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I giusti tra le nazioni
1 I Giusti tra le nazioni 2 Chi sono i Giusti tra le nazioni? Il termine si riferisce ad una vasta schiera di donne e di uomini che misero a rischio la propria vita per salvare, nell’ombra e nell’anonimato, degli ebrei, anche uno solo. 3 Chi sono i Giusti tra le nazioni? «Quando i giusti vengono al mondo, il bene pure viene nel mondo e la sventura ne è scacciata, ma quando i giusti se ne vanno dal mondo, la sventura ritorna nel mondo e il bene ne è scacciato.» (Tosefta, Sotà, X, 1) 4 Le due vie della tradizione ebraica •I 36 giusti •I Giusti tra le nazioni 5 I 36 giusti La tradizione ebraica afferma nel Talmud che in qualsiasi momento della storia dell'umanità ci siano sempre 36 Giusti (lamedwaw in ebraico, lamedvavnik in lingua yiddish)* * la lingua yiddish era parlata dalle comunità ebraiche dell’Europa orientale 6 Chi sono i Lamedwaw? “Per capire come poté avvenire questa metamorfosi, bisogna aver sentito parlare dell'antica tradizione ebrea dei Lamed-waw che certuni talmudisti fanno risalire all'origine dei secoli ai tempi misteriosi del profeta Isaia. Fiumi di sangue son corsi, colonne di fumo hanno oscurato il cielo; ma scavalcando abissi e ostacoli, la tradizione s'è mantenuta intatta. fino ai nostri giorni. Secondo tale tradi-zione. dunque, il mondo riposerebbe su trentasei Giusti, i Lamed-waw, in nulla distinti dai comuni mortali; spesso, non sanno d'esserlo neanche loro. Ma se uno ne mancasse, la sofferenza degli uomini avvelenerebbe persino l'anima dei neonati, e l'umanità soffocherebbe in un grido. Perché i Lamed-waw sono il cuore moltiplicato del mondo, e in essi si versano tutti i nostri dolori come in un ricettacolo. Migliaia di racconti popolari lo testimoniano. La loro presenza è attestata dappertutto. Un vecchissimo testo della Haggadah racconta che quelli che più ispirano pietà sono i Lamed-waw ignoti a se stessi. Per loro, lo spettacolo del mondo è un indicibile inferno. […]” (André Schwarz-Bart, L’ultimo dei giusti, Garzanti, Milano, 1970, p.6-7) 7 Perché 36 giusti? Il punto di partenza di questa tradizione è un passo della Bibbia, tratto dal libro del profeta Isaia: capitolo 30 versetto 18: “Beati tutti coloro che sperano in Lui (= nel Signore)”. La parola che in ebraico indica “in lui” è composta di due lettere: la lettera lamed e la lettera waw. Secondo la tradizione ebraica ogni lettera ha un valore numerico (ghematrià): la lettera lamed ha il valore di 30 e la lettera waw il valore di 6, per un totale di 36. Ed è per questo che gli ebrei chiamano i trentasei giusti i lamedwaw (in yiddish, la lingua parlata dagli ebrei dell’Europa orientale: lamedvavniks). 8 I Giusti nascosti Caratteristica prima del lamedvavnik è quella di vivere nell’ombra, nella solitudine e nell’anonimato; come raccontano le leggende ebraiche, molti di loro non hanno coscienza del compito che loro è affidato, ma, guidati dall’anelito alla giustizia e dall’umiltà, emergono per salvare il popolo ebraico da pericoli e da disastri, per poi ritornare nell’ombra. Tutti i trentasei giusti vivono isolati l’uno dall’altro, dispersi nelle varie diaspore del popolo ebraico per non divenire l’uno appoggio all’altro. 9 Quale prospettiva? Questa tradizione ci insegna che anche nell’abisso più buio e anche nella condizione storica più disperata, c’è sempre un barlume di giustizia e di umanità al quale possiamo aggrapparci. Questo barlume di umanità tiene aperta la porta della giustizia anche a chi non è ebreo, perché l’essere giusto non è legato all’appartenenza ad un popolo, ad una religione, ad un credo religioso o politico. 