RUSSIA: GUIDA PER LE IMPRESE ITALIANE Introduzione Capitolo
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RUSSIA: GUIDA PER LE IMPRESE ITALIANE Introduzione Capitolo
Attenzione: la Guida che state stampando è aggiornata al 09/11/2005. I file allegati con estensione .doc, .xls, .pdf, .rtf, etc. non verranno stampati automaticamente; per averne copia cartacea è necessario aprire il singolo allegato e stamparlo. File PDF creato in data 10/11/2005 Per maggiori informazioni rivolgersi: Servizio Commercio Estero Piazza Castello, 3 - 36100 Vicenza tel. 0444 232500 - fax 0444 232575 email: [email protected] RUSSIA: GUIDA PER LE IMPRESE ITALIANE Introduzione Capitolo n. 1. Background Capitolo n. 2. L'impresa e le società Sotto Capitolo n. 2.1. Disciplina degli investimenti stranieri Sotto Capitolo n. 2.2. L'Ufficio di rappresentanza e la sede secondaria Sotto Capitolo n. 2.3. L'impresa individuale Sotto Capitolo n. 2.4. Joint activity o particular partnership Sotto Capitolo n. 2.5. Le persone giuridiche Sotto Capitolo n. 2.6. Le società in generale Sotto Capitolo n. 2.7. Le società di persone Sotto Capitolo n. 2.8. Le società cooperative Sotto Capitolo n. 2.9. Le società di capitali Sotto Capitolo n. 2.10. Le società di capitali: la società a responsabilità aggiuntiva Sotto Capitolo n. 2.11. Le società di capitali: la società per azioni Sotto Capitolo n. 2.12. Le società di capitali: la società a responsabilità limitata Sotto Capitolo n. 2.13. Società controllate Sotto Capitolo n. 2.14. Conclusioni: differenze sostanziali tra una S.p.A. e una S.r.l. Capitolo n. 3. La disciplina dei principali contratti d'impresa Sotto Capitolo n. 3.1. Condizioni generali di contratto Sotto Capitolo n. 3.2. Contratto preliminare Sotto Capitolo n. 3.3. Risoluzione del contratto Sotto Capitolo n. 3.4. Contratto di compravendita Sotto Capitolo n. 3.5. Trasferimento di azienda Sotto Capitolo n. 3.6. Affitto d'azienda Sotto Capitolo n. 3.7. Notifica antitrust Sotto Capitolo n. 3.8. Contratto di locazione Sotto Capitolo n. 3.9. Regime della proprietà immobiliare Sotto Capitolo n. 3.10. Il contratto di agenzia Sotto Capitolo n. 3.11. Contratti di distribuzione: il contratto di franchising Capitolo n. 4. I diritti di proprietà industriale Sotto Capitolo n. 4.1. Marchi Sotto Capitolo n. 4.2. Denominazioni di Origine Geografica Sotto Capitolo n. 4.3. Sanzioni amministrative, civili e penali Sotto Capitolo n. 4.4. Brevetti Capitolo n. 5. La disciplina del lavoro dipendente Sotto Capitolo n. 5.1. Le caratteristiche principali del rapporto di lavoro Sotto Capitolo n. 5.2. Lavoratori stranieri Sotto Capitolo n. 5.3. Controversie Capitolo n. 6. Cause civili Sotto Capitolo n. 6.1. Arbitrato Capitolo n. 7. Il sistema bancario e finanziario Sotto Capitolo n. 7.1. La Banca Centrale Sotto Capitolo n. 7.2. L'attività creditizia: soggetti e operazioni Sotto Capitolo n. 7.3. Le banche commerciali Sotto Capitolo n. 7.4. Partecipazioni estere al capitale bancario e filiali di banche estere Sotto Capitolo n. 7.5. La ristrutturazione dell'industria bancaria Sotto Capitolo n. 7.6. Cenni al settore assicurativo Capitolo n. 8. Il sistema valutario Capitolo n. 9. Finanza agevolata Sotto Capitolo n. 9.1. I fondi di venture capital Capitolo n. 10. Il mercato dei capitali Sotto Capitolo n. 10.1. MICEX Sotto Capitolo n. 10.2. RTS Sotto Capitolo n. 10.3. Recenti orientamenti della Commissione Sotto Capitolo n. 10.4. Gli sviluppi dopo la crisi finanziaria Sotto Capitolo n. 10.5. Corporate bonds Sotto Capitolo n. 10.6. I titoli del debito pubblico Capitolo n. 11. Sistema fiscale Sotto Capitolo n. 11.1. La struttura del Codice tributario e le principali imposte Sotto Capitolo n. 11.2. L'amministrazione delle imposte Capitolo n. 12. L'imposizione sui redditi delle persone fisiche Sotto Capitolo n. 12.1. Soggetti passivi e base imponibile Sotto Capitolo n. 12.2. Aliquote e periodo d'imposta Sotto Capitolo n. 12.3. Redditi d'impresa e di lavoro autonomo Sotto Capitolo n. 12.4. Capital gain Sotto Capitolo n. 12.5. Deduzioni Capitolo n. 13. L'imposizione sui redditi societari Sotto Capitolo n. 13.1. Soggetti passivi e principi generali di imposizione Sotto Capitolo n. 13.2. La stabile organizzazione nella legislazione russa Sotto Capitolo n. 13.3. Periodo d'imposta ed aliquote Sotto Capitolo n. 13.4. Regimi di tassazione ordinario e speciali Sotto Capitolo n. 13.5. Determinazione della base imponibile Sotto Capitolo n. 13.6. L’imposizione sui redditi per le società non residenti prive di stabile organizzazione Sotto Capitolo n. 13.7. Transfer pricing Sotto Capitolo n. 13.8. La disciplina fiscale sui gruppi Sotto Capitolo n. 13.9. De iure condendo Capitolo n. 14. Adempimenti formali ed accertamento - Procedura di registrazione presso le autorità fiscali Sotto Capitolo n. 14.1. Persone fisiche Sotto Capitolo n. 14.2. Società Sotto Capitolo n. 14.3. L'accertamento e le sanzioni Capitolo n. 15. Aspetti di fiscalità internazionale Sotto Capitolo n. 15.1. I trattati in vigore contro le doppie imposizioni Sotto Capitolo n. 15.2. La Convenzione Italia – Russia contro le doppie imposizioni sul reddito Sotto Capitolo n. 15.3. Il credito per le imposte assolte all’estero Capitolo n. 16. Altre principali imposte Sotto Capitolo n. 16.1. L'imposta sul valore aggiunto Sotto Capitolo n. 16.2. I dazi doganali Sotto Capitolo n. 16.3. Le accise Sotto Capitolo n. 16.4. L'imposta sociale unica Sotto Capitolo n. 16.5. Altri tributi Capitolo n. 17. Italia-Russia: Riflessi fiscali di alcuni percorsi operativi Sotto Capitolo n. 17.1. Imposte indirette e dazi doganali Capitolo n. 18. Distribuzione commerciale indiretta: il franchising Sotto Capitolo n. 18.1. I caratteri del rapporto di franchising Sotto Capitolo n. 18.2. Le forme del franchising internazionale Sotto Capitolo n. 18.3. I riflessi fiscali dei contratti di franchising stipulati dalle imprese italiane Capitolo n. 19. Accordi relativi a diritti industriali Sotto Capitolo n. 19.1. Il regime fiscale delle importazioni di tecnologia nell'ordinamento russo Sotto Capitolo n. 19.2. Il regime fiscale dei trasferimenti internazionali di tecnologia nell'ordinamento italiano Capitolo n. 20. Produzione con presenza in Russia Sotto Capitolo n. 20.1. Acquisizione di partecipazioni di una società russa già esistente Sotto Capitolo n. 20.2. Costituzione di unità locali e sedi secondarie Sotto Capitolo n. 20.3. Costituzione di società controllate Sotto Capitolo n. 20.4. Joint Ventures Capitolo n. 21. Prospetti di sintesi Capitolo n. 22. Principali riferimenti normativi Capitolo n. 23. Alcuni siti di interesse Capitolo n. 24. Indice abbreviazioni e acronimi principali Introduzione Russia: Guida per le imprese italiane Se l’anno 2004 è stato l’anno della Cina, il 2005 sarà l’anno della Russia. I fondamentali economici ce lo avevano fatto intuire, persuadendoci ad intraprendere un progetto dedicato specificatamente a questo mercato, anticipando quello che sarà il filo conduttore della promozione del Made in Italy nel 2005. Se la Cina è la nuova frontiera dell’internazionalizzazione produttiva, la Russia è prima di tutto un grande mercato di sbocco commerciale per gli esportatori vicentini. Una congiuntura particolarmente favorevole, anche e soprattutto grazie al corso elevato dei costi del petrolio e delle altre materie prime di cui la Russia è molto ricca, hanno indotto tassi di crescita economica superiori al 7% annuo. Se vi si aggiungono l’aumentata produzione industriale (+7% nei primi 5 mesi del 2004), lo sviluppo degli investimenti (+12,8%) e dei consumi privati (+11%), abbiamo il quadro completo di una delle più dinamiche economie del mondo. Sappiamo poi come dallo sviluppo dell’interscambio commerciale conseguano dinamiche importanti anche sul piano degli investimenti diretti. Quantunque la Russia non sia ancora tra gli obiettivi principali degli investimenti industriali vicentini, siamo certi che presto lo diventerà, nella logica di consolidare quei rapporti commerciali che si stanno sviluppando oggi, in modo così impetuoso. Del resto siamo già in presenza di un numero crescente di imprese vicentine che stanno pensando a rafforzare la loro presenza commerciale, in Russia, creando filiali, uffici di rappresentanza e sviluppando, in ogni modo, le loro reti distributive. Il progetto che abbiamo realizzato è quindi un progetto a tutto campo, capace di fornire gli strumenti operativi del presente ma anche di guardare avanti, all’immediato futuro delle nostre aziende. Di questa lungimiranza sono grato ad Adamo Dalla Fontana e Michele Amenduni, i due Vice Presidenti che, nell’ambito delle deleghe loro affidate, su Internazionalizzazione e Fiscalità, hanno concepito e brillantemente realizzato l’idea. Un ovvio ringraziamento accomuna tutto lo staff tecnico-scientifico che si è impegnato nello studio del sistema fiscale, societario e giuridico, russo, sotto il coordinamento del Centro di Ricerca sulla Finanza e Fiscalità Internazionale. Credo ne sia uscito un manuale di grande utilità per tutti i nostri imprenditori, definendo opportunità e modalità operative alle quali plasmare le strategie più diverse, di approccio al Paese. Un doveroso ringraziamento va alla Banca Popolare di Vicenza, costante e prezioso supporto ai processi di internazionalizzazione delle nostre imprese. Capitolo n. 1 Background La Federazione Russa, con i suoi 17,1 milioni di chilometri quadrati, è il più grande paese al mondo per estensione, seguito da Canada e Cina. Tuttavia, la configurazione del territorio, caratterizzata da grandi distanze, abbondanti risorse naturali, un clima rigido in gran parte del paese e una bassa densità demografica, sembra rappresentare più un fattore di debolezza che di forza, traducendosi in elevati costi di trasporto, eccessiva dipendenza dalle risorse naturali (in particolare petrolio e gas) ed elevati squilibri regionali. A tutto ciò, l’attuale leadership politica, facente capo al Presidente Putin, sta progressivamente cercando di porre rimedio, attraverso un nutrito programma di riforme, avviato nel 2001, e finalizzato come si desume dalla Comunicazione del 10 febbraio 2004 COM (2004) 106, della Commissione Europea al Consiglio e al Parlamento Europeo sulle relazioni dell'Unione Europea con la Russia - a: • migliorare il clima degli investimenti nel Paese; • promuovere ulteriormente l’integrazione della Russia nell’economia mondiale, anche attraverso l’ adesione all'Organizzazione mondiale per il commercio (World Trade Organization, WTO), attesa entro la fine del 2004, che dovrebbe fornire un importante impulso alla crescita del Paese; • riformare la pubblica amministrazione: la riforma è stata avviata con il Decreto presidenziale n. 314 del 9 marzo 2004, che ha modificato radicalmente la struttura di governo, rendendola più snella attraverso una riduzione del numero dei ministeri (da 23 a 14), dei ministri (da 30 a 17) e dei deputati primi ministri (da 6 a 1); • rafforzare il capitale umano e proteggere le fasce vulnerabili della popolazione. Nonostante alcune delle riforme strutturali siano ancora in fase di realizzazione, è indubbio che, negli ultimi 5 anni, la Russia abbia compiuto progressi tangibili sulla strada della crescita e della stabilità economica, soprattutto a confronto con il clima di turbolenza economica e sociale del precedente decennio, segnato dalla fine dell’era sovietica. Per 69 anni la Repubblica Socialista Federale Sovietica Russa ha costituito la chiave di volta dell’ Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). Le prime disposizioni di apertura verso il mercato furono dettate proprio dall'URSS nei cinque anni precedenti lo scioglimento dell’Unione, avvenuto il 31 dicembre 1991. In tale periodo furono introdotte le prime previsioni relative alle joint venture e alle società cooperative, alla liberalizzazione e privatizzazione delle locazioni, alla disciplina dei diritti di proprietà e dell’attività imprenditoriale. Nel caos politico dominato dalla perestroika del presidente Gorbachev, dalla riforma elettorale, dall’ introduzione delle riforme economiche e dalla ri-emersione delle identità nazionali delle repubbliche ex sovietiche, la Repubblica Socialista Federale Sovietica Russa dichiarò la propria sovranità il 12 giugno 1990 ed il Parlamento attribuì, all’allora Presidente Yeltsin, poteri straordinari allo scopo di attuare riforme economiche radicali. Il 25 dicembre 1991 la denominazione Repubblica Socialista Federale Sovietica Russa venne modificata in Federazione Russa e nel gennaio 1992 venne avviato un programma di riforme economiche, che però subì una drastica battuta di arresto con la pesante crisi finanziaria del 1998. Superata la crisi del 1998, che ha segnato la fine della sofferta fase di passaggio all’era post-sovietica, l’economia russa si è incamminata sulla strada che dovrebbe portarla a trasformarsi, in un orizzonte di medio-lungo periodo, in una moderna economia di mercato, competitiva, diversificata e integrata nel sistema economico mondiale, come si desume dal trend di alcuni indicatori macro-economici nel periodo 1998-2003, di seguito riportati: Indicatori macro-ecomomici PIL, crescita % reale 1998 1999 2000 2001 2002 2003: -5,3 6,4 10,0 5,0 4,7 6,7 Ultimo dato al Primi 9 mesi Produzione industriale, crescita % reale -5,2 11,0 11,9 4,9 3,7 6,8 Primi 11 mesi Investimenti fissi, crescita % reale -12,0 5,3 17,4 8,7 2,6 12,2 Primi 11 mesi Disoccupazione, periodo 11,8 11,7 10,2 9,0 7,1 8,6 Undicesimo mese Esportazioni, mld. di $ 74,4 75,6 105,0 101,9 107,2 134,4 Primi 11 mesi Importazioni, mld. di $ 58,0 39,5 44,9 53,8 61,0 74,8 Primi 11 mesi Inflazione, variazione % 12 mesi 84,4 36,5 20,2 18,6 15,1 12,0 Dodicesimo mese Debito in valuta estera, % del PIL 50,1 87,7 55,3 44,4 36,2 28,3 Primi 11 mesi Riserve valutarie ed auree, mld. di $ 12,2 12,5 27,9 36,6 47,8 76,9 Primi 12 mesi RUB/US$ (fine periodo) 20,65 27,00 28,16 30,14 31,78 29,45 31/12/2003 % fine Fonte: COM (2004) 106 del 10/02/2004 della Commissione Europea Con lo sviluppo degli investimenti, cresce e si sviluppa anche la base giuridica che costituisce il terreno sul quale si basa l’investimento. L’ordinamento costituzionale La Federazione Russa è un ordinamento giuridico di diritto civile di impostazione romanistica con una carta costituzionale scritta che stabilisce i fondamenti del governo e la struttura normativa. La costituzione russa attuale è stata adottata solo dopo mesi di intenso confronto fra il Parlamento ed il presidente Boris Yeltsin. In seguito a tale confronto è stata promulgata la nuova Costituzione in data 12 dicembre 1993, sancita da un referendum nazionale. La costituzione stabilisce che la Russia è una Democrazia Presidenziale formata da (i) il Presidente; (ii) il Governo Ministeriale; e (iii) l’ordinamento giudiziario. La costituzione inoltre descrive i poteri dei governi regionali. Il Presidente occupa un ruolo autonomo e superiore fra i poteri dello Stato. Il Presidente è il capo dello Stato, il garante della Costituzione e dei diritti umani e civili e delle libertà ed il Capo delle forze armate. Il Parlamento costituisce il potere legislativo. È formato da: la Duma di Stato (la camera inferiore) e il Consiglio della Federazione (la camera superiore). Il potere esecutivo è affidato al Governo, costituito dal Primo Ministro (nominato dal presidente con l’ approvazione della Duma e dei Ministri), un deputato primo ministro, un capo dell’amministrazione e 14 Ministeri federali. L’interpretazione delle norme è poi affidata alle numerose Agenzie Federali. Il potere giudiziario è esercitato dall’ordinamento giudiziario che comprende: (i) la Corte Costituzionale, la cui funzione primaria è quella di assicurare la conformità della legge alla Costituzione, di risolvere i conflitti tra i vari poteri dello Stato, di assicurare la costituzionalità delle leggi relativamente a specifici argomenti quali i diritti costituzionali e le libertà individuali e di interpretare la Costituzione; (ii) la Corte Suprema, che è il vertice della giustizia civile e decide in merito a cause civili, penali ed amministrative, (iii) la Corte Suprema “Arbitrazh” che svolge una funzione di controllo dei Tribunali “Arbitrazh” che, nonostante il nome, sono dei veri e propri tribunali, non arbitrali, che trattano le cause di natura commerciale e (iv) i Tribunali Militari. I poteri dei governi regionali risultano dalla struttura federale del paese, che comprende 89 enti: 21 repubbliche, 6 “krai” (province), 10 “okrug” (distretti federali) autonomi, 49 “oblast” (regioni), una “oblast” autonoma e due città, Mosca e San Pietroburgo. Ciascuno di questi soggetti ha il proprio organo legislativo e il proprio governo. La legislazione russa La legislazione russa rappresenta un sistema strutturalmente sofisticato di atti legislativi gerarchicamente organizzati a livello federale e locale. La Costituzione è la più alta fonte legislativa in Russia. Le modifiche costituzionali possono essere adottate (i) dal potere legislativo con successiva ratifica da parte delle legislature locali, ovvero (ii) mediante un referendum nazionale. Nella gerarchia delle fonti del diritto , la legislazione federale (“zakon” in russo) è la seconda fonte legislativa dopo la Costituzione. La Costituzione distingue fra leggi costituzionali federali e leggi federali. Le leggi costituzionali federali sono adottate soltanto in relazione ad un limitato gruppo di materie indicate dalla Costituzione stessa (per esempio, l'organizzazione del governo e dei fondamenti dell’ordine giudiziario). Le leggi sono approvate dal Parlamento, firmate dal Presidente e pubblicate. Il Presidente è autorizzato dalla Costituzione ad adottare atti normativi sotto forma di “ukaz” e “rasporyazheniye” (editti). La Costituzione stabilisce che gli editti presidenziali non possono derogare alle disposizioni della Costituzione o delle leggi federali. Gli atti legislativi adottati dal Governo sono denominati “postanovleniye” e “rasporyazheniye.” Si tratta di decreti che, dal punto di vista giuridico, sono subordinati gerarchicamente alla Costituzione, alle leggi federali e agli editti del Presidente. Il Presidente ha facoltà di annullare i decreti del Governo che violino le disposizioni agli stessi sovraordinate. Occasionalmente gli editti del Presidente o i decreti del Governo assumono la forma di “polozhenie”, ossia regolamenti. Lo stato giuridico di tali atti, nella gerarchia legislativa, dipende dalla posizione dell’ organo che li ha emanati. Gli altri enti governativi hanno il potere di emanare istruzioni, ordini e raccomandazioni, che sono sottoposti in grado agli atti del Governo, agli editti del Presidente, alle leggi e alla Costituzione. La data dell’atto legislativo è la data in cui tale atto è stato promulgato. Tale data deve essere distinta dalla data in cui l’atto entra in vigore. La pubblicazione è condizione di efficacia soltanto delle Leggi Costituzionali Federali e delle Leggi Federali. Tali provvedimenti, infatti, entrano in vigore nella data indicata dall’atto stesso (regole simili si applicano per gli editti presidenziali e i decreti del Governo) ovvero, in mancanza di espressa previsione, trascorsi 10 giorni dalla pubblicazione. Capitolo n. 2 L'impresa e le società Come nella maggior parte delle giurisdizioni europee, anche in Russia vige un ordinamento giuridico di diritto civile romanico in gran parte sviluppato su un codice civile. Il codice civile russo è stato riformulato tre volte durante il corso del ventesimo secolo, inizialmente per adattarlo all’economia marxista e più recentemente per adattarlo ad un’economia di mercato. In URSS, vi erano due rami di legislazione civile: la legislazione dell’Unione o URSS e la legislazione delle Repubbliche. La prima fungeva da provvedimento quadro, in base al quale le Repubbliche dettavano normative di maggiore dettaglio. Il Codice Civile della Repubblica Socialista Federale Sovietica Russa è stato adottato nel 1964. Nel maggio 1991 sono state adottate le nuove linee guida della legislazione civile, i fondamenti della legislazione civile dell’URSS e delle Repubbliche. Tali provvedimenti, che avrebbero dovuto entrare in vigore in tutta l’URSS dal 1° gennaio 1992, dopo lo scioglimento dell’URSS, sono stati adottati dalla Federazione Russa e sono stati applicati in attesa della promulgazione di un nuovo codice civile russo completo. Il nuovo Codice Civile russo (di seguito abbreviato anche “c.c.”), suddiviso in tre parti, è stato introdotto nel Paese dopo la caduta del regime comunista, con le leggi federali n. 52-FZ del 30/11/1994, n. 15-FZ del 26/01/1996 e n. 147-FZ del 26/11/2001. La prima parte, entrata in vigore il 1° gennaio 1995, richiama i principi giuridici fondamentali, in particolare (i) il diritto di proprietà, (ii) i tipi di persone giuridiche, (iii) i principi generali sulle obbligazioni e (iv) le disposizioni relative alle garanzie. La seconda parte, entrata in vigore il 1° marzo 1996, riguarda i contratti tipici. Infine, la terza parte, entrata in vigore nel 2002, riguarda, in particolare, i diritti di successione ed il diritto internazionale privato. Come il codice civile italiano, anche quello russo contempla, accanto al soggetto economico-persona fisica, un numero chiuso di tipi societari per lo svolgimento in comune di attività economiche, classificabili nelle due categorie a noi familiari delle società di persone e delle società di capitali. Queste ultime sono le più utilizzate da parte dell’investitore estero, il quale tuttavia potrebbe avere altresì convenienza, per lo meno in una prima fase, a servirsi di altre forme di insediamento, quali le sedi secondarie e gli uffici di rappresentanza. L’operatore economico che voglia avviare un’attività d’impresa nel territorio della Federazione Russa, infatti, avrà a disposizione le seguenti alternative di investimento: • costituire un ufficio di rappresentanza o una sede secondaria; • costituire un’impresa individuale; • costituire una società; • acquisire una partecipazione in una società già costituita. La scelta circa la migliore forma di organizzazione per l’investimento deve essere valutata in relazione alle caratteristiche del progetto che dovrà essere intrapreso ed alla natura dell’attività dell’investitore. Se da una parte la creazione di un ufficio di rappresentanza o di una sede secondaria permette di esplorare il mercato, svolgere funzioni di business development, concludere contratti, d’altra parte la creazione di una filiale nella forma di una società a responsabilità limitata o di una società per azioni permette di delimitare il rischio dell’investimento e di dotare il progetto di una struttura autonoma ed indipendente di gestione. Sotto Capitolo n. 2.1 Disciplina degli investimenti stranieri La Legge n. 160-FZ del 25 giugno 1999 detta la disciplina della tutela degli investimenti stranieri nel territorio della Federazione Russa. Tra i principi fondamentali di tale provvedimento legislativo si possono menzionare: il principio di libertà di organizzazione economica e di non discriminazione. È definito “investimento straniero diretto” l’acquisto di una partecipazione pari ad almeno il 10% del capitale sociale di un ente di diritto russo. Ai sensi dell’art. 4 Legge n. 160/99, la disciplina delle organizzazioni commerciali con capitale straniero e la disciplina degli utili non può essere più svantaggiosa rispetto alla corrispondente normativa applicabile agli enti di diritto domestico. Eventuali disposizioni peggiorative in materia doganale non si applicano agli investitori stranieri (società con partecipazione straniera maggiore del 25%) che abbiano presentato un progetto di investimento della durata non inferiore a 7 anni, a condizione che i beni importati siano effettivamente utilizzati per l’attuazione dell’investimento. Tale eccezione si applica anche alle società partecipate da investitori stranieri, indipendentemente dalla percentuale di partecipazione detenuta, qualora il progetto di investimento abbia un valore superiore a 1.000.000 Rubli. Ai sensi dell’art. 11 Legge n. 160/99, gli investitori stranieri hanno facoltà di disporre degli utili e dei versamenti percepiti (compreso il re-investimento in territorio russo), hanno facoltà di acquistare titoli e altri strumenti finanziari, terreni ed edifici. Gli investitori stranieri devono stipulare adeguate polizze assicurative a copertura dei rischi industriali e della responsabilità civile. Oltre ai documenti richiesti per la registrazione di un ente o forma di organizzazione domestica, l’ investitore straniero, che voglia costituire una stabile organizzazione in territorio russo, deve altresì presentare all’Autorità competente per la registrazione, i seguenti documenti: - estratto dal registro delle imprese del paese in cui l’investitore straniero è costituito o qualsiasi altro documento che ne comprovi lo status giuridico; - documenti comprovanti la solvibilità dell’investitore straniero; - prova del pagamento delle tasse applicabili. La registrazione deve essere concessa entro un mese dal deposito dei documenti. Sotto Capitolo n. 2.2 L'Ufficio di rappresentanza e la sede secondaria Si noti, innanzitutto, che l’ordinamento russo non vieta lo svolgimento di attività di natura commerciale da parte di società straniere che non abbiano un ufficio di rappresentanza o una filiale nel territorio della Federazione Russa. Le autorità tributarie russe tuttavia di regola affermano che sussiste una stabile organizzazione nel territorio russo e assoggettano la società straniera alle imposte locali. La costituzione di un ufficio di rappresentanza (di seguito anche “place of business”) o di una sede secondaria (di seguito anche “branch”) permette di separare il fatturato maturato in Russia dal fatturato globale della società e limitare dunque l'applicabilità delle imposte russe allo specifico fatturato connesso con il territorio russo. Le procedure di costituzione dell’ufficio di rappresentanza sono inoltre più snelle rispetto a quelle previste per la costituzione di una società con autonoma personalità giuridica. La procedura per la costituzione di un ufficio di rappresentanza/sede secondaria è denominata “Accreditamento”. L’ufficio di rappresentanza e la sede secondaria possono svolgere le seguenti attività: rappresentare la società madre, assisterla nell’assumere informazioni commerciali, scientifiche e tecniche, facilitarle i rapporti commerciali. L’ufficio di rappresentanza non ha una distinta personalità giuridica rispetto alla società straniera che ne ha determinato la costituzione. Ciò significa che per le obbligazioni stipulate e contratte dall’ufficio di rappresentanza risponde direttamente la società straniera che ne ha curato la costituzione con tutto il suo patrimonio. La differenza principale fra branch e place of business riguarda l’attività che viene effettuata dalle medesime: il place of business viene solitamente individuato negli uffici che hanno meri poteri di rappresentanza, mentre le branch sono dotate di strutture permanenti. • Sede secondaria Una sede secondaria viene considerata come una parte della società madre organizzata in modo da gestire attività economiche per conto della casa-madre. Ciò comporta la possibilità per un terzo di intrattenere rapporti commerciali direttamente con la branch, piuttosto che contattare necessariamente la società in Italia. Il concetto in sostanza è molto vicino a quello di una società controllata, per quanto non vi sia giuridicamente una duplicazione della personalità giuridica. I maggiori vantaggi che possono essere conseguiti tramite la costituzione di una branch sono i seguenti: • possibilità di ottenere visti per i lavoratori stranieri; • facilità di cooperare con gli uffici governativi e le imprese locali in virtù della registrazione presso la State Registration Chamber del Ministero della Giustizia (di seguito “SRC”). • Ufficio di rappresentanza Per quanto riguarda invece la costituzione di un semplice ufficio di rappresentanza, si ribadisce che l’ attività condotta dallo stesso deve essere marginale od accessoria all’attività commerciale complessiva della società madre. Esso mira essenzialmente a rappresentare la società italiana nella Federazione Russa, ad incrementare la conoscenza del mercato straniero da parte della società madre e a stabilire e mantenere relazioni con imprese locali russe. Qualora l’attività dell’ufficio di rappresentanza miri a gestire attività economiche per conto della società madre e generi dei profitti, sarà sottoposto al medesimo regime di tassazione previsto per la branch relativamente ai profitti generati dalla stessa. I maggiori vantaggi che possono essere conseguiti tramite la costituzione di un ufficio di rappresentanza sono i seguenti: • possibilità di ottenere visti per i lavoratori stranieri; • agevolazione nella registrazione di automobili; • possibile esenzione dal pagamento dell’IVA relativamente a prestiti immobiliari; • facilità di cooperare con gli uffici governativi e le imprese locali in virtù della registrazione presso la SRC del Ministero della Giustizia. Procedura di registrazione Le procedure di registrazione previste dalla normativa russa per la sede secondaria o l’ufficio di rappresentanza sono molto simili e prevedono le seguenti fasi: 1) Registrazione presso la SRC , in seguito alla quale la sede secondaria o l’ufficio di rappresentanza sono iscritti nel Registro della Federazione Russa (di seguito anche “Registro delle Imprese”). Ai fini di tale registrazione devono essere presentati i seguenti documenti : • statuto o atto costitutivo della società madre (2 copie o 2 copie autentiche); • estratto dell’Ufficio del Registro che attesti la registrazione della società madre (2 copie o 2 copie autentiche); • una lettera della banca in cui la società italiana possiede un conto bancario che confermi la solvibilità della società stessa (2 copie degli originali); • delibera della società madre di aprire una sede secondaria o un ufficio di rappresentanza in Russia (2 copie); • procura per il rappresentante legale della società che agisce in nome della società madre nella sede secondaria o nell'ufficio di rappresentanza in cui vengono indicati i poteri conferiti allo stesso (2 copie); • certificato da parte dell’ufficio tributario competente in Italia che attesti la registrazione della società come contribuente e il codice fiscale e la partita IVA della stessa (1 copia); • 2 lettere di presentazione da parte di due enti russi con cui la società madre intrattiene rapporti commerciali, quali una banca o un cliente russo; • lettera da parte del proprietario dell’immobile in cui ha sede la sede secondaria o l’ufficio di rappresentanza che attesti la veridicità della sede della stessa e l’effettiva occupazione dell’immobile. Tutti i documenti, che vengono consegnati in copia (tranne quelli in copia autentica), devono essere redatti di fronte ad un notaio e autenticati tramite apostilla o presso il consolato russo. Devono altresì essere tradotti in russo e la traduzione deve essere certificata e legalizzata. Devono essere altresì fornite le seguenti informazioni: • codice fiscale o numero di partita IVA della società madre; • nome, codice SWIFT e numero di conto corrente bancario della banca alla quale si appoggia la società madre; • ammontare del capitale della società madre; • nome e cittadinanza del presidente del consiglio di amministrazione della società madre; • nome, indirizzo, codice fiscale dei soci fondatori della società madre, nonché numero e percentuale delle partecipazioni detenute dagli stessi nella società; • nome, data e luogo di nascita, copia del passaporto, indirizzo della persona che rappresenta la società madre nella sede secondaria o nell’ufficio di rappresentanza. Tale procedura comporta il pagamento di una tassa di registrazione che varia a seconda della durata del titolo di registrazione che viene ottenuto al termine di tale procedura (USD 1.000 per validità di un anno; USD 2.000 per validità di 2 anni; USD 2.500 per validità di 3 anni). 2) Registrazione obbligatoria all’ufficio fiscale competente ed altri uffici statali quali l’ufficio di previdenza e di assistenza sociale. Per ottenere la registrazione all’ufficio tributario, è necessario che la società madre preliminarmente indichi una banca presso la quale aprire un conto e determinare la valuta dello stesso. Tale conto potrà essere aperto solamente quando tutte le registrazioni prescritte dalla normativa russa saranno effettuate (es. presso l’ufficio di previdenza ed assistenza sociale). Ad ogni buon conto, la registrazione presso l’ufficio tributario deve avvenire entro 30 giorni dall’inizio delle attività nella branch o nel place of business. Sotto Capitolo n. 2.3 L'impresa individuale Ai sensi dell’art. 23 c.c., ciascun individuo ha facoltà di esercitare un’attività economica senza la necessità di organizzarsi in forma collettiva mediante società o altre persone giuridiche. Requisito necessario al fine di operare come imprenditore individuale è la registrazione dell’impresa presso l’ Amministrazione fiscale. Qualora un individuo eserciti di fatto attività d’impresa, esso sarà considerato imprenditore fin dalla effettiva data di avvio dell’attività economica. All’imprenditore individuale vengono applicate le disposizioni relative alle imprese collettive (società di persone, società di capitali e consorzi) salvo che tale applicazione non sia espressamente esclusa da una specifica disposizione di legge. L’individuo che esercita un’attività di impresa, ai sensi dell’articolo 24 del Codice Civile Russo, risponde delle obbligazioni contratte in proprio nome, con tutti i propri beni, eccetto i beni impignorabili. Ai sensi dell’art. 25 c.c., in caso di insolvenza, l’imprenditore viene dichiarato fallito e cancellato dal registro commerciale. Tutti i creditori dell’imprenditore individuale fallito possono insinuarsi al passivo (inclusi i creditori personali). I crediti sono soddisfatti nel seguente ordine: crediti per danno biologico alla vita o alla salute in pari grado con i crediti alimentari (anche mediante capitalizzazione degli obblighi periodici), crediti dei dipendenti e per diritto d’autore, crediti ipotecari, crediti dell’erario e infine crediti chirografari. Una volta soddisfatte le pretese dei creditori concorrenti, l’imprenditore è liberato dalle restanti obbligazioni. Sotto Capitolo n. 2.4 Joint activity o particular partnership Il Codice Civile Russo, agli articoli 1041 e seguenti dedicati ai contratti, disciplina una struttura organizzativa (joint activity o particular o simple partnership), assimilabile, per certi versi, all’istituto della società semplice previsto nell'ordinamento italiano. La “società semplice” russa non ha, infatti, una personalità giuridica distinta da quella dei propri membri ed è disciplinata, non tanto nella parte dedicata alle società e alle altre persone giuridiche, quanto nella parte dedicata ai contratti commerciali. Ai sensi dell’art. 1041 c.c., la società semplice è quel contratto con cui due o più persone si impegnano ad effettuare dei conferimenti e ad agire congiuntamente, senza costituire una distinta persona giuridica, per ottenere un profitto o per il raggiungimento di un obiettivo non vietato dalla legge. I conferimenti ed i prodotti dell’attività congiunta dei membri della società semplice sono di proprietà comune degli stessi membri. L’amministrazione del patrimonio e dell’attività della società semplice è svolta dai membri congiuntamente o separatamente. Il potere di rappresentare la società semplice deve essere conferito mediante apposita procura. Ciascun membro è responsabile per le obbligazioni assunte per l’attività della società semplice con tutto il proprio patrimonio ed in proporzione ai propri conferimenti. Ai sensi dell’art. 1050 c.c., la società semplice è sciolta automaticamente in caso di dichiarazione di incapacità, fallimento, morte o scioglimento, recesso di uno dei soci, scadenza o risoluzione ai sensi del contratto, sequestro della quota di un socio da parte dei suoi creditori. Contestualmente allo scioglimento, i soci hanno diritto di ricevere la restituzione dei conferimenti effettuati. Ciascun membro ha diritto di recedere dalla società semplice con un preavviso di tre mesi ed ogni pattuizione contraria è nulla. Sotto Capitolo n. 2.5 Le persone giuridiche Il Codice Civile contiene una disciplina generale (artt. 48 e seguenti) applicabile a tutte le persone giuridiche siano esse associazioni, enti non profit, società con scopo di lucro o enti pubblici. Il Codice stabilisce l’autonomia patrimoniale delle persone giuridiche, la capacità di essere centro di imputazione di diritti e obblighi e la possibilità di agire in giudizio. Tutte le persone giuridiche sono soggette ad un obbligo di registrazione ai sensi della Legge Federale sulla registrazione delle persone giuridiche e delle imprese individuali n. 129-FZ dell’8 agosto 2001. Sotto Capitolo n. 2.6 Le società in generale L’ordinamento russo conosce sia le società di persone (general partnership e limited partnership) che le società di capitali (società per azioni e società a responsabilità limitata). Le principali fonti legislative di riferimento per la disciplina delle società sono: • il Codice Civile della Federazione Russa; • la Legge Federale n. 208-FZ del 26 dicembre 1995 “Sulle società per azioni”; • la Legge Federale n. 14-FZ dell’8 febbraio 1998 “Sulle società a responsabilità limitata”; • la Legge Federale n. 129-FZ dell’8 agosto 2001 sulla registrazione delle persone giuridiche e delle imprese individuali; • la Legge Federale n. 39-FZ del 22 aprile 1996 sul mercato dei valori mobiliari; • la Legge Federale n. 160 del 9 luglio 1999 sugli investimenti stranieri nella Federazione Russa. Si distinguono due tipi di organizzazione dell’attività imprenditoriale: commerciale (kommerèeskie) e non commerciale (nekommerèeskie). Gli enti di natura commerciale si distinguono a loro volta, come segue: • cooperative economiche (khozjaystvennye tovarišèestva); • società economiche (di persone) (khozjaysvtennye obšèestva); • società a responsabilità limitata o OOO (Obšèestvo s Ogranièennoj Otvetstvennostju); • società a responsabilità aggiuntiva (altresì dette “società a doppia responsabilità”) (Obšèestvo s dopolnitel’noj otvetstvennostju); • società per azioni o AO (Aktsionernoe Obšèestvo), a loro volta divise in aperte (OAO, Otkrytoe Aktsionernoe Obšèestvo) e chiuse (ZAO, Zakrytoe Aktsionernoe Obšèestvo). Ai sensi dell’articolo 50 del Codice Civile, gli enti non commerciali possono svolgere attività di natura economica, a condizione che esse siano strumentali al raggiungimento dell’oggetto sociale. Dopo alcuni cenni sulle società di persone, il presente studio analizzerà, nel dettaglio, la disciplina delle società di capitali, essendo queste ultime le forme di investimento privilegiate dall’investitore straniero: società per azioni e società a responsabilità limitata. Sotto Capitolo n. 2.7 Le società di persone Il Codice civile russo, agli articoli 66 e seguenti, distingue la general partnership (assimilabile alla nostra società in nome collettivo) dalla limited partnership (assimilabile alla nostra società in accomandita semplice). Le società di persone sono costituite mediante accordo costitutivo sottoscritto da tutti i soci, in cui devono essere indicati: la denominazione sociale, la sede sociale, la forma di amministrazione della società e l’oggetto sociale. Nell’atto costitutivo i fondatori si assumono l’impegno di costituire la società e descrivono le attività necessarie alla costituzione, nonché i termini e le condizioni dei conferimenti. L’accordo costitutivo indica inoltre i termini e le condizioni per la distribuzione degli utili, l’amministrazione della società, il recesso, la responsabilità dei soci per la violazione dei loro obblighi. Diversamente rispetto all’ordinamento italiano, in diritto russo, le società di persone sono dotate di personalità giuridica. Esse sono considerate persone giuridiche a tutti gli effetti per espressa disposizione del Codice Civile. L’unica differenza rispetto alle società di capitali è dunque il diverso regime di responsabilità dei soci: illimitata nelle società di persone e limitata ai conferimenti nelle società di capitali. La general partnership La disciplina specifica delle general partnership è contenuta nel Codice Civile agli articoli 69 e seguenti. I soci di una general partnership sono solidalmente responsabili con tutti i propri beni , insieme alla società, per le obbligazioni di quest’ultima, incluse quelle sorte prima del loro ingresso nella compagine sociale. Le limitazioni alle responsabilità dei soci sono inderogabili. I creditori particolari del socio hanno facoltà di chiedere la liquidazione della quota per il pagamento dei propri crediti, esclusivamente nel caso in cui il patrimonio personale del socio non sia sufficiente. L’amministrazione è affidata ai soci e l’atto costitutivo può stabilire che le decisioni per l’ amministrazione della società siano assunte con voto a maggioranza. Per norma inderogabile, ogni socio ha diritto di accesso alla documentazione societaria, indipendentemente dal fatto che egli svolga funzioni di amministrazione. Inoltre, ogni socio ha diritto di agire per conto della società, salvo che l’atto costitutivo stabilisca che l’amministrazione e la rappresentanza sono congiunte. Le limitazioni dell’atto costitutivo al potere di rappresentanza non sono opponibili ai terzi, salvo che si provi che il terzo era a conoscenza che il socio, con cui ha concluso un contratto, non aveva il potere di rappresentare la società. I poteri di gestione e rappresentanza possono essere revocati con provvedimento dell’autorità giudiziaria su istanza di uno o più soci, in caso di colpa grave e incapacità di gestione e amministrazione. I conferimenti devono essere effettuati nel termine previsto dall’atto costitutivo e, in caso di mancato versamento, il socio è obbligato al pagamento di un interesse di mora del 10% della somma non versata e al risarcimento dei danni. Il trasferimento della propria partecipazione a terzi è ammesso solamente con il consenso di tutti gli altri soci. Ciascun socio ha diritto di recedere in qualsiasi momento dalla società e di ottenere la liquidazione della propria quota. Nel caso in cui lo statuto preveda una durata limitata della società, il recesso può essere esercitato solamente per giustificati motivi. Il socio, che sia receduto dalla società, risponde delle obbligazioni che sono sorte nei due anni precedenti l’approvazione del bilancio dell’esercizio in cui recede. Il recesso ha efficacia trascorsi sei mesi dalla comunicazione. La società potrà proseguire la propria attività, solamente nel caso in cui tale possibilità sia prevista nell’atto costitutivo ovvero mediante accordo unanime dei soci. Inoltre, i soci hanno diritto di richiedere all’autorità giudiziaria l’esclusione di un socio, sulla base di una delibera unanime degli altri soci, in caso di colpa grave e incapacità di gestione. Si evidenziano, infine, i motivi per cui una società può essere liquidata: • decisione dei soci; • provvedimento dell’autorità giudiziaria in caso di violazione di legge (es. esercizio di attività riservate senza licenza); • insolvenza; • riduzione del numero di soci a uno: in tal caso, in alternativa alla liquidazione, la società potrà essere trasformata in una società di capitali entro sei mesi. La limited partnership La disciplina specifica della limited partnership è contenuta nel Codice Civile agli articoli 82 e seguenti. Nella società in accomandita, i soci accomandatari rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali, mentre i soci accomandanti rispondono limitatamente alla quota conferita. L’amministrazione della società è conferita ai soci accomandatari. Ciascuna persona può rivestire la qualifica di socio accomandatario esclusivamente in una società e non può essere al contempo socio di altra società di persone. La società agisce sotto una ragione sociale costituita dal nome di almeno uno dei soci accomandatari, con l’indicazione della forma giuridica. L’accomandante, il cui nome è compreso nella ragione sociale, risponde di fronte ai terzi illimitatamente e solidalmente con i soci accomandatari per le obbligazioni sociali. Nel caso in cui non vi siano più soci accomandanti, la società dovrà essere posta in liquidazione. I soci accomandatari per evitare la liquidazione hanno la facoltà di trasformare la società in una tipologia societaria diversa. In caso di liquidazione, i soci accomandanti hanno diritto di prelazione sulla restituzione della propria quota, rispetto ai soci accomandatari. Trasformazione Come il diritto italiano, anche il diritto russo ammette le trasformazioni eteronome e stabilisce all’ articolo 68 del Codice Civile, che una società di persone può trasformarsi in una società di capitali e parimenti una società di persone può trasformarsi in una società cooperativa. Si noti tuttavia che in caso di trasformazione di una società di persone in una società di capitali, i soci rimarranno illimitatamente responsabili per le obbligazioni della società di persone trasferite alla società di capitali per un periodo di due anni dalla trasformazione. Sotto Capitolo n. 2.8 Le società cooperative Le società cooperative sono disciplinate agli articoli 107 e seguenti del Codice Civile. Esse sono persone giuridiche di natura commerciale costituite per la produzione di beni o per lo svolgimento di altre attività economiche (produzione, lavorazione e vendita di prodotti agricoli, vendita di servizi, commercio etc.) fondate sulla prestazione personale d’opera da parte dei soci e sui conferimenti di questi ultimi. I soci delle società cooperative, che devono in ogni caso essere in numero superiore a 5 ai sensi dell’articolo 108 del Codice Civile, hanno responsabilità sussidiaria per le obbligazioni della società secondo quanto previsto dalla legge e dallo statuto sociale. Lo statuto di una società cooperativa deve contenere, oltre a tutti gli elementi previsti dall’articolo 52 del Codice civile per tutte le persone giuridiche (denominazione, sede, regole di gestione e oggetto sociale), anche le seguenti informazioni: • importo, natura e ordine dei conferimenti e delle prestazioni d’opera dei soci; • disciplina della distribuzione di utili e perdite; • disciplina della responsabilità dei soci; • struttura e responsabilità degli organi amministrativi. Contestualmente alla costituzione della società, i soci devono versare almeno il 10% dei propri conferimenti. I restanti conferimenti devono essere versati entro un anno dalla registrazione della società. La società è gestita dall’Assemblea dei soci e, nel caso in cui i soci siano in numero superiore a 50, deve essere costituito necessariamente anche un Consiglio di Amministrazione. I membri del Consiglio di Amministrazione di una società cooperativa non possono essere soci di società cooperative che svolgano attività concorrenti. Ciascun socio ha il diritto di recedere dalla società in qualsiasi momento e, contestualmente, di ricevere la liquidazione della propria quota. La cessione a terzi della quota da parte di un socio è ammessa solamente con il consenso della società ed, in ogni caso, gli altri soci godono di un diritto di prelazione sulla quota posta in vendita. Sotto Capitolo n. 2.9 Le società di capitali L’ordinamento russo contempla tre forme di società di capitali: - la società per azioni; - la società a responsabilità limitata; - la società a responsabilità aggiuntiva. Tutti e tre i tipi societari sono soggetti alle medesime formalità di registrazione. Procedura di registrazione Il procedimento di registrazione delle società è stabilito in modo uniforme per tutte le persone giuridiche dalla legge federale sulla registrazione delle persone giuridiche e delle imprese individuali approvata dal parlamento della Federazione Russa il 13 luglio 2001. La registrazione è effettuata dal Servizio Tributario Federale Russo. Modalità e termini di registrazione La registrazione degli atti deve essere effettuata entro 5 giorni dall’emissione dell’atto stesso. Il luogo di registrazione della società è il luogo in cui si trova l’organo esecutivo che ha deliberato la costituzione della società. La documentazione deve essere presentata a mano o via posta prioritaria. La domanda di registrazione deve essere autenticata con atto notarile, con l’indicazione dei dati contenuti nel passaporto del richiedente ovvero nella carta d’identità ed altresì con l’indicazione del codice fiscale. Previsioni in termini di tempo La procedura di costituzione richiede all’incirca 3/5 settimane dalla predisposizione dei documenti. La registrazione delle azioni di una S.p.A. presso l’Autorità di sorveglianza del mercato richiede un termine ulteriore di 2 mesi. Si noti tuttavia che, anche in mancanza della registrazione delle azioni, alla società non è vietato operare. Provvedimento di rigetto L’autorità competente può rigettare la domanda di registrazione per i seguenti motivi: • mancato deposito della documentazione; • deposito dei documenti presso un ufficio non competente; • avvio di una procedura di liquidazione della società. Il provvedimento di rigetto deve contenere i motivi del rigetto e lo specifico riferimento alla irregolarità che ha determinato il diniego della registrazione. Soggetti autorizzati Sono autorizzati a presentare domanda di registrazione il presidente dell’organo esecutivo, i soci fondatori e il procuratore speciale. Al depositante viene rilasciata una ricevuta di avvenuto deposito della domanda di registrazione. In caso di spedizione della domanda, la ricevuta viene inviata il giorno lavorativo successivo al ricevimento della domanda di registrazione. Documenti Per ottenere la registrazione della società devono essere presentati al Registro delle Imprese i seguenti documenti: • domanda di registrazione sottoscritta dal rappresentante legale conforme al modello predisposto dal Governo della Federazione Russa. La domanda attesta che i documenti allegati sono conformi alle previsioni richieste dalla legge russa, sono veritieri e che la procedura di costituzione è stata autorizzata dalle competenti autorità locali; • delibera di costituzione della società; • copia dell’atto costitutivo e statuto della società; • estratto del registro delle imprese straniero comprovante lo stato giuridico dei soci fondatori di diritto straniero; • conferma dell’avvenuto pagamento delle relative tasse. Oltre ad avviare la procedura di registrazione, la società deve completare le seguenti formalità: • creazione e deposito del timbro sociale; • registrazione presso il Comitato Statistico di Stato; • registrazione del codice fiscale; • registrazione presso il Fondo Pensioni, il Fondo Assistenza Medica ed il Fondo di Previdenza Sociale e l’Ufficio di Collocamento; • apertura di un conto bancario; • registrazione dell’emissione dei titoli azionari e dei risultati di sottoscrizione; • notifica al Servizio Antitrust (necessaria in caso di acquisizione o costituzione di una società russa da parte di società il cui patrimonio indicato in bilancio è superiore a 200.000 volte il salario minimo vigente (pari a 100 rubli); • estratto del registro delle imprese straniero comprovante lo stato giuridico dei soci fondatori di diritto straniero (con validità annuale); • conferma dell’avvenuto pagamento delle relative tasse; • lettera di referenza di un istituto bancario (con validità semestrale). Inoltre, per la costituzione della società sono necessarie ulteriori informazioni, tra cui: il nome dell’ istituto bancario presso cui la società aprirà il conto corrente, l’indirizzo della sede sociale, la denominazione sociale, i nominativi degli amministratori e del direttore generale. Attività soggette a specifiche licenze Ai sensi della Legge Federale n. 158-FZ del 25 settembre 1998, alcune attività svolte nel territorio della Federazione Russa sono soggette ad una specifica licenza. La ratio della previsione legislativa sta nel tentativo di proteggere i diritti dei cittadini, i loro interessi, la moralità pubblica, la salute pubblica, assicurare la difesa del paese e la sicurezza dello Stato ed altresì porre le basi per lo sviluppo di un mercato unico. Ogni tipo di attività richiede il rilascio di una separata licenza. L’attività per la quale è concessa la licenza può essere effettuata esclusivamente dal soggetto giuridico che ne ha fatto richiesta. L’attività può essere prestata in tutto il territorio della Federazione Russa, nel caso in cui l’autorità che ha concesso la licenza sia un ente federale, e nel territorio del governo locale, se invece la licenza è stata rilasciata da un’autorità locale. La durata della licenza è prevista dalle discipline specifiche a livello locale, ma non può essere di durata inferiore a tre anni. Lo stato federale può stabilire il rilascio, in alcuni settori, di licenze perpetue. La licenza può essere rinnovata. La licenza non è rinnovata nel caso in cui siano state accertate violazioni della normativa che disciplina l’attività in un determinato settore durante il periodo di vigenza della licenza. Per il rilascio della licenza, il richiedente, oltre a dover essere in possesso dei requisiti specifici per lo svolgimento di una determinata attività, deve anche dimostrare di essere in regola con la normativa ambientale, sanitaria, igienica, antincendio. Per ottenere la licenza, il richiedente deve presentare i seguenti documenti: • domanda di rilascio con indicazione del nome e forma sociale della società, la sede sociale, nominativo della banca e numero del conto corrente; • denominazione sociale, data del documento di identità; • indicazione del tipo di attività e del periodo in cui tale attività sarà svolta; • copia conforme dell’atto costitutivo e dello statuto e visura camerale; • indicazione degli estremi della registrazione con le autorità tributarie; • ricevuta del pagamento della relativa tassa; • altri documenti relativi alla specifica attività. L’autorità competente ha l’onere di emettere un provvedimento di accoglimento o diniego della licenza entro un termine non superiore a 30 giorni dalla data della domanda. Il termine specifico è stabilito dalle discipline speciali relative ai diversi tipi di attività. Nel caso in cui sia rilasciato provvedimento favorevole, ma il richiedente non abbia pagato la tassa per ottenere la licenza entro tre mesi, l’autorità competente ha il potere di revocare la licenza. Il richiedente ha diritto di impugnare il provvedimento dell’autorità. La questione sarà esaminata da un arbitratore indipendente. Nel caso in cui il titolare della licenza sia una persona giuridica e quest’ultima si trasformi o modifichi la propria denominazione o la sede sociale, si renderà necessario inoltrare una domanda di variazione della licenza. Il rispetto delle condizioni previste per la concessione della licenza è costantemente verificato dagli organi di controllo anche mediante ispezioni presso l’azienda della società titolare. Con lo scioglimento e la liquidazione della società titolare, la licenza perde ogni efficacia e deve ritenersi automaticamente risolta. Ai sensi dell’articolo 17 della Legge 158/98, tra le numerose attività per le quali è necessaria la licenza, sono incluse le seguenti: • attività di auditing; • produzione o utilizzazione di apparecchiature militari, di strumenti di auto-difesa e di munizioni; • progettazione, costruzione, gestione o riparazione di prodotti e stabilimenti sottoposti a pericolo di esplosione, incendio e rischio chimico; • progettazione, gestione o riparazione di stabilimenti e strumenti estrattivi; • produzione o distribuzione di articoli pirotecnici; • produzione o commercio all’ingrosso di metalli preziosi e gioielli contenenti metalli preziosi e pietre preziose; • attività geologiche e di ispezione geologica; • raffinazione del petrolio, trasporto di petrolio e dei prodotti ottenuti dalla raffinazione mediante condutture dell’olio e condutture di prodotti oleosi; • attività di ingegneria civile, progettazione edile e di costruzione; • produzione di farina, di grano, prodotti alimentari derivati del grano; • attività mediche e farmaceutiche; • trasporto di merci e persone via mare; • produzione di oggetti d’antiquariato; • attività bancarie; • gestione di pompe di benzina; • attività veterinaria; • rappresentazioni audiovisive in sale cinematografiche; • servizi pensionistici privati e gestione di fondi di investimento; • produzione e imbottigliamento di acqua potabile minerale e naturale; • attività di agenzia immobiliare; • attività editoriale e di stampa; • locazione finanziaria. Sotto Capitolo n. 2.10 Le società di capitali: la società a responsabilità aggiuntiva L’articolo 95 del Codice Civile Russo disciplina la società a responsabilità aggiuntiva (Additional Liability Company ovvero Double Liability Company). Si tratta di una forma societaria il cui capitale è suddiviso in quote. I soci sono responsabili sussidiariamente per le obbligazioni della società con il proprio patrimonio nella misura, proporzionale ai loro conferimenti, stabilita dallo Statuto sociale. Nel caso di fallimento di un socio, le obbligazioni di tale socio per i debiti della società vengono proporzionalmente suddivise tra gli altri soci, salvo che lo Statuto stabilisca una diversa modalità di ripartizione di tale responsabilità. Oltre alla diversa disciplina della responsabilità dei soci, la regolamentazione relativa alla società a responsabilità aggiuntiva non differisce da quella relativa alla società a responsabilità limitata alla quale l’articolo 95 c.c. espressamente rinvia. A causa del penalizzante regime di responsabilità dei soci e della sostanziale assimilabilità di questa forma societaria alla S.r.l., essa viene utilizzata assai raramente nella prassi. Sotto Capitolo n. 2.11 Le società di capitali: la società per azioni Come anticipato, la disciplina delle società per azioni è dettata dal Codice Civile e dalla Legge Federale n. 208-FZ del 26 dicembre 1995 (di seguito anche “Legge S.p.A.”). L’articolo 96 c.c. definisce la società per azioni come quella società il cui capitale sociale è suddiviso in un numero specifico di certificati azionari. La società per azioni è una persona giuridica, che può acquisire diritti reali ed assumere obbligazioni. La personalità giuridica viene acquisita con il completamento della procedura di registrazione. Si noti che, ai sensi dell’art. 2 Legge S.p.A., la società per azioni, i cui titoli non siano stati liberati per una percentuale pari ad almeno il 50%, non ha facoltà di intraprendere relazioni contrattuali. La società per azioni può essere costituita a tempo indeterminato, salvo diversa pattuizione contenuta nello Statuto. La società ha una denominazione sociale ed una denominazione breve in russo e/o in altra lingua della Federazione Russa. La ragione sociale deve contenere l’indicazione del tipo sociale: S.p.A. aperta o chiusa o le abbreviazioni “ZAO” o “OAO”. Si noti che la denominazione sociale non dovrà contenere altre abbreviazioni indicanti la struttura societaria, soprattutto le abbreviazioni mutuate da lingue straniere. La società deve dotarsi di un “timbro societario” contenente la denominazione sociale e l’indicazione della sede sociale. La denominazione sociale nel timbro può essere indicata in una lingua straniera o in qualsiasi lingua della Federazione Russa. La società ha una sede legale, una sede amministrativa e un indirizzo postale. La società può costituire sedi secondarie ed uffici di rappresentanza nel territorio della Federazione Russa. Per la disciplina delle procedure di apertura di un ufficio di rappresentanza o di una sede secondaria, si rinvia al corrispondente paragrafo del presente documento. S.p.A. “Aperte” o “Chiuse” L’art. 7 Legge S.p.A. definisce “società per azioni aperta” quella società in cui i soci possono trasferire le azioni a terzi senza il consenso degli altri soci. Le società per azioni di tipo “aperto” (Otkrytoe Aktsionernoe Obschestvo, “OAO”) possono effettuare sollecitazioni del pubblico risparmio in conformità alla specifica disciplina. Le società per azioni “aperte” debbono pubblicare ogni anno il proprio bilancio comprensivo della relazione degli amministratori, del conto economico e dello stato patrimoniale. È definita società per azioni “chiusa” (Zakrytoe Aktsionernoe Obschestvo, “ZAO”), la società in cui le azioni sono possedute dai soci fondatori o da un numero di soci espressamente individuato. Le società appartenenti a tale ultimo tipo non possono sollecitare il pubblico risparmio. È previsto, inoltre, nell’ipotesi di alienazione delle azioni da parte di uno dei soci, il diritto di prelazione sulle azioni offerte in vendita, in capo agli altri soci in proporzione alle azioni già detenute al prezzo offerto dal terzo. Il numero di soci di una società per azioni chiusa non può eccedere il numero di 50. Qualora, nel periodo di durata della società, il numero dei soci ecceda tale limite e non venga riportato al di sotto entro il periodo di un anno, la società dovrà essere trasformata in una società per azioni “aperta”. Qualora entro tale termine, la società non venga trasformata, essa verrà liquidata giudizialmente. Per quanto concerne il regime di responsabilità, i soci non rispondono delle obbligazioni e delle perdite della società se non nel limite del valore delle azioni sottoscritte. I soci che non hanno liberato le azioni sottoscritte sono solidalmente responsabili con la società nei confronti dei terzi, nel limite dell’importo ancora da liberare in relazione alle azioni sottoscritte. Disciplina degli strumenti finanziari Le società per azioni sono soggette, indipendentemente dalla loro natura di società aperte o chiuse e dal numero di soci, alla normativa relativa agli strumenti finanziari, in particolare alla Legge n. 39-FZ del 22 aprile 1996 (di seguito anche “Legge Titoli”). Per effetto di tale disciplina, le S.p.A. sono soggette a obblighi molto dettagliati, che rendono la gestione delle S.p.A. molto più complessa rispetto a tutti gli altri tipi societari. Ai sensi dell’art. 20 della Legge Titoli, quando una società per azioni emette delle azioni deve presentare domanda di registrazione di tale emissione di titoli avanti l’Autorità di vigilanza del mercato, che ha l’onere di emanare un provvedimento di accoglimento o diniego entro 30 giorni. L’art. 22 della stessa Legge Titoli prevede a carico della società che emetta delle azioni destinate ad essere sottoscritte da più di 500 sottoscrittori, l’obbligo di predisporre un prospetto contenente: i dati degli amministratori, i conti correnti, il revisore, i consulenti finanziari, l’importo, i termini e la procedura di emissione dei titoli, i dati sulle condizioni economico-finanziarie dell’emittente, dettagliate informazioni sull’emittente, dati sull’attività dell’emittente, dati relativi ai dipendenti, dati relativi alle operazioni con le parti correlate, dati di bilancio e altre informazioni finanziarie. Il prospetto è approvato dal Consiglio di Amministrazione, dall’organo esecutivo, dal revisore e deve essere registrato presso l’Autorità di Vigilanza del Mercato. Ai sensi dell’art. 25 Legge Titoli, l’emittente deve registrare presso il Registro Titoli i risultati della sottoscrizione delle azioni contenuti in una relazione, avente ad oggetto: le date di inizio e fine dell’ emissione, il prezzo di sottoscrizione, il numero di azioni emesse, l’importo dei conferimenti. Ai sensi dell’art. 30 Legge Titoli, la società per azioni che sia soggetta all’obbligo di emettere un prospetto informativo deve redigere entro 30 giorni dalla fine di ogni trimestre una relazione avente ad oggetto i risultati e i dati contabili relativi al trimestre. La relazione deve essere registrata entro 45 giorni dalla data di completamento della relazione. Società per azioni unipersonale L’ordinamento russo ammette la possibilità di costituire società per azioni con un unico socio. I dati del socio unico devono essere indicati nello Statuto e pubblicati nel registro delle imprese per informazione dei terzi. L’unica limitazione consiste nel fatto che l’unico socio di una società per azioni unipersonale non potrà essere, a sua volta, un’altra società di capitali unipersonale. Procedimento di costituzione Una società per azioni è costituita, per disposizione degli artt. 9 e ss. Legge S.p.A., mediante creazione di una nuova società ovvero mediante riorganizzazione di una società esistente (fusione, scissione o trasformazione). La società è costituita nella data della sua registrazione nel registro delle imprese. La costituzione della società, lo statuto, la determinazione del valore nominale delle azioni e la determinazione dei conferimenti debbono essere approvati con voto unanime dai fondatori. La nomina degli organi di amministrazione è deliberata con maggioranza dei 3/4 dai fondatori. I soci fondatori stipulano un contratto di costituzione con il quale determinano la procedura per la costituzione della società, l’ammontare del capitale sociale, l’importo dei conferimenti, i diritti e gli obblighi dei soci. L’atto costitutivo dovrà contenere altresì lo statuto per la disciplina delle attività della società e dei rapporti tra soci. Lo Statuto della società per azioni deve contenere le seguenti informazioni: • denominazione sociale; • sede legale; • tipo sociale (S.p.A. aperta o chiusa); • numero e categorie delle azioni; • valore nominale delle azioni; • ammontare del capitale sociale; • diritti degli azionisti; • struttura e procedure di costituzione e decisione degli organi di gestione (compresa l’indicazione delle decisioni che dovranno essere prese con voto unanime o a maggioranza qualificata); • informazioni relative alle sedi secondarie e agli uffici di rappresentanza della società. Lo statuto può prevedere il limite massimo di azioni e di capitale sociale che ciascun socio ha facoltà di detenere. Capitale sociale, azioni e conferimenti L’ammontare minimo del capitale sociale è fissato dalla Legge sulle S.p.A. come multiplo (1000 volte