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I giusti tra le nazioni

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I giusti tra le nazioni
1
I Giusti tra le nazioni
2
Chi sono i Giusti tra le nazioni?
Il termine si riferisce ad una vasta
schiera di donne e di uomini che
misero a rischio la propria vita
per salvare, nell’ombra e
nell’anonimato, degli ebrei,
anche uno solo.
3
Chi sono i Giusti tra le nazioni?
«Quando i giusti vengono al mondo, il bene pure
viene nel mondo e la sventura ne è scacciata,
ma quando i giusti se ne vanno dal mondo, la
sventura ritorna nel mondo e il bene ne è
scacciato.»
(Tosefta, Sotà, X, 1)
4
Le due vie della tradizione
ebraica
•I 36 giusti
•I Giusti tra le nazioni
5
I 36 giusti
La tradizione ebraica afferma nel Talmud che in
qualsiasi momento della storia dell'umanità ci
siano sempre
36 Giusti
(lamedwaw in ebraico,
lamedvavnik in lingua yiddish)*
* la lingua yiddish era parlata dalle comunità ebraiche dell’Europa
orientale
6
Chi sono i Lamedwaw?
“Per capire come poté avvenire questa metamorfosi, bisogna aver sentito parlare
dell'antica tradizione ebrea dei Lamed-waw che certuni talmudisti fanno
risalire all'origine dei secoli ai tempi misteriosi del profeta Isaia. Fiumi di
sangue son corsi, colonne di fumo hanno oscurato il cielo; ma scavalcando
abissi e ostacoli, la tradizione s'è mantenuta intatta. fino ai nostri giorni.
Secondo tale tradi-zione. dunque, il mondo riposerebbe su trentasei Giusti, i
Lamed-waw, in nulla distinti dai comuni mortali; spesso, non sanno d'esserlo
neanche loro. Ma se uno ne mancasse, la sofferenza degli uomini
avvelenerebbe persino l'anima dei neonati, e l'umanità soffocherebbe in un
grido. Perché i Lamed-waw sono il cuore moltiplicato del mondo, e in essi si
versano tutti i nostri dolori come in un ricettacolo. Migliaia di racconti
popolari lo testimoniano. La loro presenza è attestata dappertutto. Un
vecchissimo testo della Haggadah racconta che quelli che più ispirano pietà
sono i Lamed-waw ignoti a se stessi. Per loro, lo spettacolo del mondo è un
indicibile inferno. […]”
(André Schwarz-Bart, L’ultimo dei giusti, Garzanti, Milano, 1970, p.6-7)
7
Perché 36 giusti?
Il punto di partenza di questa tradizione è un passo della Bibbia, tratto dal
libro del profeta Isaia: capitolo 30 versetto 18:
“Beati tutti coloro che sperano in Lui (= nel Signore)”.
La parola che in ebraico indica “in lui” è composta di due lettere: la
lettera lamed e la lettera waw. Secondo la tradizione ebraica
ogni lettera ha un valore numerico (ghematrià):
la lettera lamed ha il valore di 30 e la lettera waw il valore di 6, per
un totale di 36.
Ed è per questo che gli ebrei chiamano i trentasei giusti i lamedwaw (in yiddish, la lingua parlata dagli ebrei dell’Europa
orientale: lamedvavniks).
8
I Giusti nascosti
Caratteristica prima del lamedvavnik è quella di vivere
nell’ombra, nella solitudine e nell’anonimato;
come raccontano le leggende ebraiche, molti di loro non
hanno coscienza del compito che loro è affidato, ma,
guidati dall’anelito alla giustizia e dall’umiltà, emergono
per salvare il popolo ebraico da pericoli e da disastri, per
poi ritornare nell’ombra.
Tutti i trentasei giusti vivono isolati l’uno dall’altro,
dispersi nelle varie diaspore del popolo ebraico per non
divenire l’uno appoggio all’altro.
9
Quale prospettiva?
Questa tradizione ci insegna che anche nell’abisso
più buio e anche nella condizione storica più
disperata, c’è sempre un barlume di giustizia e di
umanità al quale possiamo aggrapparci.
Questo barlume di umanità tiene aperta la porta
della giustizia anche a chi non è ebreo, perché
l’essere giusto non è legato
all’appartenenza ad un popolo, ad una
religione, ad un credo religioso o politico.
