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Linee Guida per la Prevenzione del Suicidio
- Pacchetto di Lavoro 6 - Linee Guida per la Prevenzione del Suicidio Eva Dumon & Prof. Gwendolyn Portzky Unit for Suicide Research – Ghent University Il Progetto Euregenas ha ottenuto i finanziamenti dell’Unione Europea per il Programma di Salute Pubblica 2008-2013. L’autore è l’unico responsabile di questa pubblicazione e l’Agenzia Esecutiva non è responsabile dell’uso che si farà delle informazioni ivi contenute. Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute Il presente lavoro fa parte della EQUITY ACTION (azione di equità) che ha ottenuto i finanziamenti dall’Unione Europea, nell’ambito del Programma per la Salute. L’autore è l’unico responsabile della presente pubblicazione. 2 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio Sommario Informazioni su EUREGENAS 3 EXECUTIVE SUMMARY 6 I. INTRODUZIONE 7 II. ASPETTI CHIAVE 8 Definizioni 8 Epidemiologia 8 Luoghi comuni 9 La comprensione del comportamento suicidario III. STRATEGIE CHIAVE NELLA PREVENZIONE DEL SUICIDIO 10 12 Promozione della salute mentale 14 Istituzione di linee telefoniche di aiuto e servizi di aiuto online 15 Attività educativa rivolta a professionisti della salute (mentale), IV. community facilitators e giornalisti 16 Programmi rivolti a gruppi vulnerabili 18 Programmi rivolti a gruppi ad alto rischio 21 Limitazione dell’accesso ai metodi letali 23 RACCOMANDAZIONI FINALI 24 GLOSSARIO 26 BIBLIOGRAFIA 28 www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 3 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio Informazioni su Euregenas Il progetto Euregenas intende contribuire alla prevenzione dei pensieri e dei comportamenti suicidari in Europa attraverso lo sviluppo e l’implementazione di strategie mirate in tal senso, da realizzare a livello regionale, per l’individuazione di buone prassi che possano essere prese ad esempio nei Paesi dell’UE. Il progetto riunisce 15 partner europei, in rappresentanza di 11 Regioni europee che hanno maturato esperienze diverse in materia di prevenzione del suicidio (vedi Fig. 1). Figura 1 – Le Regioni Euregenas Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona (AOUI-VR) – Italia Agenzia Fiamminga per la Salute e il Benessere (VAZG) – Belgio Regione Västra Götaland (VGR) - Svezia Fondazione Romtens (ROMTENS) - Romania Flanders Istituto Nazionale per la Salute e il Welfare (THL) - Finlandia Dipartimento di Ricerca sul Suicidio, Università di Gent (UGENT) – Belgio Fundación Intras (INTRAS) – Spagna Servicio Andaluz de Salud (SAS) – Spagna Fundación Pública Andaluza Progreso Y Salud (FPS) - Spagna Università di Scienze Applicate di Mikkeli (MAMK) - Finlandia Università tecnica di Dresda (TUD) – Germania Maribor Istituto Regionale di Salute Pubblica di Maribor (RPHI MB) – Slovenia West Sweden (WS) – Svezia De Leo Fund (DELEOFUND) – Italia Cumbria County Council (CCC) – Regno Unito www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 4 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio In linea con il ‘Secondo programma d’azione comunitaria in materia di salute pubblica’ (Commissione Europea, 2008-2013, vedi http://ec.europa.eu/health/programme/policy/2008-2013/), il progetto promuove l’utilizzo della gestione del cluster regionale, in quanto metodo innovativo volto a migliorare i servizi già esistenti. Incoraggiando le campagne e gli interventi regionali dedicati sia ai gruppi target sia agli stakeholder che non rientrano nel comparto sanitario, il progetto si propone di attuare il Patto per la Salute e il Benessere Mentale in relazione a quanto segue: 1) prevenzione del suicidio 2) destigmatizzazione dei disturbi mentali 3) promozione della salute fra i giovani Gli obiettivi specifici del progetto Euregenas sono i seguenti: individuazione e classificazione delle buone prassi con riferimento alle azioni e alle strategie già esistenti a livello locale e regionale nell’ambito della prevenzione del suicidio; svolgimento di un’analisi dei bisogni degli stakeholder; sviluppo e diffusione di linee guida e strumenti in materia di prevenzione del suicidio nonché sulle strategie di sensibilizzazione; sviluppo delle specifiche tecniche per un modello integrato di salute mentale online, orientato alla prevenzione del suicidio; miglioramento delle conoscenze e delle capacità dei professionisti a livello locale e regionale (i.e., psicologi, psichiatri, medici di base). www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 5 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio Il progetto Euregenas si propone di raggiungere i suoi obiettivi specifici attraverso una serie di “Pacchetti di lavoro” (PL). Si tratta di otto pacchetti: 3 orizzontali, dedicati rispettivamente alle attività di coordinamento, divulgazione e valutazione e 5 pacchetti principali (vedi Figura 2). Figura 2: I pacchetti di lavoro principali del progetto Euregenas PL4 – Biblioteca online e valutazione dei bisogni degli stakeholder Obiettivo: sviluppare una Biblioteca online e predisporre una "Valutazione dei bisogni" degli stakeholder chiave. Tali attività costituiscono la base dei PL 5,6,7, 8. PL 5 – Sviluppo di un modello concettuale online Obiettivo: fornire tutte le informazioni necessarie alla creazione di un supporto integrato e un’unità (mainframe) d’intervento per la salute online, orientati alla prevenzione del suicidio e adattabili alle esigenze locali di tutte le regioni europee nonché delle organizzazioni sanitarie regionali. PL 6 – Sviluppo di linee guida e strumenti di prevenzione Obiettivo: sviluppare delle linee guida generali nell’ambito delle strategie di prevenzione del suicidio unitamente ad alcuni pacchetti di prevenzione specifici (strumenti) nell’ottica di una sensibilizzazione in materia di prevenzione del suicidio per i gruppi target individuati. PL 7– Sviluppo di un Pacchetto di Formazione e conduzione del corso pilota Obiettivo: sviluppare un pacchetto formativo destinato ai medici di base e condurre un corso pilota nelle 5 Regioni selezionate. L’obiettivo primario consiste nel fornire ai medici di base le informazioni aventi rilevanza ai fini della diagnosi precoce e dell’invio del paziente a rischio di suicidio da uno specialista. PL 8– Aumento della visibilità e promozione dell’accessibilità a gruppi di supporto per i survivor Obiettivo: sviluppare un toolbox dedicato a moderatori di gruppi di supporto per i survivor. È inoltre prevista la redazione di un catalogo contenente le risorse attualmente disponibili a livello locale nelle regioni aderenti al progetto e destinate a coloro che hanno perso un caro per suicidio. www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 6 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio Executive summary Le linee guida generali per la prevenzione del suicidio, descritte nel presente documento, sono rivolte alle autorità responsabili (policy maker) e il loro obiettivo è creare una maggiore sensibilità