro,
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incidono per il 25% sul fatturato delle imprese dedicate a ricerca e sviluppo biotech a capitale italiano, con punte fino
al 40%.
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Biotech: settore da 9,4 miliardi di euro, "serve regia" secondo Riccardo Palmisano
Pubblicato in NEWS
18 Maggio 2016 di Redazione
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Sono quasi 500 le imprese che in Italia si occupano di biotecnologie e che sviluppano 9,4 miliardi di euro di fatturato, dando lavoro
a circa 9 mila addetti. E' quanto emerge dal rapporto "Le imprese di biotecnologie in Italia - Facts and Figures" realizzato da
Assobiotec (Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie) e da Enea, presentato oggi a Milano. Le aziende biotech
attive in Italia sono 489, si tratta in gran parte di imprese di piccole e micro dimensioni, in grado pero' di generare un fatturato
superiore ai 9,4 miliardi di euro, con previsioni che indicano un'ulteriore espansione nei prossimi anni (+12,8% nel 2017, +18,1%
nel 2019). Un settore, quello delle biotecnologie, capace di fungere anche da acceleratore di occupazione, visto che gli addetti
superano le 9.200 unita', e di generare innovazione e sviluppo, come testimoniano gli investimenti in ricerca che superano gli 1,8
miliardi di euro, con un'incidenza del 25% sul fatturato, con punte del 40% del giro d'affari. Il numero di addetti alla ricerca e sviluppo
del settore e' di cinque volte maggiore rispetto a quelli dell'industria manifatturiera. Nel corso del 2014 oltre la meta' di queste imprese si e' autofinanziata, piu' di un quarto
ha potuto usufruire di contributi pubblici o privati (grants) e il 16% ha fatto ricorso al capitale di debito. La regione italiana in cui questo tipo di aziende hanno maggiore
diffusione e' la Lombardia. "Il rapporto dimostra che l'industria biotecnologica italiana e' indubbiamente un settore d'eccellenza scientifica e tecnologica, caratterizzato da fermento e dinamismo - ha
spiegato il presidente di Assobiotec Riccardo Palmisano -. Gli stessi dati pero', dimostrano anche i nostri punti di debolezza, in particolare quello legato alle piccole
dimensioni delle nostre aziende, che ostacola fortemente lo sviluppo delle nostre potenzialita'. Inoltre, la burocrazia, la frammentazione, il poco trasferimento tecnologico e
le scarse misure di supporto strutturale frenano lo sviluppo della biotecnologia italiana in ambito internazionale. Sebbene negli ultimi anni siano stati fatti interventi
concreti e passi avanti in questa direzione, i punti critici vanno affrontati rapidamente per non rischiare di perdere il treno". Secondo il presidente dell'associazione del
biotech italiano, serve in primis una cabina di regia del sistema che, sull'esempio di quanto gia' avviene in altri paesi europei come l'Inghilterra, possa coordinare e
armonizzare gli interventi su ricerca e innovazione, indirizzando al meglio le risorse disponibili. Tra le proposte di Assobiotec anche la costituzione di un centro nazionale di
Technology Transfer per le scienze della vita, la richiesta di ulteriori agevolazioni fiscali e la nascita di venture Capital pubblico-privato per sostenere le aziende del settore.
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Biotech made in Italy: 500 imprese e un
fatturato in salita a quota 9,4 mld
18/05/2016
Eccellenza della ricerca e capacità di trasformare le
idee in prodotti ad alto valore aggiunto. Sono
queste le chiavi del successo delle 500 imprese
italiane del biotech – in crescita costante dal 2000
– che nel 2015 hanno messo a segno un fatturato
pari a oltre 9,4 miliardi di euro, con investimenti in
R&S pari a 1,8 miliardi e un numero di addetti pari
9.200 unità, il 73% dei quali laureati. E le previsioni a
breve termine sono ancora in salita sia per il 2017
che vede una crescita stimata del 12,8%, sia per il
2019 con un aumento del giro d’affari complessivo del 18,1 per cento. Si tratta per la maggior
parte di piccole e medie eccellenze, oltre la metà (256) focalizzate sulle attività di ricerca. Un
orientamento all’innovazione che caratterizza più in generale tutto il settore, dal momento che
l’incidenza degli investimenti in R&S sul fatturato delle imprese a capitale italiano è del 25%,
con punte no al 40 per cento. Svetta la Lombardia con 141 realtà, seguono Piemonte (57),
Lazio (45), Emilia Romagna (44), Toscana (39) , Veneto (38) e Friuli Venezia Giulia (25). È
questo il quadro che emerge dal Rapporto 2016 «Le imprese di biotecnologie in Italia –
Facts&Figures» realizzato da Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo delle
biotecnologie che fa parte di Federchimica, in collaborazione con Enea e presentato oggi a
Milano, presso la sede Ice.
