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Appunti sulla Teoria del Portafoglio
Corso di Matematica Finanziaria II modulo Docente: Prof.ssa Carla Barracchini APPUNTI SULLA TEORIA DI PORTAFOGLIO 1 Introduzione La teoria del portafoglio vuole essere un supporto formale per l’investitore che deve effettuare delle scelte finanziarie finalizzate al raggiungimento di obbiettivi di rendimento, fissato un orizzonte temporale e subordinatamente ad un profilo di rischio accettabile. Le scelte possono essere sintetizzate con la seguente tabella di Tipologie di titoli Finalità Intervallo variabilità Tolleranza al rischio Basso: da 0% a 5% fondi monetari e certificati di depos ito Moderato: da 6% a 15% obbligazi oni a medi o e lungo termine, azi oni ”soli de” in mercati maturi azioni a “cres cita aggressiva” Il livello di perdita annuale che si può sopportare senza abbandonare il progetto di investimento Obbiettivi di rendimento Quale componente del rendimento si vuole enfatizzare: reddito, crescita o entrambi? Orizzonte temporale Per quanto tempo si intende mantenere l’investimento? Alto: da 16% a 25% Reddito: fonte stabile di reddi to annuale Crescita/reddito: in parte reddi to stabile e in parte crescita Crescita: crescita del valore del portaf ogli o Breve: da 1 a 5 anni Reddito: obbligazioni Crescita/reddito: azioni “soli de” in mercati maturi Crescita: azi oni a “crescita aggressiva” fondi monetari , cer tificati di deposito, obbligazioni di breve e medi o periodo (meno di 5 anni) azioni a “cres cita Lungo:più di 5anni aggressiva” 2 Attualmente uno degli strumenti usato dagli investitori istituzionali per la costruzione e realizzazione di un'analisi statico-quantitativa dei mercati è il modello scoperto agli inizi degli anni ‘50 da Harry Markowitz (“ Portfolio Selection ” 1952). Lo scopo della sua teoria è quello di costruire un portafoglio che dato un rischio contenuto offra il massimo rendimento atteso. In realtà non esiste un portafoglio ideale in termini assoluti, ma tanti portafogli in relazione alla diversa propensione al rischio di ciascun investitore. Considerati i contenuti fortemente innovativi del modello ma data la difficoltà di utilizzo dello stesso, nel 1963 un allievo di Markowitz, W. Sharpe ne diede una versione semplificatrice. Ulteriori sviluppi si sono avuti da parte di Linter nel 1965 e Massin nel 1966 che hanno caratterizzato i prezzi di equilibrio in un mercato che seguiva le regole del modello di Markowitz. Non tutti i modelli di selezione del portafoglio si rifanno all’approccio di ricercatori, Konno Markowitz: e Yamasaky , 3 recentemente hanno proposto due un modello di relazione di portafoglio che ha il pregio di formularsi come un problema di programmazione lineare e si posa su ipotesi simili a quelle di Markowitz. Non vanno poi trascurati gli approcci basati sui concetti della analisi multicriteria , che rifiuta l’approccio razionale ottimizzante e critica il concetto di soluzione ottima. Secondo questa analisi i modelli di selezione del portafoglio vanno intesi come un insieme di procedure che per un verso restringono il campo delle alternative possibili e per altro verso procedono ad evidenziare portafogli particolarmente adatti alle esigenze e alle possibilità del decisore. L’approccio di Markowitz ha poi fornito le basi al più noto dei modelli di equilibrio dei mercati finanziari: il CAPM (Capital Asset Pricing Model). Essendo la teoria del portafoglio basata sul concetto di rischio e rendimento dei singoli titoli è necessario definire prima tali grandezze in termini finanziari. 4 1.Rendimenti incerti Consideriamo un titolo e la sua variabile di rendimento in un intervallo di tempo che assumiamo unitario. Un titolo di puro sconto acquistato al prezzo P oggi, in t=0, e che vale M in t=1, è considerato un titolo certo, non rischioso. Per esso la varianza (o rischiosità) è nulla ed il rendimento (certo) è noto: P 0 M 1 t P(1+i)=M i=(M-P)/P Nella teoria rendimento, del nel portafoglio periodo il tasso considerato, effettivo viene di anche indicato con r o R: R=(M-P)/P Se consideriamo invece un titolo con cedole intermedie (nell’intervallo considerato) allora il rendimento effettivo non è noto se non ex post, una volta che si siano reinvestite le cedole e ritirato alla scadenza il capitale, pur essendo noto il prezzo di acquisto P pagato in t=0. Per esempio: 5 P iC iC+C t=0 t=1 Il montante M in t=1 (che include anche eventuali premi e reinvestimenti di cedole) non è noto con certezza, ed ha il carattere di una variabile casuale, per esempio M k = iC(1+j k ) + (iC+C) con probabilità p k e possiamo, quindi, considerare la v.c. rendimento del titolo avente le uscite R k =(M k -P)/P con probabilità p k . Definiamo rendimento atteso (1) µ = ∑ Rk pk k e assumiamo come misura della rischiosità del titolo, la varianza (2) σ 2 ( Rk ) = ∑ ( Rk − µ ) 2 pk = E ( R 2 ) − µ 2 k (la varianza è una misura di quanto il rendimento effettivo, R k , che si realizza possa discostarsi, in media, dal valore atteso). Nel caso di titoli azionari anch’essi appartenenti alla classe di attività finanziarie rischiose 6 il rendimento del titolo, dato il prezzo P t al tempo iniziale t, ed il prezzo P t+1 al tempo t+1, viene calcolato da: (3) Rt = Pt +1 − Pt + Dt +1 Pt Definiamo, poi, come fattore di rendimento il seguente rapporto: (4) R* = Pt +1 + Dt +1 Pt Dove D t+1 sono i dividendi pagati, di solito in contante, tra il tempo t ed il tempo t+1. Spesso per semplicità si assume che le realizzazioni possibili, Rk, siano tutte equiprobabili, non avendo sufficienti informazioni sull’effettiva probabilità p k associata a ciascuna realizzazione. I rendimenti di un titolo vengono determinati utilizzando i prezzi del titolo a diverse scadenze. Per esempio, supponiamo di conoscere i prezzi di un titolo ai tempi t=0,1,2….,N mesi P0 P1 P2 0 1 2 7 PN N possiamo quindi calcolare il rendimento mensile, assumendo che abbia le realizzazioni R1 = con probabilità P1 − P0 P0 pari a p k =1/N, e in generale la realizzazione Rk = Pk − Pk −1 Pk −1 con probabilità p k =1/N, con k=1,2,…..N. Il rendimento atteso (mensile) del titolo è: 1 µ = E (R ) = N N ∑ k =1 Rk 2. Rendimenti come variabili casuali Normali Il rendimento di un titolo rischioso può essere trattato come variabile casuale con valore atteso µ e varianza σ 2 , parametri che ci permettono di elaborare una teoria del portafoglio per la determinazione della combinazione ottimale dei titoli da inserire in un portafoglio di titoli rischiosi. 