per la OAO e 100 volte per la ZAO) del salario minimo mensile determinato di volta in volta da una legge federale. L’importo del salario minimo mensile è stabilito periodicamente da una legge federale. Dal 1° gennaio 2001, per effetto dell’art. 5 della Legge n. 82-FZ del 19 giugno 2000, il salario minimo di riferimento per la determinazione del capitale sociale è pari a 100 Rubli. Ai sensi dell’art. 26 Legge S.p.A., il capitale sociale minimo di una società per azioni di diritto russo è pari a 100.000 Rubli per la OAO e 10.000 Rubli per la ZAO. Il capitale sociale ha funzione di garanzia per i diritti dei creditori della società. I soci non hanno diritto di compensare le proprie ragioni di credito nei confronti della società con il proprio obbligo di corrispondere alla società gli importi dei conferimenti per liberare le azioni. La società può emettere azioni ordinarie e azioni privilegiate: queste ultime non attribuiscono diritti di voto. L’importo totale delle azioni privilegiate non può superare il 25% dell’intero capitale sociale. Le azioni debbono avere lo stesso valore nominale. Lo statuto può disporre la quantità, il valore nominale, le categorie di azioni che la società ha potere di emettere in aggiunta alle azioni emesse contestualmente alla costituzione della società. Qualora lo statuto non contenga tale previsione, la società non avrà facoltà di emettere ulteriori azioni. I titolari di azioni ordinarie hanno diritto di intervento e di voto in assemblea, diritto di ricevere i dividendi e, in caso di liquidazione, di ricevere una parte del patrimonio, proporzionale alla loro partecipazione. La conversione di azioni ordinarie in azioni privilegiate, obbligazioni o altri titoli è vietata. Per quanto concerne i conferimenti in società, ai sensi dell’art. 34 Legge S.p.A., essi possono essere in denaro, titoli o in beni in natura suscettibili di valutazione economica. Le modalità di conferimento sono stabilite nell’atto costitutivo e, per le azioni emesse successivamente, dalla delibera di approvazione dell’aumento di capitale. Per i conferimenti in denaro , i soci sono obbligati a versare almeno il 50% dell’ammontare dovuto entro 3 mesi dalla iscrizione della società nel registro delle imprese. Le azioni devono essere interamente liberate entro un anno dalla iscrizione della società nel registro delle imprese, salvo che l’atto costitutivo stabilisca un termine inferiore. Nel caso in cui i conferimenti non siano versati nei termini sopraindicati, la titolarità delle azioni è trasferita automaticamente alla società e lo statuto può anche prevedere delle sanzioni pecuniarie per la violazione degli obblighi di conferimento. Il diritto di voto relativo a tali azioni è sospeso ed è sospesa altresì la corresponsione dei dividendi. Le azioni debbono essere alienate dalla società entro un anno ad un prezzo pari al loro valore nominale. In mancanza la società deve ridurre corrispondentemente il capitale sociale. Qualora la società non deliberi la riduzione del capitale sociale, su istanza del registro delle imprese o di altre autorità competenti di vigilanza, essa sarà posta in liquidazione giudiziale. Per quanto concerne i conferimenti in natura , lo statuto può contenere limiti alla natura dei beni che possono essere conferiti nella società. La valutazione economica dei beni conferiti è effettuata in base ad accordo dei soci fondatori (nel caso dei conferimenti iniziali) e dal consiglio di amministrazione (nel caso di aumenti di capitale). Qualora il socio, che deve conferire il bene in natura, sia anche amministratore, la valutazione deve essere effettuata dagli altri amministratori. I conferimenti in natura devono essere approvati da un arbitratore indipendente: il socio conferente e l’ arbitratore sono solidalmente responsabili in via sussidiaria per le obbligazioni della società per un importo pari alla differenza tra il valore effettivo delle quote e il valore accertato dall’arbitratore nei tre anni successivi alla registrazione della società o all'aumento di capitale. L’ordinamento russo prevede, inoltre, la possibilità che i conferimenti in natura siano costituiti da diritti d’utilizzo di un determinato bene. Nel caso in cui il conferimento sia costituito dall’utilizzo di determinati beni e tale utilizzo cessi prima del termine stabilito, il socio conferente sarà obbligato a pagare l’equivalente in denaro, pari al canone di utilizzo fino alla scadenza. Il risarcimento dovrà essere pagato in una soluzione entro un termine ragionevole, salvo che l’assemblea non stabilisca altrimenti, con delibera assunta senza il voto del socio del cui conferimento si tratta. Lo statuto può derogare alle previsioni sul conferimento di diritti d’uso. Anche qualora il socio receda o venga escluso, il bene concesso in uso, rimarrà in uso alla società fino a scadenza, salvo quanto diversamente stabilito dallo statuto. Aumento e riduzione del capitale sociale Aumento del capitale La società, ai sensi dell’articolo 28 della Legge sulle società per azioni, può aumentare il proprio capitale sociale con delibera dell’assemblea esclusivamente qualora il capitale sociale già autorizzato sia stato interamente liberato. Il capitale può essere aumentato solamente entro il limite massimo previsto dallo Statuto. Qualora la società abbia delle perdite, il capitale non può essere aumentato per risanare le perdite. La delibera di aumento del capitale sociale deve indicare: • il numero delle azioni ordinarie e privilegiate da emettere; • la procedura di emissione; • il prezzo di sottoscrizione o la procedura per determinarlo; • il metodo di versamento dei conferimenti. La società può aumentare il capitale gratuitamente fino ad un importo massimo pari alla differenza tra il patrimonio netto della società e la somma del capitale sociale e delle riserve. Ai sensi dell’art. 40 Legge S.p.A., nel caso di un aumento di capitale per pubblica sottoscrizione, i soci hanno sempre diritto di sottoscrivere le azioni emesse con diritto di prelazione rispetto ai terzi. Nel caso di un aumento di capitale tramite collocamento privato, il diritto di prelazione può essere esercitato da quei soci che abbiano votato contro la delibera o si siano astenuti. Il prezzo delle azioni è valutato sulla base del valore di mercato con le modalità previste all’art. 77 Legge S.p.A. Il prezzo di sottoscrizione delle azioni che verranno sottoscritte dai soci con diritto di prelazione può essere inferiore al prezzo di sottoscrizione riservato a terzi, ma non più del 10% di tale prezzo. Riduzione del capitale sociale Ai sensi dell’art. 99 c.c., qualora a partire dal secondo anno successivo alla costituzione della società, si accerti che il patrimonio sociale è inferiore all’importo del capitale sociale, la società dovrà deliberare la riduzione del capitale sociale. Qualora il valore del patrimonio aziendale sia inferiore al capitale minimo, la società dovrà essere posta in liquidazione. La società, ai sensi dell’art. 29 Legge S.p.A., può deliberare la riduzione del capitale sociale mediante riduzione del valore nominale delle azioni ovvero acquistando e annullando alcune azioni già emesse. Tale ultima possibilità è ammessa esclusivamente nel caso in cui una tale previsione sia espressamente contenuta nello Statuto. La riduzione del capitale sociale deve essere effettuata, secondo quanto disposto dall’art. 30 Legge S.p.A., previa notifica a tutti i creditori della società, i quali hanno la facoltà di chiedere che le obbligazioni della società nei loro confronti siano adempiute prima che la riduzione del capitale sia effettuata. La notifica ai creditori deve essere effettuata entro 30 giorni dalla data della delibera di riduzione. Entro lo stesso termine la società deve pubblicare il contenuto della delibera su un quotidiano. I creditori hanno diritto di chiedere che la società paghi i propri debiti entro ulteriori 30 giorni dal ricevimento di tale comunicazione o entro 30 giorni dalla data di pubblicazione. La registrazione della riduzione del capitale presso il registro delle imprese verrà effettuata soltanto se la società fornisce prova che la notifica ai creditori e la pubblicazione sono state effettuate. Non è ammessa la riduzione del capitale sociale qualora si determini una riduzione del capitale al di sotto del minimo legale. Diritto di prelazione in caso di alienazione Nelle S.p.A. aperte non è previsto alcun diritto di prelazione legale per il caso di alienazione delle azioni da parte dei soci. La legge societaria prevede infatti che i soci abbiano diritto di alienare le azioni detenute senza il consenso degli altri soci. Nelle S.p.A. chiuse, invece, l’azionista che intende cedere a terzi la propria partecipazione nella società, deve comunicare tale circostanza agli altri soci e alla società con l’indicazione del prezzo offerto dal terzo e delle altre condizioni. Il diritto di prelazione può essere esercitato anche parzialmente, mediante comunicazione scritta e contestualmente alla consegna della ricevuta di avvenuto pagamento. Il diritto di prelazione deve essere esercitato entro 2 mesi dalla comunicazione (o entro il diverso termine stabilito dallo statuto che, in ogni caso, non potrà essere inferiore a 10 giorni). In mancanza, il socio potrà vendere le azioni alle condizioni che sono state oggetto di comunicazione. Nel caso in cui il socio proponente abbia alienato la propria partecipazione in violazione del diritto di prelazione degli altri soci, ciascun socio avrà titolo di agire giudizialmente entro tre mesi dalla data in cui è venuto o avrebbe dovuto venire a conoscenza della violazione. L’art. 40 Legge S.p.A., al fine di garantire l’esercizio della prelazione, prevede che sia redatta una lista degli azionisti, aventi diritto di prelazione sulla base delle informazioni contenute nel libro soci. I soci inclusi in tale lista vengono informati della possibilità di esercitare il proprio diritto di prelazione, del numero di azioni emesse, del prezzo, del termine entro cui esercitare la prelazione (in ogni caso non inferiore a 45 giorni). Prima della scadenza di tale termine la società non ha facoltà di emettere azioni a favore di persone non comprese nella lista degli aventi diritto di prelazione. Dividendi La società, ai sensi dell’art. 42 Legge S.p.A., con delibera dell’assemblea può deliberare in ciascun trimestre la distribuzione di dividendi. I dividendi sono distribuiti sull’utile netto della società. L’importo dei dividendi da distribuire non può eccedere l’importo proposto dal Consiglio di Amministrazione. Nel caso in cui lo statuto nulla preveda in merito al termine per il pagamento dei dividendi, questi andranno corrisposti entro un termine di 60 giorni dalla data della delibera. La società non può distribuire dividendi finché il capitale sociale non sia interamente versato. La società non può distribuire dividendi anche nel caso in cui tale distribuzione determini una situazione di insolvenza e possa legittimare la domanda di fallimento, e nel caso in cui il patrimonio della società sia inferiore (o possa diventarlo per effetto di tale distribuzione) alla somma del capitale sociale, della riserva legale e della specifica riserva per il pagamento di dividendi alle azioni privilegiate. Inoltre la società non può deliberare la distribuzione di dividendi prima che sia deliberata la distribuzione di dividendi ai soci titolari di azioni privilegiate. Libri e documenti sociali Tra i documenti che la società deve tenere presso la sede sociale, vi rientrano: • l’atto costitutivo e lo statuto; • i verbali delle riunioni dei fondatori contenenti la delibera di costituzione della società, la valutazione dei conferimenti; • la documentazione comprovante la registrazione della società; • i documenti relativi all’emissione di obbligazioni e altri titoli; • le relazioni dei sindaci e del revisore; • i documenti comprovanti il diritto di proprietà sui beni inclusi nel patrimonio sociale in bilancio; • i documenti di regolamentazione interna; • la documentazione sulle sedi secondarie e gli uffici di rappresentanza; • il bilancio annuale; • i documenti contabili; • i verbali delle assemblee, delle determinazioni del socio unico, del consiglio di amministrazione, del collegio sindacale, degli altri organi esecutivi; • il libro soci; • le schede di voto e le procure per la partecipazione alle assemblee; • l’elenco delle parti correlate; • l’elenco dei soci aventi diritto di voto; • prospetti informativi, relazioni trimestrali e altri documenti pubblicati. La società concede ai soci accesso a tali informazioni. L’accesso alle informazioni contabili e ai verbali è concesso solamente ai soci con una partecipazione nel capitale sociale pari ad almeno il 25% del capitale sociale. La documentazione deve essere fornita dalla società al richiedente entro 7 giorni dalla richiesta. Il libro soci, ai sensi dell’art. 44 Legge S.p.A., contiene informazioni sull’identità dei soci, nonché il numero e la categoria di azioni detenute. Il libro soci di una società per azioni con più di 50 soci deve essere tenuto presso un depositario autorizzato. In ogni caso anche qualora il libro soci sia tenuto da un depositario, la società non è liberata dalla responsabilità della tenuta di tale libro. La società e i soci stessi sono tenuti ad informare il depositario di tutte le circostanze da annotare nel libro soci. Le annotazioni nel libro soci devono essere effettuate entro 3 giorni dalla relativa richiesta da parte del socio. In caso di rifiuto, il depositario o la società debbono, nel termine di 5 giorni dalla domanda, inviare al socio le motivazioni del diniego. Il rifiuto è comunque soggetto ad impugnazione giudiziale. Il depositario del libro soci è obbligato a fornire un estratto del libro soci a richiesta di qualsiasi socio. Organi sociali: premessa La struttura di gestione amministrativa della S.p.A. russa è tripartita. Sono infatti previsti dalla Legge sulle società per azioni, tre organi sociali: • Assemblea, organo sovrano, cui è deferita la competenza a decidere le questioni più rilevanti relative alla società; • Organo esecutivo , cui è deferita l’amministrazione ordinaria della società; • Consiglio di Amministrazione , obbligatorio solamente nelle società con un numero di soci superiore a 50, cui sono deferite competenze specifiche e una funzione di supporto all’attività dell’assemblea e di coordinamento dell’attività degli altri organi esecutivi. Come nel diritto italiano, esiste anche un organo di controllo indipendente con funzioni assimilabili al nostro Collegio Sindacale. Assemblea Tra le competenze dell’assemblea, rientrano le seguenti: • modifica dello statuto; • nomina e revoca dei membri del consiglio di amministrazione, del collegio sindacale e degli altri organi esecutivi della società, con possibilità di delega al consiglio di amministrazione; • nomina del revisore dei conti; • determinazione del valore nominale delle azioni, frazionamento e aggregazione di azioni; • approvazione del bilancio annuale (inclusa la relazione integrativa), e della destinazione degli utili; • approvazione di procedure di riorganizzazione o liquidazione della società; • aumento e riduzione del capitale sociale; • approvazione della procedura per la convocazione e la deliberazione della stessa assemblea; • approvazione delle operazioni con le parti correlate ai sensi dell’art. 83 Legge S.p.A.; • approvazione delle operazioni maggiormente rilevanti ai sensi degli artt. 78 e 79 Legge S.p.A.; • acquisto di azioni proprie; • acquisizione di partecipazioni in società holding, gruppi finanziari e industriali, associazioni e altre organizzazioni commerciali. Le attribuzioni dell’assemblea, come specificate all’art. 48 Legge S.p.A., non possono essere delegate al consiglio di amministrazione o ad altri organi esecutivi. Le decisioni relative a: la riorganizzazione della società, l’aumento del capitale sociale, il frazionamento e consolidamento delle azioni, l’approvazione delle operazioni con le parti correlate, l’ approvazione delle operazioni di maggiore rilievo, l'acquisizione di partecipazioni, sono assunte con delibera dell’assemblea su proposta del Consiglio di Amministrazione. Assemblea ordinaria Ai sensi dell’art. 47 Legge S.p.A., la società deve tenere almeno un’ assemblea ogni anno non prima dei due mesi dall'inizio dell’esercizio e non oltre sei mesi dalla chiusura. In tale sede, l’assemblea delibera la nomina degli amministratori, dei sindaci, del revisore, ed approva il bilancio. Tutte le altre assemblee sono qualificate come “straordinarie”. Assemblea straordinaria Ai sensi dell’art. 55 Legge S.p.A., l’assemblea straordinaria è convocata su iniziativa del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale, del revisore, o di tanti soci che detengano una percentuale del capitale sociale pari ad almeno il 10%. Qualora la richiesta di convocazione pervenga dal Collegio Sindacale, da un revisore o dai soci, l’ assemblea dovrà essere convocata dal Consiglio di Amministrazione entro 40 giorni dal deposito dell'istanza. Qualora all’ordine del giorno vi sia la nomina dei membri del Consiglio di Amministrazione, l’assemblea dovrà essere convocata entro 70 giorni dal deposito dell’istanza. Le richieste di convocazione dell’assemblea debbono contenere l’ordine del giorno proposto ed eventualmente una bozza di verbale delle delibere ed una proposta in relazione alle modalità di votazione. La convocazione dell’assemblea deve essere effettuata entro 5 giorni dalla richiesta. Qualora il Consiglio non convochi prontamente l’assemblea, la convocazione può essere fatta in sua vece dai soggetti che ne hanno fatto proposta. In tale caso, le spese sostenute per la convocazione sono rimborsate su delibera dell’assemblea stessa. Convocazione La convocazione dell’assemblea dei soci, ai sensi dell’articolo 52 della Legge sulle S.p.A., deve essere inviata con un preavviso di 20 giorni (30 giorni nel caso in cui all’ordine del giorno vi sia la riorganizzazione della società e 50 giorni nel caso in cui all’ordine del giorno vi sia la nomina dei membri del Consiglio di Amministrazione). L’avviso di convocazione va inviato a mezzo posta prioritaria salvo che lo Statuto preveda altre formalità di convocazione. L’avviso di convocazione deve contenere la denominazione sociale della società, la sede legale, la formalità di adunanza (adunanza o voto postale), la data, il luogo e l’ora di convocazione e, nel caso in cui la votazione debba essere effettuata a mezzo posta mediante schede di votazione, l’avviso di convocazione dovrà indicare l’indirizzo postale al quale le schede andranno inviate, il termine entro cui inviare le schede, la data di determinazione dei soci aventi diritto di voto, la procedura di consultazione dei materiali utili alla preparazione dell’assemblea. Il materiale informativo include: bilancio annuale, relazione del revisore, dichiarazione del collegio sindacale, indicazione dei membri degli altri organi esecutivi, dei membri del Consiglio di Amministrazione, bozze delle modifiche dello Statuto, bozze di documenti, bozze dei verbali. Nei 20 giorni (30 nel caso in cui all’ordine del giorno vi sia la riorganizzazione della società) i materiali utili alla partecipazione all’assemblea sono messi a disposizione dei soci presso la sede sociale. Ove sia fatta richiesta, la società è tenuta a fornire copia di tale documentazione. I soci che congiuntamente detengano una partecipazione al capitale sociale superiore al 2% possono inserire punti all'ordine del giorno e indicare nominativi per la candidatura a membri del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale e degli altri organi sociali. La richiesta va fatta per iscritto entro 30 giorni prima dell’assemblea, salvo che lo statuto preveda un termine diverso con indicazione dei soci proponenti e la loro sottoscrizione. Le proposte effettuate dai soci sono valutate dal Consiglio di Amministrazione che decide se inserire o meno il punto all'ordine del giorno entro 5 giorni dalla scadenza dei termini per la presentazione delle richieste. I motivi di esclusione sono i seguenti: • mancato rispetto del termine per presentare le proposte; • partecipazione inferiore alla percentuale richiesta; • vizi formali; • la proposta non rientra nelle competenze dell’assemblea. La decisione del Consiglio di rifiuto o ammissione di una proposta presentata dai soci è soggetta al controllo giudiziale e può essere impugnata da chi ne abbia interesse. I membri del Consiglio di Amministrazione non hanno il potere di modificare le espressioni letterali utilizzate nelle proposte e nelle delibere dell’assemblea. Preparazione dell’assemblea Il Consiglio, ai sensi dell’art. 54 Legge S.p.A., prima della data stabilita per l’adunanza assembleare, dovrà determinare: la forma della delibera (adunanza o votazione postale: nel caso di votazione postale, dovrà completare la predisposizione delle schede di voto e spedirle agli interessati e stabilire il termine entro il quale le schede compilate dovranno essere restituite); data, luogo e ora di convocazione; la data di riferimento in cui vengono identificati i soci aventi diritto di voto e intervento; l’ ordine del giorno; le modalità di convocazione; la lista dei materiali da mettere a disposizione dei soci per la preparazione dell’assemblea. Commissione di controllo Nelle società per azioni con più di 100 soci dovrà essere nominata, ai sensi dell’art. 56 Legge S.p.A., una commissione di controllo. Nelle società in cui il libro soci è tenuto da un depositario, la funzione di commissione di controllo potrà essere esercitata dal depositario stesso. Nelle società con più di 500 soci, le funzioni della commissione di controllo dovranno obbligatoriamente essere esercitate dal depositario. La commissione è composta da un numero massimo di tre membri. Gli amministratori, i sindaci, i revisori, i membri degli altri organi esecutivi, il management della società non possono essere membri della commissione. La commissione di controllo ha il compito di verificare la legittimazione e l’identità delle persone che intervengono e partecipano alle assemblee, di determinare il quorum per la costituzione e la validità delle delibere, informare i soci circa l'esercizio del loro diritto di voto, stabilire l’esatta procedura di voto, contare i voti espressi e determinare i risultati delle votazioni, redigere il verbale e registrare le schede di voto negli archivi della società. La lista degli aventi diritto di voto con una partecipazione superiore all’1%, deve essere circolarizzata agli altri soci. Su domanda di qualsiasi socio, la società deve fornire entro tre giorni un estratto del libro soci con l’ indicazione dei soggetti aventi diritto di voto. Procedura di partecipazione alle assemblee della societ à I soci partecipano all’assemblea sia personalmente che mediante procuratori. I procuratori sono tenuti ad intervenire all’assemblea conformemente ai poteri loro conferiti. Le procure di voto devono contenere i dati del procuratore (nome, luogo di residenza o domicilio e dati del passaporto). La procura deve essere autenticata da un notaio ovvero deve essere rilasciata nella forma prevista dall’articolo 185 del codice civile e segnatamente nel caso in cui il delegante sia una società o comunque una persona giuridica, deve recare la sottoscrizione del delegante e deve essere certificata con il timbro della società. Nel caso in cui, successivamente alla determinazione dei soci aventi diritto di voto e alla redazione della relativa lista, uno dei soci trasferisca le proprie azioni a terzi, il socio alienante è obbligato a rilasciare procura all’acquirente. Nel caso di comproprietà di azioni, i poteri di voto sono esercitati da uno dei comproprietari o dal rappresentante comune previa esibizione dei relativi poteri. Quorum costitutivo e maggioranze L’assemblea ordinaria è validamente costituita con la presenza di tanti soci che rappresentino più della metà del capitale sociale. Per soci presenti si intendono i soci che si sono iscritti per la partecipazione all’assemblea ed i soci che hanno inviato le proprie schede di voto entro 2 giorni prima della data prevista per l’assemblea. Nel caso in cui non sia raggiunto il quorum costitutivo nella prima convocazione, l’assemblea sarà validamente costituita in seconda convocazione con la maggioranza di almeno il 30% del capitale sociale. Lo statuto delle società con più di 500 soci può prevedere un quorum costitutivo inferiore per la seconda convocazione. La seconda convocazione deve essere effettuata ritualmente. Nel caso in cui la seconda convocazione sia prevista entro 40 giorni dalla prima convocazione, la lista dei soci aventi diritto di intervento e voto rimane invariata e non è necessaria la predisposizione di una nuova lista. Ai sensi dell’art. 49 Legge S.p.A., le delibere dell’assemblea sono prese con la maggioranza dei voti dei soci presenti. Le decisioni relative a: modifica dello statuto, liquidazione della società, determinazione del numero, valore nominale e diritti relativi alle azioni, acquisto di azioni proprie, sono assunte con delibera dell’ assemblea su proposta del consiglio di amministrazione con una maggioranza di 3/4 dei voti dei presenti. Le delibere di aumento del capitale sociale, nelle S.p.A. chiuse sono sempre approvate, implicando una modifica dello statuto, con una maggioranza dei 3/4 dei voti dei presenti, salvo che lo statuto non richieda una maggioranza superiore. Le delibere di aumento del capitale sociale, nelle S.p.A. aperte, sono approvate da una maggioranza qualificata dei 3/4 dei voti dei presenti soltanto nel caso in cui il capitale sia aumentato di una percentuale superiore al 25%. L’assemblea ha facoltà di deliberare esclusivamente circa i punti all’ordine del giorno. Ogni azione dà diritto ad un voto. Il verbale dell’assemblea è redatto dalla commissione di controllo entro 15 giorni dalla data dell’ assemblea. Modalità di votazione Le delibere dell’assemblea sono assunte per votazione diretta. Eccetto quelle relative alla nomina degli amministratori, del collegio sindacale e del revisore, nonché all’approvazione del bilancio, le delibere possono essere assunte anche mediante voto “postale”. Per l’espressione del voto, nelle società con più di 100 azionisti e nelle assemblee in cui è previsto il voto postale, è richiesto l’utilizzo di schede di voto. Negli altri casi l’utilizzo delle schede è facoltativo. Diritto di impugnazione Ciascun socio assente o dissenziente ha diritto di impugnare le delibere assembleari qualora ne abbia interesse. La delibera non verrà annullata nel caso in cui il voto del socio, se espresso, non sarebbe stato determinante, qualora la violazione non sia particolarmente grave e la delibera non influenzi direttamente gli interessi del socio. Il termine per impugnare la delibera assembleare è di 6 mesi dalla data della delibera stessa. Consiglio di Amministrazione Nella società per azioni vi sono due forme di amministrazione: collegiale e individuale. La società può essere infatti amministrata o da un Consiglio di Amministrazione ovvero da un Amministratore Unico. Nelle società con meno di 50 soci, le funzioni del Consiglio di Amministrazione possono essere esercitate direttamente dall’assemblea. In tale caso lo statuto dovrà prevedere a chi spettano i poteri di convocazione dell’assemblea e di approvazione dell’ordine del giorno. Le società per azioni che abbiano più di 50 soci dovranno necessariamente costituire un Consiglio di Amministrazione. Le competenze del Consiglio sono stabilite nello Statuto sociale, che prevede altresì quali competenze siano delegate in modo esclusivo al Consiglio e quindi non delegabili ad altri organi esecutivi della società. Al Consiglio è riservata l’amministrazione generale della società, salvo quanto riservato alla decisione dei soci dalla legge o dallo statuto. Competenze Tra le principali competenze riservate al Consiglio, ai sensi dell’articolo 65 Legge S.p.A., si possono citare le seguenti: • determinazione delle linee generali dello sviluppo delle attività della società; • convocazione dell’assemblea ordinaria e straordinaria, approvando il relativo ordine del giorno; • fissazione della data in cui verranno identificati i soci aventi diritto di voto; • aumento del capitale sociale mediante emissione di nuove azioni nei limiti previsti dallo statuto o dall’assemblea; • emissione di obbligazioni o altri titoli nei limiti previsti dallo statuto o dall’assemblea; • determinazione del prezzo dei conferimenti, del prezzo di emissione delle azioni e delle obbligazioni; • nomina di qualsiasi altro organo esecutivo; • formulazione di raccomandazioni circa la remunerazione da corrispondere a sindaci e revisore, la procedura per la distribuzione dei dividendi ed il relativo importo; • utilizzo della riserva legale e delle altre riserve; • sottoscrizione di documenti per conto della società; • costituzione di sedi secondarie o uffici di rappresentanza; • proposte di approvazione delle operazioni di maggiore rilievo e con parti correlate; • altre competenze riservate al consiglio dallo statuto. Si noti che le materie riservate alla competenza del Consiglio non possono essere delegate ad altri organi esecutivi. Nomina, revoca e composizione del Consiglio di Amministrazione La nomina dei consiglieri viene deliberata dall’assemblea. I consiglieri restano in carica fino alla successiva assemblea annuale e sono rieleggibili per un numero illimitato di volte. Gli amministratori sono revocabili dall’assemblea anche prima della scadenza del loro mandato. Nel caso in cui gli amministratori siano eletti con voto di lista, la loro revoca potrà essere deliberata dall’assemblea esclusivamente con riferimento all’intero consiglio di amministrazione (regola simul stabunt, simul cadent). Gli amministratori di una società per azioni possono essere solamente persone fisiche e non altre persone giuridiche come invece accade in altre giurisdizioni. I consiglieri di amministrazione possono essere contemporaneamente membri di un altro organo esecutivo, ma non possono costituire più di 1/4 di tale organo esecutivo. Il presidente del consiglio di amministrazione non può rivestire allo stesso tempo anche un’altra carica esecutiva unipersonale (ad es. il direttore generale o l’amministratore delegato). Il numero degli amministratori è stabilito dallo statuto o dall’assemblea. Nelle società per azioni con più di 1.000 soci, il Consiglio è composto da 7 amministratori, mentre nelle società con più di 10.000 soci, il consiglio è composto da 9 amministratori. Il presidente del Consiglio di Amministrazione è nominato tra i suoi membri con votazione a maggioranza assoluta. Il Consiglio ha facoltà di nominare un nuovo presidente del Consiglio di Amministrazione in qualsiasi momento. Il presidente organizza i lavori del Consiglio, convoca e presiede le adunanze, organizza la tenuta dei libri sociali, e presiede l’assemblea dei soci, salvo quanto diversamente stabilito dallo statuto. Il Consiglio è convocato dal presidente di propria iniziativa o su richiesta di un suo membro, del collegio sindacale o del revisore. Quorum costitutivo e maggioranze di voto Il quorum per la valida costituzione del Consiglio di Amministrazione è previsto dallo statuto ma, ai sensi dell’articolo 68 della Legge sulle S.p.A., non può essere inferiore alla metà dei componenti. Nel caso in cui il Consiglio, a causa della cessazione della carica di alcuni dei suoi membri, sia composto da un numero di consiglieri inferiore al quorum costitutivo, dovrà senza indugio essere convocata un’assemblea straordinaria per la relativa nomina. Le decisioni del Consiglio sono approvate con i voti della maggioranza dei consiglieri presenti. Lo statuto può prevedere che il presidente possa esprimere un voto decisivo in caso di parità di voti. Lo statuto può stabilire che il voto dei consiglieri assenti sia tenuto in considerazione se espresso per corrispondenza ed altresì che la votazione si tenga per voto postale. Organi esecutivi L’amministrazione ordinaria della società è gestita, ai sensi dell’art. 69 della Legge S.p.A., da un organo esecutivo unipersonale (direttore generale, amministratore delegato) ovvero da un organo esecutivo unipersonale congiuntamente con un organo esecutivo collegiale (comitato esecutivo o di rettorato generale). L’assemblea su proposta del consiglio di amministrazione può deliberare che la gestione ordinaria della società sia affidata, mediante contratto, ad una persona giuridica ovvero ad un altro imprenditore. Composizione, poteri, nomina e revoca L’organo esecutivo unipersonale (direttore generale o amministratore delegato) agisce in nome e per conto della società senza che sia necessaria una procura. Ha facoltà di rappresentare la società, concludere contratti, assumere e gestire il personale dipendente. La costituzione degli organi esecutivi e la revoca dei poteri prima della scadenza prevista sono deliberate dall’assemblea, salvo che lo statuto riservi tale competenza al consiglio di amministrazione. I diritti e le obbligazioni dell’organo esecutivo sono stabiliti contrattualmente dalle parti, salvo quanto previsto dalla legge e dallo statuto. Il rapporto tra la società e i membri degli organi esecutivi è disciplinato dalla normativa sul lavoro dipendente. I membri degli organi esecutivi possono rivestire altre cariche esecutive all’interno della società solamente con l'approvazione dell’assemblea dei soci. Nel caso in cui la nomina e la revoca degli organi esecutivi siano riservate all’assemblea, il Consiglio di amministrazione ha facoltà di deliberare, con una maggioranza dei 3/4 dei suoi componenti, la sospensione delle attività dell’organo esecutivo e la costituzione di un organo esecutivo provvisorio, convocando un’assemblea straordinaria per la revoca di tale organo esecutivo e la nomina di uno nuovo. Gli organi esecutivi collegiali della società per azioni agiscono con i poteri e le funzioni stabilite nello statuto e nei documenti di regolamentazione interna approvati dall’assemblea. I verbali degli organi esecutivi sono consegnati in copia anche al consiglio di amministrazione, al collegio sindacale e al revisore. Le adunanze degli organi esecutivi collegiali sono convocate dall’organo esecutivo unipersonale. Responsabilità Ai sensi dell’art. 71 Legge S.p.A., i membri di tutti gli organi esecutivi, inclusi il consiglio di amministrazione ed il collegio sindacale, debbono esercitare le proprie funzioni nell’interesse della società con diligenza e perizia ed in buona fede. Essi rispondono solidalmente dei danni causati alla società dalla loro attività. Nel caso in cui il danno sia derivato alla società da una delibera di un organo collegiale, i membri di tale organo che non abbiano concorso in quanto assenti o dissenzienti alla delibera in questione, non sono responsabili per i danni sofferti dalla società a causa di tale delibera. I soci che detengano una partecipazione di almeno l’1% del capitale sociale hanno diritto di agire avanti l’autorità giudiziaria per vedere accertata la responsabilità degli amministratori e/o degli altri organi esecutivi. Collegio sindacale e revisore dei conti Il collegio sindacale, nominato dall’assemblea, svolge il controllo economico finanziario sull’attività della società. Tale attività di controllo viene effettuata sui risultati annuali della società ed ogni qualvolta il collegio lo ritenga, ovvero su richiesta dell’assemblea dei soci, del consiglio di amministrazione o di tanti soci che detengano congiuntamente almeno il 10% del capitale sociale. Su richiesta del collegio sindacale, i membri del Consiglio di Amministrazione o degli altri organi esecutivi sono obbligati a dare accesso alla documentazione. I membri del collegio sindacale non possono essere membri del consiglio di amministrazione o di altri organi esecutivi. Le società per azioni “aperte” devono nominare un revisore dei conti indipendente che verifichi e certifichi la correttezza dei bilanci sociali. Per le altre forme societarie, la nomina del revisore è dovuta, quando è richiesta da tanti soci che rappresentino una percentuale del capitale sociale pari al 10%. Procedure e maggioranze per particolari tipi di operazioni La legge sulle S.p.A. contiene una disciplina particolare e più severa applicabile a determinati tipi di operazioni. Tale disciplina è particolarmente rilevante nel caso in cui l’investitore italiano abbia costituito insieme ad un partner russo una joint venture in cui l’investitore italiano abbia la maggioranza. L’investitore italiano dovrà infatti tenere conto che alcuni tipi di operazioni sono soggetti ad una procedura e a maggioranze diverse. Operazioni c.d. di maggiore rilievo Ai sensi dell’art. 78 Legge S.p.A., operazione di maggiore rilievo significa un’operazione (finanziamento, contratto, onere, gravame) o una serie di operazioni aventi ad oggetto l’acquisto, alienazione, o il diritto di alienare beni della società aventi un valore superiore al 25% del patrimonio netto della società, come indicato nell’ultimo bilancio di esercizio. Lo statuto può prevedere che la procedura per l’approvazione delle operazioni di maggiore rilievo debba essere rispettata anche per operazioni di natura diversa. Il prezzo di compravendita dei beni è stabilito dal Consiglio di Amministrazione. L’approvazione di un’operazione di maggior rilievo è deliberata dal Consiglio di Amministrazione o dall’assemblea. Nel caso in cui il valore dell’operazione sia compreso tra il 20% ed il 50% del valore del patrimonio netto come risultante dal bilancio di esercizio della società, essa dovrà essere approvata dal Consiglio di Amministrazione all’unanimità. Nel caso in cui tale voto unanime non sia raggiunto, il Consiglio di Amministrazione può deferire la decisione all'assemblea dei soci con la maggioranza dei presenti all’assemblea. Nel caso in cui il valore dell’operazione sia superiore al 50% del valore del patrimonio netto come risultante dal bilancio d'esercizio, essa dovrà essere approvata dall’assemblea con una maggioranza dei 3/4 dei soci presenti all’assemblea. La delibera deve indicare le parti dell’operazione, il beneficiario, il prezzo, l’oggetto e tutte le altre condizioni rilevanti. Qualora non sia rispettata la procedura per l’approvazione delle operazioni rilevanti, l’operazione potrà essere dichiarata nulla ed inefficace. La procedura non dovrà essere rispettata nelle società per azioni unipersonali in cui il socio è anche amministratore unico. Operazioni con le parti correlate Nel caso in cui un amministratore, o un membro di un organo esecutivo ovvero un socio abbia un interesse in un'operazione ed abbia rispettivamente il potere di impartire istruzioni alla società e detenga una partecipazione nella società maggiore del 20% del capitale sociale, dovrà essere rispettata una particolare procedura per il perfezionamento dell’operazione. Sussiste un interesse del socio o dell’amministratore qualora essi, o i relativi coniugi, genitori, figli, fratelli anche unilaterali, affini: • siano parte, beneficiari, rappresentanti o intermediari nell’operazione, • detengano più del 20% ovvero posizioni di amministratori, organi esecutivi di una società o persona giuridica che è parte, beneficiaria, rappresentante o intermediaria nell’operazione. Sussiste un interesse anche in tutti gli altri casi previsti dallo statuto della società. Non sono soggette alle disposizioni aventi ad oggetto i rapporti con le parti correlate le operazioni: • delle società unipersonali in cui il socio unico abbia la carica di amministratore unico; • in cui tutti i soci abbiano un interesse; • di esercizio di diritti di prelazione sulle azioni della società; • di acquisto di azioni proprie della società; • di riorganizzazione della società o fusione, in cui una delle società coinvolte detenga almeno 3/4 del capitale sociale dell'altra società. La parte correlata ha l’obbligo di informare il consiglio di amministrazione, il collegio sindacale e il revisore relativamente a: • le persone giuridiche in cui esse hanno un interesse; • le persone giuridiche in cui esse detengono una carica di amministrazione; • le operazioni in cui esse hanno un interesse. Nelle società con meno di 1.000 soci, le operazioni con le parti correlate sono approvate dal Consiglio di Amministrazione con la maggioranza dei voti dei membri che non hanno interesse nell’operazione. Qualora gli amministratori che non abbiano interesse non siano in numero sufficiente a formare il quorum costitutivo per la validità della delibera, l’operazione dovrà essere approvata dall’assemblea. Nelle società con più di 1.000 soci le operazioni con le parti correlate devono essere approvate dai membri indipendenti del Consiglio che non siano interessati nell’operazione. Le operazioni con le parti correlate devono essere approvate dall’assemblea dei soci nei seguenti casi: • il valore dell’operazione è maggiore al 2% del patrimonio netto come risultante dall’ultimo bilancio di esercizio; • l’operazione consista nella sottoscrizione di azioni o obbligazioni aventi un valore nominale superiore al 2% del capitale sociale. L’assemblea dei soci può approvare preventivamente la conclusione di operazioni future con le parti correlate. In tale caso, la delibera dei soci dovrà specificare l’importo massimo dell’operazione, ma rimarrà valida soltanto fino alla successiva assemblea dei soci. Liquidazione La liquidazione volontaria della società viene proposta dal Consiglio di Amministrazione e approvata dall’assemblea. L’assemblea nomina i liquidatori che dal momento della nomina assumono tutte le funzioni di amministrazione della società. I liquidatori pubblicano, attraverso i mezzi di stampa, un avviso di liquidazione, la procedura e il termine per le istanze dei creditori. Il termine per proporre le istanze dei creditori non può essere inferiore a due mesi dalla pubblicazione dell’avviso di liquidazione. I liquidatori informano i creditori ed estinguono i debiti della società. Alla scadenza del termine concesso ai creditori per la proposizione delle loro istanze, i liquidatori predispongono il bilancio di liquidazione avente ad oggetto la composizione del patrimonio sociale, le istanze dei creditori, ed una nota integrativa avente ad oggetto le considerazioni finali dei liquidatori. Tale bilancio interinale è approvato dall’assemblea e autorizzato dal Registro delle Imprese. Qualora le riserve della società siano insufficienti a soddisfare le pretese dei creditori, i liquidatori hanno facoltà di vendere i beni di proprietà della società con asta pubblica. I creditori vengono pagati nell’ordine stabilito dal Codice Civile. In seguito al pagamento dei debiti della società, l’assemblea approva il bilancio definitivo di liquidazione e distribuisce il patrimonio tra i soci, con il seguente ordine: • capitale sociale; • pagamento di dividendi accreditati ma non pagati ai soci alle azioni privilegiate; • distribuzione delle rimanenze ai soci non privilegiati. Sotto Capitolo n. 2.12 Le società di capitali: la società a responsabilità limitata La disciplina delle società a responsabilità limitata di diritto russo (Obschestvo s Ogranichennoy Otvetstvennostiyu “OOO”), di cui alla legge n. 14-FZ, riproduce in gran parte la disciplina delle società per azioni. La costituzione di sedi secondarie e uffici di rappresentanza è deliberata dall’assemblea con una maggioranza dei 2/3 del capitale sociale e non dal consiglio di amministrazione come nelle S.p.A. La compagine sociale Anche la s.r.l. può essere partecipata da persone fisiche e giuridiche. La società può essere costituita per atto unipersonale e, anche se costituita con più soci, può successivamente divenire una società unipersonale. Come nelle S.pA. anche la S.r.l. non può avere come unico socio un’altra società di capitali unipersonale. I soci di una S.r.l. di diritto russo non possono essere in numero superiore a cinquanta. Qualora il numero dei soci superi il numero di 50 e non venga riportato sotto il limite stabilito entro un anno, la società dovrà essere trasformata in una società per azioni. Qualora entro tale termine, la società non sia trasformata ovvero i soci non siano riportati al di sotto del limite legale, la società sarà posta in liquidazione da parte dell’autorità giudiziaria. I soci di una s.r.l. hanno diritto di: • partecipare all’amministrazione della società; • ricevere informazioni circa l’attività sociale; • accedere ai libri sociali; • partecipare alla distribuzione degli utili; • recedere dalla società in qualsiasi momento, nonostante il dissenso degli altri soci; • ricevere, in caso di liquidazione della società, una parte del patrimonio proporzionale alla propria partecipazione al capitale sociale. I soci hanno l’obbligo di: • effettuare i conferimenti; • mantenere la riservatezza circa le attività della società. Altri diritti e obblighi possono essere previsti dallo statuto o con decisione dei soci assunta all’ unanimità. Si noti che i diritti o gli obblighi specifici riconosciuti in capo ad un determinato socio non si trasmettono in caso di alienazione della partecipazione a terzi. I diritti di un determinato socio possono essere revocati o limitati con decisione dei soci assunta con una maggioranza dei 2/3 del capitale sociale, sempre che il socio stesso abbia votato tale delibera o abbia dato il proprio voto scritto. Capitale sociale e conferimenti Il capitale sociale, disciplinato dagli articoli 14 e seguenti della Legge sulle S.r.l., non è suddiviso in azioni, bensì in quote ed è costituito dal valore nominale di tali quote. L’importo minimo del capitale sociale di una S.r.l. è pari a 100 volte il salario minimo vigente alla data della registrazione della società (10.000 rubli). Lo statuto può prevedere un limite massimo delle partecipazioni dei soci. Per quanto concerne i conferimenti, l’art. 15 Legge S.r.l. prevede che i soci debbano versare contestualmente alla registrazione della società un importo pari ad almeno la metà dei conferimenti previsti nell’atto costitutivo. La parte restante dovrà essere liberata entro il primo anno dalla costituzione. Qualora entro il termine previsto i conferimenti non siano interamente liberati, la società dovrà ridurre il proprio capitale sociale ovvero sarà posta in liquidazione. I soci che non abbiano versato gli importi corrispondenti ai conferimenti dovuti, sono solidalmente responsabili con la società per le obbligazioni di quest’ultima nel limite degli importi ancora dovuti. Il capitale sociale potrà essere aumentato soltanto quando tutti i conferimenti siano stati versati. I conferimenti in natura sono approvati dall’assemblea dei soci con delibera unanime. Qualora il valore nominale della parte di capitale sociale da liberarsi con conferimenti in natura sia superiore all’importo pari a 200 volte il salario minimo, i conferimenti sono valutati da un arbitratore indipendente. Il valore nominale della quota sociale del socio che intenda conferire beni in natura non può eccedere l’importo stabilito dall’arbitratore indipendente. Aumento e riduzione del capitale sociale Come nelle società per azioni, il capitale può essere aumentato gratuitamente o a pagamento ai sensi degli articoli 19 e seguenti della Legge sulle S.r.l. La maggioranza richiesta per la delibera di aumento del capitale è pari ai 2/3 del capitale sociale salvo che lo statuto preveda una maggioranza più elevata. L’aumento gratuito del capitale sociale può essere effettuato esclusivamente sulla base del bilancio dell’anno precedente rispetto all’anno in cui viene approvata la delibera. La delibera stabilisce il valore dei conferimenti e la correlazione (uguale per tutti i soci) tra il valore dei conferimenti ed il valore nominale delle quote. Il valore nominale delle quote del socio può essere aumentato per un importo pari o inferiore al valore del conferimento. I soci hanno diritto di sottoscrivere l’aumento di capitale proporzionalmente alla propria partecipazione nella società, entro due mesi dalla delibera di aumento del capitale sociale, salvo diversamente previsto dallo statuto. Entro un mese dalla scadenza del termine previsto per la sottoscrizione dell’aumento di capitale, l’ assemblea delibera l'approvazione dei risultati della sottoscrizione dell’aumento del capitale sociale e le modifiche dello statuto. In caso di mancato rispetto dei termini previsti per gli adempimenti connessi con l’aumento del capitale sociale, la delibera di aumento del capitale sarà nulla ed inefficace. L’aumento del capitale sociale può essere deliberato, con approvazione unanime dei soci, sulla base di una dichiarazione di un socio o di un terzo avente ad oggetto la disponibilità a sottoscrivere l’ aumento del capitale sociale, nonché i termini e le condizioni di tale sottoscrizione. Nel caso in cui il capitale sociale non sia aumentato la società deve restituire i conferimenti effettuati dai soci comprensivi degli eventuali interessi. In mancanza la società è obbligata al risarcimento dei danni. Per quanto concerne le riduzioni del capitale sociale , le condizioni e la procedura sono le stesse previste per le società per azioni, a cui si rinvia. Come nelle S.p.A., la società deve notificare ai propri creditori la delibera di riduzione del capitale sociale e pubblicarne la notizia sulla stampa. Diritto di prelazione in caso di alienazione Come nella S.p.A. “chiusa”, i soci hanno diritto di prelazione sulle quote poste in vendita dagli altri soci, in proporzione alla partecipazione già detenuta. Il diritto di prelazione non sussiste nel caso in cui il socio alienante ceda la propria partecipazione ad altri soci, salvo quanto diversamente previsto dallo statuto. Le quote possono essere cedute esclusivamente per la parte già liberata mediante versamento dei conferimenti. Lo statuto può prevedere il diritto della società di acquistare le azioni poste in vendita dai soci, nel caso in cui gli altri soci non abbiano esercitato il diritto di prelazione. Il socio alienante deve informare per iscritto gli altri soci della propria intenzione di alienare a terzi la propria partecipazione, indicando il prezzo di vendita e le altre condizioni. Lo statuto può prevedere che la comunicazione sia effettuata dalla società stessa. Nel caso in cui i soci o la società non esercitino il diritto di prelazione previsto entro un mese dalla data della comunicazione (o nel diverso termine previsto dallo statuto), il socio sarà libero di vendere la propria partecipazione al terzo ai termini e alle condizioni comunicate agli altri soci. Lo statuto può prevedere un diritto di prelazione con criteri diversi dalla proporzionalità alla partecipazione già detenuta. Le modifiche allo statuto che costituiscano o modifichino un diritto di prelazione “non proporzionale” devono essere deliberate dall’assemblea con voto unanime. In caso di violazione da parte del socio alienante, del diritto di prelazione degli altri soci, essi hanno diritto di chiedere all'autorità giudiziaria che i diritti e gli obblighi di socio siano trasferiti coattivamente ai soci entro i tre mesi dalla data in cui il socio ha conosciuto o avrebbe dovuto conoscere la violazione del diritto di prelazione. Le altre forme di cessione a terzi della propria partecipazione (cessione gratuita, permuta, etc.) sono ammesse anche senza il consenso degli altri soci. Lo statuto può prevedere che ogni forma di cessione diversa dalla vendita richieda il consenso degli altri soci e/o della società. Lo statuto può prevedere che la cessione delle quote sia effettuata semplicemente in forma scritta, salvo che lo statuto preveda l’atto notarile. Il mancato rispetto della forma prevista determina la nullità dell’atto di trasferimento. La cessione della quota deve essere comunicata alla società e da tale data il nuovo socio potrà esercitare i diritti sociali. Il cessionario è obbligato, solidalmente con il cedente, ad effettuare i conferimenti ancora dovuti. La quota può essere trasferita per atto di ultima volontà; in tal caso, lo statuto può prevedere che la cessione per atto di ultima volontà sia ammessa solo con il consenso di tutti i soci. In caso di scioglimento e liquidazione di una persona giuridica che sia socia di una s.r.l., le quote sociali che rimangano dopo la distribuzione dei beni sociali ai creditori, saranno distribuite tra i soci. Qualora lo statuto richieda il consenso degli altri soci per la cessione a terzi diversa dalla vendita delle quote sociali detenute da un altro socio (cessione gratuita, ultima volontà, etc.), il consenso si intenderà prestato trascorsi 30 giorni - o il minor termine previsto dallo statuto - dalla data della comunicazione da parte del socio cedente. Nel caso in cui la quota sociale sia venduta all’asta pubblica, il subentro dell’acquirente non necessita del consenso degli altri soci o della società. Lo statuto può stabilire il divieto in capo ai soci di alienare le proprie quote a terzi. In tal caso, qualora un socio intenda vendere le proprie quote e gli altri soci non abbiano intenzione di acquistarle, dovrà essere la società ad acquistarle, versando il relativo prezzo ovvero consegnando al cedente beni in natura di equivalente valore. Le quote, eventualmente acquistate dalla società, dovranno essere attribuite in proporzione ai soci, ovvero il capitale dovrà essere ridotto in misura corrispondente. Pignoramento della quota Il pignoramento di tutta o parte della quota è effettuato, ai sensi dell’art. 22 Legge S.r.l., su ordine dell’ autorità giudiziaria soltanto se il patrimonio del socio è insufficiente al pagamento dei suoi debiti. In caso di pignoramento della quota, la società ha facoltà di pagare ai creditori del socio un importo pari al valore della quota del socio stesso. Il pagamento dei creditori può essere altresì effettuato dagli altri soci, previa delibera unanime dell’ assemblea. Il valore attuale della quota del socio pignorato è stabilito sulla base del bilancio precedente. Se nei tre mesi successivi al pignoramento, il valore della quota non viene pagato, la quota viene venduta all’asta. Recesso ed esclusione del socio Una delle principali e più rilevanti differenze tra una S.p.A. ed una S.r.l. di diritto russo è la sussistenza di un diritto di recesso inderogabile a favore di ciascun socio di una S.r.l.. Il socio ha diritto di recedere in qualsiasi momento, senza che abbia rilevanza il consenso degli altri soci, ai sensi dell’art. 26 Legge S.r.l.. In caso di recesso, la quota del socio recedente viene automaticamente trasferita alla società. La società è obbligata, entro i sei mesi successivi all’esercizio del diritto di recesso (o nel termine più breve previsto da statuto), a pagarne il valore attuale che è calcolato sulla base del bilancio dell’ esercizio precedente. La società, con il consenso del socio recedente, può pagare il valore della quota in natura. Il corrispettivo viene pagato dalla società per un ammontare pari alla differenza tra il patrimonio netto ed il capitale sociale. Se tale differenza è insufficiente, la società dovrà ridurre il capitale sociale. Il recesso del socio non libera quest’ultimo dall’obbligo di effettuare i conferimenti ancora dovuti. Ai sensi dell’art. 10 Legge S.r.l., i soci le cui partecipazioni rappresentino almeno il 10% del capitale sociale possono agire avanti l’autorità giudiziaria per l’esclusione di un socio che abbia violato i propri obblighi o renda impossibile l’operatività della società. Dividendi La società può distribuire gli utili in forma di dividendi su base trimestrale, semestrale o annuale. L’assemblea stabilisce quale parte degli utili debba essere distribuita in forma di dividendi. Libri e documenti sociali Come la S.p.A., la S.r.l., ai sensi dell’art. 50 Legge S.r.l., deve tenere presso la sede sociale, tra gli altri, i seguenti documenti: • l’atto costitutivo e lo statuto; • i verbali delle riunioni dei fondatori contenenti la delibera di costituzione della società, la valutazione dei conferimenti; • la documentazione comprovante la registrazione della società; • i documenti relativi all’emissione di obbligazioni e altri titoli; • le relazioni dei sindaci e del revisore; • i documenti comprovanti il diritto di proprietà sui beni inclusi nel patrimonio sociale in bilancio; • i documenti di regolamentazione interna; • la documentazione sulle sedi secondarie e gli uffici di rappresentanza; • il bilancio annuale; • i documenti contabili; • i verbali delle assemblee, delle determinazioni del socio unico, del consiglio di amministrazione, del collegio sindacale, degli altri organi esecutivi; • il libro soci; • le schede di voto e le procure per la partecipazione alle assemblee; • l’elenco delle parti correlate; • l’elenco dei soci aventi diritto di voto; • prospetti informativi, relazioni trimestrali e altri documenti pubblicati. Organi sociali Come nella S.p.A., la struttura gestionale amministrativa della S.r.l. può essere bi o tri-partita, a seconda del numero di soci. Assemblea L’organo sovrano della società è l’assemblea che si tiene in forma ordinaria e straordinaria. Ai sensi dell’articolo 34 Legge S.r.l. , la società deve tenere almeno un’ assemblea all’anno, non prima di due mesi e non oltre quattro mesi dalla chiusura dell’esercizio. In tale sede, l’assemblea delibera la nomina degli amministratori, dei sindaci, del revisore, ed approva il bilancio. Tutte le altre assemblee sono qualificate come “straordinarie” (le procedure, i termini e le condizioni di convocazione delle assemblee straordinarie sono le stesse previste per le S.p.A, a cui si rinvia). I soci hanno diritto di intervento, di discussione e di voto. Qualsiasi modifica da parte dello statuto o dell’assemblea a tali diritti dei soci è radicalmente nulla. Ciascun socio ha diritti di voto proporzionali alla sua partecipazione nel capitale sociale. Si noti che lo statuto o l’assemblea, con votazione unanime, possono prevedere modalità di attribuzione dei diritti di voto diversi dalla proporzionalità alla partecipazione sociale. Ai sensi dell’art. 33 Legge S.r.l., tra le competenze dell’assemblea si possono citare le seguenti: • determinazione delle linee generali dell’attività sociale e l’approvazione delle delibere aventi ad oggetto la partecipazione ad altre società; • modifica dello statuto e dell’atto costitutivo; • nomina, revoca degli amministratori e degli altri organi esecutivi della società e determinazione dei loro poteri; • nomina e revoca del collegio sindacale; • approvazione del bilancio annuale; • distribuzione dei dividendi; • emissione di obbligazioni o altri titoli; • nomina del revisore esterno e riconoscimento del suo onorario; • liquidazione e riorganizzazione della società; • nomina dei liquidatori e approvazione del bilancio di liquidazione. Convocazione e procedura di partecipazione In caso di richiesta da parte di soci che abbiano una partecipazione pari almeno al 10%, di un amministratore, di un membro del collegio sindacale ovvero di un altro organo esecutivo, l’assemblea dovrà essere convocata e tenersi entro 45 giorni. Nel ricevere una proposta di convocazione di un’assemblea da parte degli aventi diritto, il Consiglio di Amministrazione ha comunque la facoltà di introdurre nell’ordine del giorno le questioni che ritenga opportune. La convocazione dell’assemblea deve essere comunicata ai soci con un preavviso di almeno 30 giorni. Ciascun socio ha diritto di proporre questioni ulteriori da inserire all’ordine del giorno con un preavviso di almeno 15 giorni rispetto alla data prevista per l’assemblea. I soci hanno diritto di accedere alla documentazione necessaria alla preparazione dell’assemblea. Qualora lo statuto non preveda alcunché, i materiali e la documentazione relativa all’assemblea dovranno essere inviati ai soci insieme all’avviso di convocazione. Nei trenta giorni che precedono l’assemblea, i materiali sono depositati presso la sede sociale. La procedura di partecipazione all’assemblea è diversa da quella prevista per le S.p.A.: in particolare non viene predisposta la lista degli aventi diritto al voto con anticipo rispetto all’assemblea e non vi è alcuna commissione di controllo. I soci, che possono partecipare direttamente o mediante procuratori, vengono registrati contestualmente alla loro partecipazione all’assemblea in un registro di presenze. Il presidente dell’ assemblea viene nominato dai soci a maggioranza degli aventi diritto di voto, nel corso della stessa assemblea. Maggioranze La maggioranza richiesta per la modifica dello statuto, ai sensi dell’art. 37 Legge S.r.l., è pari ai 2/3 del capitale sociale, salvo che lo statuto preveda una maggioranza più elevata. Le delibere relative alla nomina degli amministratori, dei sindaci e degli altri organi esecutivi nonché la liquidazione e riorganizzazione della società sono assunte con voto unanime dei soci. Le restanti delibere dell’assemblea sono assunte con una maggioranza pari al 51% del capitale sociale (e non dei soci presenti come nel caso delle S.p.A.) salvo che lo statuto preveda una maggioranza più elevata. Lo statuto può prevedere il voto di lista per la nomina dei membri del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale o degli altri organi esecutivi. Anche nella S.r.l. le delibere dell’assemblea possono essere assunte con “voto per scambio di corrispondenza” (via posta, telegrafo, fax, telefono, e-mail) a condizione che il mezzo utilizzato assicuri l’autenticità dell’invio e ricevimento del messaggio e della documentazione. Si noti che l’approvazione del bilancio non può essere deliberata mediante voto “postale”. Le disposizioni relative all’assemblea non si applicano alla società unipersonale, tranne la disposizione che prevede l'obbligo di approvazione del bilancio nei termini di legge. Impugnazione delle delibere assembleari Il socio che non abbia preso parte, in quanto assente o dissenziente, ad una delibera assembleare, può agire avanti l'autorità giudiziaria per vedere accertata una violazione di legge, entro due mesi dalla data in cui ha avuto o avrebbe dovuto avere conoscenza della delibera. L’annullamento della delibera non può avvenire se il voto del socio assente o dissenziente non è stato determinante, se le violazioni non siano gravi e se il socio non vi abbia interesse. Ciascun socio può inoltre impugnare avanti l’autorità giudiziaria le delibere del Consiglio di Amministrazione o degli altri organi esecutivi. Amministrazione ed organi esecutivi I soci, diversamente da quanto previsto nella società per azioni, hanno il diritto di partecipare all’ amministrazione della società. La società è amministrata da un consiglio di amministrazione nominato dall’assemblea. La società è altresì dotata di un organo esecutivo collegiale o individuale. I membri del Consiglio di Amministrazione possono essere altresì membri dell’organo esecutivo, ma non in numero superiore ad 1/4 dei membri di tale organo esecutivo. I membri del Consiglio di Amministrazione o del Comitato Esecutivo possono intervenire all’ assemblea con possibilità di votare. Gli organi esecutivi sono nominati dall’assemblea ed il contratto con i membri degli organi esecutivi è sottoscritto dal presidente dell’assemblea. Di regola, soltanto una persona fisica può rivestire le funzioni di organo esecutivo individuale della società. Le competenze degli organi esecutivi sono le seguenti: • agiscono in nome e per conto della società con adeguata procura; • rilasciano procure; • assumono e licenziano dipendenti, prendono provvedimenti di incentivo e disciplinari. L’organo esecutivo individuale riveste anche le funzioni di presidente dell’organo esecutivo collegiale. Le competenze dell’organo esecutivo individuale possono essere trasferite all’amministratore delegato, se previsto dallo statuto. Responsabilità degli amministratori I membri del Consiglio di Amministrazione, l’organo esecutivo individuale, i membri dell’organo esecutivo collegiale e l'amministratore delegato agiscono nell’interesse della società con diligenza. Come nelle società per azioni, essi sono solidalmente responsabili nei confronti della società per i danni sofferti dalla stessa a causa delle loro azioni o omissioni dovute a negligenza o imperizia. Nel valutare la responsabilità degli organi amministrativi verranno tenuti in considerazione i normali dati di fatturato della società. Collegio Sindacale Qualora la società abbia più di 15 soci, dovrà nominare un collegio sindacale. Le funzioni del collegio sindacale, che non possono essere rivestite da soci o amministratori, possono essere delegate ad un revisore esterno ed indipendente, mediante delibera dell’assemblea dei soci. Il collegio sindacale è nominato dall’assemblea per un periodo di tempo stabilito dallo statuto, che prevede altresì il numero dei suoi membri. Il collegio sindacale verifica i bilanci annuali e le relazioni prima che questi siano approvati dall’ assemblea. L’assemblea non può approvare il bilancio senza che sia stata rilasciata opinione favorevole da parte del Collegio Sindacale. Si noti che la S.r.l., salvo che non abbia emesso delle obbligazioni, non è obbligata a pubblicare i bilanci e le relazioni integrative aventi ad oggetto la propria attività. Operazioni rilevanti e con parti correlate Come nelle S.p.A., anche nelle S.r.l. gli amministratori, i soci, i sindaci e i revisori che abbiano un interesse in un'operazione che la società si accinge a compiere, hanno un obbligo di informazione. L’informazione deve essere fornita all’assemblea dei soci, diversamente dalla S.p.A., in cui l’ informazione deve essere fornita al Consiglio di Amministrazione. Come nelle S.p.A., tuttavia, la delibera è approvata dal Consiglio di Amministrazione o dall’assemblea a seconda del valore dell’operazione. Le operazioni, effettuate in violazione delle disposizioni prescritte per le parti correlate, possono essere annullate su richiesta della società o di ciascun socio. La disciplina sulle operazioni con le parti correlate non si applica alle società unipersonali. Per quanto concerne le operazioni di maggiore rilievo, esse sono disciplinate all’art. 46 Legge S.r.l. conformemente