10 I Giusti tra le nazioni Esiste un dovere universale di giustizia che chiama tutti gli uomini, appartenenti a tutte le nazioni del mondo (settanta secondo la tradizione ebraica), a compiere azioni che possano portare a salvare vite umane, anche una sola, perché, come affermato nel Talmud, “Chi salva una vita umana salva un mondo intero”. Coloro che, appartenenti alle nazioni del mondo, vivono animati da questo desidero di giustizia sono chiamati “giusti tra le nazioni”. 11 I Giusti tra le nazioni: significato II termine "Giusti tra le nazioni" (lett.: “giusti delle nazioni del mondo”, o meglio ancora: “pii delle nazioni del mondo”, in ebraico: chasidè ’ummot ha-‘olam) assume una doppia valenza semantica: 12 I Giusti tra le nazioni: significato 1 - in primo luogo ha una valenza religiosa e, in quanto tale, si riferisce all’osservanza, da parte di non ebrei, di precetti prescritti da Dio 13 I Giusti tra le nazioni: significato 2 - in secondo luogo, e in un secondo tempo, assume una valenza laica o secolarizzata e viene utilizzato in riferimento al comportamento coraggioso e disinteressato di alcuni nonebrei (appartenenti alle nazioni del mondo), i quali, durante la Shoà, hanno attivamente contribuito a salvare la vita di ebrei. 14 I Giusti tra le nazioni: significato religioso La tradizione ebraica utilizza il termine con la sua valenza religiosa, che è quella originaria e più antica, in riferimento ai “figli di Noè” (i noachidi) – ossia a tutta l’umanità (le settanta nazioni del mondo) - meritevoli di vivere nel mondo a venire in quanto fedeli alle Sette Leggi che Dio ha dato loro da osservare (la proibizione dell’idolatria, dell’omicidio, del furto, della promiscuità sessuale, della blasfemia, della crudeltà nei confronti degli animali e l’obbligo di costituire un giusto ordinamento che ne garantisca l'osservanza). 15 I Giusti tra le nazioni: significato religioso 2 La definizione specifica di questo concetto viene elaborata dai maestri dell’ebraismo medievale, in particolare da Maimonide (1135-1204), il quale scrive: “Chiunque accetta questi sette precetti e li compie in modo completo è considerato uno dei pii delle nazioni del mondo e acquista un posto nel mondo a venire” (Hilkot Melakim 8,11). 16 I Giusti tra le nazioni: significato laico Il termine "Giusto tra le nazioni" (o meglio “pio tra le nazioni”) in epoca medievale inizia ad assumere anche una valenza non solo religiosa e viene applicato dalle comunità ebraiche perseguitate “ai non ebrei che si comportano nei loro confronti in modo equo e umano”. Solo in tempi moderni, al termine della Seconda guerra mondiale, assume un senso più ampio, non più direttamente legato all’ambito religioso per riferirsi a tutti quegli uomini non-ebrei che mostrarono un incondizionato impegno e coraggio nel proteggere dallo sterminio la vita di ebrei, anche di uno solo. 17 I Giusti tra le nazioni: significato laico 2 Il termine fu adottato dalla legge costitutiva del Memoriale di Yad wa-Shem (approvata dal Parlamento israeliano nel 1953). La legge pone tra i compiti di questa istituzione anche quello di “onorare i Giusti tra le nazioni che rischiarono la vita per salvare gli ebrei”. 