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JOCELYN MACLURE CHARLES TAYLOR La scommessa del laico

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JOCELYN MACLURE CHARLES TAYLOR La scommessa del laico
JOCELYN MACLURE
CHARLES TAYLOR
La scommessa del laico
Edizione italiana a cura di Federica Gìardirn
O
Editori Lattrza
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T’IS,
e
aito/o primo
PLURALtSMO MORALE,
NELJTRALITÀ E LAICtTÀ
I rapporti tra potere pohtico e religioni nelle derno—
crazie liberali moderne sono vari e complessi. Tali demo
crazie, anche quando continuano, spesso simbolicamente,
a riconoscere una Chiesa ufficiale, si fondano tuttavia su
quel che si può definire un «regime di laicità». In una so
cietà ugualitaria e diversificata al contempo, lo Stato e ie
Chiese devono essere separati, e il potere politico dee mo
strarsi neutrale nei confronti delle religioni. Stabilire, come
nella tradizione cristiana, un legame organico fra lo Stato e
una religione renderebbe cittadini di serie B i membri delle
altre religioni e coloro che non sono religiosi. Per questo
uno Stato democratico deve essere neutrale o imparziale
nei suoi rapporti con le diverse religioni, Deve, inoltre, ri
servare pari trattamento sia ai cittadini che agiscono in base
a credenze religiose sia a quelli che non lo fanno: deve, dun
que, essere neutrale rispetto alle diverse visioni del inondo
e concezioni del bene con le quali i cittadini si identificano,
siano esse secolari, spirituali o religiose. La diversità religio
sa va considerata come un aspetto del «pluralismo morale»
che le democrazie contemporanee devono aitrontare. Tale
«pluralismo morale» nasce dalla possibilità che hanno gli
e
iflitti
Penanie ia aicita
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doi tare nncezioni del bene e sistemi di valori
indi idw di 0
dii ci si a volte persino incom paubih
una pluralità
il tatto che gli individui si rapportino
bbe
di concezioni del mondo e di progetti di vita flOfl porre
più
va
aL un pioblema se asessimo accesso a una prospetti
o sta
ilta e non cuntroi ersa che ci permettesse di ordinare
una gerarchia tra i differenti punti di vista adottati daì
ruolo
cntadmi. Ma ogpi quale prospettiva 1u0 arrogarsi un
ipali
princ
sdiiile? li pluralismo motale e UflO dei problemi
hé è alla
della lilusoha politica contemporanea proprio perc
cittadini.
base dci disaccordi più profondi e complicati tra i
tica,
I disaccordi in merito ai progressi scienutici della gene
nto
a[l’aìscgnamcl tu della religione a scuola o all’interve
con
le1L) Stato ifi campo economico spessO si radicano in
rastanti.
ezioni dcli essere uniano o in schemi di valori cont
chiamato
Ljuello che l filosolo americano John Rawis ha
osci
sil tatto del piurai sino ragionevole» nasce dal ricon
questioni
rieu1o dei limiti della razionalità nel giudicare le
ra dello
riguaidanti il senso ultimo dell’esistenza e della natu
ui nano Il nconesc imemo dell’indeterminatezza e
i il upt
anda
iella tallibi[ita della ragione umana di fronte alla dom
e
‘Los’e una sua uusclta?», ha portato filosofi liberali com
della
e John Stuart Miii a difendere il principio
loliu
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nuuira JclI.a coscienza individuale o della «autonom
riconosce l’autorita ultima
» della persona. Lo Stato
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Pìurahsmo morale, neutralitae laicità
dell’agente nei riguardi di tutte quelle ercdcIuze clic gli per
mettono di interpretare il mondo e ia propria collocazione
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in esso, e che gli permettono di eseldnarc la i opnia faolt
mi
di giudizio nel momento in cui su coni roni cu dilem
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morali o identitani. Anzichc imporre agli uuii
), lo
ta visione del mondo e dei bene il eligiosa o v’ olan
cdi
Stato cerca di favorire lo sviluppo della loro autofluiuìia
tutelare la loro libertà di coscienza Ttai iii, riifle
i appiano
nea Rawls, è inevitabile che in so lctd le quali iuco
creano
lo sviluppo delle facoltà razionali delle pci sonu e
flLà
istituzioni per tutelare la libertà di pensurr i di (‘sCtC
tare con
e di espressione, gli individui finiseano pe adot
pna di
cezioni differenti su ciò che è una vita che alga la
essere vissuta’.
nell o
Il tema della laicità deve, dunque, CSSCi attuonLao
Stato
rizzonte più ampio della necessaria neuti aliti dello
ogctiu di
rispetto alla molteplicità di vaioli credente e pi
erne,
vita dei cittadini nelle società mod
tuttasia piec1ata ulteniom
Questa esigenza di neutralita va
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mente. lino Stato liberale e denicicraucu non
ipi fondanentali come
indifferente rispetto ad alcuni princ
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la dignità umana, i diritti della persona o ia 0
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lare. Si tratta di valori iostitut:vi dei re-ginul
liberali; ne costituiscono il fondamento e il fine
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Si tratta di valori legittimi ebbcne neu su..o neutri perd
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permettono la coesistei iza pacilie a un un aduni r Iie adot
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Pensare Ialacita
molto diverse del mondo e del bene
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aIi individui di essere sovrani nelle loro scelte
dì COSC.ieiìZct e di definire il proprio progetto di vita nel
rIspetto del diritto altrui di fare altrettanto. E il motivo per
UI persone che hanno convinzioni religiose, metafisiche e
se ululi molto diverse possono condividere e affermare tali
\ aiutI costituti\ i. Spesso le persone vi arrivano attraverso
i percorsi più vari, eppure si accordano per difenderli. La
presenza di quel che Ra\ils chiama «consenso per interse
zame» riguardo ai valori pubblici di base è la condizione
desitenza delle società pluralist&. Un cristiano potrà, ad
escniplo, ditendere i diritti e le libertà della persona in
\ oLando lideì che l’essere umano sia stato creato a im
ìnagine di Dio, un razionalista kantiano dirà che bisogna
ruconoscue e tutelare la pari dignità degli esseri razionali;
un uuilitansta sosterrà che bisogna cercare di massimiz
zate la felicità di tutti gli esseri sensibili capaci di provare
acie e dolore; un buddjsta mvocherà il principio fonda
mentale de1l’abima, la non violenza; mentre un autoctono
LL( /oist, adottando una concezione olistica del
o un
nionUo sosterra che gli esseri viventi e le forze naturali si
trovano in un rapporto di complementarità e interdipen
ìienza e che di conseguenza bisogna portare uguale rispet
to a lutti compresi gli esseri umani. Tutti concordano sul
piiicipio senza condividere le ragioni che lo giustificano.
mi sfida delle società contemporanee è di garantire che
lutti possano. a partire dalla propria prospettiva, arrivare
un oiccziOm
JCti)ik
C1jntuu
a considerare i principi di base dellassociazii ra pOiltlcd
come legittimi.
Di conseguenza lo Stato che si identifica con questi princi
pi politici comuni non potrebbe far proprio nessuno degli
«impegni fondamentali» («engageincrils J zdumen1iu») o
delle «convinzioni fondamentali> (<coìnici:o,/s TC ilJd!/Ie-’Il
tales») molteplici e a volte difficilmente conciliabuli
i cittadini adottano. Per impegni e convinzioni fondamen
tali intendiamo le ragioni, valutazioni o mouvi, derivanti
da concezioni del mondo e del bene degli illdi\idol, ch
permettono loro di comprendere la realtà ch h cii con cIa e
dj dare un senso e una direzione alla propria \fla. lXindosi
dei valori, gerarchizzandoli o conciliandoli ed cluborandoli
in progetti, gli esseri umani giungono a strutturale ia loro
esistenza, ad esercitare il loro giudizio e a guidare la loro
condotta in breve, a costituirsi un’identità ,‘/2rdlr. (ome
vedremo, gli impegni fondamentali, che chiametemo anche
«quadri di riferimento»*. includono contenuporancanienuc
le profonde credenze religiose e aiithr- quelle se’eolan di
stinguendosi dalle «preferenze», legittime ma meno fonda
mentali, che manifestiamo in quanto individui.
È probabile che la maggioranza si basi su ragioni piu o me
no esplicite e, soprattutto, che queste non facciano parte di
un sistema completo e complensivo di convinzioni religiose
o secolari. Tuttavia altri faranno riferimento a sistemi più
—
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6 Si veda C. Taylor, L ic/cnt;é
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de Lnii vi ut Pìess (ai brtde New \‘otk 2002.
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ai. pp. 171 172 tiravI il CH.. p, ISI].
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p-in Purahsmo mnraìe neuirauta o lalclla
c/ /i hiv-ii, ii Id., L,
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l’identae moderne, Boréal, Montréal 1998, ru- 15 147 cd or nije:, Oì°, ti,i 1. i la
radici dell’io. La cosh’uZzonc ci1 idee/i/a noj’,oa, Feli iiiIIi ,,\h1,n,o ‘“,H
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i, Oarrivvl,Lre
Jdentità e bene», pp. 15-146).
*
Per l’espressione «quadri di rilerutiento» seguianso qui ta tiaduaoiiv iiah,inu vitara
alla nota precedente: ti testo francese presenta I espiessiolie «‘enti :et, i: Jvowiet,u,”,
tN.d.Tj.
Pkrahsmo morale. ouIraiita e acta
?insare a aicita
totalizzaiiti. Ma che tali convinzioni profonde siano impli
tte o esplicite. sistemalizzate o meno, giocano nondimeno
un ruolo fondamentale nella vita delle persone. E rappor
andoci a tail convinzioni e impegni che noi prendiamo le
decisa>iti nuporlanti della nostra vita. Malgrado ciò, in una
sucieta dove non si dia consenso sui quadri di riferimento
tndamentaii, lo Stato deve eitare di gerarchizzare le con
ceziuni del mondo e della buona vita che motivano l’ade
slolle dei ciiradim ai principi basilari della loro associazione
poli ica. Nel campo delle convinzioni e degli impegni fon
damentali lo Stato, per essere veramente lo Stato (li tutti,
e resta e «net.itralc».
( io nnp cd che lo Stato adotti una posizione di neutralità
solumelite verso le religioni, ma anche verso ie diverse
concezioni tilootich che si presentano come loro equiva
lenti secoLri. Intatti, un sistema che sostituisca, come ba
se di proprio agire, la religione con una filosofia secolare
tutalizzante rende di serie B tutti i cittadini che professano
una idhgioiìe, dal momento che non aderiscono alle ragio
alle aluiazioni impliLate nella filosofia riconosciuta
ttUalneiì[e. in altfi termini, questo regime sostituisce la
.eiiglolie sutuna, cosi come te credenze fondamentali che
a detiiiscono, con una filosofia morale secolare ma antire
lirioa la quaL stabilisce a sua uha un ordine di credenze
iietafisiclie e murali,
I a Lentazione di tare della laicità un equil alente secolare
della ieligione L generalmente più forte nei paesi in cui la
laicizzazione e stata conquistara con un’aspra lotta contro
la reiigone dominante; pensiamo, ad esempio, alla Chiesa
cutuiica della Restaurazione in Francia e all’islam dell’ex
altftdtO nel e dsO della Turchia E forse a causa della diffusa
in e
sensazione che in Quebec la laicita S1t stata conseguita at
traverso una dura lotta contro la Chiesa cattolica rhe i suoi
abitanti sono oggi ben disposti nei confronti della versione
francese e turca della laicità. Si tratta di una laicità che si
compiace della propria neutralita nei confronti delle varie
religioni, sebbene non faccia altrettanto \ erso le concezioni
del mondo e del bene, Al contrario, nella sua turma più
radicale si richiama a una «morale indipendente» fonda
ta suj principi della ragione e su una concezione specifica
della natura umana’. Questo tipo di regime sostituisce la
religione istituita con una filosofia morale laica. Una filo
sofia morale e politica che è, riprendendo l’espressione di
Jean-Jacques Rousseau, una «religione civile». La Francia
della Terza Repubblica, concepita dai radicali tra la tine
del XIX secolo e l’inizio del XX, è un esempio di regime
repubblicano fondato su una religione civile
Marcel Gauchet racconta come il filosofo francese Renou
vier concepisse j fondamenti della politica dei radicali della
Terza Repubblica nella loro lotta contro ia Chiesa. Lo Sta
to, secondo Renouvier, de e essere «educativo e normalivo» poiché «la sua. rispetto a quella di una Chiesa o di una
comunità, è una responsabilità a titolo uni\ ersale». Per non
venire sottomesso alla Chiesa, lo Stato deve adottare «una
morale indipendente da qualsiasi religione». il cui fonda
mento sia la libertà, e godere di una «superiorità morale»
nei confronti di tutte le religioni. Per assicurare tale supe
riorità, la morale dello Stato deve radicarsi in qualcosa di
meno debole rispetto a ciò che offrono le tesi etiche utilita
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7 M. (iau,.hct. La r,
0. La rcZiion,
pp. 47 50
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Pensare la laicita
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e sentimentali. Ha bisogno di una «teologia razionale»
simile, per esempio, alla filosofia morale di Kant<.
luttavia, rispetto a quanto detto sopra sulla necessaria neu
iralita dello Stato nei confronti delle diverse concezioni di
vita buona, sostituire un [ondamento religioso della convi
venza con una concezione filosofica secolare esaustiva crea
pioblemi, dal momento che la concezione del mondo e
della natura umana che essa implica non può essere con
divisa da tutti i cittadini, molti dei quali rimangono religio
si. E essenziale, allora, che i cittadini si uniscano a partire
dalla propria prospettiva, su un insieme di principi comuni
capaci di assicurare la cooperazione sociale e la stabiit po
litica, La convivenza, dunque, dovrà basarsi non sull’equi
valente secolare di una dottrina religiosa, ma piuttosto su
una gamma di valori e principi che possano essere oggetto
di un consenso per intersezione. Il radicamento in valori
pubblici comuni mira ad assicurare l’uguaglianza morale
dei cittadini, in modo che potenzialmente possano tutti,
partire dalla propria concezione del mondo e del bene,
aderire agli orientamenti fondamentali dello Stato.