8 Di solito ciò si assume in modo da semplificare l’analisi. Infatti la v.c. normale è descritta interamente da media e varianza sufficienti per ottenere un quadro completo dei possibili rendimenti di un’attività finanziaria. La media e la varianza di un titolo non sono le uniche misure adottate per misurare rispettivamente il rendimento atteso e il rischio di un titolo. Tuttavia se il rendimento del titolo considerato ha una distribuzione normale allora esse racchiudono in forma sintetica tutte le informazioni possibili su quel titolo. Vediamo perché e in quali circostanze si possa modellare il rendimento di un titolo come variabile casuale normale. Dalla (4) possiamo anche definire il logaritmo del rendimento R per periodo: (5) r = ln Pt +1 + Dt +1 Pt poiché Pt = 1 Pt P − Pt + Dt +1 = ln(1 + Rt ) r = ln1 + t +1 P t Con un R inferiore a 0,15 r sarà approssimativamente uguale a R. Perciò al fine di analizzare l’ipotesi di 9 normalità dei rendimenti è più conveniente analizzare i rendimenti logaritmici. Si consideri l’andamento del rendimento di un titolo 1,2,…N giorni. Sia R t (1) il rendimento semplice per un giorno, dal giorno t al giorno t+1 e sia r t (1) il corrispondente rendimento logaritmico tale che rt (1) = ln(1 + Rt (1)) Ipotizzando che i pagamenti in contante siano immediatamente reinvestiti nel titolo a prezzo corrente di mercato, possiamo definire come rendimento composto di n giorni R t (n) dal giorno t al giorno t+n il prodotto di una sequenza ininterrotta di rendimenti semplici giornalieri 1+R t (n)=[1+R t (1)][1+R t+1 (1)]…[1+R t+n-1 (1)] Se non vi sono pagamenti durante il periodo di investimento di n giorni, il rendimento composto R t (n) sarà identico al rendimento semplice definito dall’equazione (3) per il periodo di n giorni. Il rendimento logaritmico r t corrispondente a R t (n) è 10 definito come r t (n)=ln[1+R t (n)]. Dalle proprietà del logaritmo abbiamo (6) n −1 n −1 n −1 k =0 k =0 k =0 ln[1 + Rt (n)] = ln[∏ (1 + Rt + k (1))] = ∑ ln[1 + Rt + k (1)] = ∑ rt + k (1) Cioè il rendimento logaritmico di un investimento della durata di n giorni è uguale alla somma degli n rendimenti logaritmici giornalieri realizzati durante il periodo d’investimento di n giorni. Supponiamo ora che investimenti della i rendimenti durata di un logaritmici giorno siano per delle variabili casuali indipendenti identicamente distribuite, con media µ e σ2. varianza In base a condizioni sufficientemente generali circa la distribuzione di tali rendimenti, il teorema del limite centrale afferma che il rendimento logaritmico di n giorni definito nell’equazione (6) convergerà verso una distribuzione normale con media nµ e varianza nσ 2 al crescere di n. Fintanto che i rendimenti logaritmici giornalieri sono v.c. statisticamente indipendenti con varianza finita, la distribuzione dei rendimenti logaritmici per intervalli di tempo più lunghi convergerà verso una distribuzione normale al crescere della 11 durata del periodo d’investimento. L’evidenza empirica indica che la convergenza si ottiene per periodi di una settimana o di un mese circa. Questo risultato è importante per lo studio dell’andamento dei corsi azionari perché vi sono numerosi contributi nella letteratura statistica e in quella del calcolo delle probabilità che analizzano proprio le caratteristiche delle distribuzioni normali. I risultati di tali studi possono essere applicati se i rendimenti logaritmici si distribuiscono, asintoticamente, in modo normale. Vi è un unico caso in cui i rendimenti logaritmici si distribuiscono qualsiasi in periodo modo di perfettamente investimento. Se normale i per rendimenti logaritmici giornalieri r t (1) si distribuiscono essi stessi in modo normale, i rendimenti r t (n) per investimenti di n giorni si distribuiscono anch’essi in modo normale per tutti gli n≥1. In questo caso r t (n) sarà uguale alla somma di n variabili casuali normalmente distribuite e non occorrerà fare riferimento al teorema centrale per ottenere la normalità di r t (n). 12 del limite Da studi iniziali sulla distribuzione dei rendimenti dei titoli azionari risulta che la varianza campionaria di rendimenti logaritmici aumenta in modo approssimativamente lineare con la durata del periodo di investimento. Questi risultati sembrano favorire l’ipotesi che i rendimenti logaritmici di un titolo azionario tendano a distribuirsi, asintoticamente, in modo normale, con varianza finita della distribuzione dei rendimenti giornalieri. Da questi studi, tuttavia, risulta anche che, per rendimenti misurati per brevi intervalli di tempo, si possono osservare valori estremi, positivi e negativi, più elevati che ci si potrebbe aspettare se tali rendimenti fossero distribuiti normalmente. Il fatto che nella distribuzione di rendimenti logaritmici giornalieri si possano riscontrare delle code abbastanza spesse ( fat tails ) contraddice l’ipotesi che tali rendimenti siano normalmente distribuiti ed induce a pensare che per intervalli più lunghi la normalità dei rendimenti quantomeno, un risultato asintotico. 13 logaritmici sia, 3.Portafoglio di due titoli rischiosi Supponiamo ora che un investitore scelga di investire in due titoli rischiosi B 1 ed B 2 , uniperiodali (della durata di un anno per esempio). Facciamo poi l’ipotesi che i titoli siano infinitamente divisibili, ossia che si possa acquistare un titolo anche solo parzialmente e quanto si realizza in t=1 è proporzionale Consideriamo a allora quanto il si è investito portafoglio che in t=0. consiste nell’investire: x 1 nel titolo B 1 x 2 nel titolo B 2 con x 1 + x 2 =1, x i ≥0 dove x i è la frazione del capitale unitario che vogliamo investire nel titolo B i (se W è il capitale totale da investire e W i le quote da investire nel titolo i, allora x i = W i /W). Note le caratteristiche rischio/rendimento dei singoli titoli B 1 ed B 2 , la composizione del portafoglio dipende da x 1 e x 2 . Combinando la composizione l’investitore può 14 cambiare il rendimento ed il rischio del portafoglio. Come vedremo rischio/rendimento del portafoglio si potranno esprimere in funzione di rischio/rendimento dei singoli titoli. Indichiamo con R i la v.c. rendimento dei titoli: R 1 ={R (1)k ,p (1)k } k=1,….. N 1 R 2 ={R (2)k ,p (2)k } k=1,….. N 2 dove R (1)k =(M (1 )k -P 1 )/P 1 si realizza con probabilità p (i )k . Essendo P 1 il prezzo in t=0 del titolo B 1 ed M (1)k le realizzazioni in t=1 con probabilità p (1)k . Analogamente per R 2 . Indichiamo con R il rendimento del portafoglio, che sarà una v.c., le cui realizzazioni dipendono da quelle dei titoli componenti. Infatti se la ricchezza alla fine del periodo è: W’=W+W 1 R (1)i +W 2 R (2)j il rendimento del portafoglio di composizione (x 1 , x 2 ) è dato da Rij = W '−W così che W Rij = W1 R(1)i W + W2 R( 2)i W 15 = x1 R(1)i + x2 R( 2 ) j Cioè la v.c. rendimento del portafoglio è una combinazione lineare della v.c. rendimento dei singoli titoli ed si avrà N=N 1 N 2 possibili uscite con valore R ij (i=1… N 1 ; j=1… N 2 ) e probabilità composta p ij =p(R (1)i ,R (2)j ) affinché si realizzi l’evento R (1)i per la v.c. R 1 e l’evento R (2)j per la v.c. R 2 . N1 N2 i j ∑∑ p ij = 1 Poiché almeno una delle N coppie possibili si realizza: e N2 N1 p (1) k = ∑ p kj ∑ j =1 k =1 p (1 ) k = 1 se si fissa R (1)k per B 1 ,con k=1… N 1 . Dove p (1)k è la probabilità che titolo esca con realizzazione R (1)k qualunque sia quella del secondo titolo. Analogamente p (2)k per il secondo titolo. Pertanto le probabilità marginali si possono ottenere sommando per riga e per colonna le probabilità congiunte 16 R 21 R 2j R 2N p 11 R 11 p (1)1 R 1i p ij p (1)i R 1N pNN p (2)1 p (2)j Il problema p (1)N p (2 )N è che le probabilità congiunte non si conoscono, ma in genere sono note le quelle marginali, sufficienti a calcolare il rendimento atteso del portafoglio, E(R) o µ: µ = E (R) = N1 N2 ∑ ∑ Rij pij = i =1 j = 1 = N1 N2 ∑ [x