rispetto alle strategie di prevenzione attuabili in tale contesto. Il messaggio principale che si vuole trasmettere è che la prevenzione del suicidio è possibile e implica programmi e politiche intersettoriali e multilivello. Il documento è suddiviso in quattro sezioni principali: 1. l’introduzione, che include il background delle linee guida generali per la prevenzione del suicidio; 2. gli aspetti chiave in riferimento al comportamento suicidario come i dati epidemiologici, i luoghi comuni da sfatare e un modello esplicativo del comportamento suicidario; 3. una rassegna dell’efficacia degli interventi di prevenzione del suicidio, incentrati sulla promozione della salute mentale, sull’istituzione di linee telefoniche di aiuto e di servizi di aiuto online, sulla formazione di professionisti, sulla strutturazione di programmi specifici per gruppi vulnerabili e persone a rischio di suicidio e sulla limitazione dell’accesso ai mezzi letali; 4. raccomandazioni al fine di creare un piano d’azione nazionale per la prevenzione del suicidio e condurre ricerche sul comportamento suicidario. Il presente documento è stato elaborato dal Dipartimento di Ricerca sul Suicidio (Unit for Suicide Research) dell’Università di Gent, partner leader del PL 6, con la preziosa collaborazione degli altri Partner Associati al progetto e di esperti locali in materia di prevenzione del suicidio, invitati a fornire i loro commenti e feedback. www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 7 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio I. Introduzione Il suicidio rappresenta una questione di primaria importanza per la sanità pubblica in Europa, con un tasso di prevalenza medio di 13,9 per 100.000 (Organizzazione mondiale della sanità, 2013). In molte società, il suicidio resta un tabù. Tuttavia, la prevenzione del suicidio è oggetto di attenzione crescente in tutta l’UE, grazie allo sviluppo di azioni, programmi e strategie di prevenzione nazionali diretti a migliorare la salute mentale e a diminuire il numero di decessi per suicidio. Le ‘linee guida generali’, descritte nel presente documento, si propongono di contribuire alla prevenzione del comportamento suicidario in Europa. Esse costituiscono il primo risultato tangibile del pacchetto di lavoro 6 del progetto Euregenas. Le seguenti linee guida sono rivolte alle autorità responsabili (policy maker), operanti nei settori in cui la prevenzione del suicidio è cruciale. Dato l’approccio multisettoriale richiesto per realizzare tale prevenzione, la questione riveste un ruolo importante non solo in campo sanitario, ma anche in altri settori non strettamente sanitari, come l’istruzione, il lavoro, il diritto, i media, ecc. Le linee guida sono finalizzate a offrire informazioni di carattere generale sul comportamento suicidario e una panoramica di strategie di prevenzione del suicidio e buone prassi corrispondenti. Esse riassumono una serie di contributi potenzialmente validi alla prevenzione del suicidio in una regione, in una nazione o nell’Unione Europea. Invitiamo le autorità responsabili (policy maker) a leggere le presenti linee guida insieme al rapporto dell’OMS, ‘Public Health Action for the prevention of suicide: a framework’, che prevede un approccio graduale nello sviluppo di strategie di prevenzione del suicidio (vedi www.who.int). Le linee guida si basano su un’analisi dei bisogni regionali degli stakeholder chiave e su una revisione completa della letteratura e delle buone prassi, inglobate nel Pacchetto di Lavoro 4 del progetto Euregenas. È stata inoltre passata in rassegna la letteratura internazionale sull’efficacia delle strategie di prevenzione del suicidio, utilizzando ‘Web of Knowledge’. A ciò si è aggiunta l’istituzione, in cinque regioni partecipanti al progetto, di reti regionali che hanno dato il loro sostegno allo sviluppo e alla realizzazione di queste linee guida. Queste reti hanno coinvolto autorità responsabili (policy maker), esperti di sanità pubblica, attori della comunità e stakeholder nel campo della prevenzione del suicidio. Le linee guida generali sono disponibili in cinque lingue e possono essere scaricate dal sito web www.euregenas.eu www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 8 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio II. Aspetti chiave Definizioni I pensieri e i comportamenti suicidari possono definirsi come un processo complesso che spazia dall’ideazione suicidaria, passando per la pianificazione del suicidio, fino al tentato suicidio e terminando con l’atto suicidario. Il comportamento suicidario è la conseguenza di fattori biologici, genetici, psicologici, sociali, ambientali e situazionali interagenti (Hawton e van Heeringen, 2009). Nel corso del tempo sono state date diverse definizioni del suicidio e del tentato suicidio. De Leo et al. (2004) definiscono il suicidio come: “un atto non convenzionale con esito fatale che la persona deceduta, consapevole dell’esito potenzialmente fatale o aspettandoselo, ha intrapreso e condotto a compimento con l’intento di provocare cambiamenti voluti.” Il comportamento suicidario con esito non fatale, che comprende tentativi di suicidio e autolesionismo deliberato, è definito nel modo seguente: “un atto non convenzionale con esito non fatale che la persona ha intrapreso e condotto a compimento, aspettandosi, o accettando il rischio, di morire o di cagionarsi un danno fisico, con l’intento di provocare cambiamenti voluti”. Epidemiologia Il suicidio è una questione importante per la sanità pubblica nell’Unione Europea: causa infatti oltre 58.000 decessi l’anno (Organizzazione mondiale della sanità, 2003). Colpisce persone di ogni età, cultura e gruppi di popolazione diversi. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dei dieci paesi con il più alto tasso di suicidio, nove si trovano in Europa. Lituania, Ungheria e Finlandia sono i paesi dell’Unione Europea, dove il tasso è maggiore. In generale, i paesi meridionali come l’Italia e Cipro presentano tassi inferiori. In tutti i paesi della regione europea, i tassi di suicidio nella popolazione maschile sono superiori a quelli riscontrati in quella femminile. La maggioranza dei suicidi avviene nella fascia d’età 35-44 anni. I tentativi di suicidio sono molto più frequenti dei suicidi. In base agli studi in materia, gli atti suicidari con esito non fatale sono, infatti, almeno 10 volte più frequenti dei suicidi con esito fatale. A differenza di questi ultimi, i comportamenti suicidari con esito non fatale sono più comuni fra gli adolescenti e diminuiscono con l’età (Nock et al., 2008). Tutti i suicidi e i tentativi di suicidio colpiscono direttamente o indirettamente anche altre persone, con un impatto molto forte sui cosiddetti survivors, come il coniuge, i genitori, i figli, i familiari, gli amici, i colleghi www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 9 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio di lavoro e i coetanei di coloro che