Bisogna dunque evitare di confondere la laicizzazione di
un regime politico con la secolarizzazione di una società.
ne
—
—
Nonostante tale distinzione richieda numerose sfumature,
si può sostenere che Lì laicizzazione è il processo per cui lo
Stato afferma la propria indipendenza rispetto alla religio
ne, mentre una delle caratteristiche della secolarizzazione
consiste nell’erosione dell’influenza della religione sulle
pratiche sociali e sui comportamenti individuali
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20u7 [ irad. ti. L
’t ,e,oldri, Feltrineili, Milano 2009]
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Plurajisiììo mordie, itiifalità e aiuta
la laicizzazione è un processo politico che si inscrive nel
diritto positivo, la secolarizzazione e piuttosto utì tenome
no sociologico che si incarna iìeflc diverse concezioni del
mondo e nei differenti modi di vita delle persone. Secondo
quanto detto in precedenza sulla necessaria neutralità dello
Stato rispetto alle concezioni del bene e delle convinzioni di
coscienza, lo Stato deve tendere alla [aicita senza, tuttavia,
promuovere la secolarizzazione.
Detto ciò, è chiaro che tale neutralit dello Stato non pesera
allo stesso modo su tutti i cittadini, Lo Stato lihc’iale difen
de, per esempio, il prmciplo secondo csi gli individui sono
considerati come agenti morali autonomi, liberi di delmire
la propria concezione di vita buona, in questo senso, lo Sta
to favorirà, ad esempio, lo sviluppo dell’autonomia critica
degli alunni a scuola: incoraggiando lo sviluppo dell’auto
nomia ed esponendo gli alunni a una plurahta di visioni del
mondo e di modi di vita, lo Stato demoriatico e liberale
rende il compito più difficile a quei genitori che cercano di
trasmettere ai propri figli un universo particolare di creden
ze e, ancor più, a quei gruppi che desiderano sottrarsi all’in
fluenza della maggioranza per perpetuare uno stile di vita
basato più sul rispetto della tradizione clic sull ‘autonomia
individuale e l’esercizio del giudizio critico, La neutralita
dello Stato non è dunque totalelu.
iO Alcuni genitori in Nors vgia, in Sp,.gIi, legli 51.11 t t otri,
i a i3 i agi a in ( .110v
.
1
e in Quebcc hanno contestato in vani. occasioni parn del i i animi soiastico, ira iii
il corso di educazione alla sessualitì, alla cittadinanza o alle iullure religiosi con il pri.
testo che il contenuto di talì corsi vada a intaeeatc le credenii religiose chi. dcsidci.uìo
trasmettere ai propri Figli. Si ieda, ad csempio, 51i:eri i. tlaiekiio ( uil.’; iioarilo/ 6a’u,a
tgon, 827 F. 2d 1058 CA. 6 (dr. 1987); F
4i i,, mvi ()I/’vm i Sorti ci. 1.111k. (,rnd
0
Chamber, applicauon 15472 02 29giugno 200i: ( i’a,,/’,r1,z;i
,,irc \c/,ooì D,e.r:v,
o. 36. [24*1214 R.C.S. 710.2002 CSC 56. Sulle vicvndc dei gruppi religiosi rradizivnialisti
nelle democrazie liberali, si veda j. Spinner I laici.. 6
iri itiiiz fin, ritti. Johns i Iupkins
University Presi. Baitimore 2000.
-
Peisart a taicta
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dpI1oo primo
( urne abbiamo visto, tale presa di posizione in favore di
ieuiii valori di base è costitutiva delle democrazie liberali.
Non si tratta tanto di rimetterla in questione, quanto di
piendere coscienza del fatto che la neutralità dello Stato
dcinouatico e liberale non può, per definjzione, essere as
suluL. Essendo neutrale verso i sistemi di credenze e di
valoii dei cittadini, lo Stato difende-’ la loro uguaglianza e la
loro libertà di perseguire i propri fini. Lo Stato, dunque, si
schiera a favore dell’uguaglianza e dell’autonomia dei cit
tadini permettendo loro di scegliere il proprio progetto e la
propria modalita di vita. In questo modo, tanto il credente
quanto l’arco possono vivere secondo le proprie convin
zloni senza però imporre agli altri la propria concezione
del mondo.
I acendo un passo indietro, si può constatare quanto sia
rej. ente l’ideale di una società nella quale i cittadini arrivi
no un «consenso per intersezione» sui principi politici di
base, nonostante il latto che essi aderiscano a concezioni
diveise di ciò che è una vita riuscita, Tale modello si distin
,tie nettamente da quelle società in cui le radici dell’unità
soci.aL ,ttondano in una religione comune e nell’accordo
riguudo al senso e ai tini ultimi della vita
’. L’esigenza di
1
unanimita si è manifestata con massima chiarezza in Ger
niaiiia nel periodo della ritrovata pace religiosa dopo la riforma protestante dei XVI secolo: cuius regio eius religio.
La confessione religiosa del popolo deve essere la stessa del
plincipe. Qualsiasi forma di dissidenza è considerata una
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Puraksmo moraie, neutratita e aiuta
io
minaccia alla legittimità dello Stato e alla sua capaclta di
assicurare la stabilità e l’unità del paese.
ll passaggio da un tipo di unità a un altro non è esente
da difficoltà. Regimi politici non cristiani, in alcuni casi
ufficialmente atei, hanno cercato di fondare 1 unita nazio
nale su una filosofia secolare cui tutti i cittadini dovevano
aderire; pensiamo, ad esempio, al giacobinìsmo e ad alcuni
regimi comunisti o nazionalisti. In tali casi, si rinnega la
religione ma rimane il presupposto che sia necessaria una
visione comune del mondo.
11 modello secondo cui l’unità della comunità politica si
basa sull’adesione dei cittadini a principi politici condivisi,
malgrado le loro divergenze sulle ragioni profonde, e radi
calmente diverso’
, Tale società è cosciente non solamen
2
te del fatto che la propria unità non risiede nell’unanimità
sul senso e sulle finalità dell’esistenza, ma anche che ogni
tentativo che miri
-uniformità comporti conseguenze
devastanti per la pace sociale. Tutte le società occidentali
devono dunque imparare a trovare i moventi della propria
unità al di fuori dell’unanimità filosofica. Non è un passag
gio facile, e talora la sua necessita viene contestata. come
avviene oggi negli Stati Uniti e in numerosi paesi europei
quando i rappresentanti della destra politica sostengono
che soltanto un ritorno ad una perduta unità morale può
contrastare la minaccia di una degenerazione identitaria.
Non sembra esagerato dire che il Québec francese abbia in
carnato, in certa misura, prima degli anni Sessanta, questo
modello di cristianità. Sebbene non fosse stata istituita per
legge nessuna Chiesa, la potente corrente del nazionalismo
.-1i,,irZo, Mei,emi, Roma
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i2 Rawls, Lzhera/oo’mpolmn.,ui
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31
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Pensare ta aiciffi
del Canada francese è stata la visione comune cui
la coUettività & stata chiamata ad aderire; tale adesione venne considerata condizione necessaria per la sopravvivenza
di quella cultura. La religione cattolica era un carattere fon
dainentale dell’identità nazionale. Tale corrente è stata poi
toriemente contestata da chi ha preparato il terreno della
R1\olLIzlone tranquilla, ma. di nuovo, il presupposto che
lega l’unità nazionale all’unanimità sulle finalità collettive
mantiene una certa presa sugli animi.
aLtoI1co
uaj’llUlU
(‘JL/J
I PRlNCPI DELLA LAICITÀ
La laicità deve, dunque, essere affrontata nel conte
sto di un più generale ideale di neutralità, cui lo Stato deve
aspirare se vuoie riservare ai cittadini un trattamento equo.
La laicità è una declinazione della governance che permette
agli Stati democratici e liberali di accordare uguale rispetto
a individui che hanno visioni del mondo e schemi di valori
differenti. Ma, più precisamente, che cos’è la laicità? La
laicità non si lascia descrivere da formule semplici come
«separazione tra Chiesa e Stato», «neutralira dello Stato nei
confronti delle religioni» o «esclusione della religione dallo
spazio pubblico», anche se tutte queste formule contengo
no una parte di verità. La laicità poggia piuttosto su una
pluralità di principi, ciascuno rispondente a funzioni parti
colari. E importante capire che la laicità è costituita da un
insieme di valori e di mezzi o «modi operativi» intrecciati
così intimamente che è difficile separarli. Inoltre, alla base
di alcufui vicoli ciechi nei dibattiti sia teorici sia pratici sulla
laicità vi è, a nostro avviso, il fatto che i fini e i modi operativi della laicità non sono distinti con sufficiente chiarezza. Si
finisce così per dare ai mezzi uno statuto pari o addirittura
superiore a quello dei fini di uno Stato laico.
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p
n
ma
Pensare a aìcità
La laicita poggia, secondo noi, su due grandi principi, l’u
guale rispetto e la libertà di cosuenza, così come su due
modi operativi che ne permettono la realizzazione, ossia la
separazione tra Chiesa e Stato e la neutralita dello Stato nei
confronti delle religioni. I modi operativi della laicità non
sono mezzi contingenti di cui si può fare eventualmente a
meno, Si tratta di accordi istituzionali indispensabili che,
come vedremo, possono tuttavia essere interpretati in modi
differenti e mostrarsi più o meno permissivi o restrittivi nei
riguardi della pratica religiosa.
sul piano dei principi, un regime democratico riconosce
pari aloru morale o pari dignità a tutti i cittadini e, di con
seguenza, cerca di accordare ioro pari nspetto. La realiz
zazione di questa intenzione esige separazione tra Chiesa
e Stato e neutralita dello Stato verso religioni e movimenti
di pensiero secolari. Da una parte, lo Stato, dato che deve
essere lo Stato di tutti i cittadini e dato che questi adottano
una pluralità (li concezioni del mondo e del bene, non de
ve identificarsi con una particolare religione o una visione
del mondo li per questo che lo Stato e la religione devono
esaele «separati» Lo Stato deve essere sovrano nei propri
campi di u)nipetenza La fusione tra il potere politico e una
concezione religiosa o secolare del mondo rende cittadini
di serie B clii iinn abbraccia la dottrina ufficial&.
‘
i I
iiip
i » di piincli di s araziunc dci potcti polinci e ieligiosi cdi rispetto della
di os i i a le di associazione implica che le associazioni religiose siano aneh’esse
aiitouonie all’inicino delle proprie zone di ompeten/a, purdhe restino sottomesse all’oh
I li,io di i tsput or clt iit ti umani fondaincntah e le leggi in vigore (de cosi reciproca zu
i o inna 101 polco. politico e omunita religiose Da un lato, le idligioni non hanno alcun
noi poi mk ,iato mn lo Stato, dall’altro le (‘hiesc non devono sottostare al controllo di
gnest’ulmum colui am ide om
gi in ‘l’nrchia dos e il goveino esercita un ngido controllo
1
sul i li tu dcli’ lsbuii stinnita Nt llo stesso sctiso sulle iadict del sspoierc regale» iisenditato
m!,ulo tauo iu no m’su nei su rappoi taisi alle idigioni si veda i Bauberot Iimotrm d
m la
i i t’i mi l
ari’
iusst’s unisetsitairms de l’rame Paris 2007
t
iilx
.i
i
a 1)0) Si
I
d
principi iella laicita
19
D’altra parte, il principio di uguale rispetto esige anche che
lo Stato sia «neutrale» nei riguardi delle religioni e di qual
siasi altra profonda convinzione: non deve ne (a orirne ne
ostacolame nessuna, Per accordare uguale rispetto a tutti i
cittadini, lo Stato deve essere capace di giustificare ie pro
prie decisioni agli occhi di ciascuno di loro, cosa che non
potrà fare se favorisce una concezione particolare del mon
do e del ben&. Le ragioni alla base della sua azione devono
essere «laiche» o «pubbliche», ossia deri ate da quel che
potremo chiamare una «morale politica minima», e poten
zialmente accettabile da parte di tutti i cui adini’
L’uguaglianza di rispetto non e, tuttavia, i unico fine della
laicità, Come sottolinea Martha Nussbaurn uno Stato che
limita in modo significativo la libertà di coscienza di tutti i
cittadini potrebbe comunque trattarli con uguale conside
. La realizzazione di uno Stato laico mira, dunque,
4
razione
anche alla tutela della libertà di coscienza dei cittadini. Mo
strandosi «agnostico» sulla questione dei fini dell’esistenza
umana, lo Stato laico riconosce la sorraniià della persona
sulle scelte di coscienza. Le concezioni del mondo e del
bene sono state storicamente oggetto di disaccordi Pro
fondi e nulla lascia presagire una modifir a di quLsto dato
2 1’ Nagel, Mutai (o ijlimt and Pulii mai I m
iiou a,, ni «Phdi sol’iuS ,ui i l ti lii AH,uts»,
5
XVI, 1987, 3, pi,, 215-240.
3 Quesio non siguifima che ie ragioni poi tRe dai ii lati in nel dii uno ului lime dciubai o
essere epurate. purgate da ogni riferimento al ptoprio sistei ia a n olau di ricden»c i’
valori, Tutte le scelte spirituali e nitirali devono porci mssetr asu oltatm ne dibattiti sullm
grandi questioni pubbliche. futtai ia risulta poco pi ohahilc eh miei ciedcnu ticscano a
convmeere i propri concittadini della alidua della piopi ia posi iouu se non ofttono lui o
anche delle ragioni accettabili alla lumi di tiri dilici cb si5t utili i ak,mi i cti’deuzc Si
veda, tra gli altri, (2. Eberie, Relzgiout (,o,wimigt’mi o, Li o i / Poat mi ( auibudgc I niver
sity Press, Cibridge 2002.