18 Yad wa-Shem 19 Yad wa-Shem: legge istitutiva Il 19 Agosto 1953 il Parlamento israeliano (Knèsset) ha promulgato una legge sulla Memoria dei Martiri e degli Eroi della Shoà, in base alla quale a Gerusalemme è stato fondato l’Istituto Yad wa-Shem 20 Yad wa-Shem: finalità istitutive • “Con la presente legge è istituita una fondazione Yad wa-Shem a Gerusalemme, per commemorare: • 1) I sei milioni di appartenenti al popolo ebraico che sono morti come martiri, sterminati dai nazisti e dai loro complici. • 2) Le famiglie ebraiche annientate dall'oppressore. • 3) Le comunità, sinagoghe, movimenti e organizzazioni, oltre a istituzioni pubbliche, culturali, scolastiche e sociali distrutte nel progetto atroce di cancellare per sempre il nome e la cultura del popolo d'Israele. • 4) Il coraggio degli ebrei che hanno sacrificato la vita per il loro popolo. • 5) Il valore dei soldati ebraici e dei resistenti, in città, villaggi e alla macchia, che hanno rischiato la vita combattendo l'oppressore nazista e i suoi complici. • 6) L'eroismo degli ebrei assoggettati nei ghetti, che hanno fatto scoppiare la rivolta, per salvare l'onore del loro popolo. • 7) La lotta delle comunità ebraiche, grandiosa, costante e condotta fino all'estremo, per la difesa della loro dignità umana e della loro cultura ebraica. • 8) Gli sforzi incessanti degli ebrei assoggettati nei ghetti per immigrare in Israele, così come la devozione e il coraggio dei loro fratelli, accorsi per soccorrere e liberare gli scampati. • 9) I giusti tra le nazioni, che hanno rischiato la loro vita per aiutare degli ebrei.” (art. 1) 21 Perché Yad wa-Shem? Il termine Yad wa-Shem, in ebraico, significa, letteralmente, “una mano e un nome” e proviene da un passo del libro del profeta Isaia: “Vi darò nella mia Casa e nelle mia mura una mano e un nome migliore che ai figli ed alle figlie, gli darò un nome eterno che non sarà mai cancellato” (Isaia 56,5). Secondo l’interpretazione della tradizione ebraica, la parola yad, in questo passo ed in altri, assume il significato di “luogo”, per cui yad washem viene a significare “un luogo ed un nome”, ovvero “un luogo dedicato alla memoria dei nomi”, ossia: “un memoriale”. 22 Yad wa-Shem: la struttura Per adempiere alle finalità determinate dalle legge istitutiva, Yad wa-Shem, posto sul Monte del ricordo (har ha-zikkaròn) a Gerusalemme, è un luogo memoriale complesso e in continua evoluzione. 23 Yad wa-Shem: la pianta 1 Visitors’ Center 2 Book and Resource Center 3 Cafeteria 4 Avenue of the Righteous Among the Nations 5 The Holocaust History Museum 6 Hall of Names 7 Square of Hope 8 The Holocaust Art Museum 9. Synagogue 10 The Exhibitions Pavilion 11. The Visual Center 12 The Learning Center 13 Hall of Remembrance 14 Pillar of Heroism 15 Children’s Memorial 16 Janusz Korczak Square 17 Archives and Library Building 18 Family Plaza 19 International School for Holocaust Studies 20 Administration and Research Building 21 Monument to the Jewish Soldiers and Partisans who fought against Nazi Germany 22 Partisans’ Panorama 23 Valley of the Communities 24 Cattle Car - Memorial to the Deportees 25 Warsaw Ghetto Square - Wall of Remembrance 26 Swedish Ambulance 27 Monument to Le Chambon-sur-Lignon 28 Nieuwlande Monument 29 Garden of the Righteous Among the Nation 24 Yad wa-Shem: Il museo della storia dell’Olocausto • il Museo, rinnovato nel 2005, raccoglie migliaia di foto e documenti che illustrano la storia completa delle persecuzioni dal 1933 al 1945. Il complesso museale è formati da varie parti: • il Museo della storia dell’Olocausto, • il Museo d’arte, • la Sala espositiva, • il Centro didattico, • il Cento audiovisivi, • la Sinagoga. 