R ∑ p i =1 1 Quindi (1 ) i j =1 ij N2 ∑ ∑ ( x1 R(1) i + x 2 R( 2 ) j ) pij = i =1 j =1 N2 N1 j =1 i =1 N1 N2 ∑∑ i =1 j =1 x1 R (1) i Pij + N1 N2 ∑∑x i =1 j =1 2 R ( 2 ) j p ij = ] + ∑ [ x 2 R( 2 ) j ∑ p ij = x1 ∑ R(1) i p (1) i + x 2 ∑ R( 2 ) j p ( 2 ) j = x1 µ 1 + x 2 µ 2 noti componenti N1 i il i rendimenti j attesi portafoglio, il dei singoli rendimento titoli atteso del portafoglio è la combinazione lineare dei due rendimenti. Il rischio del portafoglio, misurato dalla varianza σ 2 (R), dipende dalle varianze dei 17 singoli titoli e dalle correlazioni esistenti fra i vari titoli. (La correlazione viene misurata tramite la covarianza fra le v.c. R 1 ed R 2 .) Se le coppie di possibili realizzazioni aventi tutte uguali probabilità di verificarsi sono disposte come in figura a sinistra, allora c’è una relazione inversa tra R 1 ed R 2 . Un portafoglio composto rendimento atteso da questi stabile due perché titoli si avrà un recupera su un’attività quello che si perde sull’altra. Al contrario una relazione tra rendimenti positiva, come in figura a destra, determinerà un portafoglio con un rendimento atteso o molto alto o molto basso. Definiamo la covarianza che esprime la relazione tra R 1 ed R 2 : cov( R1 , R 2 ) = cov( R 2 , R1 ) = N1 N2 ∑ ∑ (R i =1 j =1 (1 ) i − µ 1 )( R ( 2 ) j − µ 2 ) p ij mentre cov(Ri , Ri ) = σ i2 (Notiamo che se la probabilità che in entrambi i titoli sia la realizzazione di R 1 che di R 2 sia maggiore (minore) dei rispettivi rendimenti attesi, allora la covarianza è positiva. Al contrario se i rendimenti si muovono in maniera discordante rispetto ai rispettivi rendimenti 18 attesi, allora la varianza è negativa. Vediamo allora la covarianza negativa in figura a sinistra e positiva in figura a destra.) Se cov=0 si dice che le v.c. sono non correlate, e ciò può accadere (condizione sufficiente ma non necessaria) se esse sono statisticamente indipendenti, cioè P ij =p (1)i p (2)j 4.Varianza di un portafoglio di due titoli rischiosi Calcoliamo la varianza di un portafoglio: N1 N 2 σ 2 (R) = ∑∑(Rij − µ)2 pij = ∑∑(x1R(1)i + x2 R(2) j − x1µ1 − x2µ2 )2 pij = ∑∑[x1(R(1)i − µ1) + x2 (R(2) j − µ2 )]2 pij = i =1 j =1 = ∑∑ [ x12 ( R(1)i − µ1 ) 2 + x22 ( R( 2) j − µ 2 ) 2 + 2 x1 x2 ( R(1)i − µ1 )( R( 2 ) j − µ 2 )] pij = = x12∑∑(R(1)i − µ1)2 pij + x22∑∑(R(2) j − µ2)2 pij + 2x1x2∑∑(R(1)i − µ1)(R(2) j − µ2) pij = = x12σ 12 + x22σ 22 + 2 x1 x2σ 12 Spesso è meglio utilizzare il coefficiente di correlazione, che non dipende dall’unità di misura delle variabili ed è una sorta di covarianza normalizzata, compreso nell’intervallo (-1,1): ρ 12 = 19 σ 12 σ 1σ 2 da cui σ 2 ( R ) = x 12 σ 12 + x 22 σ 2 2 + 2 x 1 x 2 ρ 12 σ 1σ 2 Poiché cov(Ri,Ri)=σ 2 i introduciamo la matrice di varianzacovazianza (simmetrica): V = σ 12 ρ 12 σ 1σ ρ 12 σ 1σ σ 22 2 2 Ponendo X=[x 1 ,x 2 ]’ si ha σ 2 ( R ) = X ' VX Possiamo ora rappresentare ogni portafoglio ammissibile nel piano cartesiano media-varianza MV. Sappiamo dal vincolo di bilancio che x 1 +x 2 =1, cioè che tutta la ricchezza disponibile viene investita, e che x i ≥0, cioè che non sono ammesse vendite allo scoperto, pertanto dobbiamo stimare un solo parametro, visto che x 1 =1-x 2 e che quindi l’insieme che otteniamo nel piano MV è unidimensionale in cui rappresentiamo una curva di equazioni(7): con x 2 ∈[0,1] 20 σ 2 µ = (1 − x 2 ) µ 1 + x 2 µ 2 = (1 − x 2 ) σ 12 + x 22 σ 22 + 2 (1 − x 2 ) x 2 ρ 12 σ 1σ 2 Eliminando x 2 otteniamo l’equazione di una curva nel piano MV, luogo geometrico dei portafogli ammissibili. Osserviamo che: x 2 =0 µ=µ 1 , σ 2 = σ 12 x 2 =1 µ=µ 2 , σ 2 = σ 22 quindi i due estremi sono i punti P 1 e P 2 relativi ai singoli titoli B 1 ed B 2 , cioè si investe tutto o nell’uno o nell’altro titolo. Al variare di x 2 fra 0 e 1 otteniamo una curva che congiunge i due estremi. Supponiamo che B 1 sia il titolo a media e varianza inferiori. Analizziamo i casi particolari al variare del coefficiente di correlazione: 21 a) Perfetta correlazione: ρ=1 In tal caso si ha (8): σ 2 = (1 − x 2 ) σ 2 2 1 µ = (1 − x 2 ) µ 1 + x 2 µ 2 + x σ 22 + 2 (1 − x 2 ) x 2 σ 1σ 2 = [(1 − x 2 )σ 1 + x 2 σ 2 ] 2 2 2 Dalla seconda equazione esplicitiamo x2: x2 = σ − σ1 σ 2 − σ1 e sostituendo nella prima equazione: µ =µ1 + σ −σ1 µσ −µσ +σµ2 −σ1µ2 −σµ1 + µ1σ1 µ1σ2 −σ1µ2 µ2 −µ1 (µ2 −µ1) = 1 2 1 1 = +σ =a+bσ σ2 −σ1 σ2 −σ1 σ2 −σ1 σ2 −σ1 che è l’equazione di una retta con coefficiente angolare b>0 che dipende dalla relazione tra i rendimenti attesi e le varianze dei due titoli, ed intercetta pari ad a. La frontiera efficiente in tal caso è rappresentata dal segmento di retta congiungente i due punti P 1 e P 2 . µ2 µ1 P2 P1 σ12 σ22 22 b) Perfetta correlazione negativa: ρ=-1 Si ha (9): σ 2 = (1 − x 2 )σ 2 1 µ = (1 − x 2 ) µ 1 + x 2 µ 2 + x σ 22 − 2 (1 − x 2 ) x 2 σ 1σ 2 = [(1 − x 2 )σ 1 − x 2 σ 2 ] 2 2 2 da cui: σ = (1 − x2 )σ 1 − x2σ 2 quindi essendo (1 − x2 )σ 1 − x2σ 2 ≥ 0 per x2 ≤ σ1 σ1 + σ 2 si ha (1 − x2 )σ 1 − x2σ 2 − (1 − x2 )σ 1 + x2σ 2 σ = rispettivamente per: σ1 1)0 < x2 ≤ σ + σ 1 2 σ1 2) ≤ x2 < 1 σ 1 + σ 2 Nel caso 1) si ha: x2 = σ1 −σ σ1 + σ 2 che sostituendo nella prima equazione della (9): µ = (1 − σ1−σ σ1−σ σ µ + σ 1µ 2 µ 2 − µ1 )µ1 + µ2 = 2 1 −σ = a 1 − σ b1 σ1+σ 2 σ1 +σ 2 σ1 +σ 2 σ1 +σ 2 che descrive la l’equazione di una retta nel piano con coefficiente angolare –b 1 <0,dato che b 1 >0. 23 Se x 2 =σ 1 /(σ 1 +σ 2 ) allora σ=0, cioè il portafoglio è a rischio nullo ed il rendimento è: µ= σ 2 µ1 + σ 1µ 2 σ1 + σ 2 Nel caso 2) si ha: x2 = σ + σ1 σ1 + σ 2 e sostituendo nella prima equazione della (9): µ = (1 − σ + σ1 σ + σ1 σ µ + σ 1µ 2 µ 2 − µ1 ) µ1 + µ2 = 2 1 + σ = a1 + b1σ σ1 + σ 2 σ1 + σ 2 σ1 + σ 2 σ1 + σ 2 che è l’equazione di una retta con coefficiente angolare b 1 >0. Il portafoglio a rischio nullo ha composizione x∗ = ( x1∗, x2 ∗) con x2 = σ1 σ1 + σ 2 e x1 = 1 − x2 = σ2 σ1 + σ 2 e rendimento atteso µ= µ 2σ 1 + µ1σ 2 σ1 = µ1 + ( µ 2 − µ1 ) σ1 + σ 2 σ1 + σ 2 Possiamo allora rappresentare la frontiera di portafoglio µ2 µ µ1 P2 P1 σ12 σ22 24 Dalla figura possiamo evincere che in presenza di 2 titoli perfettamente non correlati si può costruire un portafoglio a rischio nullo calcolando le giuste porzioni di x1 e x2. c) Rendimenti non correlati:ρ=0 Si ha (10): µ = (1 − x2 ) µ1 + x2 µ 2 2 2 2 2 σ = (1 − x2 )σ 1 + x2σ 2 esplicitando x 2 dalla prima equazione si ha x2 = µ − µ1 µ −µ ;1 − x2 = 2 µ 2 − µ1 µ 2 − µ1 e sostituendo nella seconda σ2 = ( µ2 − µ 2 2 µ − µ1 2 2 ) σ1 + ( ) σ2 µ 2 − µ1 µ 2 − µ1 σ 2 ( µ 2 − µ 1 ) = ( µ 2 − µ ) 2 σ 12 + ( µ − µ 1 ) 2 σ 22 = µ (σ 12 + σ 22 ) − 2 µ ( µ 2 σ 12 + µ 1σ 22 ) + µ 22 σ 12 + µ 12 σ 22 che nel piano (σ,µ) è l’equazione di una conica, mentre nel piano (σ 2 ,µ) è l’equazione di una parabola: µ2 P2 µ∗ µ1 P1 σ∗ σ12 25 σ22 Per trovare il portafoglio a rischio minimo possiamo utilizzare trovare il minimo della funzione σ2(x2). 