4 M Nussbaom, Lihert of ( uiutu n’lime 1, flm/ Oli d il n’;,, i’ a io li o Id li ,oa
lzq»aliiy Basie Books, Nen York 20(15, pp 21 22
opt
a
Pensare la lacita
i/i tOii) t
della vita moderna. Come xlsto sopra, nulla ci
pi. riflette di credere che il ragionamento pratico abbia il
poteic di formulare dei giudizi sui fini ultimi dell’esisten
za Piuttoio che dettare agli indi\!idui una concezione del
niotido e d1 bene, lo Stato laico rispetta la loro libertà dI
oscienza o la loro autonomia morale, ossia il loro diritto
LII iveie seLondo le proprie scelte di coscienza. Cerchera
iiìchc di di[endere tale libertà di coscienza nel momento
ii cui vengt ostacolata illegittimamente, così come difende
I uguaglianza tra donne e uomini o la libertà di espressione.
(olnL vedremo, e in quest’ottica che a volte vengono giusti
ìcate ic intese religiose.
Il fatto che la laicita miri all’uguale rispetto dei cittadini
e alla tutela della libertà di coscienza risulta ancora piu
evidente quando si tiene conto del suo sviluppo storico in
occidente I principi di separazione e neutralità sono nati
dalle derive dei regimi monoconfessionali, nati a loro volta
per porre tine alle guerre di religione. Occorre a ridefinire
Sttu, non piìi come strumento nelle mani di cattolici o
di protestanti, ma come potere pubblico comune al servi
dei cittadini aderenti a entrambe le confessioni. Questi
pumi passi verso la neutralità, per quanto incerti e parzia
li agli inizi, accompagnarono la realizzazione di regimi di
tolleranza religiosa che permettessero una maggiore libertà
riJl’esercizo dei culti prima ietati. inserendosi in tale per
rorso, il primo emendamento della Costituzione americana
stabilisce che non possa essere adottata dal Congresso nes
struaurale
Lu)
‘
delle così. e
ll, pii o d., Raa IS sugli oouco dei giu, lizioo nei iciiaidi
Infine, Prcsses UI in ersitaires de Franee, Paris
1ìauIs[’.cii!i io
l’one
203) pì. 53 5 cd oi inglese 1993 ti ad it I n,crciliono politico, L,dizioiìi di Comunita,
Mulan i 1994,)) 142 04
i
‘.1
ondi I prncip della laicità
21
suna legge che ufficralizzi una religlont.. o che nr ostacoli
Allo stesso modo, la legge
la libera pratica
francese sulla laicità del i 9O istituisce la separazione tra
Chiesa e Stato decretando la libertà di culto per tutti i citta
dini. In entrambi i casi, separazione e neutrahtà mirano ad
assicurare l’uguaglianza dei cittadini e vanno di pari passo
con il riconoscimento e la tutela della libertà di coscienza e
di religione degli individui.
Si potrebbe così dire, con Micheline Milot che la laicita è
una «gestione (progressiva) del politico in virtìi del quale
la libertà di religione e la libertà di coscienza si trovano
garantiti, in conformità con una volontà di uguale giustizia
per tutti, da uno Stato neutrale nei riguardi delle diverse
concezioni della buona vita che coesistono nella società»ll.
politica che poggia su
La laicità è un modo di
due grandi principi pari rispetto e libertà di coscienza
e due modi operativi la separazione tra Chiesa e Stato e
la neutralità dello Stato verso le religioni e r movimenti di
pensiero secolari.
(free exercise).
governance
—,
—
—
Nonostante alcuni autori abbiano correttamente inteso co
me i regimi laici poggino su equilibri delicati tra principi
distinti, riteniamo che fini e mezzi della laicità non siano
stati distinti con sufficiente chiarezza nelle ricerche accade
miche delle scienze sociali, del diritto e della filosofia. Ad
esempio Nussbaurn mostra come il modello americano di
laicità e di libertà di coscienza sia fondato sui ei prmcipi se
guenti: uguaglianza, uguale rispetto per ciascuna persona,
libertà di coscienza, accomodamento, non -istituzionalizza
il 14.1411
11 od
6 ivI. Miot, Laic;n’ .Ljna le iuuveIu1 ìiIo,n Le o,
P. 3-i.
.in
In, o
13 epols. 1 tnniiout 2u02,
t, t
j
one e sep.nazlone Nel Rapporto Stasi sull’applicazione
del prilicipk) di laicità in Francia. quest’ultima viene pre
selitata come d rh ante da tie principi: libertà di coscienza,
umg1ianza ud diritto alle scelte spirituali e religiose e neu
1a1im del potere tohtico”. l’ali definizioni hanno il merito
di riconoscere il fatto che la laicità è fondata su una pluralità
di principi. Un’analisi concettuale serrata ci permette, tut
tavia, di Eare un passo ulteriore, Non tutti i principi della
e la libertà
Laidta sono dello stesso tipo. L’uguale rispetto
di coscienza sono principi morali che hanno la funzione
di regoLre il nostro agire (o, nel caso di cui ci occupia
mo, l’azione dello Stato). mentre la neutralità, la separa
zione e l’intesa sono ciò che potremmo definire «principi
istiti izionali», che derivano dai principi di uguale rispetto
di
e di libertà di coscienza. In modo analogo, ai principio
separazione tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario
non i. un prmcipiO morale. Si tratta di una disposizione
istituzIonale indispensabile che mira, come hanno mostrato
l.ockc Montesquieu, a preservare la libertà dei cittadini
è
e a evitare la tirannia. il valore dei «principi istituzionali»
e
derivato anziché intrinseco; si tratta di mezzi essenziali alla
realizzazione di fini propriamente morali.
Si comprende meglio la misura della complessità della laicità
quando si realizza come essa comporti un insieme di fini e
modi operativi che possono entrare in conflitto tra loro. In
7 5 ( da u»htin I 20 itt o/ (un nono no iw 22 25
5 11. Stasi Iiapport Jc la ( ,immn,lon 21 riJIc1oli inc ì%pptuat 00 citI prtIOt, 10 /0020
/0 I<c i. 1,lc ‘ 9 i rad li. R,jcporl io/la lnita Velo nlamz,o e mho/t i eliio.ii
Bhargava
i,,pi:. Sclìcin’lIlur, Muanc’ 2t5)4. p. Ioj. Per parte >ua. Rajeev
i, l
di valori. Si seda R.
o,tic,ic hr L a,cit m,liana sia ai lcssci londaa ,u una tuoltepiteita
H,mdhoo/e
hhaigai a. i-’ ttt,al.t, tn/ai/im in i. Dryiek, B. Honig e A Philips a cura dii. ;1
655.
61b
200s,
()xlord
Pro»,
mversity
i
()xiord
pp,
2 Po tu al TI tio
,,
I
Pensare la laicita
pii cipi della laicita
3
particolare, possono sopraggrui ipere lscan ira uguale ri
spetto morale e la tutela della libertà di CUC aena e di religio
ne. Se, ad esempio, un’insegnante inusulmuta pira il \ do in
classe, si può pensare che stia comproinettcnio Li I20utralita
della scuola pubblica, cosa che coiiruirehbe culla derugt alla
norma secondo cui le istituzioni pubhliehr devono ti’ana
re tutti i cittadini allo stesso modo. D altra parte impedire
all’insegnante di portare ilelo coStituisCe Ulici \iULLiOlSe alla
sua libertà di religione. Come euiìciliaue l’appalerira di flc-U
tralità di cui devono dare prova le istutu mi i pubbhLhe e il
rispetto della libertà di religione? Torneiemo sulL Ljuestione
in seguito, ma il fatto che due paLsì eunipel Inghilterra e
Germania in cui si è presentato tale caso [) anbioiio atti’oiì
tato in modo diverso ne rivela la dillicchta intrinseca
Si deve così riconoscere che tinalilìi e timidi opLi aill i iella
laicità non possono essere semple l1efieuLaflte1ì a’moniz
. tavoriscano la
1
zati; è necessario trovare compromessi dì
massima compatibilita tra questi ideali. 11 fatto Lire ia laicità
non sia un principio semplice e unico genera quei dilemmi
che gli Stati laici sono chiamati a risolvere. Tcativid la possi
bilità di un conflitto tra principi costitutivi sembra sfuggire
ad alcuni osservatori. Nonostante sia coiisapcs ole che la
laicità poggi su una pluralita di principi. il tiosolu trncese
Henri Pefia-Ruiz lascia intendere, nella sua enluca alla no
zione di «laicità aperta», che sia un principio monolitico
-
—
che richiede solo di essere applicato ‘orI’diian1ente.
i liii, lui
certo numero di I an20i iciicschl 2 ti il cL’. un i/si 1,11 UiiI
in a, .ini sulla
Unito la decisione e lasciata alla sincia se 0 iii S edai I, tuo
o >, in do
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.1.
Germania e il Regno Unito di Ledie ciJic. i,, td,it o Ci lj i
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sultanon sur los pratiques d’accommode cinto oli, cia,, ,i;re ,oc’ ,.tii.. ms
ii—’c F,ccfl ci
o,’! d’o.. ii.,
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ifl Compartni R i, ari
0,2,10 diluS
qcca/documentation/tapports-expertshtoii consultato il
9 1 o
‘
i,
,rz’.
Pensare la laicita
flflCpi
Li I icita lo ricordiamo, l’affermazione simultanea di tre valori
LIie sOliO altrettanti principi di organizzazione politica: la libertà
di ouenza fondata sull’autonomia della persona e della sua sfe
ra pLI atti, la completa uguaglianza degli atei e degli agnostici e
i dn ersi ciedenti, la cura dell’universalità della sfera pubblica;
la legge colnutie deve intatti promuovere l’interesse di tutti. Così
LH[csJ la laicità non deve aprirsi o chiudersi. Deve semplicemen
n. vi’ erL ‘enza invadere quei principi che la rendono un ideale
di c’mcorjia. aperto a tutti indiscriminatarnente. La nozione di
laiLlia aperta nelle mani di chi, in realtà. contesta la vera laicità
ma non osa opporsi apertamente ai valori che la definiscono.
( osahro potrebbe significare aprire la laicità se non rimettere
in causa uno dei suoi tre principi costitutivi, quando non tutti e
i rc c OfltcmpOrafleaflieflte? A voi giudicare
.
0
La ptassibiiira, pur reale, che i principi della laicità possano
entrare in conflitto viene elusa da Pefia-Ruiz. Ma è questa la
realtà strutturale all’origine dei dilemmi più delicati che gli
Stati laici devono risolvere. Per tornare al caso accennato,
nnpcdire all’insegnante di indossare lo hzjàh accentua l’ap
d neutralità dell’istituzione scolastica, ma restrin
gc la sua liberta religiosa e di coscienza, o mina il principio
di pari opportunità, sbarrandole le porte di una carriera
grazie alla quale avrebbe potuto dare il proprio contribu
to alla società. Nonostante l’esattezza delle definizioni, la
iiiustezZa e la coerenza dei principi sostenuti, si avranno
seiiìpre dei casi limite difficili da risolvere.
Abbiamo dunque scelto di chiamare l’insieme dei regimi
,olitici che mirano a realizzare i principi di uguale rispetto
1
e di libertà dì coscienza «regimi di laicità». Si tratta di una
io
.i.
.1
(,.a.e .1.01
nkcd. t,a11inard, Pari,, 2004. p. 134.
aeiia lacta
concezione ampia di laicità. Alcuni scienziati sociali pieferiscono distinguere i tipi di rapporto tia Stato e Chiesa
riferendosi a sistemi di «istituzionalizzazioiie», di «sepa
razione» e di «associazione». In questa classificazione la
laicità è un regime di «separazione». Se è vero che queste
distinzioni possono essere utili in alcuni contesti per far
emergere le differenze tra i vari regimi. va anche detto che
tendono a oscurare il fatto che le democrazie liberali cer
cano tutte, con maggiore o minore successo. di realizzare
i due fini della laicità e che comportano tutte elementi di
«separazione» e di «associazione» con le Chiese. I pochi
paesi occidentali che continuano a riconoscere una Chiesa
ufficiale (il Regno Unito e la Danimarca, per esempio) sono
sistemi di «istituzionalizzazione» molto blandi e cercano
di rispettare i principi di uguale rispetto e di liberta di CO
scienza, mentre i regimi di «separazione» tgli Stati Uniti.
la Francia) accordano nei fatti alle Chiese alcune forme di
riconoscimento. E per questo che preferiamo parlare di «si
stemi di laicità» che, puntando tutti alla realizzazione dei
fini già descritti, dispiegano forme di erse di separazione e
di riconoscimento rispetto alle religioni La nostra scelta
concettuale si basa non tanto sui modi operativi, quanto sui
fini di quella governance politica che è la laicità,
il Ringraziamo Soiang. Ldeb\re pi
n merito.
a.
un .»aai
Lìar.r
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njnu
capItolo terzo
REGIMI D LAICITÀ
Nel mondo i regimi di laicita sono generalmente
nJdr. isi m runzionc del rapporto che intrattengono con la
prawa reiigimL S
1 dirà, per esempio, che la laicità è più o
meno n igida> «severa» o «elastica» e «aperta» a secon
da dei modo tu cui vengono risolti i dilemmi che nascono
quadu principi e nmodi operativi della laicità entrano in
i onilitto. lina forma di laicità più rigida
comporta una mag
ane restrizione del libero esercizio religioso in nome di una
Pinne della neutralita dello Stato e della separazione
a
lei
t HticO e i eligiosu, meitie una laicità
«aperta»
.m uei,c un nmodelio centrato sulla tutela della libertà di
o sePi za e l religini ie e una concezione più flessibile di
ai i, ioiie e di neutrahta. Si potrebbe anche parlare di re
liii
epuhblimiu» e «liberali» o «pluralisti» di laicità. E
1
o
ssibile collocare i regimi di laicità ui una scala
i e i a dalle posizioni piu rigide e sevete a quelle più flessibi
li a i’onìodanti verso le pratiche religiose. Uno Stato può,
00,
Jmnri’ aìa posizione pio restritti\ a su una questione
d essere pio aperto su un’altra, Si sa, per esempio,
che la
i rei te i teta dì indossare simboli religiosi iisibii all’inte
rno
dLiie .euul. puhbliclie, ma spesso si dimentica il fatto che
sOiZ’ditio
Q 4aou
7
lo Stato francese finanzia ie scuole piii ale idigiusi più
del
Québec (l’85 per cento contro il òU ocr cento) così come
1
li
manutenzione e la conservazione di chiese cattoliche
e pro
testanti e di sinagoghe costruite pnma della legge sulla
sepa
razione tra Stato e Chiesa del 1905; le testivit cauo
hdìe di
Pasqua, dell’Ascensione, della Pentecoste, dell Ass
in zioi le,
del giorno di Ognissanti e di Natale sono Lonsiderau
giorni
festivi; e nell’Alsazia—Mosdlla vige un sistema Luilcord
atauo
che accorda privilegi alle religioni cattolica, protestant
e ed
ebraica. Separazione e neutralità, come iestznionn 1
esempio
francese, non sono mai messe in plance integialmeii[e.