hanno compiuto un gesto suicidario, sia nell’immediato che nel lungo periodo. Luoghi comuni Intorno al comportamento suicidario, esistono molte concezioni erronee. Di seguito si descrivono i luoghi comuni più diffusi. Non si può prevenire un suicidio Uno dei luoghi comuni più diffuso è quello secondo cui il comportamento suicidario non è prevenibile. La maggior parte delle persone a rischio di suicidio, però, nutre sentimenti contrastanti riguardo alla morte. Perfino coloro che sono affetti da grave depressione dubitano, fino all’ultimo, se continuare a vivere o mettere fine al loro dolore. Inoltre, esistono evidenze scientifiche che dimostrano un effetto preventivo di un nutrito numero di interventi. Parlare di suicidio con qualcuno aumenta il rischio di comportamento suicidario Quando una persona esprime pensieri suicidari, essi non vanno considerati come un semplice grido d’aiuto, bensì come un grido di dolore che indica, per l’appunto, che quella persona è disperata e avverte un profondo dolore emotivo. Parlare di pensieri e piani suicidari non accentua l’intento suicidario né la mancanza di speranza. Al contrario, discutere apertamente dell’ideazione suicidaria in un ambiente familiare può costituire un efficace metodo preventivo/terapeutico. Inoltre, parlare di suicidio può salvare una vita poiché incoraggia a cercare aiuto. Il suicidio è una reazione normale a una situazione anormale Il suicidio non è una reazione normale e adeguata a quelli che possono essere, ad esempio, eventi o situazioni di vita estremamente stressanti. Il suicidio è una reazione inusuale e inadeguata a una situazione abbastanza normale. Nella vita tutti dobbiamo affrontare situazioni di stress o eventi negativi che si verificano spesso, ma non tutti sviluppiamo pensieri o piani suicidari. Le persone che parlano di suicidio non tenteranno di commetterlo né si suicideranno La maggior parte delle vittime di suicidio e di coloro che lo hanno tentato aveva comunicato i propri pensieri suicidari prima di compiere l’atto. È quindi molto importante non sottovalutare alcuna manifestazione di pensieri suicidari e incoraggiare la persona a cercare aiuto. www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 10 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio La comprensione del comportamento suicidario È stato chiaramente dimostrato che il comportamento suicidario è un problema molto complesso e multifattoriale. Non vi è mai una singola causa e si sviluppa sempre come conseguenza di un’interazione tra fattori di rischio, associati alla mancanza di fattori protettivi. I fattori di rischio hanno caratteristiche tali da aumentare la probabilità che un soggetto consideri l’idea del suicidio, tenti il suicidio o lo commetta. Tra di essi troviamo: malattie psichiatriche (ad es. un disturbo depressivo, un disturbo da uso di sostanze), un disturbo somatico (ad es. condizioni mediche che causano dolore cronico), esperienze negative precoci (ad es. perdita genitoriale in tenera età, abusi), caratteristiche personali (ad es. mancanza di speranza, impulsività) e pregressi comportamenti suicidari. I fattori di rischio non sono fissi e possono cambiare da un paese all’altro. I fattori protettivi hanno caratteristiche tali da diminuire la probabilità che un soggetto consideri l’idea del suicidio, tenti il suicidio o lo commetta. Tra i fattori potenzialmente protettivi si possono includere i seguenti esempi: un’immagine positiva di sé, adeguate abilità di problem solving, comportamento volto alla ricerca di aiuto, sostegno sociale… Nella Figura 3 è descritto un modello bio-psico-sociale integrato, basato sull’impatto che i fattori di rischio biologici, psicologici, psichiatrici e sociali possono avere sullo sviluppo di un comportamento suicidario. Il modello si focalizza su tre fattori chiave: fattori legati ai tratti di personalità, quali i fattori genetici, biologici e psicologici (ad es. disfunzioni della serotonina, della personalità e psicologiche cognitive); caratteristiche legate allo stato emotivo, quali la depressione e la mancanza di speranza, influenzate dagli agenti stressanti che possono intervenire nella vita (ad es. crisi economica, problemi sociali, violenza domestica) o da un disturbo psichiatrico; fattori di soglia che possono avere l’effetto di abbassare o innalzare la soglia di rischio. Ad esempio, l’accesso a mezzi letali può abbassare la soglia che porta al comportamento suicidario, mentre un sistema sanitario accessibile può avere un effetto protettivo ed evitare che le persone sviluppino tale comportamento. www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 11 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio Figura 3: Un modello esplicativo del comportamento suicidario (van Heeringen, 2001) Fattori genetici Esperienze di vita precoci Fattori biologici Fattori psicologici VULNERABILITÀ Problemi sociali Disturbo psichiatrico FATTORI DI STRESS Fattori che abbassano o innalzano la soglia Fattori che aumentano il rischio: I mezzi di comunicazione Esempi di suicidio Accesso a mezzi letali Mancanza di sostegno sociale Fattori protettivi: Conoscenza e atteggiamenti riguardanti il sistema sanitario Accessibilità alle cure necessarie per la salute mentale Sostegno sociale Diagnosi e trattamento Programmi di prevenzione COMPORTAMENTO SUICIDARIO www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 12 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio III. Strategie chiave nella prevenzione del suicidio Negli ultimi due decenni, in Europa, sono state sviluppate numerose strategie per la prevenzione del suicidio. Il presente documento descrive quelle maggiormente utilizzate e dimostratesi efficaci in termini di riduzione dei tassi di suicidio. Livelli d’intervento Le strategie di prevenzione del suicidio possono essere classificate in base a tre livelli d’intervento mirati a una determinata fetta della popolazione. Il modello USI (Universale-Selettivo-Indicato) definisce tre livelli di prevenzione: prevenzione universale, prevenzione selettiva e prevenzione indicata (Gordon, 1983; Nordentoft, 2011). Per garantire un’efficace politica di prevenzione del suicidio, si raccomanda di operare su tutti e tre i livelli, poiché la prevenzione del suicidio richiede un approccio multisettoriale che preveda varie attività da realizzare a vari livelli d’intervento. Prevenzione universale rivolta a tutta la popolazione ad es. attraverso una campagna di sensibilizzazione sulla resilienza mentale Prevenzione selettiva rivolta a gruppi di popolazione a maggior rischio di suicidio ad es. educando gli operatori assistenziali (gatekeeper) a riconoscere i sintomi di un disturbo depressivo Prevenzione indicata rivolta a soggetti che sono già entrati nel processo suicidario ad es. migliorando il trattamento diretto alle persone a rischio di suicidio www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 13 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio Strategie chiave nella