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Con il permesso di Kyle Lepley, il seguente articolo pirotecnico di
Note a cura del Dr. Luigi BAGNATO
Ancora sulla sicurezza in ambito pirotecnico
Libera traduzione, adattamento alla realtà italiana e riduzione di un articolo di Kyle Kepley apparso
sul sito www.passfire.com che è un sito dedicato agli addetti, agli appassionati ed a chiunque sia
interessato alla pirotecnia.
UNA SEMPLICE GUIDA DI SOPRAVVIVENZA IN PIROTECNICA
INTRODUZIONE
Il recente incidente mortale che ha coinvolto una nota azienda del pescarese, costituisce un duro
monito per quanti, anche esperti della materia, intraprendono l’attività
di
fabbricazione/manipolazione degli artifizi pirotecnici, e rappresenta un avvertimento in merito ai
rischi cui si può andare incontro quando le cose vanno male.
Scopo di questo articolo, pertanto, è quello di incrementare la consapevolezza sui possibili pericoli
che si corrono, allo scopo di evitare che incidenti del genere di quello appena rammentato, possano
ripetersi con le tragiche conseguenze che nulla lasciano all’immaginazione.
Nel grafico che segue, a riprova dell’estrema attualità dell’argomento, sono indicati per il periodo
2000/2010 gli incidenti occorsi in Italia nelle fabbriche di fuochi artificiali. I dati sono stati desunti
da statistiche INAIL.
I suggerimenti sulla sicurezza sono, in questa sede, divisi in tre distinti ambiti: scelta dell’area di
lavoro e sua ubicazione in zona isolata, adozione di efficaci sistemi di prevenzione, rapidità di
reazione. L’isolamento concerne la scelta più opportuna della propria area di lavoro e i mezzi per
minimizzare il pericolo in caso di incidente. La prevenzione riguarda le cautele ed i presidi da
adottare in modo da ridurre le probabilità di un incidente. La rapidità di reazione concerne l’essere
pronti al peggio nel caso in cui qualcosa vada storto.
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LA SCELTA DELL’AREA DI LAVORO
Ogni sforzo deve essere intrapreso per evitare incidenti, ma c’è sempre la possibilità che qualcosa
vada storto. Non ci sono garanzie reali e per questo la prima cosa è la scelta dell’area di lavoro che
deve rispondere ai requisiti richiesti dalle norme in vigore (TULPS e RETULPS). Quanto precede
può sembrare banale, ma quanti sono i sequestri operati dalle forze dell’ordine relativamente a
laboratori e/o depositi occasionali talora realizzati in civili abitazioni? Lo scopo dell’isolamento
dell’area di lavoro deriva dalla consapevolezza che un giorno qualcosa può non andare nel verso
giusto, e quindi bisogna cercare di minimizzare al massimo i danni che si possono causare. Il
principio basilare dell’isolamento è forse quello più ignorato dai clandestini, ed è legato proprio
all’area in cui i fuochi vengono realizzati, conservati o maneggiati .
SEPARAZIONE DELLE ATTIVITÀ E CUSTODIA DEI MANUFATTI
La prima regola da rispettare è la separazione del deposito prodotti finiti e di quello dei
semilavorati dall’area in cui vengono normalmente assemblati. Per prodotti finiti si intendono solo
quelli che sono pronti ad essere utilizzati, mentre i semilavorati sono tutti quei manufatti in attesa di
essere completati (stelle, cariche di scoppio, inneschi, ritardi, spolette, farfalle ed altri oggetti
facilmente infiammabili che costituiscono la “carica” delle granate pirotecniche). Infatti, è la natura
facilmente infiammabile delle stelle e degli altri componenti che realmente li rendono più pericolosi
dei prodotti finiti. Essi possono innescare facilmente un incendio, e possono causare un’esplosione
anche da soli, se la quantità è sufficiente.