Se è vero che il rispetto del pari i alore morale dei citta
dini
e la tutela della libertà di coscienza sono /iiit della laicita,
e
che la separazione tra politico e religioso e la neut
ralità reli
giosa dello Stato SOflO mezzi che permettono di ragg
iungere
tali fini, mantenendo un equilibrio tia loro ne cons
egue
che le concezioni più rigide della laicita, più propense
a re
legare in secondo piano la tutela della libertà religiosa,
fini
scono per accordare un’importanza preponderante ai
modi
operativi della laicità, elevati a valori, spesso a disca
pito di
fini. In tal modo l’integrità della separazione tra Chiesa
e
Stato e la neutralità religiosa ricevono più impol’tariza
del
rispetto della libertà di coscienza degli individui, inolt
re i
dibattiti pubblici sulla laicità sono centran più spesso
sui
modi operativi che sui fini. E quel che potreranio Jiiam
are
un «feticismo dei mezzi»: la separazione ne Chiesa
e Sta
to e la neutralità religiosa dello Stato dii emano valori
che
occorre difendere ad ogni costo. amache eserc cons
iderati
mezzi, certo essenziali, ma pur sempre deftniii in finzi
one
dei fini a cui mirano. L’importanza conferita ai mezzi
della
laicità può essere compresa se si pensa ai fatto che,
dopo i
2a
n pr,
Pensare la
lacta
conflitti tra le «due spade» nel Medioevo, cioè fra potere
temporale e spirituale, la neutralità religiosa dello Stato e
Li separazione tra Chiesa e Stato si sono effettivamente rea
lizzate solo nel XX secolo. Ma essa rende più difficile il
compito di ripensare la laicità in funzione delle nuove sfi
de. relative soprattutto alle condizioni di una gestione equa
della diversità morale e religiosa al giorno d’oggi.
Oltre a questo interesse specifico alle disposizioni istituzio
nali, esistono altri motivi per cui un regime di laicità può
scegliere di inquadrare in modo più rigido il libero eserci
zio religioso. Le società POSSOflO attribuire alla laicità fini
diversi. Per esempio, un regime di laicità può essere più
restrittivo nei confronti della pratica religiosa perché ha la
missione di realizzare, oltre all’uguale rispetto e alla libertà
di coscienza, altri due valori: l’emancipazione degli indivi
dui e l’integrazione civica.
Un certo modello di laicità può cercare di favorire sia l’e
mancipazione degli individui rispetto alla religione, optan
do dunque per la secolarizzazione o l’erosione della creden
za religiosa, sia il rigido confinarnento della pratica religiosa
iei limiti della vita privata e associata. Questa concezione
della laicità promuove, in gradi diversi, un’opinione o un
punto di vista negativo sulla religione, considerata incom
patibile con l’autonomia razionale degli individui. La laicità
di enta, in questo caso, uno strumento volto all’emancipa
zione degli individui attraverso la critica o la messa a distan
za della religione. Così, per Pefa-Ruiz
l’emancipazione Luca. come vediamo, non può ridursi semplice
im,nte a secolarizzare determinate istituzioni comuni. Essa ha bi
sogno che intervengano assieme due tipi di sovranità: quella del
popoio sii se stesso e quella della coscienza dei singoli sui loro pen
tegn o aciia
29
sieri. La ragione, prmcipio di autonomia è la tac< ilia d a malizzai e
criticamente ogni cosa, anche il senso di ogni singola conoscenza
atta a comprendere il mondo e ad agire. Ogni uomo dispone di una
facoltà del genere, che esiste in lui come «lue natui alt’». )OteflZici
lità da coltivare, ma niente può far sì che essa esista concretamente,
senza un lavoro del pensiero che rispetti dctermmnare esigenze. E
per questo che l’ideale laico ha come ragion d’esscr positiva ii
stituzione pubblica delle condizioni che permettono un giudizio
illuminato. Liberare lo Stato da ogni tutela ideologica non basta. Bt
sogna anche liberare i cittadini dai molti tutori chc possono imporsi
loro, sia a livello di società civile che nel dibattito politico pubblic&.
In questa prospettiva, la laicità delle istituzioni pubbliche
non basta. Deve anche liberare i cittadini dalla stretta dei
propri «tutori». Analogamente, Regis Debray sottolinea la
missione emancipatrice affidata alle istituzioni repubbli
cane, sostenendo che «la Repubblica e la libertà, insieme
con la ragione. [...] La democrazia è quel che resta di una
repubblica quando si spengono i lumi»-’.
Tale versione repubblicana risulta molto problematica
all’interno di società segnate da una molteplicità di con
cezioni sulla buona vita. Innanzitutto è discutibile l’idea
implicita per cui la ragione può realizzare la propria fun
zione emancipatrice soltanto se si libera da qualsiasi fede
religiosa. Vi sono tutti i motivi per credere che una persona
possa comportarsi secondo ragione e, al contempo, avere
credenze religiose e spirituali’.
..
I») rad ,i
i i I. P Ruiz. Dieo / 1ari.,,. ‘i Pi-e mie. o hafl o- k i
Dio e la Rcpuhblira Iilmolm dc/la Id//e,. LHcpi tiOfla aes
2 R. Debrav, Cour de mcd;o/oiie ,cnc, ,,fc. G aiim ard. Pans i 9 1. p.
3 Una persona può, ad csempjo. giungere razi nalnimiie uiL ,.ncloIu3ì.. hc esl-OJno
quesuoni di ordine metalisico che la maegior parte Jo-d aonsicr. s. pOn. mi alle quuir
.
dO
i
t
r.
‘
a
a
Pensare a laicita
Inoltre, e e ai usduo elevato che il alore conferito all’e
mancipazione entri in contlito con la parità morale e la
libertà di coscienza dei cittadini, Lo Stato laico, piendendo
k’ iisntnze dalla religione, adotta la concezione del mondo
iJ txrie degli alci e degli agnostici e. di conseguenza. non
tratta aiio sksso modo i cittadini che assegnano alla religio
ne un posto importante nei loro sistema di credenze e di
\ aluri. L)uesto tipo di laicitìi non è neutrale verso le convin
zioni tondanientaii che permettono agli individui di dare
un senso e una direzione alla propria vita. Ciò nonostante
1’ uupcgn icilo Stato in tavore dell’autonomia morale degli
individui implica che juesti siano riconosciuti sovrani delle
loro scelte di coscienza e che abbiano i mezzi per scegliere
le proprie opzioni esistenziali. siano esse secolari, religiose
o spirituali.
Nt puo anche pensare che un modello Lii laicità piu restrittivo
sia necessauo per perseguire, oltre al rispetto del pari valore
delle persone e della libertà di coscienza, una seconda finali
ia, l’integrazione civica. L’integrazione è qui intesa come fedelta a una identità civica condivisa e come ricerca collettiva
del bene comune. Pci alcuni l’interazione e la cooperazione
tra cittudni, necessarie all’integrazione civica, impongono la
cancellazione o la neutralizzazione dei segni identitari che li
differenziano (tra cui la religione e l’etnia). Il presupposto di
tale concezione repubblicana è clic l’eliminazione della dii’
lerenza sia condizione preliminare e necessaria all’integra
zione e alla coesione sociale. In questa prospettiva la scuola
e spssu dLsulLta Lonse un «antuario repubblicano».
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4 Si i ed
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jiiìi,
i’ SdGiSi.,iìii
Uii,
nulla ti as nd i lusso te 0111,0 a sia p Lei )Lcuj)an t.
LiiLita aiuto da J .icqu i (hiraL il 17 diecuibre 2003 all’lOsco
Lode
eguni u acaa
dl
Si può concordare sull’idea che la ìarcin debba mirare
all’integrazione civica, pur contestando il presupposio per
cui l’eliminazione della differenza sia condizione prelimi
nare dell’integrazione. Stando a questo punto d ista. li
dialogo, la comprensione reciproca e la cooperazione tra
cittadini di una società composita richiedono al contrario,
che siano riconosciute e rispetiate le somigl1an e e i,iche
le differenze. Lo sviluppo di un senso di appartenenza e
di identificazione all’interno delle societa composite passa
allora per un «riconoscimento ragionevole» delle differen
ze piuttosto che per una loro reclusione nella sfera privata.
Questa concezione più liberale e pluralista della laicità ha
sì come funzione prima la tutela dell’uguaglianza niorale
dei cittadini e la libertà di cc,scienza e di religione, ma in
secondo luogo contribuisce anche all’integrazione civica.
Come dimostrano i dibattiti sui rapporto della commissio
ne Stasi in Francia e sulla legge in merito ai simboli religiosi
indossati nelle scuole pubbliche, promulgata in seguito alla
sua pubblicazione nel 2004i, i riferimenti ai valori dell’e
mancipazione e dell’integrazione abbondano nel discorso
pubblico francese sulla laicità, che viene spesso presen
tata come il segno di riconoscimento per eccellenza della
Repubblica. Tuttavia, se la legge che bandisLe i simboli
religiosi «ostensibili» rientra nella logica d una laicità re
pubblicana, non si deve pensare che sia tipica della pratica
francese di laicità, per come si e ssiluppata rei corso del
XX secolo. I fatti mostrano piuttosto come questo Stato ab
‘i
1,0 i a,’. it.z ,5,iiO., 1.
5 Si veda Li legge 2uu—ì 225 dci i 5 n.ii zi’ dii
1 O vesii.iri reLiiis i ,, un a ;ìi;tz’ io a [ci 1,:l,’iì all 10011)
di laicita, iosieflsIofle di iflibi i
di scuole. collegi o licei pubbhii. eosi 0010v l.i ieol,c del IS Oh i0io 05 relaui a
aIl’applicaaione dalla legge 2004 225
.‘
—
:
Pensare la laìei
bia attuato numerosi compromessi con le Chiese riguardo
all’espressione della fede, compromessi che però non emer
gono affatto nel discorso corrente sulla laicità. E così che i
membri della commissione Stasi hanno potuto scrivere nel
loro rapporto che «[la laicità] non è un valore atemporale,
sconnesso dalla società e dalle sue mutazioni. Modellata
iii un dialogo permanente, la laicità ha progressivamente
permesso di stabilire, al di là di qualsiasi dogmatismo, gli
.
0
equilibri corrispondenti ai bisogni della nostra società»
11 corrente discorso sociale sulla laicità può far perdere di
vista il fatto che i tribunali francesi hanno spesso sentenziato
che indossare simboli religiosi nelle scuole pubbliche non
e incompatibile con il principio di laicità e che un divieto
.
7
ìn tal senso costituisce un ostacolo alla libertà di religione
Inoltre, si dimentica troppo spesso che la legge del 2004,
che vieta i simboli religiosi nelle scuole pubbliche, è stata
giustificata in nome della difesa dell’ordine pubblico e non
iella tale/t’ti. «Oggi scrivono gli autori del Rapporto Stasi
[a questione non verte più sulla libertà di coscienza, quanto
piuttosto sull’ordine pubblico». Il concorso tra la pressio
ne esercitata sulle ragazze musulmane e le rivendicazioni di
natura religiosa in merito a istituzioni pubbliche come le
scuole, gli ospedali e le prigioni, ha convinto i commissari
della necessità di una legge che proibisse di indossare sim
boli religiosi visibili nelle scuole pubbliche. Non potendo
—
—
6 0. Siai, Rp ari j /a I ,on,nh, uno de ri’//exzon uur l’aPf’flu ation do principe de laicute
tu Rc niul:quu. I tanee, decenibre 2003, p, 10 [trad. 0. Rapporto unila lunetta. Velo
ulamuco i’ n’abolì o lugwui ai/la mi udii aro/ma, Seheiwtller, Milano 2004, p. 191
Si soda J \X oehrlmg, Thc Open ,Secularuum Model ud the l3oacbard- la>Ior Commjoion
R.cj ori noi i/o’ Decuiionu al the Supremi’ (.oart oJ Canada un l-reedom of Relzgion and
Ri’/tgtoui imumodatron. in H Adelmaii e P. Anetil (a cura di), Reltgion, Culture and
una ()uehcc. L.niversits jt ioronto Press. I oronto 2009.
/i (,nmo uno eO., p. 55 brad. ir. cii. p. 751.
8 oao Rpjmrt
—
,
r
regimi di laicita
Si
la Repubblica «rimanere sorda al grido d’aiuto» delle gio
vani musulmane, e dovendo «lo spazio scolastico» restare
per loro «un luogo di libertà e emancipazione», diventava
necessario che lo Stato francese rinnovasse il proprio impe
gno nei confronti della laicità e della libertà individuale. La
domanda che ci si può porre è ovviamente quella del nesso
logico tra tale divieto e la tutela delle giovani, sottoposte a
pressioni indebite. In che modo la legge tutela le ragazze
vittime di molestie nelle loro comunità? Come può mettere
fine alle istanze irragionevoli di accomodarnento nelle isti
tuzioni pubbliche? Di certo tale divieto restringe lo spazio
di libertà di religione degli studenti musulmani, ebrei e sikh
che portano volontariamente simboli religiosi visibili
.