a quanto stabilito per le S.p.A. dall’art. 78 Legge S.p.A. (si rinvia al cap. 2.11). Acquisizione di una partecipazione maggiore del 30% del capitale sociale della societ à target Si noti che l’acquisto di una partecipazione superiore al 30% di una società di diritto russo che abbia più di 1000 soci necessita una espressa notifica alla società stessa tra i 90 giorni e i 30 giorni che precedono la data prevista per l'acquisto. L’acquirente ha l’obbligo di proporre agli altri soci l’acquisto delle loro azioni al prezzo di mercato. Lo statuto o l’assemblea possono prevedere una deroga a tale obbligo di acquisto in capo all’ acquirente. In caso di violazione dell’obbligo di informazione, il diritto di voto per le azioni acquistate è sospeso. Sotto Capitolo n. 2.13 Società controllate Si noti che, qualora l’investitore italiano abbia una partecipazione pari al 100% del capitale sociale della società di diritto russo, ovvero una partecipazione di maggioranza tale da determinarne il controllo, vi è un regime particolare di responsabilità patrimoniale. Sussiste una relazione di controllo ai sensi dell’art. 105 c.c., qualora la società controllante in virtù della propria partecipazione sociale ovvero in virtù di vincoli contrattuali, eserciti un’influenza rilevante sulle delibere della società controllata. La società controllante che ha il potere di esercitare un’influenza rilevante sulle decisioni della controllata ha una responsabilità sussidiaria per le obbligazioni assunte dalla controllata in adempimento delle istruzioni della controllante. In caso di fallimento della controllata, dovuta alle istruzioni della controllante, quest’ultima sarà responsabile in via sussidiaria delle obbligazioni della controllata. Tale responsabilità sussidiaria sussiste ai sensi della Legge sulle S.p.A. a condizione che l’influenza sulle decisioni della società controllata sia stata esercitata dal socio con la consapevolezza che le decisioni imposte da quest’ultimo avrebbero determinato l’insolvenza della società. Gli azionisti della società controllata hanno diritto di chiedere alla società controllante il risarcimento dei danni per le perdite subite e determinate dall’influenza dominante esercitata. Sussiste una relazione di dipendenza qualora la società partecipante detenga una percentuale del capitale sociale superiore al 20%. Tale informazione deve essere pubblicata nel registro delle imprese. Sotto Capitolo n. 2.14 Conclusioni: differenze sostanziali tra una S.p.A. e una S.r.l. Di fronte alla scelta di costituire una S.p.A. o una S.r.l. di diritto russo come veicolo societario per i propri investimenti nella Federazione Russa, il possibile fondatore sceglierà una S.p.A. qualora debba avviare una collaborazione in forma di joint venture con un partner locale (in considerazione dell’ esistenza di una più severa disciplina dei diritti dei soci di minoranza e della mancata previsione di un diritto di recesso inderogabile), mentre sceglierà una S.r.l. nel caso in cui voglia costituire una filiale posseduta al 100% (in considerazione della disciplina più flessibile e della mancata soggezione alle disposizioni relative agli strumenti finanziari). Una S.r.l. è un’alternativa più flessibile rispetto ad una S.p.A. e reca gli stessi vantaggi, nella misura in cui le partecipazioni sono intese in percentuale rispetto al capitale sociale e i soci hanno responsabilità limitata ai propri conferimenti. Ricapitolando, le S.p.A. “chiuse” e le S.r.l. sono identiche per i seguenti aspetti essenziali: • il numero dei soci non può essere superiore a 50 ed in caso di superamento di tale limite numerico vi è trasformazione automatica della forma sociale in società per azioni “aperta”; • sussiste un inderogabile diritto di prelazione a favore dei soci in caso di alienazione delle azioni da parte di uno dei soci; • entrambe possono essere costituite con atto unilaterale, a condizione che il socio fondatore non sia una società unipersonale a sua volta; • entrambe le forme societarie prevedono una struttura amministrativa bipartita o tripartita (assemblea, consiglio di amministrazione (facoltativo) e organo esecutivo unipersonale o collegiale); • il capitale sociale minimo è pari a 100 volte il salario minimo vigente alla data della registrazione della società. Attualmente il capitale sociale minimo di una S.r.l. e di una S.p.A. chiusa è pari a 10.000 rubli; • sono ammissibili conferimenti in denaro o natura; • le procedure di registrazione sono le stesse con l’unica differenza che le azioni di una S.p.A. devono essere registrate presso la Commissione Federale Titoli anche se non sono destinate ad essere diffuse presso il pubblico dei risparmiatori. Le differenze principali sono le seguenti: • Diritti di voto Mentre nella S.p.A. vi è un principio inderogabile secondo il quale ogni azione dà diritto ad un voto in assemblea, nelle S.r.l. lo statuto può prevedere che i diritti di voto siano assegnati con modalità che prescindono dalla partecipazione al capitale sociale. Un azionista di minoranza dunque potrebbe avere in seno all’assemblea gli stessi diritti di voto di un socio di maggioranza. Perché l’assemblea di una S.p.A. sia validamente costituita, è necessaria la presenza di tanti soci che rappresentino almeno il 50% del capitale sociale. Per la valida approvazione della deliberazione, è necessaria la maggioranza relativa dei voti dei soci presenti, mentre per alcune deliberazioni (quali ad esempio la modifica dell’atto costitutivo e dello statuto, la riorganizzazione e liquidazione della società, l’acquisto di azioni proprie) la maggioranza è del 75% dei voti dei soci presenti. Perché l’assemblea di una S.r.l. sia validamente costituita, è necessaria la presenza di tanti soci che rappresentino almeno il 50% del capitale sociale. Per la valida approvazione della deliberazione è necessaria la maggioranza qualificata dei voti dei soci (e non soltanto dei soci presenti). Per alcune decisioni (quali ad esempio le modifiche allo Statuto, l'introduzione di limiti ai diritti dei soci, la valutazione dei conferimenti) la maggioranza qualificata è pari a 2/3 del capitale sociale detenuto da tutti i soci. • Emissione di azioni da parte delle S .p.A. La normativa di natura regolamentare relativa ai valori mobiliari stabilisce che l’emissione di azioni da parte di una S.p.A. deve essere preceduta dalla pubblicazione di un prospetto. Inoltre il Consiglio di Amministrazione deve fornire un'informazione completa a tutti i soci almeno un mese prima della pubblicazione del prospetto. Si noti che, anche se le azioni di una S.p.A. non sono destinate al mercato, la società, che emette dei titoli azionari, dovrà registrarsi presso l’Autorità di vigilanza del mercato. • Responsabilità dei soci e degli amministratori Il Codice Civile russo prevede che, nel caso in cui l’insolvenza di una persona giuridica sia stata causata da persone che hanno il potere di dettare istruzioni vincolanti per la società o che comunque hanno la facoltà di determinare le azioni di tale persona giuridica (dunque soci e amministratori), tali persone hanno una responsabilità sussidiaria per le obbligazioni della persona giuridica nel caso in cui il patrimonio della persona giuridica non sia sufficiente. Si noti che la Legge sulle S.p.A. limita l’applicazione del suddetto principio alle sole situazioni in cui gli amministratori o i soci abbiano utilizzato il proprio potere di controllo per far compiere alla società un’ operazione, con la consapevolezza che tale operazione avrebbe determinato l’insolvenza della società. È necessario tuttavia precisare che, ai sensi del diritto costituzionale russo, la legge ordinaria non può derogare al codice civile e pertanto l’applicabilità della più severa norma codicistica potrebbe essere invocata per far valere il principio più generale anche in mancanza dell’effettiva consapevolezza dello stato di insolvenza della società. La Legge sulle S.r.l., invece, non stabilisce limitazioni alla responsabilità degli amministratori, ma integra le previsioni codicistiche, prevedendo che gli amministratori e gli altri organi esecutivi rispondano per i danni provocati alla società e dovuti a loro negligenza. Entrambe le leggi stabiliscono un obbligo di buona fede ed un dovere di diligenza in capo agli amministratori. Si noti che la Legge sulle S.r.l. prevede una responsabilità patrimoniale dei soci nel caso in cui i conferimenti in natura siano stati sopravvalutati. La responsabilità dei soci è comunque limitata alla differenza di valore dei conferimenti e non può essere fatta valere dopo tre anni dalla data della registrazione della società, nel caso in cui si tratti di sottoscrizione iniziale delle quote, o dalla data della modifica dell’atto costitutivo in caso di aumento di capitale. Infine, gli amministratori possono incorrere in responsabilità penale per aver determinato fraudolentemente l’insolvenza della società. • Recesso ed esclusione del socio nelle S .r.l. Il Codice Civile e la Legge sulle S.r.l. prevedono un diritto di recesso inderogabile a favore di ogni socio di S.r.l., esercitabile in qualsiasi momento e senza necessità dell’approvazione degli altri soci. Contestualmente all’esercizio del diritto di recesso, il socio ha diritto alla liquidazione della propria quota calcolata non tanto sulla base del suo valore nominale, quanto sulla percentuale del patrimonio sociale, calcolata in proporzione alla partecipazione. Si noti inoltre che in una S.r.l. il socio che detenga una partecipazione superiore al 10% del capitale sociale, ha diritto di richiedere all’autorità giudiziaria l’esclusione di un socio che abbia violato i propri obblighi ed abbia quindi reso più difficile o impossibile l’operatività della società. In conclusione, si può affermare che la S.p.a. è una società con una maggiore tutela dei diritti dei soci di minoranza, una meno severa disciplina della responsabilità di soci e amministratori, un più circoscritto diritto dei soci di recedere dalla società. Essa è dunque un veicolo più adatto per un investitore straniero che voglia costituire una joint venture con un partner russo. Diversamente, una S.r.l. è maggiormente adatta all’investitore straniero che voglia costituire una filiale controllata al 100%, in quanto essa è più flessibile e meno costosa da mantenere. Capitolo n. 3 La disciplina dei principali contratti d'impresa Anche in diritto russo, per espressa previsione dell’articolo 420 del Codice Civile, il contratto è l’ accordo tra due o più parti avente ad oggetto la costituzione, la modifica o la risoluzione di diritti e obblighi di natura giuridica. Il contratto è concluso quando la parte, che ha formulato la proposta, riceve l’accettazione dell’altra parte. Nel caso in cui il contratto preveda il trasferimento della proprietà di un determinato bene, o la registrazione presso le autorità competenti, allora il contratto si considererà concluso rispettivamente nel momento in cui la proprietà è trasferita ovvero la registrazione effettuata. La forma del contratto è libera, salvo che la legge richieda una forma particolare. Il contratto che deve essere stipulato in forma scritta si considererà tale anche se formalizzato per scambio di corrispondenza, telegrafo, telefono o mezzo elettronico che possa accertare la provenienza della dichiarazione della parte. Il luogo di conclusione del contratto è il luogo in cui ha residenza o domicilio il proponente. Sotto Capitolo n. 3.1 Condizioni generali di contratto Qualora un contratto rinvii o contenga un riferimento alle condizioni generali di contratto predisposte da una delle parti, l'altra parte ha diritto di chiedere la risoluzione o la modifica del contratto nel caso in cui le condizioni generali di contratto: • limitino i diritti di tale parte generalmente concessi in tale tipologia di contratto; • limitino o escludano la responsabilità della parte che ha predisposto le condizioni generali di contratto per le proprie obbligazioni; • stabiliscano altre clausole di natura vessatoria a carico dell’altro contraente che questi non avrebbe accettato se avesse potuto determinarne il contenuto. Tale diritto di modificare o risolvere un contratto che contenga un rinvio a condizioni generali di contratto, non può essere esercitato da quel contraente che abbia stipulato il contratto nell’esercizio della sua attività commerciale e abbia conosciuto, o sia stato nella posizione di conoscere, le condizioni generali di contratto dell’altro contraente. Sotto Capitolo n. 3.2 Contratto preliminare Anche il Codice Civile russo (art. 429) prevede la fattispecie del contratto preliminare mediante il quale le parti si impegnano a stipulare un futuro contratto avente ad oggetto il trasferimento della proprietà di un determinato bene, la prestazione di un’opera o la prestazione di servizi. La forma del contratto preliminare deve essere la stessa richiesta per il contratto alla stipulazione del quale le parti si impegnano. In mancanza di una forma specifica del contratto definitivo, il contratto preliminare dovrà essere stipulato in forma scritta. Il contratto preliminare deve necessariamente indicare le condizioni essenziali del contratto ed il termine entro il quale le parti devono stipulare il contratto definitivo. In mancanza di espressa indicazione del termine, le parti dovranno stipulare il contratto definitivo entro un anno dalla data del preliminare. Sotto Capitolo n. 3.3 Risoluzione del contratto Il contratto, ai sensi dell’art. 450 c.c., può essere risolto nei seguenti casi: • grave inadempimento di una delle parti; • nei casi previsti dallo stesso contratto o dalla legge. Si considera grave, l’inadempimento che priva la parte non inadempiente del risultato che avrebbe voluto conseguire con la conclusione del contratto. La risoluzione del contratto può avvenire, inoltre, in caso di mutamento delle circostanze di fatto, salvo diversa pattuizione contenuta nel contratto stesso. Ciascuna parte può risolvere il contratto se, per un mutamento delle circostanze, viene a mancare l’ interesse alla conclusione del contratto. La parte che viene a perdere l’interesse a concludere il contratto a causa di un mutamento nelle circostanze, può agire avanti l’autorità giudiziaria per vedere modificato il contratto o per vedere dichiarata la risoluzione, nei seguenti casi: • al momento della conclusione del contratto le parti avevano dato per presupposto che il contratto fosse concluso in relazione a specifiche circostanze; • il mutamento delle circostanze non poteva essere evitato dal contraente anche utilizzando la diligenza del buon padre di famiglia; • il mutamento delle circostanze ha l’effetto di rendere squilibrate le prestazioni contrattuali a favore di una delle parti; • non risulta che una parte avesse voluto addossare il rischio all’altra. Sotto Capitolo n. 3.4 Contratto di compravendita Il Codice Civile disciplina il contratto di compravendita agli articoli 454 e seguenti. Diversamente dal diritto italiano, la prestazione del consenso non determina di per sé il trasferimento della proprietà del bene compravenduto, per il quale rileva il momento di consegna. Il contratto di compravendita è infatti quel contratto mediante il quale una parte, denominata venditore, si impegna a trasferire (e non trasferisce automaticamente con il consenso) all’altra parte, denominata acquirente, la proprietà di un bene determinato, contro pagamento del prezzo. Il rischio della perdita o danno è trasferito all’acquirente con la consegna del bene. Nel caso in cui i beni siano acquistati mentre sono in transito dal venditore all’acquirente, il rischio si trasmette nel momento della conclusione del contratto di compravendita. La clausola contrattuale, che prevede il passaggio del rischio all’acquirente con la consegna al trasportatore, può essere annullata su richiesta dell’acquirente, nel caso in cui il venditore, al momento della conclusione del contratto di compravendita, fosse a conoscenza della perdita o del danno e non ne abbia informato la controparte. Anche il diritto russo conosce l’istituto della riserva di proprietà, disciplinato dall’art. 491 c.c.. Inoltre, il codice russo prevede una disciplina specifica per la vendita al dettaglio effettuata ai consumatori, la somministrazione periodica o continuativa di prodotti, la vendita di prodotti agricoli, la fornitura di energia. Evizione In caso di evizione dipendente da circostanze emerse precedentemente alla conclusione del contratto di compravendita, il venditore è obbligato a risarcire i danni all’acquirente, salvo che provi che questi conosceva tali circostanze. La rinuncia preventiva a far valere la garanzia per evizione da parte dell’acquirente è nulla. Il venditore e l’acquirente hanno l’obbligo di intervenire nei procedimenti avviati da parte di terzi per l’ evizione del bene. Nel caso in cui l’acquirente non partecipi ad una causa proposta da terzi per l’ evizione del bene, perde il diritto di esercitare la garanzia nei confronti del venditore. Qualità dei beni Il venditore è tenuto alla consegna di beni aventi qualità non inferiore alla qualità indicata nel contratto di compravendita. In mancanza di espressa indicazione nel contratto in merito alla qualità dei beni, il venditore sarà obbligato a consegnare beni della qualità usuale in quel tipo di beni. Nel caso in cui i beni siano venduti a campione, il bene dovrà avere le qualità del campione. Vizi Il venditore è responsabile dei vizi dei beni, nel caso in cui l’acquirente provi che i vizi erano sussistenti prima della consegna. L’acquirente è tenuto a denunciare i vizi del bene entro il termine di garanzia concordato tra le parti ovvero, in mancanza, entro un termine ragionevole e comunque entro 2 anni dalla data della consegna. In caso di mancanza di qualità o di presenza di vizi della merce, l’acquirente ha facoltà di chiedere la riduzione del prezzo o la rimozione dei vizi entro un termine ragionevole, ovvero il risarcimento dei costi sostenuti per la rimozione dei difetti. In caso di inadempimento grave del venditore, il compratore ha facoltà di risolvere il contratto e chiedere la restituzione del prezzo ovvero chiedere la sostituzione dei beni compravenduti con beni idonei all’uso e corrispondenti alle qualità indicate nel contratto. Prezzo Il prezzo è stabilito dalle parti. Nel caso in cui sia fissato in proporzione al peso, il prezzo è calcolato sul peso netto. Il prezzo deve essere corrisposto dall’acquirente contestualmente alla consegna dei beni. In caso di mancato pagamento, viene applicato un interesse di mora che (salvo diverso accordo) è pari al tasso di sconto vigente al momento in cui doveva essere adempiuta l’obbligazione. In caso di azione avanti l’autorità giudiziaria, il tasso di interesse moratorio è stabilito dal tribunale con riferimento alla data di proposizione della domanda ovvero alla data del provvedimento giudiziale. Per i prodotti agricoli e i prodotti alimentari l’interesse moratorio giornaliero è pari al 2% e, nel caso di ritardo superiore a 30 giorni, il tasso di mora è pari al 3%. Compravendita immobiliare La compravendita di immobili deve essere necessariamente effettuata per iscritto a pena di nullità del contratto. Il diritto di proprietà sull’immobile deve essere successivamente registrato presso il Registro Immobiliare competente. La compravendita di un edificio comprende il terreno ad esso relativo. Sotto Capitolo n. 3.5 Trasferimento di azienda Con il contratto di trasferimento di azienda, disciplinato dagli articoli 559 e seguenti del codice civile, il venditore si impegna a trasferire all’acquirente la proprietà dei beni, dei diritti e degli obblighi facenti parte dell’azienda. I diritti sul marchio e sulla denominazione sociale, anche concessi su licenza, passano automaticamente all’acquirente, salvo quanto diversamente previsto nel contratto. Le licenze e le autorizzazioni amministrative non sono automaticamente trasferite all’acquirente, salvo quanto diversamente previsto nel contratto. Il venditore pertanto non è liberato dalle obbligazioni per la cui esecuzione è necessaria una licenza o un’autorizzazione amministrativa che non è stata trasferita. Il contratto di trasferimento d’azienda deve essere concluso per iscritto e deve indicare necessariamente la composizione ed il valore dell’azienda. Le parti esaminano congiuntamente, prima della sottoscrizione del contratto, il valore del magazzino, il bilancio, il parere di un arbitro indipendente circa la composizione ed il valore dell’azienda e la lista delle passività con l’indicazione dei creditori, della natura, dell’importo e del termine di pagamento dei relativi crediti. Tutti i diritti e gli obblighi relativi all’azienda sono trasferiti all’acquirente. I creditori vengono informati da una delle parti circa il trasferimento dell’azienda: entro tre mesi dalla comunicazione, essi hanno facoltà di chiedere la risoluzione o l’adempimento anticipato del proprio credito, ed altresì il risarcimento dei danni eventualmente sofferti a causa di tale risoluzione o adempimento anticipato. I creditori hanno anche facoltà di chiedere l’annullamento del contratto di trasferimento d’azienda o della parte relativa al proprio credito. I creditori, che non siano stati informati del trasferimento, hanno facoltà di chiedere la risoluzione del proprio credito o l'adempimento anticipato dell’obbligazione, entro un anno dalla data del trasferimento dell’azienda. Il venditore e l’acquirente sono solidalmente responsabili per i debiti compresi nell’azienda e trasferiti all’acquirente, senza il consenso del creditore. Il contratto di cessione d’azienda non è sufficiente al trasferimento della proprietà dei beni facenti parte dell’azienda, ma è necessario un formale atto di trasferimento che deve indicare la composizione dell’azienda, le informazioni circa la notifica del trasferimento ai creditori, le passività e la descrizione del patrimonio. L’atto di trasferimento deve essere predisposto dal venditore a sue spese. La proprietà dell’azienda è trasferita con la sottoscrizione e la registrazione dell’atto di trasferimento. Il rischio passa all’ acquirente con il solo atto di trasferimento e indipendentemente dalla registrazione. Qualora vi sia una riserva di proprietà sui beni appartenenti all’azienda, l’acquirente ha facoltà di disporne soltanto nel caso in cui gli atti di disposizione siano necessari all’esercizio dell’attività dell’ azienda stessa. Si applicano al trasferimento di azienda i rimedi previsti in materia di compravendita per l’evizione e per i vizi della cosa. Nel caso in cui emergano passività non indicate o non sussistano attività indicate, l’acquirente ha diritto ad una corrispondente riduzione del prezzo, salvo quanto diversamente previsto nel contratto di compravendita e salvo che il venditore non provi che la controparte conosceva le passività al momento della conclusione del contratto o al momento del trasferimento dell’azienda. In caso di contestazione da parte dell’acquirente sulla qualità dei beni inclusi nel patrimonio dell’ azienda, il venditore ha facoltà di sostituire, senza indugio, i beni di qualità inferiore con beni di qualità conforme a quanto previsto dal contratto. L’acquirente ha diritto di risolvere il contratto qualora le passività dell’azienda non siano state indicate dal venditore e rendano impossibile la prosecuzione dell’attività dell’azienda. Sotto Capitolo n. 3.6 Affitto d'azienda Il contratto di affitto d’azienda, disciplinato dagli articoli 656 e seguenti del codice civile, è quel contratto con cui una parte concede all’altra il diritto di utilizzare in via temporanea i beni e i diritti facenti parte dell’azienda. Contestualmente alla concessione in uso dei beni non-consumabili dell’ azienda, vengono altresì trasferiti all’affittuario i diritti sul magazzino, i beni mobili, le utenze di energia, i diritti sui segni distintivi e sui marchi, e le passività dell’azienda. Come nel caso di cessione d’azienda, i creditori, entro tre mesi dalla comunicazione effettuata da una delle parti, hanno diritto di chiedere la risoluzione del rapporto che ha generato il credito, l’esecuzione anticipata dell’obbligazione e il risarcimento dei danni. Il contratto di affitto di azienda è necessariamente redatto in forma scritta ed è registrato presso le competenti autorità. Successivamente al vero e proprio contratto di affitto, è necessario anche un atto di trasferimento della titolarità dei rapporti facenti parte dell’azienda che vale da consegna, che è predisposto dal venditore a sue spese. Alla scadenza dell’affitto, l’acquirente è tenuto a ri-trasferire l’azienda al venditore mediante atto formale di trasferimento. Sotto Capitolo n. 3.7 Notifica antitrust I soggetti coinvolti in un’operazione di acquisto di una partecipazione di maggioranza in una società di diritto russo mediante compravendita azionaria o di acquisto della totalità o parte degli assets mediante contratto di trasferimento di azienda, dovranno effettuare la notifica all’autorità antitrust nel caso in cui il fatturato complessivo delle due entità coinvolte superi determinate soglie. Esistono due forme di notifica: una preventiva e una successiva , in relazione al superamento di determinate soglie di seguito indicate. • Notifica preventiva Le parti sono tenute a notificare l’operazione di concentrazione alle autorità antitrust russe nel caso in cui: a) il fatturato totale a livello mondiale delle parti coinvolte nell’operazione di concentrazione ecceda 200.000 volte il salario minimo mensile equivalente alla somma di rubli 20.000.000; ovvero b) l’acquirente acquisisca una percentuale superiore al 20% dei diritti di voto nella target; ovvero c) l’acquirente acquisisca il diritto di proprietà o il diritto d’utilizzo dei beni materiali e immateriali di un’ azienda pari ad almeno il 10% del valore contabile totale dei beni della società target; ovvero d) l’acquirente acquisisca altrimenti il diritto di controllare l’attività della società target o l’attività dei suoi organi amministrativi ed esecutivi, ed altresì - per le operazioni di acquisizione di cui alle lettere b), c) e d) - : (i) il valore contabile complessivo dei beni acquistati ecceda la somma di rubli 20.000.000; ovvero (ii) una delle parti sia iscritta al registro delle società che detengono una posizione dominante sul mercato; ovvero (iii) gli acquirenti sono un gruppo di persone che esercitano un controllo su una società che è iscritta al registro delle società che detengono una posizione dominante sul mercato. Presso l’Autorità Antitrust russa è tenuto un registro delle società che detengono una posizione dominante sul mercato di un determinato prodotto, pari ad almeno il 35% di tale mercato. • Notifica successiva La notifica successiva all’operazione di concentrazione/acquisizione è necessaria nel caso in cui: a) sia costituita una nuova società i cui soci fondatori hanno patrimoni il cui valore contabile complessivo è superiore a rubli 20.000.000; ovvero b) l’operazione di concentrazione coinvolga parti i cui patrimoni considerati complessivamente eccedano la somma di 10.000.000 rubli; ovvero c) l’acquirente acquisisca una partecipazione superiore al 20% dei diritti di voto in una società; ovvero d) l’acquirente acquisisca il diritto di proprietà o di utilizzo di una parte superiore al 10% di tutti i beni materiali e immateriali della società target; ovvero e) l’acquirente acquisisca altrimenti il diritto di controllare l’attività della società target o l’attività dei suoi organi amministrativi ed esecutivi, ed altresì - per le operazioni di acquisizione di cui alle lettere c), d) e) -: (i) il valore contabile complessivo del patrimonio della società acquirente (comprese le società controllate) e della società target superi la somma di 10.000.000 Rubli, salvo che le soglie richieste per la notifica preventiva non siano già state superate. Nel caso in cui le soglie indicate siano superate, le parti dovranno obbligatoriamente effettuare la notifica. La responsabilità della notifica è della parte che dà avvio all’operazione (es. il proponente). La notifica preventiva non è obbligatoria. La notifica successiva deve essere necessariamente effettuata entro 45 giorni dal completamento dell’operazione. La mancata notifica determina l’applicazione di una sanzione pari a circa 500.000 Rubli. Tempistica Sono necessari circa 30 giorni per ottenere una decisione dell’autorità antitrust. Nel caso in cui le autorità ritengano necessario investigare ulteriormente, viene stabilita una proroga per ulteriori 20 giorni. In caso di esito negativo della notifica (ad es. nel caso in cui la concentrazione sia tale da determinare un impatto sulla libera concorrenza del mercato), l’autorità può ordinare il disinvestimento di parte dei beni acquisiti ovvero può imporre determinati comportamenti alle parti. Sotto Capitolo n. 3.8 Contratto di locazione Il contratto di locazione, disciplinato dagli articoli 606 e seguenti c.c., è quel contratto ai sensi del quale una parte (locatore) si impegna a concedere all’altra parte (conduttore) il possesso e l’uso temporaneo di un bene materiale. L’oggetto della locazione può essere costituito da terreni, aziende, edifici, impianti, mezzi di trasporto, e da qualsiasi bene non consumabile. Il contratto di locazione deve indicare precisamente l’oggetto della locazione a pena di nullità. Il contratto di locazione con durata superiore ad un anno ed il contratto in cui una delle parti è una persona giuridica deve essere stipulato per iscritto. Il contratto di locazione di beni immobili deve essere registrato presso i competenti registri immobiliari. La durata della locazione è indicata dalle parti nel contratto. In mancanza di indicazione, la locazione è a tempo indeterminato. Nei contratti di locazione a tempo indeterminato, ciascuna parte può recedere dal contratto con un preavviso di un mese ovvero tre mesi nel caso di contratto di locazione immobiliare. La legge stabilisce diversi termini di preavviso in casi particolari, e può altresì prevedere una durata massima del contratto di locazione. Nel caso in cui il contratto sia sottoposto ad una durata massima ex lege e sia invece stato stipulato per una durata superiore a tale termine, esso è considerato automaticamente come se fosse stato stipulato nel rispetto della durata legale e verrà a scadenza in tale data. In caso di difetti del bene locato che ne impediscano in tutto o in parte l’utilizzo, il conduttore ha facoltà di: • chiedere la riparazione dei difetti; • dedurre dal canone l’importo delle spese sostenute direttamente dal conduttore per la riparazione; • chiedere la risoluzione del contratto. Il locatore non risponde dei difetti che fossero noti al conduttore al momento della conclusione del contratto. Nel caso in cui il bene locato sia ceduto a terzi, il contratto di locazione rimarrà in vigore con il nuovo proprietario. Il contratto può essere risolto per i seguenti motivi: • utilizzo dell’immobile per uno scopo diverso da quello previsto nel contratto; • utilizzo dell’immobile in modo tale da determinare un pregiudizio all’ambiente; • contaminazione intenzionale del terreno; • mancato utilizzo per un periodo di tre anni del terreno concesso in locazione allo scopo di costruirvi un immobile; • espropriazione da parte dello Stato; • confisca e sequestro del bene. Il Codice della proprietà immobiliare (Legge 136-FZ del 25 ottobre 2001) contiene alcune previsioni in materia di locazione. Sotto Capitolo n. 3.9 Regime della proprietà immobiliare Sebbene il codice civile russo contenga previsioni aventi ad oggetto il diritto di proprietà ed il trasferimento della proprietà immobiliare, tali istituti non sono stati applicati molto frequentemente nel territorio della Federazione Russa, in quanto è soltanto dal 1993 che il divieto della proprietà privata è stato abolito dalla Corte Costituzionale. Il codice della proprietà immobiliare è stato adottato proprio per disciplinare il passaggio da un regime di proprietà statale ad un regime di proprietà privata. Sussistono a tutt’oggi alcune contraddizioni tra le disposizioni del codice civile e del codice della proprietà immobiliare, che verranno presumibilmente appianate dalla giurisprudenza e da auspicabili interventi legislativi. Con la novella legislativa sono stati introdotti i seguenti istituti: • diritto di proprietà dello Stato, dei Comuni, delle persone fisiche e delle persone giuridiche private; • diritto di utilizzo perpetuo (già previsto nel Codice Sovietico del 1921, è ora ammesso soltanto per lo Stato e i Comuni); • locazione; • usufrutto vitalizio; • proprietà temporanea; • servitù. Il codice della proprietà immobiliare contiene la disciplina di due diverse procedure per l’acquisto della proprietà precedentemente appartenente allo Stato: • mediante asta pubblica, per la proprietà urbana; • mediante atto privato (con verifiche circa lo stato ecologico, sanitario, architettonico dell’immobile), per la proprietà non urbana. Il codice prevede un diritto di prelazione a favore del conduttore sull’immobile locato di proprietà dello Stato. Salvo alcune eccezioni, il codice della proprietà immobiliare non distingue tra cittadini russi e stranieri . Anche le persone fisiche e giuridiche straniere possono acquistare i terreni e gli immobili precedentemente appartenenti allo Stato, possono prendere e concedere in locazione immobili e possono esercitare il diritto di prelazione sul terreno. Le uniche eccezioni sono le seguenti: • il diritto di acquisire il terreno sottostante un edificio esistente o un edificio in costruzione non può essere mai concesso a titolo gratuito; • le persone fisiche e giuridiche straniere non possono essere proprietarie di terreni o beni immobili siti in località presso i confini della Federazione Russa ovvero in altre zone speciali; • le persone fisiche e giuridiche straniere non possono essere titolari esclusivi di diritti di proprietà immobiliare su terreni agricoli, potendo solamente essere titolari su tali terreni di diritti di locazione (in qualità di locatari) e di diritti di comproprietà. Le persone giuridiche di diritto russo, il cui capitale sociale sia detenuto per almeno il 50% da investitori stranieri, sono assimilate, quanto alla disciplina della proprietà immobiliare, alle persone giuridiche straniere. L’attuazione del codice della proprietà immobiliare potrebbe subire dei ritardi e degli ostacoli nelle diverse regioni della Federazione Russa. Il governo federale ha tuttavia pubblicamente dichiarato che sosterrà le azioni promosse da investitori stranieri nei confronti delle amministrazioni regionali che impediscano o ostacolino gli investimenti immobiliari ai sensi della nuova normativa. Sotto Capitolo n. 3.10 Il contratto di agenzia Il rapporto di agenzia è disciplinato nella parte II del codice civile della Federazione Russa, in vigore dal 1° marzo 1996. La disciplina del rapporto di agenzia prevista dalle norme russe presenta molteplici aspetti simili a quella vigente in Italia. Di seguito, ne illustreremo i contenuti essenziali. L’agente La legge russa definisce agente, un collaboratore che si assuma l’onere di compiere atti giuridici in base al mandato conferitogli dal preponente. L’agente può agire: (i) in nome proprio e per conto del preponente, ovvero (ii) in nome e per conto del preponente. Quanto alla prima fattispecie, il rapporto contrattuale, disciplinato dagli articoli 990-1004 c.c., viene definito “contratto di commissione” (dogovor komissij) ed è per molti aspetti analogo al contratto di mandato senza rappresentanza in uso in Italia. Ai sensi dell’art. 990 c.c., il commissionario/agente s’impegna, dietro corrispettivo, a concludere uno o più affari in nome proprio ma per conto ed a spese del preponente. Nel secondo caso, il rapporto contrattuale è definito come contratto di mandato (dogovor poruèenija) e ricalca la disciplina italiana del contratto di mandato con rappresentanza. Ai sensi dell’art. 971 c.c., i diritti e gli obblighi derivanti dal contratto stipulato dall’agente ricadono direttamente su quest'ultimo il quale ha agito in nome e per conto del mandante/preponente. Esclusiva Secondo quanto previsto dall’art. 1007 c.c., il contratto di agenzia può contenere disposizioni che obblighino il preponente a non concludere simili contratti con altri agenti per la medesima zona, ovvero a non effettuare direttamente nella medesima zona alcuna attività analoga a quella oggetto del contratto di agenzia. Analoghe disposizioni possono essere previste per l’agente, il quale può essere obbligato a non concludere con altri preponenti contratti analoghi che debbano essere eseguiti in una zona anche solo parzialmente coincidente con quella indicata nel contratto. Diritto alla provvigione Il committente è obbligato a corrispondere all’agente una provvigione nella misura e con le modalità stabilite nel contratto. Qualora nel contratto non sia stabilito l’ammontare della provvigione e questa non possa essere determinata in base all'accordo, il quantum dovuto all’agente verrà fissato avuto riguardo alla somma usualmente corrisposta in relazione ad affari simili quanto ai prodotti, alle prestazioni o ai servizi (art. 424, terzo comma, c.c.). Qualora il contratto non venga eseguito per fatto del committente, l’agente ha comunque diritto ad ottenere il proprio compenso oltre al rimborso delle spese sostenute. Durata e scioglimento del rapporto Secondo il codice civile russo, analogamente a quanto previsto dalla disciplina italiana, il contratto di agenzia può essere stipulato a tempo determinato o a tempo indeterminato. Ai sensi dell’art. 1010 c.c., il contratto di agenzia termina in conseguenza: • del rifiuto di una delle parti di eseguire il contratto concluso a tempo indeterminato; • della morte o incapacità dell’agente; • dell’insolvenza dell’agente. Sotto Capitolo n. 3.11 Contratti di distribuzione: il contratto di franchising Il codice civile russo, a differenza della legislazione italiana, non distingue fra contratto di concessione di vendita e franchising. Infatti, il codice civile ha introdotto nell’ordinamento russo il c.d. contratto di concessione commerciale o franchising che si basa sul trasferimento al franchisee, dietro corrispettivo, dei diritti di utilizzare la denominazione commerciale, il marchio, il know how, etc., di proprietà del franchisor. Il contratto di franchising è regolato dagli artt. 1027-1040 del codice civile russo. La disciplina prevista nelle menzionate norme, nonostante non imponga limiti precisi alle attività imprenditoriali, appare alquanto lacunosa e poco chiara. Ne riassumeremo di seguito i caratteri salienti. Forma del contratto e registrazione Ai sensi degli artt. 1027 e 1028 c.c., il contratto di franchising deve essere stipulato per iscritto a pena di nullità, tra enti commerciali o soggetti privati registrati come imprenditori individuali e deve essere registrato presso due enti statali (State Patent Bureau e State Registration Chamber) ad opera del franchisor. Qualora il franchisor sia un ente o un imprenditore individuale registrato in un Paese straniero, il contratto di franchising dovrà essere registrato dal franchisee (art. 1028 c.c.). Obblighi del franchisor L’art. 1031 c.c. prevede che il franchisor fornisca al franchisee tutta la documentazione tecnico-commerciale e le altre informazioni necessarie per lo svolgimento dell’attività, oltre a consegnare tutte le licenze previste dal contratto. Sempre ai sensi di tale ultima norma, il franchisor è obbligato ad istruire il franchisee ed il suo personale su tutte le questioni inerenti l’utilizzo dei diritti che formano oggetto del contratto. Salvo diversa disposizione contrattuale, il franchisor è inoltre tenuto a controllare la qualità dei prodotti (beni e servizi) eventualmente realizzati dal franchisee in forza del contratto. Obblighi del franchisee A seconda delle caratteristiche specifiche dell’attività esercitata, il franchisee è obbligato a: • usare la denominazione sociale e/o commerciale del franchisor con le modalità indicate nel contratto; • garantire l’adeguatezza del livello di qualità dei prodotti o servizi oggetto del contratto ai livelli qualitativi assicurati dal franchisor; • attenersi alle istruzioni del franchisor, incluse le indicazioni in merito all’allestimento dei locali; • fornire ai clienti tutti i servizi supplementari che potrebbero essere richiesti direttamente al franchisor; • informare la clientela del fatto che l’utilizzo dei rispettivi marchi commerciali nasce in virtù del contratto di franchising; • rispettare il segreto industriale e commerciale del franchisor. Subconcessione Il contratto può prevedere la possibilità o l’obbligo per il franchisee di concedere a terzi l’uso di tutti o parte dei diritti acquisiti dal franchisor (art. 1029 c.c.). In tal caso, il contratto di subconcessione non potrà essere stipulato per un periodo di tempo superiore al contratto di franchising e, qualora quest’ultimo fosse nullo, anche il subcontratto sarebbe nullo. Durata e scioglimento del contratto Il contratto di franchising, al pari del contratto di agenzia, può essere a tempo determinato o indeterminato. Nel caso in cui il franchisor non volesse rinnovare il contratto alla scadenza, è obbligato a non concludere nuovi contratti dello stesso tipo e nella stessa zona per un periodo di tre anni. Al contrario, se alla scadenza il franchisor decide di rinnovare il contratto, il franchisee, che abbia debitamente adempiuto ai propri obblighi, ha il diritto di esigere le medesime condizioni del contratto scaduto. Qualora il contratto sia a tempo indeterminato, ciascuna parte ha il diritto di recedere dallo stesso con preavviso di sei mesi (salvo che nel contratto non sia stabilito un termine maggiore). Il contratto di franchising termina anche in caso di fallimento di una delle parti o qualora venga meno il diritto del franchisor all’uso della denominazione sociale o commerciale senza che questi siano sostituiti da diritti simili (art. 1037 c.c.). Capitolo n. 4 I diritti di proprietà industriale Fin dal 1992, il Governo Russo ha messo in atto provvedimenti allo scopo di portare la Federazione Russa agli standard dei paesi dell’Europa Occidentale in materia di protezione dei diritti di proprietà industriale. Sono state emanate leggi riguardanti i brevetti, i marchi, il diritto d’autore, i programmi software. La Federazione Russa ha inoltre aderito alle convenzioni di Parigi, Berna, Madrid, Ginevra. Le questioni relative alla proprietà industriale sono regolate dall’Agenzia Federale per la Proprietà Industriale (Rospatent). Le controversie sono invece decise dalla Commissione di Ricorso dell’ Agenzia. Ancora nel 1997, tuttavia, secondo un’indagine effettuata dalla Camera di Commercio americana in Russia, una delle più grandi preoccupazioni delle imprese americane che avevano investito in Russia era la costante violazione dei diritti di proprietà industriale in misura piuttosto rilevante, anche da parte dei consumatori finali, e la scarsa tutela ricevuta. Dunque, anche se la Federazione Russa si è dotata di un impianto normativo abbastanza aggiornato e completo che trae spunto dai trattati internazionali e dalla disciplina dei paesi delle economie occidentali, il livello di tutela accordato dalle autorità, dalla stessa Camera di Ricorso e dai Tribunali è ancora insufficiente. Ancora oggi, ciò che manca è uno strumento efficace di tutela dei diritti di proprietà industriale: non esistono sanzioni specifiche e quelle esistenti non sono sempre adatte alla protezione di interessi così peculiari come quelli della proprietà intellettuale. Si noti tuttavia che le principali modifiche alle leggi sui marchi e sui brevetti apportate recentemente dal Parlamento russo (Legge 7 febbraio 2003 per i brevetti e Legge 11 dicembre 2002 per i marchi) nonché l’emanazione di nuove leggi in materia (legge sulla protezione dei programmi software e la legge sulle topologie dei microcircuiti) dimostrano un'accresciuta sensibilità delle autorità russe per la materia della proprietà intellettuale e ciò rappresenta senza dubbio un buon segno del progresso della Federazione Russa verso un ambiente ottimale per gli investimenti stranieri. Sotto Capitolo n. 4.1 Marchi La costituzione, la disciplina e la circolazione dei diritti di marchio sono regolate dalla legge federale “Sui marchi di fabbrica, marchi di servizio e denominazione d’origine della merce” n. 3520-1 del 23 settembre 1992 (di seguito anche Legge Marchi). La Legge Marchi introduce inoltre per la prima volta nella Federazione Russa la protezione della denominazione d’origine e garantisce l’automatico riconoscimento dei marchi sovietici contro presentazione del relativo certificato di registrazione. La Federazione Russa è parte della Convenzione di Parigi, del Trattato di cooperazione sui marchi, e dell’Accordo di Madrid sulla registrazione internazionale dei marchi di fabbrica. Gli organi competenti per la registrazione sono i seguenti: • Agenzia Federale per la Proprietà Industriale (Rospatent); • Istituto Federale per la Proprietà Industriale (FIPS) presso il Rospatent. Procedura di registrazione Ai sensi dell’art. 8 Legge Marchi, la domanda di registrazione è depositata da parte di un soggetto imprenditore (società o persona fisica) presso il Rospatent. Il richiedente può presentare le proprie istanze in proprio ovvero con il ministero di un consulente di proprietà intellettuale accreditato. Le società straniere o le persone fisiche non residenti debbono necessariamente agire con il ministero di un consulente di proprietà industriale. Ciascuna domanda di registrazione è relativa ad un solo marchio e deve contenere: • la domanda di registrazione di un segno distintivo come marchio con l’indicazione del richiedente, la sua sede legale o il suo luogo di residenza; • la descrizione del marchio; • la lista dei beni per cui è chiesta la protezione, raggruppata in classi secondo l’accordo di Madrid. La domanda è redatta in lingua russa, sottoscritta dal richiedente o dal consulente di proprietà industriale. Alla domanda deve essere allegata la seguente documentazione: • documentazione comprovante il pagamento delle tasse; • la regolamentazione del marchio collettivo (se tale è l’oggetto della registrazione). I documenti possono essere in lingua russa o in altra lingua con relativa traduzione in russo. La traduzione deve essere depositata entro 2 mesi dalla data del deposito della domanda. La documentazione depositata è a disposizione di chiunque ne abbia interesse. Diritti di priorità Il diritto di esclusiva sul marchio decorre dalla data del deposito della domanda. Il richiedente può richiedere che la data di deposito di una domanda di registrazione di un marchio avanti uno stato membro della convenzione di Parigi sia considerata la data di priorità della domanda in Russia così che il brevetto potrà ritenersi efficace da tale data. A tale scopo, è necessario che la domanda avanti l’Ufficio Russo sia presentata entro sei mesi dalla data del deposito della domanda avanti la diversa giurisdizione. La data in cui il marchio è stato esposto a fiere internazionali presso il territorio di uno Stato che ha ratificato la Convenzione di Parigi, può essere considerata data di priorità (priorità di fatto). La richiesta della priorità deve essere indicata nella domanda di registrazione ovvero entro due mesi dalla data di deposito e deve essere corredata da tutta la documentazione necessaria alla valutazione della priorità. La documentazione deve essere depositata entro tre mesi dalla data di deposito della domanda. Concorso di richiedenti Nel caso in cui vi siano più richiedenti la registrazione di uno stesso marchio con la stessa data di priorità e con riferimento ad una classe di beni che coincide in tutto o in parte, deve essere effettuata nel nome di uno solo dei richiedenti secondo i loro accordi. Entro sei mesi dalla relativa comunicazione dell’ufficio, i richiedenti devono informare l’ufficio dell’ accordo raggiunto. Se entro tale termine non perviene alcuna comunicazione all’ufficio, le domande si intendono rinunciate. Esame della domanda da parte dell ’esperto La domanda di registrazione del marchio è esaminata da un punto di vista formale da un esperto come disposto dall’art. 10 Legge Marchi. Durante l’esame dell’esperto, il richiedente ha facoltà di modificare la domanda. Nel caso in cui le modifiche alla domanda estendano la categoria di beni per cui è stata presentata domanda di registrazione ovvero modifichino la descrizione del segno distintivo, le modifiche non potranno essere accettate e potranno valere semmai come domanda di registrazione di un nuovo segno distintivo. Il Rospatent ha facoltà di chiedere al richiedente ulteriore documentazione. I materiali devono essere depositati entro due mesi (sei mesi in caso di richiesta di proroga) dalla data di ricevimento della richiesta di integrazione, pena la rinuncia alla domanda di registrazione. Il richiedente può rinunciare alla domanda, ma tale rinuncia non avrà effetto una volta che sia stata rilasciata la registrazione. L’esame dell’esperto viene effettuato entro un mese dalla data del deposito della domanda. L’esperto verifica la regolarità formale della domanda e la presenza di tutti i requisiti. Sulla base dei risultati dell’esame, la domanda viene approvata o respinta. L’esito viene comunicato al richiedente insieme con l’indicazione della data del deposito della domanda. Una volta esaminata la regolarità formale della domanda, l’esperto effettua l’esame sostanziale del segno distintivo verificando il rispetto dei requisiti previsti agli articoli 1, 6, commi 1 e 2, e 7 della Legge Marchi e stabilisce la data del deposito della domanda. Una volta effettuata tale verifica, la registrazione del marchio viene approvata o rigettata. Prima che sia emessa la decisione ufficiale circa la registrazione del marchio, può essere indirizzato al richiedente un formale interpello. Il richiedente può fare le sue osservazioni entro sei mesi da tale interpello. Le osservazioni del richiedente sono tenute in considerazione nel processo di decisione in merito alla registrazione. Riesame del Rospatent Il provvedimento di accoglimento o diniego può essere oggetto di riesame da parte del Rospatent per i seguenti motivi: • sussistenza di un marchio già registrato per una classe di beni identica o simile tale da creare confusione; • sussistenza di una denominazione di provenienza geografica simile al marchio o tale da generare confusione; • sussistenza di una domanda di registrazione per un marchio identico o simile per beni che coincidano in tutto o in parte con i beni per i quali è stata effettuata la domanda in esame, avente la stessa priorità o priorità anteriore. Impugnazione del provvedimento di accoglimento o diniego della registrazione e remissione in termini Il richiedente può impugnare il provvedimento dell’esperto o del Rospatent avanti la Commissione di Ricorso del Rospatent entro tre mesi dalla data di notifica del provvedimento o dalla data in cui ha ricevuto la documentazione richiesta. Il richiedente può essere rimesso nei termini per presentare formale appello nel caso in cui vi siano dei giusti motivi ed il richiedente abbia corrisposto le relative imposte. Registrazione dei marchi Una volta emesso il provvedimento di accoglimento, ai sensi dell’art. 14 Legge Marchi, il Rospatent registra il marchio nel Registro dei marchi della Federazione Russa entro un mese dalla data del ricevimento della documentazione comprovante il pagamento delle relative tasse. Nel registro vengono indicate le seguenti informazioni: • descrizione del marchio; • dati del titolare; • data di priorità; • data di registrazione; • lista di beni per i quali è accordata la protezione; • eventuali modifiche relative al marchio o al suo titolare. In caso di mancato pagamento delle tasse, la domanda di registrazione si considera rinunciata. Il certificato di registrazione è rilasciato al titolare entro un mese dalla data di registrazione. Durata della registrazione Come disposto dall’art. 16 Legge Marchi, la registrazione ha una durata di dieci anni, che viene computata dalla data del deposito della domanda. La registrazione è rinnovata per ulteriori periodi di 10 anni, qualora sia presentata specifica domanda da parte del titolare nell’ultimo anno prima della scadenza della registrazione. Un ulteriore periodo di sei mesi può essere concesso al titolare per richiedere il rinnovo, a condizione che le relative tasse siano versate. Modifiche alla registrazione Il titolare del marchio, ai sensi dell’art. 17 Legge Marchi, ha l’onere di comunicare all’ufficio marchi e brevetti ogni modifica relativa al titolare stesso, alla lista di beni protetti, agli elementi che formano il marchio ed altre modifiche di rilievo. Qualora vi sia una contestazione del diritto del titolare alla protezione accordata in relazione ad una classe di beni, l’ufficio può escludere dalla protezione accordata con la registrazione quella particolare classe di beni. Le modifiche relative al marchio o al suo titolare sono iscritte nel certificato di registrazione. Le informazioni relative al marchio e alle sue modifiche sono pubblicate nel Bollettino Ufficiale dell’ ufficio marchi e brevetti. Segni suscettibili di essere registrati come marchi Ai sensi della Legge Marchi, il marchio di fabbrica ha ad oggetto la protezione di un segno distintivo di prodotti ovvero di servizi forniti e prestati da persone giuridiche o imprenditori individuali. I marchi di fabbrica sono protetti nel territorio della Federazione Russa sia ai sensi della legge nazionale che dei trattati internazionali. Il certificato relativo al diritto esclusivo di un marchio viene rilasciato solamente una volta completata la procedura di registrazione. Il certificato di registrazione indica la data di priorità (data di entrata in vigore della protezione anche antecedente alla data di registrazione) ed il diritto di uso esclusivo in relazione agli specifici beni indicati. Espressioni verbali, figurative, tridimensionali, e altre combinazioni di tali segni possono essere registrate come marchi. Il marchio può essere registrato con qualsiasi colore o combinazioni di colori. Ai sensi dell’art. 6 Legge Marchi, non è possibile registrare segni distintivi che manchino del carattere distintivo e segnatamente: • segni utilizzati universalmente per designare una determinata classe di beni; • simboli o espressioni letterali generiche; • segni che indicano le specifiche caratteristiche del prodotto, in particolare il tipo, qualità, quantità, proprietà, valore e procedura di produzione del prodotto; • segni che rappresentano la forma che è dovuta principalmente o esclusivamente alle caratteristiche stesse del prodotto. I segni che non possono essere registrati come marchi possono essere inseriti in un marchio registrato soltanto se sono accessori e non dominanti. Non possono essere registrati marchi che rappresentino divise militari, bandiere e altri emblemi, contrassegni e denominazioni della Federazione Russa, e di organizzazioni internazionali. L’inserimento di tali elementi all’interno di un segno distintivo è ammesso in via accessoria e senza protezione qualora vi sia l’approvazione dell’autorità competente. Non possono essere registrati marchi che siano idonei a determinare confusione nei consumatori circa la riconducibilità del prodotto al suo produttore nel caso in cui la registrazione del marchio sia contraria all’ordine pubblico o alla morale pubblica. Non possono essere registrati segni distintivi identici o simili, tanto da generare confusione, alla denominazione, alle insegne o alle altre immagini appartenenti a popolazioni facenti parte del patrimonio culturale della Federazione Russa, così come ad opere d’arte nel caso in cui il marchio sia registrato da soggetti diversi dai legittimi proprietari. Inoltre, non possono essere registrati i segni distintivi identificativi di bevande alcoliche o vini provenienti da specifiche origini geografiche aventi speciali qualità o reputazione o altre caratteristiche principalmente determinate dalla loro origine geografica, nel caso in cui il marchio sia destinato a contrassegnare prodotti non provenienti da tale zona geografica. Nella misura in cui la somiglianza possa determinare confusione, non possono essere registrati segni distintivi identici o simili a: • marchi già registrati o protetti nella Federazione Russa e nei trattati internazionali di cui la Federazione Russa è parte, con riferimento alle classi di beni, omogenee ai beni per cui si chiede la registrazione; • marchi celebri relativi a beni appartenenti a classi omogenee di prodotti. La registrazione dei segni idonei a recare confusione con riferimento a tali marchi può essere autorizzata dai titolari dei marchi stessi. Non possono essere registrati i segni identici a: • la denominazione sociale di un’altra impresa rispetto a beni di natura omogenea, un’insegna o una ditta già registrate nella Federazione Russa; • la denominazione di un lavoro scientifico, un’opera d’arte o di letteratura o una parte di essa dotati di notorietà nella Federazione Russa alla data di presentazione della domanda, senza il consenso del titolare del diritto d’autore o del suo successore, qualora i diritti su tali opere siano sorti prima della data di priorità del marchio; • un nome, cognome, pseudonimo, ritratto di una persona fisica, che siano dotati di notorietà alla data di presentazione della domanda, senza il consenso del titolare del diritto. È possibile che un segno, che non può essere registrato come marchio, diventi distintivo per il suo utilizzo in relazione ad un determinato bene. Diritti del titolare del marchio Il titolare di un marchio registrato ha diritto di utilizzare il segno distintivo in via esclusiva ed impedire a terzi di utilizzarlo. Il titolare del marchio può impedire che terzi utilizzino segni distintivi simili al marchio registrato qualora l’utilizzo possa ingenerare confusione relativamente alla classe di beni per cui il marchio è stato registrato o di beni “omogenei”. Ai sensi dell’articolo 4 della Legge Marchi, il diritto di privativa del titolare comprende il diritto di impedire l’apposizione di segni simili: • su beni, etichette, imballaggi e prodotti, proposti in vendita, venduti, pubblicizzati presso fiere e mostre campionarie, pubblicati o messi in circolazione con qualsiasi altro mezzo; • in relazione a servizi; • sulla documentazione; • nelle proposte di vendita; • in Internet, soprattutto nei domain names. Marchi celebri Qualora un marchio, anche se non registrato nel territorio della Federazione Russa, goda, per effetto del suo intenso utilizzo, di rilevante reputazione presso i relativi consumatori nel territorio della Federazione Russa, esso è definito “marchio celebre”. Il marchio celebre è disciplinato all’art. 19 Leggi Marchi. Non può essere qualificato come marchio celebre quel marchio che abbia ottenuto la sufficiente notorietà soltanto dopo la data di priorità di un marchio identico o simile, tale da generare confusione per beni omogenei. Qualora il marchio celebre sia registrato, la protezione accordata con la registrazione si estende anche a quei beni non omogenei a quelli per cui è stata effettuata la registrazione, a condizione che l’ utilizzo del marchio per questa diversa classe di prodotti non determini confusione nei consumatori circa la provenienza dei prodotti. Il marchio celebre viene protetto sulla base di una apposita decisione della Commissione di Ricorso. Il marchio celebre è registrato nell’apposito registro dei marchi celebri presso il Rospatent. La protezione del marchio celebre è perpetua e non ha scadenza ogni dieci anni, come nel caso della registrazione di altri marchi. Il marchio collettivo Ai sensi dell’art. 20 Legge Marchi, le associazioni ed i gruppi di persone, le cui attività non siano in contrasto con la legge, possono registrare un marchio collettivo che abbia lo scopo di designare i prodotti manufatti o venduti da tale associazione o gruppo di persone, che abbiano un uniforme livello qualitativo e caratteristiche comuni. Il marchio collettivo e il diritto di utilizzo di tale marchio non possono essere ceduti o trasferiti. Per ottenere la registrazione di un marchio collettivo, oltre alla documentazione e alle informazioni necessarie per gli altri tipi di marchi, è necessario depositare lo “statuto del marchio”. Tale documento deve contenere il nome dell’associazione o del gruppo di persone che ne è titolare, la lista di persone titolari, lo scopo della registrazione, le caratteristiche e le qualità uniformi dei prodotti contrassegnati dal marchio, le condizioni di utilizzo, la procedura di controllo di tale utilizzo, le responsabilità per le eventuali violazioni dello statuto del marchio collettivo. Nel caso in cui il marchio collettivo sia utilizzato per prodotti non uniformi ai prodotti per i quali è stata richiesta la protezione, il tribunale ha facoltà di revocare in tutto o in parte la protezione accordata al marchio collettivo. La domanda e la registrazione di un marchio collettivo possono essere trasformate in domande o registrazioni relative a marchi ordinari. Utilizzo del marchio e cessazione per mancato utilizzo Utilizzare il marchio significa, per espressa disposizione dell’art. 22 Legge Marchi, apporlo su beni o imballaggi da parte del titolare o di un licenziatario. Apporre il marchio sul materiale pubblicitario, sulla carta intestata, sulle fatture e su altro materiale esposto presso fiere ed esibizioni, costituisce “utilizzo del marchio” qualora vi siano dei buoni motivi per non utilizzare il marchio per contrassegnare i prodotti o le loro confezioni. Il titolare del marchio può utilizzare il marchio apponendovi vicino la lettera latina “R” semplice o cerchiata o l’espressione “marchio registrato”. La protezione accordata con la registrazione cessa in caso di non uso protratto per una durata ininterrotta di tre anni consecutivi. Tutti coloro che ne abbiano interesse possono far valere la cessazione del marchio per non uso avanti la Commissione di ricorso. Il titolare ha l’onere di provare l’utilizzo del marchio. Parimenti, il titolare può provare che il mancato utilizzo è dovuto a ragioni di forza maggiore. Atti di disposizione del marchio : cessione o licenza d ’uso Secondo quanto disposto dall’art. 25 Legge Marchi, il diritto di utilizzo esclusivo del marchio sulla totalità o parte dei beni può essere: • trasferito dal titolare a terzi (che rivestano la qualità di imprenditori) mediante contratto di cessione. Non è possibile la cessione del marchio nel caso in cui possa determinare confusione sul prodotto o sul produttore; • concesso dal titolare a terzi (che rivestano la qualità di imprenditori) mediante contratto di licenza. Il contratto di licenza deve contenere la durata dell’utilizzo e la clausola che preveda l’obbligo del licenziatario di garantire una qualità dei prodotti non inferiore a quella dei prodotti del licenziante e la facoltà del licenziante di verificarla. I contratti di cessione e licenza sono registrati nell’apposito registro. Nel caso di mancata registrazione i contratti sono nulli. Cessazione e nullità dei marchi Il marchio è annullato: • quando è carente dei requisiti previsti agli articoli 6 e 7, comma 3, Legge Marchi (termini universali, simboli ed emblemi generalmente conosciuti, segni attinenti alla caratteristica dei beni etc.) ovvero, soltanto se accertata entro 5 anni dalla data di pubblicazione nel bollettino dell’ufficio, quando è carente dei requisiti di cui all’articolo 7 commi 1 e 2 (marchi già registrati da terzi, o marchi simili o identici a marchi celebri di terzi); • quando è carente dei requisiti previsti all’art. 2, comma 3, Legge Marchi (titolarità da parte di un imprenditore o una società commerciale); • quando sia già registrato ai sensi della Convenzione di Parigi, ma non abbia tutti i requisiti previsti da tale Convenzione; • quando la registrazione costituisca atto di concorrenza sleale da parte del titolare. Tutti coloro che abbiano interesse possono far valere avanti la Commissione di ricorso, la nullità del marchio. Il marchio cessa di essere protetto in via esclusiva quando: • è scaduto il suo termine di efficacia; • l’autorità giudiziaria abbia dichiarato la cessazione del marchio collettivo prima della scadenza per illegittimo utilizzo del marchio collettivo stesso; • l’autorità giudiziaria abbia dichiarato la cessazione del marchio prima della scadenza per non uso, o per scioglimento, liquidazione della persona giuridica o cessazione dell’attività imprenditoriale della persona fisica titolare del marchio; • il titolare ne abbia chiesto la cessazione; • qualora il marchio sia stato modificato e trasformato in una denominazione di provenienza geografica o in un’espressione generica relativa ai prodotti per cui è stata chiesta la protezione. Oneri di registrazione La registrazione dei marchi viene effettuata previo pagamento dei seguenti importi: • USD 300 circa al momento della domanda di registrazione; • USD 50 circa per ogni classe di prodotti (le prime 5 sono già incluse nelle tasse di registrazione); • USD 250 circa per la vera e propria registrazione del marchio di fabbrica; • USD 500 circa per la registrazione del marchio collettivo. La registrazione dei contratti di cessione del marchio di fabbrica e di licenza d’uso del marchio di fabbrica comporta la corresponsione dei seguenti diritti: • USD 300 circa per la registrazione del contratto di licenza d’uso relativo ad un marchio di fabbrica; • USD 300 circa per la registrazione di un contratto di licenza d’uso relativo a più marchi; • USD 250 circa per ogni certificato previsto dal contratto; • USD 300 circa (per ciascun marchio previsto dal contratto) per la registrazione del contratto di cessione del marchio. Termini di registrazione Quanto alle procedure, esse richiedono dal punto di vista temporale circa un anno per la vera e propria registrazione, che può ripartirsi nella seguente tempistica: • verifica preventiva dei documenti: un mese dalla data di