Il Deposito Prodotti Finiti è il principale elemento di isolamento ed è per questo che il RETULPS
nell’Allegato “B” detta norme di dettaglio per la sua realizzazione e per le relative distanze di
sicurezza interna ed esterna. Il criterio da seguire ai fini di una maggiore sicurezza è quello, peraltro
previsto dalle varie licenze di fabbricazione, di trasferire nel deposito prodotti finiti gli artifizi man
mano che vengono completati o, comunque, al temine della giornata lavorativa, in modo da
separarli dalle persone che normalmente lavorano e custodirli in un posto lontano che non possa
essere coinvolto in caso di incidente. Nel caso in cui succeda qualcosa nel deposito mentre si è
dentro, risulta evidente che le possibilità di gravi ferite sono davvero alte.
Le possibilità di ferirsi sono direttamente proporzionali al modo in cui si usa il Deposito, ed alla
percentuale di tempo che si trascorre al suo interno.
Il problema più importante è, quindi, quello di trovare un posto sicuro per un deposito o una
fabbrica che sia rispondente ai criteri indicati nell’Alleg. “B” al RETULPS. La crescita della densità
della popolazione riduce la possibilità di trovare appezzamenti di terreno sufficientemente estesi ed
isolati, per cui molti pirotecnici sono costretti a lavorare in luoghi che, pur nel rispetto delle distanze
di sicurezza, sono, comunque, troppo vicini ai vari elementi limitatori esterni (Case isolate, fiumi e
canali navigabili, strade statali e provinciali, ferrovie ecc.). A tal proposito si rammenta che si
potrebbe incorrere nelle disposizioni previste dal RETULPS nell’Alleg.”B”, Cap. I, n° 3 ove si
dispone che il Ministero dell’Interno può disporre persino la soppressione dell’opificio nel caso che
“… per la costruzione di una nuova strada pubblica, o per l’estendersi dei fabbricati nei borghi e
nelle città, si rendesse pericolosa alla pubblica incolumità l’ubicazione di un opificio già
autorizzato…” !
LAVORARE ALL’APERTO
Quando avviene un incidente nel chiuso di un ambiente, i suoi effetti si moltiplicano. La pressione
aumenta in modo esponenziale ed i gas di esplosione, la cui temperatura supera i 2500 °C, si
propagano con estrema rapidità. Citando dei dati presenti in letteratura, si rammenta che la Polvere
Nera, il più classico degli esplosivi pirotecnici, presenta una temperatura di esplosione pari a
2700 °C ed ha una velocità di esplosione di 400 m/s (esplosivo di tipo deflagrante). Dal momento
poi che i vari casotti di una comune fabbrica di fuochi d’artificio, presentano un tetto leggero per
consentire lo scarico di pressione essenzialmente verso l’alto, in caso di esplosione è proprio questo
che crolla in modo preferenziale coinvolgendo nei suoi effetti meccanici proprio coloro che vi
lavorano all’interno.
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Date tali premesse, sembrerebbe che il posto migliore per allestire fuochi d’artificio debba essere
all’aperto anche se in area riparata. Ed infatti talune attività connesse con la produzione dei fuochi
d’artificio vengono preferenzialmente effettuate sotto una tettoia a giorno annessa al Locale
Laboratorio. Anche l’asciugatura delle stelle viene effettuata, tempo permettendo, all’aperto ma
non sotto esposizione diretta ai raggi solari, come preciseremo nel prosieguo, bensì all’ombra di un
albero, di una tettoia occasionale, di una tenda ecc. Ovviamente la preparazione delle miscele, che
richiedono mescolazione anche a secco di vari ingredienti e l’uso di attrezzi manuali e non, debbono
necessariamente essere effettuate all’interno di un apposito locale all’uopo attrezzato: il Locale
Miscelazione.
