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martello didattica per principianti

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martello didattica per principianti
APPUNTI PER UN’EFFICACE DIDATTICA NEL
LANCIO DEL MARTELLO CON I PRINCIPIANTI
a cura di
prof. Marco Mozzi, collaboratore settore lanci FIDAL EMILIA-ROMAGNA
È il lancio più “giovane”, comunque molto indagato in tutti gli aspetti, proprio per il desiderio di
ricerca e scoperta anche alla luce delle modificazioni tecniche introdotte dal dott. Bondarchuk:
•
dalla tecnica delle “spalle” a quella delle “anche”
•
spostamento del punto basso verso sinistra
•
in partenza spingere il martello e non tirarlo anteponendo il corpo.
I puti cardine del lancio sono:
• senso del rotondo (capacità rotatorie, percezione del corpo che trasla in rotondo)
• ricerca del raggio (formazione del triangolo e capacità di decontrazione durante i giri)
• differenziazione del tempo DA-SA (doppio appoggio-singolo appoggio)
• accelerazione dell’attrezzo dall’alto verso il basso (dal primo istante di DA fino allo
stacco del destro –per il lanciatore destro-)
• buona centratura di rotazione sul piede sinistro
• progressione della velocità del sistema lanciatore-attrezzo da un giro al successivo.
1
Il compito di noi tecnici consiste, in principio, nel concretizzare i suddetti aspetti avvicinando il
soggetto in apprendimento (giovane atleta) all’oggetto in costruzione (tecnica). Successivamente
con l’aumento della maestria tecnica l’allenatore dovrà rendere sempre più consapevole l’atleta di
ciò che esegue fino all’interiorizzazione completa del gesto come una parte del Sé.
Il processo di apprendimento risulterà tanto più efficace quanto ottimali saranno le strategie
impiegate. Molto spesso, in fase didattica, alcune richieste possono differire dall’esattezza
tecnico-biomeccanica, al fine di ottenere una percezione migliore di uno o più aspetti ed un
processo di apprendimento facilitato.
Proviamo a delineare i tratti salienti del percorso di insegnamento-apprendimento di un giovane che
frequenta il campo con continuità ed inizia a sviluppare la disciplina del lancio del martello in
maniera significativa, nel rispetto dell’esperienza delle altre discipline di lancio e dell’utilizzo dei
mezzi e dei contenuti che l’atletica leggera offre ai fini della costruzione globale.
L’esperienza (sui molti “casi”) ha insegnato che alcune esercitazioni ritenute valide anni indietro,
oggi hanno perso di significato nella proposta didattica.
A nostro parere, una volta individuati i principali riferimenti tecnici (vedi sopra), la riuscita del
processo di apprendimento tecnico si “gioca” sulla bontà del training didattico.
La scelta delle esercitazioni, del quando proporle, come e per ottenere cosa sono gli elementi
fondamentali della riuscita pedagogica.
Nelle prime forme di insegnamento, la didattica muove assolutamente dalla conoscenza del
movimento dei piedi, perciò si insegnando subito i giri. Al termine della prima seduta il ragazzo
deve poter lanciare l’attrezzo (seppure in forma “embrionale”) o anche una palla medica con corda
più corta a due giri (poiché il martello si basa sul concetto della progressione della velocità da un
giro al successivo) partendo senza preliminari.
Le sedute successive sono fondamentali per il percorso di insegnamento tecnico, spetta a noi
allenatori il difficile compito di far comprendere come per imparare sia necessario migliorare
costantemente l’esecuzione dei giri, senza dimenticare però l’importanza della motivazione che si
implementa attraverso la gratificazione del lancio.
2
Per il primo step di lavoro si consiglia perciò:
obiettivo principale
insegnamento della meccanica dei piedi e suo consolidamento attraverso esercitazioni segmentarie e
globali a secco, con bacchette, con l’attrezzo a una mano e a due mani senza il rilascio
obiettivo secondario
aumentare la motivazione e far scoprire il piacere di lanciare. Si utilizzano lanci a più di un giro con
attrezzi facilitati o standard partendo sempre senza preliminari
obiettivo secondario
insegnamento dei preliminari a destra e a sinistra sul posto e in avanzamento-arretramento sempre
staccati dall’innesco del giro, spiegando al ragazzo che serviranno in un secondo tempo.