25 Yad wa-Shem:la sala dei nomi • la Sala dei Nomi conserva i nomi di più di due milioni di vittime e i nomi degli eroi della Resistenza Shem = “nome” in ebraico 26 Yad wa-Shem:la tenda del ricordo • Tenda del Ricordo: una bassa struttura in cemento armato su base di basalto, sul cui pavimento sono semplicemente scritti i nomi dei ventuno principali campi di sterminio 27 Yad wa-Shem: il memoriale dei bambini • il Memoriale dei Bambini (Yad layèled) che ricorda il milione e mezzo di bambini morti nelle camere a gas. Il monumento è composto da un grandissimo numero di minuscole lampadine si riflettono in una scurissima e piccola stanza cui si accede da uno stretto e buio corridoio. Al visitatore pare di essere parte di un cielo costellato da milioni di stelle. I nomi di tutti i bambini morti durante la Shoah, l’età ed il paese d’origine vengono ripetuti senza sosta da una voce fuori campo 28 Yad wa-Shem: Piazza Januz Korczak • La piazza e il monumento sono dedicati a Januz Korzack, educatore polacco che gestiva un orfonotrofio nel Ghetto di Varsavia. Nonostante i suoi sforzi i bambini furono inviati al campo di morte di Treblinka (Polonia) il 5 agosto 1942 29 Yad wa-Shem: monumento ai soldati ebrei e ai partigiani • Il monumento ricorda i soldati ebrei e i partigiani ebrei che combatterono contro le truppe naziste (UN MILIONE E MEZZO) 30 Yad wa-Shem: la valle delle comunità distrutte • la Valle delle Comunità distrutte ricorda il nome di comunità ebraiche interamente annientate 31 Yad wa-Shem: il Muro del ricordo • il Muro del ricordo, dedicato alla rivolta, alla resistenza e alla deportazione del ghetto di Varsavia 32 Yad wa-Shem: Memoriale dei deportati • Un carro bestiame su una rotaia sospesa nel nulla ricorda i milioni di deportati con questo tipo di trasporto 33 Chi sono i Giusti tra le nazioni? Al comma 9 dell’articolo 1 della legge del 1953 si legge che Yad wa-Shem ha il compito di ricordare: “i Giusti tra le Nazioni che rischiarono la vita per salvare degli ebrei”. Non viene specificato chi possa essere considerato Giusto tra le Nazioni né in che cosa consista l’atto di conservazione della memoria o quali siano le iniziative che le istituzioni preposte debbano prendere nei confronti di chi appaia loro degno di tale definizione. E’ con atti successivi che vengono definite le modalità per tramandare la memoria di questi giusti. 34 La Commissione (1963) • A partire dal 1963 lo Yad wa-Shem elesse una Commissione per la segnalazione dei Giusti tra le Nazioni di cui facevano parte soprattutto sopravvissuti, tra i quali uomini con incarichi pubblici e legali a conoscenza degli avvenimenti che riguardavano gli ebrei nel periodo della Shoà nei vari paesi europei. . 35 La commissione: Landau • A presiedere la Commissione fu il giudice Moshè Landau, che aveva diretto il processo Eichmann, redigendone la sentenza di condanna a morte, e che più tardi divenne presidente della Corte Suprema d’Israele 36 La commissione: Bejski Successivamente la presidenza venne affidata a Moshè Bejski, il quale restò in carica dal 1970 al 1995, ed è soprattutto a lui che si deve la grande opera di riconoscimento del titolo di giusto fra le nazioni ad un numero sempre maggiore di persone. 37 Come individuare i Giusti? • La Commissione ha stabilito una serie di regole e di principi cui attenersi per arrivare alla designazione di Giusto fra le Nazioni: 1. l’atto di salvataggio deve essere stato effettuato da un non ebreo nei confronti di un ebreo; 2. deve essere un atto che abbia evitato a uno o più ebrei il pericolo di morte immediata o la deportazione in campi di concentramento; 3. il salvatore deve aver rischiato la propria vita per salvare uno o più ebrei; 4. il salvatore non deve averne tratto alcun vantaggio, né di natura economica né di altro genere, né immediato né futuro. 38 Cosa considerare? • Nell’esaminare ogni singolo caso, la Commissione deve prendere in considerazione: 1. i rapporti specifici tra salvatore e salvato; 2. le condizioni del paese o della zona in cui avvennero i fatti; 3. il periodo storico in cui ciò accadde; 4. e, comunque, tutti gli elementi in grado di evidenziare le caratteristiche di eccezionalità dell’azione del salvatore rispetto a un normale comportamento di aiuto al prossimo (degno comunque di rispetto). 