1. Si ha: σ 2 = (1 − x2 ) 2 σ 12 + x22σ 22 dσ 2 = − 2 (1 − x 2 )σ 12 + 2 x 2σ 22 = 0 dx 2 da cui x2 ∗ = σ 12 σ 12 + σ 22 mentre dal vincolo di bilancio si ha x1∗ = σ 22 σ12 + σ 22 e poiché d 2σ 2 = 2 (σ 12 + σ 22 ) > 0 dx 2 otteniamo che (x1∗,x2∗) minimizzano σ2 (o σ) e sono quindi il portafoglio a rischio minimo: 26 σ 22 σ 12 2 2 σ ∗=( 2 ) σ1 + ( 2 )σ 22 2 2 σ1 + σ 2 σ1 +σ 2 2 e rendimento: µ ∗ = µ1 + σ σ 2 1 2 1 + σ 2 2 (µ 2 − µ1) = µ 2 σ 12 + µ 1 σ σ 12 + σ 22 2 2 Osserviamo che allo stesso risultato si poteva pervenire trovando il min della funzione σ2(µ) d) Caso generico: ρ∈(-1,1) In questo caso le equazioni descritte dal sistema MV descrivono una conica (piano σ,µ) o una parabola (piano σ2,µ) Il portafoglio a rischio minimo si determina ugualmente risolvendo il problema di minimizzazione. µ2 µ1 ρ=-1 ρ=0 ρ=1 27 σ2 Dall’equazione σ2 = = [ 1 ( µ − µ 2 ) 2 σ 12 + ( µ − µ1 ) 2 σ 22 + 2( µ − µ1 )( µ 2 − µ ) ρσ 1σ 2 ( µ 2 − µ1 ) 2 ] [ 1 µ 2 (σ 12 + σ 22 − 2 ρσ 1σ 2 ) − 2µ ( µ 2σ 12 + µ1σ 22 + ρσ 1σ 2 ( µ1 + µ 2 )) + µ 22σ 12 + µ12σ 22 − 2 ρσ 1σ 2 µ1µ 2 2 ( µ 2 − µ1 ) osserviamo che (σ 12 + σ 22 − 2 ρσ 1σ 2 ) > 0 per ρ<1 poiché σ 12 + σ 22 > 2 ρσ 1σ 2 per ρ< σ 12 + σ 22 ~ = ρ >1 2σ 1σ 2 in modo che è soddisfatta la condizione ρ∈(-1,1). Minimizziamo ora la funzione σ 2 ( x2 ) = (1 − x2 ) 2 σ 12 + x22σ 22 + 2(1 − x2 ) x2 ρσ 1σ 2 ottenendo d = −2(1 − x2 )σ 12 + 2 x2σ 22 + 2(1 − 2 x2 ) ρσ 1σ 2 = 0 dx2 da cui x2 ∗ = σ 1 (σ 1 − ρσ 2 ) σ + σ 22 − 2 ρσ 1σ 2 2 1 e considerando che d 2σ 2 = 2(σ 12 + σ 22 − 2 ρσ 1σ 2 ) > o dx2 x 2 ∗ è punto di minimo e che x 2 ∗>0 per σ 1 -ρσ 2 >0, cioè ρ<σ 1 /σ 2 (<1) 28 ] Quindi il portafoglio a rischio minimo esiste per ρ∈(-1,σ 1 /σ 2 ). In tali casi il portafoglio ((1-x 2 ∗),x 2 ∗) ha rendimento µ∗=µ+x 2 ∗(µ 2 -µ 1 ). Se x 2 ∈(0,x 2 ∗) si hanno portafogli non preferiti mentre per x 2 ∈(x 2 ∗,1) si hanno i punti della frontiera efficiente. 5.Vendite allo scoperto In questo caso eliminiamo la condizione x i ≥0 assumendo invece x i ∈R. Quindi se ad esempio x 1 <0 si ha x 2 =1- x 1 >1, cioè x 1 negativo vuol dire che il titolo B 1 è venduto allo scoperto, cioè l’operatore vende titoli che non possiede, deve prenderli in prestito per poterli vendere e si impegna poi a restituirli ad una data futura concordata. Si indebita allo scopo di acquistare di più (x 2 >1) del titolo B 2 . In questo caso otteniamo come luogo dei punti ammissibili del piano rischio-rendimento le stesse curve ottenute prima, ma non dobbiamo considerare solo la porzione di curva compresa fra i punti P 1 e P 2 ma tutta la curva come rappresentato in figura rispettivamente 29 per ρ=1, ρ=-1, ρ∈(-1,1) x 1 <0 µ µ µ x 1 <0 P2 P2 P2 x 1 <0 P1 x 2 <0 • P1 σ • P1 x 2 <0 σ x 2 <0 σ Ora fissata la composizione, la media e la varianza del portafoglio sono dei valori uguali per tutti gli operatori, che dipendono solo dalle caratteristiche dei titoli componenti. Quindi una volta determinata la frontiera efficiente per determinare il portafoglio ottimale bisogna considerare le preferenze dei singoli investitori. 6.Selezione di un portafoglio ottimale L’investitore deve scegliere la combinazione rischiorendimento per lui ottimale. Occorrono allora informazioni precise sulle preferenze degli operatori, che supponiamo siano rappresentate da curve di preferenza o di isoutilità nel piano (σ,µ) che possiamo pensare come curve di livello di una funzione di utilità individuale D(σ,µ). 30 L’operatore sceglierà la composizione che massimizza la propria soddisfazione, restringendo l’analisi ai soli punti della frontiera efficiente. Nota una utilità del danaro u(x), la funzione D(σ,µ)=u(µ)-σ oppure D(σ,µ)=βu(µ)-ασ con α,β>0 e β∈(0,1) può essere assunta come funzione di utilità nel piano (σ,µ). Comunque non è sempre necessario partire da una funzione u(x), ma è sufficiente che una funzione D soddisfi alcuni criteri generali che richiediamo debbano valere per una funzione di utilità. Cioè le curve di isoutilità D(σ,µ)=C esplicitate in µ=F(σ,C) devono essere crescenti e convesse, in quanto al crescere di σ, cioè aumentando il rischio, la soddisfazione resta la stessa solo se si ottiene un rendimento maggiore (da cui F’>0). Inoltre se il rischio non è elevato un piccolo aumento di rischio sarà compensato, per l’indifferenza da un piccolo aumento di rendimento, ma se il rischio è elevato, un aumento anche piccolo del rischio sarà compensato, per l’indifferenza, da un maggior incremento del rendimento (da cui F”>0). Perciò le curve sono come in figura. 31 µ σ Non è possibile decrescenti stima di (vedi considerare figura) curve perché pari soddisfazione allora portafogli di isoutilità l’investitore aventi basso rischio e alto rendimento e portafogli aventi alto rischio e basso rendimento contraddicendo il criterio MV. µ σ Vediamo qualche esempio di funzioni di utilità D: a) D(σ,µ)=µ-aσ con a>0 e costante. Le curve di isoutilità hanno equazione D=c (costante) , ossia µ-aσ=c che sono rette di pendenza a ed intercetta c. µ σ 32 b) D(σ,µ)=µ/σ, le curve di isoutilità µ=cσ sono rette passanti per l’origine con coefficiente angolare c. µ c) D(σ,µ)=µ-aσ 2 a>0, le curve di isoutilità sono date da µ=aσ2+c cioè parabole con intercetta c. µ σ d) D(σ,µ)=µ-1/(b-σ) con σ<b, dove b è il livello massimo di rischiosità individuale. Le curve di isoutilità sono µ=1/(b-σ)+c, cioè rami di iperbole con asintoto orizzontale c ed asintoto verticale b. µ b σ Determinato il luogo dei portafogli ammissibili, per un investitore molto avverso al rischio, la scelta sarà prossima al portafoglio a rischio minimo: 33 µ • P2 P1 • σ Invece per un investitore mediamente avverso al rischio il portafoglio di scelta ottimale sarà: µ • P2 • P1 σ Per un investitore poco avverso al rischio il punto scelto cadrà lontano dal portafoglio di rischio minimo: µ • P2 • P1 Mentre il punto scelto potrebbe superare il punto P 2 se fossero consentite vendite allo scoperto, investendo più di quel che si ha nel solo titolo B 2 : 34 µ P2 • • P1 σ Sempre per quel che riguarda il problema di scelta ottimale individuale del portafoglio supponiamo nota la funzione di preferenza D(σ,µ). Per determinare il punto della frontiera efficiente che fornisce la massima utilità non è necessario determinare prima la frontiera efficiente, ma possiamo risolvere direttamente il problema di ottimizzazione. La regione ammissibile è definita dalle equazioni parametriche: µ = x1µ1 + x2 µ 2 = X ' Π 2 2 2 2 2 σ = x1 σ 1 + x2σ 2 + 2 x1 x2 ρσ 1σ 2 = X 'VX x 1 +x 2 =1 e dove Π=(µ 1 ,µ 2 ) Quindi per ogni fissata composizione, X=(x 1 ,x 2 ), possiamo calcolare direttamente il valore corrispondente: F(X)=F(x 1 ,x 2 )=D(σ(x 1 ,x 2 ),µ(x 1 ,x 2 )) x 1 +x 2 =1 35 di soddisfazione (che si può anche scrivere U’X=1, con U=(1,1,…,1)) Impostiamo allora il problema di ottimo: max F(X) U’X=1 che risolto ci da il portafoglio ottimo. Essendo il vincolo lineare si ha x 1 =1-x 2 e quindi possiamo scrivere: µ = (1 − x2 ) µ1 + x2 µ 2 2 2 2 2 2 σ = (1 − x2 ) σ 1 + x2σ 2 + 2(1 − x2 ) x2 ρσ 1σ 2 e considerare allora f(x 2 )=D(σ(x 2 ),µ(x 2 ))=F((1-x 2 ),x 2 ) risolvendolo come problema di libero max f(x 2 ) Se D è tale che le curve di isoutilità sono crescenti e convesse e la frontiera efficiente è una funzione crescente e concava, allora il problema di ottimo da soluzione unica. Una volta trovato il portafoglio che rende massima la funzione di utilità, calcoliamo i corrispondenti valori di rendimento atteso e rischio ricavandoli dal sistema parametrico media-varianza. 