10
I Giusti tra le nazioni
Esiste un dovere universale di giustizia che chiama tutti gli
uomini, appartenenti a tutte le nazioni del mondo
(settanta secondo la tradizione ebraica), a compiere
azioni che possano portare a salvare vite umane, anche
una sola, perché, come affermato nel Talmud,
“Chi salva una vita umana salva un mondo intero”.
Coloro che, appartenenti alle nazioni del mondo, vivono
animati da questo desidero di giustizia sono chiamati
“giusti tra le nazioni”.
11
I Giusti tra le nazioni: significato
II termine "Giusti tra le nazioni"
(lett.: “giusti delle nazioni del mondo”, o meglio
ancora: “pii delle nazioni del mondo”, in
ebraico: chasidè ’ummot ha-‘olam)
assume una doppia valenza semantica:
12
I Giusti tra le nazioni: significato 1
- in primo luogo ha una valenza
religiosa e, in quanto tale, si riferisce
all’osservanza, da parte di non
ebrei, di precetti prescritti da
Dio
13
I Giusti tra le nazioni: significato 2
- in secondo luogo, e in un secondo tempo, assume
una valenza laica o secolarizzata e viene
utilizzato in riferimento al comportamento
coraggioso e disinteressato di alcuni nonebrei (appartenenti alle nazioni del mondo), i
quali, durante la Shoà, hanno attivamente
contribuito a salvare la vita di ebrei.
14
I Giusti tra le nazioni: significato
religioso
La tradizione ebraica utilizza il termine con la sua
valenza religiosa, che è quella originaria e più
antica, in riferimento ai “figli di Noè” (i
noachidi) – ossia a tutta l’umanità (le settanta
nazioni del mondo) - meritevoli di vivere nel mondo
a venire in quanto fedeli alle Sette Leggi che Dio ha
dato loro da osservare (la proibizione dell’idolatria,
dell’omicidio, del furto, della promiscuità sessuale,
della blasfemia, della crudeltà nei confronti degli
animali e l’obbligo di costituire un giusto
ordinamento che ne garantisca l'osservanza).
15
I Giusti tra le nazioni: significato
religioso 2
La definizione specifica di questo concetto viene
elaborata dai maestri dell’ebraismo medievale,
in particolare da Maimonide (1135-1204), il
quale scrive:
“Chiunque accetta questi sette precetti e li
compie in modo completo è considerato
uno dei pii delle nazioni del mondo e
acquista un posto nel mondo a venire”
(Hilkot Melakim 8,11).
16
I Giusti tra le nazioni: significato laico
Il termine "Giusto tra le nazioni" (o meglio “pio tra le
nazioni”) in epoca medievale inizia ad assumere
anche una valenza non solo religiosa e viene applicato
dalle comunità ebraiche perseguitate “ai non
ebrei che si comportano nei loro confronti in
modo equo e umano”.
Solo in tempi moderni, al termine della Seconda
guerra mondiale, assume un senso più ampio, non più
direttamente legato all’ambito religioso per riferirsi a
tutti quegli uomini non-ebrei che mostrarono un
incondizionato impegno e coraggio nel
proteggere dallo sterminio la vita di ebrei, anche
di uno solo.
17
I Giusti tra le nazioni: significato laico 2
Il termine fu adottato dalla legge costitutiva del
Memoriale di Yad wa-Shem (approvata dal
Parlamento israeliano nel 1953).
La legge pone tra i compiti di questa istituzione
anche quello di “onorare i Giusti tra le
nazioni che rischiarono la vita per salvare
gli ebrei”.
18
Yad wa-Shem
19
Yad wa-Shem: legge istitutiva
Il 19 Agosto 1953 il Parlamento
israeliano (Knèsset) ha promulgato
una legge sulla Memoria dei
Martiri e degli Eroi della Shoà,
in base alla quale a Gerusalemme è
stato fondato l’Istituto Yad wa-Shem
20
Yad wa-Shem: finalità istitutive
• “Con la presente legge è istituita una fondazione Yad wa-Shem a Gerusalemme, per
commemorare:
• 1) I sei milioni di appartenenti al popolo ebraico che sono morti come martiri,
sterminati dai nazisti e dai loro complici.
• 2) Le famiglie ebraiche annientate dall'oppressore.