consegna della domanda all’Istituto Federale per la Proprietà Industriale (FIPS); • verifica del marchio richiesto: fino a 6 mesi dalla conclusione della verifica preventiva; • registrazione del marchio di fabbrica al registro statale dei marchi di fabbrica e di servizi: un mese dal pagamento dei diritti; • rilascio del certificato del marchio di fabbrica: 3 mesi dalla registrazione del marchio nel registro statale. Le richieste di registrazione sono esaminate dal FIPS entro due mesi dalla presentazione, a condizione che non siano sollevate eccezioni sui documenti presentati. Sotto Capitolo n. 4.2 Denominazioni di Origine Geografica La denominazione di origine geografica (DOG) è costituita da un’espressione contenente la denominazione attuale o storica di uno stato, un paese, una località o altra zona geografica o un’ espressione derivata da tali denominazioni, che è divenuta nota per il suo utilizzo in relazione a determinati prodotti le cui proprietà sono esclusivamente o principalmente determinate da fattori naturali o umani caratteristici di quella zona geografica. Le espressioni che contengono la denominazione di una zona geografica e che comunemente indicano un prodotto di un certo tipo, ma che non sono necessariamente connesse al luogo di produzione, non possono essere considerate “denominazioni di origine geografica” in senso stretto. Le denominazioni di origine geografica possono essere registrate e godere di conseguenza della relativa protezione. Le denominazioni di origine geografica possono essere registrate da più persone. La protezione è accordata a coloro che hanno registrato la DOG nel caso in cui i prodotti rispettino le caratteristiche richieste. Il diritto di utilizzo della DOG può essere concesso a coloro che producono beni con tali caratteristiche entro i confini della zona geografica relativa. La registrazione delle DOG è perpetua. Domanda di registrazione La domanda di registrazione di una DOG deve contenere le seguenti informazioni: • domanda di nuova registrazione ovvero domanda di concessione dell’utilizzo di una DOG già registrata con indicazione dei dati dei richiedenti; • espressione di denominazione; • tipi di prodotti per cui viene chiesta la protezione; • indicazione dell’origine (luogo di produzione e confini geografici) dei prodotti; • indicazione delle caratteristiche dei prodotti. Se la domanda riguarda una denominazione di origine geografica posta nel territorio della Federazione Russa, essa dovrà allegare altresì il parere di un apposito ente governativo che il bene protetto viene prodotto entro i confini di quella determinata zona geografica e che le caratteristiche del prodotto sono determinate dai fattori naturali o umani tipici di quella zona geografica. Se la domanda riguarda una denominazione di origine geografica posta al di fuori del territorio della Federazione Russa, essa dovrà allegare altresì documentazione che provi il diritto del richiedente alla registrazione di tale DOG nel paese di origine. Al richiedente viene rilasciato, con la stessa procedura prevista per la registrazione dei marchi, un certificato di registrazione che indica la denominazione di origine geografica, i dati del titolare, la descrizione dei prodotti e delle loro caratteristiche. Il certificato ha una durata di 10 anni e può essere rinnovato previa presentazione del parere dell’ organo governativo competente che il titolare continua a produrre i beni protetti dalla denominazione di origine geografica entro i confini di tale zona geografica. Utilizzo della Denominazione di Origine Geografica I titolari di una denominazione di origine geografica possono impedire l’utilizzo della denominazione di origine geografica da parte di coloro che non abbiano ottenuto il relativo certificato, anche nei casi in cui la DOG sia utilizzata nella sua traduzione in altre lingue, ovvero se la DOG è utilizzata insieme alle parole “tipo”, “imitazione”, ovvero se le espressioni utilizzate sono idonee a creare confusione nei consumatori circa l’origine dei prodotti. Il titolare di un certificato di origine geografica non ha facoltà di concedere in licenza l’utilizzo della DOG protetta. Il titolare ha facoltà di apporre la DOG sui propri prodotti insieme alle espressioni: “denominazione di origine dei prodotti” ovvero “registrata NMPT”. Cessazione della denominazione di origine geografica La DOG è annullata nei seguenti casi: • scomparsa delle condizioni che permettono ad una particolare zona geografica di produrre beni con particolari caratteristiche; • abbandono della DOG da parte del paese straniero con il quale la DOG è collegata. Il certificato di DOG è annullato nei seguenti casi: • qualora i beni per i quali è stato rilasciato non possiedano più le caratteristiche peculiari indicate nella DOG; • qualora la DOG non sia più protetta; • nel caso in cui il titolare del certificato sia una persona giuridica che è stata liquidata. Chiunque abbia interesse può chiedere l’annullamento della DOG e/o dei relativi certificati mediante deposito di apposita domanda presso la Commissione di ricorso dell’ufficio marchi e brevetti. Sotto Capitolo n. 4.3 Sanzioni amministrative, civili e penali L’utilizzo del marchio in violazione degli articoli 4, comma 2, e 40 Legge Marchi, comporta responsabilità civile, amministrativa e penale del trasgressore. La sanzione per tali violazioni consiste nell’inibitoria al comportamento illegittimo e nel risarcimento dei danni al titolare. Inoltre sono previste le seguenti sanzioni: • pubblicazione del provvedimento giudiziale sui mezzi di stampa per riabilitare la reputazione commerciale del titolare; • rimozione da parte del trasgressore di tutti i supporti che siano contrassegnati dal marchio o dalla DOG ovvero distruzione dei beni e prodotti contrassegnati nel caso in cui la rimozione dei segni non sia possibile. In alternativa, i beni possono essere consegnati allo Stato o al legittimo titolare a titolo di risarcimento. L’art. 47 Legge Marchi contiene una condizione di reciprocità. I diritti sui marchi e sulle DOG in favore di persone fisiche e giuridiche straniere saranno concessi esclusivamente nel caso in cui anche i relativi Stati di origine prevedano principi simili a quelli previsti dal diritto russo in relazione a tali diritti di protezione. Sotto Capitolo n. 4.4 Brevetti La disciplina delle procedure di registrazione e della tutela dei diritti di brevetto per invenzione, modelli di utilità e disegni industriali è contenuta nella legge n. 3517-1 del 23 settembre 1992, modificata successivamente in data 27 dicembre 2000, 30 dicembre 2001 e 7 febbraio 2003 (di seguito “Legge Brevetti”). L’ordinamento russo prevede tre tipi di brevetti: il brevetto per invenzione industriale, il brevetto per modello d’utilità ed il brevetto per disegno industriale. I primi riconoscono un diritto di esclusiva sull’invenzione industriale ed hanno una durata di vent’anni dalla data del deposito della domanda. Il brevetto per modello di utilit à è valido per cinque anni dalla data del deposito della domanda ed è prorogabile per un ulteriore periodo di tre anni su richiesta del titolare. È definito brevetto per modelli di utilità un modello costituito da un’idea tecnologica atta a conferire particolare efficacia di impiego a macchine o strumenti. Il brevetto per disegno industriale è valido per dieci anni dalla data del deposito della domanda ed è prorogabile per ulteriori cinque anni su richiesta del titolare. Sono tutelabili, come brevetti per disegni industriali, i modelli artistici e i disegni del prodotto attinenti alle sue caratteristiche di produzione o di manifattura che ne determinano uno speciale aspetto. Non sono brevettabili come disegni industriali: • le caratteristiche che dipendono esclusivamente dalla funzione tecnica del prodotto; • i beni architettonici, le strutture industriali, idrauliche e statiche; • gli oggetti di forma variabile formati da liquidi, gas o materiali non coesivi o simili; • oggetti contrari al pubblico interesse, ai diritti umani e alla moralità pubblica. In generale, la protezione del brevetto è data dalla descrizione contenuta nella domanda. La legge sui Brevetti disciplina anche i segreti industriali (invenzioni contenenti segreti di stato), mentre non disciplina i brevetti per modelli d’utilità e disegni industriali contenenti segreti di stato. Brevettabilità Ai sensi dell’art. 4 Legge Brevetti, la protezione brevettuale può essere concessa a invenzioni tecnologiche in tutti i settori collegati con un prodotto (strumento, sostanza, microrganismo, coltura cellulare animale o vegetale) o un metodo (processo su un bene materiale con l’ausilio di mezzi materiali). Un’ invenzione è degna di tutela brevettuale quando è dotata dei requisiti di: • novità; • attività inventiva; • applicabilità commerciale. L’invenzione è nuova se è sconosciuta dallo stato dell’arte. Essa è dotata di attività inventiva quando a giudizio di un esperto del settore essa non risulta desumibile dallo stato dell'arte. Lo stato dell’arte comprende tutto ciò che è universalmente disponibile prima della data di priorità dell’invenzione. Nel valutare la novità di un trovato è necessario fare riferimento a tutta la documentazione accessibile ai sensi degli articoli 21 e 25 Legge Brevetti e tutti i brevetti già concessi nella Federazione Russa ed aventi priorità anteriore all'invenzione in oggetto. Un’invenzione è considerata commercialmente applicabile qualora possa essere utilizzata nel settore industriale, in agricoltura, nel settore sanitario o altri settori. La rivelazione di informazioni relative ad un’invenzione (anche mediante accesso generalizzato all’ informazione) da parte dell’autore, del richiedente o da parte di altre persone che abbiano ricevuto l’ informazione dagli stessi, direttamente o indirettamente, non impedisce la concessione della tutela brevettuale, a condizione che la domanda di registrazione del brevetto sia depositata entro sei mesi dalla data in cui l’informazione è stata resa disponibile. L’onere della prova spetta al richiedente. Non possono essere registrate come brevetti le idee che attengono esclusivamente a: • scoperte, teorie scientifiche e metodi matematici; • aspetto estetico dei prodotti; • regole e metodi di gioco, o di attività commerciali e intellettuali; • programmi per gli elaboratori elettronici; • presentazione delle informazioni. Non possono inoltre essere brevettate le varietà vegetali, le specie animali, le topologie di microcircuiti integrati e le idee contrarie all’ordine pubblico, ai principi umanitari e alla moralità pubblica. Il titolare del brevetto Secondo quanto disposto dagli artt. 7 e seguenti Legge Brevetti, il brevetto è rilasciato a: • l’autore-inventore del ritrovato: è una persona fisica la cui opera creativa ne ha determinato il sorgere. Nel caso in cui più persone abbiano operato sul trovato, esse saranno considerate congiuntamente come autori. Non sono invece considerati inventori coloro che abbiano prestato solamente la propria assistenza tecnica, organizzativa e materiale. Il diritto dell’inventore è inalienabile, personale e imprescrittibile; • un dipendente: la titolarità del brevetto per un’invenzione, modello o disegno creati da un dipendente in relazione allo svolgimento delle sue mansioni o con una mansione specifica ordinata dal datore di lavoro è del dipendente stesso salvo che non vi sia una previsione contraria nel contratto di lavoro dipendente tra il lavoratore e il datore di lavoro. In caso di mancato deposito del brevetto da parte del datore di lavoro entro 4 mesi dalla data in cui ha ricevuto comunicazione da parte del dipendente del ritrovato, il diritto di registrare il brevetto spetterà al dipendente, mentre il datore avrà il diritto di utilizzare il brevetto contro pagamento di un canone di utilizzo. Nel caso, invece, in cui il datore di lavoro abbia esercitato il proprio diritto di registrare per proprio conto il brevetto, allora il dipendente avrà diritto ad un compenso. Il compenso minimo è fissato dal governo che pubblica delle tabelle; • i loro successori ed aventi causa. Diritti dello Stato Nei contratti stipulati dai privati con lo Stato, la Federazione Russa ha diritto di acquistare i diritti sul brevetto, se tale possibilità è espressamente prevista dal contratto. Anche nel caso in cui il contratto preveda il diritto della Federazione Russa di registrare il brevetto sviluppato nel corso dell’esecuzione del contratto, lo Stato deve registrare il brevetto entro sei mesi dalla comunicazione del contraente privato. In mancanza, il diritto di registrare il brevetto passa al contraente privato. Anche nel caso in cui il contraente privato abbia la titolarità del brevetto, la Federazione Russa avrà sempre diritto di licenza gratuita sul brevetto. Diritti di esclusiva Il titolare del brevetto ha il diritto di esclusiva sull’invenzione brevettata, per cui ha diritto di vietare a terzi di • importare, produrre, utilizzare, vendere, offrire, disporre di un prodotto che applica o utilizza un’ invenzione brevettata; • importare, produrre, utilizzare, vendere, offrire, disporre di un prodotto ottenuto mediante un metodo brevettato; • produrre, utilizzare, vendere, offrire, disporre un impianto, macchina o strumento il cui funzionamento riproduce il metodo brevettato; • riprodurre un metodo che utilizza un’invenzione brevettata. Procedura di rilascio del brevetto Chi intenda ottenere la registrazione di un brevetto deve depositare una apposita domanda avanti l’ Agenzia Federale per la Proprietà Industriale (Rospatent). La procedura è disciplinata dagli articoli 15 e seguenti Legge Brevetti. Il richiedente può presentare l’istanza in proprio ovvero con il ministero di un consulente di proprietà intellettuale accreditato al quale deve essere rilasciata formale procura. Le società straniere o le persone fisiche non residenti, tuttavia, debbono necessariamente agire con il ministero di un consulente di proprietà industriale. La domanda è in lingua russa, sottoscritta dal richiedente o dal consulente di proprietà industriale, mentre i documenti allegati possono essere in lingua russa o in altra lingua con relativa traduzione in russo. La domanda di registrazione del brevetto deve contenere: • domanda di registrazione con indicazione dell’inventore, delle persone titolari, del luogo di residenza/ sede sociale; • descrizione del ritrovato, in dettaglio sufficiente alla sua realizzazione; • la formula del ritrovato basata sulla sua descrizione; • disegni e altri materiali esplicativi; • prospetto di sintesi. Alla domanda deve essere allegata la prova dell’avvenuto pagamento degli oneri di registrazione. Diritti di priorità La data di efficacia del brevetto è di regola la data del deposito della domanda . In alcuni casi particolari, il richiedente può rivendicare una priorità antecedente: ad esempio, qualora il richiedente abbia già ottenuto registrazione del brevetto in un paese che ha sottoscritto la Convenzione di Parigi, la priorità del brevetto russo avrà quella priorità, a condizione che la richiesta in territorio russo sia presentata entro 12 mesi dalla data della domanda presentata avanti lo Stato membro della Convenzione. Il richiedente di un brevetto di modello d’utilità o disegno industriale dovrà esprimere l’intenzione di rivendicare la priorità della Convenzione di Parigi entro due mesi dalla data della domanda e presentare entro tre mesi copia della domanda effettuata nel diverso Stato, membro della Convenzione di Parigi. Nel caso del brevetto di invenzione il termine per chiedere la priorità e depositare copia della originaria domanda è pari a sedici mesi dalla data della domanda avanti l’ Agenzia Federale della Proprietà Intellettuale. In caso di mancato deposito, il richiedente può essere rimesso nel termine qualora ne abbia fatto richiesta entro la relativa scadenza, nel caso in cui la copia della domanda originaria sia stata chiesta entro 14 mesi dalla data della domanda e sia stata consegnata alle autorità competenti entro due mesi dal ricevimento. L’Agenzia Federale della Proprietà Intellettuale può chiedere che il richiedente fornisca la traduzione della domanda originaria. Il richiedente può anche rivendicare una priorità di una sua precedente domanda a condizione che la nuova domanda sia stata depositata prima della scadenza di un termine di 12 mesi dalla data della prima domanda (6 nel caso dei modelli d’utilità e dei disegni industriali). Domanda da parte di pi ù richiedenti Nel caso in cui vi siano più richiedenti, la registrazione di uno stesso brevetto con la stessa data di priorità e con riferimento ad una classe di beni che coincide in tutto o in parte, deve essere effettuata nel nome di uno solo dei richiedenti secondo i loro accordi. Entro dodici mesi dalla relativa comunicazione dell’ufficio, i richiedenti devono informare l’ufficio dell’ accordo raggiunto. Se entro tale termine non perviene alcuna comunicazione all’ufficio, le domande si intendono rinunciate. Esame e pubblicazione della domanda La domanda, una volta depositata, è sottoposta ad un esame di regolarità formale - del cui risultato il richiedente viene informato tempestivamente - sulla correttezza della documentazione e sul possesso dei requisiti soggettivi. Eventuali richieste integrative devono essere comunicate al richiedente entro due mesi. Nel caso in cui il richiedente non depositi la documentazione e le informazioni integrative entro il termine indicato dall’Agenzia Federale per la Proprietà Industriale, la domanda si intende rinunciata. Trascorsi 18 mesi dalla data del deposito della domanda, in caso di esito positivo dell’esame formale, la domanda è pubblicata nel bollettino ufficiale della proprietà intellettuale, salvo che il richiedente non abbia rinunciato. Ciascuno ha diritto di accesso alla documentazione. Su domanda del richiedente, entro tre anni dalla data della domanda, nel caso di esito positivo dell’ esame formale, la domanda viene esaminata nel merito . Il termine può essere esteso su istanza del richiedente, ma non può essere prorogato per un periodo maggiore di due mesi. In caso di mancata istanza di passaggio alla fase di merito, la domanda si intende rinunciata. L’esame di merito avviene mediante una ricerca di informazioni allo scopo di determinare lo stato dell’ arte per verificare la novità dell’invenzione e la verifica dei requisiti di brevettabilità. Entro sei mesi dalla data dell’avvio dell’esame di merito, il richiedente riceve una relazione avente ad oggetto le descritte attività di ricerca di informazioni e può essere tenuto a presentare ulteriore materiale, attraverso cui non potrà in ogni caso modificare l’oggetto del brevetto. In seguito al completamento della fase di merito, l’Agenzia accoglie o rigetta la domanda di registrazione del brevetto. In caso di rigetto, il richiedente può impugnare il provvedimento avanti alla Camera di Ricorso Brevettuale entro sei mesi dalla comunicazione del provvedimento. Pubblicazione della concessione del brevetto e registrazione Una volta concesso il brevetto, viene pubblicata nel Bollettino Ufficiale l’informazione dell’avvenuta concessione. L'informazione pubblicata indica il nome dell’inventore (previo consenso), il nome e la formula del brevetto, la lista delle sue caratteristiche e l’immagine. L’Agenzia Federale per la proprietà intellettuale provvede alla registrazione del brevetto a condizione che siano versati gli oneri richiesti. Fino alla data della registrazione, il richiedente ha facoltà di rinunciare alla domanda. Inoltre, prima della pubblicazione dei dati ma non oltre il provvedimento di concessione del brevetto, può convertire la domanda avente ad oggetto la registrazione di un brevetto per invenzione in una domanda per un modello di utilità o disegno industriale e viceversa. Non uso e preuso Qualora il titolare di un brevetto non lo utilizzi o lo utilizzi insufficientemente nei 4 anni dalla data del rilascio del brevetto (3 anni per i modelli di utilità), ed il mercato sia carente dei prodotti ottenuti con l’ applicazione di quel brevetto, chiunque ne abbia interesse ha facoltà di chiedere al titolare il rilascio di una licenza e, in caso di diniego, ha diritto ad agire avanti l'autorità giudiziaria per ottenere la licenza in via coattiva. Il titolare può naturalmente provare che il mancato uso era dovuto ad un motivo ragionevole. Qualora il titolare di un brevetto registrato non possa utilizzare il brevetto senza violare i diritti di brevetto di un altro soggetto, avrà diritto di ottenere una licenza coattiva nel caso in cui il titolare di quest’ultimo brevetto non acconsenta a rilasciare idonea licenza. Ai sensi dell’art. 12 Legge Brevetti, chiunque abbia volontariamente utilizzato una soluzione tecnica identica al brevetto indipendentemente dal titolare, prima della data di priorità del brevetto (c.d. preuso), ha il diritto di continuare ad utilizzarla a titolo gratuito senza però avere la possibilità di svilupparne le caratteristiche e l’ambito dell’utilizzo. Il diritto di preuso può essere trasferito soltanto insieme al prodotto che ha determinato l’utilizzo del brevetto. Contraffazione del brevetto L’utilizzo del brevetto in violazione di legge costituisce atto di contraffazione. I rimedi disponibili al titolare, o ai licenziatari autorizzati, sono i seguenti: • inibitoria giudiziale al contraffattore; • risarcimento dei danni; • pubblicazione della sentenza di condanna. Tuttavia, non costituiscono violazione dei diritti di brevetto: • l’utilizzo di un prodotto utilizzato nella costruzione o nello sviluppo di mezzi di trasporto di Stati stranieri, a condizione che i mezzi di trasporto siano situati nel territorio della Federazione Russa temporaneamente o per caso fortuito e il prodotto sia stato utilizzato esclusivamente per le necessità del mezzo di trasporto; • lo svolgimento di ricerche scientifiche o di esperimenti relativi ad un prodotto o metodo utilizzato come brevetto per invenzione, modello di utilità o disegno industriale; • l’utilizzo di un’invenzione brevettata, modello di utilità o disegno industriale in situazioni di emergenza (calamità naturali, disastri, incidenti), a condizione che il titolare sia informato tempestivamente e con il diritto del titolare ad un compenso; • l’utilizzo di un’invenzione brevettata, modello di utilità o disegno industriale per i propri bisogni personali, familiari, domestici, o comunque per altri bisogni non connessi con attività commerciali, salvo che l’utilizzo non abbia scopo di lucro; • la produzione di medicinali mediante il brevetto; • l’importazione nella Federazione Russa, l’utilizzo, l’offerta, la vendita, la circolazione di un prodotto brevettato, a condizione che il prodotto stesso sia già stato introdotto nel territorio della Federazione Russa dal titolare. Cessione o licenza d ’uso Il titolare può cedere a chiunque i diritti sull’invenzione, sul modello di utilità e sul disegno industriale. Il contratto di cessione deve essere registrato presso la Agenzia Federale della Proprietà Intellettuale. In mancanza di registrazione il contratto sarà nullo. I diritti di brevetto non sono trasmissibili per atto mortis causa. Il cessionario che ha concluso un contratto di cessione di brevetto è obbligato a pagare le tasse per cui il titolare era stato esonerato. Per gli interessi della sicurezza nazionale, il Governo ha facoltà di permettere l’utilizzo di un’ invenzione, modello di utilità o disegno industriale anche senza il consenso del titolare, a condizione che la circostanza gli sia notificata tempestivamente e salvo comunque il diritto al pagamento di un adeguato corrispettivo. In alternativa alla cessione, il diritto di utilizzo esclusivo del brevetto può essere concesso dal titolare a terzi mediante contratto di licenza . Il contratto di licenza d’uso del brevetto è registrato presso l’agenzia federale della proprietà intellettuale. In mancanza il contratto di licenza è invalido e nullo. Il titolare del brevetto ha facoltà di fare domanda avanti l’Agenzia Federale per la Proprietà Industriale di cessione o licenza del proprio brevetto a terzi. Tale licenza/cessione deve essere registrata. Al momento della domanda di cessione/licenza, l’Agenzia Federale riduce le tasse relative al brevetto del 50%, nel caso di licenza ed esime il titolare dal pagamento delle tasse nel caso di cessione. Successivamente, il cessionario/licenziatario deve stipulare con il titolare del brevetto, un contratto di cessione/licenza a seconda dei casi. In mancanza di tale contratto, entro due anni dalla data di pubblicazione della domanda di cessione/licenza, il titolare è libero di ritirare la domanda, ma deve pagare tutte le tasse dovute sin dalla data della domanda. Capitolo n. 5 La disciplina del lavoro dipendente I rapporti di lavoro dipendente sono disciplinati dal Codice del Lavoro della Federazione Russa (Legge Federale n. 197-FZ del 31 dicembre 2001), entrato in vigore dal 1° febbraio 2002. Di seguito vengono analizzati gli aspetti fondamentali della disciplina. Sotto Capitolo n. 5.1 Le caratteristiche principali del rapporto di lavoro Orario di lavoro e mansioni L’orario di lavoro “normale” come sancito dal Codice del Lavoro è pari a 40 ore settimanali e 8 ore al giorno. Al lavoratore è concessa una pausa per il pranzo minima di mezz’ora e massima di due ore all’interno di tale orario. Il datore di lavoro è obbligato a tenere un registro in cui viene annotato l’orario di lavoro dei dipendenti. Sono previsti orari ridotti per i minori di 16 anni (5 ore giornaliere e 24 ore settimanali), i lavoratori di età compresa tra 16 e 18 anni (7 ore giornaliere e 36 ore settimanali), i lavoratori che svolgono attività pericolose e insalubri (8 ore giornaliere per una settimana lavorativa di 36 ore, ovvero 6 ore giornaliere per una settimana lavorativa di 30 ore), i lavoratori notturni (7 ore giornaliere), i lavoratori turnisti, i disabili (riduzione giornaliera a seconda dell’esame medico e 35 ore settimanali) ed il lavoro prefestivo (7 ore giornaliere). È considerato lavoro notturno il lavoro che va dalle 22.00 alle 6.00. Le lavoratrici gestanti e i minori di anni 18 non possono svolgere lavoro notturno. Le lavoratrici con figli minori di anni 3, i lavoratori con figli invalidi o con carichi familiari possono essere adibiti a lavoro notturno soltanto con il loro consenso scritto. La durata del riposo settimanale è pari a 48 ore: di regola suddivise in 2 giorni di cui uno la domenica e l’altro previsto dai contratti collettivi. Per quanto concerne le mansioni, anche nel diritto russo, il lavoratore non può essere adibito a mansioni diverse da quelle indicate nel contratto di lavoro senza il consenso del lavoratore. L’ assegnazione di mansioni diverse è possibile in casi eccezionali di emergenza industriale e non può eccedere il termine di un mese. Lavoro straordinario Il lavoro straordinario è permesso soltanto in casi eccezionali ed è limitato a 4 ore ogni due giorni, a 16 ore alla settimana e comunque entro un limite massimo di 120 ore annuali. È necessario il consenso scritto del lavoratore. Le circostanze che legittimano il ricorso al lavoro straordinario sono le seguenti: • necessità di prevenire un incidente industriale o un danno naturale; • nei settori dei servizi pubblici quando si rende necessario per assicurare la continuità del servizio; • necessità di completare un lavoro che non si è potuto completare per ragioni tecniche; • necessità di riparare macchinari e attrezzature che impedirebbero la continuazione dell’attività dell’ azienda; • necessità di sostituire un turnista per le lavorazioni ininterrotte. Negli altri casi, oltre al consenso scritto del lavoratore è necessaria anche la consultazione dei sindacati. Ferie e permessi Le ferie minime garantite ai dipendenti ammontano a 28 giorni annuali. Sono previste ferie ulteriori per i lavoratori che svolgono attività pericolose e insalubri. Le ferie sono maturate dal lavoratore dopo sei mesi di lavoro ininterrotto (con l’eccezione delle lavoratrici gestanti, dei minori, dei lavoratori che abbiano adottato un figlio: tali soggetti maturano le ferie prima dei 6 mesi). In caso di licenziamento, le ferie non godute devono essere retribuite. Esistono inoltre 11 giorni di pubbliche festività (1 e 2 gennaio, 7 gennaio, 23 febbraio, 8 marzo, 1 e 2 maggio, 9 maggio, 12 giugno, 7 novembre, 12 dicembre). Nel caso in cui la festività cada di domenica, il giorno di riposo viene spostato al primo giorno lavorativo successivo. Il lavoro festivo è generalmente vietato, ma può essere ammesso soltanto con il consenso scritto del lavoratore e nei seguenti casi: • per prevenire un incidente, una catastrofe o per eliminarne le conseguenze; • per prevenire un incidente o la distruzione di proprietà; • per svolgere del lavoro imprevisto ed urgente. Negli altri casi, oltre al consenso scritto è necessario anche il parere delle organizzazioni sindacali. Eccezioni sono previste per i settori dello spettacolo, del cinema e del teatro. Il permesso di maternità obbligatorio è pari a 140 giorni retribuiti (70 giorni prima della nascita e 70 giorni dopo la nascita). Il permesso di maternità post parto in caso di complicazioni della gravidanza può giungere fino a 86 giorni, mentre è pari a 110 giorni per parti plurigemellari. Il periodo di astensione facoltativa retribuito giunge fino al compimento del primo anno da parte del bambino. Vi è un ulteriore periodo di astensione facoltativa non retribuito durante il quale la lavoratrice non può essere licenziata fino al compimento del terzo anno del bambino. Anche il padre ed altri parenti (anche in caso di adozione) hanno diritto a congedi per l’assistenza ai figli. Procedura di assunzione Per assumere un lavoratore dipendente, il datore di lavoro dovrà stipulare un contratto di lavoro per iscritto in lingua russa. Il contratto di lavoro è redatto in due esemplari ed indica i dati del lavoratore e del datore di lavoro, il luogo di lavoro, i diritti e i doveri delle parti, le qualifiche e le mansioni, la data di inizio della prestazione lavorativa, le condizioni di lavoro ed eventuali indennità, l’orario di lavoro e le ferie annuali, le modalità di retribuzione, i premi e gli incentivi, i dettagli della posizione previdenziale. I termini e le condizioni del contratto di lavoro possono essere modificati soltanto mediante accordo scritto delle parti. In caso di mancata formalizzazione scritta del contratto di lavoro, qualora il lavoratore abbia cominciato a prestare la propria attività presso un datore di lavoro, quest’ultimo ha l’obbligo di stipulare un contratto di lavoro per iscritto entro tre giorni dall’effettivo avvio del rapporto. Il contratto di lavoro entra in vigore e diventa efficace alla sottoscrizione. Entro tre giorni dalla relativa richiesta del lavoratore, il datore dovrà fornire copia della documentazione relativa al contratto di lavoro (estratti del libro matricole, del libro sull’orario di lavoro, documentazione sulla ripartizione delle mansioni etc.). Hanno capacità per sottoscrivere un contratto di lavoro i maggiori di anni sedici. Il Codice del Lavoro contiene diverse previsioni antidiscriminatorie. Non è infatti ammesso rifiutare la conclusione di un contratto di lavoro per motivi connessi con il sesso, la lingua, la razza, il colore della pelle, la nazionalità, lo stato civile o sociale. Il datore di lavoro deve informare il lavoratore dei motivi che hanno determinato il rifiuto alla conclusione del contratto di lavoro. I seguenti documenti sono necessari per la conclusione di un contratto di lavoro: • passaporto; • libretto del lavoro (eccetto il caso in cui si tratti della prima assunzione); • il certificato dell’assicurazione statale; • documentazione comprovante la condizione di leva militare; • diploma o certificato di istruzione. Periodo di prova Le parti possono stabilire che l’effettiva assunzione del lavoratore sia preceduta da un periodo di prova che non può superare tre mesi. La risoluzione del rapporto durante il periodo di prova è libera ma deve essere comunicata al lavoratore con un preavviso minimo di tre giorni. La comunicazione di risoluzione deve essere effettuata per iscritto e deve contenere i motivi della risoluzione. Non è ancora chiaro in che misura il lavoratore possa contestare l’avvenuta risoluzione, ma è opportuno che il datore di lavoro dia sufficienti dettagli circa le motivazioni di risoluzione. Il periodo di prova può essere esteso a sei mesi per i dirigenti, i capi contabili, i legali rappresentanti delle sedi secondarie, i capi area. Non è possibile introdurre un periodo di prova per i seguenti dipendenti: • lavoratori assunti mediante concorso; • lavoratrici gestanti; • minori di anni 18; • laureati che siano assunti nel settore degli studi effettuati; • lavoratore trasferito ad un’altra azienda mediante accordo tra le due aziende. Trattamento dei dati personali Ai sensi degli articoli 85 e seguenti del Codice del Lavoro, il datore di lavoro deve seguire una procedura specifica per il trattamento dei dati personali dei lavoratori. Il datore di lavoro può trattare i dati personali del lavoratore soltanto nel rispetto della legge e per assistere i dipendenti, fornendo loro formazione, sicurezza, controllo della quantità e qualità del lavoro. I dati personali sono soltanto quelli ricevuti dal lavoratore. Se i dati personali utilizzati dal datore di lavoro provengono da terzi, il lavoratore deve esserne informato e dare il proprio consenso al loro utilizzo. Il datore di lavoro non ha diritto di utilizzare informazioni riguardanti le idee politiche, religiose e di pensiero del lavoratore, la partecipazione ad organizzazioni professionali, sindacali e politiche. Il datore di lavoro non può fondare le proprie decisioni relative ad un lavoratore sulla base di notizie ricevute attraverso mezzi elettronici. Il datore di lavoro deve garantire la protezione dei dati personali a proprie spese. La rinuncia del lavoratore ai diritti sul trattamento dei dati personali è inefficace. I dati personali relativi al lavoratore possono essere condivisi con terzi soltanto con il consenso del lavoratore. Il lavoratore ha diritto di accesso a tutte le informazioni personali, ha diritto di scegliere i rappresentanti per la protezione dei dati personali, di accedere alle informazioni mediche con l’ assistenza di un medico, di chiedere l’eliminazione di informazioni scorrette, incomplete, e di informazioni ottenute in violazione dei suoi diritti. Il lavoratore ha inoltre diritto di ottenere informazioni sui terzi che hanno avuto accesso ai suoi dati personali. Durata Il contratto di lavoro è a tempo indeterminato. La possibilità di concludere contratti di lavoro a tempo determinato è ammessa in casi piuttosto limitati, in relazione alle caratteristiche delle mansioni affidate al lavoratore e all’attività dell’azienda. Tra i possibili casi, rientrano i seguenti: • sostituzione di un lavoratore assente; • lavoro stagionale o temporaneo (inferiore a due mesi); • lavoro al Polo Nord e zone limitrofe; • lavoro urgente per prevenire incidenti, catastrofi, epidemie, e per eliminarne le conseguenze; • lavoro nelle piccole imprese fino a 40 persone (25 per le aziende commerciali e di servizi ai consumatori) o per imprenditori individuali; • lavoro all’estero; • lavoro in settori diversi da quello in cui generalmente opera il datore di lavoro; • lavoro in enti e organizzazioni costituite per uno scopo transitorio e determinato; • contratto di formazione e lavoro; • lavoro degli studenti; • lavoro part time; • lavoro dei pensionati; • lavoro nei settori dello spettacolo, cinema, teatro, sport; • lavoro degli insegnanti e dei professori universitari; • attività di supporto alle elezioni; • lavoro dirigenziale; • lavoro temporaneo nei settori pubblici. In ogni caso la durata del contratto a termine non può superare i cinque anni. Nel caso in cui nessuna delle parti, dopo la scadenza del termine, comunichi all’altra la risoluzione del contratto, il rapporto di lavoro si trasforma in contratto a tempo indeterminato. Qualora l’ispettorato del lavoro competente ritenga che non sussistevano i motivi che hanno determinato la costituzione di un rapporto a termine, il rapporto è trasformato automaticamente in contratto a tempo indeterminato. Obbligo di non concorrenza Qualsiasi clausola di non concorrenza, sebbene accettata dal lavoratore per iscritto, è radicalmente nulla in diritto russo per violazione del principio della libertà dei lavoratori. Contratto di formazione e lavoro Il Codice del Lavoro prevede la possibilità di concludere contratti di formazione e lavoro con soggetti disoccupati. Il contratto di formazione e lavoro indica: i nomi delle parti, le mansioni, l’obbligo formativo del datore di lavoro e del lavoratore, il periodo formativo, lo stipendio. La durata del contratto di formazione e lavoro è connessa con il tempo necessario all’acquisizione da parte del lavoratore delle competenze tecniche previste nel programma formativo. Retribuzione La retribuzione riconosciuta da enti di diritto russo ai lavoratori di nazionalità russa deve essere effettuata in valuta locale. Le sedi secondarie e gli uffici di rappresentanza possono pagare i dipendenti anche in valuta straniera. L’utilizzo di valuta straniera è ammesso inoltre anche nel caso in cui il pagamento venga effettuato tramite bonifico presso una Banca Russa autorizzata ad effettuare operazioni in valuta estera, ovvero nel caso in cui il lavoro venga effettuato all'estero e il dipendente importi la valuta estera in un momento successivo al pagamento. I lavoratori di nazionalità russa possono essere pagati in valuta estera soltanto nel caso in cui aprano un conto in valuta estera presso una Banca Russa. I lavoratori di nazionalità russa sono autorizzati ad aprire conti correnti in valuta estera senza espressa approvazione della Banca Centrale, soltanto nel caso in cui si trovino al di fuori del territorio della Federazione Russa. Il conto corrente deve essere chiuso nel caso in cui il lavoratore russo rientri in Russia. Salario minimo Il salario minimo mensile è stabilito con apposita legge federale. Esso serve non soltanto a determinare il diritto dei lavoratori ad una retribuzione minima, ma anche a stabilire le imposte, le penali e le responsabilità di alcuni contratti di diritto civile. Come sopra evidenziato, il capitale sociale minimo delle società di capitali è determinato come multiplo del salario minimo mensile. Si noti, tuttavia, che vi sono due parametri per la determinazione del salario mensile minimo: da una parte è fissato il salario mensile minimo che serve alla determinazione della retribuzione (pari attualmente a 600 rubli) e delle indennità sociali e dall’altra è stabilito il salario mensile minimo che serve alla determinazione dei valori delle tasse e dei contratti civili (pari attualmente a 100 rubli). In caso di ritardo superiore a 15 giorni nel pagamento della retribuzione, il lavoratore ha diritto a sospendere la prestazione lavorativa. Si noti che il datore di lavoro può compensare con lo stipendio del lavoratore le somme da questo dovute in virtù di ferie godute ma non maturate, restituzione di anticipazioni di stipendio per ore non lavorate, etc.. La compensazione non può eccedere il 20% dello stipendio. Il lavoratore ha diritto a maggiorazioni della retribuzione per il lavoro straordinario, per il lavoro festivo, per il lavoro notturno. Maggiorazioni di stipendio sono altresì previste per i lavoratori nelle zone nord del paese. Libro Matricole Il datore di lavoro è obbligato a tenere un libro matricola per ciascun lavoratore impiegato dall’azienda per più di 5 giorni. Tale documento indica le mansioni del lavoratore, gli elementi essenziali del contratto, le ragioni del licenziamento e altre informazioni sul rapporto di lavoro con il dipendente. Rapporti sindacali All’interno dell’azienda sono di regola costituiti uno o più sindacati. L’azienda è obbligata a fornire alle organizzazioni sindacali gli strumenti per lo svolgimento della loro attività (luoghi per le riunioni, mezzi di comunicazione, mezzi di trasporto, etc.). Le organizzazioni sindacali hanno il potere di effettuare ispezioni sul luogo di lavoro, chiedere informazioni e documentazione al datore di lavoro, proporre misure disciplinari. Per modificare le mansioni di un rappresentante sindacale o trasferirlo ad altra unità produttiva o risolvere il suo rapporto di lavoro, il datore di lavoro deve ottenere il consenso delle associazioni sindacali di cui essi sono membri. Il lavoratore che abbia cessato la propria attività di rappresentante sindacale non può essere licenziato per un periodo pari a due anni dalla cessazione dell’incarico. Nel regime precedente esistevano alcuni casi in cui il datore di lavoro, per licenziare un dipendente o approvare un regolamento interno, doveva ottenere l’approvazione del sindacato. Oggi il Codice del Lavoro ha sostituito la necessità dell’approvazione con un obbligo di consultazione. Nel caso in cui il datore di lavoro disattenda il parere espresso dal sindacato, quest’ultimo avrà facoltà di avviare la procedura per vedere accertata l’antisindacalità del comportamento del datore di lavoro o impugnare il provvedimento del datore di lavoro avanti l’Ispettorato Federale del Lavoro. Sicurezza dei lavoratori Ai sensi dell’art. 212 del Codice del Lavoro, il datore di lavoro assicura la salute e la sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro e garantisce: • la sicurezza degli edifici; • l’utilizzo da parte dei lavoratori di adeguati mezzi di protezione; • condizioni di lavoro che permettano il rispetto di adeguati livelli di sicurezza; • utilizzo di speciali indumenti e meccanismi di protezioni per i lavoratori che svolgono attività pericolose o insalubri; • informazione e formazione in materia di sicurezza; • controllo e verifica delle condizioni di sicurezza; • certificazione delle misure di sicurezza da parte di organismi specializzati; • organizzazione di esami medici; • informazione alle autorità competenti circa le condizioni di sicurezza del luogo di lavoro; • adozione di un programma di emergenza; • adozione di programmi di prevenzione e profilassi; • rispetto degli ordini e delle istruzioni delle autorità competenti in materia di sicurezza; • stipulazione di adeguate assicurazioni per gli incidenti e le malattie professionali; • adozione di un regolamento e di istruzioni di sicurezza destinati ai lavoratori. Risoluzione del rapporto di lavoro Il rapporto di lavoro si risolve per i seguenti motivi: • accordo delle parti; • scadenza del termine nei rapporti di lavoro a tempo determinato; • servizio militare; • condanna penale e assoggettamento a pena detentiva del lavoratore che gli impedisca di continuare a prestare la propria opera; • annullamento del contratto di lavoro ad iniziativa delle organizzazioni sindacali; • trasferimento del lavoratore ad altra azienda (con il consenso del lavoratore) o spostamento geografico del datore di lavoro; • rifiuto del lavoratore di essere trasferito in caso di trasferimento dell’azienda, di ristrutturazione o cambio di giurisdizione del datore di lavoro; • rifiuto del lavoratore alla modifica delle mansioni in seguito a inidoneità accertata da esame medico; • risoluzione del rapporto da parte del lavoratore; • licenziamento da parte del datore di lavoro. Il lavoratore ha facoltà di risolvere il rapporto di lavoro senza necessità di particolari motivazioni dando al datore di lavoro un preavviso di almeno due settimane. Un rapporto di lavoro a tempo determinato è risolto alla scadenza del termine e può essere risolto dal lavoratore anticipatamente solamente in casi specifici: • inabilità sopravvenuta del lavoratore; • inadempimento del datore di lavoro; • altro giustificato motivo. La scadenza del termine deve essere comunicata al lavoratore entro tre giorni. Il rapporto di lavoro a termine collegato ad una specifica necessità si risolve al venire meno di tale necessità (fine della stagione, ritorno del lavoratore assente, etc.). Licenziamento I motivi di licenziamento sono tassativamente previsti dal Codice del Lavoro e sono i seguenti: • liquidazione della società, cessazione dell’attività o riduzione del personale per motivi oggettivi; • inabilità del lavoratore (per motivi di salute o per incapacità professionale); • reintegrazione del lavoratore in sostituzione del quale il rapporto di lavoro con il nuovo lavoratore è stato instaurato; • inadempimento ripetuto del lavoratore; • singolo inadempimento che sia costituito da: assenza dal lavoro senza giustificato motivo; abuso di alcool o sostanze stupefacenti sul luogo di lavoro; furto, danneggiamento, distruzione di proprietà accertati da sentenza o provvedimento amministrativo; • violazione di disposizioni di sicurezza sul luogo di lavoro che abbiano determinato o fossero in grado di determinare danni rilevanti; • malattia del lavoratore per un periodo superiore a 4 mesi; • comportamento, di un lavoratore con responsabilità finanziaria, idoneo a determinare la perdita di fiducia da parte del datore di lavoro; • azioni contro la moralità pubblica nel caso dei lavoratori aventi funzioni pedagogiche; • produzione di documenti falsi in sede di assunzione. Il datore di lavoro può risolvere il rapporto di lavoro con i dirigenti in caso di trasferimento dell’azienda ovvero di singoli episodi di inadempimento ai loro obblighi. La procedura di licenziamento è molto dettagliata e deve essere rispettata a pena di nullità. Nel caso in cui il datore di lavoro intenda avviare una procedura di licenziamento, deve informare i sindacati almeno due mesi prima del previsto licenziamento individuale ovvero tre mesi prima del licenziamento collettivo. La natura di licenziamento collettivo è stabilita dalla normativa regionale. Il licenziamento non può essere intimato durante la malattia, la inabilità o durante le ferie del lavoratore. Il periodo di preavviso è pari a due mesi. Le statistiche registrate negli anni recenti vedono un numero sempre crescente di condanne dei datori di lavoro per illegittimo licenziamento dei dipendenti, soprattutto ai danni di imprese di diritto straniero. Da un punto di vista della prassi, la possibilità di risolvere il rapporto di lavoro una volta trascorso il periodo di prova è piuttosto difficile. Vi sono alcune categorie di dipendenti che non possono essere licenziati in alcun caso: lavoratori minori di anni 18, lavoratrici in stato di gravidanza, lavoratrici con figli di età inferiore ai tre anni, lavoratrici non coniugate con figli a carico minori di anni 14 o con figli disabili minori di anni 16. Infine, ai sensi dell’articolo 234, il datore di lavoro è responsabile nei confronti del lavoratore per la illegittima risoluzione del rapporto di lavoro. I rimedi per il licenziamento illegittimo sono la reintegrazione sul luogo di lavoro e il risarcimento dei danni per la retribuzione non percepita. Trattamento di fine rapporto Il trattamento di fine rapporto di lavoro è di regola pari a 2 settimane di salario nel caso in cui il rapporto di lavoro sia risolto per i seguenti motivi: • servizio militare; • rifiuto da parte del lavoratore di trasferimento geografico; • sopravvenuta inidoneità al lavoro; • reintegrazione del lavoratore; • inadempimento da parte del datore di lavoro. Nel caso in cui il rapporto sia risolto per fatto non imputabile al lavoratore, questi ha diritto ad ottenere un trattamento di fine rapporto pari allo stipendio di un mese. In caso di liquidazione o procedura di mobilità collettiva, il lavoratore ha diritto ad un indennità pari ad un mese di stipendio. Nel caso in cui il lavoratore venga nuovamente assunto da un altro datore di lavoro entro un mese dalla risoluzione del rapporto, il lavoratore avrà diritto alla corresponsione del solo trattamento di fine rapporto. Nel caso invece in cui il lavoratore non riesca a trovare un altro impiego entro il predetto termine, il datore di lavoro sarà obbligato a corrispondere anche lo stipendio mensile per un periodo di un mese (in caso di riduzione del personale e mobilità) ovvero due mesi (in caso di liquidazione della società). Sotto Capitolo n. 5.2 Lavoratori stranieri A seguito dell’emanazione della Legge Federale sulla condizione giuridica dei Cittadini Stranieri nella Federazione Russa n. 115-FZ del 25 Luglio 2002 e del Decreto del Governo della Federazione Russa sulla Procedura per il rilascio di Permessi di Lavoro ai Cittadini Stranieri e Apolidi n. 941 del 30 Dicembre 2002, un cittadino straniero può lavorare nella Federazione Russa solo se ha ottenuto un permesso di lavoro. Sono previste alcune eccezioni alla necessità di un permesso di lavoro per alcune categorie di lavoratori: giornalisti, studenti, professori universitari, equipaggi di volo, e persone residenti in Russia. La società o l’ufficio di rappresentanza deve ottenere innanzitutto un permesso di natura generale per l’assunzione di personale straniero con il quale viene concessa alla società straniera la possibilità di assumere un determinato numero di dipendenti di nazionalità straniera. Successivamente l’azienda deve ottenere uno specifico permesso di lavoro per ciascun lavoratore straniero. Si noti che anche i rappresentanti legali e i dipendenti di una branch o un place of business di una società straniera devono essere dotati di permesso di lavoro. Per il caso del legale rappresentante di una branch o place of business di una società straniera, la mancanza di un permesso di lavoro non è in grado di impedire al branch/place of business di operare, ma potrebbe determinare l'applicazione di sanzioni (tra cui la sanzione della deportazione). La procedura per l’ottenimento dei permessi di lavoro è stata di recente completamente modificata. La procedura precedentemente in vigore per l’emissione di tali permessi normalmente prendeva all’ incirca 3 mesi; la nuova procedura dovrebbe richiedere un tempo di circa 5 mesi a causa del passaggio al nuovo sistema e della non chiara delimitazione della competenza tra le strutture statali coinvolte. La lista che segue indica i documenti necessari per ottenere un permesso di lavoro. Documenti richiesti al datore di lavoro: • certificato di costituzione della società/certificato di accreditamento di branch/place of business (copia autentica); • certificato di registrazione della società o della branch presso l’Ufficio Tributario (copia autentica); • statuto della società o della branch (copie autentiche); • estratto conto della banca russa presso la quale è aperto il conto corrente della società (copia autentica); • contratto di locazione per la sede della società/branch (copia autentica); • lettera di garanzia della società avente ad oggetto il pagamento del costo di un volo di ritorno del dipendente straniero per il caso di deportazione (originale). Documenti richiesti al dipendente: • fotocopia del passaporto, del visto e della carta di immigrazione (gli originali devono essere mostrati alle autorità al momento della presentazione della domanda); • bozza del contratto di lavoro; • copia del riconoscimento da parte delle autorità dell’istruzione Russe del diploma straniero del dipendente; • certificato medico comprovante che l’impiegato è HIV negativo (valido solo per 3 mesi). Il permesso di lavoro dura un anno ed è rinnovabile alla scadenza. Si noti che il permesso di lavoro copre l’attività prestata dal lavoratore solamente in favore della società che ne ha richiesto il rilascio. La prestazione di attività a favore di altra società, sebbene appartenente allo stesso Gruppo, non è ammessa ma è necessario richiedere un ulteriore permesso di lavoro. Sotto Capitolo n. 5.3 Controversie Le controversie individuali in materia di lavoro dipendente sono risolte da una Commissione Arbitrale e dal Tribunale. La Commissione Arbitrale è formata da rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro in misura paritetica. Il termine per avviare una controversia in materia di lavoro dipendente è di tre mesi dalla data in cui la parte ha avuto conoscenza della violazione perpetrata. La Commissione deve trattare la controversie nel termine di 10 giorni dalla data del deposito della domanda. Non è ammesso il procedimento in contumacia del lavoratore. La commissione ha facoltà di sentire testimoni e consulenti tecnici. La decisione della Commissione è deliberata con la maggioranza dei voti dei suoi componenti. Due copie autentiche del provvedimento sono consegnate alle due parti. Alla decisione viene data esecuzione entro tre giorni dalla scadenza del termine di 10 giorni per presentare l’impugnazione avanti al Tribunale. Alcune controversie possono essere decise direttamente dal Tribunale senza che le parti debbano adire preventivamente la Commissione Arbitrale, tra cui: • cause di reintegrazione sul posto di lavoro; • modifica della data o della motivazione del licenziamento; • rifiuto di assunzione; • controversie tra il lavoratore ed il datore di lavoro imprenditore individuale; • controversie in merito a comportamenti discriminatori. Da un punto di vista della prassi, l’interpretazione delle disposizioni in materia lavoristica operata dall’ Autorità giudiziaria è in genere favorevole al lavoratore. I lavoratori sono esonerati dal pagamento delle spese legali e giudiziarie. Capitolo n. 6 Cause civili Ordinamento giudiziario L’ordinamento giudiziario civile russo è tripartito: vi è, infatti, una giurisdizione ordinaria composta da tribunali civili il cui vertice è la Corte Suprema Civile di 23 membri, una giurisdizione commerciale composta da tribunali arbitrali detti “Arbitrazh” il cui vertice è la Corte Suprema Arbitrazh di 5 membri e una giurisdizione costituzionale costituita dalla sola Corte Costituzionale di 19 membri. L’ordinamento dei tribunali civili e dei tribunali Arbitrazh è organizzato su tre livelli di giurisdizione, mentre l’ordinamento giudiziario costituzionale ha un solo livello, quello della Corte Costituzionale. La competenza giurisdizionale è ripartita tra i diversi tribunali “per materia”, mentre il valore della controversia non ha alcuna rilevanza. I tribunali civili hanno competenza giurisdizionale generale sulle controversie individuali civili (commerciali, di famiglia, locazioni, successioni, lavoro), oltre ad avere competenza sulle questioni di diritto penale e amministrativo. I tribunali commerciali arbitrazh hanno invece competenza sulle controversie commerciali tra società, sulle controversie tra soci, sui fallimenti, sugli atti delle autorità amministrative di natura economica, e sull’esecuzione delle sentenze straniere e dei lodi arbitrali. I tribunali commerciali arbitrazh, nonostante il nome richiami la natura arbitrale, appartengono all’ ordine giudiziario ordinario e sono generalmente indicati come “tribunali commerciali”. In realtà la parola “arbitrazh” deriva dal significato originale della parola “arbitrage”: acquisto di un bene in un mercato e vendita contestuale dello stesso bene in un altro mercato allo scopo di trarne profitto. Giudici togati e giudici popolari Il sistema giudiziario russo è di natura inquisitoria e non dispositiva. Il giudice, oltre a valutare le allegazioni e le prove presentate dalle parti, infatti, ha una parte attiva nel procedimento e ha facoltà di chiedere alle parti o a terzi di esibire ulteriori prove. Le cause civili sono risolte esclusivamente da giudici togati. Le cause commerciali possono essere decise, in primo grado, su richiesta delle parti, da un giudice togato e da due esperti del settore non togati iscritti all’albo tenuto presso lo stesso tribunale. Prescrizione Il termine di prescrizione in diritto russo è in genere di tre anni. In relazione a specifici rapporti giuridici, il diritto stabilisce termini diversi di prescrizione. Ai sensi dell’art. 198 del codice civile, la disciplina sulla prescrizione è inderogabile. La prescrizione non può essere rilevata d’ufficio dal giudice, ma può essere dichiarata soltanto su istanza della parte che intende valersene. Il termine di prescrizione è sospeso (e dunque ricomincia a decorrere una volta cessata la causa che ne ha determinato la sospensione) nei seguenti casi: • l’esercizio del diritto è impedito da circostanze di forza maggiore; • il titolare del diritto è sottoposto a servizio di leva; • l’esecuzione dell’obbligazione è postergata per atto del governo; • la legge che disciplina il rapporto giuridico in oggetto è sospesa. Il termine di prescrizione è interrotto (e dunque comincia a decorrere nuovamente un nuovo termine di prescrizione) nel caso in cui il titolare del diritto eserciti il proprio diritto ovvero la controparte riconosca il proprio debito. Il debitore che abbia pagato il proprio debito, sebbene prescritto, non ha azione di regresso nei confronti del creditore, nemmeno se, al momento del pagamento, non conoscesse la prescrizione. Introduzione del giudizio I procedimenti civili sono introdotti con atto di citazione depositato in Tribunale. Il Codice di procedura civile stabilisce il contenuto dell’atto di citazione e la documentazione da depositare contestualmente al deposito dell’atto. In caso di irregolarità dell’atto di citazione, il giudice può chiedere alla parte di correggerne il contenuto concedendo un termine per depositare l’atto di citazione così corretto. In mancanza di correzione, la domanda è rigettata. Procedimento avanti i tribunali Arbitrazh Successivamente al deposito dell’atto di citazione, alle parti viene notificato l’avvio del procedimento dal tribunale con apposita comunicazione. Successivamente ha luogo un’udienza preliminare in cui le parti sono tenute a dichiarare le proprie allegazioni e a produrre le prove a sostegno delle proprie domande. La fase preparatoria dura all’incirca due mesi. All’udienza preliminare il Giudice invita le parti a conciliarsi anche mediante l’opera di un mediatore. Entro un mese dalla data dell’udienza preliminare il giudice deve emettere la sentenza. La parte soccombente può impugnare la decisione del giudice di primo grado, entro un mese, avanti lo stesso Tribunale (che in secondo grado deve essere composto da giudici diversi). Il giudizio di secondo grado che viene denominato “appello” (“appelliatsionnaia instantiia”) deve essere emesso entro un mese dal deposito dell’impugnazione. La sentenza del tribunale d’appello può essere impugnata avanti il tribunale di cassazione entro due mesi dalla sentenza d’appello (“kassatsionnaia instantiia”). La sentenza del Tribunale di Cassazione può essere impugnata avanti la Suprema Corte di Arbitrazh (“Vysshyi Arbitrazhnyi Sud”), che deve emettere una decisione entro tre mesi dalla proposizione dell’ impugnazione. Il termine per ottenere una decisione del Tribunale Arbitrazh di primo grado è dunque di circa 3-5 mesi. Il giudizio per giungere alla decisione definitiva con efficacia di giudicato della Suprema Corte Arbitrazh richiede circa 1 anno. Procedimento avanti i Tribunali Civili Nei tribunali civili la procedura è simile. Il Tribunale di primo grado deve rendere la propria decisione entro due mesi dal deposito dell’atto di citazione. Il termine per l’impugnazione della sentenza di primo grado avanti il Tribunale di Cassazione è di 10 giorni. Il Tribunale di Cassazione deve rendere la propria decisione entro due mesi. La decisione della Tribunale di Cassazione può essere impugnata avanti la Corte Suprema Civile che deve emettere sentenza entro uno o due mesi (a seconda della circoscrizione in cui la domanda è stata presentata). Il termine per ottenere un giudizio avanti l’autorità giudiziaria civile ordinaria è dunque pari a 2-3 mesi dal deposito dell’atto di citazione. Il termine per ottenere un giudizio della Corte Suprema è di circa 1 anno e mezzo. La durata del processo può essere sensibilmente estesa dalle parti che possono esercitare alcuni diritti procedurali e possono altresì essere rimesse nei termini nel caso sussistano giusti motivi. Prove Durante l’udienza preliminare le parti devono scambiarsi tutta la documentazione e le prove a sostegno delle proprie allegazioni. È il giudice a decidere se sussiste la necessità che le parti producano ulteriori prove e se sia il caso di ordinare una consulenza tecnica o l’intervento di terzi. Qualora una parte non abbia la disponibilità di elementi di prova, può chiedere che il giudice ordini all’ altra parte l'esibizione di documentazione o altri elementi di prova. In caso di rifiuto, l’altra parte è sottoposta a sanzioni amministrative. Quando il giudice ritiene che l’esibizione delle prove da parte di entrambe le parti sia stata completata, rimette la causa in decisione. Nei procedimenti di impugnazione, è possibile produrre nuove prove soltanto se non è stato possibile produrle in primo grado per giusti motivi. Di regola, le cause avanti i Tribunali Commerciali Arbitrazh vengono istruite esclusivamente con prove documentali, mentre le udienze civili sono decise anche sulla base di deposizioni testimoniali e delle consulenze tecniche. Rimedi cautelari Le parti di un processo hanno la possibilità di esperire vari rimedi cautelari, sia prima che durante il giudizio di merito. Tra i rimedi cautelari si possono menzionare: • sequestro dei beni del convenuto; • inibitoria; • esecuzione coattiva di determinati comportamenti; • interruzione dell’esecuzione di un documento revocato dal richiedente; • inibitoria alla vendita coattiva di beni sequestrati nel caso in cui sia pendente giudizio per il riesame del sequestro. Il giudice decide in merito alla domanda di misura cautelare, inaudita altera parte (senza contraddittorio dell’altra parte) entro un giorno dal deposito della domanda di concessione del provvedimento cautelare. Il provvedimento cautelare viene concesso quando, nelle more del giudizio, l’esercizio del diritto da parte dell’attore, potrebbe divenire impossibile o particolarmente difficile. Ai sensi del diritto russo non possono essere concessi rimedi cautelari nel caso in cui la controversia di merito sia pendente avanti un tribunale straniero. Tali rimedi cautelari sono invece disponibili nel caso in cui la controversia sia pendente di fronte ad un tribunale arbitrale internazionale. Nei procedimenti avanti i tribunali commerciali arbitrazh, il convenuto può chiedere che il giudice imponga all’attore, che abbia chiesto la concessione di una misura cautelare, la prestazione di una cauzione (nella forma di una fideiussione, di un deposito cauzionale o di un pegno). La cauzione non può essere inferiore alla metà del valore della controversia, non può superare l’intero valore della controversia e deve essere prestata entro 15 giorni dalla richiesta. Il convenuto può chiedere all’attore il risarcimento dei danni determinati dalla concessione di una misura cautelare, nel caso in cui successivamente l’attore soccomba nel giudizio di merito. Esecuzione dei provvedimenti giudiziali Alle sentenze viene data esecuzione sulla base della legge sull’esecuzione giudiziale del 1997. In caso di sentenza favorevole che sia passata in giudicato e costituisca dunque titolo esecutivo, la parte, che ha ottenuto una decisione in suo favore, può presentare il titolo esecutivo direttamente presso la banca del debitore e ottenere direttamente il pagamento del proprio credito. In alternativa, il creditore si rivolge all’ufficiale giudiziario che cura l’esecuzione del credito mediante l’ individuazione dei beni del debitore, il sequestro degli stessi e la vendita all’asta. La violazione dei provvedimenti del giudice da parte del debitore può determinare l’applicazione di sanzioni amministrative, civili e penali. La banca, che si rifiuti di pagare le somme dovute dal proprio cliente in virtù di una sentenza esecutiva, è sottoposta ad una sanzione amministrativa pari alla metà del valore della causa. La parte soccombente è tenuta al pagamento delle spese del giudizio e delle spese legali della controparte che tuttavia devono essere contenute entro un importo ragionevole. Patto di quota lite In alcuni ordinamenti, quali l’ordinamento italiano, è vietata tra gli avvocati e i propri clienti, la pattuizione diretta ad ottenere, a titolo di corrispettivo della prestazione professionale, una percentuale del bene controverso ovvero una percentuale rapportata al valore della lite. Nell’ordinamento della Federazione Russa non c’è alcuna previsione specifica circa l’ammissione o il divieto del patto di quota lite tra i clienti e i propri avvocati. Tale prassi è tuttavia considerata con sfavore dalla giurisprudenza. Impugnazioni La parte soccombente in un giudizio di fronte ad un Tribunale Arbitrazh può impugnare le sentenze a proprio sfavore, con domanda d’appello per i seguenti motivi: • omessa considerazione di alcuni punti fondamentali della controversia; • mancata prova di circostanze fondamentali che il tribunale ha dichiarato come sussistenti; • contraddittorietà della motivazione rispetto alle risultanze del processo; • violazione della legge sostanziale o procedurale. La sentenza di secondo grado può essere impugnata avanti al Tribunale di Cassazione che ha facoltà di modificare o annullare la decisione di secondo grado. L’impugnazione avanti la Suprema Corte Arbitrazh è ammessa soltanto: • per violazione dell’uniforme interpretazione e applicazione della legge; • qualora la decisione del Tribunale di Cassazione pregiudichi la giusta decisione di un’altra controversia; • nel caso in cui la decisione sia in grado di violare i diritti di un numero elevato di persone o gli interessi pubblici. Le decisioni dei tribunali civili ordinari possono essere impugnate in primo e secondo grado con la stessa procedura e per gli stessi motivi applicabili alle decisioni dei tribunali commerciali. L’unica differenza è relativa al giudizio di legittimità della Suprema Corte della Federazione Russa, avanti la quale è possibile impugnare la sentenza di secondo grado solamente per violazione di legge. Giudizi stranieri Le sentenze straniere possono essere riconosciute ed eseguite nel territorio della Federazione Russa qualora vi sia un trattato internazionale di mutuo riconoscimento delle sentenze straniere. Un