Eccellenti ma piccoli
«I dati del rapporto presentato oggi mostrano come l’industria biotecnologica in Italia
rappresenti un comparto di indiscussa eccellenza, sia scienti ca che tecnologica. Un settore
caratterizzato da un forte fermento e dinamismo, testimoniato dalla presenza di quasi 500
aziende – dichiara Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec – ma gli stessi dati
confermano anche i punti di debolezza del settore: infatti, quasi il 90% delle imprese dedicate
alla R&S biotech sono e restano realtà piccole o micro, una caratteristica che ostacola lo
sviluppo delle grandi potenzialità della biotecnologia in Italia».
Il 75% del totale delle imprese biotech italiane sono micro (meno di 10 addetti) o piccole
imprese (meno di 50). Una percentuale ancora più elevata nel settore G p t a. Metà delle micro
imprese sono spin off, prevalentemente generati da università. Unica eccezione è il comparto
Red, nel quale il 17% delle imprese dedicate alla R&S biotech sono di media o grande
dimensione.
Sebbene le imprese a capitale estero rappresentino solo il 14% del campione, pesano però
per il 78% sul fatturato totale. Tra le imprese a capitale italiano, l’80% del fatturato è generato
dal comparto Red.
Per spiccare il salto: cabina di regia sulla ricerca
Ma ci sono anche altri punti deboli a frenare lo sviluppo del biotech made in Italy nel
panorama internazionale: «burocrazia, frammentazione – elenca Assobiotec – poco
trasferimento tecnologico, misure di supporto strutturale ancora poco competitive».
SI PARLA DI ASSOBIOTEC
DAVID’È
" CLICCA SULL'IMMAGINE PER APRIRE IL LINK"
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«Sebbene negli ultimi anni siano stati fatti interventi concreti, – continua Palmisano – che
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rappresentano indubbi passi avanti, restano diversi
punti critici, che a nostro avviso vanno
affrontati rapidamente per non rischiare di perdere il momentum che il biotech sta offrendo
anche al nostro Paese. Primo fra tutti, l’istituzione di una cabina di regia centrale e comune
dell’intero sistema che, sull’esempio di quanto già avviene nel Regno Unito, possa coordinare e
armonizzare gli interventi su ricerca e innovazione, individuando le priorità, ma anche
indirizzando le risorse disponibili. Altro tema chiave è il necessario rafforzamento delle
competenze di trasferimento tecnologico, attraverso, ad esempio, la costituzione di un centro
nazionale di Technology Transfer per le scienze della vita. Terzo punto quello legato al
miglioramento delle agevolazioni scali ad oggi presenti. Senza dimenticare la necessità di far
nascere un venture capital pubblico-privato, in cui siano coinvolte le istituzioni, capace di
supportare la creazione e lo sviluppo di imprese biotecnologiche innovative e costituire un
punto di riferimento per operatori finanziari esteri interessati a co-investire nel nostro Paese».
Biotecnologie della salute: malattie rare e terapie avanzate punte di diamante
L e Red biotech sono la locomotiva del comparto, con 261 imprese (53% del totale)
impegnate nella ricerca di nuovi strumenti terapeutici e diagnostici, ricavi per 7,1 miliardi di
euro e investimenti in R&S per 1,4 miliardi di euro. Le biotecnologie della salute generano più
del 75% del fatturato biotech totale.
Portafoglio tricolore per ben 77 aziende, che vantano una pipeline terapeutica di 249 progetti,
190 dei quali già in fase di sviluppo preclinico (53%) o clinico (33%). Linee di ricerca che per
oltre il 40% riguardano farmaci biologici come anticorpi monoclonali, proteine ricombinanti,
vaccini, prodotti per terapie avanzate, destinati alla cura di malattie che non hanno ancora
risposte terapeutiche adeguate o a patologie di crescente rilievo clinico ed epidemiologico,
anche in relazione al generale invecchiamento della popolazione.
Ma anche metodiche di diagnostica molecolare, attività di drug discovery e cosmetici.
Anche se una parte non trascurabile dell’attività dei ricercatori è indirizzata all’uso di
metodiche biotecnologiche per la messa a punto di nuovi principi attivi di sintesi chimica.