È da ricordare che alcune combinazioni chimiche possono diventare più sensibili se esposte alla
luce diretta del sole: questo è ciò che si verifica con le composizioni a base di clorati, per cui è
vivamente raccomandata l’ombra. È notorio, poi, che la luce del sole provoca accensioni spontanee
se le composizioni sono conservate in ciotole metalliche. E’ infatti possibile che la ciotola metallica
si comporti come una parabola che focalizza e concentra la luce solare per effetto della riflessione.
Le ciotole metalliche lucenti dovrebbero essere evitate del tutto come contenitori per la
conservazione delle composizioni pirotecniche.
APERTURE NEI LOCALI
Quando si deve lavorare all’interno di un locale, occorre tenerlo il più aperto possibile. Aprendo,
infatti, le porte e le finestre, si riduce la possibilità di un brusco aumento della pressione con
susseguente crollo del tetto. Avere più aperture di ampiezza sufficiente, come prescrivono le norme
per la gestione delle emergenze (Piano di Emergenza che comprende il Piano di Evacuazione, il
Piano Antincendio e quello di Pronto Soccorso), rende più facile l’evacuazione dell’edificio in
condizioni di pericolo. Molti locali delle fabbriche esistenti hanno più uscite in modo che un
operaio può scappare in più direzioni.
CONTENITORI ERMETICI
I contenitori usati per conservare materiale grezzo e semilavorati come stelle, cariche di scoppio e
composizioni giocano un ruolo chiave nella sicurezza. Questi contenitori debbono essere abbastanza
robusti da resistere a una piccola fiamma senza che ciò che è all’interno si accenda. I bidoni di
plastica del genere di quelli adoperati per i rifiuti, sono quelli più comunemente usati. Molto
utilizzati sono pure i fusti metallici corredati di coperchio a tenuta come quelli utilizzati per il
trasporto delle polveri metalliche. Il lato negativo dei contenitori metallici è dato dalle potenziali
schegge che si potrebbero generare nel caso di una reazione all’interno del fusto.
È comunque buona norma che i pirotecnici conservino stelle e pallette in sacchetti di plastica
robusta, meglio se corredati di chiusura lampo. Ciò è conveniente perché i sacchetti sono economici
e poi perché hanno grande capienza.
RIDURRE I MATERIALI IN LAVORAZIONE
Quando si è impegnati in operazioni di assemblaggio o in altre attività dove sia presente del
materiale potenzialmente infiammabile o addirittura esplosivo, è di vitale importanza ridurre il
quantitativo di materiale in lavorazione. Qualsiasi materiale che non serve per la specifica
lavorazione del momento, non deve essere presente nell’area di lavoro, anche se è in un contenitore
chiuso. Limitando il cumulo di materiale che può alimentare una fiamma, si può ridurre anche la
portata e la distruzione che può produrre un’accensione accidentale. Se si lavora in un posto non
molto grande ma dove sono presenti delle stelle in essiccazione, delle polveri già preparate, dei
mazzi di micce pirotecniche da tagliare e secchi aperti con dentro cariche di scoppio o stelle, le
possibilità di sopravvivere, in caso di incendio, sono molto basse.
PRODOTTI CHIMICI INCOMPATIBILI
Tra i rischi che possono correre soprattutto i pirotecnici di scarsa esperienza, c’è quello di
mescolare prodotti chimici incompatibili in grado di accendersi spontaneamente. Sfortunatamente
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questo è un vero problema, in quanto vi sono alcune combinazioni che sono in grado sia di bruciare
spontaneamente, sia di acquisire una sensibilità talmente elevata da renderne estremamente facile
l’innesco esplosivo. Il miglior consiglio per quanti, anche se esperti pirotecnici, debbono
sperimentare nuove combinazioni o nuovi ingredienti è quello di non agire mai da soli e di
procedere a verifiche pratiche della sensibilità alla frizione, all’impatto o alla elettricità statica.
Sono questi, infatti, i fattori con cui si ci si deve confrontare in fase di mescolamento, maneggio ed
uso dei materiali pirici.