36 7. Modello di Markowitz: portafoglio con n titoli rischiosi Markowitz sostiene che la varianza della media dei rendimenti decresce all'aumentare del numero n dei titoli. E' per questo motivo che egli effettua la sua analisi su n titoli, evidenziando l'importanza della diversificazione del portafoglio per ridurne il rischio. Nel caso di un portafoglio con n titoli rischiosi, B 1 , B 2 ,…, Bn, il problema della costruzione ottimale non è sostanzialmente differente dal caso di un portafoglio di due titoli. Ricordiamo le ipotesi che stanno alla base del problema in esame: Tutti i titoli hanno la medesima durata (modello uniperiodale) I titoli sono infinitamente divisibili Sono consentite vendite allo scoperto; Non esistono rischi di insolvenza (il solo rischio è misurato dalla varianza o dalla deviazione standard) Non esistono gravami fiscali o costi di transazione 37 Gli agenti sono price taker: non influenzano i prezzi dei titoli ed il mercato (esiste una base oggettiva per tutti che è la frontiera efficiente) Gli agenti sono massimizzatori del profitto o dell’utilità attesa Il mercato è coerente (assenza di arbitraggio) La distribuzione dei rendimenti è di tipo Normale con media µ e varianza σ 2 Si è in presenza di investitori avversi al rischio (u’’(x)<0) Supponiamo che siano assegnati n titoli rischiosi B k , k=1,2,…,n per ciascuno dei quali sono noti i rendimenti con relative probabilità R (k)i k i k =1,2,…,N k p (k)ik i k =1,2,…,N k Nk ∑p ( k ) ik [R (k)1 , R (k)2 ,…, R (k)n ] [p (k)1 ,p (k)2 ,…,p (k)n ] =1 ik =1 e, quindi, anche il rendimento atteso µk = Nk ∑R i k =1 ( K ) ik p( k ) ik e la varianza 38 σ = 2 k Nk ∑ (R i k =1 ( k )ik − µ k ) 2 p ( k ) i k = E ( R k2 ) − µ k2 o la deviazione standard σ k = σ k2 che viene usata come stima della rischiosità. Dovremo allora analizzare il portafoglio (generico) che si ottiene investendo x 1 lire in B 1 ,…,…, x n lire in B n tenendo conto del vincolo di bilancio x 1 + x 2 +…+ x n =1 In forma compatta, il portafoglio di composizione X=(x 1 ,…,x n ) ha vincolo U’X=1 dove U=(1,…,1). Osserviamo che se non mettiamo il vincolo di non negatività x i ≥0, significa che sono consentite vendite allo scoperto. Nel portafoglio di composizione X=(x 1 ,x 2 ,…,x n ), analogamente al caso di 2 soli titoli, si trova che il rendimento atteso di portafoglio µ(X), è una combinazione lineare dei rendimenti attesi dei singoli titoli: µ(X) = x 1 µ 1 +x 2 µ 2 +…+x n µ n = Π’X dove Π=(µ 1 ,……,µ n ). 39 Per quanto riguarda la varianza σ 2 (X) del portafoglio di composizione X ci aspettiamo che, analogamente al caso con due titoli, intervengano le covarianze dei due titoli a due a due. Supponendo che siano note le probabilità congiunte per titoli a due a due, (B r , B s ), ossia P(R(r) ir , R(s) is ) i r =1,……,N r ; i s =1,……,N s Per cui si ha Ns Nr cov( B r , B s ) = ∑ ∑ ( R( r )ir − µ r )( R ( s )ir − µ s ) p ( R ( r )ir R( s )is ) = σ r , s ir =1 i s =1 potremmo disporre le varianze e le covarianze degli n titoli in una matrice V, detta matrice varianza- covarianza, con V(i,i)= cov (B i , B i ) =σ i 2 V(i,j)=V(j,i)= cov(Bi,BJ)= σ i,j E dove σ 11 ……………. σ 1n V= …………… σ n1 …………… σ nn La matrice V (quadrata di ordine n) è ovviamente simmetrica, e noi assumeremo che sia anche definita positiva. 40 La varianza del portafoglio di composizione X=(x 1 , x 2 ,…, x n ), analogamente al caso di due titoli, risulta essere la forma quadratica associata alla matrice di varianzacovarianza V: σ 2 (X)=X’VX = ∑ n V i, j = 1 i, j xix j e la deviazione standard del portafoglio è σ (X ) = σ 2 (X ) Riassumendo, note le caratteristiche dei singoli titoli B 1 , B 2 ,…,B n per il portafoglio di composizione X=(x 1 , x 2 ,…, x n ) si ha: σ 2 (X)=X’VX µ(X)=Π’X U’X=1 Dove Π=(µ 1 ,µ 2 ,…µ n ), V i,j = cov(B i , B j ) = σ i,j ; U=(1,……,1). 41 8. Portafoglio ottimo 8.1. Caso con assenza di vincoli di non negatività e di attività a rendimento certo Se supponiamo che un investitore abbia una data funzione di preferenza individuale D(σ,µ) o D(σ 2 ,µ) da massimizzare, potremo risolvere direttamente il problema di ottimo, per determinare il portafoglio di massima soddisfazione: max F(x 1 , x 2 ,…, x n ) = D(σ(x 1 , x 2 ,…, x n ),µ (x 1 , x 2 ,…, x n )) ∑x i =1 i oppure eliminare il vincolo di uguaglianza e risolvere un problema di libero in (n-1) variabili. Esempio.Se l’operatore assume D(σ,µ)=µ-aσ 2 si avrà max F(x 1 , x 2 ,…, x n ) = Π’X-aX’VX U’X=1 Ed essendo V definita positiva, -V è definita negativa, ed il problema di max ha un’unica soluzione che definisce il portafoglio ottimo. 42 Inoltre, essendo il vincolo lineare e la funzione obiettivo concava, il problema è di ottimizzazione convessa così che le condizioni del I ordine sono necessarie e sufficienti per risolvere il problema. Come si è visto anche per il caso di due titoli, conviene a volte risolvere la “parte tecnica” comune a tutti gli investitori, e determinare nel piano (σ,µ) o (σ 2 ,µ) la regione dei portafogli ammissibili e la frontiera efficiente (luogo dei portafogli efficienti). In questo caso per ogni fissato livello di rendimento µ=π (costante fissata), cerchiamo il portafoglio minimo, ossia il vettore X*(π*) che minimizza la varianza, soluzione del problema di ottimo min σ 2 (X) = X’VX Π’X=π* U’X=1 Applicando il metodo dei moltiplicatori di introduciamo la seguente funzione L( X , λ1 , λ2 ) = X 'VX + λ1 (π * −Π ' X ) + λ2 (1 − U ' X … 43 Lagrange si ottiene x * (π *) = [(πβ − γ )V δ 1 σ 2 ( x * (π *)) = 1 δ −1 R + (α − γπ )V −1U ] (π 2 β − 2γπ + α ) x*(π) è un punto della frontiera (efficiente) della regione G dei portafogli ammissibili, e nel piano (σ 2 ,µ) tale frontiera è una parabola di vertice (σ 2 m =1/β; µ m =γ/β) • µm G σ2m Interessa anche riportare la frontiera efficiente nel piano (σ,µ). In tal caso le ultime due equazioni , forniscono per frontiera della regione G nel piano (σ,µ) un arco di iperbole µm • σm Proprietà della frontiera efficiente Quindi, se X 1 =π 1 *Y+Z 44 È soluzione ottima corrispondente al rendimento π 1 * (con varianza σ 1 2 ) e X 2 =π 2 *Y+Z è soluzione ottima corrisponde al rendimento π 2 * allora la soluzione ottima corrispondente al rendimento (combinazione lineare convessa) π*=aπ 1 *+(1-a)π 2 * è data da X*=aX 1 +(1-a)X 2 Con ciò si è dimostrato che se sono consentite vendite allo scoperto, qualunque combinazione lineare convessa di portafogli di frontiera è ancora un portafoglio di frontiera. Dati X 1 e X 2 , due portafogli di frontiera con rendimenti attesi π 1 e π 2 , per ogni a ∋ R X*=aX 1 +(1-a)X 2 è il portafoglio di frontiera rendimento atteso π*=aπ 1 *+(1-a)π 2 * 45 corrispondente al Come ottenere un portafoglio di frontiera Tutti i portafogli di frontiera si possono ottenere a partire da due qualunque di essi. Noti due portafogli di frontiera X 1 ed X 2 corrispondenti ai rendimenti attesi π1 * e π 2 * per determinare la soluzione ottima corrispondente al rendimento atteso di un livello µ* è sufficiente determinare il valore di a tale che µ*=aπ 1 *+(1-a)π 2 * ossia a= (µ-π 2 *)/(π 1 *-π 2 *) 1-a= (π 1 *-µ)/(π 1 *-π 2 *) si ha immediatamente X*=aX 1 +(1-a)X 2 8.2. Portafogli che includono un’attività non rischiosa Insieme ai titoli rischiosi consideriamo solo un titolo non rischioso. Questo perché nel caso uniperiodale se ci fosse più di un titolo non rischioso, la nostra preferenza andrà sicuramente su quel titolo certo che ha il massimo rendimento. Consideriamo il titolo non rischioso N, la cui 46 varianza è quindi nulla, σ f =0 ed il cui rendimento certo è un determinato valore R f *. 