• 3) Le comunità, sinagoghe, movimenti e organizzazioni, oltre a istituzioni pubbliche,
culturali, scolastiche e sociali distrutte nel progetto atroce di cancellare per sempre il nome
e la cultura del popolo d'Israele.
• 4) Il coraggio degli ebrei che hanno sacrificato la vita per il loro popolo.
• 5) Il valore dei soldati ebraici e dei resistenti, in città, villaggi e alla macchia, che hanno
rischiato la vita combattendo l'oppressore nazista e i suoi complici.
• 6) L'eroismo degli ebrei assoggettati nei ghetti, che hanno fatto scoppiare la rivolta, per
salvare l'onore del loro popolo.
• 7) La lotta delle comunità ebraiche, grandiosa, costante e condotta fino all'estremo, per la
difesa della loro dignità umana e della loro cultura ebraica.
• 8) Gli sforzi incessanti degli ebrei assoggettati nei ghetti per immigrare in Israele, così
come la devozione e il coraggio dei loro fratelli, accorsi per soccorrere e liberare gli
scampati.
• 9) I giusti tra le nazioni, che hanno rischiato la loro vita per aiutare degli
ebrei.” (art. 1)
21
Perché Yad wa-Shem?
Il termine Yad wa-Shem, in ebraico, significa, letteralmente,
“una mano e un nome” e proviene da un passo del libro
del profeta Isaia:
“Vi darò nella mia Casa e nelle mia mura una mano e un
nome migliore che ai figli ed alle figlie, gli darò un nome
eterno che non sarà mai cancellato” (Isaia 56,5).
Secondo l’interpretazione della tradizione ebraica, la parola
yad, in questo passo ed in altri, assume il significato di
“luogo”, per cui yad washem viene a significare “un luogo
ed un nome”, ovvero “un luogo dedicato alla memoria
dei nomi”, ossia: “un memoriale”.
22
Yad wa-Shem: la struttura
Per adempiere alle finalità determinate dalle
legge istitutiva, Yad wa-Shem, posto sul Monte
del ricordo (har ha-zikkaròn) a Gerusalemme, è
un luogo memoriale complesso e in continua
evoluzione.
23
Yad wa-Shem:
la pianta
1 Visitors’ Center
2 Book and Resource Center
3 Cafeteria
4 Avenue of the Righteous Among the Nations
5 The Holocaust History Museum
6 Hall of Names
7 Square of Hope
8 The Holocaust Art Museum
9. Synagogue
10 The Exhibitions Pavilion
11. The Visual Center
12 The Learning Center
13 Hall of Remembrance
14 Pillar of Heroism
15 Children’s Memorial
16 Janusz Korczak Square
17 Archives and Library Building
18 Family Plaza
19 International School for Holocaust Studies
20 Administration and Research Building
21 Monument to the Jewish Soldiers and Partisans who fought against
Nazi Germany
22 Partisans’ Panorama
23 Valley of the Communities
24 Cattle Car - Memorial to the Deportees
25 Warsaw Ghetto Square - Wall of Remembrance
26 Swedish Ambulance
27 Monument to Le Chambon-sur-Lignon
28 Nieuwlande Monument
29 Garden of the Righteous Among the Nation
24
Yad wa-Shem: Il museo della storia
dell’Olocausto
• il Museo, rinnovato nel 2005, raccoglie migliaia di foto e
documenti che illustrano la storia completa delle persecuzioni
dal 1933 al 1945. Il complesso museale è formati da varie
parti:
• il Museo della storia dell’Olocausto,
• il Museo d’arte,
• la Sala espositiva,
• il Centro didattico,
• il Cento audiovisivi,
• la Sinagoga.
25
Yad wa-Shem:la sala dei nomi
• la Sala dei Nomi conserva i nomi di più di due
milioni di vittime e i nomi degli eroi della
Resistenza
Shem
= “nome” in ebraico
26
Yad wa-Shem:la tenda del ricordo
• Tenda del Ricordo: una bassa struttura in
cemento armato su base di basalto, sul cui
pavimento sono semplicemente scritti i nomi dei
ventuno principali campi di sterminio
27
Yad wa-Shem: il memoriale dei
bambini
• il Memoriale dei Bambini (Yad layèled) che ricorda il milione
e mezzo di bambini morti nelle camere a gas. Il monumento è
composto da un grandissimo numero di minuscole lampadine si
riflettono in una scurissima e piccola stanza cui si accede da uno
stretto e buio corridoio. Al visitatore pare di essere parte di un cielo
costellato da milioni di stelle. I nomi di tutti i bambini morti
durante la Shoah, l’età ed il paese d’origine vengono ripetuti senza
sosta da una voce fuori campo
28
Yad wa-Shem: Piazza Januz Korczak
• La piazza e il monumento sono dedicati a Januz Korzack, educatore
polacco che gestiva un orfonotrofio nel Ghetto di Varsavia.