La seconda tappa di lavoro inizia a seguito del sufficiente raggiungimento degli obiettivi della
precedente. Si individuano ora due obiettivi principali
1. consolidare la meccanica con esercizi sempre meno segmentari (ogni giorno un giro in più e
sempre meglio!) con l’attrezzo standard, palle con corda a una mano o a due mani. Se le
capacità di apprendimento sono discrete, non appena l’esecuzione diventa più fluente, si
introduce l’esercizio di meccanica con la palla corda agganciata al fianco sinistro
*(fine
documento)
2. rendere consapevole il giovane del principio cardine del lancio del martello: l’accelerazione
progressiva ad ogni giro. In pratica ogni giro dovrà essere più veloce del precedente e tali
input li deve dare il piede destro con la sua azione che è “ruota spingendo”.
I lanci si innescano ancora senza preliminari, le esercitazioni possono variare da due giri fino a 810,…
E’ fondamentale partire con un ritmo “dolce” e controllato, dove il ragazzo possa percepire tempi di
azione a terra in doppio appoggio lunghi ed efficaci al fine dell’accelerazione del sistema.
L’esecuzione dei preliminari come esercizio a parte o di completamento della fase di attivazione
sarà sempre più corretta nel rispetto dei principi di “corto-lungo” (verticalizzazione delle braccia
decisa e passaggio rapido dei gomiti) e di “opposizione” delle anche (spingere le ginocchia avanti
quando la testa del martello va dietro, sollevando lievemente al massimo un tallone).
3
ALCUNE PRECISAZIONI e NOTE TECNICHE
•
Nella meccanica dei giri insegnare che quando si stacca il destro, il ginocchio sinistro si
deve velocizzare per completare l’azione rotonda e ricaricare per non far perdere
tensione al sistema
•
Girare a ginocchio sinistro esteso (situazione che si verifica fisiologicamente in un
giovane) vorrebbe dire verticalizzare il sistema, accelerare il martello verso l’alto,
perdere la continuità dei giri
•
Ciò non significa lanciare con angoli alle ginocchia molto chiusi ed enfatizzare i
caricamenti, è una questione di atteggiamento: il sistema deve ruotare
•
Nella didattica si utilizza questo esercizio: serie di giri a due mani o solo mano sinistra
(destrimano) con l’idea di avere un tempo esageratamente più lungo di singolo appoggio
sinistro (“tieni in aria il destro”) in modo tale che sia il pivot dello stesso piede a
“portare a terra” il destro. Si allungano i tempi, il giovane percepisce meglio l’azione del
sinistro. Si palesa l’errore tecnico che consiste in una fase di singolo appoggio troppo
lunga (il destro deve andare a terra rapidamente!), ma in questo caso per ottenere un
elemento è necessario commettere un errore volontario. Sarà preoccupazione del tecnico
miscelare questa esercitazione a quelle standard con destro che va a terra correttamente
secondo i rapporti spaziali e temporali.
•
Il destro va a terra di avampiede, non di punta, con l’intenzione di riprendere contatto
già girando. Negli esercizi dove l’atleta è invitato ad un ritmo molto controllato è
corretto anche appoggiare tutto il piede destro per ricercare grande continuità.
E’ un esercizio poco efficace dal punto di vista didattico:
•
lancio da fermo (solo con i preliminari). Il martello si basa sulla progressione dei giri,
bisogna focalizzare fin da subito l’attenzione sulle azioni del destro. Tale esercitazione è
poco utile anche al riscaldamento, meglio lanci normali (4 giri) ad intensità ridotta o
molto ridotta magari a zona (di precisione) con l’obiettivo di entrare subito in feeling
con l’attrezzo.
A questo punto del percorso si sconsiglia anche l’esercitazione che segue, eventualmente più
indicata quando si introduce l’attacco al giro
•
preliminari e un giro, preliminari e due giri,… Motivato dal fatto che non si istaura mai
il principio fondamentale della progressione nei giri (sempre regredire per ripartire).
4
E’ un esercizio errato dal punto di vista didattico:
•
preliminari, 3-4 giri, un preliminare e lancio. Rompe tutti i principi del lancio del
martello: progressione, centrature, azione dei piedi, ampiezza. L’orbita del martello si
mette a posto in partenza con le anche in opposizione; dopo la formazione del triangolo
occorre mantenere solo le braccia lunghe e decontratte insegnando la continuità dei
piedi.
E’ un esercizio utilizzabile nei giovani: serie di giri con palla medica tenuta in mano ad arti
superiori distesi e lancio. Aspetto negativo è la carenza del raggio e la percezione della forza
centrifuga (il martello sta “su” perché c’è l’azione dei piedi sulle anche). Si utilizza soprattutto nei
contesti dove in inverno si è influenzati negativamente dal clima.