8.2.a.Portafoglio con un titolo rischioso ed uno certo Supponiamo che nel mercato sia possibile effettuare operazioni di debito o credito esenti da rischio ad un tasso effettivo di rendimento R f . Investendo un capitale C in tale titolo non rischioso N, a fine periodo si avrà il montante C(1+R f ). Supponiamo che sia disponibile anche un titolo rischioso B, con varianza σ B 2 e rendimento atteso µ B . µB • B Rf• σB E’ naturale richiedere µ B >R f altrimenti opteremo per il titolo non rischioso, per il criterio M/V diversificazione e non del vi sarebbe portafoglio rendimento atteso). 47 il (per problema della aumentare il Consideriamo allora il portafoglio ottenuto investendo x f lire nel titolo N e (1-x f ) nel titolo B, otteniamo un portafoglio (x f , 1-x f ) avente rendimento atteso µ=x f R f +(1-x f )µ B e varianza σ 2 = x 2f σ 2f + (1 − x f ) 2 σ B2 + 2 x f (1 − x f )σ f σ a ρ Bf = (1 − x f ) 2 σ B2 in quanto la varianza del titolo certo è nulla. Inoltre anche la covarianza tra un titolo certo ed un titolo rischioso è sempre nulla. Si deduce poi la deviazione standard σ=(1-x f )σ B Esaminando il parametro x f dalle equazioni precedenti otteniamo il luogo, nel piano ammissibili. Essendo (1-x f )=σ/σ B e x f =1-σ/σ B si ottiene σ σ R f + µ = 1 − µB σB σB R f − µB σ σB µ − Rf µ = Rf + B σ σB = Rf − 48 (σ,µ) dei portafogli che è l’equazione della retta nel piano(σ,µ), la retta congiungente i due punti rappresentativi di N ed B (che è anche la frontiera efficiente). µB µ* RfN B σ* σB L’ultima equazione è quella della frontiera efficiente di un portafoglio composto da un titolo privo di rischio ed un portafoglio rischioso. La quantità R f viene chiamata premio per il tempo mentre il coefficiente m=(µ B -R F )/σ B rappresenta il premio per il rischio e misura l’incremento di rendimento di µ corrispondente ad un incremento unitario di rischiosità. A seconda delle curve di isoutilità si avrà la scelta del portafoglio ottimo (che massimizza l’utilità D(σ,µ). La soluzione ottima, è geometricamente, un punto (σ*,µ*) di tangenza, e, dovendo appartenere alla retta, soddisfa µA − Rf σ * + R f σ B σ* xf * = 1− µ * = σb è la quantità investita nel titolo N, e 49 (1 − x f *) = σ* σB è la quantità investita in B. Se il punto di tangenza è sopra B, ossia σ*>σ B , allora x f <0: è più conveniente vendere allo scoperto il titolo certo ed investire di più nel titolo rischioso B che fornisce un rendimento maggiore. 8.2.b. Portafoglio con n titoli rischiosi ed 1 non rischioso (C.A.P.M.) Nel piano (σ,µ) il luogo dei portafogli efficienti corrispondenti a un titolo rischioso N ed un titolo rischioso B, è costituito da una retta, congiungente i punti rappresentativi dei due titoli. Allo stesso risultato si perviene anche quando dobbiamo diversificare il capitale tra un titolo N e diversi titoli (n) rischiosi. In tal caso il ruolo del titolo B viene svolto da un particolare portafoglio di mercato M che è lo stesso per tutti gli operatori razionali. Consideriamo n titoli rischiosi B1, B 2 ,……, Bn e supponiamo note le caratteristiche dei singoli titoli, 50 Π=(µ 1 , µ 2 ,……, µ n ) i rendimenti attesi e V la matrice (n*n) di varianze-covarianze. Per un portafoglio P di composizione Y=(y 1 , y 2 ,……, y n ), ∑y i =1, si ha quindi il rendimento atteso µ p =Π’Y e varianza σ 2p = Y 'VY e l’analisi oggettiva che ogni operatore può fare porta alla determinazione della frontiera efficiente della regione ammissibile che abbiamo già visto. Per esempio nel piano (σ,µ) si ottiene un ramo di iperbole del tipo µmi n G σmin Con i soli titoli rischiosi non è possibile comporre un portafoglio che abbia un livello di rischiosità inferiore al valore minimo σ m (perché tutti i punti della regione ammissibile hanno varianza maggiore). Se invece è disponibile un’attività non rischiosa N con tasso effettivo di rendimento R f , e varianza nulla, allora combinando gli (n+1) titoli è possibile ampliare la regione 51 ammissibile ed avere dei portafogli con rischiosità inferiore a σ m . Di nuovo assumiamo R f <µ m (altrimenti optiamo sicuramente per investire tutto nel titolo certo e non si pone il problema di diversificare il portafoglio per aumentare il rendimento). Consideriamo il portafoglio costituito dagli (n+1) titoli in cui investiamo x f nel titolo certo N, ed x i nei titoli B i , con il vincolo x f + x 1 + x 2 +……+ x n = 1 Il rendimento atteso è dato da n µ = x f R f + ∑ xi µ i i =1 e la varianza da σ 2 =X’VX dove X=( x 1 , x 2 ,……, x n ) e V è la matrice (n*n) di varianze covarianze degli n titoli rischiosi. Dovendo essere n ∑ xi = 1 − x f i =1 poniamo yi = xi (1 − x f ) i=1, ……, n così che 52 n ∑ yi = 1 i =1 e x i =(1- x f ) y i i=1, ……, n in tal modo il rendimento e la varianza del portafoglio si riscrivono come n µ = x f R f + (1 − x f )∑ yi µ i i =1 µp σ 2 = (1 − x f ) 2 Y 'VY σp2 dove intervengono il rendimento µ p e la varianza σ p 2 di un generico portafoglio costituito dagli n titoli rischiosi B 1 , B 2 , ……, B n di composizione (y 1 ,…… y n ) con Σ y i =1. Inoltre dall’ultima equazione, la deviazione standard è (σ σ=(1-x f )σ p p = y ' Ty ) e mettendo a sistema le equazioni di µ e σ: µ= x f R f +(1-x f )µ p σ=(1-x f )σ p si ottiene (1-x f )=σ/σ p ; x f =1-(σ/σ p ) µp − Rf σ + R f σ p µ = 53 che nel piano (σ,µ) è l’equazione di una retta, congiungente il punto (0, R f ) del titolo N con un qualsiasi punto (σ p ,µ p ) della regione ammissibile del problema con soli n titoli rischiosi. µ L(linea di mercato) m G N σ Quindi la regione ammissibile si è ampliata, è un cono di vertice (0,R f ), nel titolo N, e la frontiera è ora una retta: la retta L uscente dal punto (0,R f ) e tangente al ramo di iperbole della vecchia frontiera efficiente F (ossia dei soli titoli rischiosi). Il punto di tangenza, m (σ m ,µ m ), è quello che corrisponde al portafoglio di mercato (o portafoglio aleatorio ottimo) di composizione (y m 1 ,..., y nm ) (ottenuto come nel caso ci siano solo titoli rischiosi nel portafoglio) con rendimento atteso µ m e varianza σ m 2 . 