39 Quali tipi di aiuto? Esistono 4 tipi di aiuto concreto che un giusto può avere dato ad un ebreo perseguitato: 1) Nasconderlo in casa propria o presso istituzioni (es. di ospedali, orfanotrofi, conventi…) 2) fornirgli documenti falsi 3) aiutarlo a scappare 4) adottarlo temporaneamente (il caso di molti bambini ebrei salvati da famiglie cattoliche) 40 Il Viale dei Giusti Coloro che sono riconosciuti «Giusti tra le Nazioni», sono invitati a una cerimonia nella quale ricevono una medaglia e un diploma d’onore. La cerimonia si svolge sia a Yad wa-Shem, sia nel paese di residenza della persona riconosciuta come Giusto, a cura della missione diplomatica israeliana. I Giusti, oppure i loro rappresentanti, che nei primi anni venivano in Israele, hanno piantato alberi nel Viale dei Giusti a Yad wa-Shem. Gli alberi piantati (carrubo, ulivo, quercia), sono circa duemila. 41 Il Viale dei Giusti - 2 42 Il Giardino dei Giusti Una volta terminato lo spazio per la piantumazione nel Viale dei Giusti, è stata individuata una seconda area, il Giardino dei Giusti, nella quale è continuata la piantumazione. Da oltre un decennio, poiché il Monte della Rimembranza è stato completamente ricoperto di alberi, il nome dei Giusti viene inciso sul Muro d’onore eretto a tale scopo nel perimetro del Memoriale, nel Giardino dei Giusti. 43 Il Giardino dei Giusti - 2 44 Il Giardino dei giusti - 3 45 Nieuwlande • Il villaggio di Nieuwlande è situato nella zona nord est dell’Olanda ed è abitato da un’esigua popolazione di contadini, per la maggior parte di fede calvinista • Quando il caso Nieuwlande fu sottoposto alla Commissione per il riconoscimento dei Giusti fra le Nazioni, i suoi membri si trovarono di fronte a un dilemma: gli abitanti avevano chiesto che il villaggio venisse riconosciuto come entità collettiva, ma la cosa era inusuale da parte di Yad Vashem, anche perché molte delle persone che all’epoca dei fatti abitavano nel villaggio ora non vi risiedevano più o erano decedute, mentre ora vi abitavano persone giunti successivamente, che sicuramente non avevano preso parte all’attività di salvataggio. Con l’aiuto del Consiglio Comunale fu effettuata una ricerca e si giunse all’identificazione di 202 Giusti. 46 Le Chambon-sur-Lignon • La cittadina, di 5.000 abitanti circa, si trova a sud-est della Francia, non lontano dalla frontiera con la Svizzera. • Dopo lunghe ricerche vennero identificate settanta famiglie che aiutarono, nascosero e salvarono degli ebrei e vennero premiate con certificati e medaglie in una sontuosa cerimonia. Un certificato di gratitudine venne rilasciato anche al Consiglio Comunale. 47 Quanti sono i Giusti tra le nazioni? Al 1 gennaio 2014 i Giusti riconosciuti sono 25.271 di cui 610 italiani http://www1.yadvashem.org/yv/en/righteous/statistics.asp#detailed http://www.yadvashem.org/yv/en/righteous/statistics/italy.pdf 48 Cosa spinge i Giusti a essere giusti? Scrive Moshe Bejski “Abbiamo visto casi straordinari di persone spinte dalle motivazioni più svariate: amore verso il prossimo, fede religiosa o altro; sentimenti comunque tutti volti alla solidarietà fraterna. Mi sembra, comunque, che esista una motivazione comune a tutti i Giusti, senza la quale nulla sarebbe stato possibile: la spinta a un atteggiamento umano dell’uomo nei confronti del suo prossimo. Non credo che tutte le persone salvate abbiano ricompensato debitamente i loro salvatori, e forse non lo ha fatto nemmeno il popolo ebraico nei confronti di quei Giusti che, nella vecchiaia, sono stati, e in alcuni casi lo sono