Settori di eccellenza del biotech made in Italy sono le malattie rare e le terapie avanzate: sono
7 le biotech italiane che hanno ottenuto una Designazione di Farmaco Orfano (Odd) e 5 di
queste sono già in Fase III. E va poi ricordato che il primo prodotto di terapia avanzata
approvato nel mondo occidentale è un farmaco a base di cellule staminali, sviluppato da
un’impresa biotech italiana.
Il ritorno di alcune malattie infettive, come la Tubercolosi, o le epidemie come quella del virus
Ebola, hanno poi accelerato gli investimenti anche verso lo sviluppo di vaccini per la pro lassi
dell’infezione e la prevenzione di possibili pandemie. Ma si fanno spazio anche le tecnologie
bioinformatiche, i bio-chip e le produzioni biofarmaceutiche. Tra gli emergenti si affaccia
infatti un nuovo settore: quello delle G p t a (Genomica, Proteomica e Tecnologie abilitanti) in
cui operano 65 aziende impegnate sul fronte dei big data e che contribuiscono alla de nizione
di nuovi modelli di medicina personalizzata.
Le altre biotech
Anche per le Green biotech, la grande maggioranza (73%) delle 44 imprese attive in questo
settore sono aziende dedicate alla ricerca con focus speci ci in campo agricolo e zootecnico,
per il miglioramento del valore nutrizionale delle produzioni animali e vegetali, e la sostenibilità
dell’intera liera alimentare italiana. E il campo spazia poi alle biotecnologie industriali
associate all’utilizzo di enzimi, prodotti da batteri, funghi e alghe, in ambiti applicativi diversi
come riquali cazione di processi industriali, produzione di energia e bioprodotti, diagnostica e
boni ca ambientale, restauro e conservazione del patrimonio artistico. Circa la metà delle 119
imprese «White», sono aziende dedicate alla R&S, attive nella selezione di enzimi in grado di
trasformare la biomassa vegetale in building block di origine biologica e biocarburanti. Punti
di forza a livello mondiale della Green Chemistry italiana la produzione di biolubri canti,
pigmenti, solventi, detergenti, tofarmaci, bioplastiche, bre naturali e altri materiali innovativi.
E il linguaggio delle biotecnologie si declina anche nella Bioeconomia, «intesa come modello
di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, basato sull’utilizzo delle biomasse per la
produzione di biomateriale ed energia, è una realtà decisamente consolidata, che già oggi vale
circa 244 miliardi di euro e dà lavoro a più di 1,5 milioni di persone».
Un settore ad alta intensità di ricerca
L’innovazione è il cuore del settore. Con una quota di addetti dedicati alla ricerca molto più
elevata rispetto a quella dell’industria italiana nel suo complesso. In particolare, rispetto al
settore manifatturiero: la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore nel settore biotech, e 13
volte maggiore nelle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano. E il made in Italy
spicca: la quota della spesa in ricerca sul fatturato totale è di 2,3 volte maggiore nel settore, e
di 14 volte più consistente nelle imprese biotech a capitale italiano dedicate allo sviluppo di
nuovi prodotti.
Data pubblicazione: 18/05/2016
IL MANIFESTO DI “SOCRATE”
IL MANIFESTO DI “SOCRATE”
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Video / Presentazione del libro
“Nel nome di Kafka,
l’assicuratore” di CESARE
LANZA
Galleria fotografica parte
seconda / Presentazione del
libro “Nel nome di Kafka,
l’assicuratore” di CESARE
LANZA (Milano, 09.05.2016)
Galleria fotografica parte
prima / Presentazione del libro
“Nel nome di Kafka,
l’assicuratore” di CESARE
LANZA (Milano, 09.05.2016)
Kafka l’assicuratore Esempio
da seguire per tutti gli
impiegati
LANZA A MILANO PRESENTA
IL LIBRO SU KAFKA
Pubblicita’ alla sbarra – Le
pagelle degli spot delle carni e
dintorni
I TOP 10 AMBASCIATORI
ITALIANI NEL MONDO
I LIBRI DI CESARE LANZA
"PER ORDINARE CLICCA SULL'IMMAGINE"
Rosanna Magnano, Il Sole 24 Ore
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Data pubblicazione: 18/05/2016
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Boom di aziende biotech in Italia, con un fatturato di quasi dieci
miliardi
di Andrea Torresani | 18 maggio 2016 | attualità, economia | 0 commenti
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Il settore biotech in Italia è in continua crescita. A
fine 2015 sono quasi 500 le imprese biotech
attive, oltre 9.000 addetti e un fatturato globale che
supera i 9,4 miliardi di euro, con le previsioni che
indicano un +12% al 2017 e un +18% al 2019 in
Italia. “Un comparto ad elevata intensità di
innovazione, protagonista di uno straordinario
sviluppo, capace di fungere da acceleratore di
occupazione nell’indotto, dinamico e anticiclico”. È
questa la fotografia scattata nel rapporto 2016 “Le
imprese di biotecnologie in Italia –
Facts&Figures” realizzato da Assobiotec,
Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica, in collaborazione con
Enea e presentato oggi a Milano, presso la sede Ice.