Il raggiungimento degli obiettivi, controllabile attraverso il miglioramento sensibile della meccanica
e l’esecuzione fluida dei preliminari, dà accesso alla fase successiva di addestramento tecnico.
Fermo restando l’importanza delle esercitazioni per la meccanica, delle le imitazioni con bacchetta
e piastre è il momento di lanciare completo, partendo cioè con i preliminari.
La partenza è l’aspetto più delicato: dalla bontà della stessa dipende la riuscita del lancio. Gli
errori di partenza si ripercuotono sui giri, sempre più amplificati da un giro all’altro, soprattutto nei
giovani non ancora in possesso di una meccanica perfetta che consenta di “recuperare” l’errore
almeno parzialmente.
Per una buona partenza occorre considerare la corretta formazione del triangolo e gli stimoli
pressori sul terreno:
1. nell’esecuzione dei preliminari non si “balla” con le anche, le quali rimangono di fronte
2. i piedi devono fare pressione non possono continuamente muoversi come uno step (al
massimo un tallone sollevato, l’altro a terra)
3. passaggio della spalla sinistra (destrimane) bene indietro e rotazione verso l’esterno della
mano sinistra in modo che la stessa non scenda di taglio
5
4. ginocchia che spingono in avanti senza staccare i talloni (al massimo uno) quando la testa
del martello va verso l’alto dietro
5. grande compattezza piano lombo addominale
6. distensione arti superiori naturalmente verso la destra dell’atleta, il martello viene spinto
verso avanti-destra con la mano dello stesso lato. La testa ferma con lo sguardo ad un punto
fisso e di fronte
7. mantenere le anche ben di fronte con pressione dei piedi sul terreno, il bacino non deve
cedere verso il dietro-basso, sentire proprio che le anche stanno avanti
8. il punto precedente (7) abbinata all’azione di rotazione della spalla sinistra (punto 3) che fa
ruotare l’asse delle spalle rispetto a quello delle anche crea quella torsione necessaria per
innescare il giro. Tale torsione, come ricorda P. Tschiene, non deve essere massimale o
esagerata pena la compromissione di un aspetto importante che analizzeremo fra poco.
“All’attacco del primo giro, per potere centrare la partenza, è bene non partire troppo in torsione.” (da
Corso di Aggiornamento sui Lanci di P. Tschiene pagina 64). Nel lancio del martello la
torsione non si mantiene per tutti i giri, ma si perde e si ricrea ad ogni giro (basta
guardare un filmato da sopra per rendersi conto che allo stacco del destro non c’è torsione
fra l’asse delle anche e quello delle spalle)
9. mentre il martello scende e si allarga a destra (è lì che si forma il raggio, inutile dire
“lascialo largo a sinistra”, se la formazione del triangolo è scorretta!) il piede destro con
un’azione di tipo isometrico (senza spostamento, lo stimolo non è “gira il piede”) spinge le
anche e fa ruotare tutto il sistema. Si staccherà quando la testa del martello ha raggiunto i
60°-70° di rotazione rispetto alla direzione di lancio. L’importante è che fin che rimane a
6
terra faccia pressione facendo avanzare le anche. La sua rotazione è solo una conseguenza,
non l’input
STACCO DX
10. così facendo il punto basso si sposta in avanti (tecnica moderna) e allo stesso tempo il
martello viene “legato” alle anche che hanno il compito di gestirlo per tutto il lancio
11. in partenza bisogna insegnare a spingere il martello portandolo avanti con le anche, quindi
è un grave errore muovere il corpo come nella partenza del lancio del disco (spostamento
marcato verso sinistra), bisogna muovere le anche. L’anca sinistra è come se venisse tirata
verso il centro della pedana. Mantenere forzatamente la torsione di cui sopra vorrebbe dire
partire in anticipo con il corpo e tirare il martello, non spingerlo.
RAPPORTI SPAZIALI E TEMPORALI NELL’ESECUZIONE DEI PRELIMINARI
•
Ciascun preliminare si esegue secondo un ritmo “corto-lungo”: l’atleta è chiamato a
verticalizzare le mani (e quindi le braccia) con aumentata velocità ed intensità
•
Il passaggio dei gomiti (flessi) da davanti a dietro-destra avrà perciò un tempo breve
•
Per ciascun passaggio del gomito si crea una rotazione dell’asse delle spalle rispetto
all’asse del bacino, torsione che non deve essere esagerata (vedi paragrafo sopra).