Prima di elencare le combinazioni chimiche più pericolose, bisogna porre una particolare attenzione
nell’impiego del Clorato di Potassio e del Clorato di Bario. Anche se è vero che oggi l’impiego dei
Clorati è molto diminuito a favore dei Perclorati, è pur vero che numerose composizioni
pirotecniche richiedono l’impiego dei clorati. Il Clorato di Potassio e il Clorato di Bario sono i
clorati più usati nella produzione di fuochi d’artificio. C’è forse un livello di paura infondata tra i
pirotecnici riguardo ai clorati, ma in effetti troppa cautela non ha mai fatto del male a nessuno.
L’uso dei clorati in sé stessi non provoca incidenti, piuttosto può aumentare la probabilità di un
incidente se non si procede all’adozione di opportune precauzioni. Nel passato i pirotecnici hanno
adoperato i clorati per decenni senza avere un incidente, ed anche oggi i fuochi d’artificio prodotti
in molti paesi, continuano ad avere i clorati come ossidanti principali. In tali paesi addirittura si
spinge l’uso del clorato fino al limite di inserirlo in combinazioni che contengono zolfo, antimonio
e anche magnesio. Tali combinazioni vengono qui inserite fra quelle pericolose.
Le composizioni chimiche a base di clorati sono suddivise, in questa sede, in tre gruppi:
Estremamente Pericolose, Pericolose e Mediamente Pericolose. Nel primo gruppo sono inserite
delle composizioni che, nonostante ogni cautela, presentano un elevato rischio di incidente. Il
gruppo delle composizioni Pericolose può essere gestito senza incidenti, ma include un livello di
rischio di gran lunga superiore alla media. L’ultimo gruppo include l’aumento del rischio dovuto
all’aumento della sensibilità, ma i rischi sono molto più gestibili.
Dei due “Clorati” usualmente utilizzati, il Clorato di Bario è più sensibile del Clorato di Potassio.
COMPOSIZIONI ESTREMAMENTE PERICOLOSE
- Qualsiasi sale di ammonio combinato con qualsiasi tipo di clorato.
(NOTA: le composizioni a base di clorati e di Sali di ammonio presentano un rischio elevato, tanto
è vero che anche le stelle realizzate con tali ingredienti e strutturalmente disposte in strati diversi
all’interno della granata, dovrebbero essere evitati. Clorato ed Ammonio non dovrebbero mai
coesistere nello stesso cartoccio e neanche nello stesso posto di lavoro. Se si usano delle
composizioni a base di Perclorato di Ammonio, è bene evitare l’uso contemporaneo dei clorati.
Si può optare per i colori dati dal Perclorato di ammonio o per la facilità di accensione e la brillante
emissione di luce offerta dai clorati, ma non si deve essere tentati dall’usarli entrambi all’interno
dello stesso ambiente di lavoro, e dunque non devono essere presenti insieme nello stesso artifizio.)
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Clorato e zirconio
Clorato e fosforo rosso
COMPOSIZIONI PERICOLOSE
- Clorato e Zolfo, Solfuri, Solfati
- Clorato e Alluminio scuro
- Clorato e trisolfuro di antimonio (o Antimonio crudo) che aumenta la sensibilità alla frizione
- Clorato e povere di magnesio
- Clorato e Titanio (che aumenta la sensibilità alla frizione e all’impatto)
- Clorato e cromo o Cromati
- Clorato e qualsiasi polvere metallica
- Clorato e qualsiasi ossido metallico
- Clorato e nerofumo (a causa del contenuto in Zolfo)
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-
Clorato e qualsiasi combustibile a base di idrocarburi
Clorato e naftalene
Clorato e realgar (Bisolfuro di Arsenico o As2S2)
Clorato con impurezze di Clorito di Potassio superiori allo 0,001%
Clorato con impurezze di Cloruro di Potassio superiori allo 0,08%
Clorato con impurezze di Bromo superiori allo 0,15 %
MEDIAMENTE PERICOLOSI
- Stelle al clorato infarinate con polvere nera
- Stelle al clorato in una granata il cui spacco in aria contiene Zolfo
- Carica di spacco al clorato in una granata con stelle infarinate con polvere nera
PROCESSI DI REAZIONE
Alcune composizioni pirotecniche diventano più reattive quando, durante il processo di
fabbricazione, entra in gioco un terzo elemento come acqua, calore o luce del sole.
