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Patente a rischio per chi soffre di apnee notturne
Patente a rischio per chi soffre di apnee notturne Scritto da Rivista Tir 17 febbraio 2016 Numeri alla mano un incidente su cinque è causato direttamente o indirettamente da un’eccessiva sonnolenza. Stanchezza, sonnolenza, colpi di sonno capitano a tutti, basta aver dormito male la notte prima o aver esagerato a tavola o, magari, aver preso alcuni farmaci; non tutti sanno però che queste condizioni sono anche fra le cause più frequenti degli incidenti stradali. È anche per questo che ora chiunque vorrà conseguire o rinnovare la patente di guida in Italia, oltre a disturbi neurologici e patologie di varia natura, dovrà dichiarare se è affetto - e se in cura - per disturbi da sonno causati da apnee ostruttive notturne, una delle malattie del sonno più diffuse, caratterizzata da ripetuti episodi di pause della respirazione durante il sonno che provoca una riduzione della concentrazione di ossigeno nel sangue con una serie di conseguenze più o meno gravi. Il 13 gennaio scorso, infatti, è stata recepita la Direttiva Ue sul rilascio e sul rinnovo delle patenti che nell’articolo 2 prescrive: “La patente di guida non deve essere né rilasciata né rinnovata a candidati o conducenti affetti da disturbi del sonno causati da apnee ostruttive notturne (Osas, NdR) che determinano una grave ed incoercibile sonnolenza diurna, con accentuata riduzione delle capacità dell’attenzione non adeguatamente controllate con le cure prescritte”. Saranno esami medici a valutare le situazioni di volta in volta e a stabilire l’idoneità o meno alla guida. E in ogni caso, la validità della patente sarà limitata: non più di tre anni per le patenti del gruppo A e B, non più di uno per quelle professionali del gruppo C e D. Come precisa il provvedimento, il medico incaricato di valutare lo stato di salute di chi richiede la patente “sottopone a particolare valutazione i soggetti per i quali sussistono sintomi riconducibili alla sindrome da apnea ostruttiva notturna”. Nei casi sospetti, l’accertamento dei requisiti di idoneità psichici e 鐔sici sarà demandato alla commissione medica locale (CML). Mentre la direttiva Ue chiariva che, in questi casi, “si può consigliare di non guidare 鐔no alla conferma della diagnosi”, il testo pubblicato sulla Gazzetta Uf鐔ciale italiana non fa alcuna menzione in merito. Attualmente non è chiaro, quindi, cosa succede nell’attesa che vengano completati tutti gli accertamenti per chi è in attesa di rinnovo o rilascio di patente. L’Osas e l’autotrasporto Una vita sedentaria, una alimentazione non regolare, il ritmo sonno/veglia altrettanto alterato sono fra i fattori che possono causare i disturbi del sonno e la sindrome da apnee ostruttive; l’autotrasporto è quindi fra i settori più a rischio. Per questo motivo, l’Albo degli Autotrasportatori sta lavorando a un’attività di ricerca che fornisca una panoramica dettagliata sull’Osas e il mondo dell’autotrasporto. In particolare, si vuole evidenziare dal punto di vista scienti鐔co l’eventuale correlazione fra stile di vita e Osas, tra Osas e near miss (quasi incidenti) o incidenti stradali, individuando alla luce di questi dati i possibili interventi che il Comitato Centrale dell’Albo può compiere – attraverso campagne di sensibilizzazione, ad esempio – per promuovere la conoscenza del fenomeno, per favorire la diagnosi e per la cura. I numeri della sindrome d’apnea ostruttiva del sonno Per capire l’entità del fenomeno di cui stiamo parlando basta citare alcuni dati. Secondo l’articolo “Incidenti stradali e la sindrome d’apnea ostruttiva del sonno: una metodologia per calcolare il peso relativo degli infortuni”, pubblicato sulla rivista scienti鐔ca Chronic Respiratory Disease a 鐔rma, fra gli altri del dottor Sergio Garbarino, specialista e ricercatore dell’Università di Genova e consulente della Commissione Trasporti, il 7% degli incidenti stradali è attribuibile all’Osas. Se si considera che nel 2014 in Italia ne sono stati registrati 248.000 con 3.300 morti e 174.000 feriti, quelli causati dalla sindrome da apnee ostruttive notturne sono stati 7.360 provocando 231 morti e 12.180 feriti. In generale, stando a quanto pubblicato sul portale Informasonno.it, dell’omonima associazione fondata dal dottor Gianluca Rossato, responsabile del Centro di Medicina del Sonno dell’Ospedale Sacro Cuore di Negrar, 13 milioni di italiani hanno disturbi