Il documento fotografa una realtà fatta per lo più da imprese micro o di piccole dimensioni, che però non
rinunciano all’innovazione: gli investimenti in ricerca e sviluppo, pari a 1,8 miliardi di euro, incidono per il 25%
sul fatturato delle imprese dedicate a ricerca e sviluppo biotech a capitale italiano, con punte fino al 40%.
Il rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore ad alta intensità di ricerca: rispetto all’industria
manifatturiera, infatti, la quota di addetti in R&S è 5 volte maggiore (13 volte se consideriamo le imprese
dedicate alla R&S biotech a capitale italiano). Non solo: guardando la quota della spesa in R&S sul fatturato si
registra come questa sia di 2,3 volte maggiore nel biotech (14 volte se consideriamo le imprese dedicate alla
R&S biotech a capitale italiano). Il motore trainante rimane quello delle biotecnologie applicate alla salute,
settore in cui opera il 53% delle imprese biotech italiane con un fatturato di 7,1 miliardi di euro e investimenti in
ricerca e sviluppo pari a 1,4 miliardi di euro.
Prime pagine
Per il presidente dell’Assobiotec, Riccardo Palmisano, sono cifre che indicano che ”l’industria biotecnologica in
Italia continua a rappresentare un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che tecnologica: un settore
caratterizzato da un forte fermento e dinamismo testimoniato dalla presenza di quasi 500 aziende. Ma gli stessi
dati confermano anche i punti di debolezza del settore: infatti, quasi il 90% delle imprese dedicate alla R&S
biotech sono e restano realtà piccole o micro, una caratteristica che ostacola lo sviluppo delle grandi
potenzialità della biotecnologia in Italia. Inoltre burocrazia, frammentazione, poco trasferimento tecnologico,
misure di supporto strutturale ancora poco competitive frenano lo sviluppo nel panorama internazionale”.
“La collaborazione fra Assobiotec e l’Enea avviata con la realizzazione di questo rapporto va nella direzione di
creare un canale privilegiato per favorire ed incentivare scambi di conoscenze e tecnologie fra uno dei principali
enti di ricerca del paese e le imprese attive nelle biotecnologie”, dichiara Marco Casagni, Vice Responsabile
della Direzione Committenza dell’Enea, “come Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo
sviluppo economico sostenibile abbiamo una consolidata tradizione in questa direzione, con particolare
riferimento all’applicazione delle biotecnologie ai vari settori produttivi, per la messa a punto di prodotti e servizi
fortemente innovativi e per contribuire a processi più efficienti ed ambientalmente sostenibili, come ad esempio
la formulazione di biofarmaci e vaccini di nuova generazione prodotti in pianta, i processi per la produzione di
bioetanolo ed idrogeno o il processo biotecnolologico per la rimozione di depositi di origine organica da opere
d’arte”.
“Se nel settore della salute l’applicazione delle biotecnologie è ormai consolidata, con interessanti prospettive
nel campo delle malattie rare e delle terapie avanzate, ancora più promettenti sono le prospettive di sviluppo
nelle applicazioni industriali e della green chemistry in particolare”, ha aggiunto Casagni, “per poter cogliere
pienamente le opportunità che si prospettano, è però necessario fare sistema nella ricerca e sostenere le
imprese nella gestione delle forti incertezze che caratterizzano soprattutto i settori più innovativi”.
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Data pubblicazione: 18/05/2016
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Un comparto ad elevata intensità di innovazione, protagonista di
uno straordinario sviluppo, capace di fungere da acceleratore di
occupazione nell’indotto, dinamico e anticiclico. È questa
la fotografia scattata nel rapporto 2016 “Le imprese
di biotecnologie in Italia – Facts&Figures” realizzato
da Assobiotec, Associazione nazionale per lo sviluppo
delle biotecnologie che fa parte di Federchimica, in
collaborazione con Enea e presentato ieri a Milano, presso la
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Nella grande maggioranza dei casi il biotech italiano è costituito
da imprese micro o di piccola dimensione che rappresentano
l’elemento trainante dell’intero settore. Il fatturato supera i 9,4
miliardi di euro e le previsioni indicano un aumento del 12,8% al
2017 e del 18,1% al 2019, a conferma del rilevante contributo
che l’introduzione di nuove tecnologie e prodotti porterà allo
sviluppo dell’industria biotech nei prossimi anni.