Le più comuni reazioni indesiderate sono sotto elencate.
Magnesio-Acqua: la reazione fra Magnesio ed acqua è fortemente esotermica e può comportare
l’autocombustione dell’intera massa. Tale combinazione è, infatti, intrinsecamente pericolosa in
quanto le polveri metalliche come il Magnesio sono avide di acqua con cui reagiscono, se non sono
sufficientemente passivate, formando Idrogeno nascente e provocando un forte incremento
localizzato della temperatura. Tale incremento localizzato può provocare l’accensione in massa
dell’intero quantitativo. Le composizioni che contengono polvere di magnesio non dovrebbero mai
essere spruzzate con l’acqua. I singoli granuli di magnesio devono, invece, essere ricoperti
opportunamente in modo da realizzare una barriera protettiva (Magnesio paraffinato o Magnesio
superficialmente ossidato), anche quando viene trattato con altri solventi come l’acetone o lacche
alla NC.
Alluminio – Nitrato - Acqua: qualsiasi composizione contenente Nitrati insieme ad Alluminio
finemente polverizzato, in presenza di acqua produrrà una reazione chimica analoga a quella già
descritta a proposito del Magnesio. Questa reazione è esotermica e quindi genera calore. Questo
calore si comporta da catalizzatore velocizzando sempre più la reazione, che così genera sempre più
calore. La reazione può a questo procedere fino al punto di infiammare la composizione. La
reazione, man mano che procede, sprigiona un odore che può avvertire del pericolo. Alcune volte la
reazione inizia a presentarsi durante la miscelazione allorché si procede alla umidificatura della
composizione, dal momento che il calore che si sviluppa rimane intrappolato all’interno della
massa. Se si sente che la composizione si riscalda gradualmente, è bene distribuirla in uno strato
sottile su apposito contenitore in modo da dissipare il calore e fermare la reazione. La temperatura
in cui la reazione accelera rapidamente è di circa 80 °C (176 gradi F). Se la temperatura della
composizione progredisce sempre più durante il mescolamento, la si deve portare immediatamente
in un luogo sicuro posto all’esterno dove può anche infiammarsi senza danneggiare nulla.
Le reazioni Alluminio-Nitrato-acqua possono essere eliminate con l’uso dell’acido borico per
portare il PH al livello tra 4.7 e 5.1. L’acido borico può essere aggiunto direttamente nelle
composizioni tendenti a queste reazioni, ma è più efficace se sciolto nell’acqua usata per bagnare la
miscela. Anche con l’acido borico, le stelle di alluminio- nitrato, dovrebbero essere essiccate fuori,
all’ombra, fino ad avere abbastanza prove per determinare se la reazione può accadere oppure no.
Clorato-Acqua di rubinetto: quando si bagna una miscela al clorato con l’acqua per la realizzazione
delle stelle, è bene usare acqua distillata per evitare la presenza di ferro o di carbonato di calcio che
possono essere trovati nell’acqua dei rubinetti. L’acqua, quando viene adoperata, deve avere un PH
vicino al 7,0.
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Clorato-luce del sole: i raggi ultravioletti o la luce forte del sole sono capaci di decomporre i
Clorati di potassio e di bario, aumentandone la sensibilità. Se le composizioni contengono composti
dello Zolfo, l’acido solforico che si forma per contatto con l’umidità può trasformare il clorato in
biossido di cloro, che si decompone in modo esplosivo alla luce del sole. Il Biossido di cloro si
trasforma in cloro e ossigeno che possono accendere qualsiasi materiale combustibile con cui
vengono a contatto.