•
La testa rimane alta con lo sguardo orientato ad un punto fisso a 0°
•
Ogni preliminare (due o tre di norma) è più veloce del precedente
•
Nei primi due preliminari (ipotizzandone tre), una volta distesi gli avambracci, le
mani vengono portate di fronte al lanciatore, leggermente verso la sua destra rispetto
alla mediana dei piedi
7
•
Al termine del secondo le mani invece vengono fatte correre leggermente oltre, cioè
oltrepassano la mediana verso la sinistra del lanciatore. Tale azione segmentaria,
unita ad un passaggio “corto” della spalla (marcata differenza “corto-lungo”) e alla
tenuta delle anche (non cedono, i piedi premono a terra) consente di trovare l’orbita
ottimale per portare il martello al punto basso permettendo all’atleta di creare la
giusta tensione “anche-filo”.
•
Al punto basso tutti i punti del lato sinistro sono sullo stesso asse verticale.
Al lavoro in corso d’opera, si riconosce la finalità di trasmettere, apprendere ed automatizzare i
punti seguenti:
•
la formazione del triangolo
•
la capacità di accelerare l’attrezzo volontariamente con il destro nelle fasi di doppio
appoggio (dall’alto verso il basso!)
•
la riproduzione ritmica corretta: ogni giro più veloce del precedente, soprattutto sia l’ultimo
a cambiare l’efficacia del lancio
•
la testa che rimanga sempre alta e non crei scompensi al movimento girando per prima.
Dovrà rimanere in mezzo alle spalle.
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La forma di esercitazione prevalente sarà quella dei lanci completi partendo anche più piano del
normale. Si facciano eseguire lanci in cui il giovane può volontariamente accelerare ad ogni giro
con il destro che ruota spingendo, azione che sarà “ragionata” e “percepita”.
Molto significativi sono quei lanci in cui è il terzo destro a cambiare decisamente il lancio
(intendendo il primo destro l’azione dell’avvio, il secondo quello che innesca il secondo giro e il
terzo innesca il terzo!). I primi due giri avranno un decorso molto lungo di doppio appoggio e
l’input sarà quello di sentire tempi lunghi ed efficaci (sull’avanzamento delle anche) del destro.
Come suddetto il terzo destro cambia il ritmo del lancio, quarto e quinto in progressione.
In questa forma di lancio si presenta un errore intrinseco ovvero una brusca progressione tra il
secondo e terzo giro, situazione che in un lancio ottimale non è accettabile, l’accelerazione è
linearmente progressiva ad ogni giro. L’errore è “necessario” per consentire l’apprendimento
cosciente della capacità di accelerazione e di sentire che il terzo e quarto giro producano un vero
cambiamento del lancio diventando molto determinanti per la prestazione.
Occorre realizzare un numero abbastanza sostanzioso di questi lanci per passare poi a lanci in cui si
ricerca l’ottimale distribuzione delle accelerazioni, distribuzione impartita dalle intensità pressorie
sempre crescenti di ciascun destro (lancio da competizione ad intensità leggermente inferiori).
Affrontare le prime competizioni con un discreto rispetto di punti suddetti è sicuramente segnale di
un percorso tecnico significativo. Il giovane atleta andrà in pedana con delle certezze sul cosa fare;
anche se notiamo errori è inutile continuare a correggere durante le gare, lasciamo fluire il
movimento e, a casa, ci concentreremo sui difetti più rilevanti, quelli che determinano interferenze
negative su tutto il lancio (questione ritmica, accelerazione dell’attrezzo verso l’alto e non verso il
basso,…).
Per la correzione tecnica utilizzeremo tutti i metodi e mezzi a disposizione, a seconda degli obiettivi
da raggiungere e del periodo dell’anno.
*esercizio utilizzato per il miglioramento della meccanica con l’obiettivo di implementare la percezione del martello
“legato” alle anche, ovvero gestito dalle stesse.
Si prende una palla medica inglobata in una rete (tipo da canestro), una funicella legata per un’estremità alla rete e con
l’altra si faccia un nodo cappio. L’atleta indossa una cintura da pesi infilandola nel cappio prima di chiuderla.
L’attrezzo deve essere lungo almeno come la lunghezza degli arti inferiori. Il cappio è posizionato all’altezza della
cresta iliaca sinistra, la palla cade in corrispondenza del piede sinistro. Iniziare con un giro sugli avampiedi e poi aprire i
giri come da tecnica corretta (tallone-avampiede,…). Se la palla scappa troppo verso sinistra si può limitarne
l’escursione frenandola leggermente con la mano (solo per un istante).
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