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«Non lasciate la fede sotto il tappeto di casa»

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«Non lasciate la fede sotto il tappeto di casa»
PRIMO PIANO
2
28 agosto
RELIGIONE nello spazio pubblico
«Non lasciate la fede sotto il tappeto di casa». L’appello lanciato da
Giuliano Amato, presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana,
ha richiamato la responsabilità che
tutti i credenti hanno verso le istituzioni politiche dei nostri tempi.
Chi non ha certamente avuto
paura a difendere il ruolo della religione nello spazio pubblico è il
professore americano Joseph Weiler. Il giurista ebreo newyorchese
ha difeso l’Italia davanti alla Corte
europea dei diritti umani nel caso
della signora Lautsi che era ricorsa
alla Corte per rimuovere i crocefissi dalle aule scolastiche.
«La ricchezza culturale
dell’Europa - ha sottolineato Weiler, dopo aver
proiettato il video della
sua arringa davanti alla
Corte - si caratterizza
per la sua capacità di intendere in diverse maniere il rapporto tra Stato e Chiesa».
Nel panorama europeo convivono infatti
modelli di laicità differenti, basti pensare a
Francia e Gran Bretagna. La Manica divide due modelli di relazioni
tra Stato e Chiesa esemplari per la
loro differenza: la Francia si caratterizza per una laicità assoluta, per
uno spazio pubblico nel quale non
ci devono essere simboli religiosi,
in Gran Bretagna abbiamo un capo
di Stato che è anche capo della
Chiesa. «La laïcité francese - ha ribadito Weiler - non è l’unico modello e l’Europa deve difendere il
suo patrimonio di differenti laicità
che la rendono un esempio di tolleranza unico al mondo».
Il giurista americano ha spiegato
come da ebreo non abbia avuto
problemi a difendere l’esposizione
della croce nei luoghi pubblici. La
croce infatti è certamente un sim-
Shabbat in Fiera
Successo clamoroso per la lettura-commento
dell’Antico Testamento tenuta dal professor Joseph Weiler affiancato da don Stefano Alberto.
Dopo Giobbe, quest’anno è stata la volta delle
coppie bibliche: Abramo-Sarah, Isacco-Rebecca, Giacobbe-Leah-Rachele.
Weiler ha promesso che il contenuto di queste
lezioni sarà pubblicato in un libro dedicato a
don Giussani.
Da sinistra:
Amato, Feliciani,
Weiler e Vio.ini
partenere a un organismo autonomo rispetto allo Stato.
«Non ci sono questioni pubbliche - ha ribadito Amato in cui la religione sia irrilevante. Tutte le decisioni
pubbliche hanno conseguenze morali su cui i nostri valori incidono». La
religione non può essere
relegata a fenomeno trascendente ma ha effetti
sulle decisioni temporali
altrimenti si arriverebbe al
paradosso che un credente
per esprimere le proprie
convinzioni dovrebbe attendere l’aldilà.
«Le moderne democrazie - ha
spiegato Giuliano Amato - utilizzano il meccanismo della maggioranza ma hanno bisogno di principi religiosi ed etici che ispirino le nostre
coscienze, in questo le religioni sono indispensabili».
Il portare i propri valori nello
spazio pubblico ha come unico limite il rispetto degli altri e la disponibilità al confronto critico con le
posizioni diverse presenti.
La libertà religiosa non va vista
come un dato acquisito per sempre
ma va tutelata: «L’unico modo per
difendere la religione nella sfera
pubblica - ha concluso Feliciani - è
esercitarla concretamente e il Meeting è un esempio di questo».
Niccolò Valmori
«Non lasciate la fede
sotto il tappeto di casa»
Confronto tra Giuliano Amato, Giorgio Feliciani e Joseph Weiler, il giurista ebreo
americano che ha difeso l’Italia davanti alla Corte europea sul caso del crocefisso
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RASSEGNA STAMPA
MEETING
bolo religioso ma nel caso italiano
è qualcosa di più: è parte integrante
dell’identità del popolo italiano.
«La Corte europea - ha continuato
il professore della New York University - ha commesso l’errore
d’imporre all’Italia un’interpretazione di laicità che non è quella che
appartiene alla storia dell’Italia.
Spetta agli italiani e non ai giudici
della Corte decidere se adottare un
modello di laicità che non consenta
di esporre simboli religiosi in luoghi pubblici».