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Gli addetti superano le 9.200 unità, gli investimenti in ricerca e
sviluppo gli 1,8 miliardi con un’incidenza del 25% sul fatturato
delle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano e punte
che possono raggiungere anche il 40% del giro d’affari. Nel corso
del 2014, oltre la metà (56%) delle imprese si è autofinanziata,
più di un quarto (26%) ha avuto accesso a contributi in conto
capitale, pubblici o privati (grants), il 16% ha fatto ricorso al
capitale di debito, mentre soltanto il 4% ha potuto accedere
a finanziamenti di Venture Capital.
Il rapporto evidenzia inoltre che il biotech nazionale è un settore
ad alta intensità di ricerca: rispetto all’industria manifatturiera, infatti, la quota di
addetti in R&S è 5 volte maggiore (13 volte se consideriamo le imprese dedicate
alla R&S biotech a capitale italiano). Non solo: guardando la quota della spesa in
R&S sul fatturato si registra come questa sia di 2,3 volte maggiore nel biotech (14
volte se consideriamo le imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano). La
Lombardia è la prima regione in Italia per numero di imprese (141), investimenti in
R&S (29,43% del totale) e fatturato biotech (51,11% del totale).
“I dati del rapporto presentato oggi mostrano come l’industria biotecnologica in
Italia rappresenti un comparto di indiscussa eccellenza, sia scientifica che
SI PARLA DI ASSOBIOTEC
nei contratti di leasing
Hypo Alpe Adria
sebastiano su Pensonati
Pensonati
ex-Inpdap in difficoltà per il
rilascio di quote cedibili in
presenza di rinnovo
Deborah su Manca
Manca
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Gaetano Savoca su Manca
Manca
Gaetano Savoca
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I collaboratori di
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tecnologica. Un settore caratterizzato da un forte fermento e dinamismo,
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testimoniato dalla presenza di quasi 500 aziende”, dichiara Riccardo Palmisano,
presidente di Assobiotec, “ma gli stessi dati confermano anche i punti di debolezza
Data pubblicazione: 18/05/2016
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del settore: infatti, quasi il 90% delle imprese dedicate alla R&S biotech sono e
restano realtà piccole o micro, una caratteristica che ostacola lo sviluppo delle
grandi potenzialità della biotecnologia in Italia. Inoltre burocrazia, frammentazione,
poco trasferimento tecnologico, misure di supporto strutturale ancora poco
competitive frenano lo sviluppo nel panorama internazionale”.
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“La collaborazione fra Assobiotec e l’Enea avviata con la realizzazione di questo
rapporto va nella direzione di creare un canale privilegiato per favorire ed
incentivare scambi di conoscenze e tecnologie fra uno dei principali enti di ricerca
del paese e le imprese attive nelle biotecnologie”, dichiara Marco Casagni, Vice
Responsabile della Direzione Committenza dell’Enea, “come Agenzia nazionale per
le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile abbiamo una
consolidata tradizione in questa direzione, con particolare riferimento
all’applicazione delle biotecnologie ai vari settori produttivi, per la messa a punto di
prodotti e servizi fortemente innovativi e per contribuire a processi più efficienti ed
ambientalmente sostenibili, come ad esempio la formulazione di biofarmaci e vaccini
di nuova generazione prodotti in pianta, i processi per la produzione di bioetanolo
ed idrogeno o il processo biotecnolologico per la rimozione di depositi di origine
organica da opere d’arte”.
“Se nel settore della salute l’applicazione delle biotecnologie è ormai consolidata,
con interessanti prospettive nel campo delle malattie rare e delle terapie avanzate,
ancora più promettenti sono le prospettive di sviluppo nelle applicazioni industriali
e della green chemistry in particolare”, ha aggiunto Casagni, “per poter cogliere
pienamente le opportunità che si prospettano, è però necessario fare sistema nella
ricerca e sostenere le imprese nella gestione delle forti incertezze che
caratterizzano soprattutto i settori più innovativi”.
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Category Innovazione | Tags: attive, BioTech, fine, imprese, Italia
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