prevenzione del suicidio Le seguenti strategie sono quelle normalmente impiegate nei piani d’azione nazionali per la prevenzione del suicidio nell’UE e al di fuori dell’UE. La scelta di queste strategie si basa su una rassegna della letteratura e delle buone prassi, condotta nell’ambito del progetto Euregenas. È stata, inoltre, effettuata una ricerca nella letteratura internazionale, utilizzando “Web of Science” (gennaio 2000 - aprile 2013). Le strategie selezionate operano su diversi livelli d’intervento che vanno dalla prevenzione universale, passando per quella selettiva, fino alla prevenzione indicata (vedi Tabella 1). Alcune strategie si concentrano su un unico livello di prevenzione (ad es. i programmi rivolti a gruppi vulnerabili si concentrano sulla prevenzione selettiva), altri combinano livelli diversi (ad es. la promozione della salute mentale può includere sia la prevenzione universale sia quella selettiva). Tabella 1. Strategie selezionate e livelli d’intervento LIVELLI D’INTERVENTO PREVENZIONE STRATEGIE 1. UNIVERSALE Promozione della salute X PREVENZIONE SELETTIVA PREVENZIONE INDICATA X mentale 2. Istituzione di linee telefoniche X X X X di aiuto e servizi di aiuto online 3. Attività educativa rivolta a professionisti (mentale), della moderatori X salute di comunità e giornalisti X 4. Programmi rivolti a gruppi vulnerabili X 5. Programmi rivolti a gruppi ad alto rischio 6. Limitazione dell’accesso a X X X metodi letali www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 14 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio STRATEGIA 1 Promozione della salute mentale Le strategie di promozione della salute mentale possono contribuire alla prevenzione del suicidio grazie all’efficacia che, spesso, risultano avere in termini di rafforzamento di fattori di protezione rispetto al comportamento suicidario, quali resilienza, inclusione sociale, ambienti sicuri (ad es. ambienti scolastici e di lavoro sicuri). Balfour (2007) descrive la promozione della salute mentale come: “il processo che consente agli individui e alle comunità di avere il controllo della propria vita e migliorare la propria salute mentale. Esso cerca di aumentare l’autostima, le capacità e le abilità di adattamento (resilienza), il sostegno familiare e della comunità, nonché di modificare gli ambienti economici e sociali più ampi che influenzano la salute mentale”. La promozione della salute mentale prevede l’impiego di varie strategie, attuabili a livello individuale, a livello di comunità o a entrambi i livelli: le strategie che si concentrano sugli individui sono finalizzate ad aumentarne la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai problemi di salute mentale, attraverso lo sviluppo di abilità personali, autostima, strategie di adattamento (resilienza), abilità di problem solving e attraverso l’autoaiuto, che determinano un aumento della capacità di affrontare i momenti di passaggio e lo stress nella vita. Esempi di strategie di questo genere sono i programmi di prevenzione nelle scuole e gli strumenti di auto-aiuto online; a livello di comunità, le strategie per la promozione della salute mentale si concentrano sull’aumento dell’inclusione e della coesione sociale. Tra di esse figurano opere di sensibilizzazione, destigmatizzazione e riduzione della discriminazione, attraverso lo sviluppo di ambienti favorevoli (ad es. reti di auto-aiuto) in diversi contesti, ad es. la scuola, il posto di lavoro, il circolo sportivo, un centro comunitario, residenze per anziani, ecc.; alcune strategie, infine, combinano azioni a livelli diversi. Per esempio, si possono lanciare campagne di sensibilizzazione finalizzate a migliorare le attitudini nei confronti del disturbo depressivo (livello di comunità) e favorire un comportamento volto alla ricerca di aiuto (livello individuale). In base agli studi in materia, campagne simili ottengono effetti significativi sugli atteggiamenti nei confronti del disturbo depressivo, ma non si avvertono effetti diretti sulla riduzione del tasso dei suicidi, né sull’aumento delle richieste d’aiuto o del ricorso agli antidepressivi (Mann et al., 2005; van der Feltz-Cornelis et al., 2011). [Immagini di FreeDigitalPhotos.net] www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 15 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio STRATEGIA 2 Istituzione di linee telefoniche di aiuto e servizi di aiuto online Le strategie che consentono alle persone a rischio di suicidio di avere un accesso migliore ai servizi di aiuto possono essere utili nel prevenire il suicidio. Negli ultimi decenni, sempre più paesi e regioni hanno iniziato a offrire linee telefoniche di aiuto e servizi di aiuto online che sembrano essere un buon canale per raggiungere le persone a rischio di suicidio, oltre ai servizi sanitari esistenti che offrono assistenza sanitaria d'urgenza. Linee telefoniche di aiuto (helpline) Molti paesi hanno linee telefoniche dedicate specificatamente alle persone a rischio di suicidio e che offrono aiuto nella gestione della crisi. Sono pochi gli studi che hanno esaminato l’efficacia di queste linee telefoniche ma la maggior parte di essi evidenzia un effetto positivo (De Leo et al., 2002; Mishara et al., 2007; Kalafat et al., 2007; Leitner et al., 2008). Secondo una recente indagine condotta online fra le persone che chiamano i Samaritans (linea telefonica di aiuto nazionale per la prevenzione del suicidio nel Regno Unito), i chiamanti hanno riferito alti livelli di soddisfazione per il servizio e hanno trovato utile questo tipo di contatto (Coveney et al., 2012). Servizi di aiuto online Nell’ultimo decennio, sempre più persone hanno cercato aiuto online. Internet offre una serie di possibilità nella prevenzione del suicidio. Molte linee telefoniche di aiuto hanno ampliato i loro servizi con mezzi di comunicazione quali l’e-mail e la chat, estendendoli anche ai siti dei social network. La possibilità di rimanere anonimi e di ricevere informazioni personalizzate incoraggia a cercare aiuto. In tal modo, i servizi di salute mentale online possono contribuire a rendere accessibile l’aiuto e ad abbassare la soglia d’accesso all’assistenza sanitaria e alla prevenzione. (Christensen et al., 2002; Gilat and Shahar, 2007). Uno dei risultati del progetto Euregenas sarà lo sviluppo di linee guida etiche, di criteri di qualità e di un modello concettuale da implementare sul web per la prevenzione del suicidio con l’impiego di supporti tecnologici. [Immagini di FreeDigitalPhotos.net] www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 16 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio STRATEGIA 3 Attività educativa rivolta a professionisti della salute (mentale), community facilitators e giornalisti Attività educativa rivolta a professionisti della salute mentale e community facilitators Una strategia usata frequentemente per la prevenzione del suicidio consiste in attività educative rivolte a professionisti della salute (mentale), community