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Tanto gentile e tanto onesta pare

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Tanto gentile e tanto onesta pare
Dante Alighieri
Tanto gentile e tanto onesta pare
Tra le opere di Dante che precedono la Commedia, la Vita Nuova è una delle più importanti.
Composta attorno al 1294 assemblando testi poetici scritti in circa un decennio a partire dal 1283,
la Vita Nuova narra l’amore di Dante per Beatrice: dal primo incontro avvenuto quando il poeta
aveva nove anni (1274), al secondo di nove anni più tardi (1283), fino alla morte della donna, che
avviene nel 1290. Quando Beatrice muore, superato il primo momento di sconforto, Dante decide
di continuare la lode dell’amata, ormai glorificata nel Paradiso. È questa la forma più alta d’amore
raccontata dallo Stilnovo: il poeta ama la donna-angelo in maniera del tutto disinteressata, senza
poter più sperare di ottenere nulla in cambio da lei.
Dal punto di vista della struttura, la Vita Nuova è un prosimetro, cioè un testo che alterna parti in
versi e parti in prosa. È suddivisa in 42 capitoli e contiene 31 poesie: 25 sonetti, 1 ballata e 5
canzoni. Nelle sezioni in prosa, Dante commenta e spiega i testi poetici, legandoli tra loro in una
narrazione continua.
Quello che segue è il capitolo XXVI della Vita Nuova: comprende il testo del sonetto “Tanto gentile
e tanto onesta pare”, preceduto dalla sua introduzione in prosa. I temi che vi si svolgono sono
quelli consueti dello Stilnovo: la lode della donna, le sue virtù (la gentilezza, l’onestà, l’umiltà) e
l’effetto benefico che ella esercita su quanti la vedono.
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Questa gentilissima donna, di cui ragionato è ne le precedenti parole1, venne in
tanta grazia de le genti, che quando passava per via, le persone correano per
vedere lei; onde2 mirabile letizia3 me ne giungea. E quando ella fosse presso
d’alcuno4, tanta onestade giungea nel cuore di quello, che non ardia5 di levare li
occhi, né di rispondere a lo suo saluto; e di questo molti, sì come esperti6, mi
potrebbero testimoniare a chi non lo credesse. Ella coronata e vestita
d’umilitade s’andava, nulla gloria mostrando di ciò ch’ella vedea e udia. Diceano
molti, poi che passata era: «Questa non è femmina, anzi è uno de li bellissimi
angeli del cielo». [...] Allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Tanto
gentile.
1
Di cui ragionato è ne le precedenti parole: di cui si è parlato nei capitoli precedenti del libro.
Onde: da questo fatto.
3
Mirabile letizia: una gioia straordinaria.
4
Presso d’alcuno: vicino a qualcuno.
5
Non ardia: non ardiva, non osava.
6
Sì come esperti: avendone fatto esperienza diretta, avendo vissuto questa esperienza.
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Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
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Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mòstrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi non la prova:
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: «Sospira!»
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