tuttora, bisognosi a loro volta di aiuto e di sostegno. Non dobbiamo dimenticare chi ci ha fatto del bene.” http://www.gariwo.net/file/Saggio%20M.Bejski.pdf 49 Perché ricordarli? Benzior Dinur, Ministro dell’Educazione, pronunciò queste parole alla Knesset il 12 maggio 1953 nel corso della prima discussione della legge sulla istituzione dello Yad wa-Shem: “Noi dobbiamo raccogliere e valorizzare tutte le testimonianze di chi, correndo rischi personali, è venuto in aiuto ai perseguitati, agli uomini braccati, ai combattenti. Costoro sono stati capaci di conservare una traccia di umanità in un tempo oscuro. Israele per generazioni intere dovrà ricordare i loro nomi. Essi meritano una gratitudine speciale perché hanno salvato nei nostri cuori la speranza nell’uomo in quanto tale e hanno saputo ascoltare dentro di sé quella universale essenza umana che è un elemento cruciale per la sicurezza di ogni popolo come di ogni persona. Questa è per noi la memoria dell’eroismo”. Gabriele NISSIM, Il tribunale del bene. La storia di Moshe Bejski, l’uomo che creò il giardino dei Giusti, Mondadori, Milano, 2003, p. 121. 50 Testimoni di speranza Etty Hillesum “Ieri pomeriggio abbiamo scorso insieme le note che mi aveva dato [lui è lo psicologo Julius Spier, il grande amore nella vita di Etty]. Quando siamo arrivati alla frase: basta che esista una sola persona degna di essere chiamata tale per poter credere negli uomini, nell’umanità, m’è venuto spontaneo di buttargli le braccia al collo. E’ un problema attuale: il grande odio per i tedeschi che ci avvelena l’animo. Espressioni come: “che anneghino tutti, canaglie, che muoiano col gas” fanno ormai parte della nostra conversazione quotidiana; a volte fanno sì che uno non se la senta più di vivere di questi tempi. Ed ecco che improvvisamente, qualche settimana fa, è spuntato il pensiero liberatore, simile a un esitante e giovanissimo stelo in un deserto d’erbacce: se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quest’unico tedesco meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari, e grazie a lui non si avrebbe il diritto di riversare il proprio odio su un popolo intero.” 51 Testimoni di speranza - 2 Anna FRANK, dal “Diario” «Nonostante tutto, continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l'avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità». 52 I Giusti tra le nazioni modenesi 53 I nomi numero d’ordine anno Don Arrigo Beccari 35 1964 Giuseppe Moreali 36 1964 Don Dante Sala 284 1967 Odoardo Focherini 519 1969 Don Benedetto Richeldi 790 1973 Antonio Lorenzini 9172 2001 Sisto Gianaroli e Alberta Seruti 11457 2008 54 Don Arrigo Beccari (1909-2005) • originario di Castelnuovo Rangone, ordinato sacerdote nel 1933, viene nominato parroco a Rubbiara di Nonantola, e lì rimane sino alla morte. La sua attività di aiuto ai perseguitati inizia nel 1940 e si concretizza nella realizzazione di documenti falsi sia per oppositori al regime fascista che per gli ebrei. Con l'8 settembre si adopera per mettere in salvo - insieme a Giuseppe Moreali - 73 ragazzi ebrei ospiti a Villa Emma. Arrestato il 16 settembre 1944 e rinchiuso nel carcere di San Giovanni in Monte, è liberato il 22 aprile 1945. Venne riconosciuto come Giusto il 18 febbraio 1964 55 Don Arrigo Beccari - 2 56 Giuseppe Moreali (1895-1980) • nasce a Sassuolo. Medico condotto a Nonantola, contribuisce al salvataggio dei 73 ragazzi ebrei di Villa Emma insieme a don Beccari. Don Beccari e Moreali continuano l'attività di soccorso ai perseguitati. A questa attività clandestina affianca l'attività di medico condotto dei nonantolani e dei partigiani. Informato di essere stato "etichettato" come membro