facilitators ed operatori assistenziali (gatekeeper). Ciò viene realizzato attraverso la formazione o la stesura di linee guida destinate a tali attori chiave. In generale, la ricerca mostra che l’erogazione di formazione in tema di prevenzione del suicidio è una strategia efficace (Andriessen e van den Brande, 2001; Capp et al., 2001; Matheson et al., 2005; Ramberg e Wasserman, 2004). Le attività di formazione si sono rivelate efficaci nel migliorare le conoscenze, gli atteggiamenti e la fiducia rispetto alla prevenzione del suicidio (Brunero et al., 2008; Gask et al., 2006; Hayes et al., 2008; Oordt et al., 2009). La formazione può essere erogata a gruppi target diversi. L’attività educativa rivolta ai medici di base (MB) affinché riescano a riconoscere e a curare il disturbo depressivo, l’ideazione e i comportamenti suicidari è una delle strategie più efficaci per la prevenzione del suicidio (van der Feltz-Cornelis et al., 2011). Ulteriori evidenze dimostrano che gli infermieri (Appleby et al., 2000; Dennis et al., 2001; Fenwick et al., 2004) e gli studenti di psicologia (McNiel et al., 2008) ricavano benefici dalla formazione, in quanto essa migliora le loro abilità relative alla valutazione del rischio, all’analisi dei bisogni di assistenza sanitaria e all’organizzazione di interventi per la prevenzione del suicidio. Ma anche i cosiddetti community facilitators, quali insegnanti, psicoterapeuti, addetti alla prevenzione, animatori giovanili e fornitori di servizi di assistenza geriatrica, possono svolgere un ruolo importante nell’individuazione delle persone a rischio e nell’invio di soggetti a rischio di suicidio a cure specialistiche. Ad esempio, la formazione di insegnanti e animatori giovanili, mirata al riconoscimento dei segnali d’allarme rivelatori di un comportamento suicidario e all’apprendimento delle modalità d’intervento e d’invio a specialisti in situazioni di crisi, si è rivelata efficace (Chagnon et al., 2007). Inoltre, gli stessi moderatori di comunità considerano necessarie le attività di formazione (Hawgood et al., 2008; Palmieri et al., 2008; Ramberg and Wasserman, 2004). Tuttavia, quando si eroga formazione agli insegnanti, si raccomanda d’inserire queste attività di formazione in una prospettiva e una politica per la salute mentale più ampie. [Immagini di FreeDigitalPhotos.net] www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 17 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio Tra gli altri operatori assistenziali (gatekeeper) coinvolti nell’ambito di programmi di formazione per la prevenzione del suicidio vi sono preti (Hegerl et al., 2006), poliziotti (Mishara e Martin, 2012; Pinfold et al., 2003; Watson et al., 2004), farmacisti (Bell et al., 2006), e guardie carcerarie (Pompili et al., 2009). Attività educativa rivolta ai giornalisti Gli studi, le revisioni sistematiche e le meta analisi relative al ruolo dei resoconti di suicidi riportati dai media hanno costantemente evidenziato che la presentazione di notizie di suicidio può portare a comportamenti suicidari di tipo imitativo, soprattutto quando si descrive il metodo usato per suicidarsi o quando si riporta il suicidio di una celebrità (Pirkis e Blood, 2001; Sisask e Värnik, 2012; Stack, 2000; Stack, 2005). Pertanto, molti paesi hanno sviluppato linee guida e programmi di formazione per giornalisti, compiendo un’opera di sensibilizzazione sul ruolo cruciale che questi hanno nella prevenzione del suicidio. È stato dimostrato che le linee guida per i mezzi di informazione hanno un impatto sulla qualità dei reportage sui comportamenti suicidari (Niederkrotenthaler and Sonneck, 2007). Va notato, tuttavia, che non tutti gli studi sulla formazione e sulla pratica di fornire linee guida mirate ai giornalisti hanno prodotto risultati positivi (Goldney, 2005; Mann et al., 2005). Oltre alle linee guida per i mezzi di comunicazione, alcuni paesi (ad es. Australia, Belgio e Danimarca) organizzano premi nel campo dei media da conferire ai giornalisti che presentano in modo responsabile le notizie riguardanti un suicidio. Dalle ricerche, emerge come i premi nel settore dei media siano valutati positivamente dai giornalisti e come possano contribuire, in quanto tali, in modo costruttivo all’attuazione delle linee guida relative (Dare et al., 2011). Uno dei risultati del progetto Euregenas sarà lo sviluppo di linee guida mirate alla prevenzione del suicidio, indirizzate a insegnanti e personale scolastico, nonché linee guida specifiche per il luogo di lavoro e per i giornalisti. www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 18 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio STRATEGIA 4 Programmi rivolti a gruppi vulnerabili Alcune popolazioni presentano un rischio maggiore di sviluppare comportamenti e pensieri suicidari, ad es. chi ha subito una perdita di una persona cara per suicidio (survivor), le minoranze e fasce d’età specifiche. Al momento di organizzare strategie, è importante essere consapevoli dell’esistenza di questi gruppi vulnerabili e organizzare quindi degli interventi su misura. Va notato che l’elenco fornito qui di seguito dei gruppi di popolazione vulnerabili non è esaustivo e che il rischio di sviluppare un comportamento suicidario all’interno di un determinato gruppo può cambiare nel corso del tempo, in base a fattori culturali o sociali. Soggetti che hanno subito una perdita per suicidio (survivor) Il suicidio e la malattia psichiatrica che colpiscono i familiari sono considerati fattori di rischio che possono favorire lo sviluppo di comportamenti suicidari. Chi ha perso un parente, o un’altra persona importante nella sua vita, a causa di suicidio, corre pertanto un rischio maggiore di sviluppare malattie fisiche o psicologiche e un comportamento suicidario (Beautrais, 2004; Qin et al., 2002). Numerosi paesi, ad es. il Regno Unito, il Belgio e la Svezia, hanno sviluppato azioni preventive mirate ai soggetti che hanno subito una perdita per suicidio (survivor), organizzando reti e gruppi di supporto a loro dedicati, sviluppando risorse che possono essere sfruttate per affrontare il suicidio di un familiare oppure istituendo una linea telefonica di aiuto per chi ha subito un lutto. Minoranze Le persone appartenenti a minoranze sessuali (LGBT, acronimo che indica le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e a minoranze etniche sono riconosciute come gruppi vulnerabili, che potrebbero sviluppare comportamenti suicidari. Le persone lesbiche, gay o bisessuali sembrano correre un rischio maggiore rispetto agli eterosessuali di sviluppare un disturbo mentale, un’ideazione suicidaria, di fare uso improprio di sostanze e di commettere autolesionismo intenzionale. Da almeno 16 studi condotti su giovani appartenenti alle categorie lesbiche, gay e bisessuali (LGB) è emerso un numero elevato di tentativi di suicidio, con percentuali che variano dal 20 al 53% (Haas et al., 2011; McDaniel, Purcell e D’Augelli, 2001; Savin-Williams, 2001b; van