SENSIBILITÀ ALLA FRIZIONE
La maggior parte delle composizioni pericolose viste prima, sono il risultato di una aumentata
sensibilità alla frizione. La quantità di energia necessaria per iniziare la reazione di ossido-riduzione
tra ossidante e combustibile è definita energia di attivazione. Normalmente noi forniamo tutta
questa energia sotto forma di calore quando accendiamo il materiale con una fiamma o una scintilla.
Tuttavia, questa energia può essere fornita al materiale in modi diversi dal solo calore. Le due più
comuni vie sono la frizione e l’impatto, e la frizione rappresenta il problema più comune.
Come indicato sopra, il clorato è presente in ogni composizione pericolosa. Le molecole di clorato
(ClO3-) hanno tre atomi di ossigeno debolmente legati e che sono facilmente rilasciati durante le
reazioni di decomposizione. Il fatto che i legami di questi atomi di ossigeno sono facilmente
spezzati, è la spiegazione della bassa energia di attivazione dei clorati.
I perclorati (ClO4-) hanno quattro atomi di ossigeno che sono strettamente legati, e ciò comporta
una maggiore energia di attivazione per innescare la reazione. Questo spiega perché le formulazioni
al perclorato hanno un punto di ignizione maggiore e si accendono più lentamente rispetto a quelle a
base di clorati.
In definitiva le composizioni al clorato si accendono a temperature più basse, e necessitano di un
attrito inferiore per innescare una reazione rispetto ad altri ossidanti. Comuni fonti di frizione sono
ad esempio lo strofinio delle stelle l’una contro l’altra durante la fase di caricamento in un
cartoccio, la fase di compressione di talune composizioni, l’inserimento di un innesco sul
contenitore, il trascinare i contenitori e altri oggetti su delle miscele fortuitamente versatesi sul
tavolo da lavoro o sul pavimento, o raschiare accidentalmente il fondo di un contenitore con una
paletta mentre si versa una composizione sensibile.
Ogni composizione, indipendentemente dall’ossidante usato, ha un suo punto di attivazione che può
innescare una reazione per effetto della frizione. Tuttavia, questa soglia di intervento è molto più
elevata in alcuni ossidanti rispetto ad altri, e non sarebbe probabilmente in grado di essere raggiunta
per effetto dell’attrito che si genera durante le normali operazioni tipiche in corso di esecuzione.
Anche operazioni ad attrito intenso come la macinazione, non sono sufficienti a far scattare la soglia
per la polvere nera, mentre lo sono per delle miscele al clorato.
Evitare la frizione è una buona pratica indipendentemente dai prodotti chimici utilizzati. Evitando le
composizioni che sono sensibili alla frizione, si evita il loro involontario innescamento per effetto
di un cacciavite scivolato, un cartoccio caduto o un contenitore trascinato.
Gli appassionati delle miscele al clorato che non vogliono rinunciare ai colori brillanti ed alle facili
ignizioni, possono adoperare formule meno sensibili alla frizione seguendo i suggerimenti del
chimico russo A.A. Shidlovskiy: aggiungendo ossidanti diversi dai clorati a qualsiasi formula
contenente clorato, si abbasserà la sensibilità alla frizione. La differenza può essere spesso
drammatica quando i clorati sono più del 50% degli ossidanti totali. Se avete mai visto una formula
che contiene clorati assieme ad altri ossidanti e vi siete chiesti il perché, questa è la risposta.
Adoperando miscele contenenti Clorati assieme ad altri ossidanti, otterrete miscele la cui energia di
attivazione aumenterà con il diminuire della sensibilità alla frizione, e potrete usufruire dei benefici
dell’uso dei clorati come ad esempio i colori e l’intensa brillantezza, con più basse temperature
d’ignizione.