della Resistenza, rifiuta la possibilità che gli era stata offerta di abbandonare Nonantola. Venne riconosciuto come Giusto il 18 febbraio 1964 57 Giuseppe Moreali 58 Don Dante Sala (1905-1982) • carpigiano, diventa sacerdote nel 1935. Cappellano a Mirandola, dal 1937 al 1947 è parroco di San Martino Spino. Dopo l'8 settembre 1943 ospita in canonica una famiglia di ebrei jugoslavi, cercando di organizzare per loro una via di fuga, condivide la sua esperienza con Odoardo Focherini. I due si impegnano a costituire una rete clandestina di aiuti per accompagnare gli ebrei, a piccoli gruppi, verso la Svizzera. Dopo alcuni viaggi, nei quali salva anche delle famiglie di ebrei modenesi, il 4 dicembre 1943 è arrestato e incarcerato. Ritornato a casa, riesce ad impedire la deportazione di un centinaio di suoi parrocchiani da San Martino Spino al lavoro coatto in Germania. Venne riconosciuto come Giusto il 18 febbraio 1969 59 Don Dante Sala 60 Odoardo Focherini (1907-1944) • carpigiano, s'impegna in varie associazioni, in particolare nell'Azione Cattolica di cui è presidente diocesano. Nel 1942 gli viene affidato l'incarico di far espatriare un gruppo di ebrei polacchi clandestini, il suo impegno più consistente in favore dei perseguitati inizia dopo l'8 settembre 1943. • Con don Dante Sala organizza una rete clandestina che porterà alla salvezza alcune decine di persone. Arrestato l'11 marzo 1944, è incarcerato a San Giovanni in Monte, poi trasferito al Campo di Fossoli, per passare a Gries (Bolzano) e a Flossenburg; muore il 27 dicembre 1944 nel sottocampo di Hersbruck. Nel 1996 è iniziato il processo di beatificazione che si è concluso il 15 giugno 2013. Venne riconosciuto come Giusto il 18 febbraio 1969 61 Odoardo Focherini 62 Don Benedetto Richeldi (1912-1977) • nasce a Roccasantamaria, frazione di Serramazzoni. Ordinato sacerdote, viene destinato a Finale Emilia, poi a Massa Finalese quindi a San Felice sul Panaro. Opera per mettere in salvo dodici ebrei perseguitati, quindi pianifica la loro fuga verso la Svizzera: prepara documenti falsi, provviste per il viaggio. Denunciato e ricercato nel luglio 1944, si rifugia con falso nome (don Carlo) a Palagano sino alla fine della guerra. Venne riconosciuto come Giusto il 3 maggio 1973 63 Don Benedetto Richeldi 64 Antonio Lorenzini (1894-1966) • originario di Sassostorno, frazione di Lama Mocogno, nel 1914 viene mandato a combattere come alpino. Il 30 dicembre 1915, ferito in combattimento, subisce l'amputazione della gamba sinistra. Negli anni della Seconda guerra mondiale lavora come impiegato all'ufficio anagrafe del Comune di Lama Mocogno, accede a carte di identità in bianco e a timbri originali, riuscendo a salvare moltissime persone. Venne riconosciuto come Giusto il 15 gennaio 2001 65 Antonio Lorenzini 66 Sisto e Alberta Gianaroli • Sisto Gianaroli (1895-1977) e la moglie Alberta Seruti Gianaroli (1908-1990) originari rispettivamente di Pavullo e Serramazzoni, negli anni della guerra lavorano al mulino di Casa Lancelotti a Gombola di Polinago. In seguito all'occupazione nazista, offrono ospitalità agli Ottolenghi, famiglia ebrea proveniente da Ferrara. Nazisti e fascisti si presentano più volte al mulino per cercare i fuggiaschi. Ospitano per alcuni giorni anche alcuni aviatori alleati i cui aerei erano stati abbattuti a nord della Linea Gotica. Vengono riconosciuti come Giusti il 19 novembre 2008 67 Sisto e Alberta Gianaroli 68 Se tu avessi visto “Se tu avessi visto come ho visto io in questo carcere cosa fanno patire agli ebrei, non rimpiangeresti se non di aver fatto abbastanza per loro, se non di averne salvati in numero maggiore” Odoardo Focherini