Heeringen e Vincke, 2000). Lo stesso vale per le persone transgender, i cui tassi di tentativi di suicidio, secondo gli studi, sono elevati (Dhejne et al., 2011; Mathy, 2002). [Immagini di FreeDigitalPhotos.net] www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 19 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio Uno studio europeo multicentrico ha rivelato che i tassi dei tentativi di suicidio fra gli immigrati in Europa, appartenenti ad altre culture o paesi dove il numero di suicidi è più alto, sono maggiori rispetto a quelli riferiti per la popolazione autoctona (Bursztein-Lipsicas et al., 2011). Pertanto, in alcuni paesi (ad es. la Germania), sono state ideate campagne rivolte specificatamente agli immigranti. Gli anziani e i giovani Quando si confrontano i rischi di suicidio in diverse fasce d’età, sono due i dati che emergono dagli studi: i tassi di suicidio sono particolarmente alti fra gli anziani (De Leo e Spathonis, 2004), mentre i tassi relativi al comportamento suicidario con esito non fatale sono maggiori fra i giovani (Nock et al., 2008). Una recente revisione dei programmi di prevenzione mirati agli anziani ha evidenziato l’efficacia della maggior parte di essi (valutati scientificamente) nel diminuire i pensieri e i sentimenti depressivi o l’ideazione suicidaria o i tassi di suicidio (Lapierre et al., 2011). La maggior parte dei programmi s’incentrava sulla riduzione dei fattori di rischio, ad es. riducendo l’isolamento e migliorando lo screening e il trattamento del disturbo depressivo. Sono invece pochi i programmi finalizzati al rafforzamento dei fattori protettivi, quali ad es. il miglioramento della resilienza e la promozione di un invecchiamento attivo: questo potrebbe essere un approccio innovativo ed efficace (Lapierre et al., 2011). I risultati dei programmi di prevenzione del suicidio, rivolti agli adolescenti, come quelli nelle comunità e nelle scuole (nel programma di studio), sono eterogenei (Mann et al., 2005). Per concludere, al momento di organizzare strategie per la prevenzione del suicidio, si raccomanda vivamente di sviluppare interventi mirati e personalizzati nei confronti dei gruppi di popolazione vulnerabili. Alcuni esempi di interventi sono: il rafforzamento della resilienza dei gruppi vulnerabili; la prestazione di un supporto specifico ai gruppi vulnerabili (attraverso gruppi di supporto, linee telefoniche di aiuto, programmi di sensibilizzazione, opuscoli,…); il miglioramento dell’accessibilità alle cure da parte dei gruppi vulnerabili. la realizzazione di un’opera di sensibilizzazione (e in alcuni casi la lotta contro lo stigma) fra i gruppi vulnerabili, educando la popolazione, gli operatori assistenziali (gatekeeper) e i professionisti della salute (mentale). www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 20 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio STRATEGIA 5 Programmi rivolti a gruppi ad alto rischio I programmi rivolti a gruppi ad alto rischio sono finalizzati allo sviluppo di strategie per lo screening, la cura e il trattamento di soggetti seriamente a rischio di suicidio. Tra questi, chi tenta il suicidio e chi è affetto da disturbi psichiatrici ha maggiori probabilità di sviluppare piani e pensieri suicidari. Migliorare i servizi di assistenza post-cura (“after-care”) per chi ha tentato il suicidio Una storia di tentati suicidi si è più volte rivelata uno dei fattori predittivi più forti di un futuro comportamento suicidario (Oquendo, Galfalvy, Russo et al., 2004; Tidemalm et al., 2008). È importante, pertanto, elaborare strategie efficaci di “after-care” per assistere queste persone. Le ricerche dimostrano che il contatto di follow-up con chi ha tentato il suicidio può ridurre i tassi di suicidio. Nella loro estesa rassegna delle strategie per la prevenzione, incentrate sui contatti di follow-up, Luxton, June e Comtois (2013) hanno messo in evidenza l’effetto preventivo dei contatti di questo tipo che possono consistere in chiamate e invio di cartoline, sms ed e-mail. Migliorare i servizi di assistenza per gli individui affetti da disturbi psichiatrici Non esiste una sola causa di suicidio, sebbene esso possa essere associato a disturbi psichiatrici in una percentuale che arriva fino al 90% dei soggetti che lo portano a termine. Sfortunatamente, un’altissima percentuale (fino all’80% di quei casi), al momento della morte, risultava non aver ricevuto alcun trattamento (Lopez et al., 2006). Esiste un rischio più alto di comportamento suicidario in molti disturbi psichiatrici, ad es. il disturbo depressivo, i disturbi legati all’abuso di alcol e di sostanze, la schizofrenia, i disturbi bipolari, i disturbi dell’alimentazione e i disturbi d’ansia (Hawton e van Heeringen, 2009). La prevenzione dei tentativi di suicidio e del suicidio attraverso procedure diagnostiche e trattamenti adeguati di tali disturbi è, pertanto, una priorità alta nei contesti clinici. Esistono, per [Immagini di FreeDigitalPhotos.net] www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 21 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio esempio, prove inconfutabili della possibilità di ridurre i tassi di suicidio attraverso una prevenzione e un trattamento adeguato del disturbo depressivo, dell’abuso di alcol e di sostanze (OMS, 2012). Migliorare il trattamento delle persone a rischio I dati emersi da una recente indagine mondiale indicano che il 44% delle persone a rischio di suicidio nei paesi ad alto reddito non ricevono alcuna forma di trattamento (Bruffaerts, et al., 2011). Gli investimenti nel trattamento farmacologico e psicoterapeutico delle persone a rischio dovrebbe essere una priorità nella cura della salute mentale. È stato dimostrato che il trattamento farmacologico contribuisce alla diminuzione del rischio di suicidio in soggetti affetti da vari disturbi mentali (Mann et al., 2005). Ad esempio, tassi più alti di prescrizione di antidepressivi (Moller, 2006) e trattamento a lungo termine con il litio (Baldessarini et al., 2006; Guzzetta et al., 2007) sono correlati a una diminuzione dei tassi di suicidio nei pazienti depressi. Tuttavia, l’impiego di antidepressivi per trattare i giovani depressi può avere effetti negativi, pertanto bisogna usare cautela nel proporlo (Stone et al., 2009). Numerosi studi e revisioni hanno dimostrato l’efficacia del trattamento psicoterapeutico per le persone a rischio di suicidio (Brown et al., 2005; Guo e Harstall, 2004; Mann et al., 2005). Considerato che viviamo in un mondo informatizzato, un'altra area valida e importante per la prevenzione del suicidio è rappresentata dalla prevenzione con l’impiego di supporti tecnologici. Ad es. ha mosso i primi passi e si è già rilevato efficace il trattamento online del disturbo depressivo e di pensieri e comportamenti suicidari, per mezzo di interventi di auto-aiuto. Secondo uno studio controllato randomizzato di van Spijker (2012), i pensieri suicidi, la mancanza di speranza, le preoccupazioni e lo stato