del sonno e 1000 persone all’anno sono vittime di colpi di sonno. Si tratta di un fenomeno dunque molto diffuso a cui spesso però non viene dato il giusto peso, basti pensare che il 73% di chi ne soffre non si è mai rivolto ad un medico, eppure il 70% delle persone assume sonniferi da almeno due anni senza controllo medico. Si calcola, in鐔ne, che 2 milioni di italiani soffrano di apnee da sonno. La situazione in Europa Guardando la situazione del resto d’Europa così come fotografata da un’indagine della European Sleep Research Society su 19 Paesi, pubblicata lo scorso anno, emerge che è l’Olanda il Paese con il più alto numero di colpi di sonno, seguita da Austria, Belgio e Portogallo. L’Italia si colloca fortunatamente negli ultimi posti della classi鐔ca assieme a Croazia e Slovenia. Tra le ragioni più frequenti dei colpi di sonno il 42% degli interpellati dichiara l’aver dormito poco o male la notte precedente e, più in generale, il 34,1% ritiene che la colpa sia imputabile alla dif鐔coltà di riposare bene. È per questo che negli ultimi anni l’Unione europea ha inserito nelle politiche di sicurezza stradale anche l’attenzione nei confronti di chi soffre di questo disturbo cronico. Alla luce delle evidenze crescenti della correlazione fra sindrome d’apnea ostruttiva del sonno e incidentalità stradale (i disturbi del sonno a lungo andare hanno conseguenze sulla vita diurna) nel 2012 è stato creato, in sede comunitaria, un gruppo di lavoro sulla Obstructive Sleep Apnoea syndrome che è servito a inquadrare il fenomeno e a intervenire, poi, sulla nuova direttiva appena recepita nel nostro Paese per fare inserire nel III annesso della 2014/85/UE, che modi鐔ca la precedente 2006/126/CE, questo tipo di patologia. Breve vademecum per curare l’Osas Il dottor Gianluca Rossato, responsabile del Centro di Medicina del Sonno dell’Unità di Neurologia dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona), ci ha fornito un breve vademecum per individuare e curare l’Osas. La sindrome delle apnee ostruttive del sonno si può riconoscere grazie ad alcune caratteristiche tipiche: russamento notturno e apnee “testimoniate” (chi soffre di questo disturbo, spesso non se ne rende conto se non gli viene segnalato da un eventuale “partner di letto”). Sono questi i sintomi che, nei casi più gravi, possono portare alla sonnolenza diurna, ovvero l’oggetto del decreto. Cefalea mattutina. I microrisvegli continui, associati alle apnee, possono verificarsi anche 30-50 volte l’ora. In conseguenza il sonno di scarsa qualità può indurre anche cefalee mattutine molto fastidiose. Il microrisveglio, accompagnato da tachicardia e mancanza di ossigeno, è causato dalla scarica di adrenalina che il corpo produce in conseguenza all’apnea per indurre il risveglio e quindi evitare il soffocamento. Il bisogno di urinare più volte durante la notte, per contrastare l’ipertensione collegata alla frequenza cardiaca alterata a causa dei continui risvegli. Associate all’Osas, ci sono alcune patologie specifiche che possono aiutare il medico a individuare questo disturbo: obesità, ipertensione, diabete, fibrillazione atriale, aumento dell’acido urico, colesterolo alto. Si tratta di malattie legate alla sindrome metabolica che rappresentano fattori a rischio per lo sviluppo dell’Osas. Il medico, in ogni caso, deve anche valutare la storia clinica del paziente. La prima terapia che può essere messa in atto per curare l’Osas è quella posturale e riguarda coloro che manifestano russamento dormendo supini: si utilizzano cuscini che vincolano alla posizione laterale nel sonno. Terapia protesico-odontoiatrica. Il trattamento è consigliato per le forme lievi/moderate e consiste nell’applicare apparecchi intraorali di avanzamento mandibolare, per aumentare lo spazio delle vie aeree in zona retrolinguale. Terapia protesico-ventilatoria: è il trattamento più utilizzato nelle apnee ostruttive del sonno e si effettua collegando al paziente maschere nasali, oro-nasali oppure olive nasali. Il dispositivo ventilatorio chiamato Cpap (Continuous Positive Airway Pressure) è uno dei più usati. Può fornire una certificazione dell’avanzamento della cura perché ha una memoria che registra le ore di utilizzo e il numero delle apnee stimate, con parametri che accertano il miglioramento. Terapia chirurgica: il chirurgo otorinolaringoiatra o maxillo-facciale interviene sulle aree anatomiche del paziente responsabili del russamento, ipopnee ed apnee.