0
Sembra dunque possibile distinguere in modo più preciso
due modeffi o tipi ideali di laicità: una «repubblicana» e una
«liberal-pluralista». Il modello repubblicano attribuisce al
la laicità il compito di favorire, oltre al rispetto della parità
morale e della libertà di coscienza, l’emancipazione degli
individui e lo sviluppo di una identità civile comune, cosa
che richiede di prendere le distanze dalle appartenenze re
ligiose e di relegarle nella sfera privata. Il modello liberai
pluraijsta considera, invece, la laicità come una modalità di
governance, la cui funzione è trovare l’equilibrio ottimale
tra il rispetto della parità morale e quello della libertà di
coscienza. Un regime liberale di laicità non si formalizzerà
per la semplice presenza di elementi religiosi nello spazio
pubblico e ammetterà la necessità di accomodarnenti, che
9 E dunque poco probabile che la legge francese superi il tesi di proporziocalua Isbn
rato dai tribunali canadesi, per cui 1) dccc esserci un «legame tazionaleo evidente tra la
misura legislativa che limita un diritto e l’obienivo ditale inisuta e 2i la restrizione dci
diritto deve essere cosi limitata alla sola realizzazione dell’obietti, i Si eda A e Once,,
[1986] 1 R.C.S. 103.
14
xi ix
Pensare la lacta
ristabilire l’equità o a permettere l’esercizio della
liberta di religione, nella misura in cui non venga compro
messo il principio di pari rispetto. Come vedremo in se
guito, non sarebbe legittima un’istanza di accornodamento
ai base alla quale lo Stato o le istituzioni pubbliche attri
buiscaiso più valore ai membri di una religione. La laicità
liberal-pluralista mira, dunque, alla concffiazione ottimale
tra il pan rispetto e la libertà di coscienza’°.
Tale distinzione non pretende di esaurire tutte le differenze
significative tra i regimi di laicità realizzati dagli Stati laici.
Ci sembra tuttavia utile a descrivere i fini attribuiti a tali re
gmi, cosi. come i molteplici dilemmi, relativi ai rapporti tra
Stato e religioni e al senso e ai limiti della libertà di coscien
za e di religione, con i quali si confrontano le democrazie
contemporanee.
mirino a
lui». liberali. i. pluialista Lidia la».iia indiidua cio chi. Micheline Miloi
iO i a Lo,
i.hiaiiia «la».iia dal iiconosciinenro», Secondo i iutricc questa «è senz’altro, o a i di ersi
iodi opeiatis della laieiia la pio anipegnatisa dai punto da vasta sociale, etico e politico»
“il Miloi I aièi/a Nos aiis, Ottav, a 2008, p. 65
apitolo quarto
LA SFERA PUBBUCA E LA SFERA PRIVATA
I sostenitori di una coiicezione repubblicana della lai
cità in genere promuovono la tesi per cui la pratica religiosa
deve essere contenuta nei limiti (Iella sfera pri ata Se si deve
riconoscere a tutti gli individui la libertà di vivere secondo c o
scienza nella vita privata, la sfera pubblica deve invece essere
esente da qualsiasi espressione di fede, Tale esigcnza è consi
derata la conseguenza logica e necessaria della separazione tra
Chiesa e Stato. Eppure l’analisi della distinzione tra pubblico
e privato, presentata come risposta chiara alle questioni relati
ve alla gestione della diversità religiosa, rivela una complessità
spesso misconosciuta. La distinzione pubbli o-pri’ ato, trala
sciando le varianti minori, comporta almeno due significati
principali. Il primo significato del predicato «pubblico», ere
ditato dall’antica Roma, riguarda la societa nel suo insienie,
in opposizione ai cittadini «privati». Si paila, in questo senso,
di «interesse pubblico» o di «cosa pubblica»; l’espressione
latina res publù’a designa lo Stato o il go’ erno che si occupa
degli affari comuni. Si parla anche di società statali, come ad
esempio la Hydro-Québec, quali istituzioni «pubbliche». Le
istituzioni pubbliche in linea di principio sono al servizio del
bene collettivo (bien cornmwì).
.,j’.’,
•
Pensare la laici
a1’flvlu
L’altro slgniìicdro di «pubblico» ci arriva dal XVI1I secolo:
indica ciò che è aperto, trasparente, accessibile, in opposi
zione a ciò che è segreto o di accesso limitato. Si «pubblica»
un libro, si rende «pubblica» l’informazione, la biblioteca
e «aperta al pubblico», ecc. È questo il significato che si dà
a una sfera pubblica costituita da luoghi di discussione e
scambio tra cittadini «privati»’. Ciò significa che non si ha
bisogno di un incarico «pubblico», nella prima accezione del
termine, per partecipare alla sfera «pubblica», nella seconda.
La parola d’ordine, assai diffusa, per cui si deve «espellere
la religione dallo spazio pubblico» può, dunque, avere due
significati molto diversi. Puo significare che le istituzioni
pubbliche, nella prima accezione del termine, devono esse
re neutre. lo Stato e ie istituzioni che lo incarnano non de
vono identificarsi né con una religione particolare né con la
religione in generale. 11 processo di deconfessionalizzazione
delle scuole pubbliche in Québec, iniziato negli anni Ses
santa, potrebbe essere considerato l’esito ditale esigenza.
La stessa esigenza di neutralità potrebbe anche essere inte
sa in modo molto più ampio: si richiederebbe allora che gli
spazi pubblici, nella seconda accezione dei termine, siano
esenti da qualsiasi riferimento religioso. E in nome di tale
concezione che si può vietare agli individui di indossare
simboli religiosi visibili quando entrano nella sfera pubbli
ca da strada, i negozi, i parchi, le associazioni della società
civile. ecU. Di questo tipo è il divieto imposto da Atatùrk
durante il primo regime repubblicano, dopo la Prima guer
ra mondiale,
i J
I .me, lllas i
le li a. e e ‘o
/
O!’’.c
‘
‘i
p0 « feml’hc lr /e locìc de /. puh1ia
LOHm t)’
oo Paiot, Paris 1975 [cd or redsca 1962
‘3/e. Laeria. Roma bari 2
UUSj.
iO fliiOfl i o.stifu:l, i
ti ad. g. 5iooa e
crn,ca
La sfera pubblica
e
la sfera jrivata
37
I due significati del termine «pubblico» si contonduno
spesso negli interventi a favore della «laicita»: pUnsiamo
alla legge francese che vieta di indossare Io bi,ab e altri sim
boli religiosi visibili nelle scuole pubbliche o alla decisione
della Corte costituzionale turca che ha abrogato la legge,
adottata nei 2008 dal partito al potere, che ammetteva Io
hzyib nelle università. Si può tentare di giustificare tali mi
sure riferendosi al primo significato della parola «pubbli
co». Le scuole pubbliche e le università sono istituzioni di
pertinenza dello Stato e, dunque, non Jo rebbero essere
identificate con una religione particolare. Ma si puo repli
care che per una studentessa musulmana indossare lo bi
jab è un atto di espressione individuale che non riguarda
l’istituzione e che non rende quest’ultima più religiosa di
quanto non fosse prima. I sostenitori della legge rispondo
no, tuttavia, invocando la necessità che gli «spazi pubblici»
della Repubblica siano liberi da qualsivoglia identità reli
. A questo punto la parola «pubblico» tende verso il
2
giosa
suo secondo significato. La scuola e l’università sono infatti
luoghi pubblici in cui gli individui si incontrano e interagi
scono. L’argomento a favore di questa legge ricorre ai due
significati della parola «pubblico>, senza che le loro diverse
implicazioni siano sempre distinte in modo chiaro.
Tale confusione occulta la differenza importante che corre
tra il permettere ad uno studente di ostentare un simbolo
religioso nella scuola pubblica e favorire una religione par
discorso sulla laicita, tenuto cii facqus Liurie 6 diccmh 261h SL ntiOs .1 la
seguente ossen azione: «Di contro, i simboli ostensibili, ossia quelli che md »ati portano
a farsi notare e riconoscere immediatamente per mezzo della pro,ria a} partencnza ieh
giosa, non saranno ammessi. Questi il selo islamnio, quale che 6.: il nome con cui lo si
indica, la kippah o un crocifisso di dimensioni chiaramente eccesn e sono luori luogo
2 Nel
—
nelle scuole pubbliche. La Scuola pubblica restera laica’,.
Pensare la laicita
Ularc
a,!;’
il potere pubblico. Si de e infatti distin
guutc [la nilo siudente che indossa un simbolo religioso e
un insu naIncii[o confessionale (o culturale o scientifico)
delle ieiigioin o, ancora la recita di una preghiera prima
dcli mi/io delle lezioni L’essenziale, Se si vuole dare agli
tuienti un uguale rispetto e tutelare la loro libertà di co
aura\ erso
nz.oii consiste nell’escludere completamente la rei
riione dalla scuola, ma nel tarantire che la scuola non ade
rica o tavorisca alcuna religione.
Non ci’ dubbio che un sistema d’insegnamento confes
slonalc be tavonsce il cattolicesimo e il protestantesimo,
coin era nel caso del Québec prima dell’ adozione della leg
.5 dcl 2005 deroghi alla regola della neutralità delle
g
isUUuioiìl pubbliche Ma il fatto che la scuola sia un’isti
ttiZIoi] pubblica nei primo signiticato del termine implica
ci ucsta debba anche essere uno spazio d’incontro e di
caNìbio privo di ogni rilenmento religioso? Su tale questio
a scontrai’io le due \isiOnl della laicità che abbiamo pre
sCuialo Secondo ia concezione liberai pluralista, l’esigenza
di nc ui ralita si rili isce alle istituzioni e non agli individui.
S condi la visione repubblicana gli individui devono anche
un doerc di riservatezza e neutraità, astenendosi
dal inanitestare la loro tede, sia quando frequentano le isti
n zioiii pubbliche, sia per i più radicali quando entrano
nelli, spazio pubblico Questa seconda posizione è partico
larniente esigente nel confronti di quei credenti la cui fe
de de\ e necessariamente tradursi in atti pratici. Tuttavia il
tatto clic molti, come vedremo più avanti, intrattengano un
.
—
i (
:Ivo(
k a.,t e e
c’?)
tci
i
2OO),
i
—
s)
caj, 2
an,
—
I cc che
rat o
,iodirii
ahcse disposizioni
La stera punbllca e a slera privata
3
rapporto fortemente soggettivo e personale con la religione
non modifica il fatto, non meno reale che per numerosi
credenti la fede sia una questione di pratiche e di rituali
tanto quanto di credenze, Tale posizione senibi-a inoltre
presupporre un’impermeabilita tra vita privata e vita pub
blica e, dunque, tra spazi pubblici e spazi privati Ma questa
impermeabilità può essere sempre mantenuta? Prendiamo
l’esempio degli ospedali. Il declino della famiglia allargata
e lo sviluppo dello Stato assistenziale ha comportato, tra
l’altro, che molte persone passino momenti determinanti
della propria vita personale in spazi «pubblici» come gli
ospedali, i centri di cura di lunga durata e ie cliniche dove
vengono somministrate cure pallianve momenti spesso
segnati da sofferenza e vuinerabilita inclusi gli ultimi mo
menti di vita. Spesso si desidera essere circondati dai propri
cari e per molti i riti religiosi diventano indispensabili. E
il motivo per cui la presenza di cappellani e di luoghi di
raccoglimento negli ospedali 1 come nelle prigioni e nelle
forze armate) non viene seriamente limessa in questione.
D’altronde, nello stesso momento in cui ha istituito la se
parazjone tra Chiesa e Stato, la legge francese del 1905 ha
stabilito che si dovessero costruire cappelle finanziate dallo
Stato negli ospedali, nell’esercito, nei collegi e nei licei, non
ché nelle prigioni (articolo 2). L’idea che si possa «bandire
la religione» da questi spazi è moralmente sospetta. Le que
stioni sollevate dall’intreccio di privato e pubblico esigono
soluzioni sagge e sensibili, che risultino da un dialogo tra
ie parti in causa.
In definitiva, la distinzione pubblico-privato in molti casi
si dimostra troppo generale e vaga per valutare la colloca
zione più appropriata della religione nello spazio pubblico.
-
40
rine
mt
Pensare (a (acità
inoltre, tra Stato e vita privata esiste un ampio spazio, spesSO chiamato «società civile», nel quale un gran numero di
movimenti sociali e di associazioni, di cui alcuni animati da
un sentimento spirituale o religioso, alimentano il dibattito
su questioni di interesse pubblico e s’impegnano in cause
caritateveli o umanitarie. Nelle società in cui prevalgono le
libertà di coscienza, di espressione e di associazione, la reli
gione non può essere semplicemente contenuta all’interno
dei ristretti limiti del domestico e dei luoghi di culto.
capitolo cquinio
SIMBOLI E RITI RELIGIOSI
NELLO SPAZIO PUBBLICO
Come anticipato nel primo capitolo, crediamo che,
da un punto di vista concettuale, sia necessaria una teoria
della laicità che distingua in modo più chiaro tra i principi
morali alla base della laicità e gli aggiustamenti istituzionali.
Il guadagno che deriva da tale teorizzazione non è tutta
via di carattere esclusivamente epistemico, giacché implica
anche una dimensione normativa. La distinzione tra le ti
pologie dei principi che costituiscono la laicità ci permette
di prendere atto del fatto che alcune politiche spostano la
noStra attenzione dalla realizzazione dei fini della laicità alla
difesa dei suoi mezzi. Tanto più che lo scopo di una conce
zione liberale epluralista della laicità è di aiutarci a regolare
i conffitti etici e politici relativi alla gestione della diver
sità morale e religiosa delle società contemporanee. Non
riteniamo che la semplice applicazione della teoria possa
risolvere da sola la complessità dei singoli casi e guidare gli
attori verso risposte evidenti e univoche, ma crediamo che
permetta di identificare meglio le tensioni etiche attuali e
che offra criteri per facffitare l’esercizio del giudizio. In altri
termini, tale concettualizzazione può rivelarsi una buona
guida o una euristica feconda nel momento in cui le società
r.ui
uì.