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SENSIBILITÀ ALL’IMPATTO
L’impatto è un’altra forma di apporto di energia meccanica, proprio come la frizione, sebbene sia
meno rilevante dal punto di vista probabilistico. Un classico esempio di impatto è costituito dal far
cadere un martello su di un cumulo di composizione pirotecnica posta sul pavimento, mentre
trascinare un martello sul medesimo cumulo è un esempio di frizione. La sola operazione che
produce un impatto, è la battitura a mano con un bastone o un martello. Ancora una volta i clorati
sono al primo posto per sensibilità all’impatto. Non ci sarebbe bisogno di dire che le miscele al
clorato non dovrebbero mai essere compresse in un tubo, e non dovrebbero mai essere soggette a
simili urti. Questo è molto semplice da evitare. Non si deve fare.
Le miscele al perclorato hanno una minore sensibilità all’impatto delle miscele al clorato.
Le miscele a base di polvere nera possono essere compresse o calcate sempre senza preoccupazioni,
ed è questo il motivo che le rende ideali per la realizzazione dei motori per razzi. L’unico modo
per raggiungere l’energia di attivazione della Polvere Nera, consiste nel riuscire a creare impatto,
frizione e calore allo stesso tempo.
La compressione mediante l’impiego di apposite presse idrauliche, è il modo più sicuro di
compattare le miscele pirotecniche in un tubo, dal momento che l’aumento graduale della pressione
non produce forti shock da impatto. La pressione è il solo metodo usato per i motori dei razzi ad
effetto fischio e per altre miscele al perclorato che hanno bisogno di un forte grado di
compattazione. Alcune miscele, come quelle dei razzi ad effetto lampeggio (strobe), sono note per
accendersi quando vengono pressate in un tubo. Ci vuole dunque molta cura e attenzione nel
riconoscere la natura delle formulazioni con cui si ha a che fare prima di iniziare a lavorarci. Uno
scudo protettivo in policarbonato (che non va in frantumi come quello il poliacrilato), dovrebbe
essere installato su ogni postazione di pressatura, allo scopo di proteggere l’operatore dai rischi di
una esplosione. Sono raccomandati anche degli occhiali di sicurezza per ogni operatore.
SENSIBILITÀ ALLA ELETTRICITA’ STATICA
Alcune miscele pirotecniche sono soggette all’accensione per effetto della elettricità statica,
soprattutto quelle che contengono polveri metalliche. Anche alcune miscele che non contengono
polveri metalliche sono sensibili alll’elettricità statica, come quelle ad effetto fischio. La miscela
flash è una delle più sensibili, ed anche una delle più distruttive visto che anche in piccole quantità
si innesca accidentalmente.
Il modo migliore per eliminare l’elettricità statica è l’umidità. Quando l’aria è umida, le molecole
dell’acqua si attaccano sulla superficie della pelle e su altri oggetti e questo previene l’incremento
della elettricità statica. Più asciutta è la pelle, più è facile che si carichi di elettricità statica. Una
buona regola è stare lontano dalle miscele pirotecniche quando l’umidità è minore del 50%.
Bisognerebbe avere un igrometro nel locale per misurare la percentuale di umidità.
Dal momento che l’aria fredda porta aria più asciutta, i livelli di umidità dovrebbero essere minimi
durante l’inverno. Nel Nord o nel deserto, la bassa umidità nei messi invernali può comportare un
rischio da elettricità statica. Gli ambienti situati in zone tropicali, non hanno alcun problema di
elettricità statica.
Ci sono una serie di precauzioni che possono essere prese per ridurre il rischio da elettricità statica
nell’ambiente di lavoro. Nelle industrie elettroniche sono state sviluppate molte tecniche per
affrontare i problemi derivanti dalla elettricità statica, e questi possono essere applicati anche alle
fabbriche di fuochi d’artificio. Il metodo per sbarazzarsi della elettricità statica consiste nel
canalizzarla a terra. Esiste la vernice conduttiva che può essere usata per verniciare il banco da
lavoro o il pavimento del locale. Può essere installato un tappetino conduttivo collegato a terra ad
ogni punto di entrata, cosicché ogni persona si può scaricare dopo essere entrata nell’area di lavoro.