tale trattato non è ancora stato sottoscritto con l’Italia. Si noti che, diversamente dalle sentenze dell’autorità civile ordinaria straniera, gli arbitrati internazionali emessi da Tribunali arbitrali con sede in territorio diverso dalla Federazione Russa sono eseguibili in Russia ai sensi della Convenzione di New York, avente ad oggetto il riconoscimento e l’ esecuzione dei lodi stranieri. Sul presupposto che vi sia una convenzione bilaterale sul mutuo riconoscimento delle sentenze, i tribunali russi riconoscono la sentenza straniera senza riesaminarne il merito soltanto nei seguenti casi: • la sentenza straniera è passata in giudicato nello Stato in cui è stata emessa; • il convenuto è stato notificato ed è stato messo nella posizione di partecipare al processo; • la controversia non è tra quelle per cui vi sia la competenza esclusiva dei tribunali russi; • non è già stata emessa decisione di un tribunale russo tra le stesse parti e nella stessa materia; • non è pendente avanti un tribunale russo la stessa controversia tra le stesse parti e la causa in Russia non è stata introdotta prima della causa straniera; • non è scaduto il termine di prescrizione per l’esecuzione della sentenza; • l’esecuzione della sentenza straniera non è contraria all’ordine pubblico. Requisiti dei procuratori delle parti Fino al 1° settembre 2002, i procuratori delle parti avanti ai Tribunali Commerciali Arbitrazh non dovevano avere particolari requisiti professionali. Era sufficiente una procura e non era richiesta la laurea in giurisprudenza. Con la riforma operata dalla Legge n. 95-FZ del 24 luglio 2002, entrata in vigore il 1° settembre 2002, soltanto i dipendenti della società o gli avvocati possono essere nominati quali procuratori delle parti avanti i tribunali Arbitrazh. Sotto Capitolo n. 6.1 Arbitrato Validità della clausola arbitrale La clausola arbitrale, per essere valida, deve essere formulata per iscritto. Deve essere contenuta in un documento sottoscritto dalle parti o per scambio di corrispondenza in cui l’esistenza di un accordo sulla clausola arbitrale è affermato da una parte e non è contestato dall’altra. È ammissibile la clausola arbitrale alla quale le parti, in un contratto dalle stesse sottoscritto, facciano un rinvio (ad esempio la clausola arbitrale contenuta in un contratto standard al quale le parti facciano soltanto un rinvio non recettizio). Numero e scelta degli arbitri Nel caso in cui la clausola arbitrale non stabilisca il numero degli arbitri e la procedura per la nomina, il numero degli arbitri sarà pari a tre. Ciascuna parte nomina un arbitro. Gli arbitri così nominati nomineranno il terzo arbitro. Nel caso in cui una delle parti non nomini il proprio arbitro entro 30 giorni dalla richiesta formulata dall’ altra parte, il secondo arbitro è nominato dal Presidente della Camera di Commercio della Federazione Russa. Le parti possono ricusare gli arbitri nominati dall’altra parte in caso vi siano dubbi sulla loro imparzialità, la loro indipendenza o il possesso dei requisiti professionali necessari per la conoscenza della controversia. Procedura Il diritto russo non contiene alcuna disposizione specifica circa la procedura dei procedimenti arbitrali, che è, infatti, stabilita dalle parti stesse. È previsto che gli arbitri possano emettere misure cautelari chiedendo alla parte istante la prestazione di idonea cauzione. Nel caso in cui la parte nei confronti della quale è stata emessa la misura cautelare non intenda darvi spontanea esecuzione, la misura cautelare non è soggetta ad esecuzione forzata. La parte che ha ottenuto la misura cautelare dovrà dunque attendere il giudizio definitivo da parte del collegio arbitrale per potere ottenere l’esecuzione forzata. Il lodo arbitrale deve essere emesso in forma scritta e sottoscritto dagli arbitri. Una copia viene consegnata a ciascuna parte. Il lodo arbitrale dà atto delle motivazioni che hanno determinato la decisione e determina il costo della procedura. Il lodo indica altresì il luogo e la data della decisione. Non è stabilito alcun termine entro il quale gli arbitri debbono emettere il lodo. Impugnazione del lodo arbitrale Il lodo arbitrale può essere impugnato da ciascuna parte per i seguenti motivi: • incapacità di una delle parti; • invalidità della clausola arbitrale secondo la legge del contratto; • mancata notifica alla controparte circa la nomina dell’arbitro; • l’oggetto della controversia non è compreso tra quelli sottoposti all’arbitrato; • il collegio arbitrale è formato in violazione degli accordi delle parti; • l’oggetto della controversia non è tra quelle che possono essere compromesse per arbitri; • il lodo è contrario all’ordine pubblico. Nel caso in cui soltanto una parte dell’oggetto della controversia non sia compresa nell’oggetto della clausola arbitrale, il tribunale può dichiarare la nullità parziale del lodo. L’impugnazione del lodo viene proposta avanti i Tribunali Commerciali Arbitrazh. Capitolo n. 7 Il sistema bancario e finanziario Sulla base dell’attuale assetto legislativo, le competenze in materia di disciplina e vigilanza sulle istituzioni finanziarie sono così ripartite: • la disciplina e la vigilanza sulle istituzioni creditizie sono attribuite alla competenza della Banca Centrale; • il Ministero delle Finanze è competente in materia di imprese di assicurazione; • la Federal Securities Commission è competente in materia di imprese di investimento; • il Ministero del Lavoro assume la responsabilità in materia di fondi pensione. Sebbene il ruolo delle istituzioni creditizie possa apparire, ad un semplice esame numerico, subordinato rispetto alle istituzioni finanziarie non bancarie, in realtà le stesse assumono una posizione predominante nell’attività di intermediazione finanziaria. I privati continuano a riporre le proprie preferenze, per quanto riguarda la gestione finanziaria, negli istituti di credito. Le crescente attenzione della vigilanza alla capitalizzazione degli istituti creditizi ed al rispetto di requisiti prudenziali in tema di assunzione di rischio crea condizioni favorevoli all’intensificarsi dei processi di merger and acquisition nell'industria bancaria. L’attuale struttura del settore finanziario ove le banche assumono un ruolo preponderante nella trasformazione del risparmio accumulato in investimenti, costituisce, in massima parte, il risultato dell’ evoluzione legislativa e regolamentare nonché della crescente domanda di servizi bancari di base. Lo sviluppo del settore bancario in Russia ha incominciato ad attrarre l’attenzione delle autorità politiche relativamente tardi. In effetti, il settore bancario, nell’assetto attuale, è venuto delineandosi negli ultimi quindici anni. L’industria è retta da una struttura a due livelli (two tier banking structure): al primo livello (first tier) vi è la Banca Centrale con funzioni di regolamentazione e vigilanza sul sistema bancario, mentre al secondo livello (second tier) vi è il sistema delle banche commerciali. Correntemente, l’industria bancaria è governata da un set di leggi federali che coprono diversi aspetti del business bancario: • Legge n. 86-FZ del 10 giugno 2002 che disciplina lo status, gli scopi statutari, le funzioni ed i poteri della Banca Centrale; • Legge n. 17-FZ del 3 febbraio 1996 di disciplina dell’attività bancaria. Tale legge oltre a dettare la definizione di “istituzione creditizia” (bancaria e non bancaria), definisce i principi per l’autorizzazione, il funzionamento e la liquidazione delle istituzioni creditizie in Russia; • Legge n. 40-FZ del 25 febbraio 1999 sulle istituzioni creditizie in stato d’insolvenza. Tale legge definisce procedure e misure atte a prevenire l’insorgere di condizioni d’insolvenza; • Legge n. 144-FZ dell’8 luglio 1999 sulla ristrutturazione delle istituzioni creditizie. La legge, in particolare, detta misure applicabili alle istituzioni creditizie che versino in crisi di liquidità, al fine di ripristinarne la solvibilità ovvero porle in liquidazione; • Legge n. 117-FZ del 23 giugno 1999 di disciplina della concorrenza nell’industria dei servizi finanziari. L’obiettivo della legge è la tutela della concorrenza nel mercato dei servizi bancari, assicurativi e sul mercato dei capitali; • Legge n. 115-FZ del 7 agosto 2001: tale legge detta misure volte a contrastare il riciclaggio di denaro proveniente da attività criminose ed il finanziamento di attività terroristiche. Per lungo tempo è mancato un provvedimento specifico per la tutela dei depositanti. La costituzione di una safety net (nell'industria del credito, per safety net s’intende uno schema di protezione dei depositanti a fronte di condizioni di insolvenza delle banche), tuttavia, ha costituito recentemente oggetto di apposito provvedimento di legge, che, dopo un lungo processo consultivo in sede politica, è stato ratificato nel dicembre 2003. Tale Legge (Law on Insurance of Individual Bank Deposits in the Russian Federation n. 177-FZ del 23 dicembre 2003) rende obbligatoria l’assicurazione dei depositi individuali presso il sistema bancario. Sotto Capitolo n. 7.1 La Banca Centrale La Banca Centrale della Federazione Russa (Central Bank of the RSFSR) è stata fondata il 13 luglio 1990 sulle ceneri della State Bank dell’Unione Sovietica (State Bank of the RSFSR). Organizzazione, funzioni e poteri sono disciplinati dalla legge di disciplina della Banca Centrale (Federal law on the Central Bank of the Russian Federation) emanata dal Soviet Supremo il 2 dicembre 1990. La disciplina dettata da tale legge attua l’articolo 75 della Carta Costituzionale della Federazione Russa ove è scolpito lo status legale e costituzionale della Banca Centrale. Secondo la lettera dell’art.75 della Costituzione, la Banca Centrale: • ha la potestà esclusiva in materia di emissione monetaria; • garantisce la stabilità della divisa domestica, il rublo. La legge sulla Banca Centrale ne specifica gli obiettivi statutari all’art. 3 e le funzioni all’art. 4. Gli obiettivi della Banca Centrale comprendono, oltre alla difesa della divisa, lo sviluppo ed il rafforzamento del sistema bancario e la garanzia dell'ordinato ed efficiente funzionamento del sistema dei pagamenti. La finalità lucrativa, d’altra parte, non rientra tra i fini propri della Banca Centrale. Nel perseguimento delle suddette finalità, la Banca Centrale: • è responsabile, di concerto con il governo federale, dell’esercizio della politica monetaria; • è l’unico istituto di emissione; • funge da prestatore di ultima istanza per gli enti creditizi; • ha potestà regolamentare in materia di attività bancaria; • autorizza l’esercizio dell’attività bancaria (e revoca l’autorizzazione); • ha potestà regolamentare in materia di funzionamento del sistema dei pagamenti; • gestisce le riserve estere. Nell’esercizio delle funzioni legislativamente assegnatele, la Banca Centrale agisce in condizioni d’ autonomia. Attributo fondamentale dello status giuridico della Banca centrale, l’autonomia ne caratterizza i rapporti con il potere politico e trova proclamazione nel citato art. 75 della Costituzione. La legge sulla Banca Centrale attua tale dichiarazione di principio all’art. 1 comma 2 (in cui viene stabilito che la Banca Centrale esercita le funzioni ed i poteri disciplinati dalla costituzione e dalla legge in condizioni d’indipendenza rispetto a qualsiasi organo federale o statale) ed all’art. 2 commi 2 e 3. La condizione d’autonomia trova manifestazione pure sotto il profilo finanziario. Al proposito, lo Stato non assume responsabilità per le obbligazioni della Banca Centrale, che copre le proprie spese con i propri ricavi, e, parallelamente, la Banca Centrale non è responsabile per le obbligazioni dello Stato, salvo che leggi federali non stipulino diversamente. Dal dicembre 1992, inoltre, a seguito della costituzione di un singolo servizio centralizzato di tesoreria responsabile verso il Ministero delle Finanze, la Banca Centrale non è più tenuta a prestare un servizio di cassa per il bilancio federale. Nel corso del 2002, la Banca di Russia ha partecipato attivamente all’aggiornamento dell’apparato legislativo di disciplina dell’attività delle istituzioni creditizie. La manifestazione più evidente di tale processo è data dagli emendamenti apportati alla legge sulla Banca Centrale. Tali emendamenti rafforzano la potestà regolamentare e di supervisione della Banca Centrale. In particolare: • si dà pieno riconoscimento al concetto di “gruppo bancario” ai fini dell’attività di vigilanza; • si attribuisce alla Banca Centrale il potere di definire specifici requisiti di adeguatezza patrimoniale per il gruppo bancario; • vengono definite le procedure sanzionatorie per le banche che violano le disposizioni sui requisiti patrimoniali; • si attribuisce alla Banca di Russia il potere di definire specifici standard di onorabilità e professionalità per i soggetti incaricati di assumere cariche esecutive nell’istituzione creditizia. L’attività di vigilanza della Banca Centrale sul sistema delle banche commerciali è esercitata in prima battuta al momento dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria e, successivamente, durante l’operatività ordinaria della banca. Finalità dell’attività di supervisione è la garanzia della stabilità e solvibilità delle banche. Il conseguimento dei suddetti obiettivi è affidato all’applicazione di misure sia qualitative che quantitative. Le prime trovano traduzione nella definizione di specifici requisiti di professionalità ed onorabilità per i partecipanti al capitale e per coloro che assumono posizioni esecutive nell’istituto creditizio e si applicano: • in sede di istruttoria in merito alla domanda di autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria; • in sede di autorizzazione all’assunzione di partecipazioni rilevanti al capitale bancario (infra). Le misure quantitative mirano ad assicurare che l’istituzione creditizia operi attraverso risorse patrimoniali adeguate e trovano traduzione, in primo luogo, nella definizione di un livello minimo di capitale ai fini dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività e, in secondo luogo, nella definizione di una serie di rapporti (ratios) di adeguatezza patrimoniale e solvibilità attraverso i quali monitorare la gestione bancaria: questi ultimi, in particolare, mirano ad assicurare che la banca operi con livelli di capitale sufficienti in relazione ai rischi assunti ed all’esigenza di garantirne in via continuativa la solvibilità. Tabella I. Coefficienti di adeguatezza patrimoniale e di solvibilità Coefficiente di adeguatezza patrimoniale (patrimonio/attivi ≥ 8% ponderati per il rischio) Limite massimo aggregato per i grandi rischi (rientrano nel concetto di grandi rischi le esposizioni creditizie nei confronti ≥ 800% dei mezzi propri di un singolo cliente in misura superiore al 5% dei mezzi propri) >/= 0,04 per le banche costituite sulla base dei vecchi istituti speciali a controllo statale; Capitale proprio/Passività totali >/= 0,05 per le altre banche commerciali >/= 0,2 per le banche costituite sulla base dei vecchi istituti speciali a controllo Attivi liquidi/passività correnti (solo le passività rimborsabili statale; entro 1 mese) >/= 0,3 per le altre banche commerciali Con riferimento agli aspetti sopra richiamati, l’opera di regolamentazione intrapresa dalla Banca Centrale è stata particolarmente vivace nell’ultimo biennio e votata all’aggiornamento del set di regole che governano l’attività bancaria. Sotto il profilo dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria, la Banca Centrale ha emendato la propria ordinanza n. 75-I del 1998 sulle procedure di autorizzazione. Le modifiche attengono, in modo particolare, all’ampliamento della platea di soggetti in capo ai quali sono imposti i requisiti di onorabilità ed integrità, includendovi l’amministratore delegato, i membri esecutivi del consiglio di amministrazione e, in generale, i soggetti che rivestono cariche direttive. Vi sono, inoltre, specificate le fattispecie al verificarsi delle quali la Banca Centrale vieta l’acquisizione di partecipazioni rilevanti (oltre il 20% del capitale) nell’istituzione creditizia (infra). Coerentemente con la strategia di sviluppo del settore bancario, infine, gli emendamenti alla suddetta direttiva diminuiscono a 5 milioni di euro (dai 10 originari) il capitale minimo richiesto per lo stabilimento di Istituzioni Creditizie controllate da banche estere. Altre direttive importanti emanate nell’ultimo biennio sono: • ordinanza n. 1176-U del 5 luglio 2002 di disciplina del business plan delle istituzioni creditizie. Tale direttiva fissa il contenuto del business plan della banca ed è volta a consentire alla Banca Centrale una puntuale valutazione della fattibilità dei progetti di sviluppo e dell’adeguatezza dei sistemi di controllo dei rischi; • ordinanza n. 215-P del 10 febbraio 2003 sulle procedure di calcolo dei mezzi propri. Tale ordinanza esclude dal computo dei mezzi propri alcune fonti di fondi e, segnatamente, quelli che derivano da proprietà che i soci apportatori ottengono, direttamente o indirettamente, dalla stessa banca; • ordinanza n. 232-P del 9 luglio 2003 sugli accantonamenti a fronte delle perdite attese su crediti. Tale ordinanza amplia il novero dei fattori di rischio sulla base dei quali stimare le perdite presunte; • ordinanza n. 68-T del 5 maggio 2003 di disciplina dell’attività creditizia a beneficio di parti correlate. Tale ordinanza raccomanda alla banca di adottare sistemi di controllo dei rischi più stringenti, nel momento in cui concedono credito a parti correlate; tale attività creditizia, peraltro, non deve aver luogo a condizioni più favorevoli rispetto a quelle applicate alla clientela “ordinaria”. Sotto Capitolo n. 7.2 L'attività creditizia: soggetti e operazioni La legge bancaria (Federal Law on Banks and Banking Activity), emanata il 3 febbraio 1996, come successivamente emendata, definisce il concetto di “istituzione creditizia” quale soggetto giuridico cui è riservato l’esercizio delle attività bancarie previste dalla medesima legge sulla base di apposita autorizzazione della Banca Centrale. La legge disciplina due tipologie di istituzioni creditizie, distinte sulla base dell’estensione dell’attività loro concessa: • istituzioni creditizie bancarie , cui è riservata in via esclusiva l’attività di raccolta di risorse sotto forma di depositi e l'esercizio del credito nonché l’apertura di conti bancari intestati a persone fisiche o giuridiche; • istituzioni creditizie non bancarie , cui è consentito l’esercizio di specifiche operazioni bancarie tra quelle previste dalla legge bancaria, secondo combinazioni definite dalla Banca Centrale. Oltre alle operazioni bancarie, di seguito schematizzate, le istituzioni creditizie possono svolgere operazioni strumentali (tra cui il rilascio di garanzie a beneficio di terzi, l’acquisto del diritto a richiedere l’adempimento di obbligazioni monetarie a carico di terzi, l’effettuazione di operazioni su metalli preziosi, l’effettuazione di operazioni di leasing e la prestazione di servizi di consulenza finanziaria). Tabella II. Le operazioni bancarie z z z z z z z z Raccolta di depositi da persone fisiche e giuridiche, a tempo o a vista; Impiego delle risorse raccolte; Apertura di conti bancari intestati a persone fisiche o giuridiche; Effettuazione di pagamenti per conto di persone fisiche e giuridiche, comprese banche corrispondenti; Negoziazioni in valuta estera; Negoziazioni in metalli preziosi; Concessione di garanzie bancarie Rimesse su ordine di persone fisiche. L’esercizio di attività bancaria è subordinato ad apposita autorizzazione rilasciata dalla Banca Centrale, nella quale sono specificamente indicate le operazioni per le quali s’intende concessa nonché la valuta di esercizio. L’autorizzazione della Banca Centrale è pre condizione per la registrazione dell’istituzione creditizia nel Registro Unico Statale delle Persone Giuridiche. Le condizioni per il rilascio dell’autorizzazione attengono alla disponibilità di adeguati mezzi patrimoniali, al rispetto di specifici requisiti di professionalità ed indipendenza in capo ai funzionari ed ai titolari di cariche direttive ed alla presentazione della documentazione prevista dalla legge bancaria. Tabella III. Istituzioni creditizie autorizzate Istituzioni creditizie autorizzate dalla Banca Centrale delle quali: Bancarie, Non bancarie Istituzioni creditizie (bancarie e non) totalmente controllate da capitali esteri 31/12/02 31/12/03 1.826 1.666 1.773 53 27 1.612 54 32 Fonte: Bank of Russia, Bullettin of Banking Statistics, n. 1/2004 La legge bancaria attribuisce alla Banca Centrale la competenza per la determinazione, in via regolamentare, del capitale minimo ai fini dell’autorizzazione, così come degli eventuali limiti massimi ai conferimenti in natura. Attualmente, il capitale minimo richiesto per la registrazione (da Direttiva della Banca Centrale n. 586U del 24 giugno 1999) è fissato in un equivalente pari a: • Euro 5 milioni. Tale limite è applicabile tanto alle banche costituite con capitale domestico quanto agli Istituti di nuova costituzione di banche estere, autorizzati in qualità di banche ovvero istituzioni creditizie non bancarie; • Euro 500.000, relativamente ad una istituzione creditizia non bancaria costituita con capitale domestico. I conferimenti sono ammissibili in denaro, rubli o valuta estera, ovvero in assets fissi, costituiti dagli edifici ove l’istituzione creditizia ha sede; questi ultimi conferimenti non possono contare per oltre il 20% del capitale. La legge disciplina, inoltre, l’acquisizione di partecipazioni rilevanti al capitale di una istituzione creditizia. A tal proposito chiunque (persona giuridica o persona fisica, ovvero gruppo d’imprese) acquisti una partecipazione al capitale di una istituzione creditizia superiore al 5% deve darne notifica alla Banca Centrale. Il superamento della quota del 20%, d’altra parte, richiede la preventiva autorizzazione. In tale ipotesi, la Banca Centrale può addurre quali motivazioni per il rigetto dell’autorizzazione l’ insoddisfacente merito creditizio dell’acquirente, la condanna del medesimo da parte di una corte federale per aver causato perdite patrimoniali in altre istituzioni creditizie, ovvero la violazione delle disposizioni antimonopolistiche. Infine, la legge bancaria e le norme regolamentari, dettate dalla Banca Centrale, prevedono la revoca dell’autorizzazione dalla prestazione di servizi bancari, qualora l’istituzione creditizia non sia più in grado di assicurare la propria solvibilità. Tale condizione è presunta al verificarsi delle seguenti circostanze: • il rapporto di adeguatezza patrimoniale scende sotto la soglia del 2%; • il capitale dell’istituzione creditizia scende sotto il minimo legale e la stessa non ottempera alla richiesta di adeguamento della Banca Centrale; • l’istituzione creditizia non adempie all’obbligazione di rimborso verso uno o più creditori nel termine di un mese. Sotto Capitolo n. 7.3 Le banche commerciali Il settore bancario in Russia rimane sostanzialmente frammentato, ove la generalità delle banche, eccetto la Sberbank, detengono quote di mercato irrisorie. A frenare il processo di consolidamento nell’industria bancaria, condizione indispensabile ai fini del conseguimento di condizioni improntate ad una maggiore efficienza operativa, sono, in larga misura, le restrizioni riscontrabili a livello legislativo. In effetti, la legge sulle fusioni subordina le operazioni di merger and acquisition alla preventiva approvazione di ogni singolo depositante. Tabella IV. Principali banche nella raccolta di depositi Sberbank Rossii Bank Moskvy Alfa-Bank Vneshtorgbank Gazprombank Rosbank Raiffeisenbak Austria Promstroybank UralSib IMB Depositi nel 2002 (mln. $) 21.807,2 802,3 753,1 500,9 459,8 372,7 287,3 260,6 232,9 221,8 Variazione percentuale rispetto al 2001 34,5% 206,5% 61,6% 136,9% 48,3% 71,9% 51,1% 58,2% 102,8% 35,4% Fonte: Interfax Rating Agency, 2003 L’ingresso, recente, dei principali players statunitensi ed europei (Citibank, Credit Lyon, Deutsche Bank ecc.) nell’industria bancaria russa ha alimentato le attese di una sostanziale ristrutturazione del business bancario. Di pari passo, la legge sull’autorizzazione delle banche e delle partecipazioni straniere (Law on Registration of Banks and Foreign Participations) ha eliminato il limite del 12% alla partecipazione di capitali esteri nelle imprese bancarie. Ciononostante, l’apertura del mercato e la liberalizzazione degli investimenti esteri non si è rivelata sufficiente a stimolare un considerevole afflusso di capitali dall’estero. In effetti, il mercato bancario russo è tuttora considerato dalle banche estere troppo rischioso e nemmeno il recente upgrading a investment grade del debito sovrano russo da parte di Moody’s ha contribuito a creare un maggiore senso di stabilità. Uno dei problemi principali rimane, tuttavia, la scarsità di informazioni accurate sul merito creditizio delle aziende russe. La carenza di tale patrimonio informativo, condizione irrinunciabile per una gestione efficiente del business bancario rende difficoltoso, tanto alle banche domestiche quanto alle principali banche internazionali, la valutazione del merito creditizio di un potenziale imprenditore. Ad ostacolare la formazione di un mercato trasparente è, poi, una diffusa renitenza delle banche a condividere le informazioni accumulate nell’esercizio della propria attività. Tabella V. Attività creditizia delle banche russe (mln. Rubli) Crediti, di cui: - a imprese, - a soggetti individuali, - a banche Investimenti in titoli del debito pubblico Investimenti in titoli azionari di imprese domestiche 31/12/02 31/12/03 2.058.797 2.960.331 1.612.685 2.299.942 142.158 299.678 212.360 195.874 412.767 55.051 446.969 81.973 Fonte: Bank of Russia, Bullettin of Banking Statistics, n.2/2004 e n.2/2003 Dal lato dei depositi si nota come l’attività di gran lunga prevalente abbia luogo in contropartita della clientela individuale. I depositi di soggetti corporate assumono, invece, rilevanza inferiore. Tabella VI. Depositi presso banche russe (mln. Rubli) Clientela individuale Imprese Fino 30 31-90 gg 91-180 gg 181 gg-1 1-3 anni Oltre 3 gg anno anni 134.453 427 23.394 154.828 83.903 241.920 10.197 101.319 205.949 1.092 32.046 197.130 173.237 441.120 24.502 156.580 Vista 31/12/02 31/12/03 Fonte: Bank of Russia, Bullettin of Banking Statistics, n.2/2004 Sotto Capitolo n. 7.4 Partecipazioni estere al capitale bancario e filiali di banche estere Le prospettive di sviluppo del settore bancario sono strettamente connesse, secondo il punto di vista delle autorità di vigilanza, con la capacità di adattamento delle istituzioni creditizie alle più severe condizioni competitive che caratterizzano il mercato. A tal fine, importanza prioritaria è attribuita al rafforzamento dei livelli di patrimonializzazione ed alla diversificazione dell’offerta di servizi creditizi. Date le suddette premesse, si è sviluppato un atteggiamento di stimolo all’ingresso di capitali esteri nell’industria bancaria. Tabella VII. Istituzioni creditizie con partecipazioni estere 31/03/02 30/06/02 30/09/02 31/12/02 31/03/03 30/06/03 30/09/03 31/12/03 Istituzioni creditizie con partecipazioni estere al capitale Totale Autorizzate dalla Banca Centrale Generale Che conferisce il diritto di: Raccogliere fondi Effettuare operazioni in valuta estera 128 76 120 49 129 78 121 49 129 78 121 49 123 77 115 44 128 79 120 46 125 79 116 44 127 80 118 45 128 80 117 46 Fonte: Bank of Russia, Bullettin of Banking Statistics, n.2/2004 La legge bancaria consente a istituzioni creditizie esteroresidenti di penetrare il mercato russo secondo una varietà di forme: stabilimento di società (subsidiaries), filiali ovvero uffici di rappresentanza. Va comunque sottolineato che gli orientamenti di policy seguiti dalla Banca di Russia sono, in genere, volti a favorire l'insediamento di soggetti esteri tramite la costituzione di subsidiaries piuttosto che di filiali. La giustificazione addotta attiene a ragioni di vigilanza ed è manifestazione della volontà della Banca di Russia di attrarre nella sfera della propria supervisione tutte le istituzioni creditizie insediate nella Federazione, laddove le filiali rimarrebbero vigilate dalle autorità del paese d’origine. I requisiti statutari per la concessione dell’autorizzazione sono, sostanzialmente, gli stessi previsti per l’autorizzazione di banche domestiche (salvi alcuni adempimenti formali ulteriori) quali la presentazione e la certificazione dei bilanci relativi agli ultimi tre esercizi annuali. La registrazione di un’istituzione creditizia partecipata da capitali esteri ovvero di una filiale di banche estere richiede l'espletamento in capo al soggetto estero di alcuni adempimenti formali ulteriori rispetto a quelli richiesti in via ordinaria, tra i quali: • la pubblicazione dei bilanci degli ultimi tre esercizi sottoposti a revisione contabile; • la presentazione del consenso scritto dell’autorità di vigilanza del paese d’origine all’acquisizione della partecipazione in un’istituzione creditizia russa ovvero allo stabilimento di una filiale nella Federazione Russa; • presentazione di una dichiarazione di solvibilità rilasciata da una primaria istituzione finanziaria internazionale sulla base delle migliori pratiche invalse a livello internazionale. La legge bancaria attribuisce ad apposita legge federale, previo suggerimento del governo di concerto con la Banca Centrale, il compito di fissare delle limitazioni alla partecipazione di capitale estero nel sistema bancario russo. L’istituto di vigilanza aveva provveduto in materia con un proprio regolamento del 1997 (Cfr. art. 3 della direttiva n. 437 del 23 aprile 1997 Regulations of the Bank of Russia “on specifics of registration of credit institutions with foreign investment”) al fine di colmare il vuoto legislativo, in attesa di una legge federale che fissasse le suddette limitazioni. Il provvedimento della Banca Centrale stabiliva, al riguardo, il diritto del Board della stessa di fissare un limite alle partecipazioni estere nel sistema bancario russo. Tale limite era fissato al 12%, riferito all’aggregato dei capitali esteri rispetto al valore aggregato del capitale bancario: il rapporto era quindi determinato su base sistemica e non a livello di singolo istituto. Tale norma regolamentare rimase in vigore per oltre tre anni fino al novembre 2002, quando la Banca Centrale intervenne nuovamente in materia (Direttiva della Banca di Russia n. 1204-U del 4 novembre 2002) revocando il diritto del Board di fissare simili limitazioni. Allo stato, pertanto, non vi sono limiti alla partecipazione di capitali esteri al capitale bancario in Russia. Istituzioni creditizie non-residenti possono essere autorizzate a penetrare il mercato russo tanto mediante costituzione di nuove banche quanto mediante acquisizione di banche già insediate ed operative. Sotto Capitolo n. 7.5 La ristrutturazione dell'industria bancaria Funzione precipua dei programmi di ristrutturazione delle imprese bancarie è il ripristino della fiducia dei creditori, principalmente dei depositanti, nella solvibilità delle stesse. Il soggetto che gestisce tali programmi di ristrutturazione è l'Agenzia per la Ristrutturazione delle Organizzazioni Creditizie (ARCO). Fondata sulla base di apposito decreto del Governo (Decreto n. 1642-R del 20 novembre 1998), l’ Agenzia fu registrata il 6 gennaio 1999 con lo status di ente creditizio pubblico non bancario, facente capo al fondo per le proprietà statali (Russian Federal Property Fund - RFPF), con un capitale di 10 miliardi di rubli. L’autorizzazione della Banca di Russia è datata 22 marzo 1999, data a partire dalla quale l’Agenzia incominciò ad operare. Prima del luglio 1999, i programmi di ristrutturazione bancaria trovavano applicazione su base volontaria. Ciò significa che l’intervento dell’Agenzia veniva attivato d’accordo con gli azionisti dell’istituzione creditizia in difficoltà finanziarie. Nel corso di tale primo periodo (prima fase di operatività dell’ Agenzia), l’Agenzia negoziò l’attivazione di procedure di ristrutturazione con 46 banche. Esaminati tutti i progetti proposti, l’agenzia decise l’avvio di procedure di ristrutturazione per 17 istituzioni creditizie. Successivamente, due dei suddetti progetti furono abbandonati: il progetto di ristrutturazione della Promstroybank of Russia (causa revoca dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria) e Bank Hovanskiy (su decisione della banca stessa). Quando, il 13 giugno 1999, fu emanata la legge federale sulla ristrutturazione delle istituzioni creditizie, prese avvio la seconda fase di operatività dell’Agenzia: da quel momento l’intervento su base negoziale dell’Agenzia cedeva spazio all’avvio su base obbligatoria dei programmi di ristrutturazione. La legge in discorso trasformò pure lo status giuridico dell’Agenzia, da società per azioni a ente pubblico. Nello schema della legge, il processo di ristrutturazione di un’istituzione creditizia in crisi di liquidità implica l'implementazione di un pacchetto di misure volte a ripristinarne la solvibilità ovvero, qualora ciò non sia possibile, a prepararne la messa in liquidazione. L’attivazione di una procedura di liquidazione ha, quale effetto, la cessazione degli organi sociali e l’attribuzione della gestione all’ Agenzia per la Ristrutturazione delle Organizzazioni Creditizie. Elemento caratterizzante del nuovo disposto legislativo è la definizione del concetto di “istituzione creditizia a rilevanza sociale”, che delimita il perimetro delle istituzioni creditizie assoggettabili alle procedure di ristrutturazione gestite dall'Agenzia. In particolare, un’istituzione creditizia a rilevanza sociale è individuata sulla base dei seguenti criteri: a) con riferimento alle istituzioni creditizie a rilevanza nazionale (federal scale): • titolarità di una quota di depositi pari almeno all’1% dell’aggregato dei depositi di tutte le istituzioni creditizie della Federazione russa; ovvero • titolarità di una quota di attivi pari almeno all’1% dell’aggregato degli attivi di tutte le istituzioni creditizie della Federazione russa; b) con riferimento alle istituzioni creditizie a rilevanza regionale: • titolarità di una quota di depositi pari almeno al 20% dell’aggregato dei depositi raccolti dalle istituzioni creditizie localizzate nel territorio regionale di riferimento (comprese le filiali di istituzioni creditizie la cui sede legale sia situata nel territorio di altra regione appartenente alla federazione); ovvero • titolarità di una quota di attivi pari almeno al 20% dell’aggregato degli attivi dalle istituzioni creditizie localizzate nel territorio regionale di riferimento (comprese le filiali di istituzioni creditizie la cui sede legale sia situata nel territorio di altra regione appartenente alla federazione). Le istituzioni creditizie così individuate, possono essere sottoposte a programma di ristrutturazione qualora: • il rapporto di adeguatezza patrimoniale scenda sotto il 2% e • non adempiano ad una qualsivoglia obbligazione di rimborso nei confronti di uno o più creditori entro un periodo di sette giorni da quando il credito diventa esigibile. La procedura di ristrutturazione promana da una proposta in tal senso avanzata dalla Banca di Russia all’Agenzia la quale ha un termine di 90 giorni per decidere in merito all’accoglimento o al rigetto della proposta. Nel momento in cui l’Agenzia incomincia l’esame della proposta, i diritti degli azionisti derivanti dalla partecipazione al capitale dell’istituzione creditizia sono sospesi. La disciplina legislativa dei processi di ristrutturazione non impedisce, ad ogni modo, all’Agenzia di continuare ad implementare progetti di ristrutturazione bancaria su base negoziale. Sebbene, come già accennato, per molto tempo sia mancato un programma generale di assicurazione dei depositi, l'Agenzia ne gestisce uno speciale volto alla tutela dei depositanti nelle banche sottoposte ad un programma di ristrutturazione. Tale sistema di tutela dei depositi funziona sulla base di apposita direttiva (Directive for ensuring the households’ deposits recovery in the banks under management of the State Corporation “Agency for Restructuring Credit Organizations”) approvata dal consiglio direttivo dell’Agenzia. Il sistema trova applicazione su basi selettive, alle banche in procinto di completare il processo di ristrutturazione. Lo schema di funzionamento prevede l’intervento dell’Agenzia nel momento in cui sia revocata l’ autorizzazione ad una banca partecipante al sistema. In tale ipotesi, l’Agenzia provvede al rimborso con effetto immediato di una parte dei depositi. La differenza tra l’ammontare rimborsato e l’ ammontare depositato trova rimborso durante le procedure di liquidazione. Tabella VIII. Lo schema di tutela dei depositanti nelle banche in ristrutturazione Per depositi fino a 20 MWs (=Minimal Wage, Salario minimo) Per depositi da 20 MWs a 250 MWs Per depositi superiori a 250 MWs 100% dell’ammontare depositato 20 MWs + 90% dell’ammontare eccedente 20 MWs 20 MWs + 90% di 230 + 50% dell’ammontare eccedente 250 MWs Fonte: Agency for Restructuring Credit Organizations, 2004 Nel corso del 2002, 64 istituzioni creditizie sono state sottoposte a programma di ristrutturazione, il 60% delle quali hanno ripristinato condizioni di solvibilità. Le istituzioni poste in liquidazione, sempre nel 2002, furono 71 ed il tasso medio di recupero dei crediti da parte dei soggetti esposti, durante le procedure di liquidazione, ammontava al 7,3%. Sotto Capitolo n. 7.6 Cenni al settore assicurativo Il governo russo ha indicato recentemente come prioritario in materia di business assicurativo un processo di riforma della legislazione in vigore improntato all’apertura del mercato. L’obiettivo è consentire alle imprese d’assicurazione controllate da capitale estero di operare senza restrizioni sul mercato russo. L’originaria legge sulle assicurazioni, datata 1993, inibiva l’attività assicurativa ad imprese d’ assicurazione a controllo estero. Tale restrizione, tuttavia, era aggirata in molti casi. Di fatto, molte imprese d’assicurazione operavano legalmente nonostante un effettivo controllo estero. Altre, viceversa, operavano in condizioni di illegalità. Un primo passo, sia pure molto circoscritto, verso l’apertura del mercato assicurativo al capitale straniero fu compiuto nel 1999 con l’emanazione della nuova legge sulle imprese d’assicurazione. Tale legge consente la partecipazione di soggetti non residenti al capitale delle imprese d’ assicurazione fino ad una quota massima del 15%, ponendo però delle restrizioni sostanziali all’ attività delle imprese che, di fatto, siano controllate da soggetti esteri. In particolare: • alcune tipologie di attività assicurativa, tra le quali l’esercizio dell’assicurazione sulla vita, sono inibite alle imprese controllate da soggetti esteri; • solamente imprese d’assicurazione con un ampio tracking record nel proprio paese d’origine e con esperienza operativa in Russia possono assumere il controllo di imprese d’assicurazione russe; • le principali cariche direttive devono essere ricoperte da cittadini residenti. Capitolo n. 8 Il sistema valutario L’apertura di conti presso banche russe o banche estere localizzate sul territorio russo è disciplinata da apposite disposizioni amministrative della Banca Centrale. In generale, i soggetti residenti all’ estero possono aprire conti presso banche russe o locali: le persone giuridiche sono tenute a presentare i documenti di costituzione e registrazione dell'impresa presso l’ufficio fiscale, mentre alle persone fisiche è richiesto il passaporto con visto. L’apertura di conti in valuta locale presso banche locali è disciplinata dall’Istruzione della Banca centrale n. 93-I del 12 ottobre 2000. Tali disposizioni consentono ai soggetti residenti all’estero di aprire tre tipologie di conti denominati in rubli: un conto di conversione (conto di tipo K) sul quale far transitare tutte le operazioni bancarie in rubli e le operazioni di cambio delle persone fisiche e giuridiche, un conto “non conversione” (conto di tipo N) ed un conto specificamente riservato alle persone fisiche (tipo F). Un successivo provvedimento amministrativo del dicembre 2000 (n. 96-I), consente alle persone fisiche e giuridiche di aprire conti speciali in rubli presso banche autorizzate. Si tratta, propriamente, di conti finalizzati e destinati, rispettivamente, al servizio delle operazioni di compravendita di valuta estera (conto di tipo S di conversione, sul quale, peraltro, non possono transitare operazioni connesse con la negoziazione di strumenti finanziari ovvero con l’incasso di proventi derivanti da detti investimenti), al servizio dell’investimento in titoli azionari, negoziazione ed incasso di dividendi (conto di tipo S d’investimento) ed all’effettuazione di investimenti di progetto (conto di tipo S di progettazione). I soggetti residenti all’estero, persone fisiche o giuridiche, possono, inoltre, aprire conti denominati in valuta estera presso banche locali. A tal fine, le persone giuridiche devono esibire lo statuto societario, i documenti comprovanti la registrazione presso la camera di commercio d’origine e l’ ultima delibera assembleare. Tali documenti saranno tradotti in lingua russa e sottoposti a convalida da parte di un consolato russo in Italia. L’apertura di conti valutari, tuttavia, è soggetta a limitazioni per quanto attiene all’utilizzo degli stessi: in effetti, tutti i pagamenti in valuta devono transitare sul conto bancario contro fatture; è, invece, inibito il ritiro di somme in contanti (salvo che per missioni all’estero documentate dei dipendenti). Le suddette limitazioni non vigono per le persone fisiche: queste possono aprire conti in valuta semplicemente dietro presentazione del passaporto e versamento di un importo minimo da 100 a 200 USD in conto e, soprattutto, sono abilitate al prelievo di contanti. Da tre anni, inoltre, è stata modificata la disciplina amministrativa dettata dalla Banca centrale in materia di proventi da esportazione. Attualmente, le persone giuridiche di diritto russo, comprese quelle a partecipazione straniera, sono tenute, entro 7 giorni dalla data di accredito sul conto valutario, alla conversione del 50% dei mezzi monetari ricavati dalle operazioni di esportazione della produzione. Lo stesso obbligo si estende alle rimesse ricevute da soggetti non residenti, salve alcune eccezioni (tra le quali quelle legate ad apporti di capitale sociale, dividendi e utili distribuiti, crediti ricevuti). Di converso, un’articolata normativa regolamentare della Banca centrale (Decreto n. 383-Y del 20 ottobre 1998, Decreto n. 519-Y del 22 marzo 1999 e n. 543-Y del 14 aprile 1999) regola l’acquisto di valuta estera finalizzata al pagamento di beni o servizi importati. A tal fine è necessaria la preventiva autorizzazione della Banca Centrale, concessa previo accertamento dei documenti giustificativi della transazione effettuata (sostanzialmente, i contratti stipulati col partner straniero). L'acquisto di valuta è effettuato dalla banca designata a valere sul conto in rubli del cliente, mediante prelievo di una somma di controvalore pari all’ammontare di valuta da acquistare: l’acquisto ha luogo entro un termine di 3 giorni lavorativi. Tecnicamente, si tratta di un’operazione garantita, poiché un controvalore di rubli equivalente a quello destinato all’acquisto della valuta è prelevato dalla banca e depositato a garanzia dell’operazione su un conto tecnico provvisorio. Infine, il 10 dicembre 2003 è stata emanata una nuova legge avente ad oggetto la regolamentazione ed il controllo del sistema valutario (Legge n. 173-FZ della Federazione Russa), in abrogazione della precedente legge dell’ottobre 1992. La nuova legge valutaria semplifica, per molti versi, l’effettuazione di operazioni in valuta tra residenti e non residenti, eliminando gran parte delle restrizioni previgenti. Con riferimento a quest’ultimo aspetto, importante è il mutamento di prospettiva. Secondo il nuovo disposto legislativo, sono consentite tutte le operazioni valutarie non specificamente proibite. In precedenza, solamente le operazioni specificamente indicate potevano essere eseguite senza restrizioni: tutte le altre operazioni richiedevano specifica autorizzazione della banca centrale. La nuova legge rovescia la logica, fornendo una tassonomia di operazioni per le quali delle restrizioni possono essere adottate; le operazioni non rientranti in tale tassonomia possono essere condotte liberamente senza restrizioni o controlli. Ai sensi della nuova disciplina, restrizioni possono essere imposte con riferimento alle seguenti operazioni e trasferimenti tra residenti e non residenti: • dilazioni di pagamento di oltre tre anni sull’export di alcuni beni (macchinari, apparecchiature, apparecchi elettronici e per la riproduzione audio e video, mezzi di trasporto terrestre e aereo); • dilazioni di pagamento di oltre 5 anni connesse con l’esecuzione di costruzioni al di fuori del territorio russo; • dilazioni di pagamento di oltre 180 giorni per l’effettuazione di operazioni non rientranti nei due punti precedenti; • pagamenti a non residenti anticipati di oltre 180 giorni; • pagamenti a non residenti anticipati di oltre 3 anni per l’import di determinati beni; • acquisizione da parte di residenti da non residenti di interessi e partecipazioni in persone giuridiche. La nuova legge, in particolare, vieta alla Banca Centrale la richiesta di autorizzazioni per l’ effettuazione di pagamenti in valuta. La Banca Centrale, peraltro, può richiedere che un ammontare fino al 100% dell’operazione in valuta sia costituito come riserva per un periodo massimo di 60 giorni nei casi di seguito elencati: Per i soggetti residenti • regolamento di operazioni di prestito a non residenti denominate in valuta estera; • regolamento di operazioni di prestito a non residenti denominate in rubli; • operazioni in strumenti finanziari esteri; • operazioni non effettuate dalle banche; • operazioni connesse con l’acquisto, da parte di residenti in contropartita di non residenti, di strumenti finanziari domestici. Per i soggetti non residenti • operazioni in strumenti finanziari esteri. La Banca Centrale, inoltre, può imporre alcune restrizioni sull’acquisto di valuta estera quali l’apertura di un conto bancario speciale e: • per i non residenti, costituzione di una riserva non superiore al 20% della valuta estera venduta per un periodo non superiore all’anno; • per i residenti, costituzione di una riserva non superiore al 100% della valuta estera acquistata per un periodo non superiore a 60 giorni dall’acquisto. Il regolamento n. 1465 – U della Banca Centrale del 29 giugno 2004 disciplina gli obblighi di riserva. Questi, tuttavia, sono specificati in funzione della tipologia del conto attraverso il quale l’operazione è effettuata e non in funzione della specifica tipologia di transazione. Pertanto, per capire se una data operazione è soggetta a riserva occorre prima individuare se la stessa richiede di essere eseguita tramite un conto speciale. Per i non residenti è posto un obbligo di riserva in relazione all’acquisto in contropartita di soggetti residenti di strumenti di debito emessi in nome della Federazione Russa. Le risorse monetarie accreditate, ai fini dell’effettuazione dell’acquisto, sul conto speciale di tipo S aperto dal soggetto residente e provenienti da un conto non speciale intestato al medesimo presso una banca riconosciuta, sono soggette ad una riserva del 20% per un periodo di 365 giorni. Capitolo n. 9 Finanza agevolata Vanno, poi, menzionati i regimi agevolativi gestiti da istituti di diritto italiano a supporto dell’ internazionalizzazione delle imprese italiane. Tra questi istituti si segnalano, in particolare: • i crediti all’esportazione; • i fondi a sostegno della costituzione di joint-venture in paesi extra-UE. I crediti all’esportazione non sono soggetti a vincoli per quanto riguarda i paesi di destinazione dei flussi di export; di conseguenza, sono applicabili indistintamente ad operazioni di esportazione sia intra-UE sia extra-UE. Il fondamento normativo dei crediti all’export è rinvenibile nel D.Lgs. n.143 del 1998, ex legge 227 del 1977. Lo strumento in discorso consente alle imprese esportatrici italiane di accordare agli acquirenti esteri delle dilazioni di pagamento a medio/lungo termine a condizioni agevolate; i tassi d’interesse, infatti, sono in linea a quelli offerti da concorrenti di paesi OCSE. In particolare, i tassi minimi (CIRR – tasso d’interesse commerciale di riferimento) sono definiti mensilmente in sede OCSE in funzione della valuta di denominazione del credito all’esportazione. La base di calcolo è data dalle quotazioni di titoli pubblici a medio/lungo termine cui si somma un margine dell’1%. Attualmente, i tassi di riferimento sull’euro variano dal 4% al 5% a seconda della scadenza. Il tasso che governa l’operazione di finanziamento è determinato all’atto della fase di negoziazione dell’operazione o della stipula del contratto ed è fisso per tutta la durata dell’operazione. La procedura da seguire prevede l’inoltro di apposita istanza alla SIMEST (Società Italiana per le Imprese all’Estero) da parte della banca finanziatrice o direttamente dall’esportatore; la decisione in merito all’accoglimento o al rigetto della domanda spetta al Comitato agevolazioni di SIMEST, entro un termine di 90 giorni dalla data della domanda. L’ importo finanziato copre al massimo l’85% dell’importo della fornitura e la durata dell’agevolazione è pari o superiore ai 24 mesi dalla spedizione o consegna; la durata massima è determinata in base agli accordi commerciali. Il decreto, inoltre, prevede specificamente le tipologie di export che possono beneficiare dell’ agevolazione; trattasi, in particolare, di forniture di macchinari, impianti, studi, progettazioni, lavori e servizi, semilavorati o beni intermedi destinati ad essere integrati in beni d’investimento. Tecnicamente, l’agevolazione si traduce in un finanziamento concesso da una banca all’impresa italiana esportatrice a fronte della dilazione accordata alla controparte estera (credito fornitore) ovvero direttamente all’acquirente estero (credito acquirente). Il finanziamento può essere denominato tanto in euro quanto nelle principali valute, con l’unica limitazione che la valuta di denominazione deve essere la stessa del contratto di fornitura. Un istituto particolare di credito agevolato è quello proposto dall’art. 22 comma V del decreto legislativo n. 143 del 1998. Lo scopo è di finanziare le spese relative a studi di fattibilità collegati ad esportazioni o ad investimenti italiani all’estero in Paesi non appartenenti all’Unione Europea. Il finanziamento copre il 100% del totale complessivo delle spese in preventivo per una durata massima di 3 anni e 6 mesi, compreso un periodo di preammortamento di 6 mesi in cui sono corrisposti solo gli interessi. Risultano finanziabili le spese inserite nel preventivo a firma del Legale Rappresentante (salari, emolumenti dovuti a consulenti o ad esperti, viaggi, studi di supporto, test, altre spese di natura tecnica che risultino strettamente collegate allo studio da effettuare). Tecnicamente, si tratta di operazioni garantite, ove le forme di garanzia ammesse a fronte del finanziamento ricevuto sono: fideiussione bancaria e/o assicurativa redatta secondo lo schema predisposto dalla SIMEST e rilasciata dalle banche o compagnie assicurative di gradimento della SIMEST medesima; fideiussione di Consorzi di Garanzia Collettiva Fidi (Confidi) appositamente convenzionati con SIMEST; pegno su titoli. Sotto Capitolo n. 9.1 I fondi di venture capital Si tratta di fondi destinati al finanziamento, tramite SIMEST, di operazioni di venture capital in aree quali la Cina, la Federazione Russa , il Mediterraneo, l’Africa, il Medio Oriente ed i Balcani . Tali fondi sono cumulativi rispetto alla normale quota di partecipazione di SIMEST all’iniziativa in forza della legge n. 100 del 1990. Ai sensi di tale legge, si ricorda, la SIMEST ha quale oggetto statutario la partecipazione ad imprese e società all’estero promosse o partecipate da imprese italiane ovvero da imprese aventi una stabile organizzazione in uno stato dell’Unione Europea, oltre che la promozione ed il sostegno finanziario, tecnico-economico ed organizzativo di specifiche iniziative d’investimento. Entro tale cornice, SIMEST può partecipare con quote di minoranza a società ed imprese all’estero: al proposito la partecipazione di SIMEST non può eccedere, di norma, la quota del 25% del capitale sociale della società partecipata (salvi i casi in cui il CIPE consente di aumentare la quota di partecipazione oltre il 25%). Con specifico riferimento ai fondi di venture capital, è attivo un Fondo Russia (istituito con Decreto Ministeriale del 24 marzo del 2004). L’obiettivo è sostenere gli investimenti delle imprese italiane attraverso l’acquisizione di quote di capitale di rischio in imprese aventi sede nella Federazione Russa, in Ucraina, Moldavia, Armenia, Azerbaijan e Georgia. Le operazioni finanziabili sono quelle di costituzione di nuova impresa, sottoscrizione di aumento di capitale sociale in impresa già costituita, acquisto da terzi di azioni o quote di impresa già costituita. Il fondo stanziato ammonta ad Euro 70 milioni ed è trasferito alla SIMEST. Tecnicamente, SIMEST acquista, a valere su tale fondo rotativo, quote di capitale in imprese costituite nella Federazione Russa e partecipate, con o senza partner locali, da imprese italiane; l’obiettivo è quello di mettere a disposizione delle imprese italiane strumenti finanziari che ne agevolino il processo di internazionalizzazione nel paese. Competente a deliberare sulla concessione dell’intervento è il Comitato di indirizzo e rendicontazione, istituito con Decreto n. 397 del 3 giugno 2003. La partecipazione della SIMEST ex legge n. 100/90 e del fondo di venture capital ad imprese estere può arrivare fino ad un massimo del 49% del capitale. Capitolo n. 10 Il mercato dei capitali Lo sviluppo del mercato azionario russo ha tratto impulso dalla negoziabilità, iniziata nel 1992, dei vouchers (documenti emessi e assegnati ai cittadini tramite asta, i quali conferiscono al possessore il diritto ad una quota di proprietà negli asset privatizzati) emessi nell’ambito del processo di privatizzazione e si è consolidato con l’ammissione a negoziazione dei titoli azionari emessi in sostituzione dei suddetti vouchers. Circa 40 milioni di nuovi azionisti emersero durante lo sviluppo del processo di privatizzazione, molti dei quali acquisirono azioni di imprese nelle quali avevano impiego. Inizialmente, i partecipanti al mercato azionario erano imprese di brokeraggio e fondi d’investimento. Il mercato secondario incominciò ad assumere una sua fisionomia a metà anni novanta, quando imprese di brokeraggio ed altre imprese d’investimento (comprese imprese esteroresidenti) incominciarono a negoziare attivamente gli strumenti finanziari derivanti dal processo di privatizzazione, sebbene in un contesto caotico caratterizzato da carenza di regolamentazione e pratiche spesso sfocianti in scandali finanziari. Nel tentativo di centralizzare le attività di promozione e regolamentazione del mercato dei capitali russo, fu istituita, con decreto presidenziale del novembre 1994, una apposita commissione di vigilanza (Russian Federal Commission for Securities and the Capital Market – RFCSCM). Durante tutto il 1995 ed il primo semestre del 1996, la Commissione, ribattezzata Federal Commission for Securities Markets (FCSM) dal Decreto presidenziale n. 1009 del 1° luglio 1996, completò l’opera di predisposizione di un apparato regolamentare di disciplina del mercato dei capitali. Compito statutario della Commissione, pertanto, è la regolamentazione e vigilanza dell’ industria dei servizi d’investimento in Russia. La commissione funziona secondo una struttura federativa, mediante un’articolazione in agenzie regionali. Attualmente, la Commissione ha agenzie a Mosca, San Pietroburgo, Ekaterinburg, Novosibirsk, Nizhny Novgorod, Rostov, Vladivostok, Krasnoyarsk, Orel, Omsk, Smara, Chelyabinsk, Saratov, Irkutsk e Kazan. Le funzioni della Commissione sono disciplinate dalla Legge n. 39-FZ del 22 aprile 1996 (Law on Securities Market). In questo contesto, il controllo pubblico esercitato dal governo è strumentale alla protezione dei diritti degli investitori e della libertà dei partecipanti al mercato di interagire in un ambiente competitivo. La Commissione, nell’esercizio delle proprie funzioni attribuisce rilevanza fondamentale alle iniziative legislative e regolamentari volte a gettare le precondizioni per un mercato finanziario al contempo efficiente e dotato di strumenti efficaci per la tutela dell’investimento. In tale ottica vanno lette le recenti azioni propositive della Commissione in tema di emendamenti alla legge di disciplina del mercato degli strumenti finanziari, al codice penale ed al codice sulle violazioni amministrative. Tale corpus di emendamenti è finalizzato a rafforzare gli strumenti delle autorità pubbliche nell’attività di prevenzione e repressione dei reati di insider trading e price manipulation. Il nuovo apparato regolamentare disciplina, in particolare, i seguenti aspetti: • promozione e sviluppo dell’industria dei servizi d’investimento in Russia; • autorizzazione e controllo dell’attività dei partecipanti al mercato (imprese d’investimento, brokers, dealers, società di gestione di fondi, agenti di clearing e settlement, depositari di strumenti finanziari e mercati di borsa); • autorizzazione all’istituzione di fondi d’investimento e fondi pensione; • registrazione delle nuove emissioni di strumenti finanziari ed approvazione dei prospetti connessi; • vigilanza sull’adempimento degli obblighi di disclosure in capo agli emittenti ed ai partecipanti al mercato; • sviluppo delle infrastrutture del mercato; • istituzione di fondi d’investimento e fondi pensione. L’impegno della Commissione, in anni recenti, si è manifestato nel quadro di sviluppo di un sistema regolamentare per la protezione degli azionisti di minoranza, la prevenzione degli abusi di posizione dominante e dei fenomeni di insider trading. Molte autorizzazioni ad operare su strumenti finanziari furono concesse ad imprese d’investimento di emanazione bancaria. Numerose banche costituirono apposite filiali per operare sui mercati dei capitali, ampliando così la propria sfera d’intervento al di là della tradizionale attività bancaria. Sebbene più di 50 mercati azionari fossero registrati in Russia a metà 1996, è stato stimato che circa il 90-95% delle negoziazioni azionarie avessero luogo over the counter. I mercati regolamentati, pertanto, giocano un ruolo marginale nella negoziazione di titoli azionari. Con l’eccezione del mercato di Vladivostok, le negoziazioni di borsa hanno ad oggetto quasi esclusivamente titoli di stato. Confrontandosi con notevoli resistenze tanto a livello federale quanto a livello locale, i promotori di un sistema di trading elettronico che funzionasse sullo stile del NASDAQ, tentarono nel 1995 di unificare le associazioni di dealers e brokers di Ekaterinburg, Novosibirsk, Irkutsk, Mosca e San Pietroburgo sotto le insegne di RTS (Russian Electronic Trading System). Andato a buon fine, il progetto RTS ha visto, successivamente, la connessione di altre regioni. Attualmente, RTS divide la propria posizione dominante sul mercato dei capitali russo con il MICEX (Moscow International Currency Exchange), mercato borsistico in origine costituito per la negoziazione di valute e titoli di stato ma che successivamente ha visto estendere la propria operatività sul comparto azionario. Già nel 2000, i membri aderenti al comparto azionario del MICEX erano 350 a fronte dei 275 del 1997. Sotto Capitolo n. 10.1 MICEX Fondato nel 1992, il MICEX è stato autorizzato nel luglio dello stesso anno dalla Banca Centrale ad organizzare negoziazioni su valute estere e gestire le operazioni di regolamento (settlement) sulle stesse transazioni. Successivamente, all’atto dell’istituzione della Commissione di vigilanza, al MICEX fu estesa l’autorizzazione all'organizzazione delle negoziazioni su securities. Attualmente, sul MICEX si negoziano: • valute; • titoli del debito pubblico ed obbligazioni corporate; • titoli azionari; • strumenti finanziari derivati. In termini di volumi totali negoziati (281 miliardi di dollari nel 2003) il MICEX è il principale mercato borsistico in Russia e nell’est Europa. Circa 500 primarie istituzioni finanziarie sono membri del comparto valutario. I volumi scambiati su tale comparto hanno raggiunto nel 2003 i 146 miliardi di dollari (dal 1992 la Banca Centrale fissa il cambio ufficiale del Rublo sulla base degli scambi eseguiti sul MICEX). Le negoziazioni su tale comparto hanno luogo attraverso il sistema elettronico di trading SELT. Relativamente al comparto azionario il floor del MICEX costituisce il principale market place in Russia, ove sono negoziati i titoli di circa 150 società emittenti (tra le quali blue-chips quali RAO UES, Lukoil, Rostelekom, Mosenergo e Sberbank) per una capitalizzazione totale di 150 miliardi di dollari. Circa 520 istituzioni finanziarie attive nel trading su strumenti finanziari sono membri del comparto azionario. I volumi totali negoziati nel corso del 2003 ammontano a 70 miliardi di dollari: tale cifra corrisponde a circa l’80% dei volumi totali negoziati sui principali mercati russi. Lo sviluppo del mercato dei corporate bonds è più recente. Pure con riferimento a tale tipologia di strumenti finanziari il MICEX costituisce il principale trading floor ove sono negoziati i titoli di oltre 100 tra le principali aziende russe (tra le quali Gazprom, TNK, Magnitogorsk Metallurgy Plant RAO UES). Nel corso del 2003 furono collocati corporate bonds per un controvalore di 2,6 miliardi di dollari; i volumi negoziati sul secondario ammontarono a 12,6 miliardi di dollari. Dal lato delle negoziazioni su titoli del debito pubblico (GKO’s e OFZ’s) circa 300 dealer operano sul MICEX per conto di oltre 7.000 investitori. I volumi negoziati superano i 36 milioni di dollari, comprese le negoziazioni REPO. Sotto Capitolo n. 10.2 RTS Istituito nel 1995, RTS risponde all’esigenza di consolidare i diversi trading floors precedentemente operanti a livello regionale in un unico sistema di trading. L’exchange in questione offre servizi di trading e settlement su basi tecnologiche fornite dal NASDAQ. RTS si compone dei seguenti comparti di mercato: • RTS Stock Market, per la negoziazione di titoli azionari, con regolamento tanto in Rubli quanto in Dollari; • FORTS, per la negoziazione di contratti future e d’opzione con regolamento in Rubli (attualmente sono negoziati 7 contratti future e 3 contratti d’opzione); • RTS bonds, per la negoziazione di titoli obbligazionari; • RTS board, sistema utilizzato per fornire prezzi indicativi su titoli non quotati; • RTS bills, sistema utilizzato per fornire prezzi indicativi su effetti emessi da imprese. In origine, RTS forniva un sistema di trading over the counter ove i partecipanti esponevano in via elettronica quotazioni sui diversi strumenti finanziari negoziati e concludevano le transazioni telefonicamente. Nel 2002, in joint-venture con la Borsa di San Pietroburgo, RTS ha introdotto un sistema di trading order driven ove la conclusione di contratti avviene automaticamente nell’ambito di un libro ordini (book) centralizzato e gestito in forma totalmente elettronica: l’accesso a tale book ha luogo attraverso una pluralità di connessioni remote. Nel contesto del sistema di trading order driven, la borsa di San Pietroburgo fornisce il market place ove le negoziazioni hanno luogo, mentre le operazioni di compensazione e regolamento sono gestite da RTS. Sotto Capitolo n. 10.3 Recenti orientamenti della Commissione Il lavoro della Commissione è stato particolarmente intenso nell’ultimo triennio e si è focalizzato in modo particolare sulla modifica della disciplina societaria, al fine di introdurre maggiori guarentigie a beneficio degli azionisti di minoranza. Di pari passo, ha adottato un codice di corporate governance per stimolare pratiche di governo societario allineate con le migliori in ambito internazionale. Elemento chiave della suddetta strategia è l’adeguamento agli standard contabili invalsi a livello internazionale. La politica della Commissione, peraltro, se volta principalmente alla predisposizione di strumenti di governo del mercato coerenti con le necessità di protezione dell’investimento, non trascura, tuttavia, l’ esigenza di stimolare un ampliamento dimensionale dell’industria dei servizi d’investimento. Ciò significa incrementare i flussi di risorse che transitano sul mercato dei capitali. Uno degli elementi di tale strategia è la riforma del regime previdenziale con l’istituzione di fondi pensione che, nelle intenzioni delle autorità, dovrebbe far confluire un’ingente massa di risorse sul mercato. Codice di autodisciplina Dal lato del governo societario, la Commissione ha incominciato nel 2000 la redazione di un Codice di corporate governance. Il governo federale ha approvato tale codice nel novembre del 2001 (di seguito anche “Codice”). Il Codice detta delle raccomandazioni alle società emittenti volte all’adeguamento dei modelli di governance alle migliori pratiche internazionali, sebbene l’adozione degli standard proposti non sia obbligatoria. Gli standard proposti costituiscono una codificazione delle best practices invalse a livello internazionale e, nelle intenzioni della Commissione e dei pubblici poteri, dovranno fungere da benchmark per valutare le pratiche e procedure di governo effettivamente adottate dalle imprese russe. Secondo la lettera del Codice, la Commissione può richiedere alle società piena disclosure del grado di adeguamento ai principi codificati, fornendo ad un’ampia platea di soggetti (stockholders, agenzie di rating, creditori, lavoratori, potenziali