54 La nuova frontiera efficiente è la retta L congiungente il titolo N con il punto rappresentativo di m, ed è come se ci fossimo ricondotti al problema di investire x f lire nel titolo certo N e (1-x f ) lire nel portafoglio m con rendimento µ m e varianza σ m 2 (che svolge lo stesso ruolo del titolo B nel caso semplice di due titoli visti prima). Il portafoglio m di composizione (y m 1 ,..., y nm ) ha il ruolo di mostrare un comportamento che è comune a tutti gli operatori. Infatti tra tutti i portafogli rischiosi possibili essi ripartiscono tutti la loro ricchezza nei titoli rischiosi in proporzione al portafoglio di mercato. In ciò consiste il teorema della separazione : gli investitori individuano il portafoglio m (ed il punto (σ m ,µ m )), e solo successivamente risolvono il problema di investire x f in N ed (1- x f ) in m, quindi la proporzione dei titoli rischiosi da inserire in portafoglio m viene determinata indipendentemente dalle preferenze degli investitori. Quanto investire, ossia la scelta ottima di x f , dipenderà poi solo dalla particolare avversione al rischio (individuale), ma una volta determinato x f (da investire 55 nel titolo certo) la composizione del portafoglio di n titoli rischiosi è (1 − x f ) y1m , (1 − x f ) y 2m ,..., (1 − x f ) y nm in cui si nota che la scelta di x f cambia con l’investitore mentre i valori del portafoglio di mercato sono gli stessi per tutti gli operatori. La seguente µm − R f σ + R f σ m µ = è l’equazione della frontiera efficiente detta anche linea critica o retta di mercato (capital market line) che rappresenta le preferenze di tutti gli operatori e la tendenza del mercato. La sua pendenza θ∗ = µm − R f σm è detta prezzo di mercato del rischio e ci dice il premio, cioè l’incremento di rendimento corrispondente ad un incremento unitario di rischiosità per i portafogli efficienti. La retta fornisce una relazione oggettiva, valida per tutti gli investitori. Ci dice cioè che un portafoglio 56 composto razionalmente con i titoli disponibili, deve avere rendimento atteso uguale al tasso R f maggiorato di σθ∗. Ora vediamo come determinare il portafoglio di mercato. Sappiamo che la regione ammissibile è costituita da rette uscenti dal punto R f e congiungenti N con i punti P della regione delimitata da F. Le rette di pendenza θp = µp − Rf σp variano quindi al variare del punto P nella regione delimitata dal ramo di iperbole. Il punto di tangenza che individua il portafoglio di mercato corrisponde quindi alla retta che ha pendenza θ p massima, inoltre poiché R f <µ m (vertice) e la frontiera è un ramo di iperbole, abbiamo che la retta ha un solo punto di tangenza. Possiamo allora risolvere il problema di ottimo che determina la composizione del portafoglio di mercato trovando la soluzione di: 57 max n µ − p σ ∑ R f y i µ i − V ij y R f y j i = 1 = ∑ p i ij s .a . n ∑ y i = 1 i = 1 8.3. Portafoglio con vincoli di non negatività e assenza del titolo certo In questo caso dobbiamo aggiungere al modello di Markowitz i vincoli di non negatività x i ≥0. Il portafoglio (x 1 ,…, x n ) ha di nuovo valore atteso del rendimento e varianza rispettivamente µ(X)=Π’X σ 2 (X)=X’VX ma i vincoli ora sono U’X=1 e X≥0 Per determinare la frontiera della regione ammissibile G, di nuovo, fissiamo un livello di rendimento π* (compreso tra il minimo e il massimo dei rendimenti attesi dei singoli titoli rischiosi) e risolviamo il problema di ottimo 58 minX’VX R’X=π U’X=1 x≥0 La risoluzione del problema è più complessa e utilizza la seguente lagrangiana: L=X’VX-λ1(Π’X-π)-λ2(U’X-1)-K’X con λ 1 ,λ 2 e K=( k 1 ,…, k n ) sono moltiplicatori di Lagrange. Tutta la regione G ammissibile è rappresentata nel piano (σ 2 ,µ) dalle equazioni σ 2 =X’VX µ=Π’X U'X=1 X≥0 la cui frontiera nel piano è una curva costituita da archi di parabole, e quindi differenziabile con continuità eccetto che in un numero finito di punti, detti vertici (corner portfolios) che collegano tra loro archi appartenenti a parabole diverse, ed ogni arco appartiene 59 alla frontiera della regione ammissibile di un sottoinsieme degli n titoli. µ G σ2 8.4. Portafoglio con vincoli di non negatività e in presenza del titolo certo In tal caso sono presenti nel portafoglio n titoli rischiosi le cui percentuali devono soddisfare il vincolo di non negatività ed un titolo a rendimento certo la cui quota x n +1 può in alcuni casi assumere valori negativi. Ciò significa che l’investitore può ricorrere a prestiti in denaro ad un tasso fissato all’inizio del periodo supponendo che i prestiti e i crediti siano ottenibili allo stesso tasso, così da evitare l’introduzione di due titoli distinti a rendimento certo. Si hanno tre possibilità: il ricorso al prestito è vietato ed è ammesso solo l’investimento 60 vi sono delle limitazioni al prestito il ricorso al prestito e l’investimento sono illimitati 9. I limiti dell'approccio media/varianza Il modello di Markowitz, con un approccio immediato e comprensibile, ha la capacità di dare giustificazione a due regole empiriche di carattere intuitivo e di larga adozione pratica: • i vantaggi della diversificazione, • la disponibilità che ogni operatore dimostra ad un "trade-off" tra rischio e rendimento: rischio di più se ho la possibilità di guadagnare di più. Naturalmente, come accade ad ogni rispettabile modello economico finanziario, anche l'approccio di Markowitz è stato oggetto di numerose critiche. Ne presentiamo alcune. • Solo particolari funzioni di utilità Von Neumann Morgenstern sono coerenti col criterio media-varianza. 61 • La varianza può essere ragionevolmente considerata un parametro "sfavorevole" solo per v.c. la cui distribuzione di probabilità è simmetrica. • La varianza (anche per v.c. aventi distribuzione simmetrica) non rappresenta che una dimensione del rischio associato ad un portafoglio. • Il modello si un'estensione riferisce del a modello portafogli ad un uniperiodali, orizzonte multiperiodale non risulta altrettanto espressivo e gestibile. Sembra che le ragioni di fondo di tale inadeguatezza nascano dalla natura statica del modello stesso; oggi un'impostazione soddisfacente delle problematiche di selezione di portafoglio deve risultare necessariamente dinamica in quanto occorre affrontare congiuntamente il problema della scelta e il problema della gestione. • La minimizzazione del rischio dei portafogli efficienti si basa sulle presenza di titoli poco correlati o addirittura negativamente correlati; in presenza di titoli a forte correlazione positiva, quali ad esempio i 62 titoli obbligazionari, il modello di Markowitz funziona poco. • La determinazione effettiva della matrice delle covarianze presenta notevoli difficoltà sia per quanto concerne le metodologie statistiche utilizzate sia per la numerosità dei titoli presenti sul mercato. • La risoluzione del problema di minimizzazione vincolata della varianza presenta qualche difficoltà computazionale ove si impongano alle variabili decisionali vincoli più aderenti alle condizioni dei mercati reali quali ad esempio: x i ≥0, oppure x i multiplo intero di un lotto minimo… • Essendo i valori degli input (matrice delle covarianze e rendimenti medi) stimati, e dunque noti con margini di incertezza, le difficoltà computazionali aumentano quando si rendono necessarie le cosiddette "analisi di sensitività" al variare degli input stessi (dove per analisi di sensitività si intende la stabilità di una soluzione ottimale al variare di uno o più input del problema) 63 10. Altri approcci alla selezione del portafoglio Il modello di Markowitz per la selezione di portafoglio non è l'unico proposto e ci sembra doveroso segnalarne altri: alcuni si ispirano, come Markowitz, alla logica razionale ottimizzante, altri alla logica dell'analisi multicriteria. Il modello di Sharpe (noto anche come S.I.M. "single index model") corrisponde ad un caso particolare di Markowitz e presenta notevoli vantaggi applicativi, dove si considerino le grandi difficoltà collegate con la determinazione della matrice delle covarianze in un mercato dove siano presenti diverse centinaia di portafogli