Si possono anche applicare ai polsi delle bande di massa, collegabili attraverso un lungo filo al
contatto di terra posto sul banco da lavoro. Si possono anche indossare abiti conduttivi realizzati in
materiale speciale, in modo da evitare di installare apparecchiature sui vestiti.
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L’impiego di palette di metallo aiuta ad eliminare l’accumulo di elettricità statica nel maneggiare le
miscele. Se avete qualche volta assistito all’attrazione esercitata da una paletta di plastica nei
confronti della scialacca, come se si trattasse di limatura di ferro attorno ad un magnete, avrete
potuto constatare quanto facilmente le superfici di plastica si possano caricare di elettricità statica
ed attrarre le polveri fini.
PIANO DI EVACUAZIONE
In qualsiasi luogo si lavori, si dovrebbe avere a disposizione un piano di evacuazione che preveda
delle vie di fuga libere da ostruzioni come mobili, scatoli, equipaggiamenti ecc. Se capita un
incidente, le possibilità di perdere l’orientamento a causa del temporaneo accecamento dovuto al
fumo e al bagliore dell’esplosione sono alte. Ciò di cui si ha bisogno è poter accedere alle vie di
fuga anche in condizioni di non visione, senza inciampare su nulla. Sarebbe una buona idea
esercitarsi a praticare l’evacuazione bendati per poi farlo più facilmente in caso di reale necessità.
Se avviene un incidente, la reazione poi sarà automatica. Si sarà capaci di mantenere la calma e di
uscire velocemente fuori dal locale senza gli effetti del panico che possono causare un inciampo o
una corsa precipitosa. Una volta presi dal panico, si perderà il controllo e si sarà vittime del proprio
destino.
CURA DELLE USTIONI E DEI TRAUMI
Un kit di primo soccorso per pirotecnici dovrebbe comprendere acqua ossigenata per la
medicazione di ustioni, lacci emostatici, rolli di garza ed infine un lenzuolo bianco molto pulito per
coprire le ustioni e saturarle con l’acqua. Si dovrebbe inoltre avere una grande risorsa di acqua
ghiacciata (preferibilmente ghiaccio) da applicare sulle mani, collocata dove il fuoco non può
arrivare.
NON LAVORARE MAI DA SOLI
Ci deve sempre essere qualcuno da poter chiamare in caso di bisogno. L’auto terapia del trauma è
difficile soprattutto per coloro che sono inesperti, feriti o troppo deboli per potersi aiutare. Non
bisogna contare sul telefonino in quanto se si perde l’uso delle mani esso non potrebbe essere usato.
C’è sempre bisogno di un’altra persona in grado di prestare aiuto, qualcuno che non sia esposto a
rischio alcuno in azienda.
INDUMENTI DA LAVORO
Quando si lavora con materiali pirici altamente energetici, ci si dovrebbe coprire il più possibile con
indumenti al 100% di cotone. Si devono evitare i materiali sintetici a causa del pericolo di accumulo
di elettricità statica. Le maniche lunghe e i blu jeans magari non sono indumenti comodi quando fa
caldo, ma essi salvano dalle ustioni. Il calore di una vampa di fuoco è intenso ma di breve durata e
anche un singolo strato di tessuto di cotone può fare la differenza e non permettere il contatto con la
pelle. Scarpe chiuse e rigide proteggeranno i piedi e permetteranno di scappare su detriti caldi o in
fiamme, situazione che non può verificarsi se si calzano sandali o scarpe aperte.
CONCLUSIONE
Le precauzioni qui elencate non vogliono essere esaustive, tuttavia rappresentano i problemi più
comuni. Rispettando i consigli dati, si può almeno evitare il grosso dei pericoli. Spetta ai pirotecnici
esperti consigliare gli altri e comunicare le proprie esperienze con libri, articoli, forum in una
costante ricerca dei potenziali pericoli.
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