investitori, brokers e dealers che negoziano i relativi titoli) le basi per una efficace valutazione dell’affidabilità dell'emittente. Sebbene l’adozione del Codice di corporate governance non sia vincolante, gli sforzi della Commissione sono orientati a stimolarne l’ adozione da parte di ogni società russa. Lo stesso Codice, peraltro, raccomanda piena disclosure in merito al grado di adeguamento agli standard in esso contenuti; le società sono tenute a includere nell’ultimo report trimestrale una nota sul grado di adeguamento ai principi formalizzati dal Codice. Le direttrici lungo le quali muovono i principi fissati dal Codice sono: a) la tutela degli azionisti; b) composizione e funzioni del consiglio di amministrazione. Sotto il primo aspetto sub a), il codice raccomanda l’adozione di una filosofia di governo societario che consenta a tutti gli azionisti della società, compresi quelli di minoranza, di disporre di tutte le informazioni rilevanti ai fini di un effettivo esercizio del diritto di voto in assemblea. Il Codice individua due tipologie fondamentali di informazione: quelle di cui gli azionisti necessitano ai fini di un monitoraggio continuo sulle operazioni condotte dal consiglio di amministrazione nonché quelle rilevanti ai fini dell’adozione delle delibere attribuite all’assemblea dalla legge sulle società per azioni (si veda cap. 2.11). Sotto il profilo procedurale, l’accento è posto sulla necessità di agevolare l’ esercizio del voto attraverso una tempestiva convocazione dell’assemblea a beneficio di tutti gli azionisti, una chiara e completa indicazione degli argomenti all’ordine del giorno e, soprattutto, l’incoraggiamento del voto tramite il conferimento di deleghe. Sotto il secondo profilo sub b), il Codice attribuisce al consiglio di amministrazione la definizione delle strategie e delle linee di indirizzo della società e, soprattutto, la supervisione sull’operato degli amministratori esecutivi. Quest’ultima precisazione, in particolare, riveste notevole importanza in quanto implica il potere in capo al consiglio di sospendere o revocare gli amministratori esecutivi. Tra i doveri generali del consiglio, tra l’altro, rientra l’adozione di tutte le procedure necessarie alla prevenzione di eventuali conflitti d’interesse che possano, eventualmente, insorgere tra gli azionisti e gli organi di governo della società. Dal lato della composizione del consiglio di amministrazione, il Codice introduce dei principi di assoluta rilevanza. In effetti, dopo la dichiarazione di principio per cui gli amministratori devono essere in possesso di adeguati requisiti di competenza e professionalità, si procede all’introduzione del concetto di “amministratore indipendente” nelle prassi del governo societario russo. A tal proposito, il Codice fornisce non soltanto una misura minima riferita alla presenza di amministratori indipendenti, ma tenta pure di definire in modo univoco il concetto d’indipendenza. Secondo le raccomandazioni del Codice, almeno un quarto dei membri del consiglio di amministrazione dovrebbero essere indipendenti, ossia non presentare significative relazioni con la società. La perdita del requisito d’indipendenza deriva dalle seguenti circostanze: • impiego alle dipendenze della società nell’ultimo triennio; • manifestazione di relazioni di parentela con almeno un esecutivo; • titolarità di relazioni contrattuali con la società in forza delle quali l’amministratore consegua oltre il 10% dei profitti annui; • titolarità di relazioni commerciali con la società, qualora il valore annuo delle transazioni effettuate con la stessa ecceda il 10% del valore degli attivi; • qualifica di rappresentante del governo; • qualifica di membro del consiglio di amministrazione per un periodo superiore a sette anni. Al fine di garantire maggiore efficienza ai lavori del consiglio si raccomanda, poi, la composizione di particolari comitati, composti da membri dotati di comprovata esperienza nella rispettiva area, ad ognuno dei quali è attribuita un’area funzionale d’intervento. Si tratta, in particolare, del comitato per la pianificazione strategica, del comitato per l’auditing, del comitato per la remunerazione e del comitato per la risoluzione dei conflitti d’interesse. Secondo i principi codificati, i suddetti comitati, tranne il primo cui compete la definizione delle linee strategiche e di indirizzo della società, dovrebbero essere composti esclusivamente da membri indipendenti. In effetti, gli stessi assolvono funzioni di garanzia volte ad assicurare la conformità della gestione alle esigenze di tutela di tutti gli azionisti. In particolare, il comitato per l'auditing è incaricato della supervisione sulle operazioni finanziarie della società, e la questione assume particolare rilevanza proprio alla luce degli scandali finanziari che hanno recentemente colpito molti mercati finanziariamente evoluti. Al medesimo è assegnata la funzione di proporre la società di revisione, indipendente, cui affidare l’incarico di revisione e certificazione dei bilanci. Per quanto concerne la redazione dei bilanci e dei report finanziari, è incominciata nel 2003 la riforma contabile mediante approvazione da parte della Interagency Commission for Accounting Reform del relativo progetto predisposto dal governo. Le linee guida della riforma prevedono l’obbligatorietà della redazione dei bilanci in accordo con gli IAS (International Accounting Standards) e l’attribuzione dell’ incarico di revisione e certificazione degli stessi ad una società di revisione indipendente. Le società quotate saranno le prime, a partire dall’esercizio 2004, a redigere i bilanci in accordo con i principi contabili internazionali. Riforma previdenziale La riforma previdenziale approvata nel corso del 2002 dovrebbe, nelle intenzioni dei pubblici poteri, fungere da stimolo all'industria dei servizi d’investimento. Le risorse accumulate sui conti dei futuri pensionati possono essere investite negli strumenti finanziari individuati dai pubblici poteri (decreto del Governo n. 379 del 30 giugno 2003). Tabella IX. Tipologie di investimento dei risparmi accumulati 2004 Titoli di stato Russia’s subdivisions bonds Obbligazioni municipali Titoli azionari Fino al 50% Fino al 40% 2005 Senza restrizioni Fino al 40% Fino al 60% Fino al 45% 2006 2007 Fino al 70% Fino al 55% Fino all’80% Fino al 65% Si stima che, entro il 2010, i risparmi investiti sul mercato ammonteranno a 10 miliardi di dollari. Al proposito vi sono due opzioni: l’investimento delle risorse accumulate può aver luogo tramite società di asset management specificamente autorizzate dall’investitore, ovvero, in assenza di specifica autorizzazione, gli asset sono collocati presso la Vneshekonombank. Dal 2004, gli investitori-pensionati possono investire le risorse accumulate in fondi pensione non statali. La tutela dei nuovi investitori, futuri pensionati, è attribuita al Ministero delle Finanze, alla Commissione e ad un apposito comitato costituito sotto l’egida governativa nell’agosto 2003 (Social Council for Investing Accumulated Pension Savings). Sotto Capitolo n. 10.4 Gli sviluppi dopo la crisi finanziaria Capitalizzazione e turnover dei mercati azionari rimangono sostanzialmente bassi in termini relativi e la volatilità è tuttora percepita come elevata. Dal 1996, peraltro, a ragione della considerevole domanda, riconducibile in primo luogo all'interesse degli investitori esteri, i titoli di numerose compagnie operanti nei settori petrolifero, dell’energia e delle telecomunicazioni hanno raggiunto livelli considerevoli di liquidità. I primi otto mesi del 1997 hanno visto un repentino boom del mercato degli strumenti finanziari in Russia il quale divenne, nella considerazione degli investitori internazionali, uno dei più appetibili tra quelli dei paesi emergenti. Gli investimenti esteri, tanto in titoli del debito pubblico quanto in titoli azionari, crebbero in misura considerevole per poi cadere drammaticamente dopo l’estate del 1997, quale conseguenza di un mutato orientamento degli investitori verso i paesi emergenti in seguito alla crisi asiatica del 1997. Il suddetto fenomeno in Russia trovò manifestazione in un imponente ritiro di fondi dal mercato dei titoli del debito pubblico, la cui conseguenza fu un rapido incremento dei tassi d’interesse ed il correlato crollo del mercato azionario del 20% in un giorno. Dopo una temporanea stabilizzazione del mercato all’inizio del 1998, nuove manifestazioni di panico presero corpo sfociando nel collasso degli ultimi mesi del 1998, seguito al default del debito ed alla svalutazione della divisa domestica nel periodo agosto-settembre. Durante il 1999, la performance del mercato azionario russo fu tra le più consistenti nel panorama mondiale, con una crescita degli indici che si attestò sopra il 140% rispetto ai minimi registrati nel 1998. Il trend positivo si protrasse nel 2000, alimentato da aspettative di stabilità politica e di miglioramento del quadro macroeconomico. La volatilità dei mercati rimane comunque elevata e non è dato registrare progressi significativi sotto il profilo della liquidità e dello spessore dei mercati. Il mercato azionario russo permane vulnerabile in periodi di generalizzato clima di sfiducia degli investitori circa le prospettive dei paesi emergenti con conseguente incremento del premio al rischio. Quanto al grado di apertura del mercato dei capitali, agli investitori esteri è garantito pieno accesso al mercato domestico russo. Gli stessi, peraltro, mostrano, non di rado, preferenza per l’investimento in ADRs (American Depository Receipts), generalmente negoziate over the counter, ove le regole sugli standard contabili US-GAAP non sono obbligatorie. Sotto Capitolo n. 10.5 Corporate bonds Sebbene caratterizzato da un trend di sviluppo piuttosto lento, il mercato dei corporate bonds in Russia ha recentemente mostrato segni di dinamismo, riconducibili in modo particolare alle emissioni delle più importanti società. Data la riluttanza degli azionisti di controllo a veder diluita la propria quota mediante emissioni azionarie, il mercato dei corporate bonds costituisce un importante canale per la raccolta di risorse. Notevoli sforzi, inoltre, sono stati effettuati per intercettare flussi di risorse provenienti dai buoni del tesoro a breve termine (GKOs) ristrutturati e posseduti da investitori esteri. I mercati secondari dei corporate bonds sono MICEX e RTS. Lo sviluppo di un mercato obbligazionario solido ed efficiente presuppone, tuttavia, un insieme di condizioni favorevoli, tanto a livello di mercato quanto a livello istituzionale, che in Russia sono ancora in stato embrionale: non vi è tuttora un'adeguata offerta di emissioni ad alta qualità, sia per quanto riguarda il rating dell’emissione, sia con riferimento al rating dell’emittente; la stessa domanda degli investitori istituzionali non è ancora sufficiente ai fini di un ampio sviluppo del mercato; gli stessi standard di trasparenza e disclosure solamente di recente sono stati adeguati dalla legislazione a quelli prevalenti in ambito internazionale. Dal lato delle emissioni societarie è dato registrare un’ interessante vivacità delle emissioni di pagherò cambiari, soprattutto in relazione allo scarso sviluppo di istituzioni e strumenti nel sistema finanziario in generale (in modo particolare, l’assenza nell’industria bancaria di un’ampia gamma di prodotti di impiego di uso comune nei mercati maggiormente sviluppati). Va poi considerato che, in una condizione di insoddisfacenti strumenti di misurazione del rischio nell’ industria bancaria, l'utilizzo di pagherò cambiari si è rivelato importante per il soddisfacimento di molte esigenze di credito in parecchie circostanze. I pagherò cambiari sono disciplinati da una legge federale del 1997 e negoziati su un mercato informale su impulso di una vasta platea di piccole imprese di brokeraggio. Sebbene non siano disponibili dati puntuali, è stato stimato che il turnover giornaliero su tali strumenti sia diverse volte maggiore di quello registrato sui mercati azionari. Sotto Capitolo n. 10.6 I titoli del debito pubblico I titoli del debito pubblico in Russia presentano un mercato molto attivo caratterizzato da un elevato turnover. Si distinguono le seguenti tipologie di titoli: a) Tresaury bills (GKOs); b) Federal loan bonds (OFZs); c) Titoli denominati in valuta e negoziati off-shore. Buoni del tesoro a brevissima scadenza furono emessi per la prima volta nel maggio del 1993; nel 1994 furono introdotte le scadenze a sei e dodici mesi. Le negoziazioni in GKOs sono organizzate al MICEX, organismo che funge pure da depositario di tali strumenti finanziari così come da clearing e settlement agent. Nel triennio dal 1995 al 1998 gli elevati rendimenti garantiti dai titoli del debito pubblico produssero l’ effetto di attirare ingenti flussi di fondi da altri mercati. Si consideri, inoltre, che il mercato dei GKOs e OFZs ha dato impulso a importanti innovazioni tecnologiche a supporto dell’attività di trading su strumenti finanziari che si sono propagate all’intero paese. Nell’arco di 4-5 anni, tale mercato si è evoluto dalla condizione di piccolo, quasi sperimentale, mercato dei titoli del debito pubblico, a mercato tecnologicamente avanzato e motore di sviluppo per l’intero sistema finanziario russo. Nel periodo 1995-1997, i rendimenti annualizzati sui titoli del tesoro si collocarono ben al di sopra del 100%, raggiungendo talvolta la misura del 150%. Ciò, naturalmente, di pari passo con il declino del tasso d’inflazione ed il progressivo abbattimento delle barriere all’ingresso di capitali esteri, stimolò l’ interesse degli investitori esteroresidenti. Dopo il collasso del mercato nell’agosto del 1998, gli investitori esteri erano titolari di oltre il 30% dei fondi congelati dal governo russo (40 miliardi di dollari) a seguito del default sul proprio debito. Tali fondi furono congelati in appositi conti fino all'aprile 1999, quando la maggior parte degli investitori accettò i termini di un piano di ristrutturazione del debito consistente nella conversione del vecchio debito in titoli di debito a lungo termine e basso tasso cedolare: tale nuovo debito poteva essere gradualmente rimpatriato ovvero, a sua volta, convertito in titoli corporate di aziende domestiche. Il mercato dei titoli del tesoro conobbe una nuova fase di rilancio nel 1999 quale strumento al servizio dell’emissione del nuovo debito; successivamente, tuttavia, consolidò il proprio sviluppo al di là ed indipendentemente dal processo di ristrutturazione del debito pubblico, fino a recuperare, negli ultimi anni, volumi e liquidità. Negli ultimi anni, in modo particolare nel 2002, si è assistito ad un rinnovato dinamismo sul mercato dei titoli del debito pubblico (GKO’s e OFZ’s) riconducibile a due eventi fondamentali: l’intensificarsi dell’attività sul mercato da parte del Ministero delle Finanze ed il forte incremento della liquidità che ha beneficiato i partecipanti al mercato, quale conseguenza del vasto afflusso di fondi derivanti dall’ export. I forti guadagni legati all’export sono riconducibili agli elevati prezzi delle commodities russe sui mercati mondiali. Il valore nominale dei titoli del tesoro sul mercato ha sperimentato un incremento sostanziale nel corso del 2002: da uno stock di 160,1 miliardi di rubli al 1° gennaio 2002 ad un livello di 217 miliardi di rubli al 1° gennaio 2003. I rendimenti hanno, invece, mostrato una tendenza al declino nel corso del 2002 nella misura del 3% circa, collocandosi a fine anno ad un livello di poco superiore al 13,5%, mentre il turnover giornaliero ha registrato un incremento del 10% ad un livello di 592 miliardi di rubli. Il Ministero delle Finanze ha esercitato, indubbiamente, un’azione assolutamente incisiva sugli sviluppi del mercato del debito pubblico nel corso del 2002, proponendosi come uno dei principali (se non il principale) operatori di mercato: si consideri, al proposito, che la quota parte dei volumi scambiati sul mercato riconducibile all’intervento del Ministero ammontava al 40%. Le ragioni del massiccio intervento pubblico sul mercato dei titoli di stato nel corso del 2002 erano da ricercarsi, sostanzialmente, nella necessità di migliorare le condizioni di rifinanziamento in vista dei massicci rientri sul debito estero, effettuati nel corso del 2003. I prezzi sui titoli federali e del tesoro crebbero in modo particolare nel corso dell’ultimo quadrimestre del 2002, quale effetto di un massiccio intervento sul mercato della Banca di Russia. Tale intervento, in particolare, era finalizzato al rifinanziamento delle istituzioni creditizie mediante titoli del debito pubblico. Istituzioni creditizie e dealer in titoli pubblici incrementarono a loro volta l’operatività sul mercato al fine di riposizionare il proprio portafoglio finanziario secondo le direttive della Banca Centrale e soddisfare, pertanto, i requisiti di ammissibilità alle operazioni pronti contro termine in contropartita con la Banca Centrale. Capitolo n. 11 Sistema fiscale Il sistema fiscale russo è stato caratterizzato, negli ultimi anni, da frequenti ed importanti modifiche finalizzate ad adeguarlo a quello dei Paesi occidentali, ed è tuttora in rapida evoluzione. Attualmente, esso si articola su tre livelli normativi e amministrativi: federale, regionale e locale. Tutte le imposte sono istituite e regolate nei tratti essenziali da leggi federali – prima tra tutte il Codice Tributario (di seguito anche CT) - ma le autorità legislative delle 89 regioni e quelle degli enti locali hanno il potere di modificare alcuni aspetti, tra cui ad esempio, ed entro certi limiti, le aliquote e le procedure di riscossione, per le imposte che la federazione assegna alla loro competenza. In particolare, il Codice stabilisce: • le tipologie di imposte e tributi che possono essere riscossi; • le procedure per l’accertamento degli obblighi tributari; • le modalità con cui possono essere effettuate le verifiche fiscali; • le responsabilità per le violazioni fiscali; • i principi che le autorità regionali e locali dovranno rispettare per modificare quanto stabilito a livello federale ed i limiti a tali interventi. Sotto Capitolo n. 11.1 La struttura del Codice tributario e le principali imposte I principi cardini del sistema fiscale russo – ivi inclusi l’elenco delle imposte in vigore, i diritti dei contribuenti e delle autorità fiscali, le definizioni generali e gli aspetti procedurali - sono contenuti nella prima parte del Codice Tributario, approvata con Legge Federale n. 146-FZ del 31/07/1998 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1999 (articoli da 1 a 142), che risulta così strutturata: • una prima Sezione (artt. 1-18), in cui sono contenuti alcuni principi generali, tra cui, ad esempio, quello della prevalenza sulle norme interne delle norme contenute in convenzioni internazionali o ancora il rapporto tra le disposizioni del CT e quelle introdotte dagli enti regionali/locali, e sono individuate le imposte applicabili, distinte, in relazione agli enti (federali, regionali, locali) che le gestiscono e beneficiano dei relativi introiti, in: - imposte e tributi federali (art. 13 CT): tra cui l’imposta sui redditi societari, l’imposta sui redditi delle persone fisiche, l'Iva, le imposte di fabbricazione, l’imposta di bollo, l’imposta sociale unificata, etc; - imposte regionali (art. 14 CT): tra cui l’imposta patrimoniale societaria, l’imposta di circolazione, l’ imposta sulle vendite (abolita dal 01/01/2004), etc.; - imposte locali (art. 15 CT): tra cui l’imposta sui terreni, l’imposta di successione e donazione, l’ imposta sulla pubblicità, etc.. • una seconda Sezione (artt. 19-29), in cui vengono individuati gli obblighi dei contribuenti e dei sostituti d’imposta; • una terza (artt. 30-37) ed una quarta (artt. 38-79) Sezione sui diritti e le competenze delle autorità fiscali e sull'adempimento dell’obbligazione tributaria (oggetto di imposizione, metodo di adempimento, rimborsi e compensazioni); • una quinta Sezione (artt. 80-105) dedicata, in particolare, all’accertamento delle imposte (procedure di registrazione dei contribuenti, verifiche fiscali, etc.); • una sesta (artt. 106-136) ed una settima Sezione (artt. 137-142) sulle violazioni degli obblighi tributari, e le relative sanzioni comminabili, ed il contenzioso tributario. La seconda parte del Codice Tributario, approvata con Legge Federale n. 117-FZ del 05/08/2000 ed entrata in vigore dal 1° gennaio 2001, è invece dedicata principalmente alla disciplina delle singole imposte e di alcuni regimi fiscali speciali per determinate tipologie di attività (articoli da 143 a 386). La seconda parte del CT risulta così suddivisa: • una ottava Sezione (artt. 143–346), che contiene la disciplina delle imposte federali: IVA (Capitolo 21), imposte di fabbricazione (Capitolo 22), Imposta sul reddito delle persone fisiche (Capitolo 23), Imposta sociale unica (Capitolo 24), Imposta sui redditi societari (Capitolo 25), Imposta sull’estrazione di materie prime (Capitolo 26); • una Sezione VIII.1 (artt. 346.1-346.42) che prevede alcuni regimi di tassazione “speciali”, in base ai quali determinati contribuenti, a determinate condizioni, potranno applicare una imposta unica sui redditi ad aliquote del 6% o del 15%. Tale imposta sarà sostitutiva della ordinaria tassazione sui redditi, dell’imposta patrimoniale, e dei contributi sociali, oltre che dell’Iva, che resterà applicabile sulle sole importazioni; • una nona Sezione (artt. 347–386), che contiene la disciplina delle imposte e dei tributi regionali: Imposta sulle vendite (Capitolo 27, abrogato dal 01/01/2004), Imposta sui trasporti (Capitolo 28), Imposta di intrattenimento (Capitolo 29), Imposta patrimoniale societaria (Capitolo 30). Importanti modifiche alla seconda parte del Codice fiscale sono state introdotte a decorrere dal 01/01/2002 dalla Legge Federale n. 110-FZ del 06/08/2001, che è intervenuta principalmente sul Capitolo 25, dedicato all’imposta sui redditi societari, oggetto successivamente di ulteriori modifiche, di cui si citano le ultime ad opera delle Leggi Federali n. 83-FZ del 28/07/04 e n. 95-FZ del 29/07/04. Sotto Capitolo n. 11.2 L'amministrazione delle imposte Le autorità a cui è demandato il controllo sulla corretta applicazione della normativa fiscale ed ogni aspetto procedurale legato alla liquidazione, all’accertamento e alla riscossione dei tributi, con i relativi compiti, sono individuate al Capitolo 5 del Codice Tributario (artt. 30-35) nelle seguenti: • il Ministero delle Finanze e le sue divisioni territoriali (a livello regionale e locale) nella Federazione Russa (di seguito anche “Autorità fiscali”); • le agenzie doganali, la cui competenza è limitata al settore specifico delle imposte indirette sulle operazioni di commercio con l’estero (art. 34 CT). Tra le varie competenze delle Autorità fiscali, rientrano (art. 31): • la liquidazione delle imposte e dei rimborsi, in base alle dichiarazioni presentate dai contribuenti e alle ulteriori informazioni/documenti richiesti; • l’effettuazione di verifiche fiscali presso le sedi dei contribuenti e d’ufficio, anche procedendo all’ esame dei conti bancari; • il recupero di imposte, interessi e sanzioni in caso di violazioni di norme tributarie, con la possibilità di risolvere le controversie ricorrendo alle autorità giudiziarie ordinarie o in via arbitrale. Capitolo n. 12 L'imposizione sui redditi delle persone fisiche L’imposizione sui redditi delle persone fisiche è disciplinata dal Capitolo 23 del codice tributario (artt. 207-233), che ha introdotto, a decorrere dal 01/01/2001, alcuni cambiamenti significativi nel regime di tassazione delle persone fisiche, tra cui in particolare: • l’introduzione di due aliquote differenziate per i soggetti residenti (13%) e per i non residenti (30%); • l’estensione delle tipologie reddituali che si considerano di fonte russa; • l’eliminazione della maggior parte delle deduzioni prima concesse alle persone fisiche straniere che lavoravano in Russia. Sotto Capitolo n. 12.1 Soggetti passivi e base imponibile Ai sensi dell’art. 207 CT, l’imposta sul redditi delle persone fisiche (di seguito, per semplicità anche IRPEF) si applica: • alle persone fisiche residenti nella Federazione Russa: si considerano residenti coloro che sono presenti fisicamente in Russia per più di 183 giorni durante l’anno solare, calcolando il giorno di partenza e non il giorno di arrivo; • alle persone fisiche non residenti che percepiscano redditi di fonte russa. Diversa è tuttavia la base imponibile su cui viene applicata l’IRPEF, costituita: • per i residenti, dai redditi ovunque prodotti, secondo il noto worldwide taxation principle, che è solitamente applicato ai soggetti residenti; • per i non residenti (di seguito, per brevità anche stranieri), dai soli redditi di fonte russa, in base all’ altrettanto noto source-based taxation principle applicato ai non residenti. Stante la diversa determinazione della base imponibile, diventa quindi fondamentale individuare le tipologie di redditi che si considerano prodotti in Russia. A tal fine, l’art. 208 CT elenca i redditi di fonte russa, tra cui rientrano: • dividendi e interessi provenienti da società russe, inclusi gli interessi su prestiti concessi ad una stabile organizzazione in Russia di una società non residente; • indennità conseguite in forma assicurativa; • proventi derivanti dall’utilizzo di diritti d’autore e diritti simili; • canoni di affitto di immobili situati in Russia; • capital gain dalla cessione di immobili, partecipazioni sociali, ed ogni altro bene situato in Russia ed appartenente ad uno straniero; • redditi da lavoro dipendente (incluse le pensioni e i benefits) e le remunerazioni di servizi resi in Russia; i compensi percepiti da amministratori di società russe si considerano in ogni caso prodotti in Russia, indipendentemente dal luogo in cui i servizi sono resi e da cui vengono pagati; • altri redditi percepiti come risultato di un’attività svolta in Russia. Sotto Capitolo n. 12.2 Aliquote e periodo d'imposta L’aliquota ordinariamente applicata sul reddito delle persone fisiche residenti è pari al 13%, e viene solitamente trattenuta alla fonte quando i soggetti da cui i redditi provengono sono società residenti, imprenditori individuali e stabili organizzazioni di società non residenti (c.d. sostituti d’imposta). Tuttavia, sono previste altre tre aliquote d’imposta, in relazione a diverse tipologie di reddito e alla residenza dei contribuenti, come di seguito indicato: • aliquota del 35% su alcuni proventi specifici (art. 224, comma 2, CT), tra cui quelli derivanti dalle vincite ricevute in gare, giochi ed altri eventi finalizzati alla promozione di beni o servizi, quelli derivanti da depositi bancari nella misura in cui eccedano il tasso di rifinanziamento stabilito dalla banca centrale russa, ovvero il 9% in caso di depositi in valuta estera; • aliquota del 6% (trattenuta alla fonte a titolo definitivo) sui dividendi pagati da società residenti e non: la misura di tale aliquota è destinata a salire al 9% a decorrere dal 01/01/2005 per effetto delle modifiche apportate al Codice tributario dalla recente Legge Federale n. 95-FZ del 29/07/04; • aliquota del 30% (trattenuta alla fonte a titolo definitivo) su tutti i redditi di fonte russa, percepiti da persone fisiche non residenti , senza possibilità di applicare deduzioni, stabilite esclusivamente per i soggetti residenti: tali soggetti potranno in ogni caso far valere le aliquote ridotte (o in taluni casi anche l’esenzione completa da imposizione in Russia) previste dalle convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni sul reddito (si veda cap. 15.1); • per ciascuna tipologia di reddito per la quale è stabilita una aliquota diversa, la base imponibile dovrà essere determinata separatamente: ne deriva, quindi, che i dividendi non potranno concorrere alla formazione del reddito complessivo assieme agli altri redditi. Il periodo d’imposta è costituito dall’anno solare (art. 216 CT), nel quale rilevano i soli redditi percepiti (principio di cassa). Sotto Capitolo n. 12.3 Redditi d'impresa e di lavoro autonomo Una persona fisica che eserciti attività d’impresa o di lavoro autonomo in Russia è generalmente tassata sulla differenza tra i proventi derivanti dall’attività svolta ed i relativi costi sostenuti. In luogo di questo criterio generale, gli imprenditori individuali potranno determinare il proprio reddito d’impresa, da tassare al 13%, anziché considerando le spese effettivamente sopportate, applicando una deduzione forfetaria del 20% sui proventi lordi. Deduzione forfetarie possono essere applicate anche da alcuni professionisti, in misure diverse in relazione al tipo di attività svolta: • 40% del reddito, per i compositori di musica classica; • 30% del reddito per gli architetti, i designers, i fotografi, e coloro che ricavano proventi dall’ invenzione di modelli industriali (per questi ultimi, la deduzione forfetaria è limitata al reddito percepito nei primi due anni di utilizzo del diritto); • 20% del reddito per gli artisti, i letterati e gli scienziati. Sotto Capitolo n. 12.4 Capital gain I proventi derivanti dalla vendita di beni materiali saranno esclusi da imposizione se detenuti da almeno 5 anni (in caso di immobili) o 3 anni (per gli altri beni) prima della cessione. Nel caso, invece, in cui i beni vengano trasferiti prima del compimento del quinquennio o triennio di possesso, la persona fisica residente avrà la possibilità di determinare la base imponibile su cui applicare l’IRPEF al 13% in uno dei seguenti due modi: • come differenza tra il prezzo di cessione e le spese documentate sostenute; • come differenza tra il prezzo di cessione e un ammontare fisso di 1.000.000 di rubli (per gli immobili) o 125.000 rubli per gli altri; I capital gain derivanti dalla cessione di titoli/partecipazioni sono sempre imponibili al 13% indipendentemente dal periodo di possesso e con la possibilità, anche in questo caso, di determinare la base imponibile utilizzando la deduzione forfetaria di 125.000 rubli, in alternativa al calcolo puntuale delle spese sostenute. Si precisa, infine, che quanto sopra vale unicamente per le persone fisiche residenti. Sotto Capitolo n. 12.5 Deduzioni Tutte le deduzioni (somme che riducono il reddito imponibile) stabilite dal Codice tributario russo, sono riconosciute unicamente a riduzione della base imponibile assoggettata ad aliquota del 13%: ciò significa che nessuna deduzione potrà essere fatta valere dalle persone fisiche non residenti. Si citano di seguito alcune tra le deduzioni previste: • deduzione mensile di 400 rubli, a condizione che il reddito complessivo annuo non sia superiore a 20.000 rubli; • donazioni ad enti umanitari, nel limite del 25% del reddito; • spese mediche sostenute per sé e per i propri familiari, nel limite di 38.000 rubli annui; • spese per la costruzione o l’acquisto di una casa di abitazione nel limite di 1.000.000 di rubli. Capitolo n. 13 L'imposizione sui redditi societari Come anticipato al cap. 11.1, l’imposta sul reddito societario (di seguito, per brevità, anche IRS) è disciplinata, a decorrere dal 1° gennaio 2002, dal capitolo 25 (artt. 246-333) della Seconda Parte del Codice Tributario della Federazione Russa (adottata con legge federale del 5/08/2000, n. 117-FZ e successivamente modificata ed integrata più volte, da ultimo ad opera della Legge Federale n. 95-FZ del 29/07/04). Il nuovo capitolo 25, rispetto al previgente regime di imposizione sui redditi societari, ha introdotto alcuni cambiamenti sostanziali, tra cui in particolare: • la riduzione dell’aliquota dell’imposta sui redditi societari applicabile alle società residenti e alle stabili organizzazioni di società non residenti, dal 35% al 24%; • l’individuazione di alcune caratteristiche che i costi sostenuti dalle imprese devono possedere affinché possano essere considerati deducibili: dovrà trattarsi di costi economicamente giustificabili, documentabili ed inerenti all’attività d’impresa (art. 252 CT). Indipendentemente dalle caratteristiche indicate, tuttavia, sono indeducibili alcune tipologie di costi espressamente individuate dall’art. 270 CT; • l’abolizione di numerose agevolazioni fiscali un tempo previste; • l’introduzione di regole volte a limitare la deducibilità degli interessi passivi su finanziamenti erogati da soci esteri, al verificarsi di determinate condizioni (c.d. thin capitalization rules, art. 269). Sotto Capitolo n. 13.1 Soggetti passivi e principi generali di imposizione Soggetti passivi dell’imposta sui redditi societari, ai sensi dell’art. 246 CT, sono: • i soggetti residenti dotati di personalit à giuridica: tipicamente le società per azioni, aperte o chiuse, e le società a responsabilità limitata, costituite secondo la legislazione russa. Inoltre, a differenza dei sistemi giuridici occidentali, nell'ordinamento russo sono dotate di personalità giuridica anche le società di persone, il cui trattamento fiscale è pertanto equiparato a quello delle società di capitali. Ne deriva che il reddito d’impresa prodotto da una società di persone dovrà essere assoggettato all’ imposta sui redditi societari direttamente dalla società e non imputato ai soci per trasparenza, come avviene nel nostro ordinamento. Nella legislazione russa, l’imputazione del reddito per trasparenza ai soci si applica solo per le società semplici, le quali tuttavia non consentono di trasferire ai soci le perdite realizzate; • i soggetti non residenti dotati di personalità giuridica (tipicamente società di capitali straniere ) che esercitano in Russia attivit à d’impresa attraverso una stabile organizzazione . Si precisa che il termine “stabile organizzazione” (art. 306 CT) ha rilevanza esclusivamente fiscale ed è la traduzione dell’espressione inglese “permanent establishment” usata nel diritto tributario internazionale (art. 5 del Modello OCSE), nelle legislazioni fiscali nazionali della maggior parte dei paesi (art. 162 del DPR. 917/86, di nuova introduzione in Italia), e nelle Convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni sui redditi: il termine designa una sede fissa di affari per mezzo della quale l’impresa estera esercita la sua attività d’impresa nel territorio di un determinato Stato; • le società di capitali straniere che percepiscono redditi di fonte russa. Le società residenti sono tassate su tutti i loro redditi, ovunque prodotti (worldwide taxation principle), ai quali vanno sottratti i costi deducibili, entrambi determinati in generale secondo il principio di competenza in base alle disposizioni del codice fiscale (si veda successivo cap. 13.5). Il criterio previsto dalla legislazione russa per stabilire la residenza fiscale di una società dà rilevanza solo al luogo di costituzione della stessa, senza che rilevi la sede effettiva dell’amministrazione. Per le società non residenti (ossia non costituite in Russia) vale, invece, il principio di tassazione territoriale, ossia sui soli redditi di fonte russa, ma con diverse modalità di tassazione a seconda che la società estera disponga o meno di una stabile organizzazione nel territorio locale. Nel primo caso (società estera con stabile organizzazione in Russia, che quindi esercita direttamente attività d'impresa in Russia), i redditi conseguiti dalla stabile organizzazione, al netto dei costi sostenuti dalla stessa, saranno determinati e tassati in Russia in modo del tutto analogo a quanto avviene per le società residenti. Nel secondo caso, invece (società estera priva di stabile organizzazione in Russia, che percepisce redditi da fonti situate in Russia, ad esempio, per effetto di investimenti finanziari, apporti di capitale in società russe, proprietà di immobili o altri beni, ecc.), sono previste, in relazione alle diverse tipologie di redditi che si considerano prodotti in Russia (specificamente indicati all’art. 309 CT), aliquote d’ imposta differenziate (art. 284, comma 2, CT), solitamente prelevate alla fonte dai soggetti russi che erogano i redditi (si veda successivo cap.13.6). Sotto Capitolo n. 13.2 La stabile organizzazione nella legislazione russa La definizione di “stabile organizzazione”, contenuta all’art. 306 CT, ricalca per la maggior parte il medesimo concetto contenuto all’art. 5 del Modello OCSE di convenzione internazionale contro le doppie imposizioni. Una stabile organizzazione di una società non residente è definita come una sede secondaria, una filiale, un ufficio di rappresentanza, un’agenzia e ogni altro luogo in cui venga svolta attività d’impresa, inclusa l’estrazione di risorse naturali, l’esecuzione di lavori di costruzione, l’ assemblaggio, l’installazione, la riparazione, la vendita di beni, la prestazione di servizi ed in generale ogni attività svolta in Russia, che non sia semplicemente preparatoria o ausiliaria. Tra le attività ausiliarie o preparatorie, conformemente al modello OCSE, vi rientrano: • l’utilizzo di una installazione solo come deposito di beni appartenenti alla società estera e destinati alla vendita o alla trasformazione da parte di altra impresa, o di beni acquistati per la società estera; • l’utilizzo di una sede fissa solo per acquisire informazioni, effettuare ricerche di mercato e pubblicitarie. Non configura una stabile organizzazione, inoltre, la semplice detenzione di partecipazioni di controllo in società russe, il prestito di personale da una società estera a una società russa, a condizione che detto personale agisca in nome e nell'interesse della società russa, la commercializzazione di prodotti in Russia. Viceversa, un agente di una società estera che operi in Russia con il potere di vincolare la società estera o, in generale, di determinare i punti essenziali di un contratto potrebbe essere considerato stabile organizzazione della società estera: tale configurazione va invece esclusa per gli agenti, economicamente e legalmente indipendenti. Regole specifiche sono poi stabilite per i cantieri di costruzione, i progetti di montaggio o installazione e le attività di supervisione ad essi connessi, per le quali non è previsto un periodo minimo di durata del cantiere o del progetto affinché si possa configurare una stabile organizzazione, a differenza di quanto stabilito nel modello OCSE (6 mesi) e nella legislazione italiana (3 mesi ex art. 162 comma 3 del Tuir). Sotto Capitolo n. 13.3 Periodo d'imposta ed aliquote Il periodo d’imposta è generalmente l’anno solare (art. 285, comma 1, CT). Al riguardo è opportuno, sin da subito, precisare che il codice distingue tra periodo d’imposta annuale e periodi infrannuali nei quali il contribuente è chiamato a dichiarare il reddito sino a quel momento conseguito ed adempiere ad obblighi di versamento dell’imposta in acconto (si veda successivo cap. 14.2): tali periodi coincidono con il termine del trimestre, del semestre, dei primi 9 nove mesi ed infine dell’anno solare di riferimento (art. 285, comma 2, CT). L’aliquota d’imposta, per società residenti e non residenti con stabile organizzazione in Russia, è stabilita, in linea generale, nella misura del 24% del reddito d’impresa complessivo . Dal 01/01/2004 (per effetto della Legge Federale n. 117-FZ del 07/07/2003) la ripartizione dell’imposta tra le casse federali, regionali e locali, avviene nel seguente modo (art. 284, comma 1, CT): • il 5% (nel 2003 era il 6%) spetta al governo centrale; • il 17% (nel 2003 era il 16%) ai governi regionali, ai quali è data la facoltà di stabilire, a favore di particolari categorie di contribuenti, una riduzione dell’aliquota d’imposta di propria spettanza sino al massimo di quattro punti percentuali: in pratica l’aliquota regionale potrà scendere sino al 13%, per cui il carico fiscale complessivo potrà variare dal 20% al 24% in relazione alla regione nella quale il contribuente è situato; • il restante 2% ai governi locali. Tuttavia, la tripartizione sopra riportata, per effetto della Legge Federale n. 95-FZ del 29/07/04, è destinata ad essere modificata a decorrere dal 01/01/2005, come segue: • il 6,5% al governo centrale (in luogo del 5%); • il 17,5% ai governi regionali (in luogo del 17%), con la possibilità di stabilire autonomamente una riduzione sino al 13,5%; • nessuna percentuale dell’imposta sui redditi societari sarà devoluta agli enti locali (in luogo del 2% previsto per il 2004). Alcune tipologie reddituali, anziché concorrere alla formazione del reddito complessivo a cui si applica l’aliquota del 24%, sono tassate separatamente alle seguenti aliquote (art. 284, comma 3, CT): • 6% sui dividendi corrisposti da società residenti in Russia e percepiti da altre società (o persone fisiche) residenti: la Legge 95/04 ha innalzato tale aliquota al 9% a decorrere dal 01/01/2005; • 15% sui dividendi corrisposti da società non residenti e percepiti da società residenti (e viceversa ossia da società russe a società estere, fatta salva l’applicazione di aliquote più favorevoli previste dalle convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni – si veda cap. 15.1); • 15% sugli interessi da titoli statali o locali. Sotto Capitolo n. 13.4 Regimi di tassazione ordinario e speciali Nel regime di tassazione ordinario, la base imponibile è rappresentata da tutti i proventi imponibili (fatta eccezione per quelli espressamente esclusi – cap. 13.5) al netto dei costi deducibili, entrambi determinati in generale secondo il principio di competenza in base alle disposizioni del codice tributario (art. 271 CT per i proventi e art. 272 CT per i costi). E’ tuttavia consentito alle società – ad esclusione delle banche – che negli ultimi quattro trimestri precedenti abbiano realizzato un fatturato medio non superiore a 1.000.000 di rubli, di determinare il reddito imponibile utilizzando il principio di cassa (art. 273, comma 1, CT). Il principio di cassa può inoltre essere utilizzato dai soggetti che applicano un regime fiscale semplificato. L’ordinamento russo, accanto al regime di tassazione ordinario, prevede infatti alcuni regimi fiscali speciali, tra i quali in particolare si citano i seguenti: • un regime fiscale speciale per le imprese agricole (capitolo 26.1 del Codice tributario, articoli da 346.1 a 346.10); • un regime fiscale semplificato per le piccole imprese (con fatturato annuo inferiore a 15.000.000 di rubli, il cui numero di dipendenti non sia superiore a 100, e con valore contabile delle immobilizzazioni materiali ed immateriali inferiori a 100.000.000 di rubli) e gli imprenditori individuali (capitolo 26.2, articoli da 346.11 a 346.25 CT): tale regime prevede una imposta unica del 15% sul reddito conseguito o in alternativa del 6% sui soli proventi imponibili, sostitutiva delle imposte ordinarie sui redditi, dell’imposta patrimoniale, dell’Iva - tranne l’Iva sulle importazioni - e dei contribuiti sociali; • un regime fiscale per determinate tipologie di attivit à d’impresa (tra cui il commercio al dettaglio, la fornitura di servizi professionali, la manutenzione di autoveicoli, etc.): tale regime prevede l’ applicazione di una imposta unica del 15% (in luogo dell’imposta sui redditi, dell’imposta patrimoniale, dell’Iva e dei contributi sociali) su un reddito presunto, determinato applicando coefficienti specifici che variano in relazione alle tipologie di attività e alle regioni in cui vengono svolte (capitolo 26.3, articoli da 346.26 a 346.33, CT). L’introduzione di questo regime è infatti rimessa alle decisioni delle regioni. Sotto Capitolo n. 13.5 Determinazione della base imponibile Nel regime ordinario di tassazione, i componenti positivi di reddito includono: • sia i proventi derivanti dalla vendita di beni, servizi e diritti di proprietà (art. 249 CT) - di seguito sinteticamente identificati con l’espressione “redditi attivi”, ossia legati ad un’attività imprenditoriale diretta svolta dal soggetto –; • sia ogni altro provento diverso dai precedenti (extra-sales o non-sales incomes – art. 250 CT) identificabile con l'espressione di “reddito passivo”, ossia derivante dalla semplice detenzione di certe attività (investimenti finanziari, immobili, altri beni, ecc.). L’art. 250 CT individua, a titolo esemplificativo, una lista di circa 22 tipologie di redditi passivi, che includono: • redditi derivanti da partecipazioni in società aventi personalità giuridica (inclusi i capital gain); • redditi derivanti dalla compravendita di valuta straniera (utili su cambi); • affitti attivi (a meno che non rientrino nell’attività principale svolta dal soggetto e quindi tra i suoi redditi attivi); • interessi, sanzioni ed in generale ogni somma ricevuta a seguito dell’inadempimento contrattuale del debitore e stabilita da un tribunale; • redditi derivanti dalla concessione in uso di diritti di proprietà intellettuale (a meno che non rientrino nell’attività principale svolta dal soggetto e quindi tra i suoi redditi attivi); • interessi su prestiti, depositi e titoli; • donazioni ricevute di beni e servizi, da considerare al loro valore di mercato, determinato secondo le previsioni dell’art. 40 CT (si veda successivo cap.13.7); • redditi derivanti dalla partecipazione in una società semplice (da determinare in base al disposto dell’art. 278 CT); • redditi di anni precedenti da considerare nel periodo d’imposta in corso, in base alle regole di contabilità fiscale (art. 313 e seguenti CT). Per quanto concerne i costi, sino al 1° gennaio 2002, ossia prima dell’entrata in vigore del capitolo 25 del Codice tributario, erano deducibili solo quelli specificamente elencati dal legislatore. Con la riforma fiscale, sono state introdotte apposite regole che consentono la deducibilità dei costi aventi determinate caratteristiche, senza che gli stessi siano individuati in una lista “chiusa”. In base alle nuove regole, affinché un costo posta essere dedotto dal reddito d’impresa, esso dovrà: • essere inerente all’attività d’impresa; • essere giustificato da un punto di vista economico; • essere supportato da idonea documentazione. Analogamente a quanto previsto per i proventi imponibili, anche i costi deducibili si distinguono in: • costi sostenuti in relazione all’attività produttiva o di vendita: vi rientrano i costi per l’acquisto di materie prime, merci e servizi, le spese per prestazioni di lavoro (inclusi i compensi agli amministratori delle società), l’ammortamento di beni materiali ed immateriali, etc.; • costi diversi dai precedenti (extra-sales outlays), ossia non direttamente connessi con un’attività diretta di produzione o di vendita. Tra tali costi, rientrano, ad esempio (art. 265 CT), le perdite su cambi, gli interessi passivi su finanziamenti, le spese bancarie, e ogni costo rispondente alle regole di cui sopra. Indipendentemente dai criteri generali sopra riportati, il Codice tributario russo considera determinate tipologie di costi in ogni caso indeducibili o parzialmente deducibili. Tra i costi indeducibili, elencati all’ art. 270 CT, vi rientrano, a titolo esemplificativo: • i conferimenti nel capitale di una società di capitali o di persone; • gli interessi passivi eccedenti la quota deducibile (successivo cap. 13.5); • le spese connesse con l’acquisto di beni ammortizzabili; • la differenza tra prezzo di mercato e prezzo di favore applicato a beni e servizi offerti ai dipendenti; • le donazioni. Sono invece parzialmente deducibili , tra gli altri, i seguenti costi: • le spese di ricerca e sviluppo (art. 262 CT): sono deducibili in 5 anni in quote costanti, a partire dal primo giorno del mese successivo a quello in cui le ricerche sono state completate e a condizione che esse vengano utilizzate nell’attività d’impresa, per la produzione o la vendita di beni. In caso contrario, ossia quando le ricerche non producono alcun risultato positivo, le relative spese sono deducibili in quote costanti in 3 anni, ma limitatamente al 70% dell’ammontare. Infine, quando una spesa sostenuta per la ricerca consente di ottenere il diritto esclusivo all’utilizzo dei risultati ottenuti (es: utilizzo di un marchio o di un brevetto, ecc.), la suddetta spesa dovrà essere capitalizzata nel costo del bene immateriale (marchio o brevetto) ed assoggettata alla ordinaria procedura di ammortamento; • le spese di pubblicit à (art. 264, comma 4, CT) e rappresentanza (art. 264, comma 2, CT): le prime sono solitamente deducibili, ad eccezione di alcune tipologie (costi sostenuti per acquisire premi da distribuire durante campagne pubblicitarie) che sono deducibili nei limiti dell’1% del fatturato realizzato nel periodo di riferimento infrannuale. Le spese di rappresentanza sono invece deducibili nei limiti del 4% delle spese per prestazioni di lavoro sostenute sempre nel periodo di riferimento; • i costi per assicurazioni non obbligatorie. Proventi esclusi da imposizione Nella lista “chiusa” di proventi esclusi dalla formazione della base imponibile contenuta all’art. 251 CT, sono compresi: • i conferimenti ricevuti dai soci, anche in occasione dell’emissione di nuove azioni/quote ad un valore superiore al valore nominale (c.d. sovrapprezzi di emissione); • le azioni ricevute in occasione di aumenti gratuiti del capitale; • i beni trasferiti a titolo gratuito dalla società o persona fisica partecipante che detenga più del 50% del capitale sociale, ovvero dalla società partecipata per più del 50%, a condizione che detti beni non vengano trasferiti a terzi prima del decorso di un anno; • i fondi ricevuti per effetto di contratti di finanziamento e simili. La valutazione delle rimanenze Per la valutazione del magazzino, il Codice tributario russo (art. 254, comma 8) attribuisce rilevanza al metodo ordinariamente applicato in contabilità generale, che potrà essere scelto tra i seguenti quattro, senza possibilità di modifica nel corso dell’anno: costo specifico, media ponderata, criterio FIFO (first in first out) o LIFO (last in first out). Gli ammortamenti Le nuove regole per l’ammortamento dei beni materiali ed immateriali, introdotte dal 1° gennaio 2002, differiscono notevolmente dal regime previgente, che si caratterizzava in particolare per la previsione di lunghi periodi di ammortamento (ad esempio, il costo della maggior parte degli immobili veniva ammortizzato in 80-100 anni). Con la riforma fiscale, i periodi di vita utile dei beni ammortizzabili lungo i quali deve essere ripartito ai fini fiscali il costo di acquisto/produzione (procedura di ammortamento) -, sono stati ridotti, tanto da renderli equiparabili a quelli utilizzati nei sistemi fiscali occidentali (gli immobili vengono ammortizzati in un periodo di circa 30 anni). In base all’art. 256 CT, sono ammortizzabili i beni materiali ed immateriali strumentali all’attività d’ impresa, la cui vita utile (periodo nel quale vengono utilizzati) sia superiore ai 12 mesi ed il cui costo di acquisto sia superiore a 10.000 rubli. La regola generale prevede che l’ammortamento venga effettuato dal soggetto che detiene la proprietà del bene (materiale o immateriale), ad eccezione di alcuni casi, tra cui rientrano i beni utilizzati in virtù di contratti di locazione finanziaria: i beni in leasing potranno, infatti, essere ammortizzati dall’utilizzatore, anziché dalla società di leasing – con anche la possibilità di incrementare sino a 3 volte l’aliquota di ammortamento applicabile ordinariamente sul bene oggetto del contratto - a condizione che ciò sia espressamente previsto nel contratto, il quale dovrà inoltre rispettare le seguenti condizioni: • la durata del leasing non potrà essere inferiore al periodo di vita utile del bene sottostante, stabilito a livello ministeriale; • l’acquisto del bene da parte della società di leasing dovrà avvenire per le specifiche esigenze dell’ utilizzatore. Per quanto concerne le immobilizzazioni immateriali, il periodo di ammortamento è determinato in relazione al periodo di durata della tutela giuridica offerta dalla legge al bene (diritto) in questione. E’ il caso ad esempio del diritto di brevetto, del diritto d’autore, dei marchi. Nelle ipotesi in cui tale criterio non possa essere utilizzato (si pensi all’avviamento, che non gode di una specifica tutela giuridica, rappresentando semplicemente un’attitudine alla produzione di redditi nel breve-medio termine, o al know-how), la vita utile del bene viene stabilita forfetariamente dal legislatore fiscale russo in 10 anni o nel minor periodo di durata dell’attività dell’impresa (art. 258, comma 2, CT). Le immobilizzazioni materiali (art. 258, comma 3, CT) vengono suddivise nei seguenti 10 gruppi in relazione allo loro vita utile, determinata per ciascuna tipologia di beni da un apposito provvedimento governativo: Gruppi Periodi di vita utile Primo gruppo Secondo gruppo Terzo gruppo Quarto gruppo Quinto gruppo Sesto gruppo Settimo gruppo Ottavo gruppo Nono gruppo Decimo gruppo Sino a 2 anni Sino a 3 anni Sino a 5 anni Sino a 7 anni Sino a 10 anni Sino a 15 anni Sino a 20 anni Sino a 25 anni Sino a 30 anni Più di 30 anni Per quanto concerne la procedura, gli ammortamenti delle immobilizzazioni possono essere calcolati sia secondo il metodo cosiddetto lineare o a quote costanti , sia secondo il metodo a quote decrescenti, tranne che per alcune categorie di immobili, inclusi tra l’ottavo ed il decimo gruppo, che devono essere ammortizzati necessariamente secondo il metodo lineare. La metodologia di ammortamento inizialmente utilizzata per un singolo cespite non può più essere modificata nel corso del periodo di ammortamento (art. 259, CT). L’ammortamento si calcola su base mensile, tenendo presente la vita utile delle diverse tipologie di cespiti ammortizzabili fissata dall’apposito provvedimento governativo di attuazione. Il processo di ammortamento deve iniziare il primo giorno del mese seguente a quello in cui il bene è stato posto in uso e deve terminare il primo giorno del mese seguente a quello in cui il bene è uscito dal ciclo produttivo per qualsiasi ragione (cessione, distruzione, etc.). Per quanto concerne l’ammortamento lineare, la quota mensile è calcolata applicando al costo storico del bene la corretta aliquota mensile (determinata dividendo 100% per il numero di mesi di vita utile predeterminati a livello ministeriale). Per l’ammortamento a quote decrescenti, invece, la quota mensile è calcolata applicando al valore netto contabile del bene all’inizio di ogni mese, il doppio dell’ aliquota mensile da utilizzare per l’ammortamento a rate costanti; a partire dal momento in cui il valore netto contabile residuo del bene ha raggiunto il 20% del valore originario, tale valore residuo deve essere ammortizzato a rate costanti sulla base della residua vita utile. Per gli autoveicoli con un costo di acquisto superiore a 300.000 rubli, l’aliquota di ammortamento ordinaria deve essere dimezzata. Le società possono ricorrere ad un ammortamento “decelerato”, su decisione del consiglio di amministrazione, purché la minor aliquota rispetto a quella ordinaria sia utilizzata dall’inizio del periodo d’imposta e per tutta la sua durata. Per i beni acquistati usati, il contribuente ha la possibilità di utilizzare l’aliquota di ammortamento tenendo conto della vita utile residua del bene, cioè della vita utile originaria fissata dal provvedimento del Governo, ridotta del numero di mesi di utilizzo del precedente proprietario. Nel caso il precedente proprietario abbia già esaurito la vita utile “ministeriale”, l'acquirente può determinare l’ulteriore vita utile liberamente, sulla base di parametri diversi. Le perdite fiscali Le perdite fiscali possono essere utilizzate per compensare redditi imponibili dei successivi dieci periodi d’imposta: tuttavia, in ciascun periodo di riferimento, le perdite pregresse non possono ridurre la base imponibile per più del 30% (art. 283 CT). Nelle operazioni di riorganizzazione societaria, è inoltre consentito l’utilizzo delle perdite fiscali residue della società estinta, in capo alla società risultante dalla ristrutturazione (es: società incorporante in una fusione). Sul punto, si rinvia al successivo cap.13.9. Da rilevare che le perdite derivanti dalla cessione di titoli , emessi in base alla normativa nazionale o estera, possono essere utilizzate, nel periodo d’imposta di riferimento e nei 10 successivi, solo per compensare redditi della stessa natura (titoli). Inoltre, sarà necessario distinguere tra titoli quotati e non quotati, poiché le perdite derivanti dai primi non potranno essere utilizzate per compensare capital gain realizzati sui secondi e viceversa. Interessi passivi e thin capitalization La regola generale (art. 269 CT) prevede che gli interessi passivi dovuti su ogni tipo di passività (debiti commerciali e finanziari, prestiti bancari, obbligazioni, ecc.) – ed aventi le caratteristiche generali di cui al cap. 13.5 – siano deducibili a condizione che non si discostino in maniera significativa dal tasso di interesse medio applicabile nello stesso periodo, a passività aventi le stesse caratteristiche ed emesse nella stessa moneta. Vengono tuttavia accettate differenze sino al 20% del tasso di interesse medio. Qualora poi non sia possibile determinare detto tasso medio, per carenza di prestiti aventi le medesime caratteristiche, gli interessi passivi saranno deducibili se non eccedenti i seguenti parametri di riferimento: • il tasso di rifinanziamento stabilito dalla Banca centrale della Federazione russa (14% dal 15/01/2004), moltiplicato per un coefficiente pari a 1,1 per i debiti in moneta locale; • il 15% per i debiti in valuta estera (si veda anche cap.13.9). Ai principi generali di cui sopra, si sono aggiunti a decorrere dal 01/01/2002 specifiche norme (c.d. thin capitalization rules – art. 269, comma 2, CT) volte a limitare la deducibilità degli interessi passivi sui finanziamenti concessi alle società russe, nel momento in cui siano integrati i seguenti requisiti (si veda anche cap.13.9): • il finanziatore sia una società non residente con una partecipazione, diretta o indiretta, pari almeno al 20% del capitale della società russa; • il finanziamento concesso sia superiore a tre volte (o 12,5 volte per le banche e le società di leasing) la quota di partecipazione detenuta nel capitale sociale. Gli interessi che, al termine del periodo di riferimento, eccedano la soglia indicata, da un lato diventano indeducibili per la società che li corrisponde, e dall’altro vengono riqualificati come dividendi per il percettore e, come tali, assoggettati alla ritenuta alla fonte prevista per i dividendi (15% ovvero aliquote inferiori previste dalle convenzioni internazionali). Esemplificando: • Partecipazione detenuta da società estera 40% • Prestito erogato alla partecipata russa 100.000 • Tasso di interesse annuo 10% • Interessi passivi 10.000 • Patrimonio netto della partecipata russa 20.000 • Calcolo degli interessi deducibili = 20.000 x 3 x 40% x tasso = • Parte degli interessi da considerare dividendi 2.400 7.600 Gli accantonamenti a fondi specifici E’ possibile effettuare diverse tipologie di accantonamenti con valenza fiscale, tra i quali, in particolare, si citano i seguenti: • accantonamenti per rischi su crediti (art. 266 CT): in generale con riferimento a crediti non coperti da garanzie, è consentito alle società effettuare degli accantonamenti a un “fondo svalutazione crediti”, fiscalmente deducibili, nella misura in cui vengano effettuati per tutte le posizioni creditorie esistenti nelle seguenti misure in relazione alla scadenza del credito: - sino al 50% del valore del credito, per crediti scaduti da più di 45 giorni e meno di 90; - sino al 100% del valore del credito, per crediti scaduti da più di 90 giorni. In ogni caso, tuttavia, detto fondo non potrà eccedere il 10% del fatturato (ricavi delle vendite) del periodo fiscale di riferimento; • accantonamenti per spese di riparazione e servizi su beni in garanzia (art. 267, CT): l’ammontare dell'accantonamento non potrà in ogni caso eccedere una determinata percentuale del fatturato, determinata rapportando le spese effettivamente sostenute nel periodo d’imposta per interventi effettuati in garanzia ed il fatturato dei precedenti 3 anni. I dividendi Come sopra anticipato, i dividendi percepiti da società russe (o da stabili organizzazioni di società non residenti con riferimento a partecipazioni riferibili alla stabile organizzazione) subiscono una tassazione ad aliquote differenziate a seconda della fonte da cui provengono: • se provenienti da altre societ à russe, sono assoggettati a ritenuta alla fonte, a titolo d’imposta, ad aliquota del 6%, destinata a salire al 9% a decorrere dal 01/01/2005 (Legge n. 95/2004); al fine di evitare fenomeni di doppia imposizione, nel caso in cui la società erogante il dividendo abbia a sua volta percepito dei dividendi da società russe, è previsto che la ritenuta venga effettuata sulla differenza, se positiva, tra i dividendi corrisposti e quelli ricevuti (art. 275 CT). Nella base imponibile della suddetta ritenuta non dovranno inoltre essere inclusi i dividendi pagati a soci non residenti, poiché su di essi è prevista una ritenuta ad aliquota diversa (cap. 13.6) . Un esempio potrà chiarire meglio il meccanismo sopra descritto: Società russa (Alfa) riceve dividendi di fonte russa per Alfa distribuisce dividendi per - di cui ad altra società russa (Beta – 60%) - e a società non residente (Gamma – 40%) Base imponibile per ritenuta al 6-9% (=300 – 100 – 120) 100 300 180 120 80 Di fatto, il meccanismo consente di tassare le distribuzioni di dividendi una sola volta e di esentare ogni re-distribuzione a soci residenti; • se provenienti da società non residenti, sono tassati ad aliquota del 15% da applicare in dichiarazione, con possibilità di far valere un credito per le imposte assolte all’estero (si veda cap.15.3). Incentivi agli investimenti Alcuni incentivi fiscali all’effettuazione di determinate tipologie di investimento da parte di società russe (o stabili organizzazioni in Russia di società non residenti) vengono accordati sotto forma di credito d’imposta. In particolare, l'art. 67 CT prevede che una società possa fruire di un credito d’ imposta per le seguenti tipologie di investimenti: • ricerche, studi, valutazioni o ammodernamento dei prodotti, allo scopo di creare lavoro per i soggetti disabili o proteggere l’ambiente dall’inquinamento: la misura del credito d’imposta sarà pari al 30% del valore degli investimenti effettuati per raggiungere lo scopo indicato; • sviluppo di nuovi macchinari, nuova o più avanzata tecnologia e creazione di nuovi tipi di materie prime o merci; • contributo allo sviluppo socio-economico della regione e servizi di più alto standard alla popolazione: per questa tipologia di investimenti e per quella precedente, la misura del credito viene stabilita da appositi accordi tra la società contribuente e le autorità fiscali della regione, alle quali la prima dovrà presentare apposita richiesta. La risposta delle autorità fiscali viene solitamente resa entro un mese dalla presentazione della domanda e, in caso di riscontro positivo, deve contenere una serie di indicazioni relative al credito accordato (misura, durata dell’accordo, etc.). Copia dell’accordo dovrà anche essere presentata alle autorità fiscali locali, entro 5 giorni dalla conclusione. Sotto Capitolo n. 13.6 L’imposizione sui redditi per le società non residenti prive di stabile organizzazione I redditi di fonte russa percepiti da una società estera, e non relativi ad una stabile organizzazione della società estera in Russia, sono assoggettati, per la maggior parte, a ritenuta alla fonte in Russia ad opera del soggetto che li eroga, il quale agisce come sostituto d’imposta. L’art. 309 CT contiene un elenco dei redditi che si considerano prodotti in territorio russo, e tassati alla fonte, tra i quali sono inclusi: • i dividendi ed in generale i proventi distribuiti da società russe a società non residenti, anche in occasione della liquidazione; • gli interessi attivi di ogni tipo, inclusi quelli su prestiti obbligazionari, obbligazioni convertibili, titoli regionali e municipali; • i canoni derivanti dalla concessione del diritto di utilizzo in Russia di un marchio, un brevetto, determinate formule industriali o commerciali, etc. (royalties); • capital gain dalla cessione di partecipazioni in società di capitali russe le cui attività siano costituite per più del 50% da beni immobili: ne deriva che i capital gain derivanti da partecipazioni non aventi tali caratteristiche (holding, società commerciali e industriali con bassa incidenza del patrimonio immobiliare, ecc.) non subiranno imposizione in Russia; • capital gain dalla vendita di beni immobili situati in Russia; • redditi dall’affitto di beni utilizzati in Russia, inclusi i canoni di leasing; • reddito da noleggio internazionale di navi; • sanzioni o altri pagamenti simili derivanti da un mancato adempimento contrattuale da parte di un partner russo; • altri redditi simili ai precedenti, anche se non è chiaro come si debba intendere questa previsione normativa di chiusura contenuta all’art. 309, comma 1, n. 10, CT. Non sono invece tassati in Russia i proventi derivanti dalla vendita di beni (diversi da quelli sopra indicati) o dalla fornitura di servizi da parte di società estere, sempre a condizione che le attività non vengano svolte attraverso una stabile organizzazione. La tabella che segue illustra la misura delle ritenute alla fonte applicabili: Redditi assoggettati a ritenuta alla fonte Redditi derivanti da servizi di trasporto internazionale resi in Russia e noleggio (shipping) Dividendi da società russe e interessi su titoli statali o municipali Royalties ed interessi, canoni di leasing, sanzioni per inadempimento Aliquota della ritenuta 10% 15% 20% 24% sulla differenza tra prezzo di cessione e costo di Capital gain dalla cessione di partecipazioni in società di capitali russe le cui attività siano acquisto, incrementato delle spese inerenti la vendita costituite per più del 50% da beni immobili e dalla vendita di beni immobili situati in Russia o in alternativa 20% del prezzo di vendita lordo Altri redditi assoggettati a ritenuta alla fonte (categoria