Nonostante i suoi sforzi i bambini furono inviati al campo di morte
di Treblinka (Polonia) il 5 agosto 1942
29
Yad wa-Shem: monumento ai soldati
ebrei e ai partigiani
• Il monumento ricorda i soldati ebrei e i
partigiani ebrei che combatterono contro le
truppe naziste (UN MILIONE E MEZZO)
30
Yad wa-Shem: la valle delle comunità
distrutte
• la Valle delle Comunità distrutte ricorda il
nome di comunità ebraiche interamente
annientate
31
Yad wa-Shem: il Muro del ricordo
• il Muro del ricordo, dedicato alla rivolta, alla
resistenza e alla deportazione del ghetto di
Varsavia
32
Yad wa-Shem: Memoriale dei deportati
• Un carro bestiame su una rotaia sospesa nel
nulla ricorda i milioni di deportati con questo
tipo di trasporto
33
Chi sono i Giusti tra le nazioni?
Al comma 9 dell’articolo 1 della legge del 1953 si legge che
Yad wa-Shem ha il compito di ricordare: “i Giusti tra
le Nazioni che rischiarono la vita per salvare
degli ebrei”.
Non viene specificato chi possa essere considerato Giusto
tra le Nazioni né in che cosa consista l’atto di
conservazione della memoria o quali siano le iniziative
che le istituzioni preposte debbano prendere nei
confronti di chi appaia loro degno di tale definizione. E’
con atti successivi che vengono definite le modalità per
tramandare la memoria di questi giusti.
34
La Commissione (1963)
• A partire dal 1963 lo Yad wa-Shem elesse una
Commissione per la segnalazione dei
Giusti tra le Nazioni di cui facevano parte
soprattutto sopravvissuti, tra i quali uomini con
incarichi pubblici e legali a conoscenza degli
avvenimenti che riguardavano gli ebrei nel
periodo della Shoà nei vari paesi europei.
.
35
La commissione: Landau
• A presiedere la Commissione fu il giudice Moshè
Landau, che aveva diretto il processo Eichmann,
redigendone la sentenza di condanna a morte, e che più
tardi divenne presidente della Corte Suprema d’Israele
36
La commissione: Bejski
Successivamente la presidenza venne affidata a
Moshè Bejski, il quale restò in carica dal 1970
al 1995, ed è soprattutto a lui che si deve la
grande opera di riconoscimento del titolo di
giusto fra le nazioni ad un numero sempre
maggiore di persone.
37
Come individuare i Giusti?
• La Commissione ha stabilito una serie di regole e di principi
cui attenersi per arrivare alla designazione di Giusto fra le
Nazioni:
1. l’atto di salvataggio deve essere stato effettuato da un non
ebreo nei confronti di un ebreo;
2. deve essere un atto che abbia evitato a uno o più ebrei il
pericolo di morte immediata o la deportazione in campi di
concentramento;
3. il salvatore deve aver rischiato la propria vita per salvare uno
o più ebrei;
4. il salvatore non deve averne tratto alcun vantaggio, né di
natura economica né di altro genere, né immediato né futuro.
38
Cosa considerare?
• Nell’esaminare ogni singolo caso, la Commissione
deve prendere in considerazione:
1. i rapporti specifici tra salvatore e salvato;
2. le condizioni del paese o della zona in cui avvennero
i fatti;
3. il periodo storico in cui ciò accadde;
4. e, comunque, tutti gli elementi in grado di
evidenziare le caratteristiche di eccezionalità
dell’azione del salvatore rispetto a un normale
comportamento di aiuto al prossimo (degno
comunque di rispetto).
39
Quali tipi di aiuto?