‘.
Pensare la laicata
deVono attromare i dilemmi relativi al ruolo della religione
nella sfera pubblica o alla libertà di coscienza dei cittadini.
Per diustrare Putiità normativa della teoria, ci concentre
su una questione che più impegna le democrazie con
temporanee. ossia i simboli religiosi nella sfera pubblica.
Affronterenio innanzitutto la questione di questi simboli
quando sono indossati da agenti dello Stato per poi passare
a quella lel posto dei simboli e dei riti religiosi nella sfera
fCliiO
pubblica
i zmhul reLigiosi :ndo3satt da agenti del/o Stato La laicità
richiede lo abbiamo visto, che non vi sia legame organico
tra Stato e religione; lo Stato laico prende i propri ordini
dal popoio, attraverso i rappresentanti eletti, e non dalle co
inunirà religiose. La neutralità religiosa dello Stato richiede
che le Istituzioni pubbliche non favoriscano alcuna religio
ne, ma non richiede che gli individui che frequentano tali
istituzioni rendano privata la loro appartenenza religiosa.
Ma quali sono le implicazioni della neutralità religiosa del
lo Stato per quel che riguarda i suoi agenti, siano essi suoi
i appresentanti o funzionari?
La questione non rappresenta una sfida particolare per ie
sé
concezioni repubblicane della laicità, per le quali va da
che gli impiegati statali non possano esibire le proprie convini toiii nell’esercizio delle proprie funzioni. in Francia e in
furchia si ritiene, dunque, che il principio di laicità giustifi
chi il divieto per gli agenti dello Stato di indossare simboli
religiosi visibili. La questione si fa più difficile per i modeffi
liberali e pluralisti della laicità, che cercano invece di porre
in equilibrio, da un lato, un’ampia tutela della libertà di co
scienza e di religione, e, dall’altro, l’uguale rispetto dovuto
jiI1U()
Simbu mi riios oìc pazio pubbtiu
4l
a tutti i cittadim, che richeie la eiu. unL iuiuzL,ni
pubbliche.
iuiilicarc il
La ragione che piu spesso viene in n
divieto per gli agenti dello Stdw di uuore ìnboli a cli
giosi, è che questi rappresentano io Sian r di onsegucnza
devono incarnare i valori clic proniu c. Lseirdo lu Stato
teoricamente neutrale nei riguardi delle diffr reati appai te
nenze religiose dei cittadini. i suoi rappresei-itanu de\ 01)0
farsi esempio ditale neutrahta,
A prima vista questa posizione sembra i agaonc\ ole lebitii
ma. i cittadini, in quanto indi\ idu1, sono liher d nìostrale
la propria appartenenza religiosa tanto neila sfera privata
srgììifiea più umpio.
u
quanto in quella pubblica, nel suo 1
ma, se agenti dello Stato, dcvono accertare da Incaillale o
una. 1 n lnyle
1
impersonare la sua neutralira \ erso L. iehg
gto statale che indossa un simbolo t’eligioo potrebbe dare
l’impressione di essere al servizio della propi ia Chiesa
ma che dello Stato, o clic csIst un leganie organico ira lo
Stato e la sua comunira religiosa, nirutie una norma gene
rale che vieta i simboli religiosi \ isibair pein1c[e di e\ ilare le
parvenze di un conflitto d’mietessi, 1oiue ha detto jaeques
Chirac nel suo discorso sulla laicita dci .20u
Dobbiamo riaffermai e con forza la neuiralaa la laicitr del sei
vizio pubblico. Quella che spetta a ouaia aia pubblico, al sci’
vizio di tutti e dell’interesse generale. sul quale gla\ a il divieto di
ostentare ie proprie credenze e onimoni S ti atta di una alornia
del nostro ordinamento ruridieo. nesua ra iese Je e perer u
spettare che un rappresentante dell’automa pubblica lo privikgi
o lo sfavorisca sulla base delle sue COn\’uIjlura p. l’sUi
Pensare la laicità
44
tase iniziale, prima di addentrarci ulteriormente
iicll’argomento è importante ricordare che il divieto per gli
agenti dello Stato di indossare simboli religiosi ha un duplice
1)1c//o: una limitazione dell’esercizio della libertà di coscien
za e di religione, ma anche, potenzialmente. una limitazione
della parità di accesso a impieghi pubblici e parapubblici.
futtavia, anche se nessun diritto è assoluto, una democrazia
liberale deve comunque avere motivi forti per limitare diritti
e libertà fondamentali. L’apparenza di neutralità a cui mira
la norma che vieta agli agenti dello Stato di indossare segni
religiosi visibili costituisce una valida ragione?
Nonostante l’apparenza di neutralità sia importante, non
crediamo che essa giustifichi una norma generale. Innanzi
tutto è importante che tali soggetti diano prova di impar
zialità uell’eserczzz delle loro funzioni. Un impiegato dello
Stato deve cercare di realizzare jl compito che la legislazione
attribuisce allistituzione per cui lavora; i suoi atti non devo
no essere mossi né dalla propria fede né dalle proprie cre
denze filosofiche, bensì dalla volontà di realizzare ie finalità
associate alla posizione che occupa. E allora perché pensare
che ia persona che indossa un simbolo religioso visibile è
meno capace di dar prova d’imparzialità, professionalità e
k deltà verso le istituzioni rispetto ad una persona che non
lo indossa? Perché fermarsi alle sole manifestazioni este
riori della fede? Non si dovrebbe, secondo logica, esigere
dagli impiegati dello Stato che rinuncino a tutte le convin
zioni, realizzando così una versione moderna dei Test Act
inglesi?z Si tratta di un’assurdità. Non è chiaro il motivo per
Lui si do rebbe pensare a priori che chi manifesta la propria
In
2
\1
itesta
4i I
NoaIis OL1aa 2008 p. 99
capa()io
juém
Simboli e riti religiosi
nello spazrn pubblico
45
appartenenza religiosa sia meno capace di eseguire i propri
compiti rispetto a chi non esteriorizza le proprie convin
meno visibile pensiamo,
ad esempio, a chi indossa il crocifisso). Perché rifiutare la
presunzione d’imparzialità a uno per accordarla all’altro?
Gli agenti dello Stato devono essere valutati alla luce dei
propri atti. Dimostrano imparzialità nell’esercizio delle
proprie funzioni? Le loro credenze religiose interferiscono
con l’esercizio del proprio giudizio professionale? E possi
bile valutare la neutralità delle loro azioni senza limitare in
modo tanto sistematico la loro libertà di coscienza e di reli
gione. Per esempio, nel caso di un impiegato che indossi un
simbolo religioso visibile e che faccia proselitismo a lavoro,
si dovrebbe vietare il proselitismo e non il simbolo, che di
per sé non costituisce un atto di proselitismo.
Può darsi che alcuni cittadini rimangano impressionati in
modo negativo alla vista di un agente dello Stato che osten
ta la propria appartenenza religiosa, a prescindere dalle sue
competenze. Ma come spiegare questa reazione? E possibile
che, in molti casi, derivi da un sospetto, da una intolleranza
nei confronti della religione in generale o più in particolare
verso le religioni minoritarie? Su questa base dovremmo
forse limitare il libero esercizio della religione di alcuni cit
tadini? Nelle società composite, in cui entrano in contatto
una molteplicità di religioni e di rapporti con la religione, è
piuttosto necessario puntare su un apprendimento alla con
vivenza che favorisca la comprensione e il rispetto recipro
co. Ma come abituarsi a quei simboli religiosi, con i quali la
maggior parte dei cittadini non ha familiarità, quando un
certo numero di professioni-chiave sono precluse a quegli
uomini e quelle donne che per fede devono indossarli? Una
zioni personali o lo fa m maniera
t
aptoIo
Pensare la lacita
non rischia di favorire un ripiegamento
comuliltario anziche I’integrazione
Li nostra posizione, tuttavia, non dichiara la necessita di
accettare ogni simbolo religioso indossato da agenti dello
Stato: implica piuttosto che non si debba vietare un simbolo
scnipiicenielltc perché è religioso. Ma vi sono altre motiva
zioni che possono giustificare tale divieto, Ci addentriamo
qui nell’ambito dei limiti alla liberta religiosa questione
chi. sarà affrontata in modo più approfondito nel capito
lO Xl. indossare un simbolo religioso non deve essere un
ostacolo allo svolgimento della propria funzione. Un inse
giunte non porra. ad esempio, portare un burqa o un niqb
in classe e svolgere adeguatamente i propri compiti di in
segnante. Da un lato, l’insegnamento passa necessariamen
te attraverso la comunicazione e coprire il viso e ti corpo
esclude la comunicazione non verbale. Dall’altro, una delle
iniSSIOfli dell’insegnante è contribuire allo sviluppo della
oeialita dello studente. In altre parole, sembra ragionevole
pensare che portare un velo integrale instauri una distanza
eccessi a tia l’insegnante e i Suoi studenti. in breve, alla
I)ase del divieto del butqa o del ,nqib per le insegnanti pos
sullO essere invocate ragioni pedagogiche’.
D’alira parte, lo hijdb non impedisce né la comunicazione
ne la socializzazione. Alcuni sostengono, tuttavia, che il gio
\ ane alunno del primo ciclo di scuola primaria non abbia
ancora acquisito l’autonomia necessaria per capire che non
deve adottare la religione della propria insegnante, la quale
si tlO\ a in posiLione di autorità. L’argomento è serio e me-
Liuia piu iigida
—
i
\‘
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i ui,.u
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,
sinih,’Ii ill u
a i sti1icar
ttiii a
piìito
Simboh e riti reigios nello spazio pubbhco
47
riterebbe di essere approtondito cosa che aoaì possiamo
fare qui approfittando delle ricerche sugli stadi dello svi
luppo cognitivo nei bambini. In compenso, bisognerebbe
comunque prendere in considerazione il fatto che a giovani
esposti fin dai primi anni alla diversita che incontrano al
di fuori dell’edif’cio scolastico potrebbero COsÌ demistifi
care più facilmente le differenze essendo Cosi meno portati
a percepirle come una minaccia. Una buona convivenza
all’interno di una società composita richiede ch si impari
a trovare normali una gamma di differenze identitarie.
Alcuni ritengono che, nonostante una regola generale che si
applichi a tutti gli agenti dello Stato sia eccessiva, indossare
simboli religiosi visibili debba essere vietato per una serie
ristretta di cariche che rappresentano in massimo grado lo
Stato e la sua necessaria neutralità. Si può anche avanzare
l’idea che l’apparenza di imparzialità si imponga in maniera
particolarmente forte nel caso di giudici, poliziotti e guar
diani delle prigioni, che detengono tutti un potere di san
zione nei confronti di persone in posizione di vuinerabilità
e dipendenza (l’imputato, l’arrestato, il prigioniero)
Queste situazioni, ne converremo tutti, sono delicaae. li ca
so del giudice è probabilmente il più complesso e difficile
da affrontare. Le parti in causa in un processo, in partico
lare l’accusato, che rischia una sanzione, devono necessa
riamente poter presumere l’imparzialità del giudice. Un ac
cusato musulmano potrebbe presumere imparzialità di un
giudice ebreo che indossa una kipah o di un giudice indù
che porta un tilaka? Il diritto ad un prucesso equo fa parte
delle garanzie giuridiche tondamentali dei cittadini. Così
uno dei meccanismi cui si ricorre per rendere tale diritto
effettivo è la ricusazione. Un giudice deve valutare innan
—
—‘
‘
ra k
,
‘m Pensare la laicità
ututio se e capace di comprendere una certa causa. Se ha
dubbi sulla propria capacità di condurre un processo in
modo imparziale, ha il dovere di ricusarsi. Se non lo fa, lede
il cullino dell’accusato di avere un processo equo e vìola
il codice deontologico della propria professione. Le parti
manteilgono per tutto il tempo il diritto di poter presenta
re un’istanza di ricusazione. Inoltre la «vera imparzialità»,
come sottolineato da una sentenza della Corte suprema del
Canada, «non esige che il giudice non provi alcuna simpa
tia o opinione. Esige che il giudice sia libero di accogliere
e utilizzare diversi punti di vista mantenendo uno spirito
4 La parzialità o l’imparzialità del giudice si radica
aperto»
nel suo atteggiamento verso le parti e le questioni della cau
sa che esamina, e non nelle sue caratteristiche 5
personali
.
1.1 caso dei poliziotti, che anche esercitano un potere di san
zione, pone anch’esso delle difficoltà. 11 divieto di indossare
simboli religiosi visibili sarà giustificato nel caso metta in
pericolo la sicurezza dei poliziotti e delle persone coinvol
le. Si dovrebbe allora dimostrare che il divieto di simbo
li religiosi sia, in alcuni contesti, una necessità funzionale
allo solgirnento dei compiti del poliziotto. D’altra parte,
bisognerebbe anche prendere in considerazione l’ipotesi,
fortemente plausibile, per cui un corpo di polizia è passibile
di guadagnare più facilmente la confidenza di una popola
zione composita se si presenta a sua volta diversificato e,
dunque, inclusivo.
La questione di simboli religiosi indossati dagli agenti dello
Stato è delicata nelle società occidentali in cui si trovano, da
dei
aprto1o quinto Simboli e riti religiosi nello spazio pubblico
un lato, una grande varietà religiosa e, dall’altro, una diffi
denza verso ie religioni di più recente comparsa nella sfera
pubblica, quando non verso la presenza della stessa religio
ne in tale spazio. Essendosi moltiplicati i paesi di origine
dell’attuale immigrazione, non è impossibile che tra qualche
decennio tale questione sia molto meno controversa. Parti
colarmente istruttivo in merito è l’esempio dell’india, in cui
la drammaticità della questione dei simboli religiosi indos
sati nello spazio pubblico e da parte di agenti dello Stato si
è ormai del tutto ridimensionata.