La decisione, presa con la maggioranza schiacciante di 7 a 0 dal
Tribunale europeo, potrebbe avere
effetti paradossali anche per Paesi
come l’Irlanda e la Germania che
hanno nelle loro Costituzioni ter-
mini come “Santa Trinità” o “Dio”.
La presenza della religione nelle
società moderne è inevitabile: pensiamo ai precetti per ebrei e musul-
“
Le democrazie
funzionano secondo
il principio della
maggioranza, ma
per la tutela dei diritti
servono principi
religiosi ed etici che ne
sono i presupposti
Sergio Marchionne ieri ha conquistato il Meeting di Rimini.
Come il giorno precedente Emma Marcegaglia, si è guardato
bene dal cadere nella trappola
di chi sulla vicenda Fiat-Melfi
alza i toni per alzare i polveroni.
Ha usato sobrietà e misura,
l’uomo che ha portato la nuova
Fiat di John Elkann alla sfida
mondiale attraverso l’America.
Con il pieno e convinto sostegno
non solo dell’azienda che guida,
ma di tutta l’industria italiana.
Oscar Giannino
Marchionne è visibilmente incuriosito, persino più dei suoi interlocutori. Dopo la lunga estate
trascorsa negli Usa in una sorta
di isolamento dai dispiaceri italiani, l’entusiasmo che percepisce, l’organizzazione del Meeting per l’amicizia basata sul lavoro di 3.200 giovani volontari è
un qualcosa che intriga il cinquattottenne manager chetino.
Per lui, imbevuto di cultura e vita canadese e americana, di e-
mani su alimenti o indumenti. Anche in società laiche come quella americana, riferimenti continui a
Dio vengono fatti dal presidente.
«Anche nella laicissima Francia ha ricordato il professore di Diritto
canonico Giorgio Feliciani - non
mancano legami tra la Chiesa e lo
Stato. Il presidente della Repubblica può eleggere due vescovi e l’intera rete di scuole cattoliche fa parte del sistema educativo nazionale
finanziato con i soldi pubblici».
Da dove nasce l’avversione alla
presenza della religione nella sfera
pubblica? In molti casi, spiega Feliciani, essa viene fomentata dai
mass media ma più profondamente
è nutrita dalla sfiducia che molti
nutrono verso la possibilità di ap-
sperienze professionali che lo
porteranno poi in Svizzera, un
movimento come Cl, con i suoi
valori, il suo essere un gruppo
coeso, rappresenta un mondoi
sconosciuto da esplorare. (…)
Sulla pista dell’aeroporto di Rimini è pronto il jet per tornare a
Torino. Ma il manager indugia.
Si lascia trascinare dai vertici di
Cl e della Compagnia delle Opere in un giro tra gli stand. (,,,)
Fa domande su domande, incurante dei collaboratori che
guardano nervosamente l’orologio. (…)
Poi un salto allo stand della Fiat
e via a passo di carica sino al
padiglione che ospita la Cdo. La
gente si avvicina, chiede di fare
una foto, Marchionne accetta.
(…) A tavola (pranzo veloce, filetto e verdure alla griglia, unica trasgressione: sigaretta libera) con Emilia Guarnieri, Giancarlo Cesana, Giorgio Vittadini
e Bernhard Scholz il capo della
Fiat continua a fare domande
sul movimento di don Giussani
e dice di essere ottimista sull’esito della situazione economica
mondiale («Sbaglia chi crede
che la ripresa possa procedere
in maniera lineare») e sul futuro
della casa torinese in Italia.
Pranzo finito, si parte? Niente
affatto. Marchionne ora vuole
vedere la mostra su don Giussani e già che c’è combina un incontro al volo con il commissario Ue Antonio Tajani e con il
ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Alle 15,30 lo convincono a partire. Forse Marchionne ripensa alla sua ossessione,
ma prima di congedarsi dice:
«Qui ho visto qualcosa di nuovo».
Teodoro Chiarelli
Non c’è da scomodare la Rerum
Novarum di Leone XIII ma il
pensiero sociale di Marchionne
ricorda molto quello della Chiesa, dove le contrapposizioni
vengono bocciate a prescindere.
Semplicemente perché non portano a niente. Non portano benefici. Il mondo post crisi non
farà prigionieri. Chi non si adegua è perduto. La maggioranza
silenziosa ha trovato il suo leader. Marchionne.
Giuliano Zulin
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