residuale di difficile interpretazione) 20% Le ritenute di cui sopra potranno naturalmente essere ridotte qualora un trattato contro la doppia imposizione stipulato dalla Russia preveda delle aliquote più favorevoli, ma a condizione che il soggetto non residente presenti al sostituto d’imposta russo un certificato di residenza emesso dalle autorità fiscali estere. Le autorità russe potranno in tal caso richiedere una traduzione legalizzata in russo del certificato di residenza (nella pratica spesso si ricorre alla apostilla da parte di un notaio). Qualora il provento venga assoggettato ad una ritenuta superiore rispetto a quella prevista dal trattato (ad esempio per effetto di un ritardo nella produzione del certificato di residenza), il contribuente potrà ottenere il rimborso della maggiore ritenuta subita entro 3 anni, presentando apposita richiesta, che le autorità fiscali russe dovrebbero evadere nel termine di un mese. Non vi è l’obbligo di applicare alcuna ritenuta alla fonte nei seguenti casi: • quando la società non residente comunichi al sostituto d’imposta russo che il provento percepito è relativo all’attività svolta da una propria stabile organizzazione in Russia e presenti una copia legalizzata del certificato di iscrizione della stabile organizzazione presso le autorità fiscali russe, avente un’ anzianità non superiore ad un anno; • quando il provento è esente da imposizione per effetto di un accordo di partecipazione alla produzione (production-sharing agreement - PSA): trattasi di accordi stipulati tra uno o più investitori (società o associazioni di imprese) e lo Stato, il quale attribuisce ai primi il diritto esclusivo di estrarre materie prime dal sottosuolo in una determinata zona e per uno specifico periodo di tempo. Tali accordi consentono di fruire di alcune agevolazioni fiscali, ma subordinatamente al rispetto della normativa specifica sui PSA, contenuta in parte nel capitolo 26.4 della seconda parte del Codice tributario (artt. 346.34 – 346.42 CT, introdotti dalla Legge Federale n. 65-FZ del 6 giugno 2003) ed in parte nella Legge sui PSA del 1995; • quando un trattato contro le doppie imposizioni non prevede alcuna ritenuta alla fonte su quella tipologia di provento. Sotto Capitolo n. 13.7 Transfer pricing Dal 1° gennaio 1999, data di entrata in vigore della prima parte del Codice tributario, la legislazione russa prevede disposizioni specifiche in tema di transfer pricing, contenute per la maggior parte all’art. 40 CT, ma integrate, per alcune tipologie di beni tra cui i titoli e gli strumenti finanziari, da previsioni ulteriori introdotte al capitolo 25 del Codice con decorrenza dal 01/01/2002. Pare opportuno precisare, sin da subito, che il Codice in realtà non contiene un riferimento puntuale alla problematica del “transfer pricing”, bensì individua dei principi generali per la determinazione del prezzo di beni e servizi, considerato congruo ed accettato ai fini fiscali. Stante l’assenza di limitazioni normative, tali principi dovrebbero essere utilizzati sia dai contribuenti che dalle amministrazioni fiscali, con riferimento ad ogni tipologia di imposta. Nello specifico, l’art. 40 citato, dopo avere affermato la regola generale in base alla quale, ai fini fiscali, rileva il prezzo attribuito dalle parti ai beni o ai servizi scambiati, in quanto si presume che esso corrisponda al prezzo di mercato, consente tuttavia alle autorità fiscali di rettificare i prezzi stabiliti dalle parti solo al verificarsi di uno dei seguenti tre cas: • quando la transazione avviene tra parti correlate: ai sensi dell’art. 20 CT, due società vengono considerate parti correlate ai fini fiscali, quando l’una possiede, direttamente e/o indirettamente, più del 20% del capitale sociale dell’altra, utilizzando la demoltiplicazione in caso di partecipazione indiretta (es: se Alfa detiene il 60% di Beta, che a sua volta detiene il 20% di Gamma, Alfa non sarà parte correlata di Beta in quanto ne detiene indirettamente solo il 12%, ossia il 60% del 20%. Alfa sarà parte correlata di Beta e quest’ultima sarà parte correlata di Gamma). Tale ristretta definizione, sembra lasciare fuori dall’ambito di applicazione della normativa sul transfer pricing anche le operazioni tra società “sorelle”. Tuttavia, va rilevata che lo stesso art. 20 prevede che, in sede di contenzioso, i tribunali competenti possano considerare correlate due società, sulla base di criteri diversi, quando riescano a provare che i rapporti tra esse intercorrenti abbiano influenzato l’ operazione: ad esempio, si registrano già numerosi casi in cui due società sono state ritenute tra loro correlate, in quanto la stessa persona fisica risultava amministratore di entrambe, con ampi poteri; • quando la transazione prevede uno scambio di beni: tali operazioni sono incluse in quelle controllate, poiché un tempo le operazioni commerciali in Russia venivano spesso effettuate attraverso un meccanismo di permuta di beni, che permetteva di ottimizzare il carico fiscale; • quando si tratta di operazioni di commercio con l ’estero: per attività di commercio con l’estero si intende un’attività imprenditoriale che comporti lo scambio internazionale di beni , servizi, risultati ed informazioni relativi ad un’attività intellettuale. Si noti che, per tali tipologie di operazioni, l‘eventuale rettifica da parte del fisco è consentita indipendentemente dal fatto che le parti della transazione siano o meno correlate; e a condizione che: • il prezzo della transazione si discosti, per più del 20% in aumento o in diminuzione, dal prezzo applicato dallo stesso contribuente, in un limitato periodo di tempo, su prodotti/servizi simili: per limitato periodo di tempo deve intendersi, in base alle interpretazioni fornite dalle autorità fiscali e dai tribunali, un periodo inferiore al mese. Al verificarsi delle condizioni di cui sopra, le autorità fiscali potranno applicare alla transazione il prezzo di mercato, andando a determinare e recuperare dal contribuente la maggior imposta dovuta, gli interessi e le sanzioni. Per la determinazione del prezzo di mercato, possono essere applicati i seguenti tre metodi, in ordine gerarchico da quello preferito dal fisco russo: • il metodo del confronto del prezzo (comparable uncontrolled price method): confronta il prezzo applicato nella transazione in esame con quello di transazioni effettuate da imprese indipendenti su prodotti simili, in condizioni di mercato confrontabili; • il metodo del prezzo di rivendita (resale price method): individua il prezzo di mercato come differenza tra il prezzo di rivendita dei beni/servizi ed il costo di acquisto del fornitore incrementato del margine considerato equo per il settore di attività del fornitore; • il metodo del costo maggiorato (cost plus method): il prezzo di mercato è determinato sommando a tutti i costi diretti ed indiretti sostenuti un margine appropriato (mark up) in relazione alle condizioni di mercato e alle funzioni svolte. Si tratta di metodi conosciuti a livello internazionale, in quanto espressamente previsti nel Rapporto OCSE sui prezzi di trasferimento del 1995 (“The OECD transfer pricing guidelines for multinational enteprises and tax administrations - Report of July 1995 with supplements”, come successivamente aggiornato); si rileva, tuttavia, che la legislazione russa non riconosce gli ulteriori metodi, indicati nel rapporto OCSE, basati sull’utile (metodo della ripartizione del profitto - profit split method –, metodo della comparazione dei margini netti di contribuzione - transactional net margin method). Inoltre, non sono previste procedure specifiche per l’applicazione delle regole sul transfer pricing, né è consentito ai contribuenti operare degli aggiustamenti volontari, così come non vi è la possibilità di giungere a definire degli accordi preventivi con il fisco sulla determinazione dei prezzi di trasferimento (c.d. advance pricing agreement). Sotto Capitolo n. 13.8 La disciplina fiscale sui gruppi Non è previsto un sistema di consolidamento degli imponibili fiscali a livello di gruppo, né una normativa sulle società estere controllate residenti in paradisi fiscali (c.d. normativa CFC). L’esigenza di introdurre una normativa CFC non è mai stata avvertita in passato, principalmente per la presenza di una rigida regolamentazione del sistema valutario, che rendeva molto difficile alla società russe costituire strutture societarie all’estero. Tuttavia, qualcosa potrebbe presto cambiare per effetto della nuova legge, approvata a fine dicembre 2003, che liberalizza molte delle operazioni in valuta un tempo rigidamente controllate (si veda cap. 8). Di rilievo per la pianificazione fiscale nell’ambito dei gruppi societari, è invece la previsione contenuta all’art. 277, comma 3, CT che consente di effettuare ogni tipo di operazione di riorganizzazione societaria (fusioni, scissioni, conferimenti, etc.) in neutralità fiscale. Sotto Capitolo n. 13.9 De iure condendo Il 5 agosto 2004, la Duma di Stato (una delle camere del Parlamento russo) ha approvato in prima lettura un disegno di legge federale che, se approvato, introdurrebbe, a partire dal 2005, alcune modifiche di rilievo nel Codice Tributario. In considerazione della portata che tale intervento legislativo potrebbe avere, si ritiene opportuno evidenziarne sommariamente alcuni punti più rilevanti, con la precisazione che trattasi di una proposta di legge, come tale suscettibile di essere ancora profondamente rivista prima del completamento dell’iter parlamentare. Tra i cambiamenti proposti si citano i seguenti: • estensione dell’ambito applicativo delle norme di thin capitalization per ricomprendervi non solo i finanziamenti ad una società russa concessi da una società madre estera che ne detenga almeno il 20% del capitale, ma anche i finanziamenti erogati da altra società russa, partecipata dalla società madre estera (finanziamenti tra società russe c.d. sorelle, aventi la stessa holding estera), o semplicemente garantiti dalla società madre-estera o da una sua partecipata: se si considera che i prestiti erogati dalle multinazionali alle società russe partecipate sono solitamente coperti da qualche forma di garanzia, l’emendamento proposto potrebbe incidere in maniera significativa sul trattamento fiscale delle transazioni finanziarie; • riduzione dal 15% al 13% del tasso di interesse soglia per la deducibilità degli interessi passivi su finanziamenti in valuta estera: tale riduzione dovrebbe applicarsi anche per i prestiti erogati prima del 2005; • abrogazione della possibilità di utilizzare, nella società risultante da una operazione straordinaria (es: fusione), le perdite fiscali pregresse delle società incorporate; • previsione della possibilità di dedurre gli accantonamenti su crediti solo se riferiti a crediti commerciali, e non anche nel caso di crediti di natura finanziaria, come oggi previsto. Capitolo n. 14 Adempimenti formali ed accertamento - Procedura di registrazione presso le autorità fiscali Tutti i soggetti che operano in Russia ponendo in essere operazioni rilevanti ai fini di una qualsiasi delle imposte previste nell’ordinamento, sono tenuti, entro 30 giorni, a registrarsi presso le autorità fiscali locali competenti (art. 83 CT). La competenza è stabilita in base a: • il luogo di residenza, per le persone fisiche russe; • il luogo della sede legale dell’attività, per le società residenti e quelle non residenti con stabile organizzazione in Russia: nel caso in cui una società abbia più divisioni localizzate nel territorio russo, essa dovrà registrarsi presso le autorità fiscali del luogo in cui è situata ciascuna divisione; • il luogo in cui sono situati beni immobili o mobili detenuti da soggetti non residenti. Quando i criteri utilizzati per individuare l’ufficio competente sono i primi due, la registrazione verrà effettuata in base alle informazioni disponibili per effetto della già avvenuta iscrizione nel Registro della Federazione russa (si veda cap. 2.9). Diversamente, sarà necessario presentare tutti i documenti richiesti dalle Autorità fiscali, che attribuiranno a ciascun contribuente un numero identificativo, contenuto in un apposito certificato di iscrizione, che viene emesso entro 5 giorni dalla presentazione dei documenti e notificato ai contribuenti entro lo stesso termine (art. 84, comma 2, CT). Si evidenzia che per l’apertura di conti correnti presso banche russe, è necessario aver preventivamente ottenuto la registrazione ai fini fiscali (art. 86 CT). Sotto Capitolo n. 14.1 Persone fisiche Obblighi dichiarativi Nella maggior parte dei casi, l’IRPEF è trattenuta alla fonte dal sostituto d’imposta, per cui la persona fisica non avrà alcun obbligo dichiarativo. Tuttavia, in determinati casi tale obbligo sussiste, ossia quando le persone fisiche (art. 228 CT): • ricevono redditi da altre persone fisiche, che come tali non possono adempiere agli obblighi dei sostituti d’imposta; • ricevono redditi dall’estero (solo per i residenti); • ricevono redditi sui quali l’imposta non è stata trattenuta alla fonte dal sostituto d’imposta; • ricevono premi o altri proventi da giochi e scommesse; • percepiscono capital gain; • intendono far valere delle deduzioni (solo per i residenti), che non sono state considerate dal sostituto d’imposta. La dichiarazione fiscale annuale delle persone fisiche dovrà essere presentata alle autorità fiscali del luogo di registrazione, entro il 30 aprile dell’anno successivo al periodo d’imposta (art. 229 comma 1 CT). Obblighi dichiarativi sono imposti a carico dei sostituti d'imposta, i quali dovranno fornire alle autorita fiscali del luogo in cui si sono registrati, informazioni sui redditi erogati a persone fisiche nel corso di un periodo d'imposta (anno solare) e sulle relative ritenute applicate, utilizzando un apposito modello (adempimento analogo all fobbligo di presentazione del modello 770 nell'ordinamento italiano). La dichiarazione dei sostituti d fimposta dovra essere presentata entro il 1° aprile dell'anno successivo al periodo d'imposta. Liquidazione dell'imposta In tutti i casi in cui la persona fisica e chiamata a presentare una dichiarazione annuale dei redditi percepiti, l'IRPEF dovuta, determinata in base ai dati dichiarati, dovra essere versata entro il 15 luglio dell'anno successivo al periodo d'imposta di riferimento. Un particolare meccanismo di liquidazione dell'imposta e previsto per gli imprenditori individuali ed i liberi professionisti, i quali devono stimare il loro reddito d'impresa/professionale relativo all'anno successivo (inserendo tale dato nella dichiarazione annuale) e, sulla base di tale stima, le autorita fiscali determineranno l'ammontare degli acconti d fimposta dovuti, i quali dovranno essere pagati in tre rate: la prima, entro il 15 luglio, pari alla meta della somma dovuta a titolo di acconto, la seconda e la terza, entro il 15 ottobre ed il 15 gennaio dell'anno successivo, pari entrambe ad 1/4 del totale dovuto. Per scostamenti del reddito effettivo rispetto a quello stimato superiori al 50%, il contribuente e tenuto a presentare una nuova dichiarazione, che le autorita fiscali prenderanno a riferimento per effettuare un nuovo calcolo degli acconti dovuti, entro 5 giorni dalla presentazione. Il saldo dovra naturalmente essere corrisposto entro il 15 luglio dell'anno successivo. In caso di cessazione dell'attivita professionale/imprenditoriale in corso d'anno, la relativa imposta a saldo dovrà essere versata entro 15 giorni dalla presentazione di una apposita dichiarazione dei redditi finale, che dovrà essere presentata entro 5 giorni dalla cessazione. Sotto Capitolo n. 14.2 Società Obblighi dichiarativi I soggetti passivi IRS sono tenuti a presentare (art. 289 CT): • una dichiarazione annuale dei redditi entro il 28 marzo dell’anno successivo al periodo d’imposta (anno solare); • una dichiarazione dei redditi semplificata per ciascun periodo infrannuale (di seguito anche reporting period) rilevante ai fini fiscali, corrispondente di regola al primo trimestre, al primo semestre e ai primi 9 mesi. In alternativa, i contribuenti potranno scegliere di determinare il reddito cumulativo ogni mese: in tal caso, le dichiarazioni semplificate da presentare saranno 11, di cui la prima relativa al primo mese, la seconda relativa al primo bimestre, la terza relativa al prime trimestre e così via, sino all’ultima relativa ai redditi dei primi 11 mesi. Le dichiarazioni semplificate dovranno essere presentate entro il giorno 28 del mese successivo al trimestre/mese di riferimento. Liquidazione dell’imposta L’IRS, dovuta a saldo con riferimento a ciascun periodo d’imposta, dovrà essere auto-liquidata e versata dal contribuente entro la data in cui viene presentata la dichiarazione annuale (28 marzo). Nel corso dell’anno solare, sono inoltre previsti degli obblighi di versamento di acconti mensili d’ imposta, da corrispondere entro il 28 del mese, strutturati come segue (artt. 286 e 287 CT): • in ciascun mese del primo trimestre dell’anno, dovrà essere versata una somma pari ad un terzo della somma degli acconti mensili versati nell’ultimo trimestre del periodo d’imposta precedente; • in ciascun mese del secondo trimestre, la somma da versare ammonterà ad un terzo degli acconti versati complessivamente nel primo trimestre; • in ciascun mese del terzo trimestre, tale somma sarà pari ad un terzo della differenza tra acconti versati nel primo semestre ed acconti versati nel primo trimestre; • infine, nel quarto trimestre, gli acconti mensili saranno pari ad un terzo della differenza tra acconti versati nei primi 9 mesi ed acconti versati nel primo semestre. In definitiva, per il calcolo degli acconti, si tratta di applicare un metodo storico che si basa sugli acconti versati in ciascun trimestre precedente. In alternativa, i contribuenti potranno calcolare la somme da versare mensilmente in base al reddito prodotto dall’inizio dell’anno al termine del mese di riferimento: in tal caso, gli acconti relativi a ciascun mese potranno essere versati entro il 28 del mese successivo. Tale opzione, tuttavia, potrà essere esercitata solo se preventivamente comunicata alle autorità fiscali locali entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello in cui si intende utilizzare tale modalità di liquidazione degli acconti mensili. Infine, in corso d’anno, non è consentito variare il metodo di calcolo degli acconti. Nonostante la regola generale preveda l’obbligo di versamento di acconti mensili, la cadenza del versamento potrà essere trimestrale per alcune tipologie di contribuenti, tra cui: • società aventi un fatturato medio in ciascuno dei quattro trimestri precedenti, non superiore a 3.000.000 di rubli; • società non residenti con stabile organizzazione in Russia. Si segnala infine che i sostituti d’imposta, che applicano ritenute alla fonte sui redditi corrisposti a società estere, dovranno versare alle autorità fiscali le somme trattenute entro 3 giorni dall’ effettuazione del pagamento, fatta eccezione per le ritenute sui dividendi e sugli interessi su titoli statali e municipali, per le quali è previsto un termine di versamento di 10 giorni. Sotto Capitolo n. 14.3 L'accertamento e le sanzioni Per verificare il corretto adempimento degli obblighi tributari da parte dei contribuenti, le Autorità fiscali possono (art. 87 CT): • effettuare dei controlli formali delle dichiarazioni, anche sulla base di ulteriore documentazione che potrà essere richiesta (e da fornire entro 5 giorni): tali controlli generalmente vengono effettuati entro 3 mesi dalla presentazione della dichiarazione (art. 88 CT); • effettuare degli accertamenti, basati su una verifica presso la sede del contribuente (art. 89 CT): in tal caso, la regola generale prevede che la verifica, nei locali del contribuente, non possa durare più di 2 mesi. L’esito della verifica dovrà essere formalizzato in un documento (assimilabile, per certi versi, ad un processo verbale di accertamento, di seguito anche PVC) finalizzato al recupero di imposta, interessi e sanzioni, da consegnare al contribuente che, entro le 2 settimane successive al ricevimento del PVC, potrà presentare uno scritto difensivo, che dovrà essere esaminato dal funzionario responsabile in presenza dello stesso contribuente. Quindi, entro 10 giorni dal contraddittorio con il contribuente, dovrà essere predisposta nei confronti del contribuente una richiesta di pagamento, che dovrà essere evasa nei successivi 10 giorni, decorsi i quali, le autorità fiscali saranno autorizzate a richiedere il pagamento delle imposte e degli interessi (sanzioni escluse) direttamente alla banca del contribuente. Per il recupero delle sanzioni, sarà necessario rivolgersi al Tribunale arbitrale (cap. 6). Si tenga presente, tuttavia, che vi è una precisa limitazione al potere delle autorità fiscali: esse non potranno condurre più di una verifica fiscale in relazione allo stesso tributo nel medesimo periodo d’ imposta. Inoltre, l’accertamento potrà riguardare solo i tre anni precedenti quello in cui viene effettuata la verifica (art. 87, comma 1, CT). Per quanto concerne le sanzioni da comminare, il Codice Tributario ne stabilisce la misura, in relazione a diverse tipologie di violazioni che vengono individuate, tra cui rientrano, ad esempio: • mancati o parziali versamenti di imposte: sanzione pari al 20% dell’ammontare non versato; • ritardi nella presentazione delle dichiarazioni inferiori ai 180 giorni: 5% delle imposte dovute per ciascun mese di ritardo, con un massimo del 30% ed un importo comunque non inferiore a 100 rubli; • ritardi nella presentazione delle dichiarazioni superiori ai 180 giorni: 30% delle imposte dovute, oltre al 10% di quanto dovuto per ciascun mese di ritardo; • documentazione mancante o incompleta: 5.000 rubli se la violazione è limitata ad un periodo d’ imposta, ovvero 10.000 se si estende su più periodi; • mancata applicazione di ritenute alla fonte da parte dei sostituti, o mancato riversamento all’Erario: 20% della ritenuta. Si segnala, infine, che non esiste una normativa antielusiva generale; al contrario, in genere, viene addirittura applicato un principio opposto rispetto a quello proprio dei sistemi fiscali occidentali, ossia il principio della prevalenza della forma sulla sostanza (anziché la substance over the form). Capitolo n. 15 Aspetti di fiscalità internazionale E’ opportuno sin da subito chiarire che, nell’ordinamento italiano, la Federazione Russa è inclusa tra i paesi con i quali il nostro paese scambia informazioni in virtù di una convenzione contro le doppie imposizioni (c.d. white list, approvata con D.M. 4 settembre 1996 e successive modifiche) ed è invece esclusa dalle liste dei paesi a fiscalità privilegiata, approvate con D.M. 23/01/2002 (c.d. black list ai fini dell’applicazione della norma sulla indeducibilità dei costi derivanti da operazioni intercorse con soggetti aventi un regime privilegiato non appartenenti all’Unione Europea) e D.M. 21/11/2001 (c.d. black list ai fini dell’applicazione della normativa sulle Controlled Foreign Companies e sulle società collegate residenti in paesi a fiscalità privilegiata anche all’interno della UE). Ciò implica che le disposizioni contenute nell’art. 110, commi 10-12 Tuir (indeducibilità dei costi) e negli artt. 167 e 168 Tuir (disciplina CFC) non risulteranno in alcun modo applicabili. Sotto Capitolo n. 15.1 I trattati in vigore contro le doppie imposizioni La Russia può vantare una fitta rette di convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni sul reddito, per la maggior parte stipulate dall’ex Unione sovietica e mantenute dalla Federazione Russa. Alcune di queste, ad oggi, non sono di fatto applicabili, in quanto solo firmate dai due Stati, ma non ancora entrate in vigore per la mancanza degli strumenti di ratifica, come emerge dalla tabella che segue, in cui vengono riportati i trattati sinora stipulati, con l’indicazione di quelli entrati in vigore o firmati nel corso del 2004: Albania Argentina (*) Armenia Australia (in vigore dal 01/01/2004) Austria Azerbaijan Belgio Bielorussia Bulgaria Canada Cina Cipro Corea Corea (Repubblica pop.) Croazia Cuba (*) Danimarca Egitto Estonia (*) Etiopia (*) Filippine Finlandia Francia Georgia (*) Germania Giappone Grecia (*) India Indonesia Iran Irlanda Islanda (in vigore dal 01/01/2004) Israele Italia Iugoslavia (Federazione) Kazakistan Kirghisistan Kuwait (in vigore dal 01/01/2004) Laos (*) Libano Lituania (*) Lussemburgo Macedonia Malesia Mali Malta (*) Marocco Mauritius (*) Messico (*) (firmato il 07/06/2004) Moldavia Mongolia Namibia Norvegia Nuova Zelanda (in vigore dal 01/01/04) Olanda Oman (*) Polonia Portogallo Qatar Regno Unito Repubblica Ceca Repubblica Slovacca Romania Singapore Siria (in vigore dal 01/01/2004) Slovenia Spagna Sri Lanka Stati Uniti d’America Sud Africa Svezia Svizzera Tailandia (*) Tajikistan (in vigore dal 01/01/04) Turchia Turkmenistan Ucraina Ungheria Uzbekistan Venezuela (*) (firmato il 22/12/2003) Vietnam (*) firmati ma non ancora in vigore Si rileva, infine, che, qualora un trattato internazionale contenga disposizioni più favorevoli rispetto a quelle stabilite dall'ordinamento interno russo (ad esempio, ritenute ridotte sull’imposizione di determinate tipologie reddituali), per specifica disposizione del Codice tributario (art. 7 CT), il trattato dovrà prevalere sulla norma interna. Sotto Capitolo n. 15.2 La Convenzione Italia – Russia contro le doppie imposizioni sul reddito Il regime stabilito dalla Convenzione (firmata a Roma il 9 aprile 1996, ratificata dall’Italia con Legge 09/10/1997, n. 370 ed efficace dal 1° gennaio 1999) per le più comuni tipologie reddituali è il seguente: Redditi immobiliari (art. 6): i redditi ottenuti dal residente di uno Stato contraente da immobili (inclusi quelli agricoli e forestali) situati nell’altro Stato contraente sono imponibili nello Stato della fonte, ossia nello Stato nel quale sono ubicati gli immobili. Sono compresi i redditi derivanti dall’uso diretto, dalla locazione e da qualunque altra forma di sfruttamento degli immobili. Redditi di impresa (art. 7): gli utili di un’impresa di uno Stato contraente sono imponibili soltanto in questo Stato (Stato della residenza). Tuttavia, se l’impresa svolge attività nell’altro Stato contraente per mezzo di una stabile organizzazione, gli utili dell'impresa saranno imponibili nell’altro Stato, ma solo per la parte attribuibile alla stabile organizzazione. Gli utili della stabile organizzazione sono determinati tenendo conto delle spese sostenute per la realizzazione degli obiettivi della stabile organizzazione, le spese di direzione e le spese generali di amministrazione, sia nello Stato in cui è situata la stabile organizzazione, sia altrove. Gli utili da attribuire alla stabile organizzazione devono essere determinati ogni anno con lo stesso metodo, a meno che non esistano validi motivi per un cambiamento di metodologia. Anche se la Convenzione adotta il generale principio di ripartire il reddito fra casa madre e stabile organizzazione in base al luogo di produzione dei profitti, ciascuno Stato contraente può determinare metodologie alternative di ripartizione dell'imponibile, a condizione che siano rispettati i generali principi dettati dall’art. 7. Dividendi (art. 10): i dividendi distribuiti da una società residente in uno Stato contraente a un residente dell’altro Stato contraente sono imponibili nello Stato del percettore (Stato della residenza). Tuttavia, i dividendi possono essere tassati anche nello Stato della fonte (ossia nello Stato nel quale risiede la società erogante), secondo la legislazione di tale Stato, ma, se la persona che percepisce i dividendi ne è l’effettivo beneficiario, l'imposta applicata non può eccedere: • il 5% dell’ammontare lordo dei dividendi, se il beneficiario è una società che detiene direttamente almeno il 10% del capitale della società che distribuisce i dividendi (la quota di partecipazione deve essere pari almeno a 100.000 dollari statunitensi o l’equivalente di tale somma in altra valuta); • il 10% dell’ammontare lordo dei dividendi in tutti gli altri casi. Interessi (art. 11): gli interessi provenienti da uno Stato contraente e pagati ad un residente dell’altro Stato contraente sono imponibili nello Stato di residenza del percettore. La Convenzione ammette, comunque, che tali interessi possano essere tassati anche nello Stato della fonte, ma con un’aliquota non superiore al 10%, se il percettore ne è l’effettivo beneficiario. Canoni (Royalties) (art. 12): le royalties provenienti da uno Stato contraente e pagate ad un residente dell’altro Stato contraente sono imponibili solamente in detto altro Stato se il percettore ne è il beneficiario effettivo. Le disposizioni convenzionali su dividendi, interessi e royalties non si applicano nel caso in cui il percettore eserciti nell'altro Stato contraente (Stato della fonte) una attività commerciale o industriale o una libera professione tramite una stabile organizzazione ed il diritto o il bene che genera i canoni si ricolleghi all’attività ivi esercitata; in tal caso la potestà impositiva spetta all’altro Stato contraente secondo la propria legislazione interna. Sotto Capitolo n. 15.3 Il credito per le imposte assolte all’estero La legislazione russa prevede un rimedio unilaterale per evitare le doppie imposizioni sui redditi solo nell’ambito della disciplina IRS, nella quale è stabilito (art. 311, comma 3, CT) che le società russe, che percepiscano redditi di fonte estera, possano portare in detrazione dall’IRS russa dovuta su quei redditi (principio worldwide taxation), le imposte pagate all’estero, nei limiti dell’imposta applicata in Russia (meccanismo del credito d’imposta sui redditi esteri, previsto anche nell’ordinamento italiano, dall’art. 165 Tuir). Non è tuttavia chiaro, dal dato normativo, se il recupero delle imposte pagate all’ estero debba essere calcolato per singolo paese cui si riferiscono i redditi, per tipologia di redditi, ovvero se debba essere effettuato un calcolo complessivo. Inoltre, il meccanismo del credito per le imposte assolte all’estero non opera per norma interna sulla percezione di dividendi, a meno che tale procedura non sia espressamente prevista da un trattato internazionale contro le doppie imposizioni. Analoga disposizione è contenuta nell’ambito della disciplina IRPEF (art. 223, comma 1, CT), che nega alle persone fisiche di poter detrarre dall’IRPEF russa le imposte eventualmente pagate all’ estero sugli stessi redditi, a meno che tale possibilità non sia accordata da una convenzione internazionale contro le doppie imposizioni. Capitolo n. 16 Altre principali imposte L’imposta patrimoniale societaria Si tratta di un’imposta regionale, disciplinata a decorrere dal 01/01/2004, nelle sue linee generali, dal Capitolo 30 del Codice tributario (artt. 372-386, introdotti dalla Legge Federale n. 139-FZ del 11/11/2003), e la cui normativa di dettaglio è delegata alle singoli Regioni della Federazione Russa, che sono anche le destinatarie dei relativi introiti. Alla nuova normativa va sicuramente il merito di aver ridotto considerevolmente il carico fiscale derivante dall’applicazione dell’imposta patrimoniale, intervenendo principalmente sulla determinazione della base imponibile (un tempo estesa anche alle immobilizzazioni immateriali e al magazzino). Soggetti passivi e base imponibile L’imposta si applica alle società russe (dotate di personalità giuridica, anche se partecipate da soggetti non residenti) e alle società non residenti che operano in Russia tramite una stabile organizzazione e/o possiedono beni immobili in territorio russo (art. 373 CT). L’art. 381 prevede alcuni casi di esenzione dall’imposta su determinati beni sui quali vi è un interesse statale, sociale o culturale. La base imponibile è determinata dal valore contabile medio annuo (costo al netto dei fondi ammortamento) dei beni mobili ed immobili contabilizzati nel bilancio della società tra le immobilizzazioni materiali. Le società estere che possiedono immobili situati in Russia, ma prive di stabile organizzazione, potranno utilizzare il valore risultante dai bilanci redatti secondo i principi contabili stabiliti nel proprio paese di residenza, ma dovranno in ogni caso verificare che le aliquote di ammortamento applicate non siano superiori a determinati limiti, stabiliti dal Ministero delle Finanze russo: • 5% per i beni inclusi nella categoria A (edifici, costruzioni ed impianti); • 25% per i beni inclusi nella categoria B (automobili, macchinari, computer, mobili da ufficio, sistemi informativi); • 15% per i beni inclusi nella categoria C residuale (beni diversi dai precedenti). Il valore annuale medio sarà determinato, in ciascun trimestre, dalla somma del valore contabile dei beni, rientranti nella base imponibile, nel primo giorno di ciascun mese del trimestre e nel primo giorno del mese seguente, divisa per i mesi del trimestre incrementati di 1 (ossia divisa per 4). Aliquota, periodo d’imposta e liquidazione L’aliquota dell’imposta patrimoniale viene stabilita dalle singole Regioni della Federazione Russa entro il limite massimo del 2,2%, stabilito dall’art. 380 del Codice. Il periodo d’imposta è l’anno solare, ma l’imposta dovrà essere contabilizzata e liquidata dal contribuente ogni trimestre (art. 379 CT). Il pagamento da effettuare ogni trimestre, secondo modalità e nei termini che ciascuna Regione stabilisce autonomamente, ma comunque entro il 30 del mese successivo al trimestre, costituisce un versamento in acconto dell'imposta dovuta su base annua. Entro lo stesso termine stabilito per il versamento degli acconti, dovrà essere presentata una dichiarazione da cui si ricavi il calcolo dell’acconto versato. Entro il 30 marzo dell’anno successivo a quello di riferimento, dovrà poi essere presentata alle autorità fiscali regionali la dichiarazione annuale. Sotto Capitolo n. 16.1 L'imposta sul valore aggiunto La struttura di questa imposta è simile a quella dell’omonimo tributo che ha raggiunto in ambito comunitario un certo livello di armonizzazione – perlomeno negli aspetti caratterizzanti la disciplina, anche se non nelle aliquote – grazie soprattutto ai continui adattamenti/miglioramenti della Sesta Direttiva UE. L’IVA è un’imposta federale, che, a decorrere dal 01/01/2001, trova nel Capitolo 21 del Codice tributario russo (artt. 143-177 CT) una disciplina organica, unitaria e più in linea con la Sesta Direttiva UE, nonostante alcune differenze di cui si dirà nel prosieguo. I principi cardine e le differenze Le caratteristiche principali dell’IVA russa, comuni ai sistemi europei, si possono così riassumere: - trattasi di un’imposta sui consumi che colpisce ogni transazione realizzata nell’ambito di un’attività d’ impresa, avente ad oggetto beni e servizi offerti sul territorio russo, ma con tre aliquote diverse in relazione alle diverse tipologie di beni/servizi: 18% (aliquota ordinaria in vigore dal 01/01/2004, in luogo del previgente 20%), 10% e 0%; - è previsto il meccanismo della detrazione dell’Iva sugli acquisti dall’Iva sulle vendite in capo ai soggetti passivi dell'imposta: ne deriva che il costo graverà sul consumatore finale, a cui l’IVA viene addebitata per rivalsa; - è prevista la categoria delle operazioni esenti (tra cui rientrano la maggior parte dei servizi finanziari, inclusi gli interessi sui finanziamenti – art. 149 CT), le quali non danno diritto alla detrazione dell’Iva assolta sugli acquisti ad esse relativi; - le esportazioni rappresentano operazioni non imponibili , a cui l’aliquota applicata sarà 0%, ma che, a differenza di quelle esenti, danno diritto alla detrazione dell’Iva sugli acquisti; - i concetti di “fattura”, “luogo di prestazione dei servizi”, “operazioni esenti” e “non imponibili” sono i medesimi conosciuti negli ordinamenti europei. Tra le differenze principali , invece, si citano: - l’inclusione nella base imponibile Iva della maggior parte delle operazioni aventi ad oggetto terreni agricoli (escluse da IVA in Italia ex art. 2 comma 3 lett. c) DPR. 633/72); - la possibilità di versare l’IVA al momento dell’incasso del corrispettivo dal cliente, indipendentemente dal momento in cui l’operazione si considera effettuata: ne deriva che in caso di pagamento differito da parte del cliente (ad esempio, a 30, 60, 90 giorni), il cedente/prestatore potrà godere di un analogo differimento dell’obbligo di versamento dell’IVA; - nel meccanismo di reverse charge (ossia il versamento dell’imposta da parte dell’ acquirente/committente russo, soggetto passivo IVA, nel caso in cui il cedente/prestatore sia un soggetto non residente privo di stabile organizzazione in Russia) l’Iva viene scorporata dal prezzo riportato in fattura (es: prezzo di cessione = 100, Iva = 18%/118% = 15,25% = 15,25), anziché essere aggiunta. L’imprenditore straniero dovrà pertanto prestare attenzione a questo aspetto, ed incrementare il prezzo in fattura dell’Iva che verrà trattenuta e versata dal cliente (proseguendo nell’ esempio, per incassare 100, la fattura dovrà riportare un corrispettivo di 118); - non è prevista una procedura di registrazione valida ai soli fini Iva (assimilabile all’identificazione diretta prevista dall'ordinamento italiano all’art. 35-ter, DPR. 633/72 per i soggetti non residenti), poiché l’ordinamento russo contempla una sola procedura di registrazione ai fini fiscali (si veda precedente cap. 14), valida per tutte le imposte russe; - non vi sono regole specifiche per operazioni di triangolazione; - non è previsto un meccanismo di liquidazione dell’Iva di gruppo, come quello vigente in Italia (art. 73, comma 3, DPR. 633/72). Presupposto soggettivo ed oggettivo Rientrano tra i soggetti passivi dell’Iva (art. 143 CT) tutte le società residenti aventi personalità giuridica, gli imprenditori individuali residenti, e le società non residenti che esercitano attività d’ impresa in Russia, attraverso una stabile organizzazione. Sono tuttavia esonerati dagli obblighi IVA i soggetti che abbiano conseguito un fatturato inferiore a 1.000.000 di rubli nei tre mesi consecutivi precedenti: tale esonero non opera automaticamente, come ordinariamente previsto negli ordinamenti occidentali (Italia inclusa), ma è subordinato alla presentazione da parte del contribuente, alle autorità fiscali del luogo in cui si è registrato, di un apposita dichiarazione nei tempi e modi indicati all’art. 145 CT. La richiesta di esonero avrà una durata di 12 mesi, al termine dei quali dovrà in ogni caso essere presentata una nuova dichiarazione volta a rinnovare l’esonero, qualora sussistano ancora le condizioni richieste, ovvero a rinunciarvi, in caso contrario. L’imposta si applica sulle cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate in territorio russo, anche a titolo gratuito, e sulle importazioni (art. 146, comma 1, CT). Vi sono delle operazioni escluse dal campo di applicazione dell’IVA, tra cui rientrano (art. 146, comma 2, CT) quelle connesse con la circolazione di moneta russa o straniera, i trasferimenti di beni posti in essere nell’ambito di operazioni di riorganizzazione societaria ovvero a favore di enti non-profit, l’assegnazione di beni ai soci in occasione della liquidazione delle società, la cessione gratuita di case e beni immobilizzati in generale a pubbliche autorità, enti governativi e locali. Da non confondere con le operazioni escluse, sono le operazioni esenti (che, a differenza delle escluse, richiedono l'adempimento degli obblighi formali di emissione della fattura e di registrazione dell’operazione), la cui lunga lista è contenuta all’art. 149 CT. Si citano tra le tante: • le locazioni di uffici e locali di servizio a soggetti non residenti, a condizione di reciprocità; • la cessione di partecipazioni, titoli e strumenti finanziari in generale; • le operazioni bancarie ed assicurative; • l’erogazione di prestiti; • i servizi notarili. Oltre alle cessioni/prestazioni esenti, all’art. 150 CT vengono elencate le importazioni esenti, tra cui rientrano i beni introdotti da investitori stranieri a titolo di conferimento in società. Presupposto territoriale Per determinare se un’operazione commerciale rientri o meno nel campo applicativo dell’Iva, è necessario verificare il rispetto del requisito territoriale. I criteri indicati dal legislatore per stabilire se una cessione di beni o una prestazione di servizi debba considerarsi o meno effettuata in Russia, sono per la maggior parte simili a quelli indicati dal legislatore italiano. In particolare: • i beni si considerano ceduti in Russia se sono ivi situati o, in caso di trasporto, se partono dalla Russia (art. 147 CT); • per i servizi (art. 148 CT), esiste un criterio generale che dà rilevanza al luogo di residenza del prestatore ed una serie di deroghe per alcune tipologie di servizi, tra cui: - i servizi relativi a beni immobili (progettazione, costruzione, manutenzione, ecc.) si considerano effettuati in Russia se l'immobile è ivi situato; - per i servizi resi nei settori artistico, culturale, educativo, turistico, sportivo, rileva il luogo in cui sono resi; - infine, rileva il luogo di residenza del committente per la maggior parte dei servizi di tipo intellettuale (consulenza legale e commerciale, contabilità, ricerca e sviluppo, pubblicità, raccolta di informazioni, etc.), per il trasferimento dei diritti di proprietà intellettuale (marchi, brevetti, licenze, diritti d’autore), per la locazione di beni mobili, esclusi i mezzi di trasporto su strada (per i quali si applica il criterio generale), etc.. Nonostante i criteri siano, come detto, abbastanza simili a quelli noti in Europa, vi sono tuttavia delle differenze nel modo in cui vengono applicati. Ad esempio, il prestatore o il committente di un servizio è considerato residente in Russia ai fini IVA, se si è registrato presso le autorità fiscali e, solo in mancanza di registrazione, rileva la sede amministrativa: il criterio applicato, alquanto formale, rigoroso e poco flessibile, può creare delle conseguenze indesiderate nei casi in cui un soggetto estero, che risulti ancora registrato in Russia, svolga un servizio in Russia che esula completamente dalla propria attività d’impresa. Aliquote e base imponibile Come anticipato, dal 01/01/2004, l’aliquota ordinaria dell’Iva è scesa dal 20% al 18% ed è attesa una ulteriore riduzione tra il 2005 ed il 2006 al 16-15%. Sono poi previste due aliquote ridotte – 0% e 10% su alcune tipologie di beni e servizi, specificamente individuate ai commi 1 e 2 dell’art. 164 CT. Tra i beni cui si applica l’aliquota del 10%, rientrano alcuni prodotti alimentari di prima necessità (pane, latte, uova, pesce, etc.), alcuni prodotti per l’infanzia, i periodici e i libri scientifici ed educativi e – sino al 31/12/2004, dopodiché si dovrà applicare l’aliquota ordinaria - alcuni servizi connessi con libri e periodici (es: consegna, spedizione, inserzioni pubblicitarie, etc.). L’aliquota dello 0% viene applicata, ad esempio, alle esportazioni di beni, ai servizi manifatturieri relativi a beni destinati all’esportazione, ai trasporti di passeggeri con destinazione al di fuori della Russia, ai beni e servizi ad enti diplomatici esteri. Per le esportazioni, che costituiscono la tipologia più frequente di operazioni non imponibili, l’applicazione dell'aliquota dello 0% (con la conseguente possibilità poi di detrarre l’Iva sull’acquisto dei beni esportati) richiede al contribuente il rispetto di una complessa procedura indicata all’art. 165 CT, che impone, tra l’altro, di presentare, assieme alla dichiarazione Iva (si veda paragrafo successivo), una serie di documenti giustificativi della mancata applicazione dell'Iva, tra cui: - il contratto di fornitura dei beni stipulato con il cliente estero; - una copia dell’estratto conto bancario presso un istituto russo da cui risulti l’avvenuto incasso del prezzo; - una copia della dichiarazione doganale vistata dalle dogane russe da cui risulti che i beni sono stati esportati; - una copia dei documenti di trasporto. Ulteriori e specifici documenti sono poi richiesti nel caso in cui l’esportazione venga effettuata da un agente/intermediario in forza di un contratto di agenzia o commissione stipulato con l’esportatore. Per quanto concerne la base imponibile, essa è generalmente rappresentata dal prezzo della transazione pattuito tra le parti, fatta eccezione per alcune operazioni per le quali rileva il prezzo di mercato: trattasi delle operazioni a titolo gratuito, delle transazioni tra parti correlate (cap. 13.7), delle permute di beni, e dell’autoconsumo di beni e servizi. Per le importazioni, la base imponibile è rappresentata dal corrispettivo del bene importato, incrementato dei costi di trasporto, assicurativi e dei dazi all’importazione. Per effetto del meccanismo tipico dell’imposta, dall’Iva dovuta sulle vendite è possibile detrarre l’Iva assolta sugli acquisti relativi ad operazioni imponibili, a condizione che il bene/servizio acquistato sia già stato pagato e registrato e che non vi siano specifiche limitazioni nel diritto alla detrazione, tra cui (artt. 170 e 171 CT): - l’impossibilità di detrarre l’Iva assolta su acquisti relativi ad operazioni esenti o a servizi che si considerano svolti al di fuori della Federazione russa; - detrazione limitata dell’Iva su alcune tipologie di acquisti e detrazione parziale in relazione ad acquisti relativi sia ad operazioni esenti che imponibili; - possibilità di detrarre l’Iva sull’acquisto di immobilizzazioni materiali solo dal momento di effettivo utilizzo del bene, e parimenti dicasi per l’Iva sui costi di costruzione degli edifici, che non potrà essere detratta sinché l’edificio non viene ultimato, con un conseguente svantaggio finanziario per i costruttori rispetto ad altre categorie imprenditoriali. Adempimenti formali e liquidazione dell ’imposta I soggetti passivi che pongono in essere operazioni rilevanti ai fini dell’Iva russa sono tenuti ad emettere per ciascuna operazione realizzata, incluse quelle esenti, un apposito documento (paragonabile alla nostra fattura) contenente tutti i dati indicati all’art. 169 CT, tra cui: data e numerazione progressiva; nome, indirizzo e numero di registrazione ai fini fiscali di entrambe le parti della transazione; la descrizione dei beni/servizi prestati, il prezzo unitario dei beni ed il corrispettivo complessivo dell’operazione, le imposte di fabbricazione, l’aliquota applicabile e l’importo totale dell’ Iva, il paese di origine ed il numero della dichiarazione doganale per i beni importati. La fattura, firmata da un responsabile contabile, non potrà essere emessa prima che l’operazione possa dirsi effettuata e generalmente tale momento coincide con la data di consegna dei beni e con la data di ultimazione dei servizi, secondo un principio di competenza. Se, tuttavia, il contribuente sceglie di liquidare l’Iva in base al principio di cassa, le operazioni si considereranno effettuate al momento del pagamento. L’emissione della fattura dovrà in ogni caso avvenire entro 5 giorni da tale momento. Inoltre il contribuente dovrà tenere un registro delle vendite ed un registro degli acquisti, oltre ad un libro giornale in cui dovrà registrare sia le fatture emesse che quelle ricevute. Le operazioni non imponibili (soggette ad aliquota dello 0%), così come gli acquisti ad esse inerenti, dovranno essere registrate in una sezione separata. Il periodo di riferimento per il calcolo dell’imposta da versare, quale differenza tra l’Iva sulle vendite e l’Iva sugli acquisti, è normalmente il mese solare, fatta eccezione per i soggetti con un fatturato inferiore a 1.000.000 di rubli in ciascun mese di un trimestre, i quali potranno effettuare liquidazioni trimestrali (art. 163 CT). In relazione a ciascun mese/trimestre, dovrà essere presentata alle autorità fiscali russe una apposita dichiarazione fiscale e versata l’imposta dovuta entro il giorno 20 del mese successivo al periodo di riferimento (art. 175 CT). Qualora nel periodo di riferimento, emerga una posizione Iva a credito del contribuente nei confronti del fisco, tale credito potrà essere utilizzato, nei 3 mesi solari successivi, in compensazione di altre imposte dovute; l’eventuale Iva a credito, non utilizzata nel periodo indicato, potrà essere richiesta a rimborso su specifica richiesta del contribuente, a cui le autorità fiscali hanno l’onere di rispondere entro 2 settimane dalla ricezione della domanda (o entro 3 mesi nel caso in cui il rimborso si riferisca ad un credito Iva maturato per effetto di acquisti connessi con operazioni non imponibili), e, in caso di esito positivo, di rimborsare l’imposta entro le successive 2 settimane. Sotto Capitolo n. 16.2 I dazi doganali Il 1° gennaio 2004 è entrato in vigore il nuovo Codice doganale (Customs Code), che ha introdotto alcuni importanti modifiche rispetto al regime previgente, in particolare con riferimento alle procedure di “sdoganamento” dei beni, di garanzia per il pagamento dei dazi e di accertamento e controllo da parte delle autorità doganali. Ad esempio, per quanto concerne le garanzie da fornire per il pagamento dei dazi, è ora previsto che: - nessuna garanzia debba essere fornita nel caso in cui i dazi doganali ammontino a meno di 20.000 rubli; - possa essere fornita una garanzia generale, nel caso in cui uno stesso soggetto debba adempiere a numerose formalità doganali in un determinato periodo di tempo; - le autorità doganali possano accettare garanzie bancarie aventi una scadenza non superiore ai 14 mesi. Per lo sdoganamento dei beni, con provvedimento n. 1022 del 16/09/2003, il Comitato statale doganale russo ha approvato la lista dei documenti da presentare - entrata in vigore a partire dal 13/01/2004 – in relazione alle diverse tipologie di regimi doganali (temporanea importazione o esportazione, reimportazione, importazione o esportazione a titolo definitivo, perfezionamento attivo o passivo, etc.). Infine, sulle procedure di controllo, è stato stabilito che dal 01/01/2004 la decisione di recuperare l’ ammontare dei dazi non pagati direttamente dal conto corrente bancario del soggetto importatore/esportatore debba essere presa entro 30 giorni dalla scadenza per il pagamento. Le caratteristiche dei dazi all ’importazione I dazi doganali in Russia si applicano prevalentemente sulle importazioni di beni e solitamente sono applicati “ad valorem”, ossia sul valore del bene dichiarato in dogana, fatta eccezione per alcuni beni su cui il dazio è parametrato alla quantità, al peso o al volume degli stessi. Il valore in dogana viene già determinato in base ai principi applicati dall’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization, WTO), della quale la Russia dovrebbe entrare a far parte entro fine 2004/inizio 2005. Inoltre, la classificazione dei codici doganali attribuiti alle merci segue il Sistema armonizzato internazionale di descrizione e codifica dei beni (Convenzione di Bruxelles del 1983), che è simile alla nomenclatura combinata europea. E’ inoltre possibile ottenere dalle autorità doganali russe una risposta vincolante sulla classificazione di determinati beni. La misura dei dazi varia (dal 100% sugli alcolici allo 0% sulla carta stampata e su alcuni prodotti alimentari) in relazione alle diverse tipologie di beni (classificati in 97 categorie) e al loro paese di origine, intendendosi per tale (in base al protocollo di Kyoto del 1973 che contiene la convenzione internazionale sull’armonizzazione e la semplificazione delle procedure doganali) il paese in cui i beni sono stati interamente prodotti ovvero, nel caso in cui siano stati prodotti in più paesi, il Paese in cui hanno subito la trasformazione più significativa. A parte le misure limite del 100% e dello 0%, le aliquote più comuni dei dazi all’importazione sono del 5%, 10%, 15%, 20% e 25%. Tali aliquote possono poi variare in relazione soprattutto al paese di origine dei beni, come di seguito indicato: Gruppi in cui vengono classificati in Paesi Nazioni più favorite Nazioni in via di sviluppo Nazioni sotto-sviluppate Altre nazioni Misura del dazio Dazio in misura piena 75% del dazio ordinario Esenzione Il doppio del dazio ordinario Infine, si rileva che esistono dei regimi doganali speciali, che consentono un totale o parziale rimborso dei dazi doganali e anche dell’Iva assolta sull’importazione: un esempio è quello dei beni importati in Russia per essere ivi sottoposti a trasformazione ed essere quindi esportati nuovamente. In tal caso non sarà applicabile né il dazio doganale né l’IVA. Sotto Capitolo n. 16.3 Le accise Le imposte di fabbricazione (o accise o excise tax - artt. 179-206 CT) rappresentano un tributo federale che viene applicato sulla produzione, il commercio e l’importazione di una serie di beni indicati all’art. 181 CT, tra cui rientrano: prodotti a base di alcohol (fatta eccezione per alcuni prodotti medicinali, profumi e cosmetici), bevande alcoliche, prodotti derivati dal petrolio, prodotti a base di tabacco, automobili e motoveicoli. Le misure delle accise variano (analogamente a quanto previsto in Italia) in relazione alla tipologia di bene (art. 193 CT), sono espresse come quantità fissa di rubli per unità di misura e vengono spesso aggiornate dalle autorità fiscali. I soggetti passivi dell’imposta sono, oltre agli importatori, sia i produttori che i rivenditori dei beni indicati all’art. 181 CT, siano essi società o imprenditori individuali, che abbiano ottenuto uno dei quattro specifici certificati di registrazione dalle competenti autorità: certificato di produzione, certificato per la vendita all’ingrosso, certificato per la vendita al dettaglio, certificato per la vendita sia al dettaglio che all’ingrosso (art. 179.1 CT). Si segnala che il meccanismo per il pagamento delle accise – per cui il periodo d’imposta è il mese solare, salvo eccezioni - è simile a quello dell’Iva, ossia è prevista la possibilità di detrarre dall’ ammontare delle accise dovute, le accise pagate per l’acquisto di beni che sono stati utilizzati per la produzione di beni a loro volta assoggettati ad accise. Le accise dovranno pertanto trovare una distinta indicazione in fattura. Sotto Capitolo n. 16.4 L'imposta sociale unica A decorrere dal 01/01/2001, in sostituzione del vecchio sistema che prevedeva diversi accantonamenti a vari fondi statali, è stata introdotta una imposta sociale unica (imposta federale), a carico del solo datore di lavoro (società residenti, stabili organizzazioni o anche uffici di rappresentanza di società non residenti). Non è infatti prevista alcuna contribuzione da parte del dipendente. La nuova disciplina, contenuta agli artt. 234-245 del Codice Tributario, impone al datore di lavoro di versare entro il 15 del mese successivo a quello di riferimento, le seguenti aliquote progressive d’ imposta sociale unica (che includono contributi, in misura diversa, a tre Fondi statali: fondo pensione, fondo di assicurazione sociale, fondo malattia) parametrate al reddito complessivo annuo del dipendente (comprensivo dei pagamenti in denaro e in natura), suddiviso in 4 scaglioni: Reddito annuale di ciascun dipendente (in Rubli) Fino a 100.000 Da 100.001 a 300.000 Da 300.001 a 600.000 Superiore a 600.000 Quota per il Fondo Pensione Quota per il Fondo di assicurazione Sociale Quota per il Fondo Malattia/ infortuni TOTALE imposta sociale unica 28% 28.000 RUB + 15,8% sul reddito eccedente i 100.001 59.600 RUB + 7,9% sul reddito eccedente i 300.001 83.300 RUB + 2% sul reddito eccedente i 600.001 4% 4.000 RUB + 2,2% sul reddito eccedente i 100.001 8.400 RUB + 1,1% sul reddito eccedente i 300.001 3,6% 3.600 RUB + 2% sul reddito eccedente i 100.001 7.600 RUB + 1% sul reddito eccedente i 300.001 11.700 RUB 10.600 RUB 35,6% 35.600 RUB + 20% sul red eccedente i 100.001 75.600 RUB + 10% sul red eccedente i 300.001 105.600 RUB + 2% sul red eccedente i 600.000 Si evidenzia che l’imposta sociale unica, a decorrere dal 01/01/2003, è dovuta anche per i dipendenti residenti all’estero che lavorino in Russia, mentre in precedenza non vi era l’obbligo di pagare i contributi sui redditi corrisposti a stranieri, a condizione che nel contratto di assunzione fosse evidenziato che lo straniero non aveva diritto alle prestazioni assicurate. Infine, si segnala che la Legge Federale n. 70-FZ del 20 luglio 2004 ha introdotto numerosi cambiamenti, sia delle aliquote e degli scaglioni, che delle procedure di pagamento dell’imposta sociale unica: tali modifiche avranno effetto a decorrere dal 01/01/2005. Ad esempio, l’aliquota complessiva sul primo scaglione è ridotta dal 35,6% al 26%, ma lo scaglione viene esteso per ricomprendervi i redditi sino a 280.000 rubli. Sotto Capitolo n. 16.5 Altri tributi Oltre a quanto sopra illustrato, l’ordinamento tributario russo prevede ulteriori tributi, molti dei quali variano da regione a regione. Di seguito, si riportano i tratti caratteristici di alcuni di essi: • imposta di circolazione (artt. 356-363 CT): è un’imposta regionale che si applica dal 01/01/2003 a tutti i soggetti (sia persone fisiche che società) che risultano intestatari di autoveicoli, motoveicoli ed ogni altro mezzo di trasporto terrestre, aereo o per mare, registrato in Russia (fatte salve alcune eccezioni di cui al comma 2 dell’art. 358). La misura dell’imposta, determinata dalle singole regioni ma entro l’ammontare massimo fissato a livello federale dall’art. 361 CT per ogni tipologia di veicoli, varia in relazione alla potenza del motore del mezzo di trasporto (per le automobili, da 5 a 30 rubli per cavallo vapore, per gli yachts da 20 a 40 rubli per cavallo vapore, per gli aeroplani 25 rubli a cavallo vapore, ecc.). I contribuenti dovranno presentare una dichiarazione dei veicoli detenuti alle autorità fiscali, che, sulla base di quanto dichiarato, dovranno determinare l’imposta annualmente dovuta al più tardi entro il 1° giugno dell’anno; • imposta di intrattenimento (artt. 364-371 CT): è anch’essa un’imposta regionale, che colpisce in diverse misure, le attività d’impresa basate su giochi e scommesse; • imposta sull’estrazione di materie prime (artt. 334-346 CT): è un’imposta federale che si applica a tutti i soggetti esercenti attività d’impresa (sia società che persone fisiche) che utilizzano alcune risorse del sottosuolo russo. Le aliquote variano dal 3,8% al 17,5% del valore della materia prima estratta, in relazione alla tipologia di materiale (ad esempio: 6% per l’oro, 8% sul diamante naturale ed altre pietre preziose, 107 rubli ogni 1.000 metri cubi di gas combustibile naturale; 16,5% sugli idrocarburi, 17,5% sul gas condensato ed altre aliquote analiticamente indicate all’art. 342); • dal 1° gennaio 2004, è stata abrogata l’imposta regionale sulle vendite (art. 347-355 CT), prima applicata, ad aliquota del 5%, sulle vendite di beni/servizi effettuate a favore di persone fisiche da parte di società ed imprenditori individuali e dal 1° gennaio 2005 verrà abrogata anche l’imposta sulla pubblicità (Legge 95-FZ del 29/07/04); • l’imposta sui terreni : colpisce società e persone fisiche che possiedono o utilizzano un terreno, in misure variabili, stabilite dalle autorità locali, in relazione all’uso che viene fatto del terreno (agricolo, abitativo, industriale, etc.). L’imposta è dovuta indipendentemente dai risultati dell’attività svolta sul terreno ed è parametrata all’estensione; • l’imposta sull’emissione di titoli: è dovuta nella misura dello 0,2% sul valore nominale dei titoli emessi (azioni, obbligazioni, ecc.), ma non può eccedere la somma di 100.000 Rubli. Capitolo n. 17 Italia-Russia: Riflessi fiscali di alcuni percorsi operativi Imposte dirette Le attività di distribuzione commerciale effettuate da una impresa residente in Italia direttamente ad un utilizzatore nel territorio della Federazione Russa o indirettamente tramite un distributore, un agente o comunque un soggetto terzo non danno luogo, di norma, a fenomeni rilevanti ai fini delle imposte dirette. In nessuna di queste ipotesi, infatti, si realizza il presupposto impositivo richiesto dalla normativa russa in tema di imposizione diretta che, come già detto nella parte statica, per una società non residente richiede l’esistenza sul territorio di una stabile organizzazione e coincide con tutti i redditi di fonte nazionale. Non sembra integrato il presupposto per l’applicazione della ritenuta alla fonte che normalmente colpisce i redditi di fonte russa percepiti da un soggetto estero e non relativi ad una stabile organizzazione del medesimo sul territorio russo, la cui disciplina è anch’essa stata esposta nella precedente trattazione. Dal 2002, infatti, la ritenuta alla fonte viene applicata solo su determinate categorie di redditi, tra i quali non sono compresi i proventi derivanti dalla vendita di beni o dalla fornitura di servizi da parte di società estere, sempre a condizione che le attività non vengano svolte attraverso una stabile organizzazione. Se quindi l’attività di distribuzione commerciale da parte dell’imprenditore italiano non avviene tramite una struttura che integri la stabile organizzazione , ma viene effettuata direttamente nei confronti di operatori russi o comunque tramite soggetti terzi, non verrà considerata detta attività come rilevante ai fini di una tassabilità nella Federazione Russa dei relativi proventi. A tal fine, si ricorda che la definizione di “stabile organizzazione” di cui alla vigente Convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e Russia (stipulata il 9 aprile 1996 ratificata con legge 9 ottobre 1997 n. 370 ed efficace dal 1° gennaio 1999) è quella di “una sede fissa di affari in cui l’impresa esercita in tutto o in parte la sua attività”. Nessun dubbio quindi se l’attività viene svolta tramite soggetti terzi, quand’anche esista sul territorio russo una installazione utilizzata però ai soli fini di deposito, esposizione o consegna dei beni dell’ impresa, posto che quest’ultima, per le disposizioni di cui all’art. 5 terzo comma della citata Convenzione, non costituisce di per sé stabile organizzazione. Qualche dubbio può sorgere, invece, in merito alle operazioni effettuate tramite agente, quand’anche esso goda di uno status indipendente. Se infatti l’impresa non residente opera attraverso un agente che abitualmente agisce nel territorio russo per conto di questa, esercitando poteri che gli consentono di concludere contratti a nome dell’ impresa, per espressa disposizione convenzionale (art. 5 quarto comma della Convenzione) si considera che tale impresa abbia in Russia una stabile organizzazione in relazione all’attività che l’ agente esercita per l’impresa, con le ovvie conseguenze ai fini dell’imposizione diretta. Nell’ultima parte dello stesso quarto comma viene tuttavia espressamente esclusa l’ipotesi in cui l’attività di tale soggetto sia limitata all’acquisto di beni o merci per l’impresa che, pertanto, non determinerà il riconoscimento dell'esistenza sul territorio russo di una stabile organizzazione dell’impresa medesima. Parimenti accade poi nel caso di impiego di un mediatore, di un commissionario generale o di un altro intermediario, per quanto indipendente, dal momento che non viene riconosciuta la sussistenza di una stabile organizzazione dell'impresa non residente, solo a condizione che dette persone agiscano nell’ambito della loro ordinaria attività (art. 5 quinto comma della Convenzione). Sotto Capitolo n. 17.1 Imposte indirette e dazi doganali Di regola, le imprese straniere che operano sul territorio russo sono soggette, ai fini delle imposte indirette, agli stessi principi ai quali sono sottoposte le imprese residenti che effettuano la medesima attività imprenditoriale. L’importazione di beni nella Federazione Russa dà luogo alla soggettività all’imposta sul valore aggiunto, la cui aliquota ordinaria, lo si ricorda, dal 1° gennaio 2004, è pari al 18%. E’ tuttavia prevista su talune tipologie di beni un’aliquota ridotta al 10% e alcune specifiche esenzioni per le quali si rinvia all’apposita sezione. L’importazione di beni nel territorio russo comporta, inoltre, l’applicazione di dazi doganali, il cui ammontare varia in considerazione della tipologia di beni e del paese di origine. Sul punto si rinvia comunque a quanto esposto in precedenza al cap. 16.2. Capitolo n. 18 Distribuzione commerciale indiretta: il franchising Il contenuto essenziale dei contratti di franchising nella prassi internazionale e nella recente Legge 6 maggio 2004, n. 129 Come nel mercato interno, anche nel commercio internazionale gli accordi di franchising o, più in generale, di affiliazione commerciale, costituiscono lo strumento che consente la presenza diretta all’ estero dell’impresa esportatrice attraverso una struttura organizzata e caratterizzata dall’utilizzo di una specifica formula distributiva. Le imprese già dotate di un collaudato sistema produttivo e/o distributivo, possono infatti organizzare reti di distribuzione selettiva dotate di stabilità ed avvalersi di collaboratori indipendenti ricorrendo alla conclusione di accordi di franchising, sistema di distribuzione relativamente recente che, sviluppatosi negli Stati Uniti, ha un discreto successo nei paesi nei quali i circuiti distributivi e le forme di commercio al dettaglio si presentano già piuttosto sviluppate. Nell’ordinamento italiano, la recente Legge 6 maggio 2004, n. 129 disciplina espressamente il contratto di franchising, che prima di essa era sempre stato considerato un contratto atipico, basato su patti sviluppati nella prassi commerciale interna ed internazionale, spesso in riferimento al Regolamento CEE n. 4087/88 del 30 novembre 1988, riguardante la compatibilità dei rapporti di franchising con obblighi restrittivi alla concorrenza in ambito comunitario. Per la disciplina russa del franchising, si veda specificamente anche il precedente cap. 3.11. Ora, l’art. 1 L. 129/2004 definisce tale contratto come un contratto di affiliazione commerciale stipulato tra due soggetti giuridici, economicamente e giuridicamente indipendenti in base al quale una parte concede la disponibilità all’altra, verso corrispettivo, di un insieme di diritti di proprietà industriale o intellettuale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne modelli di utilità, disegni, diritti di autore, know-how, brevetti, assistenza o consulenza tecnica e commerciale, inserendo l’affiliato in un sistema costituito da una pluralità di affiliati distribuiti sul territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi. A tal fine, il know-how oggetto del contratto di franchising è rappresentato da un patrimonio di conoscenze pratiche non brevettate, derivanti da esperienze e da prove eseguite dall’affiliante. Tale patrimonio di conoscenze deve essere segreto (non noto, né facilmente accessibile), sostanziale (indispensabile per la vendita o la gestione e l’organizzazione dei servizi contrattuali) e individuato (ovvero descritto in modo esauriente). Il contratto di franchising può essere utilizzato in ogni settore di attività economica e consente all’ esportatore italiano di essere sempre in diretto contatto con i clienti esteri, avvalendosi di una struttura appositamente realizzata nel paese estero. Il che gli consente: • il controllo diretto dei dettaglianti nel paese estero; • l’utilizzazione di una formula di distribuzione esclusiva già ampiamente collaudata, sia per quanto riguarda il marchio dei beni e dei servizi venduti, sia per quanto riguarda il know-how commerciale, sia, infine, per quanto riguarda eventuali brevetti aventi ad oggetto la produzione industriale dei beni esportati; • di avvalersi di una rete distributiva uniforme, attuabile con una certa tempestività; • di attuare il sistema distributivo attraverso imprenditori locali, ai quali sono richiesti investimenti relativamente modesti a fronte dei benefici commerciali connessi alla notorietà del marchio dei beni o dei servizi esportati. Con tali caratteristiche, il franchising si presenta come una formula commerciale di distribuzione integrata che risulta remunerativa solo per le imprese che superano certi livelli di fatturato e che consiste nella creazione di un network multi-imprenditoriale in cui l’elemento centrale (il franchisor) è costituito dall’impresa esportatrice, che si collega ad elementi satellite costituiti dai dettaglianti residenti nello Stato estero (franchisees) tramite rapporti economico-contrattuali definiti nell’ambito di un pacchetto globale (franchising package deal), nel quale i singoli franchisees sono dotati di autonomia gestionale e si occupano della distribuzione e della vendita al dettaglio nel paese estero dei beni e dei servizi prodotti o commercializzati dal franchisor. Inoltre, l’efficacia di tale metodo distributivo è inversamente proporzionale al grado di innovazione tecnologica ed alla fase del ciclo di vita in cui si trovano i prodotti e i servizi esportati (e quindi risulterà adatto per i beni di largo consumo a contenuto tecnologico medio-basso), nonché direttamente proporzionale alla capacità del franchisor di controllare il rispetto degli accordi contrattuali da parte dei franchisees. Sotto Capitolo n. 18.1 I caratteri del rapporto di franchising In base ai suoi tratti caratterizzanti, il franchising può essere quindi concepito come un contratto di durata in virtù del quale un’impresa produttrice (di beni o di servizi) o già presente sul mercato come distributore (franchisor) concede ad un’altra impresa indipendente (franchisee), la facoltà di entrare a far parte della propria catena di produzione e/o di distribuzione, con il diritto di sfruttare – a determinate condizioni e dietro il pagamento di un corrispettivo finanziario diretto o indiretto (franchise fee) – i brevetti, i marchi, il know-how, il nome, l’insegna o addirittura una semplice formula o segreto commerciale ad esso appartenente. In base allo stesso accordo, il franchisor si obbliga ai rifornimenti di beni e/o di servizi, mentre il franchisee si obbliga ad uniformarsi costantemente ad una serie di comportamenti prefissati dal suo dante causa. Le obbligazioni essenziali del contratto di franchising sono quindi: • l’utilizzazione dei segni distintivi del franchisor; • la comunicazione del know-how; • l’assistenza commerciale e/o tecnica per tutta la durata del contratto; • il rispetto della riservatezza circa il contenuto del package deal fornito dal franchisor. La varietà delle prestazioni oggetto del contratto di franchising, lo rende un contratto misto (cd. mixed contract) in cui la concessione di un know how si mescola alla fornitura dei beni e all’assistenza tecnica necessaria per aprire e per gestire il punto vendita. Così individuato il nucleo del rapporto, anche nella prassi internazionale si distinguono tre tipi di franchising: • franchising di prodotto o industriale , che riguarda la produzione di beni ed in base al quale il franchisor concede al franchisee la licenza di know-how e di marchio per la produzione e la successiva rivendita dei beni da esso prodotti. Tale formula consente di abbinare l’elevato grado di scolarità della manodopera russa con il know-how fornito dalle imprese italiane e quindi si presta ad essere utilizzata nel settore delle lavorazioni industriali; • franchising di distribuzione , che riguarda la vendita di merci e nel quale il franchisor nomina il franchisee distributore privilegiato dei suoi prodotti, a condizione che questi si uniformi e rispetti completamente la formula commerciale del franchisor. Nei confronti della Russia, tale forma distributiva si presta a sfruttare l’attuale sviluppo del mercato locale dei beni di consumo; • franchising di servizi , in virtù del quale il franchisee offre e fornisce prestazioni di servizi qualificate sotto l’insegna, la ditta oppure il marchio del franchisor, conformandosi completamente alle direttive di quest’ultimo (ad es. servizi complementari all’industria). Sotto Capitolo n. 18.2 Le forme del franchising internazionale Gli accordi di franchising internazionale prevedono spesso la meticolosa codificazione contrattuale delle procedure di esportazione dei prodotti e delle prestazioni di servizio che è relativa ai segni distintivi non tipizzati ed è variamente ricondotta – a seconda dei casi - all’ambito del trasferimento di know-how oppure di quelle informazioni il cui trasferimento caratterizza normalmente l’oggetto del contratto di franchising. In assenza di una regolamentazione normativa uniforme, l’esame dei modelli di contratto maggiormente adottati nella prassi consente di distinguere i seguenti tipi di franchising internazionale. 