Ilpatri»zonio storico-religioso Uno dei motivi di insoddisfa
zione nei confronti delle misure di accomodamento destinate
alle minoranze religiose riguarda l’asimmetria percepita tra
ciò che viene richiesto ai membri della maggioranza rispetto
a quello richiesto ai membri delle minoranze. Molti non com
prendono perché debbano essere accordati accomodamenti
a individui che appartengono a gruppi religiosi minoritari
affinché questi possano praticare la propria religione nello
spazio pubblico, quando la maggioranza, per parte sua, in
nome della laicità deve accettare che alcuni dei suoi simboli
e rituali religiosi siano circoscritti alla vita privata. I nostri
precedenti ragionamenti ci permettono di valutare, in modo
generale, la legittimità di tale senso di ingiustizia.
Da un lato, lo Stato o le istituzioni pubbliche non devono
fare di un precetto o di una pratica appartenente ad una
certa religione anche nel caso della religione della mag
gioranza una norma vincolante per tutti i cittadini. È per
questo che la legge che proibiva ai negozi di essere aperti
la domenica doveva essere abolita, perché traduceva nel
diritto positivo un precetto cristiano. Gli atei, gli agnostici
—
—
5 N 1). [l9’)i 5 R(S 45-i, paIagraIi 5).
4
5 Su qucna 141ns000( abbi
,ìio inulto i)enLhLiai,) delle analisi di Pierre Bosset.
4
49
i(
j art pH a
Pensare a iacta
e i membri delle altre comunità religiose dovevano rispet
tare una legge che proveniva direttamente dalla religione
cristiana Questi, dunque, non erano trattati dallo Stato con
uguale rispetto. D’altra parte, gli accomodarnenti che per
mettono a degli mdividrn di praticare la propria religione
al lavoro o nelle istituzioni pubbliche non mettono in que
suone, se sono giustificati. la neutralità dello Stato. Queste
pratiche impegnano soltanto i singoli.
La laicità esige allora il sacrificio del patrimonio storico
religioso delle società? Più in particolare, è necessario cli
nimare ogni traccia religiosa dalle istituzioni e dai luoghi
pubblici, prime tra tutte quelle della religione della mag
g1oranza Questo non equivarrebbe a fare tabula rasa del
passato, a recidere i legami tra passato e presente? Una con
cezione adeguata della laicità deve cercare di distinguere
ciò che costituisce una forma di istituzionalizzazione della
religione da ciò che riguarda, invece, il patrimonio storico
della società. In Canada, la vecchia Legge sulla domenica,
i privilegi una volta accordati ai cattolici e ai protestanti
suil’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche, la
preghiera prima delle sedute di un consiglio municipale e
l’uso obbligatorio della Bibbia per prestare giuramento in
ribunale rappresentavano altrettante forme di istituziona
lizzazione della religione della maggioranza. In tutti que
ti casi, i cristiani praticanti si trovavano ad essere favoriti,
mentre i non cristiani erano costretti a rispettare una legge
o una norma che era in contrasto con le proprie convinzioni
dj coscienza. Ma alcune pratiche o alcuni simboli posso
no trovare la loro origine nella religione della maggioranza
senza per questo forzare veramente la coscienza di coloro
che non ne fanno parte. E il caso di pratiche e simboli che
‘iii’
Srnboh e r!h re gos nelk spazi puDtico
hanno il valore di un retaggio piuttosto che Imizione nor
mativa. La croce sul monte Royal a Montreal, per esempio
non significa che il comune dì Montréal si identifichi con il
cattolicesimo, e non impone ai non cattolici di agire conti o
la propria coscienza: è, infatti, un simbolo che testimonia
un episodio della storia del Québec. Un simbolo religioso
è dunque compatibile con la laicità quando si tiatta di un
simbolo del passato, anziché di un segno di identificazio
ne religiosa da parte di una istituzione pubblica. Come
sottolinea la Commissione dei diritti della persona e dei
diritti della gioventù del Québec. un simbolo o un rituale
proveniente dalla religione della maggioranza «non lede le
libertà fondamentali se non è accompagnati> da resirizioni
dei comportamenti individuali»
Tale criterio è ampiamente accettato, Inoltre, i cittadini im
migrati raramente si appellano contro la conservazione del
patrimonio storico della società che li accoglie. Sono più
portati a rivendicare, in alcune situazioni, una pluralizza
zione dei simboli religiosi nello spazio pubblico. Bisogna
però evitare che pratiche che costituiscono nei fatti una for
ma d’identificazione dello Stato con una religione in ge
nere quella della maggioranza siano mantenute in funzio
ne dell’idea che esse non abbiano piu. oggi. che quel valore
di retaggio. Pensiamo alle preghiere tenute agli inizi delle
sedute di un consiglio municipale o al crocifisso appeso al
di sopra del seggio del presidente dell’Assemblea nazionale
—
—
6 La stussd 0SriaZiOne P00 ussr fana pr tu rati0 0 a fltu1ìi,’ i
ia dCbOiu
o assdntu. L ‘abute natalizio, per esumpio. u un sii: oh;
di .rigi n :gii1a u’1za un ci o
proprio unso religioso, adottato in inol tu odieta tu0 Cn tu ‘e’lJ:i/zai i.> i Cì lesta
dei Natale viene Lelubrata in alcune soua,ta non ci isLiaou .,,ne a.! unipt , il i,iappone
7 P Bosset Ls svmho/es ct r>tl,,’/i ft’liIi’ua Jn>o lss oli/jtfl’i
Comniissjoii
des dioits de la personne er de la euoesse du Quelx u 005 umbie I )‘) p 2(1
parc pri/a
Pensare a laicita
o ministro
del Quebec. Questo crocifisso, appeso dal prim
che esista una
Maurice J)uplessis nel 1936, lascia intendere
religione della
speciale vicinanza tra il potere legislativo e la
gli eletti
maggioranza. Sarebbe preferibile che il luogo dove
ato con una
deliberano e fanno le leggi non venisse identific
del Québec
religione tn particolare. L’Assemblea nazionale
.
è l’assemblea di tutti i cittadini del Québec
potrà mostrarsi
non
Vj saranno, dunque, casi in cui lo Stato
tà ha biso—
perfettamente neutrale. Per esempio, ogni socie
ai cittadini e
gno di un calendario comune che permetta
i. Questi ca
alle istituzioni di coordinare le proprie azion
E questo
lendari hanno generalmente un’origine religiosa.
per lungo
che spiega il fatto che i negozi abbiano dovuto
gior parte dei
tempo chiudere di domenica e che la mag
iane. Non
giorni festivi coincidano con ie feste religiose crist
ndario aset
si tratterebbe, in questo caso, di creare un cale
a parte di
tico, destoricizzato. Come vedremo nella second
to quella di
questo libro, la via da intraprendere è piuttos
permetta ai
pratiche ragionevoli di accomodamento, che
i delle loro
membri di altre religioni di non lavorare nei giorn
i cristiani.
feste religiose più importanti, come possono fare
mantenere la
Le misure di accornodamento permettono di
correggere le
continuità storica e contemporaneamente di
pluralista di
discriminazioni indirette. Un regime liberale e
ere in modo
laicità permette così, in molti casi, di rispond
oli religiosi e
saggio d equo alle questioni relative ai simb
e le società in
al patrimonio storico che si pongono in tutt
ternamente diversificate.
l/olo .sovlO
ìca
1
LA LAICTA LIBERAL-PLURALISTA.
L’ESEMPtO DEL QUÉBEC
La discussione sui «modelli» di Iaicir e sui loro
principi non deve far perdere di vista Jìe le esperienze
concrete di laicità sono sempre definite dalla storia e dal
contesto, dal tessuto dei fatti e significati specilici di ogni
società. Non c’è, in questo senso, un modello puro di lai
cità; i tentativi di conciliare la parità morale e la libertà di
coscienza dei cittadini variano sempre in funzione della sin
golarità dei contesti. E il motivo per cui non si trovano due
sistemi di laicità che risolvano allo stesso modo i dilemmi
legati alla gestione della diversità religiosa. A endo fin qui
avanzato una proposta fondamentalmente teorica, voglia
mo ora sofferrnarcj brevemente sull’esperienza di laicità del
Québec, che ci sembra un’incarnazione particolarmente in
teressante del modello liberal-pluralista delineato poco so
pra. Il regime di laicità del Québec è, come tutte le forme d
governance concrete, attraversato da tensioni, ma si tratta di
una realtà empirica istruttiva in un mondo in cui le società
devono imparare a convivere in una varietà morale e reli
giosa irriducibil&, Dapprima ne tracceremo brevemente il
i
e
i Jean Bauberot assunse ia stessa posmuns- sì
e la France, Editiàns de l’AuLe, La l’osi d Aigues 2i)O
iìs.
Penare
a aiuta
i
n’so tieo. per poi tentare di ricostruire il coenso
al basian a ampio che si e creato attorno al tegime di laicità
piu adatto alla situazione del Quebec.
u La latcit bera-piurajista lesernillo ei Quebec
bio ato delle eccezioni eio non toglie che i esperu:nzj
della tolleranza religiosa in Canada aliriuidi le sue radici
lontano nella storia.
L’Atto dell’America del Nord 1
britaniìjc del I b6 nono
stante il proprio paradossale silenzio sulla questione pre
cisa teriormente il rapporto Ira Chiesa e Stato in Canada,
La nuova Costituzione federale non adotta ufticiahnenje
come fa invece la Costituzione americauia un principio di
«non istituzionalizzazione» della religione, tua )roprlo per
questo non conferisce lo statuto di Chiesa ufficiale o na
zionale ad una Chiesa in pautieolare La (oio1ia non cadra
sotto tutela della Chiesa. Inoltre, nel preanmolo non c’e
alcun riferimento a Dio. Così la Costituzione del 1867 m
staura implicitamente una separazione tra Chiesa e Stato, e
insieme un regine, pur parziale ma abbastanza avanzato, di
neutralità religiosa. Si afferma tacitani ente l’indipendenza
dello Stato nei confronti delle Chis Verso la fine del
XIX secolo e nella prrina metà del XX accade poi frequen
temente che le pretese della Chiesa 1
sull’erciz dci potere
o
temporale vengano disattese da parte dei poteri statali,
quali prendono molte decisioni a cui il clero si uppone.
Pensiamo, ad esempio, alla sentenza clic dccieta che i ci
miteri siano sottoposti alla giuridizione civile, alla legge
d Québec contro l’influenza tndebita dei saceidoti nelle
elezioni del l87, alla sentenza della C
rt superiore del
0
Québec che rende il matrimonio uti t’ir,oio analtutto civile
(caso Delpit-Còté dei 1901) e ai vari atti che ruonoscono i
—
1/pi ILOfrSO Ji laicita i/ei Qiiéhec Non è possibile ricostruire
sede tutta la storia dei rapporti tra Stato. religione
e bOLICtd in Quchee ma possiamo affeimare che una delle
sia
cai itti r isi tebe principali della laicità in Québec è che si
delinita in modo implicito. Una serIe di eventi storici e di
deLksioi ìi )OIltiche e giudiziarie hanno tatto sì che il potere
poinu o della Chiesa cattolica sia progressi\ amente dimi
e che o Stato si sia gradualmente incamminato verso
un ti giine di rispetto della libertà di coscienza e di rei
gione ( onu ariaiìiente ad un’opimone abbastanza diffusa,
il roecsso di laieizzazlone del Québec non è cominciato
a modernizzazione della società
tieal anni Sessanta con 1
dalla Rivoluzione tranquilla. Nonostante vi sia
nmo»s
un Lgainc organico tra Chiesa e Stato durante il regi
trancesu, la f ne ditale regime. nei 1760, segna
me e
I unio O liti separazione dei due poteli Per lagioni fonda
rinuncia
eìtautteiiu piaginatiche la Corona britannica
apidamt’iite alla piopria \olonta di fare della Chiesa an
,liLana la Chiesa utilciale della nuo a colonia. Nel XVII1
secolc data la Loahi[aztone forzata tra canadesi francesi e
ruaiiuiu, cdngol O messe in atto misure di tolleranza reli
politica:.
glosa pe. assicurate pace sociale e stabilità
I I tuau ii Ruigi dcl 1763 e l’Atto del Québec del 1774
o )oIlO la iihcrLà d unto ai atthcj. Nonostante tale
dub
fu onosennento dd plurauismo religioso abbia senza
ii
uesta
—
3 Le m uoranc cattolthc e pini Iaui, uia , r
0 godono di una e1aìe IULla nOI in,n,nmt, aai
federazion
4 Ci rifeiamo qui a quanto doppi da \i \iih i kfl I 01, I
coi
(mao a
p
) 7f
do Quthtc, Brepols, ‘I umhout 20u2, pp 50
5 Si veda Milot, In le5itc’ cn pp. °-4
-
-
J
‘no. .su,, la
no
e OL i
0,, li
\
t in?, do I
)b
/k.fl
prima Pensare a acÈta
.;‘éi!r
diritti degli ebrei e dei testimoni di Geova. Come ha sotto
hneato Miloi, l’idea diffusa che la laicizzazione in Quebec si
sia latta attendere è in gran parte dovuta a una confusione
tra lintluenza sociale del clero
la sua presa sui costumi e
sulh: norme suciali e il suo reale potere politico, in realtà
niolto piu circoscritto.
La Rivoluzione tranquilla segna tuttavia un’accelerazione
di processo di laicizzazione dello Stato. Settori a lungo
lasciati alla responsabilità della Chiesa, come l’educazione,
la sanità e i servizi sociali, vengono progressivamente presi
in carico dal nascente Stato previdenziale. Fenomeni come
il mutamento dcl rapporto degli abitanti del Québec con il
cattolicesimo e l’aumento della diversità culturale fanno sì
che Li Chiesa cattolica perda progressivamente il suo ruolo
di regolazione sociale.