Esistono 4 tipi di aiuto concreto che un giusto può
avere dato ad un ebreo perseguitato:
1) Nasconderlo in casa propria o presso
istituzioni (es. di ospedali, orfanotrofi, conventi…)
2) fornirgli documenti falsi
3) aiutarlo a scappare
4) adottarlo temporaneamente (il caso di molti
bambini ebrei salvati da famiglie cattoliche)
40
Il Viale dei Giusti
Coloro che sono riconosciuti «Giusti tra le Nazioni»,
sono invitati a una cerimonia nella quale ricevono
una medaglia e un diploma d’onore. La cerimonia si
svolge sia a Yad wa-Shem, sia nel paese di residenza
della persona riconosciuta come Giusto, a cura della
missione diplomatica israeliana.
I Giusti, oppure i loro rappresentanti, che nei primi
anni venivano in Israele, hanno piantato alberi nel
Viale dei Giusti a Yad wa-Shem. Gli alberi
piantati (carrubo, ulivo, quercia), sono circa
duemila.
41
Il Viale dei Giusti - 2
42
Il Giardino dei Giusti
Una volta terminato lo spazio per la
piantumazione nel Viale dei Giusti, è stata
individuata una seconda area, il Giardino dei
Giusti, nella quale è continuata la
piantumazione. Da oltre un decennio, poiché il
Monte della Rimembranza è stato
completamente ricoperto di alberi, il nome dei
Giusti viene inciso sul Muro d’onore eretto a tale
scopo nel perimetro del Memoriale, nel Giardino
dei Giusti.
43
Il Giardino dei Giusti - 2
44
Il Giardino dei giusti - 3
45
Nieuwlande
• Il villaggio di Nieuwlande è situato nella zona
nord est dell’Olanda ed è abitato da un’esigua
popolazione di contadini, per la maggior parte di
fede calvinista
• Quando il caso Nieuwlande fu sottoposto alla
Commissione per il riconoscimento dei Giusti fra le
Nazioni, i suoi membri si trovarono di fronte a un
dilemma: gli abitanti avevano chiesto che il villaggio
venisse riconosciuto come entità collettiva, ma la
cosa era inusuale da parte di Yad Vashem, anche
perché molte delle persone che all’epoca dei fatti
abitavano nel villaggio ora non vi risiedevano più o
erano decedute, mentre ora vi abitavano persone
giunti successivamente, che sicuramente non
avevano preso parte all’attività di salvataggio. Con
l’aiuto del Consiglio Comunale fu effettuata una
ricerca e si giunse all’identificazione di 202 Giusti.
46
Le Chambon-sur-Lignon
• La cittadina, di 5.000 abitanti circa,
si trova a sud-est della Francia, non
lontano dalla frontiera con la
Svizzera.
• Dopo lunghe ricerche vennero
identificate settanta famiglie che
aiutarono, nascosero e salvarono
degli ebrei e vennero premiate con
certificati e medaglie in una
sontuosa cerimonia. Un certificato
di gratitudine venne rilasciato anche
al Consiglio Comunale.
47
Quanti sono i Giusti tra le nazioni?
Al 1 gennaio 2014 i Giusti riconosciuti sono
25.271
di cui
610 italiani
http://www1.yadvashem.org/yv/en/righteous/statistics.asp#detailed
http://www.yadvashem.org/yv/en/righteous/statistics/italy.pdf
48
Cosa spinge i Giusti a essere giusti?
Scrive Moshe Bejski
“Abbiamo visto casi straordinari di persone spinte dalle motivazioni più
svariate: amore verso il prossimo, fede religiosa o altro;
sentimenti comunque tutti volti alla solidarietà fraterna. Mi
sembra, comunque, che esista una motivazione comune a tutti i Giusti,
senza la quale nulla sarebbe stato possibile: la spinta a un
atteggiamento umano dell’uomo nei confronti del suo prossimo.
Non credo che tutte le persone salvate abbiano ricompensato debitamente i
loro salvatori, e forse non lo ha fatto nemmeno il popolo ebraico nei
confronti di quei Giusti che, nella vecchiaia, sono stati, e in alcuni casi lo
sono tuttora, bisognosi a loro volta di aiuto e di sostegno. Non dobbiamo
dimenticare chi ci ha fatto del bene.”
http://www.gariwo.net/file/Saggio%20M.Bejski.pdf
49
Perché ricordarli?