1) Il franchising diretto Nel franchising diretto, un franchisor con attività all’estero conclude – a partire dal proprio paese contratti di franchising con imprese residenti in paesi stranieri ove egli desidera operare. Tale forma di franchising offre dei vantaggi nei confronti dei paesi vicini nei quali la rete distributiva è già sufficientemente sviluppata e le cui condizioni consentono di mantenere gli standard di processo e/o di prodotto che caratterizzano l’attività del franchisor. Per contro, mano a mano che si sviluppa la rete distributiva, quest’ultimo può trovarsi in difficoltà nel gestire il mercato e nel controllare l’attività del franchisee. 2) Il franchising internazionale attraverso una filiale o una succursale Si tratta di un modello caratterizzato dall’istituzione di una filiale cui affidare l’organizzazione della rete distributiva nella nazione estera. Tale formula favorisce la presenza fisica del franchisor nello Stato estero e quindi il diretto controllo del mercato da sviluppare, ma richiede il sostenimento di elevati costi per investimenti. Sotto il profilo fiscale, in base alla disciplina convenzionale OCSE, la filiale estera del franchisor residente in Italia configura, generalmente, una stabile organizzazione dell’impresa esportatrice, con conseguente attrazione a tassazione nel paese estero degli utili d’impresa ivi prodotti secondo la legislazione del luogo in cui è istituita. Pur prevalendo su di essa, la previsione della Convenzione deve essere coordinata con la nozione di stabile organizzazione prevista dalla legge russa, quale è illustrata al precedente cap. 13.2. Con particolare riguardo ad eventuali franchisees residenti in Italia di franchisor russi, l’art. 162, D.P.R. n. 917/1986 (Tuir), stabilisce che la legge italiana configura come stabile organizzazione di un’ impresa non residente la presenza nel territorio italiano di una sede fissa di affari utilizzata in tutto o in parte per l’esercizio di attività commerciali in Italia. 3) Il franchising internazionale attraverso la creazione di una filiale comune o di una joint venture con un partner residente nel paese estero In questo modello il partner è rappresentato da un’impresa residente nel paese straniero che aiuta il franchisor italiano a sviluppare una rete di franchising condividendo con esso i rischi e i profitti. Si tratta di una formula contrattuale usata quando si raggiungono intese con imprese locali già presenti nei mercati interni e spesso già dotate di una propria rete distributiva. 4) Il cd. master franchising Consiste nella conclusione – tra il franchisor ed un impresa residente nel paese estero (cd. master franchisee) – di un particolare contratto di franchising in base al quale il master franchisee s’impegna a sviluppare la rete distributiva del franchisor nello Stato target. A tal fine, il master franchisee si impegna a stipulare con altre imprese residenti nel paese estero (cd. sub-franchisees) altri contratti di (sub-)franchising dipendenti da quello principale. Questi contratti sono regolati dalla legge locale. Grazie a tale sistema – nel quale il master franchisee può essere anche un’impresa figlia o controllata dal franchisor – questi evita di subire direttamente i rischi legati allo sviluppo della rete di vendita nel paese estero. Egli può così istituire una rete distributiva economicamente efficiente riducendo nel contempo le incertezze conseguenti alla scarsa conoscenza del mercato-obiettivo. Allo stesso modo, il franchisor deve però garantirsi il controllo sul marchio (depositandolo nel paese estero) e sul partner locale. 5) Il franchising attraverso un contratto di supervisione Si tratta di una forma di franchising attuata incaricando un lavoratore autonomo residente nel paese estero dei compiti di creare, organizzare e coordinare i punti vendita locali dietro un compenso determinato in misura percentuale sul fatturato. Sotto Capitolo n. 18.3 I riflessi fiscali dei contratti di franchising stipulati dalle imprese italiane I principali riflessi fiscali dei contratti internazionali di franchising riflettono lo Stato di residenza fiscale ed il regime fiscale delle imprese interessate e riguardano la rilevanza reddituale delle prestazioni pattuite, oppure – a seconda del tipo di imposta considerata – del valore aggiunto ad esse riconducibile. Per le caratteristiche delle prestazioni concordate, il contratto di franchising è sempre concluso tra imprenditori. Come conferma la legge n. 129/2004, le principali prestazioni economiche oggetto del contratto riguardano: • le royalties dovute per l’utilizzazione del know-how fornito dal franchisor, che sono di regola commisurate al giro d’affari dell’affiliato oppure in quota fissa, da versare in unica soluzione o a scadenze periodiche; • il diritto d’ingresso, determinato in quota fissa da versare al momento della stipula del contratto e che è rapportato al valore economico ed alla capacità di sviluppo della rete; • l’ammontare degli investimenti e delle spese d’ingresso richieste al franchisee, prima dell’inizio dell’ attività. Oltre all’eventuale imposta di registro applicabile in Italia sull’accordo che sia ivi concluso (nel caso in cui sia concluso in forma di corrispondenza commerciale, l’imposta è dovuta solo in caso d’uso), le obbligazioni convenute e la loro esecuzione integrano direttamente i presupposti per l’applicazione dell’Ires (o dell’Irpef), dell’Irap e dell’Iva, imposte che quindi interessano nella maggior parte dei casi i contratti di franchising stipulati da imprese italiane, che desiderino operare in tale forma nei mercati russi, senza avvalersi di società di capitali partecipate costituite in Russia ed ivi residenti. Le imposte sul reddito : componenti reddituali relativi ai contratti di franchising La natura dei rapporti di franchising – per lo più caratterizzati dall’autonoma soggettività dei franchisees non residenti rispetto all’impresa del franchisor italiano – fa si che in ambito internazionale il franchisor residente in Italia sia assoggettato all’imposizione sul reddito d’impresa, secondo la legge italiana. Coerentemente con il principio della tassazione in base al reddito mondiale, i riflessi in tema di reddito d’impresa sono quindi prevalentemente interni e sono correlati ai canoni (royalties e/o entrance fee), ai corrispettivi delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi oggetto del contratto ed all’ adempimento, da parte del franchisee (o del master franchisee) non residente, delle sue prestazioni di natura patrimoniale nei confronti del franchisor italiano. Rinviando a quanto specificamente evidenziato in tema di investimenti in Russia tramite società controllate ivi costituite, la pianificazione fiscale del franchising dovrà tenere conto delle implicazioni fiscali del rapporto di controllo ed in particolare della disciplina convenzionale relativa al flusso degli utili dalla controllata russa alla casa madre italiana. Nel caso in cui il master franchisee o i singoli franchisees residenti nel Paese estero costituiscano (ad es. come filiali o sedi secondarie) stabili organizzazioni dell’impresa italiana in tale Stato, esse saranno soggette alla locale imposta sul reddito secondo il risultato economico ivi conseguito. In merito, la Convezione Bilaterale contro le doppie imposizioni tra l’Italia e la Russia, in vigore dal 1° dicembre 1999, afferma il principio generale secondo il quale gli utili di un’impresa di uno Stato sono imponibili solo in detto Stato a meno che l’impresa non svolga la sua attività nell’altro Stato per mezzo di una stabile organizzazione ivi situata (per una diffusa illustrazione della Convenzione Italia-Russia si veda il precedente cap. 15.2). Ai fini fiscali, i principali elementi reddituali rinvenibili nelle forme più ricorrenti dei contratti di franchising internazionale rientrano nelle categorie delle c.d. royalties, dei corrispettivi per prestazioni professionali e dei ricavi per la vendita di beni oggetto dell’attività d’impresa. Nelle configurazioni più usuali dei rapporti in esame e secondo le previsioni della L. n. 129/2004, tali varietà di proventi possono essere suddivise in diverse categorie, sulle quali seguono alcuni approfondimenti. Royalties ed entrance fee Poiché i contratti di franchising hanno sostanzialmente ad oggetto licenze di diritti di proprietà industriale o intellettuale relativi a marchi o insegne e know-how, solo eventualmente correlate a restrizioni relative alla fornitura o all’acquisto di merci, il pagamento al franchisor dei corrispettivi per la concessione di tali licenze costituisce per il franchisee la prestazione tipica del rapporto. Così configurati, tali corrispettivi includono: • il diritto di entrata (franchisee fee) pagato dal franchisee russo per affiliarsi al franchisor italiano; • le royalties pagate dal franchisee russo come corrispettivo per la concessione in uso dei beni immateriali oggetto del contratto di franchising (ad es. la licenza di marchio, l’uso dell’insegna, la comunicazione del know-how commerciale o industriale, le procedure di esportazione, etc.). Nei contratti internazionali di franchising, royalties ed entrance fees rappresentano somme che rientrano nella nozione di canone prevista dall’art. 12 del Modello OCSE di convenzione contro le doppie imposizioni sui redditi. L’art. 12 della Convenzione bilaterale vigente tra l’Italia e la Russia, che presenta molte caratteristiche conformi al Modello OCSE, sia nella definizione di canone, sia nella sua tassazione specifica, specifica che il termine “canoni” designa “i compensi di qualsiasi natura corrisposti per l’uso o la concessione in uso di un diritto d’autore........ su marchi di fabbrica o di commercio, disegni o modelli, progetti, formule o processi segreti o per l’uso oppure la concessione di uso di attrezzature industriali, commerciali o scientifiche, o per informazioni concernenti esperienze di carattere industriale, commerciale o scientifico”. I canoni possono essere determinati in misura forfetaria o in percentuale rispetto al fatturato o ai profitti del franchisee. In linea generale, i canoni corrisposti direttamente alle imprese italiane da franchisees residenti in Russia costituiscono componenti positivi di reddito d’impresa ai sensi dell’art. 85 D.P.R. n. 917/1986, per cui concorrono a formare il reddito in base al principio di competenza. L’art. 12, primo comma, della Convenzione tra l’Italia e la Russia prevede che i canoni provenienti dalla Russia siano imponibili soltanto nello Stato del beneficiario, che nel caso è l’Italia (cd. criterio della residenza del destinatario dei canoni). In pratica, la Convenzione in esame dispone l’esenzione dei canoni nello Stato della fonte a condizione che il percettore ne sia anche l’effettivo beneficiario. L’esenzione dei canoni prevista dall’art. 12, primo comma della Convezione, non si applica se il beneficiario effettivo dei canoni è soggetto d’imposta residente in Italia, ma esercita un’attività commerciale o industriale in Russia per mezzo di una stabile organizzazione ivi situata, alla quale si ricolleghi il diritto a ricevere i canoni o il bene generatore dei canoni. In tal caso, i canoni saranno imponibili in Russia come utili d’impresa secondo la legge locale (cfr. art. 12, quarto comma, Convenzione). In tale ipotesi, l’impresa italiana può scomputare dall’imposta sul reddito dovuta in Italia il credito relativo alle imposte dovute in Russia (cfr. art. 24 Convenzione Italia-Russia). Per contro, se il franchisee russo dispone di una stabile organizzazione in Italia in relazione alla quale sostiene gli oneri del rapporto di franchising, i canoni ad essa addebitati si considerano in ogni caso corrisposti in Italia ai fini della tassazione (cfr. art. 12, quarto comma, della Convenzione e art. 23, primo comma, lett. c) Tuir). In tal caso, l’art. 24 della Convenzione consente però la deduzione dall’ imposta russa di un ammontare corrispondente all’imposta pagata in Italia. In ogni caso, in presenza di particolari relazioni tra il debitore e l’effettivo beneficiario dei canoni o tra ciascuno di essi e terze persone che influiscano sull’ammontare dei canoni, la disciplina convenzionale limita la propria applicabilità alle Royalties che sarebbero state convenute tra gli interessati in assenza di tali relazioni, tenuto conto della prestazione, diritto od informazione (know-how) per le quali sono pagate. La parte eccedente è imponibile secondo la legislazione di ciascuno Stato. Il corrispettivo finanziario può essere anche indiretto, come accade quando le royalties sono inglobate nel prezzo di cessione dei beni prodotti o distribuiti dal franchisor oppure quando esso è incorporato nel costo dell’arredamento del punto vendita. In tal caso, per non precludere l’autonoma (e più conveniente) tassazione secondo il regime convenzionale dei canoni, è opportuno che l’incorporazione dei canoni nel prezzo dei beni risulti da un’apposita clausola contrattuale o quanto meno dalle fatture emesse. I corrispettivi delle prestazioni di servizi accessori forniti dal franchisor Anche i corrispettivi delle prestazioni accessorie fornite dal franchisor italiano al franchisee russo in relazione al contratto di franchising (ad. es. la comunicazione del know-how contenuto nei manuali, la formazione del personale del franchisee, l'assistenza al momento dell’apertura, la progettazione dei locali, l’assistenza permanente, ecc.) costituiscono componenti positivi di reddito d’impresa ai sensi dell’art. 85, D.P.R. n. 917/86, per cui concorrono a formare il reddito in base al principio di competenza in riferimento alla data di ultimazione della prestazione oppure - in presenza di prestazioni aventi carattere continuativo (ad es. rapporti di somministrazione accessori al franchising) - ai corrispettivi periodici eventualmente maturati in base alle condizioni contrattuali. Tali proventi sono esclusi dalla tassazione alla fonte in Russia alle stesse condizioni dei canoni. I depositi cauzionali, versati dal franchisee al franchisor e gli eventuali interessi Gli eventuali depositi cauzionali versati dal franchisee russo al franchisor italiano sono destinati ad essere restituiti al termine del rapporto – in assenza delle cause che giustificano il trattenimento della cauzione - e costituiscono un debito per quest’ultimo. Essi rappresentano una semplice movimentazione finanziaria e non rilevano ai fini del reddito posseduto in Italia, né al momento della loro percezione, né al momento della restituzione. Ove i depositi cauzionali fossero fruttiferi, gli interessi corrisposti al franchisee russo saranno deducibili dal reddito del franchisor italiano nell’esercizio di competenza se oggettivamente certi e determinabili nel loro ammontare in base alle previsioni pattizie e regolarmente contabilizzati. Diversamente, essi saranno deducibili nell’esercizio in cui si verificheranno tali condizioni. Trattandosi di interessi compensativi, al momento del pagamento l’imprenditore, il franchisor residente in Italia, non deve comunque applicare la ritenuta prevista dall’art. 26 D.P.R. n. 600/1973. Le indennità contrattuali da corrispondere al franchisee o al franchisor Le eventuali indennità che il franchisee russo avesse pattuito di corrispondere al franchisor italiano come indennizzo in caso di anticipata risoluzione del rapporto, sono imponibili come reddito d’impresa in capo al percettore ai sensi degli artt. 6, secondo comma, e 88, comma 3, lett. a), D.P.R. n. 917/1986. Se percepiti da un imprenditore individuale residente in Italia ed aventi ad oggetto la perdita di redditi relativi a più anni, i medesimi importi possono essere tassati separatamente ai sensi dell’art. 17, primo comma, lett. i) e secondo comma, D.P.R. n. 917/1986. Le indennità percepite dal franchisor italiano per l’utilizzo abusivo del know-how da parte del franchisee non residente devono invece essere assoggettate ad imposizione come royalties. Le eventuali indennità dovute dal franchisor al franchisee costituiranno componenti negativi di reddito dell’esercizio di competenza, posto che non è consentita la deduzione fiscale di accantonamenti annuali a tale titolo. Gli interessi di dilazione di pagamento corrisposti dal franchisee russo al franchisor italiano in relazione alle forniture ricevute Gli eventuali interessi di dilazione concessi ai franchisees russi sui crediti di fornitura commerciale sono tassati come reddito d’impresa in capo al franchisor. In aggiunta, essi possono essere tassati secondo il regime convenzionale, ovvero con l’aliquota del 10%, facendo valere in Italia il relativo credito d’imposta. Tale aliquota si applica se il percettore degli interessi ne è l’effettivo beneficiario e se essi non possono essere imputati ad una stabile organizzazione. I corrispettivi delle cessioni dei beni tra il franchisor (produttore o grossista ) italiano ed il franchisee (grossista o dettagliante ) russo Trattandosi di cessioni di beni oggetto dell’attività d’impresa del franchisor italiano, i relativi corrispettivi sono imponibili in capo ad esso secondo il principio di competenza, in relazione a quanto previsto in specifico riferimento alle varie forme di vendita all’estero. Ovviamente, fa eccezione il caso in cui i beni siano direttamente venduti da un’impresa residente in Russia controllata dal franchisor residente in Italia: in tal caso le vendite confluiranno nei ricavi della controllata russa che è soggetta alle imposte ivi dovute sul reddito dell’esercizio. La diversità delle aliquote delle imposte sul reddito, potrebbe quindi influire sulle modalità di vendita del franchisor. Le eventuali maggiorazioni applicate ai prezzi di trasferimento delle merci in contropartita del diritto all’ uso dei beni immateriali o dei servizi tecnici accessori oggetto del rapporto, non rilevano autonomamente come royalties ed influiscono così solo indirettamente nei bilanci delle imprese interessate. In ogni caso, è opportuno che tale comportamento sia previsto da un’apposita clausola contrattuale, al fine di non pregiudicare la chiarezza informativa del conto economico e per evitare rettifiche fiscali ai prezzi di trasferimento dei beni. In presenza di cessioni di beni commercializzati o prodotti dal franchisor residente in Italia, il contenuto del rapporto di franchising rileva ai fini dell’individuazione del momento di competenza, in quanto le merci possono essere trasferite a mezzo di una serie di semplici vendite, così come anche in base a contratti di somministrazione o di vendita a consegne ripartite. Nel primo caso, i ricavi dovranno essere imputati al periodo d’imposta in base alla consegna o alla spedizione dei beni, oppure se diverso e successivo, in base al momento in cui si verifica l’effetto traslativo della proprietà. Ne consegue che le clausole “Ex Works”, “CIF”, ”FOB” e simili che caratterizzano le vendite internazionali (c.d. Incoterms) influenzano solo marginalmente l’imputazione del ricavo al periodo d’ imposta di competenza per quanto incidono sul momento della consegna o della spedizione dei beni, posto che esse non riguardano il trasferimento della proprietà, bensì per lo più il trasferimento del rischio sui beni ceduti. A tal fine, la consegna può essere provata dagli ordinari documenti che di regola accompagnano i trasporti internazionali di beni, nel caso in cui siano disponibili. Come previsto dalla legge italiana, la consegna e la spedizione rilevano ai fini dell’imputazione dei ricavi al periodo d'imposta di competenza solo se, al momento in cui hanno luogo, i corrispettivi della cessione sono certi ed oggettivamente determinabili nell’ammontare. Diversamente (ad es. nei casi previsti dall’art. 1474 c.c.), il corrispettivo concorre a formare il reddito dell’esercizio in cui si verificano tali condizioni. Se i corrispettivi, i proventi, gli oneri e le spese sono pagati in valuta russa, essi devono essere valutati secondo il cambio del giorno in cui sono stati effettivamente percepiti o, se precedente, di quello in cui sono stati sostenuti. In mancanza, essi possono essere valutati secondo il cambio del giorno antecedente più prossimo o quello del mese in cui sono stati percepiti o sostenuti. Problematiche in tema di transfer price Come si è anticipato, qualora il franchisee russo sia costituito da una filiale o da una succursale direttamente istituita dal franchisor italiano in tale Stato, ci si trova in presenza di una stabile organizzazione che attrae a tassazione in Russia tutti i redditi ivi prodotti dall’impresa italiana. Per le relative problematiche, anche ai fini del credito per le imposte pagate all'estero, si rinvia quindi all’ apposita sezione. Analogamente accade quando il franchisee russo è costituito da una società autonoma partecipata o controllata dal franchisor italiano, nel qual caso – pur nell’ambito di un rapporto di franchising – si deve rinviare all’apposita sezione per quanto riguarda i riflessi reddituali ed in specie quelli relativi al credito d’imposta sui redditi esteri, alla valutazione delle partecipazioni ed ai flussi dei dividendi. In ogni caso, quando il master franchisee (o il semplice franchisee) residente in Russia si configura come una stabile organizzazione del franchisor italiano secondo il regime convenzionale, oppure è costituito da imprese direttamente o indirettamente controllate da questo, i prezzi dei beni e dei servizi trasferiti sono soggetti alla disciplina del transfer-price, per la quale essi devono essere valutati in base al loro valore normale, se da tale valutazione ne deriva un aumento del reddito rispetto a quello che riflette i corrispettivi determinati in base al contratto. In tal caso, l’eccedenza è imponibile secondo la legislazione di ciascuno Stato contraente. Per quanto riguarda i canoni pagati dal franchisee russo per le prestazioni eseguite o per i diritti concessi o per le informazioni fornite dal franchisor italiano, la Convenzione bilaterale contro le doppie imposizioni tra l’Italia e la Russia prevede comunque un limite massimo all’importo assoggettabile al regime di favore da essa disposto, in presenza di particolari relazioni tra il debitore e l’effettivo beneficiario dei canoni o tra ciascuno di essi e terze persone. In tal caso, l’ammontare eccedente quello pattuibile secondo normali rapporti commerciali è imponibile in conformità della legislazione di ciascuno stato contraente. In tema di valore normale dei trasferimenti di beni immateriali, l’Amministrazione finanziaria italiana ritiene ordinariamente giustificabili in base al contratto solo i canoni pattuiti in misura non superiore al cinque per cento del fatturato del franchisee. Per contro, la legislazione russa prevede la rettifica dei prezzi di trasferimento dei beni e dei servizi in base alle disposizioni sul transfer pricing. In tal caso i prezzi vengono rettificati ed adeguati ai valori di mercato secondo un parametro simile al nostro valore normale. Per la disciplina del transfer price vigente in Russia si veda il precedente cap. 13.7. L’Imposta sul valore aggiunto in Italia Le prestazioni oggetto dei contratti di franchising hanno principalmente per oggetto cessioni di beni e prestazioni di servizi esercitate nell’ambito di un’attività d’impresa commerciale e quindi rilevano ai fini dell’applicazione dell’IVA (D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633). In presenza di un contratto internazionale, l’applicazione di tale tributo è però condizionata anche dal requisito della territorialità, il quale è generalmente legato alla residenza dei soggetti interessati ed al luogo di esecuzione delle prestazioni oggetto del contratto. Poiché la natura della prestazione rileva diversamente in ordine al momento impositivo ed all’ esecuzione degli adempimenti formali strumentali all’applicazione del tributo (fatturazione, ecc.), si distingue a seconda che ci si trovi in presenza di cessioni di beni o di prestazioni di servizi. Cessioni di beni Ai sensi dell’art. 8 D.P.R. 633/72, le cessioni di beni nei confronti di soggetti residenti in Russia sono considerate cessioni all’esportazione. Come tali, esse sono prive del requisito della territorialità e sono effettuate senza applicazione dell’ imposta italiana pur comportando l’obbligo di emissione della fattura. L’effettuazione di cessioni all’esportazione consente agli esportatori abituali di acquistare i beni da esportare nello stato originario od altri beni e servizi senza applicazione dell’imposta nei limiti dell’ ammontare complessivo dei corrispettivi delle analoghe cessioni conseguiti nel corso dell’anno solare precedente (c.d. plafond). Se le merci sono esportate senza passaggio della proprietà e vengono successivamente vendute quando sono allo stato estero (ad es. al momento della consegna in territorio estero), non si verifica il requisito della territorialità e quindi la loro cessione non è soggetta all’IVA italiana e non comporta neppure l’obbligo di emissione della fattura (cfr. art. 7, secondo comma, D.P.R. 633/72), costituendo una semplice esportazione ai fini doganali. Essa rileverà semmai come importazione ai fini dell’ applicazione dell’imposta sul valore aggiunto russa, su cui si veda diffusamente il precedente cap. 16.1. Prestazioni di servizi La natura degli accordi di franchising fa sì che il destinatario della prestazione di servizi ne sia generalmente anche il diretto utilizzatore. Ai fini della rilevanza ai fini dell’IVA delle diverse prestazioni di servizi che possono essere oggetto di un contratto di franchising, si distingue principalmente tra: • Prestazioni di servizi effettuate verso corrispettivo consistenti in cessioni o concessioni di licenze e simili relative a know-how industriale, modelli, disegni, processi, formule, marchi e insegne; • Prestazioni di assistenza tecnica, comprese quelle di formazione ed addestramento del personale; quando sono rese nei confronti di un’impresa russa, le prestazioni in esame non si considerano rese nel territorio dello Stato italiano, per cui non comportano alcun obbligo formale o sostanziale in tema di IVA. Per le prestazioni diverse dalle prestazioni di consulenza ed assistenza nella formazione e nell’ addestramento del personale, nonché di elaborazione e di fornitura di dati, la non territorialità è invece condizionata alla loro utilizzazione fuori del territorio dello Stato. (art. 7, lett. d) ed f) D.P.R. n. 633/1972). La mancanza di territorialità e quindi di rilevanza delle prestazioni di servizi relative al franchising ai fini dell’IVA italiana non esclude però la loro imponibilità ai fini dell’IVA russa, che deve essere verificata caso per caso in relazione alla legge locale. • Prestazioni di trasporto accessorie alle cessioni di beni oggetto del rapporto; le prestazioni di trasporto connesse alle cessioni di beni forniti in base ai contratti di franchising sono imponibili in Italia in proporzione alla distanza percorsa fino al limite del territorio doganale. • Eventuali prestazioni di servizi diverse da quelle indicate; l’imponibilità ai fini dell’IVA italiana dipende dal requisito della territorialità, che alla luce della vastità dei casi possibili, deve essere esaminata, caso per caso, in base all’art. 7 D.P.R. n. 633/1972. L’imposta sul valore aggiunto in Russia Sulla determinazione del prezzo dei beni esportati in Russia attraverso contratti di franchising grava indirettamente anche l’imposta sul valore aggiunto russa a carico dell’importatore ivi residente, illustrata al precedente cap. 16.1. Questa viene applicata con l’aliquota generale del 18%, ridotta al 10% per particolari settori (ad es. settore finanziario, settore farmaceutico, ecc.) Le importazioni di beni in Russia sono generalmente soggette all’Iva all’importazione, dalla quale possono essere esentate le importazioni di beni strumentali tecnologicamente avanzati. Le esportazioni di beni dalla Russia non sono invece soggette a imposte sul valore aggiunto. Altre tasse, diritti ed imposte applicate in Russia Quando il franchisee è costituito da un’impresa locale diversa dal franchisor italiano, le altre tasse e diritti applicati in Russia non sono direttamente a carico dell’impresa italiana, ma possono influire sulla determinazione dei prezzi di vendita dei beni e dei servizi oggetto del franchising. Detti oneri gravano sul valore cif delle merci e sono suddivisi in: • Tariffe e dazi d’importazione (Import Duties) Il nuovo “Customs Code” in vigore dal 1° gennaio 2004 prevede l’applicazione di diritti all’importazione variabili a seconda della categoria dei beni importati. Le categorie più comuni di beni importati sono soggette a dazi assai elevati, pari a circa il 20%. • Excise Tax (accise) L’excise tax è applicata con aliquote variabili sulla produzione, il commercio o l’importazione di alcuni beni come prodotti alcolici, vini, liquori, tabacco, prodotti petroliferi, automobili, etc. L’imposta non è applicata sui prodotti destinati all’esportazione. Capitolo n. 19 Accordi relativi a diritti industriali Secondo l’ampia definizione contenuta nel regolamento CE n.772/2004 del 27 aprile 2004 (che ha abrogato il Regolamento n. 240/96 del 31 gennaio 1996) per “accordo di trasferimento di tecnologia ”, si intende “un accordo di licenza di brevetto, un accordo di know how, un accordo di licenza di diritti d’ autore sul software o un accordo misto di licenza di brevetto, di know-how o di diritti d’autore sul software, compreso qualsiasi accordo di questo tipo contenente disposizioni relative alla vendita ed all’acquisto di prodotti o relative alla concessione in licenza di altri diritti di proprietà di beni immateriali o alla cessione di diritti di proprietà di beni immateriali, a condizione che tali disposizioni non costituiscano l’oggetto primario dell’accordo e siano direttamente collegate alla produzione dei prodotti contrattuali: sono considerati accordi di trasferimento di tecnologia anche le cessioni di brevetti, di know-how, di diritti d’autore sul software, o di una combinazione di tali diritti, ove parte del rischio connesso allo sfruttamento della tecnologia rimanga a carico del cedente, in particolare quando il corrispettivo della cessione dipende dal fatturato realizzato dal cessionario per i prodotti realizzati utilizzando la tecnologia ceduta, dai quantitativi prodotti o dal numero di atti di utilizzazione della tecnologia in questione”. Con il termine tecnologia, quindi, si fa riferimento al complesso di conoscenze tecniche, esperienze, formule, progetti, che l’impresa possiede ed impiega in un dato ciclo produttivo o altro processo industriale. Si tratta di beni di carattere immateriale, coperti o meno da diritti di proprietà industriale (marchi, brevetti, disegni, modelli), i quali concorrono alla formazione del patrimonio dell’impresa. Il “trasferimento di tecnologia” consente la circolazione delle innovazioni, facendo acquisire all’ impresa destinataria del trasferimento dati, informazioni e conoscenze nuove, che accrescono la produttività e l’efficienza dell’azienda. Il trasferimento può avvenire seguendo tipologie contrattuali differenti ed in particolare o mediante vendita pura e semplice o, più frequentemente, mediante contratti di licenza, con i quali il titolare dei beni immateriali in oggetto, brevetti, marchi, know-how, pur conservandone la proprietà, concede al licenziatario il diritto di utilizzarli nella propria attività (godimento). Le licenze di tecnologia si sono rivelate un potente strumento di penetrazione dei mercati in crescita dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in presenza di politiche protezionistiche intese a limitare l’ importazione mediante l’imposizione di dazi doganali o di altre misure restrittive (es. contingentamenti). I beni e servizi, che l’impresa straniera desidera commercializzare nel paese considerato, vengono infatti prodotti da imprese locali, con o senza partecipazione estera, attraverso l’impiego dell’avanzata tecnologia concessa in licenza, e dunque non sono soggetti ai dazi doganali e ad altre misure restrittive. In alcuni casi, i contratti di licenza di tecnologia costituiscono altresì per il licenziante uno strumento per decentrare la produzione, sfruttando i minori costi ottenibili nei paesi in via di sviluppo rispetto a quelli dei paesi industrializzati (ad es. minore costo della manodopera). In tale ipotesi il contratto prevede anche la cessione al licenziante di una certa quantità dei beni realizzati con l’impiego della tecnologia licenziata. La cessione pura e semplice, invece, riguarda, di solito, tipi di processi e di tecniche che l’impresa cedente, per diversi motivi, non intende più continuare ad utilizzare. Ed infatti con la cessione, il titolare si spoglia di ogni diritto sui beni ceduti. L’oggetto dei contratti di licenza è costituito da formule, esperienze, tecniche, brevettate o brevettabili, ancorché non brevettate, o anche da conoscenze non brevettabili, che tuttavia abbiano un significativo valore economico in quanto, non essendo divulgate, attribuiscono al possessore un vantaggio competitivo rispetto agli altri operatori del settore. Con riferimento all’oggetto si è soliti distinguere tra: • licenze pure, di brevetto o know-how, e • licenze miste, di brevetto e know-how, dove quest’ultimo costituisce in genere la modalità operativa di applicazione del brevetto, e infine • accordi di licensing, nei quali, oltre alla concessione del diritto di sfruttare il brevetto, il licenziante concede altresì l’uso del proprio marchio e si impegna a fornire servizi di assistenza tecnica e di formazione del personale del licenziatario e talvolta anche i macchinari e gli impianti necessari alla produzione. Contenuto essenziale di ogni contratto di licenza è dunque la concessione in uso di brevetti, marchi, know-how. A tale contenuto accedono poi una serie di clausole, eventuali, volte a tutelare il licenziatario (ad es. esclusiva territoriale, garanzia della qualità della tecnologia licenziata, garanzia dei risultati), o il licenziante (obbligo di mantenere segrete le informazioni e conoscenze acquisite, obbligo di servirsi della tecnologia solo nei limiti contrattuali, divieto di concorrenza, etc.). Sotto Capitolo n. 19.1 Il regime fiscale delle importazioni di tecnologia nell'ordinamento russo Come esposto in precedenza, i redditi di fonte russa percepiti da una società non residente, e non relativi ad una stabile organizzazione della stessa in Russia, sono assoggettati a ritenuta alla fonte in Russia ad opera del soggetto che li eroga, il quale agisce come sostituto d’imposta. Anche i corrispettivi pagati dalle imprese residenti a fornitori stranieri per l’acquisto di tecnologia sono quindi normalmente assoggettati ad un prelievo alla fonte con applicazione dell’aliquota del 20%. Come ricordato in precedenza (si veda il paragrafo 12.7), la ritenuta viene effettuata dal soggetto residente autore del pagamento, e si calcola sull’ammontare lordo del canone o della commissione pattuiti. Va tuttavia ricordato che la Convenzione contro le doppie imposizioni stipulata con l’Italia prevede che le royalties provenienti da uno Stato contraente (Russia) e pagate ad un residente dell’altro Stato contraente (Italia) siano imponibili solamente in detto altro Stato (Italia) se il percettore ne è il beneficiario effettivo. Pertanto, le royalties corrisposte da una società russa ad un soggetto residente in Italia per l’utilizzo di marchi, brevetti, disegni industriali, ecc, non subiranno alcuna imposizione in Russia , se viene richiesta l’applicazione della convenzione. Va rammentato però che tale disposizione convenzionale non si applica nel caso in cui il percettore eserciti nell’altro Stato contraente (Stato della fonte) una attività commerciale o industriale o una libera professione tramite una stabile organizzazione ed il diritto o il bene generatore dei proventi si ricolleghino all’attività ivi esercitata; in tal caso infatti la potestà impositiva spetta all’altro Stato contraente secondo la propria legislazione interna. Per quanto riguarda poi, il trattamento fiscale dei costi sostenuti dall’impresa residente acquirente , va rilevato come l’ordinamento russo consenta, di norma, la deduzione dal reddito di tutte le spese necessarie e ragionevoli, sostenute nell’esercizio dell’attività di impresa. La deduzione può tuttavia essere limitata in applicazione delle norme sui prezzi di trasferimento (si veda cap. 13.7) che riguardano anche le operazioni aventi ad oggetto beni immateriali. Sotto Capitolo n. 19.2 Il regime fiscale dei trasferimenti internazionali di tecnologia nell'ordinamento italiano I proventi conseguiti dall’impresa italiana a fronte del trasferimento all’estero di tecnologia mediante contratti di licenza concorrono alla formazione del reddito di impresa secondo le regole ordinarie, a prescindere dalla loro qualificazione in termini di canoni per la concessione di diritti di utilizzazione di opere dell’ingegno, marchi, brevetti, know-how, ovvero di commissioni per la prestazione di servizi di assistenza tecnica (la diversa qualificazione potrebbe invece rilevare qualora il soggetto percipiente non fosse imprenditore), nonché a prescindere dalla loro corresponsione secondo scadenze periodiche o in unica soluzione. Il corrispettivo pattuito viene computato al lordo, restando salva la facoltà dell’impresa di dedurre i costi sostenuti per lo sviluppo della tecnologia trasferita in via analitica secondo quanto previsto dalla normativa vigente. Va ricordato che, qualora il trasferimento avvenga mediante cessione pura e semplice, il corrispettivo concorrerà alla formazione del reddito di impresa secondo la norma sulle plusvalenze (art. 86 Tuir). Capitolo n. 20 Produzione con presenza in Russia L’instaurazione di una presenza diretta sul territorio russo può avvenire tramite diversi percorsi, con conseguenti differenti riflessi sotto il profilo fiscale. In passato la legislazione russa riconosceva particolari agevolazioni agli investitori stranieri. Attualmente la tendenza è invece nel senso di accomunare le società possedute da stranieri a quelle possedute da soggetti residenti, applicando alle prime le stesse agevolazioni riconosciute alle seconde. Le autorità locali possono comunque offrire particolari riduzioni di imposta a specifiche categorie di contribuenti. Nella maggior parte dei casi, dette riduzioni vengono tuttavia concesse a fronte di operazioni che comportino consistenti investimenti. Sotto Capitolo n. 20.1 Acquisizione di partecipazioni di una società russa già esistente Di norma, l’investitore straniero rivolge la propria attenzione nei confronti delle società di capitali ed, in particolare, della società a responsabilità limitata, maggiormente adattabile alle esigenze di flessibilità del soggetto estero rispetto alla società per azioni. Al di là del minore capitale sociale minimo richiesto dalla normativa della Federazione Russa per il primo tipo di società rispetto al secondo, la società a responsabilità limitata garantisce all’investitore straniero una maggiore flessibilità e minori costi. È da rilevare, comunque, (come peraltro già rammentato in precedenza, si veda il cap. 2.13) che la normativa russa prevede particolari disposizioni relativamente alle società controllate, secondo le quali i soci della controllante possono essere chiamati a rispondere delle obbligazioni assunte dalla società di diritto russo oggetto di controllo. Tale responsabilità sussidiaria sussiste ai sensi della legge russa a condizione che l’influenza sulla società controllata sia stata esercitata dal socio con la consapevolezza che le decisioni imposte da quest’ultimo avrebbero determinato l’insolvenza della società. Sotto il profilo più strettamente fiscale, l’acquisizione di partecipazioni di società russa ad opera di un non residente non comporta particolari conseguenze in relazione alle principali imposte, salvo che ciò avvenga tramite una fusione, i cui riflessi fiscali sono di notevole rilievo, interessando la disciplina dei profitti ed accantonamenti, delle perdite, oltre che delle imposte indirette. L’acquisizione della titolarità di partecipazioni in una società russa comporta invece alcune conseguenze in ordine alla tassazione dei dividendi distribuiti, posto che, come ricordato in precedenza (si vedano i cap. 13.3 e 13.6), i dividendi attribuiti a soggetti non residenti sono sottoposti a ritenuta alla fonte. Nel caso in cui i dividendi siano percepiti da soggetti stranieri, quindi, essi dovranno essere assoggettati ad una ritenuta a titolo definitivo pari al 15%, secondo la normativa interna russa. Va rammentato, però, che la Convenzione contro le doppie imposizioni vigente tra Italia e Federazione Russa prevede una ritenuta inferiore che, a norma dell’art. 10, non può superare il 5% dell’ammontare lordo dei dividendi, se il beneficiario è una società che detiene direttamente almeno il 10% del capitale della società che distribuisce i dividendi (la quota di partecipazione deve essere pari almeno a 100.000 dollari statunitensi o l’equivalente di tale somma in altra valuta), ovvero il 10% dell’ ammontare lordo dei dividendi in tutti gli altri casi. In ogni caso, i dividendi corrisposti concorreranno a formare il reddito del percipiente italiano, secondo le regole dettate dalla normativa nazionale: esclusione dalla base imponibile sul 95% o sul 60% dei dividendi a seconda che il soggetto percettore sia una società di capitali (art. 89 Tuir), ovvero una società di persone o un imprenditore individuale (art. 59 comma 2 Tuir) o una persona fisica avente una partecipazione qualificata nella società russa erogante (art. 68 comma 3 Tuir). Sotto Capitolo n. 20.2 Costituzione di unità locali e sedi secondarie Una prima presenza stabile sul territorio russo può essere costituita tramite l’apertura di un ufficio di rappresentanza (place of business), attraverso il quale, però, non vengono di norma svolte attività di produzione o altri generi di affari, ma unicamente attività di promozione, rappresentanza e controllo, quali, ad esempio, ricerca di fornitori e clienti, assunzione di informazioni sul mercato nazionale ed informazione su prodotti esteri. È inoltre ammessa la costituzione di una filiale o di una sede secondaria su tutto il territorio della Federazione Russa; questa entità viene considerata come una parte della società madre organizzata in modo da gestire attività economiche per conto della società madre stessa. Ciò comporta la possibilità per un terzo di intrattenere rapporti commerciali direttamente con la branch piuttosto che contattare necessariamente la società in Italia. Il concetto in sostanza è molto vicino a quello di una società controllata, per quanto non vi sia giuridicamente una duplicazione della personalità giuridica. Per entrambe le strutture è comunque prevista una comune procedura di costituzione denominata “accreditamento”. Sotto il profilo fiscale, l’apertura di un ufficio di rappresentanza non comporta particolari oneri fiscali, se tramite lo stesso vengono esercitate solo attività di promozione o di raccolta di informazioni, non determinando l’esistenza di una stabile organizzazione. La costituzione di una filiale o di una sede secondaria nella Federazione Russa è considerata invece come allocazione di una stabile organizzazione sul territorio, come tale soggetta all’imposta sui redditi e alle altre imposte che colpiscono le società operanti sul territorio nazionale. La società estera che esercita attività imprenditoriale in Russia tramite una organizzazione di questo tipo è soggetta a tassazione unicamente sui redditi di fonte nazionale connessi con la sua attività. Il reddito viene determinato sulla base delle stesse regole che disciplinano il reddito delle società residenti e l’aliquota è quella ordinaria (aspetti per i quali si rimanda a quanto esposto nel cap. 13). La costituzione di una entità autonoma nella Federazione Russa, nelle forme della filiale o della sede secondaria, comporta, inoltre, che l’attività svolta da questa entità sia soggetta alle imposte indirette. Sotto Capitolo n. 20.3 Costituzione di società controllate Se la società estera intende invece costituire una società controllata nelle forme della società a responsabilità limitata o della società per azioni, deve osservare gli stessi adempimenti previsti per la costituzione di società da parte dei residenti. Salvo specifiche limitazioni per il settore bellico e per alcune attività legate alla sicurezza e all’impiego di materiali pericolosi, sotto il profilo civilistico le persone giuridiche straniere vengono equiparate a quelle russe e le modalità di costituzione di personalità giuridiche è uguale su tutto il territorio russo. La procedura comporta, ovviamente, la presentazione di varia documentazione, sostanzialmente identica a quella richiesta per la costituzione da parte di un soggetto residente. Sul punto si rinvia comunque a quanto esposto in precedenza (si veda in particolare il cap. 2.9). Sotto il profilo fiscale, la società controllata costituita dalla società estera viene considerata a tutti gli effetti una società russa e, come tale, è soggetta a tutte le norme che regolano la tassazione delle società residenti, per le quali si rinvia all'apposita sezione. Sotto Capitolo n. 20.4 Joint Ventures Un altro modo di operare sul territorio russo da parte di investitori stranieri è quello di costituire una joint venture di tipo contrattuale o associativo con imprenditori locali. Nel primo caso, si tratta di un semplice accordo contrattuale che non determina il sorgere di una entità autonoma, come tale assoggettata ad imposizione. Questo strumento viene generalmente usato per gli investimenti che non necessitino di una nuova entità societaria distinta dai partecipanti, limitandosi ad attività quali la concessione di licenze, contratti di co-produzione, di assistenza tecnica e trasferimento di tecnologia. L’investitore straniero ha, inoltre, la possibilità di operare attraverso la costituzione di una joint venture associativa. Si tratta, in questo caso, della creazione da parte di diversi imprenditori di una entità autonoma, costituente un soggetto di diritto diverso dalle persone (fisiche o giuridiche) che lo compongono. Questo tipo di joint venture viene di norma realizzato attraverso la costituzione di una società commerciale, preferibilmente nelle forme della società per azioni in considerazione dell’esistenza, per questo tipo di società, di una più severa disciplina dei diritti dei soci di minoranza e della mancata previsione di un diritto di recesso inderogabile. Sotto il profilo fiscale, è da rilevare come nel primo caso non venga costituita una entità autonoma alla quale sia riconosciuta soggettività passiva ai fini tributari. Le singole società (anche straniere) che fanno parte della joint venture saranno quindi assoggettate ad imposizione diretta ed indiretta in base alle regole già ricordate. Nella seconda ipotesi, invece, viene creata una società fondata ed operante sul territorio russo, come tale soggetta a tutte le regole, anche fiscali, dettate dalla normativa nazionale in materia di società residenti, per le quali si rinvia a quanto esposto nella parte dedicata alla legislazione fiscale. Capitolo n. 21 Prospetti di sintesi SISTEMA ECONOMICO-COMMERCIALE Forme societarie esistenti Caratteristiche principali delle forme societarie più utilizzate dall’investitore straniero Gruppi societari Tutela della proprietà industriale Regime proprietà immobiliare (i) SPA aperte e chiuse (in relazione alla possibilità o meno di trasferire le azioni senza vincoli); (ii) SRL; (iii) Società a responsabilità aggiuntiva o doppia; (iv) due società di persone, assimilabili alle SNC e SAS italiane, (v) joint activity o simple partnership (assimilabile alla società semplice italiana). N.B. Anche le società di persone hanno la personalità giuridica (il reddito NON viene imputato ai soci per trasparenza, ma viene tassato in capo alla società ad IRES) • SPA - Capitale sociale minimo: 100.000 RUB per le SPA chiuse, 10.000 RUB per le SPA aperte - Numero massimo di soci: 50 per le Spa chiuse, illimitato per le SPA aperte - Organi sociali: assemblea, organo esecutivo, consiglio di amministrazione (per SPA aperte) e collegio sindacale; - Cessione delle azioni: solo nelle SPA chiuse esiste diritto di prelazione a favore degli altri soci; - Responsabilità soci/amministratori: normativa meno rigida rispetto alle SRL - Diritto di recesso: normativa più circoscritta rispetto alle SRL • SRL - Capitale sociale minimo: 10.000 RUB - Numero massimo di soci: 50 - Organi sociali: assemblea, organo esecutivo, collegio sindacale; - Cessione delle azioni: diritto di prelazione a favore degli altri soci; - Responsabilità soci/amministratori: normativa rigida - Diritto di recesso: inderogabile a favore dei soci (i) Responsabilità sussidiaria della controllante per le obbligazioni della controllata russa, in caso di insolvenza; (ii) la detenzione di partecipazioni superiori al 20% del capitale sociale va iscritta nel registro delle imprese. Disciplina puntuale dei diritti di proprietà industriale (marchi e brevetti) in normativa recente (2002/2003), in linea con gli standard europei Possibilità, in generale, per gli stranieri di acquisire beni immobili a titolo di proprietà fatta eccezione per: (i) beni immobili siti in zone di confine; (ii) terreni agricoli (possibilità di utilizzare a titolo di locazione o in comproprietà) SISTEMA FISCALE Imposta sui redditi delle persone fisiche (IRPEF) Aliquote: (i) per i residenti 13% (ordinaria); 35% su determinate tipologie reddituali marginali, 6% sui dividendi; (ii) per i non residenti 30% (o minori aliquote previste nelle convenzioni internazionali). Soggetti passivi: persone fisiche residenti (più di 183 gg. in Russia), e non residenti che percepiscono redditi di fonte russa. Aliquota ordinaria : 24% (dal 2005, devoluta ai governi federale e regionali, e non più agli enti locali, come in precedenza). Regimi speciali di tassazione: per alcune tipologie di contribuenti, tra cui piccole imprese con fatturato inferiore a 15.000.000 RUB: (i) imposta sostitutiva del 6% sui soli proventi o del 15% sui proventi al netto dei costi, (ii) l'imposta è sostitutiva di IRS, imposta patrimoniale societaria, contributi sociali e IVA. Imposta sui redditi societari (IRS) in generale Soggetti passivi: (i) società residenti; (ii) società non residenti con stabile organizzazione in Russia; (iii) società non residenti prive di stabile organizzazione che percepiscono redditi di fonte russa (applicazione di ritenute alla fonte). Dichiarazione dei redditi: (i) annuale entro il 28 marzo dell'anno successivo; (ii) periodica entro il 28 del mese successivo al mese/trimestre di riferimento (reporting period). Liquidazione dell’imposta: (i) annuale a saldo entro lo stesso termine di presentazione della dichiarazione; (ii) acconti periodici mensili in corso d’anno entro il 28 del mese. Dividendi: tassati separatamente ad aliquote del: - 6% se corrisposti da società russe; - 15% se corrisposti da società non residenti. Plusvalenze d’impresa: tassazione ordinaria, anche se inerenti partecipazioni (no participation exemption). IRS: Principali componenti della base imponibile Interessi passivi: esiste normativa sulla thin capitalization (DER 3 a 1, per finanziamenti da casa-madre estera a società russa partecipata per più del 20%), gli interessi eccedenti si qualificano come dividendi. Accantonamenti rischi su crediti: deducibilità in parte limitata Ammortamenti: diverse aliquote in relazione alle tipologie di immobilizzazioni (materiali e immateriali). Perdite fiscali: riporto in avanti (carry forward) per 5 anni. Normativa CFC: non prevista. Consolidato fiscale per i gruppi: non previsto. IRS: Altre informazioni di interesse Riorganizzazioni societarie: neutralità fiscale. Transfer pricing: esiste normativa specifica applicabile sia per operazioni tra residenti che con soggetti non residenti. Convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni: stipulate con 82 paesi, di cui con 14 paesi non ancora entrate in vigore. - 15% sui dividendi; - 20% su interessi, royalties; - 20% sul prezzo di vendita degli immobili, ovvero 24% sulla differenza tra prezzo di vendita e costo di acquisto (capital gain): analogo meccanismo per capital gain da cessione IRS: Ritenute alla fonte sui redditi percepiti partecipazioni in società con più del 50% dell’attivo investito in da soggetti non residenti immobili. privi di stabile organizzazione Se il percettore è italiano, la convenzione Italia/Russia prevede le seguenti ritenute alla fonte: - 10% sui dividendi o 5% per part.>10%; - 10% su interessi; - 0% sulle royalties. Aliquote: sino ad un massimo di 2,2% (aliquote stabilite dalle Regioni). Soggetti passivi: società residenti, società non residenti con stabile organizzazione in Russia, società non residenti che possiedono immobili in Russia. Imposta patrimoniale societaria Base imponibile: valore contabile medio annuo delle immobilizzazioni materiali. Periodo d’imposta: anno solare. Liquidazioni e dichiarazione: (i) liquidazioni dell’imposta e dichiarazioni periodiche trimestrali entro il 30 del mese successivo al trimestre; (ii) dichiarazione annuale entro il 30 marzo dell'anno successivo. Aliquote: 18% (ordinaria) ed è attesa una riduzione al 16%-15% nel 2005-2006, 10% (ridotta su alcune tipologie di beni di prima necessità), 0% (esportazioni). Presupposti (oggettivo, soggettivo e territoriale): simili a quelli previsti nella normativa italiana. Meccanismo di applicazione: simile a quello previsto nella normativa italiana (detrazione dell’Iva sugli acquisti dall’Iva sulle vendite), con previsione di operazioni esenti, non imponibili ed escluse. IVA Principali differenze rispetto al D.P.R.633/72: (i) inclusione nella base imponibile delle operazioni aventi ad oggetto terreni agricoli; (ii) possibilità di liquidare l’imposta al momento dell’ incasso, indipendentemente dal momento in cui l’operazione si considera effettuata; (iii) meccanismo del reverse charge con scorporo (anziché incremento) dell’IVA dal prezzo della fattura. Liquidazione dell’imposta: mensile, entro il 20 del mese successivo, o trimestrale per contribuenti minori. Altri principali tributi Dichiarazione IVA: da presentare entro lo stesso termine di effettuazione delle liquidazioni. Dazi doganali (cap. 16.2) Accise (cap. 16.3) Imposta sociale unica (cap.16.4) Imposta sui terreni Imposta sull’estrazione di materie prime Altri tributi (cap. 16.5) Capitolo n. 22 Principali riferimenti normativi Generale • Legge 1(2) FKZ del 21 luglio 1994sulla Corte Costituzionale della Federazione Russa; • Codice civile n. 51-FZ del 30 novembre 1994 modificato il 26 novembre 2001, entrato in vigore nel 2002. Società e impresa • Legge n. 14-FZ dell’ 8 febbraio 1998, sulle società a responsabilità limitata; • Legge n. 208-FZ del 26 dicembre 1995, sulle società per azioni; • Legge n. 158-FZ del 25 settembre 1998, sulla licenza per certi tipi di attività. Proprietà intellettuale • Legge n. 3517-1 del 23 settembre 1992, sui Brevetti; • Legge n. 3523-1 FZ del 23 settembre 1992, sulla protezione dei programmi dei computer e dei “data base”; • Legge n. 5351-FZ del 9 luglio 1993, sul diritto d’autore; • Legge n. 3520-FZ del 23 settembre 1992, sui marchi registrati, marchi di servizio e denominazioni di origine dei prodotti. Diritto del lavoro e controversie • Legge Federale n. 197-FZ del 31 dicembre 2001, contenente il Codice del Lavoro della Federazione Russa; • Legge n. 1-FKZ sui Tribunali Arbitrazh del 28 aprile 1995; • Codice di procedura arbitrale 70-FZ del 5 maggio 1995; • Legge 976-FZ sull’ordinamento giudiziario dell’8 luglio 1981. Sistema finanziario • Legge n. 17-FZ del 3 febbraio 1996 sulla disciplina dell’attività bancaria; • Legge n. 177-FZ del 23 dicembre 2003, sull’assicurazione obbligatoria dei depositi individuali presso il sistema bancario; • Istruzione della Banca centrale russa n. 93-I del 12 ottobre 2000, sulla disciplina per l’apertura di conti in valuta locale presso banche locali; • Legge n. 173-FZ del 10 dicembre 2003, sulla regolamentazione ed il controllo del sistema valutario. Sistema fiscale • Codice Tributario, Prima parte, approvato con Legge Federale n. 146-FZ del 31/07/1998; • Codice Tributario, Seconda Parte, approvato con Legge Federale n. 117-FZ del 05/08/2000; • Legge Federale n. 110-FZ del 06 agosto 2001, sul Capitolo 25 del Codice Tributario, dedicato all’ imposta sui redditi societari (ultime modifiche ad opera della Legge Federale n. 95-FZ del 29 luglio 2004); • Legge Federale n. 139-FZ del 11 novembre 2003, che ha introdotto il Capitolo 3 del Codice Tributario, dedicato all'imposta patrimoniale societaria; • Convenzione internazionale contro le doppie imposizioni Italia/Russia, ratificata in Italia dalla Legge n. 370 del 9 ottobre 1997. Capitolo n. 23 Alcuni siti di interesse Siti in italiano • Ambasciata d’Italia a Mosca: http://www.ambmosca.ru/ • Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica italiana: http://www.ambrussia.it/index2.html; • Sito di una pubblicazione quindicinale di informazione economica: http://www.uominieimprese.ru Istituzioni russe (siti in inglese/russo) • Ministero dei Tributi e delle Imposte: http://www.nalog.ru/ • Corte Costituzionale: http://ks.rfnet.ru/ • Corte Suprema Arbitrazh: http://www.arbitr.ru/ • Corte Suprema Civile: http://www.supcourt.ru/ • Registro delle Imprese: http://old.palata.ru/english/index.shtml • Camera di Commercio della Federazione Russa: http://www.tpprf.ru/ • Consiglio della Federazione Russa: http://www.council.gov.ru/index_e.htm • Sito delle Autorità Amministrative della Federazione Russa, http://www.gov.ru/main/page8.html • Ufficio Marchi e Brevetti: http://www.fips.ru/ruptoen/index.htm • Banca Centrale Russa, http://www.cbr.ru/eng/main.asp • Commissione di vigilanza sul sistema finanziario (Federal Services for Financial Markets of Russia): http://www.fedcom.ru • Moscow Interbank Currency Exchange: http://www.micex.com • Russian trading system: http://www.rts.ru Capitolo n. 24 Indice abbreviazioni e acronimi principali c.c. Codice Civile russo CFC Controlled Foreign Companies CT Codice Tributario DOG Denominazione di Origine Geografica FCSM Federal Commission for Securities Markets FIPS Istituto Federale per la Proprietà Industriale FKZ Leggi costituzionali federali FORTS Future Options Russian Electronic Trading System FZ Leggi Federali IRS Imposta sul Reddito delle Società IRPEF Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche IVA Imposta sul Valore Aggiunto MICEX Moscow-International Currency Exchange NASDAQ National Association of Securities Dealers Automated Quotations OAO Otkrytoe Aktsionernoe Obšèestvo (Società per Azioni Aperta) OCSE Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico OOO Obšèestvo s Ogranièennoj Otvetstvennostju (Società a Responsabilità Limitata) Rospatent Agenzia Federale per la Proprietà Industriale RTS Russian electronic Trading System SRC State Registration Chamber del Ministero della Giustizia WTO World Trade Organization ZAO Zakrytoe Aktsionernoe Obšèestvo (Società per Azioni Chiusa) Il Centro di Ricerca sulla Finanza e la Fiscalità Internazionale desidera precisare che il presente documento deve es sere considerato esclusivamente quale guida generale intesa a fornire un quadro informativo d’insieme del sistema economico, giuridico e fiscale russo. Le indicazioni contenute nel presente lavoro sono state inserite sulla base delle informazioni disponibili al momento della sua elaborazione (settembre 2004) e potrebbero essere soggette a integrazioni, aggiornamenti o altre modifiche. © Confindustria Vicenza - 2005