elementari. Nel modello di Sharpe si ipotizza che le v.c. che esprimono i rendimenti periodali dei vari investimenti rischiosi possano essere "spiegate" da un'unica v.c. I (indice). La v.c. I rappresenta la variazione dell’indice di mercato scelto come rappresentativo dell’andamento dei titoli In pratica l’indice di Sharpe mette a confronto il rischio ed il rendimento di un portafoglio di attività rischiose 64 con quello di un’attività priva di rischio. E’ una misura del rendimento in eccesso di un’attività rischiosa rispetto ad una priva di rischio per unità di rischio: indice di Scarpe = ( rendimento medio del portafoglio rendimento di un’attività priva di rischio)/deviazione standard attività rischiosa. Tale confronto descrive se il maggior rischio a cui si è sottoposti investendo denaro in un’attività rischiosa ha comportato un maggior guadagno: indica cioè se è convenuto fare l’investimento o se sarebbe stato meglio rimanere liquidi. Un'ulteriore generalizzazione del modello di Markowitz associa ad ogni portafoglio, oltre al valore medio e alla varianza (che sono i momenti centrali di ordine uno e due), anche il momento centrale di ordine tre: µ3 = e ∑ p i ( x i − E ( R )) interpreta il 3 valor medio e µ3 quali indicatori "favorevoli", la varianza come indicatore "sfavorevole". 65 L'utilizzo del terzo momento centrale vuole ovviare al fatto che la varianza considera allo stesso modo scarti al di sotto del valor medio e scarti al di sopra. Il momento µ 3 di un portafoglio, combinazione lineare di portafogli elementari, ha però un'espressione più complicata della varianza, e la schematizzazione dell'approccio risulta particolarmente pesante. Inoltre esistono v.c. con distribuzione di probabilità asimmetrica e µ 3 =0. Quando poi la distribuzione di probabilità del rendimento è simmetrica, risulta µ 3 =0, e dunque, il modello viene a coincidere con quello di Markowitz. Un modello semplice e di significato finanziario più immediato propone la selezione del portafoglio in base ad una f.d.u. logaritmica : la scelta di tale f.d.u. si giustifica se osserviamo che equivale alla massimizzazione della media geometrica dei rendimenti. Recentemente H. Konno e H. Yamazaki (1991) hanno proposto un modello di selezione di portafoglio che si formula in termini di programmazione lineare e che fornisce soluzioni assai simili a quelle di Markowitz e 66 coincidenti con esse nel caso di rendimenti aventi distribuzione di probabilità normale. H. Konno e H. Kamazaki cerano quei portafogli per i quali la v.c. rendimento ha minima deviazione assoluta dal suo valore medio. Le impostazioni basate sull'analisi muticriteria , invece, tendono al superamento dello schema, radicato e criticabile, della logica razionale ottimizzante e cercano piuttosto di selezionare portafogli soddisfacenti, oppure, di scartare portafogli sicuramente inaccettabili. L'analisi muticriteria prevede innanzitutto che in un processo decisionale il sistema di preferenze del decisore, i vincoli e gli obiettivi vanno definendosi e precisandosi nel contesto del processo stesso, ed inoltre ogni alternativa risulta variamente caratterizzata da parametri qualitativi e quantitativi, spesso non commensurabili tra di loro, che non possono essere rappresentati e conglobati da un'unica funzione di utilità. Su questi fondamenti, i modelli di selezione di portafogli vanno visti come una serie di procedure che, da un lato, restringono il campo delle alternative escludendo porta67 fogli certamente non selezionabili, per l'altro lato considerano i vari parametri qualitativi e quantitativi associati ai portafogli non scartati e procedono con tecniche specifiche ad evidenziare i portafogli più adatti alle esigenze e alle disponibilità del soggetto economico valutatore. 11. Breve applicazione pratica alle teorie esposte Con lo scopo di approfondire la ricerca abbiamo svolto un’analisi pratica della teoria esposta utilizzando come strumento il foglio elettronico Excel. La volatilità in Excel si esprime con VAR(x) dove x indica la variazione percentuale progressiva del titolo. La volatilità può anche essere espressa dalla formula DEV.ST.(A,B)*RADQ(X)*100. Si parla in questo modo di deviazione standard. I parametri (A,B) esprimono l’intervallo oggetto di disanima (l’inizio e la fine). A seconda poi dell’intervallo temporale in cui l’osservazione è compiuta si avrà che X=252 se su base annua, X=64 se su base semestrale, X=5 se su base settimanale. La covarianza è espressa dalla seguente formula COVARIANZA(X;Y) in cui X esprime le variazioni percentuali del variazioni percentuali del secondo. 68 primo titolo ed Y le Esempio TELECOM TELECOM 0,00058 OLIVETTI TIM GENERALI ALLEANZA COMIT FIDEURAM EDISON ENI STM MEDIASET BIPOP 0,000539 0,000473 0,000036 0,000086 0,000062 0,000244 0,000064 -0,000004 0,000522 0,000369 0,000028 0,002999 Matrice varianze/covarianze: esprime in forma matriciale la relazione dei titoli espressi in portafoglio secondo le formule di cui sopra. La covarianza con lo stesso titolo coincide con la sua varianza. Esempio TELECOM TELECO M OLIVETTI TIM GENERALI ALLEANZA COMIT FIDEURAM EDISON ENI STM MEDIAS ET BIPOP 0,0006 0,0005 0,0000 4 0,00004 0,00009 6E-05 0,00024 0,00006 0 0,00052 0,0004 0,00003 OLIVETT I 0,00054 0,001 0,0006 0 0,0004 2E-05 0,00036 0,0001 -4E-04 0,00073 0,00049 0,00018 TIM 0,00047 0,0006 0,0007 0,00005 0,0001 4E-05 0,00031 0,00013 -1E-05 0,00057 0,00042 0,0001 GENERA LI 3,6E-05 0 0 0,0002 0,00016 6E-05 0,0008 0,00007 5E-05 0 0,00006 0,0002 ALLEANZ A 8,6E-05 0 0,0001 0,00016 0,0004 0,0001 0,00015 0,00005 5E-05 0,0006 0,00009 0,00006 0 0,0001 3E-04 0,00011 0,00004 3E-05 0,00002 0,00003 -0,00002 0,00015 0,0001 0,0007 0,00007 0 0,00039 0,00034 0,00029 0,00015 0,00005 COMIT 6,2E-05 0 0,00006 FIDEURA M 0,00024 0,004 0,0003 0,00008 EDISON 6,4E-05 0,0001 0,0001 ENI STM MEDIAS ET BIPOP -4E-06 0 0 0,0007 0,00005 4E-05 0,00007 3E-04 5E-05 0,00009 0,00005 0,00005 3E-05 0 0,00005 0 0 0,0002 -0,00002 0,00052 0,0007 0,0006 0 0,00006 0,0002 0,00039 0,00009 0 0,001 0,00061 0,00025 0,0004 0,0005 0,0004 0,0006 0,00009 0,0003 0,00034 0,00015 2E-05 0,00061 0,00083 0,0002 2,8E-05 0,0002 0,0001 0,00002 0,00006 -2E-04 0,00029 0,00005 -2E-05 0,00025 0,0002 0,0009 0,003 0,0039 0,0003 0,0008 0,0031 0,001 0 0,005 0,00365 0,002 0,0014 8E-04 69 Rendimento atteso Può essere determinato in vari modi sia statisticamente che in modo più marcatamente soggettivo. Nel primo caso è utile la formula (1+MEDIA(x,y))^T in cui x,y esprimono l'intervallo considerato e T indica il numero di osservazioni fatte in questo intervallo. Nel secondo caso ci aiuta l'analisi fondamentale con l'esame dei dati di bilancio (Eva, Ebit, P/e…) o le previsioni future. Rendimento complessivo di portafoglio (con pesi già calcolati) E(ri) TELECOM OLIVETTI TIM GENERALI ALLEANZA COMIT FIDEURAM EDISON ENI STM MEDIASET 11% 14% 4% 5% 9% 8% 12% 5% 4% 15,60 % 15% 22% Pesi 0,057868 0,05444 0,075606 0,322414 0,004789 Volatilità e(ri) ponderato 10,44033 0,00617 20,4455 0,00774 14,1498 8,226232 13,21336 0,02611 6,420567 0,00656 18,44791 11,64882 8,501576 25,04624 0,00075 0,101323 17,81803 0,0152 0,38356 21,84104 0,08307 1 0,145592 01 Rendimento atteso: 0.14559201 BIPOP 70