Benzior Dinur, Ministro dell’Educazione, pronunciò queste parole alla
Knesset il 12 maggio 1953 nel corso della prima discussione della legge sulla
istituzione dello Yad wa-Shem:
“Noi dobbiamo raccogliere e valorizzare tutte le testimonianze di chi, correndo
rischi personali, è venuto in aiuto ai perseguitati, agli uomini braccati, ai
combattenti. Costoro sono stati capaci di conservare una traccia di umanità
in un tempo oscuro. Israele per generazioni intere dovrà ricordare i loro
nomi. Essi meritano una gratitudine speciale perché hanno salvato nei
nostri cuori la speranza nell’uomo in quanto tale e hanno saputo ascoltare
dentro di sé quella universale essenza umana che è un elemento cruciale per
la sicurezza di ogni popolo come di ogni persona. Questa è per noi la
memoria dell’eroismo”.
Gabriele NISSIM, Il tribunale del bene. La storia di Moshe Bejski, l’uomo che
creò il giardino dei Giusti, Mondadori, Milano, 2003, p. 121.
50
Testimoni di speranza
Etty Hillesum
“Ieri pomeriggio abbiamo scorso insieme le note che mi aveva dato [lui è lo
psicologo Julius Spier, il grande amore nella vita di Etty]. Quando siamo
arrivati alla frase: basta che esista una sola persona degna di essere
chiamata tale per poter credere negli uomini, nell’umanità, m’è
venuto spontaneo di buttargli le braccia al collo. E’ un problema attuale: il
grande odio per i tedeschi che ci avvelena l’animo. Espressioni come: “che
anneghino tutti, canaglie, che muoiano col gas” fanno ormai parte della
nostra conversazione quotidiana; a volte fanno sì che uno non se la senta
più di vivere di questi tempi. Ed ecco che improvvisamente, qualche
settimana fa, è spuntato il pensiero liberatore, simile a un esitante e
giovanissimo stelo in un deserto d’erbacce: se anche non rimanesse che un
solo tedesco decente, quest’unico tedesco meriterebbe di essere difeso
contro quella banda di barbari, e grazie a lui non si avrebbe il diritto di
riversare il proprio odio su un popolo intero.”
51
Testimoni di speranza - 2
Anna FRANK, dal “Diario”
«Nonostante tutto, continuo a credere
nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile
costruire tutto sulla base della morte, della miseria,
della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente
in un deserto, odo sempre più forte l'avvicinarsi del
rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di
milioni di uomini, eppure quando guardo il
cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente
al bene, che anche questa spietata durezza
cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e
la serenità».
52
I Giusti tra le nazioni modenesi
53
I nomi
numero d’ordine
anno
Don Arrigo Beccari
35
1964
Giuseppe Moreali
36
1964
Don Dante Sala
284
1967
Odoardo Focherini
519
1969
Don Benedetto Richeldi
790
1973
Antonio Lorenzini
9172
2001
Sisto Gianaroli e Alberta Seruti
11457
2008
54
Don Arrigo Beccari (1909-2005)
• originario di Castelnuovo Rangone,
ordinato sacerdote nel 1933, viene
nominato parroco a Rubbiara di
Nonantola, e lì rimane sino alla morte.
La sua attività di aiuto ai perseguitati
inizia nel 1940 e si concretizza nella
realizzazione di documenti falsi sia per
oppositori al regime fascista che per
gli ebrei. Con l'8 settembre si adopera
per mettere in salvo - insieme a
Giuseppe Moreali - 73 ragazzi ebrei
ospiti a Villa Emma. Arrestato il 16
settembre 1944 e rinchiuso nel carcere
di San Giovanni in Monte, è liberato il
22 aprile 1945.
Venne riconosciuto come
Giusto il 18 febbraio 1964
55
Don Arrigo Beccari - 2
56
Giuseppe Moreali (1895-1980)
• nasce a Sassuolo. Medico condotto
a Nonantola, contribuisce al
salvataggio dei 73 ragazzi
ebrei di Villa Emma insieme a
don Beccari. Don Beccari e
Moreali continuano l'attività di
soccorso ai perseguitati. A questa
attività clandestina affianca
l'attività di medico condotto dei
nonantolani e dei partigiani.
Informato di essere stato
"etichettato" come membro della
Resistenza, rifiuta la possibilità che
gli era stata offerta di abbandonare
Nonantola.