Uno degli elementi più determinanti nel consolidamento
della laicità in Quebec è la graduale affermazione, nella se
conda metà del XX secolo, della cultura dei diritti della
persona, come testimonia l’adozione della Dichiarazione
canadese dei diritti sotto il governo Diefenbaker nel 1960,
della Carta dei diritti e delle libertà del Québec del 1975,
e della Carta canadese dei diritti e delle libertà del 1982,
Queste tutelano i diritti e le libertà fondamentali degli in
dnidui, tra cui l’uguaglianza davanti alla legge e libertà di
coscienza e di religione, abolendo, al contempo, numerose
hrme di discriminazione, comprese quelle fondate sulla
religione. Leggi che favoriscano una religione o risultino
essre un ostacolo eccessivo alla libertà di coscienza del
cittadino possono venire abrogate dai tribunali tramite una
i’eritica di legittimità costituzionale. La laicità dello Stato
del Quebec e delle sue istituzioni viene così a intensificar
—
—
La acita
Ibera1-pÌurajsld. it
arnplu ilei Quetiec
D7
si e consolidarsi attraverso l’isuluzionjhzzazinne
di questa
cultura dei diritti e delle libertà’
La laicità in Québec non nasce dunque,
da un i erdetto co
stituzionale o da un atto
no esplicitamente dedicato
ad essa. Nonostante la tolleranza religiosa
e ia Parziale se
parazione tra Chiesa e Stato fosse stata inizialmente
dettata,
più che da considerazioni morali, da] fatto
che il sistema bri
tannico doveva assicurarsi un certo livello
di collaborazione
da parte dei soggetti cattolici, la laicita è
poi gradualmente
divenuta un modo di governaìzcc votato
al riconoscimento
dell’uguaglianza dei culti, nel contesto di una
società segna
ta contemporaneamente da una molteplicita
di rapporti con
l’universo religioso e dalla diversità religiosa’
Il consenso sziia laiL?fà iperta La riflessione
del Quebec
sulla laicità è, almeno dagli anni Novanta
ricca e dinami
. 11 primo dibattito sul velo islamico a
8
ca
scuola, nel 1994,
e la pubblicazione del rapporto del Gruppo
di lavoro sul
lo spazio della religione nelle scuole
(il Rapporto Proulx),
del 1999, ne rappresentano i momenti
salienti. Dato che
6 In molti lanno notare the nel pi caiihi
do de1l
riferumznto alla supremazia di Dio’ ‘sPrei’irsso I gr si wzioiìalc d 1982 i e iai
Ii, il (a,sad,, tonu.,t- a prlncip
riConoscono la supremazia 2 Dio e il nmak
p
dei dditt,,
,n, -lan aD o) erlinen
io possa ragionevolinente seinh, are mo)))
ortuin g1i ei ii di ai-’ iigiiosucj
e religiosi
sostenitori del tatto che un
magisiraro civili, debba pieoeiupaisi esrlusjs
amemia- delle
questioni pubbliche la sua rilevanza giuridica
risulta ad oggi essisi prtsoehr inesisicn
te: I diritti e le libe inserito OCHe carte,
iosi
poteri specifieau dalla Ci,sriiuziom,i stahiliscon 0mne la definizione la liparii/lolie dei
sI, ‘i, la ho, iO dell,, ‘sijto camdes
Ciò spiega perche il riterimento a Dio
nel prcambolo non poiti i tubussahi a
tavorire la
lede a discapito dei non credenti,
7 E quella che Louis Bahhai’ar ha chm,mniaio
hi tr.uiquilla laicii,, del (2ucbm,» Si eda
Balthazar,Ls zei:éfra,iqm// dii Qiu’h,v,
i,
miij, Lemnaire a cura di, la .,,i2iic’ rI,
de Nord, Editions de l’Universite de
Bruxelles, Bruselles 19’))), pp 31-42
8 Per una rassegna del dibatmno in
Québec sulla laicita negli anni Nosaiita si veda
Lefebvre, O:yie) ci acizsaljtc di / laìOti’,
5.
Lcctur, avio i/c0/iqisi’ m «‘rhecmlcgiq
ties»,
VI, marzo 1998, 1, pp. 63 79.
-
1)0
Pensare a aìcita
i,
i
la laiuzzazione della scuola è avvenuta tardi le strutture
scolastiche sono state deconfessionalizzate solo nel 1998 e
I insegnamento confessionale cattolico e protestante è stato
sostituito dal programma di Etica e cultura religiosa solo
nel settembre 201)8 la scuola è stata al centro del dibattito
sulla laicità. (iosi. la diversità portata dall’immigrazione e
i attuale contesto mternazionale, in cui il rapporto tra cui
[Ore e religioni è particolarmente importante, hanno fatto sì
che tale riflessione si sia sviluppata fino a intrecciarsi con la
riflessione sulla gestione della convivenza all’interno di una
societa rnulticulturale costituita da cittadini dalle credenze
e dai niodi di vita diversP.
Ci sembra possibile rintracciare un accordo abbastanza am
pio tra gli attori sociali che hanno riflettuto sulla laicità del
Q uebec negli ultimi due decenni. Si tratta del consenso su ciò
che e stato chiamato, nel Rapporto Proulx, laicità «aperta»
he noi abbiamo chiamato modello «liberalpluralista»m.
I na laicità aperta riconosce la necessità che lo Stato sia neu
trale le leggi e le isrjtuzioiìi pubbliche non devono favori
iesiina religione o concezione secolare ma riconosce
anche l’importanza che molti attribuiscono alla dimensione
spirituale dell’esistenza e pertanto l’importanza di tutelare la
libertà di coscienza e di religione degli individui”. Alla luce
di questa concezione della laicità, ad esempio, la maggioran
za delle posizioni si è opposta al rinnovo della clausola di de—
—,
--
—,
acita I eIal-plurahstd, esempio
La
-
—
e
12 Conseil supericur de I educauo, i, i
Jrout)JouìJamc’fltaui\
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‘s.
/5,11 riO/i /i in, a, 11/1)011
/
I
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O
115
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dLil’Educaxioiie 2005; ( 00110 501 los ,illinc I Li a
Qtwbic L,, /lecrisan, i/a /‘n i,
,u /a,
//,/, lI
dell’Educazione del Tempo libri
0 dello S in Ii o \iieli,
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loro di
1105 cOtions lnterculLurelies du Quehrc
de. ‘no, r-scntaia ,a IliUhistra delle Reiaxiom von i
lei! iii1i1i ldLi’iv’. 20114.
’r ulsi mi
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,ioau 1/id jvnir ioIe qiib
16 i_, Ujl[flili ia fu, L. ii,’el leui,pon i’’’,k)
oLi! i. .la aCillO’ tche i 990, p elaxiuue.
11 Ite, ‘li. ciidi ,linv- la religoilI’ orI fa ti credenti importai ti risorse spirituali. il (irup
oella religione a scuola suggerisie ihe agli stridenti che ogliono
tal o -lilo j
sOlerti no 01\ lxii comitie dì .ntivila religiose e spirituali
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Franee, decembo, 2063 pp. 14
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’jOij /11 Iii so /-/a .,,,,,, ‘si
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li, \Lo,,
veda anche 5. Proibero. Rc
osi, e’,..
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i. I{arperCullins, Ne \‘oro 2u,i’s Sii! ,‘i,
‘-i
soda (i, Leroux, E/,:t ss..:.,: ,,i,
o..
Fides, Montreil 2067/ L.
in.
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-;.r,,o,1,.
11/: di si’oni’n, iii EiL, 111110
iuh ‘ ‘s
1
,,
d’i’
1 ,/
,
i,
minisiro
—
9
Quemo.
roga che permette alle si noie I insetianicuio cci iii ssionale
cattolico e protestante. Di contio, anziche Jucdcie chc la
religione fosse completamente elimhiata dalla aula cpicste
hanno suggerito che I ‘insegnamento coi iiesn a1e cuiss
sostituito con un programma che Pei’Iile
Csse ogli rudenu
di acquisire le conoscenze necesrie a Ollipi cadere le
verse manifestazioni del fenoimmeiio religioso, in t)ueheL e
non solo, e di sviluppare ie attitudini necesarle alla COfl\ i
venza nel contesto di una società varjevatei ohiecciv ripresi
dal nuovo programma Etica cultura FC]ie,105i
Anche la scelta del Quebec di un approccio lli)ei ale e in
clusivo nel dibattito della metà degli anni No1 1
mta sulla
possibilità di indossare lo bijills nella scuola pubblica si e
rivelata uno dei momenti decisivi nella costiuzioue di que
sto modello di laicità aperta. Senza che i sia liiitnlnuta,
si è raggiunto un consenso Linto ampio d
4 permettere al
le studentese che portano il velo di ficurmai’e la scuola
pubblica anziche esciuderle e Spingerle cus ersu le scuole
religiose private. La maggior parte delle OSILid?lh 11Cl dj
battito sono giunte alla conclusione
oflft oiollrastaie
il diritto alla parità e alla libertà di co1enxa delle studen
ri0000seluto l’lmporlanaa
0
nudi
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UI/IS li)
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l’or
,,‘.
noia
O),
Pensare la laicità
tcSsr, il divieto del velo le avrebbe private di un’occasione
unica per la socializzazione con giovani e insegnanti prove
. Come scrisse allora il
3
menti da ogni comunità e origin&
( eiiseil do stami de la femme, «l’esclusione dalla scuola di
i aguzze che portano il velo ha conseguenze negative sulla
società»
.
loro integrazione attuale e futura nella t4
‘i ale orientamento è in qualche modo il riflesso della laicità,
molto più liberale e pluralista che repubblicana, che si è gra
dualmente consolidata in Québec. Esso permette ai cittadini
di esprimere pubblicamente le proprie convinzioni religio
se, tintamo che questa espressione non ostacoli i diritti e le
Iibr.rtà altrui. Consiste in una gestione istituzionale che mira
a tutelate i diritti de libertà e non, come in Francia, un prin
cipio costituzionale e un segno identitario da difendere. La
neutralltil e la separazione tra Stato e Chiesa non sono con
siderate bni in sé, ma mezzi che permettono di raggiungere
il duplice obiettivo fondamentale del rispetto della parità
morale e della tutela della libertà di coscienza dei cittadini’.
1. ‘csistcnza di un consenso sufficientemente ampio negli or
dci, dimii, nk la personnc ui dei, droits de la ;cunessc do Quebec,
Qn bi,. o de/i J’ thiqnc sociali [ebbraio i 99
14 i uiis,,i do slailii de la temme Ke,li’azon sur la i/iiiitiO)l di, volle a / L’do/i, Quebec,
propria posizione
‘i”)
‘5 nostantc il Consiglio abbia i eceniemente irrigidito la
sull., Inc 114 iion ha smentito la posizione assunta nel l°95 nguatdo al velo indossato da
tudeiuc.sc niouiniaac nella scuola pubblica. Si eda Conseil do sratur de la temme,
,e Quebee, 2007.
,,a/lO entr, li, tr”nmei e! les /,ommes i, li/serre religieu
tolt a
poteri
i) (i ne sottolinea Mictieltne Miiot, in Quebvc e in ( anada, «la separazione dei
polItico rdìtgioso, l’assenza di una religione diStato, la neutraliti cia laicita (ritroviamo
come esigenze che si impongono
mite qui sw espressioni nel lessico giuridicoi appaiono
principi
dio Stato e alle istituzioni pubbliche, ma che noti vengono definite né come
in cui
1”raneia,
laicitì
in
della
caso
nel
(come
valori
ipostatizzati
iic
conir
cosiduzionali
non solo un principio costituzionale, ma anche un sabre che definisce la Repubblica).
cono’ /dndsi.’nentalz». Si veda,
\))alomio per certi ersi oihordmati a diritti rwnnoiczutz
in Ead. a cura di), Lu
canada,
ai,
Qndheeet
ieao
laritr’poltrrq:
de
pri/icqo,s
Li
,\l Miloi,
politique», Xlii,
d’histoire
«Bulletin
di
speciale
lawite au Quehec i! in Erano’, numero
t
Si
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La laicita 0
hberal-pluraitst rbsemu oI Quecc
ganismi pubblici e nei gruppi della societa cli iie che si sono
pronunciati sul modello di lalcita clic il Quéhec aviebbe
dovuto adottare, non significa turta\ io cisc tra i cittadini
regni l’unanimità.
contrario, d dibattito in Québec sugli
«accomodamenti ragionevoli» ha ru club l’esistenza di pro
fondi disaccordi sugli orientamenti che lo Stao dovrebbe
adottare in materia di laicita, Per alcuni il cOntCsto attuale
richjederebbe una modificazione più o meno radicale del
modello di laicità aperta Incentrata sulla tutela dei diritti e
delle libertà.
opo aver constato i cittadini di tutte le legioni del
Québec e condotto le proprie ricerche, la Lcpardc (Con-i
mission de constatjon sur les pratiques d’acconirnoj
meni reliées aux différences culturelies e giunta alla con
clusione che la laicità aperta permetta di rispettare meglio
sla l’uguaglianza dei cittadini sia la loro liberta di coscienza
e di religione e, dunque, di realizzare i due fini della laici
tà: ora l’importante è, dunque, chiariie approfondire tale
modelloin. fl lavoro della Commissijiì non ha portato
a
Conclusione il dibattito sulla laicità, ma ha esplicitato come
la laicità aperta a\’esse fino a quel mcjnlento permesso al
Québec di realizzare un equUibrio soddisfacente, almeno
dal punto di vista comparativo, tra il rispetto dei diritti e
delle libertà individuffi e gli 1mperati ì della ita in societa,
16 Si veda il rapporto della ( oinmissionc fondc, lei ci i L
1 ic n, d, ai
Québec, 2008, disponibile sul sito ulticiale. hnp: ‘osis ,icco,n,,j niemiti, c
specincato nella Nota degli Autoi-i, gli automi d qucst,, libro 50111, stati rispemtis
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copresidente (C. Taybor) e analista-esperti, i) Maclurei dIla i onnpssj,,,»
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