di salute delle persone che nutrono tali pensieri sono migliorati in misura significativa in seguito ad un intervento di auto-aiuto. In Nuova Zelanda è stato sviluppato un gioco informatico d’intervento terapeutico cognitivo-comportamentale (‘SPARX’), rivolto ad adolescenti depressi, che si è dimostrato efficace quanto il trattamento abituale (e in alcune condizioni perfino più efficace) nel ridurre sintomi depressivi (Merry et al., 2012). www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 22 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio STRATEGIA 6 Limitazione dell’accesso a metodi letali Le strategie finalizzate a limitare l’accesso a metodi letali sono uno degli sforzi nell’ambito della prevenzione che gode di maggiori prove di evidenza a proprio sostegno, nella riduzione dei tassi di suicidio (Mann et al., 2005; Sarchiapone et al., 2011). Una possibile spiegazione può risiedere nel fatto che tali strategia possono essere attuate piuttosto rapidamente e misurate in maniera relativamente semplice, rispetto ad altre strategie per la prevenzione del suicidio (Florentine e Crane, 2010). Nella loro rassegna, van der Feltz-Cornelis et al. (2011) hanno elencato esempi di interventi, finalizzati a limitare l’accesso fisico a metodi di suicidio: Detossificazione del gas domestico Uso obbligatorio di convertitori catalitici sui veicoli a motore Limitazione all’utilizzo di armi da fuoco, regolato da apposita normativa Limitazione all’utilizzo di pesticidi Limitazione dell’accesso a luoghi elevati, per impedire la possibilità di suicidarsi gettandosi dall’alto: ad. es. istallando recinzioni di sicurezza negli edifici residenziali molto alti o in luoghi elevati da cui ci si potrebbe buttare, come la Torre Eiffel, il Ponte del Porto di Sidney e l’Empire State Building (Lin e Lu, 2006; Beautrais, 2007) Restrizioni alla prescrizione e alla vendita di barbiturici e paracetamolo Impiego di nuovi antidepressivi, a bassa tossicità Restrizioni alla disponibilità di alcolici. I metodi restrittivi non sono privi di rischi. Ridurre le possibilità di ricorrere a un metodo di suicidio non garantisce che quel metodo non venga sostituito da un altro. Ciononostante, come indicato da Nordentoft (2011): “in contesti appropriati, quando la sostituzione è meno probabile, e in associazione a sforzi di prevenzione psicosociale, la limitazione dell’accesso fisico a metodi di suicidio può essere una strategia efficace per la prevenzione del suicidio”. [Immagini di FreeDigitalPhotos.net] www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 23 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio IV. Raccomandazioni finali I vantaggi di un piano d’azione nazionale per la prevenzione del suicidio Negli ultimi decenni, molti paesi e regioni hanno sviluppato programmi regionali e nazionali di vasta portata per la prevenzione del suicidio, ad es. la Finlandia, la Svezia, il Belgio (la regione delle Fiandre), la Danimarca e il Regno Unito. Avere a disposizione una strategia nazionale può essere efficace ai fini della riduzione dei tassi di suicidio. Analizzando i dati riferiti al periodo 1980-2004, Matsubayashi e Ueda (2011) hanno cercato di notare se ci fosse una differenza statisticamente significativa nel tasso di suicidio prima e dopo l’attuazione di programmi nazionali per la prevenzione del suicidio. L’analisi ha rivelato un calo dei tassi di suicidio complessivi, in seguito all’introduzione di programmi per la prevenzione del suicidio su scala nazionale. Nel rapporto ‘Public Health Action for the prevention of suicide: a framework’, l’OMS descrive i componenti chiave di una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio. Questi sottolineano l’importanza di: Obiettivi chiari Una visione chiara dei fattori di rischio e dei fattori protettivi Interventi efficaci Strategie di prevenzione a diversi livelli Miglioramento della registrazione dei casi e conduzione di ricerche Monitoraggio e valutazione. Il piano d’azione fiammingo per la prevenzione del suicidio include inoltre i criteri seguenti per la selezione degli interventi: Specificità degli interventi per il suicidio Convenienza economica degli interventi Qualità delle prove di evidenza degli interventi Opportunità di attuazione degli interventi. www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 24 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio Inoltre, un piano d’azione dovrebbe essere multi-settoriale, dal momento che la prevenzione del suicidio è una questione importante non solo per il settore sanitario. Le iniziative potrebbero essere incoraggiate stabilendo un obiettivo numerico comune in termini di salute (ad es. porsi la finalità di diminuire il tasso di suicidio di una determinata percentuale in un determinato arco temporale). Infine, occorre prestare particolare attenzione alla sostenibilità delle strategie e delle azioni elaborate. “Gli interventi di prevenzione del suicidio dovrebbero essere multimodali, basati su prove di evidenza, guidati da specifiche ipotesi verificabili e realizzati tra popolazioni di grandezza sufficiente da poter produrre risultati generalizzabili e affidabili.” (Mann et al., 2005) La necessità di ricerca Occorre compiere più ricerche nel campo della prevenzione del suicidio. Si raccomanda pertanto vivamente di includere la ricerca nell’ambito di una strategia di prevenzione. La ricerca può contribuire a migliorare le conoscenze relative a: Epidemiologia dei suicidi e dei tentati suicidi Fattori di rischio e protettivi del comportamento suicidario La neurobiologia del comportamento suicidario Efficacia delle azioni e delle strategie di prevenzione. S’incoraggia inoltre a effettuare più ricerche a livello locale e regionale, poiché l’ideazione suicidaria può essere influenzata da marcate differenze socioculturali. La biblioteca online di Euregenas Nell’ambito del Pacchetto di Lavoro 4 del progetto Euregenas, è stata sviluppata una biblioteca online che raccoglie testi della letteratura e buone prassi sulla prevenzione del suicidio, in grado di fornire una panoramica esauriente e aggiornata della situazione attuale nell’Unione Europea. www.euregenas.eu/online-library www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 25 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio Link Per maggiori informazioni sulla prevenzione del suicidio, consultare i siti web dell’Organizzazione mondiale della sanità e dell’Associazione internazionale per la prevenzione del suicidio. ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ (OMS) L’OMS è l’autorità di direzione e coordinamento per la sanità delle Nazioni Unite, responsabile di fornire una guida sulle questioni relative alla salute globale, definire l’agenda per la ricerca in campo sanitario, stabilire norme e standard, articolare opzioni politiche basate su prove di evidenza, fornire supporto tecnico ai paesi, monitorare e valutare le tendenze della salute. L’OMS dispone di molte risorse nel campo della prevenzione del suicidio. www.who.com ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE PER LA PREVENZIONE DEL SUICIDIO (IASP) La IASP è un’organizzazione non governativa, affiliata ufficialmente all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che si occupa di prevenzione del suicidio. È impegnata a prevenire il comportamento suicidario, alleviandone gli effetti, e a fornire un forum agli studiosi, ai professionisti della salute mentale, ai lavoratori nei centri di crisi, ai volontari e ai superstiti di un suicidio. Fondata dal Professore Erwin Ringel e dal Dr. Norman Farberow nel 1960, la IASP riunisce ora professionisti e volontari di oltre 50 paesi. Ogni anno, il 10 settembre, la IASP organizza la “Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio”, un’occasione offerta a tutti i settori della comunità di unirsi alla IASP e all’OMS per richiamare l’attenzione pubblica sul carico e sui costi inaccettabili del comportamento suicidario con diverse attività, volte a favorire la comprensione del suicidio e ad evidenziare le attività efficaci di prevenzione . www.iasp.info www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 26 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio Glossario Comportamento autodistruttivo/autolesionismo intenzionale/lesioni corporali autoinflitte. I vari metodi utilizzati dagli individui per causare un danno a sé stessi: per esempio procurarsi tagli, violenza autoinflitta, overdose o comportamenti deliberatamente avventati. Comportamento suicidario con esito non fatale. Atto non convenzionale con esito non fatale che il soggetto ha intrapreso e condotto a compimento, aspettandosi, o accettando il rischio, di morire o di cagionarsi un danno, con l’intento di provocare cambiamenti voluti (De Leo et al., 2004). Il comportamento suicidario con esito non fatale può includere il tentativo di suicidio, l’autolesionismo intenzionale e l’auto-avvelenamento intenzionale, con o senza lesioni. Contagio. Un fenomeno per cui alcune persone vengono influenzate e indotte ad adottare un comportamento suicidario quando vengono a conoscenza di atti suicidari di un’altra persona. Disturbo (di salute) mentale / disturbo psichiatrico / malattia mentale. Un disturbo (di salute) mentale o un disturbo psichiatrico è una malattia diagnosticabile, caratterizzata da alterazioni del pensiero, dell’umore o del comportamento (ovvero una combinazione di essi), associata a una sofferenza che interferisce in misura notevole con le abilità cognitive, emozionali o sociali dell’individuo. Fattori di rischio (per il comportamento suicidario). Quei fattori che possono favorire lo sviluppo di pensieri suicidari e/o tentati suicidi. Rientrano nella locuzione ‘fattori di rischio’ i fattori biologici, psicologici o sociali legati alla sfera individuale, familiare e ambientale. Fattori protettivi (per il comportamento suicidario). Quei fattori che scongiurano il rischio che gli individui sviluppino pensieri suicidari e/o tentino il suicidio. Rientrano nella locuzione ‘fattori protettivi’ i fattori biologici, psicologici o sociali, legati alla sfera individuale, familiare e ambientale. Ideazione e comportamenti suicidari. Un processo complesso che può variare dal nutrire pensieri suicidari al pianificare il suicidio e portarlo a termine. Il comportamento suicidario è la conseguenza dell’interazione di fattori biologici, genetici, psicologici, sociali, ambientali e situazionali (Hawton e van Heeringen, 2009). Intento suicidario. Attesa e desiderio soggettivi di compiere un atto auto-distruttivo che termini con la morte. Operatori assistenziali (Gatekeeper). Persone all’interno della comunità che sono abitualmente a stretto contatto con un gran numero di membri della comunità; possono essere formate affinché siano in grado di riconoscere persone a rischio di suicidio e inviarle da uno specialista o presso un centro di supporto, in base a quanto ritenuto più opportuno. Postvention. Una strategia o un approccio attuati dopo il verificarsi di una crisi o di un evento traumatico. Prevenzione. Una strategia o un approccio che riduce la probabilità del rischio d’insorgenza (o ritarda l’insorgenza) di problemi dagli effetti negativi per la salute o riduce il danno cagionato da determinate condizioni o comportamenti. www.euregenas.eu Num. di contratto 20101203 Co-finanziato dal Programma dell'UE per la salute 27 di 35 PL 6 - Linee guida per la prevenzione del suicidio Prevenzione del suicidio con l’impiego di supporti tecnologici (Technology Based Suicide Prevention TBSP). Programmi progettati per la prevenzione del suicidio con l’impiego di supporti tecnologici, ricorrendo a tecnologie avanzate di vario genere, come internet, smartphone e tablet. Sono inclusi tra i programmi che impiegano supporti tecnologici anche i siti web educazionali e interattivi, i giochi “seri”, il trattamento online, ecc. Problema di salute mentale. Abilità cognitive, sociali o emozionali ridotte, ma non in misura tale da essere considerate come un disturbo mentale. Rischio di suicidio. Il grado di pericolo per sé stesso che un individuo affronta sulla base dell’assenza o della presenza di comportamenti suicidari e fattori associati alla probabilità del suicidio. Salute mentale. La salute mentale è uno stato di benessere in cui l’individuo realizza le proprie capacità, riesce a far fronte alle normali tensioni della vita, a lavorare in modo produttivo ed è in grado di dare un contributo alla comunità. In quest’accezione positiva, la salute mentale è il fondamento del benessere individuale e del funzionamento efficace di una comunità (OMS, 2010). Segnali di preavviso. Indicazioni per cui un individuo si può ritenere a rischio di suicidio. Soggetti che hanno subito una perdita per suicidio (survivor). Membri della famiglia, persone che hanno importanza nella vita del suicida o conoscenti che hanno sperimentato la perdita di una persona cara a causa del suicidio. Talvolta l’espressione ‘sopravvissuti a un suicidio o survivor di un suicidio’ è utilizzata anche per indicare i sopravvissuti a un tentativo di suicidio. Sopravvissuti a un tentativo di suicidio. Individui che sono sopravvissuti a un precedente tentativo di suicidio. Suicidio (o ‘comportamento suicidario con esito fatale’). Un atto con esito fatale che la persona deceduta, consapevole dell’esito potenzialmente fatale o aspettandoselo, ha intrapreso e condotto a compimento con l’intento di provocare cambiamenti voluti (De Leo et al., 2004). Valutazione del rischio. Il processo di quantificazione della probabilità che un individuo cagioni un danno a sé stesso o ad altri. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI PER IL GLOSSARIO: National Strategy for Suicide Prevention: Goals and Objectives for action. Rockville, MD: U.S. Department of Health and Human Services, Public Health Service, 2001 [Strategia nazionale per la prevenzione del suicidio: finalità e obiettivi di attuazione. 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