Venne riconosciuto come
Giusto il 18 febbraio 1964
57
Giuseppe Moreali
58
Don Dante Sala (1905-1982)
• carpigiano, diventa sacerdote nel 1935.
Cappellano a Mirandola, dal 1937 al
1947 è parroco di San Martino Spino.
Dopo l'8 settembre 1943 ospita in
canonica una famiglia di ebrei jugoslavi,
cercando di organizzare per loro una via
di fuga, condivide la sua esperienza con
Odoardo Focherini. I due si impegnano
a costituire una rete clandestina di aiuti
per accompagnare gli ebrei, a piccoli
gruppi, verso la Svizzera. Dopo alcuni
viaggi, nei quali salva anche delle
famiglie di ebrei modenesi, il 4 dicembre
1943 è arrestato e incarcerato. Ritornato
a casa, riesce ad impedire la
deportazione di un centinaio di suoi
parrocchiani da San Martino Spino al
lavoro coatto in Germania.
Venne riconosciuto come
Giusto il 18 febbraio 1969
59
Don Dante Sala
60
Odoardo Focherini (1907-1944)
• carpigiano, s'impegna in varie
associazioni, in particolare nell'Azione
Cattolica di cui è presidente diocesano.
Nel 1942 gli viene affidato l'incarico di
far espatriare un gruppo di ebrei
polacchi clandestini, il suo impegno più
consistente in favore dei perseguitati
inizia dopo l'8 settembre 1943.
• Con don Dante Sala organizza una rete
clandestina che porterà alla salvezza
alcune decine di persone. Arrestato l'11
marzo 1944, è incarcerato a San
Giovanni in Monte, poi trasferito al
Campo di Fossoli, per passare a Gries
(Bolzano) e a Flossenburg; muore il 27
dicembre 1944 nel sottocampo di
Hersbruck. Nel 1996 è iniziato il
processo di beatificazione che si è
concluso il 15 giugno 2013.
Venne riconosciuto come Giusto
il 18 febbraio 1969
61
Odoardo Focherini
62
Don Benedetto Richeldi (1912-1977)
• nasce a Roccasantamaria,
frazione di Serramazzoni.
Ordinato sacerdote, viene
destinato a Finale Emilia, poi a
Massa Finalese quindi a San
Felice sul Panaro. Opera per
mettere in salvo dodici ebrei
perseguitati, quindi pianifica la
loro fuga verso la Svizzera:
prepara documenti falsi,
provviste per il viaggio.
Denunciato e ricercato nel luglio
1944, si rifugia con falso nome
(don Carlo) a Palagano sino alla
fine della guerra.
Venne riconosciuto come Giusto
il 3 maggio 1973
63
Don Benedetto Richeldi
64
Antonio Lorenzini (1894-1966)
• originario di Sassostorno, frazione
di Lama Mocogno, nel 1914 viene
mandato a combattere come alpino.
Il 30 dicembre 1915, ferito in
combattimento, subisce
l'amputazione della gamba sinistra.
Negli anni della Seconda guerra
mondiale lavora come impiegato
all'ufficio anagrafe del Comune di
Lama Mocogno, accede a carte di
identità in bianco e a timbri
originali, riuscendo a salvare
moltissime persone.
Venne riconosciuto come Giusto
il 15 gennaio 2001
65
Antonio Lorenzini
66
Sisto e Alberta Gianaroli
• Sisto Gianaroli (1895-1977) e la
moglie Alberta Seruti Gianaroli
(1908-1990) originari
rispettivamente di Pavullo e
Serramazzoni, negli anni della guerra
lavorano al mulino di Casa Lancelotti
a Gombola di Polinago. In seguito
all'occupazione nazista, offrono
ospitalità agli Ottolenghi,
famiglia ebrea proveniente da
Ferrara. Nazisti e fascisti si
presentano più volte al mulino per
cercare i fuggiaschi. Ospitano per
alcuni giorni anche alcuni aviatori
alleati i cui aerei erano stati abbattuti
a nord della Linea Gotica.
Vengono riconosciuti come Giusti il
19 novembre 2008
67
Sisto e Alberta Gianaroli
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Se tu avessi visto
“Se tu avessi visto come ho visto io in questo
carcere cosa fanno patire agli ebrei, non
rimpiangeresti se non di aver fatto abbastanza
per loro, se non di averne salvati in numero
maggiore”
Odoardo Focherini
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